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Full text of "MC microcomputer 093 1990"

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iM'l" » 'i Jll MC MICROCOMPUTER - ANNO X ■ FEBBRAIO ■ N. 2/1990 SPED. ABB. POST. GRUPPO III ■ 70% - MENSILE - L. 7000 


FEBBRAIO 1990 LIRE 7000 



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DEI SISTEMI PERSONALI 



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Sidekick Plus + Modem + Servizi 


Megavision: 

display per lavagna luminosa 


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DTP: CorelDraw! 

Spreadsheet: SQL. sintassi elementare 
Business Graphics automatizzata 




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FEBBRAIO 1990 


e Claudio Pelroni 


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T1000SE 



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IntelliGIOCHI 

Btomorll di Corrado Giustom 
Totocalcio & Computer quando il PC a; 
di Elveno Petroli! 


Vldeon : lutti i colori del mondo di Bruno Rosali 

PD software: fritto misto per Amiga di Enrico Ferrari 

Hard-Amiga - Pilotiamo trenini e scambi 

di Mario e Alessandro Manolli 

ADPnetwork Net-Handler 81 Net-Server 

di M L Ciuchim e A Suaton 

Programmare in C su Amiga di Dario de Judicibus 

Atari ST di Vmcemo Folcarelli 

Lavorare con Speclre 128; impressioni d'uso 

ST Mail Box 

Appunti di Informatica di Giuseppe Cardinale Cicce 

Intelligenza Artificiale di Raffaello De Masi 



5 

A cosa serve un sistema esperto > (1) 

216 

Editoriale i'.mlo Nuli 

14 

C di Corrado Giustom 


Posta 

18 



News a cura di Massimo Truscelh 

22 

Quando si può attivare un TSR 

225 

Motorola 68040 di Andrea de Prisco 

52 



Futuro Remoto eh Gaetano Di Stasio 


Le operazioni di I/O 

230 

Un viaggio Ha scienza, fantascienza, e (lattali 

57 

Assembler 80386 di Pierluigi Panunn 


Stampa Estera di Alessandro Lanari 

60 

Istruzioni di controllo (6) 

234 

Libri 

62 

MS-DOS di Pierluigi Panunti 

238 

Informatica & Diritto di Elveno Petroli i 
Guerra ai pirati informatici (2) 



64 

MSX di Maurino Mauri 





242 

Prova: Toshiba T1000SE di Corrado Giusiom 

82 

Software Amiga a cura di Andrea de Prisco 

246 

Prova: SideKick Plus di Paolo Ciardelh 

88 



Prova: DataEase 4,2 in italiano 


Molo casuale - ST Hopalong 

250 





Prova: PC Tools DeLuxe 5.5 


Bobo-MGA 1 00 

254 



Cnltutaro P . , . ; ,,,,,, , Pinlnii 


Prova: Intercomp MP1008 Megavision 
di Massimo Truscelh 

110 

Clock 128 - File Data Maker 128 - Koala View 128 
Modo 64 in banco 1 

260 

Lo standard VGA 

114 

Software di MC disponibile su cassetta o mimflopply 

263 

MCmicro CAMPUS 


Guidacomputer 

264 


122 

Micromarket - micromeeting 

282 

Desk Top Publishing di Mauro Gandini 
CorelDRAW' Potenza e fantasia 


Microtrade 

288 

127 

Moduli per abbonamenti - arretrati • annunci 

289 


MCmicrocompuler n, 93 (numerazione editoriale) 



Indice degli Inserzionisti 


il cop. Amstrad spa - Via Riccione, 14 - 20156 Milano 
67 4 Bytes srl - Via Lorenzo il Magnifico. 65 

00162 Roma 

26 ACCA srl - Via Michelangelo Cianciulli, 41 
83048 Montella 

103/150 Acteam International Marketing corp. - PO Box 

82-153 - Taipei - Taiwan R O C 

60 Advanced Technology snc - Via Luca Ghini, 107 

00172 Roma 

27 Autodesk Softtrade A.G. - Guterstrasse. 137 
4053 CH 4053 Basel 

126 Axxon spa - Via Roma, 108 Centro Dir Lomb. 

20060 Cassino de' Pecchi 

inserto 

120/121 Borland Italia - Via G. Cavalcanti. 5 - 20127 Milano 
63 Byte Line - Via Lorenzo il Magnifico. 148 

00162 Roma 

48 Comesa srl - Via Fratelli Rosselli. 22 
48018 Faenza 

46 Computel sdf - Vocabolo Costa, 150 
05020 Castel dell’Aquila 

149 Computer Discount srl - V.le Lenin. 12/C 

40139 Bologna 

224 Contradata Milano srl - Via Monte Bianco, 4 

20052 Monza 

38 Convert snc - Via G, Tornasi di Lampedusa, 9 

00144 Roma 

36/37 C.B.S. Control Byte System srl - Via Comelico, 3 

20135 Milano 

125 C.D.C. spa - Via Toscoromagnola, 61 

56012 Fornacette 

66 CSH Via dei Giornalisti. 40 - 00135 Roma 

30 Dee Sistemi srl - Via Lucarelli. 62/d 

70124 Bari 

47 Delta Graphics Via Fosso del Poggio, 81 

00198 Roma 

49 Digitron srl - Via Lucio Elio Seiano, 15 
00174 Roma 

12/13 Disitaco spa Via Arbia. 60 

00199 Roma 

187 Easy Data - Via Adolfo Omodeo, 21/29 

00179 Roma 

233 Elettronica Centostelle srl - Via delle Centostelle. 

5/a-b - 50137 Firenze 

48 Emme Libri P.zza Cesare Battisti, 5/a 
10028 Trofarello 

119 Excutive snc Via Buozzi. 23 - 22053 Lecco 

35 Excutive Service sas - Via Savigno, 7 

40141 Bologna 

44/45 E.GI.S. Via Castro de' Volsci, 42 - 00179 Roma 

55 Fantasoft - Via O Targiom Tozzetti. 7b 

57126 Livorno 

241 Gianni Vecchietti GVH - Via della Selva Pescarola. 

12/8-40131 Bologna 

33 H.B.S. Hardware Business Systems srl Via G. 

Jannelli. 218 - 80131 Napoli 

3 Hewlett Packard Italiana Via G. di Vittorio, 9 

20063 Cernusco sul Naviglio (MI) 

32 H.H.C. Italiana srl - Via S. Maria Goretti. 16 

00199 Roma 

169 Informatica Italia - C.so re Umberto. 128 

10128 Torino 

253 Info.Sist Via Malta. 8 - 00198 Roma 

177 J. Soft srl - Viale Restelli, 5 

20124 Milano 


Logitech Italia srl - C. Direz, Colleoni Pai, Androme- 
da - 20041 Agrate Bnanza 

Mactronics Data Systems srl Viale Jenner 40/a 
20159 Milano 

MA.STE.R. Editrice - Via M Gorki, 7/G 
20098 S, Giuliano M.se (MI) 

Media Disk - Via Ciociaria. 12 
00162 Roma 

Microland Italia srl - Via E Monaci, 21 
00162 Roma 

Microlink srl - Via Montegrappa, 177 
50047 Prato 

Microforum P.zza del Popolo, 5 
56029 S. Croce S/Arno (PI) 

Multiware snc - Via S. Sanvito, 60 
21100 Varese 

M3 Informatica sas - Via Forli, 82 
10149 Torino 

Nelcom - Corso Casale. 120 
10132 Torino 

Newel srl - Via Mac Mahon, 75 
20155 Milano 

Open International srl - Via Nicolardi. 224 
80131 Napoli 

Peripherals srl - P.zzle della Vittoria. 4 
80121 Pozzuoli 
Pertel srl Via Matteucci, 4 
10143 Torino 

Pi. Elle System srl - Via Fratelli Piazza, 5 
20152 Milano 

Quotha 32 srl - Via Accursio. 2 
50125 Firenze 

Roma Ufficio - Ist. Mides Via Alberico II. 33 
00193 Roma 

Siemens Data spa - V le Monza, 347 
20128 Milano 

S.A.R.A. Elettronica srl - Via Licoda, 18 
80014 Giugliano 

Simulmondo Via Berti Pichat. 26 
40127 Bologna 

S.C. Computers e C. sas Via Enrico Fermi, 4 

40024 Castel San Pietro T 

S.H.R. Italia srl - Via Faentina, 1/5/A 

48010 Fornace Zarattini 

Softcom srl - P.zza del Monastero, 17 

10146 Torino 

Taulino Computers snc - P.zza Carducci, 13 
15100 Alessandria 
Technimedia srl - Via C. Perder, 9 
00157 Roma 

Toshiba Italia spa Via Cantu, 11 
20092 Cinisello Balsamo 

Tulip Computers Italia spa - Via Mecenate. 76/3 
20138 Milano 

Unibit spa - Via di Torre Rigata, 6 
00131 Roma 

Unidata srl - Via S. Damaso, 20 
00165 Roma 

Uniware srl - Via Matera. 3 
00182 Roma 

Verbatim Italia spa - Via Cernaia. 2 
20121 Milano 

Ware Bit V ie Pasteur, 70 
00144 Roma 

Zenith Data Systems Italia srl - Via Conservatorio. 
22 - 20122 Milano 


28 

48 

287 

283 

68 

10/11 

113 

49/287 

38 

229 

64/65 

40 

47/49 

62 

59 

16/17/19 

281 

93 

50 

165 

34 

219 

8/9 

285 

4/15/56 

29/31 

25 

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39/41/42/43 

20/21 

61 

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PC MASTER 386SX: CABINET DESK TOP+MOTHERBOARD 386 SX 16 0 W ESP 8MB+DRIVE 1,2 MB+FD/HD CONTROLLER+TASTIERA 102 TASTI 
PC MASTER 386: CABINET DESK TOP+MOTHERBOARD 386 20 0 W ESP 16 MB+DRIVE 1,2 MB+FD/HD CONTROLLER+TASTIERA 102 TASTI 


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HD40+MONOCR./PR. 

1.910.000 

2.460.000 

3.160.000 

HD40+VGA 

2.120.000 

2.670.000 

3.370.000 

HD180+MONOCR./PR. 

3.215.000 

3.765.000 

4.465.000 

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★ Flight Simulator 4.0 

★ Norton Commander 3.0 

★ Microsoft Mouse 400 dpi 

★ Crosstalk Windows 

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★ Mirror III 

★ QMS Ultrascript plus 

★ Ami Professional 

★ Corel Draw 1.1 

★ Designer 2.1 

★ Laplink Plus III 


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del software 


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Lotus Agenda 
Microsoft Project 4.0 

UTILITY 


•* Mace Gold Utility 4.1 

* Disk Technician Adv. 6.0 

* Sidekick Plus 3.2 

* Norton Commander 3.0 
Copy II PC 5.01 

Norton Utility 4.5 

Norton Utility Advanced 4.5 

Norton Editor 

Fastback Plus 2.09 

AT Pizza/. Plus 

Fasttrax 

Ram Test 

Option board deluxe 5.4 
PC Tools Deluxe 5.5 
H-Test H-Formal 2.0 
Disk Explorer 
Disk Optimi zer 4.02 
Quarterdeck Qemm 386 4.2 
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FI 5 Strike Eagle II 

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Jet 2.1 

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Quarterdeck Desqview 2.25 

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Harvard Graphics 2.12 
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Publisher’s Paintbrush 
Micrografx Designer 2.1 
Micrografx Graph Plus 1.2 
Math Cad 2.5 
lllustrator Windows 1.0 
Gem Artline 


SPSS/f 


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Maxx yoke + 

Flight Simulator 4.0 

L'unica autentica cloche per 
simulatori di volo oggi in 
bundle con Flight Simula- 
tor e 320.000 


COMUNICAZIONE 

Crosstalk XVI 3.6l 
Mirrar ni 
Desklink 2,0 
Carhon Copy Plus 5.1 
Laplink Plus III 

PROGETTAZIONE CAD-CAM 

Design Cad 3-D 
Autosketch 2.0 

HARDWARE 

Coprocessore 1-80387/16 Mhz 
Coprocessore 1-80287/10 Mhz 
Coprocessore 1-8087/8 Mhz 


Microsoft Mouse 

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! Micro» 1 1 

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Il tema della telematica popolare ci è molto caro per più di un motivo. 
Innanzitutto siamo da tempo convinti della necessità di procedere il più 
rapidamente possibile alla alfabetizzazione telematica di massa, perchè 
occorre che tutta la popolazione attiva acquisti dimestichezza, cognizione dei 
possibili trabocchetti e quindi fiducia nei sistemi telematici. 

Che per similitudine operativa ed estensione logica comprendono non solo 
banche dati. Videotel e BBS. ma anche host. reti private, reti locali, 
bancomat, moneta elettronica, etc., etc.: mano a mano che la rete locale che 
stiamo installando in uffico si estende, vado personalmente a tenere una 
breve conclone sulle regole di scelta e custiodia delle pass-word e 
regolarmente, per la serie Joshua, ovverosia com'era buona la sceneggiatura 
di War Games, la signora che ho di fronte, specie se giovane madre, resta a 
bocca aperta non appena le dico: "innanzitutto non utilizzare come PW 
i nomi dei tuoi figlioli ...". 

In secondo luogo, siamo convinti che anche a livello culturale, 
il mezzo telematico abbia delle valenze straordinarie: dalla possibilità 
di effettuare rapidamente ricerche su enormi serbatoi di dati, 
alla possibilità di mettersi in contatto rapidamente e con efficenza con 
persone o gruppi di persone interessate a scambiare informazioni ed idee 
su di un determinato argomento. 

Senza considerare una straordinaria proprietà della telematica, quella di 
superare le barriere sociali e quelle della sofferenza umana: di fronte al video 
ed alla tastiera il "coatto" di animo gentile ed un raffinato un po' stupido 
sono semplicemente una persona di animo gentile ed uno stupido: 
un sordomuto e, con un po' di impegno anche un cieco, si presentano agli altri 
con la loro sensibilità ed i loro sentimenti senza quelle barriere che in molte 
altre occasioni li dividono dal resto del mondo. 

Certo anche la telematica ha i suoi lati negativi. Lo studio che da oltre tre 
anni stiamo conducendo attraverso MC-link, la rivista elettronica interattiva 
sulla quale ci siamo altre volte soffermati e che è in procinto dì uscire dalla 
fase sperimentale per entrare in quella commerciale, ha messo in evidenza 
che questo nuovo media, ha un drammatico tallone d'Achille: in assenza di 
opportuni provvedimenti, un ridottissimo manipolo di facinorosi è in grado di 
generare una quantità di disturbo tale da coprire qualunque "segnale utile". 

Di limiti ne abbiamo identificati anche altri, quali ad esempio la difficoltà in cui 
entra un gruppo quando il numero degli oratori Iscrittoli, nel nostro caso), 
supera una soglia che varia da caso a caso in funzione del tema trattato e la 
paurosa carenza normativa. 

Comunque sia, riteniamo di aver identificato delle strutture atte a contenere 
i danni prodotti dalla stupidità senza limitare eccessivamente la libertà dei più ; 
ma per portare MC-link dalla fase sperimentale a quella definitiva dobbiamo 
superare un ultimo ostacolo: capire per qual motivo centinaia di italiani 
saturano in molte ore del giorno le linee del Videotel per collegarsi ai 24 
(semi-primitivi) chat che esso ospita spendendo qualcosa come 12.000 lire 
l'ora Oli), mentre ogni qual volta si accenna all'ipotesi di dover far pagare 
(assai, assai meno!) MC-link (che tra l'altro comprende ANCHE due diverse 
strutture di chat piuttosto sofisticate), le forme di protesta coprono tutto lo 
spettro che va dalla buona educazione, alla stupidità da manuale, alla 
reazione così violenta da meritare una risposta sul piano legale. 

Ora, se è indubbio che per soprawire qualunque iniziativa ha bisogno non 
solo di investimenti, ma anche di redditi, saremmo assai infelicemente colpiti 
dalla stupidità umana se, peravere dei redditi, MC-link dovesse ridursi a puro chat. 

Paolo Nutì 


Anno X - numero 93 
febbraio 1990 
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Massimo Truscelli. Giorgio Amone. 
Francesco Cartà. Paolo Ciardelli. 
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D’Angelo, Raffaello De Masi, 
Andrea de Prisco. Valter Di Dio. 
Gaetano Di Stasio. Enrico M 
Ferrari. Vincenzo Folcateli!. Corrado 

Tommaso Pantuso. Pierluigi 
Panunzi, Marco Pesce. Claudio 
Patroni, Francesco Patroni. Elvezio 
Petrozzi. Sergio Polim. Bruno 
Rosati. Andrea Suatom. 

Pietro Tasso 

Segreteria di redazione: 

Paola Pujia (responsabile). 
Massimo Albarello. 

Franco Fulignoli, 

Giovanna Molinan 

Roberto e Adriano Saltarelli 

Grafica copertina: 

Paola Filoni 

Fotografia: 

Amministrazione: 

Maunzio Ramaglia 



Via Carlo Perder 9, 

00167 Roma. 

Tel 06)4180300. 16 linee Ine 
automatica) 

Maurizio Zinelli 
Manna Durand de La Penne 
Roberta Grande 
Rosaria Melis 
Segreteria materiali: 
Alessandro Lisandri, Marina Principi 



1990 - Anno X 
febbraio n. 2 mensile 


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Quando il prodotto non si trova 

Vi scrivo dopo aver letto la lettera del sig. 
Luigi Raffaele di Milano 'Le protezioni: il lettore, 
la Microsoft, noi' apparsa sul numero di di- 
cembre. 

Ho letto con attenzione sia la lettera che la 
risposta ufficiale della Microsoft I come già da 
voi sottolineato, penso che entrambe le parti in 
causa abbiano ragione, anche se sotto due punti 
di vista differenti), ma ciò che mi ha colpito è 
una domanda che Vi ponete nel corso del vostro 
commento : ‘...e siamo tutti sicun che da nes- 
sun rivenditore ufficiale è possibile acquistare 
contemporaneamente un originale e una 

Questa domanda, probabilmente retorica, mi 
ha fatto tornare alla mente tutto ciò che ho 
dovuto passare per comprare il Quick Basic 4.5 
originale Microsoft. 

Abito ad Ostia, dove comunque non scarseg- 
giano i negozi che vendono computer e softwa- 
re. ma nessuno di quelli da me visitati era 
provvisto del pacchetto da me richiesto, in 
compenso mi venivano offerte copie complete 
di manuale Inaturalmente fotocopiato). Uno di 
questi rispettabili rivenditori di computer mi ha 
anche fornito di un suo catalogo di software 
pirata, composto dalla bellezza di 30 pagine 
contenenti in media 56 pacchetti differenti natu- 
ralmente tutti completi di manuali I se la mate- 
matica non mi inganna fanno 56x30= 1.680 titoli 
in totale, anche se fra queste versioni per ogni 
programma) 

Alla line, dopo essermi nvolto anche a grandi 
negozi di Roma, sono riuscito ad acquistare il 
Quick Basic 4.5 rivolgendomi ad un rivenditore 
che non è solito vendere software in dettaglio 
ma che gentilmente ha acconsentito. 

Per terminare vorrei spezzare una lancia in 
favore della Microsoft: allo stand allestito da 
questa casa produttrice all'ultimo SMAU di Mila- 
no. ho ricevuto un trattamento particolarmente 
gentile, infatti uno degli addetti mi dedicava 
oltre 40 minuti del suo tempo per aiutarmi a 
risolvere dei problemi con l'installazione del mio 
mouse con il QB 4.5. 

Quindi la Vostra domanda, che ha dato il via ai 
miei ricordi, secondo me sarebbe più esatta se 
venisse formulata in modo differente ovvero: 
siamo tutti sicuri che da qualche rivenditore 
ufficiale è possibile acquistare un originale ?' 

Sperando di non essere stato troppo prolisso 
e noioso. Vi faccio i miei più sentiti complimenti 

Gianni Ficicchta, Roma 

La mia domanda era effettivamente retorica e 
volevo proprio significare che é troppo facile 
acquistare copie pirata Ma posta nei termini in 
cui lei la gira sarebbe stata polemica e offensiva 
nei confronti di tutti i rivenditori Microsoft e 
della Microsoft stessa. 

Di questa situazione, la Microsoft non ha 
alcuna colpa, non è certo lei a distribuire copie 
pirata anziché originali 

Non affrettiamoci a dire » Microsoft dovrebbe 
far si che ecc ecc » . é troppo facile a dirsi ed è 
chiaro che comunque cerca di fare tutto il 
possibile. Penso, anzi, che i responsabili Micro- 
soft apprezzerebbero molto una sua lettera con 
un elenco dettagliato dei punti di vendita incri- 
minati e delle rispettive proposte. 

Non tanto per intraprendere iniziative legali, 
credo, cosa attualmente ancora troppo compii- 


non inviate francobolli! 

er ovvi motivi di tempo e spazio sulla 
rivista, non possiamo rispondere a tutte le 
lettere che riceviamo né, salvo In casi del 
tutto eccezionali, fornire risposte private, 
per tale motivo, preghiamo 1 Lettori di non 
accludere francobolli o buste affrancate 
Leggiamo tutta la corrispondenza e alle 
lettere di interesse più generale diamo ri- 
sposta sulla rivista. Teniamo, comunque, 
nella massima considerazione suggerimen- 
ti e critiche, per cui Invitiamo In ogni caso 1 
Lettori a scriverci segnalandoci le loro opl- 



cata a causa soprattutto della legislazione caren- 
te. quanto per conoscere meglio possibile la 
situazione ed agire di conseguenza. Sapere che 
ad Ostia è difficile trovare prodotti originali po- 
trebbe, per esempio, essere da stimolo nel 
realizzare in quella zona un punto vendita qualifi- 

Ho avuto altre occasioni di dire che secondo 
me se un prodotto si trova facilmente, è buono 
ed ha un buon prezzo é molto meno vulnerabile 
al fenomeno della copia pirata; il Quick Basic ha 
sicuramente i secondi due requisiti ed è certa- 
mente interesse, oltre che impegno costante, 
della Microsoft far si che anche la reperibilità sia 
la migliore possibile 

Le informazioni dagli utenti sono fondamenta- 
li per qualunque produttore o distributore di 
prodotti; a noi servono le opinioni e le segnala- 
zioni dei nostri letton per migliorare e vendere 
meglio la nostra rivista, a Microsoft le opinioni e 
le segnalazioni dei suoi clienti. 

Se poi un potenziale cliente non riesce a 
diventare cliente solo perché non trova il prodot- 
to da acquistare, é ovvio che l'azienda si troverà 
a tenere in particolare conto la segnalazione. 

Scriva, dunque, e non abbia paura di fare i 
nomi dei rivenditori incriminati, né ometta il 
suo: le lettere anonime pesano molto meno di 
quelle firmate. Ben difficilmente lei si troverà 
nei guai, ma avrà contribuito con un comporta- 
mento civile al combattimento contro un feno- 
meno incivile. 

Vorrei concludere con un consiglio a tutti 
coloro che incontrano problemi nella reperibilità 
dei prodotti; dopo I primi tentativi a vuoto, 
telefonare al distributore e chiedere l'indicazio- 
ne di un rivenditore in zona. È banale ma, di 
solito, efficace. 

Marco Marinacci 


Playworld e i pirati 

Caro Marco. 

ho letto sull'ultimo numero la lettera del lettore 
Luigi Callegari che. fra un'accusa e l'altra di 
quelle che rivolge ad Alessandro Lanari, si lascia 
andare a questa dichiarazione : «Ho sempre 
considerato MC una rivista abbastanza seria nel 
povero panorama italiano la parte le recensioni 
di videogiochi piratati per Amiga fatte dal povero 
Carla...). 

Sono andato in bestia, è un'illazione da male- 
ducati e vicina alla diffamazione. Poi ho letto il 
tuo commento ed ho visto che non hai raccolto 


per niente l'insinuazione Se è vero che questo 
è giusto nell'ottica della tua risposta, legata 
all'argomento specifico della lettera che non era 
Playworld ma la recensione di un libro, è altret- 
tanto vero che. come professionista che opera 
da anni in questo settore con serietà, impegno 
e I ritengo . anche se non sta a me dirlo) compe- 
tenza. mi sento profondamente offeso. Se, 
quindi, sulle prime avevo pensato di lasciare il 
Callegari al suo delirio non dando corda ad una 
triste e gratuita offesa, poi ho invece capito che 
non potevo tacere, se non altro per rispetto ai 
miei letton. Ti chiedo quindi un po' di spazio per 
raccontare come svolgo il mio lavoro 

Nel 1984 è nata Playworld. per essere una 
tubnca sul software da divertimento, con un'im- 
postazione molto diversa dalle altre che vengo- 
no e venivano pubblicate su altre testate L'idea 
era di scavare oltre il fatto puramente intratteni- 
tivo fcome si gioca ad un certo game, come si 
vince ecc. ecc.) per cercare di collegare il soft- 
ware più interessante alla cultura precedente e 
posteriore la nascita dei prodotti interattivi. Que- 
sto era secondo me necessario anche per to- 
gliere ai cosiddetti videogame la ternbile imma- 
gine di «giochici» che si erano fatta dal 1971 
I data di nàscita del primo videogioco » Pong ») in 
poi. Il successo di Playworld. passato dalle 
iniziali 4 pagine alle attuali 10/1 1. sta nei fatti e 
la sua formula vanta ormai tanti tentativi di 
imitazione da ricordare «La Settimana Enigmisti- 
ca», a cominciare dall'uso comune dei termini 
'simulato' e 'interattivo' usati da me fin dal 
1985. 

Ma credo che l'altro motivo del successo di 
Playworld. la cui essenza ho poi trasfento in TV 
IRAI2) nel 1989 in Videoweekend, stia nell'infor- 
mazione panoramica oltre che critica, sul pro- 
dotto in circolazione. Dal 1984 Playworld ha 
informato su qualche migliaio di prodotti in tutti 
gli standard diffusi in Italia Commodore 64, 
Amiga Itin dal 1986). Atari ST I da I 1985). IBM 
PC Idal 1987). Apple 2GS e MSX 1 e 2 I nessuna 
rivista europea ha mai parlato di software origi- 
nale giapponese come quello apparso più volte 
nella rubrica) 

E per far questo, per avere tutto il software 
umanamente reperibile, ho trasformato la mia 
casa in un magazzino Ho acquistato a mie 
spese prodotti originali da tutto il mondo, ho 
spinto aziende italiane ora diventate grosse so- 
cietà ad occuparsi attivamente del settore e ad 
importare gli interattivi della maggior parte delle 
software house del mondo, ho iniziato corri- 
spondenze e frequentazioni telefoniche I molto 
costose) con gli uffici stampa di tutte le case di 
cui riuscivo a procurarmi l'indirizzo. Adesso ho 
una delle più grandi biblioteche private di soft- 
ware del mondo: ho catalogato e schedato 
8.000 titoli di cui quasi 6.000 originali e posseg- 
go quasi tutte le macchine che fanno o hanno 
fatto videogame Idall'Atan VCS 2600 alla NEC 
PC Engine), ed è appena stato pubblicato dalla 
rivista del MIT (Technology Review) un mio 
lungo articolo sulla storia del software interat- 

Ma ho parlato di 2.000 titoli non originali 
Sono anche quelli nella mia biblioteca e ci sono 
per una ragione molto semplice non è stato 
umanamente possibile procurarseli in altra edi- 
zione. Sono titoli in gran parte mai realizzali in 
versione europea I altri standard TV come NTSC) 
e comunque mai distribuiti in Italia. E io volevo 
interagirli e parlarne ai miei lettori Per una ovvia 
questione di documentazione scientifica. La 


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Guides Engine" e molto altro... 

5 1/4'Q 
3 1/2'Q 

L. 990.000 

L. 188.100 

□ Microsoft BASIC 
Personal Development Systems 7.0 

Il BASIC degli anni '90. 

5 1/4Q 
3 1/2Q 

L. 590.000 

L. 53.100 

□ dBFAST/Windows 

Per sviluppare o convertire applicativi dBASE e 
Clipper in ambiente Windows o Macintosh. 
Runtime gratuito. Esegue applicativi 15 volte 
più velocemente di dBASE interpretato. 

5 1/4-n 
3 i/a-n 

L. 290.000 

L. 26.100 

I 1 Corel Draw! 1.1 

II software di grafica vettoriale che ha conqui- 
stato gli U.S.A. In ambiente Windows permette 
la curvatura del testo. Compatibile con tutti gli 
standard grafici. Contiene la cartella colori 
Pantone al completo. Seleziona auto- 
maticamente in curve di Beziers e molto di più. 

5 1/4'Q 
3 1/2'Q 

L. 850.000 

L. 76.500 

O Quicksilver Diamond 1.3 

Per compilare applicativi dBase o DBXL. Run- 
time gratuito e illimitato. Chiamate in C da 
dBase. 

5 1/4Q 
3 1/2Q 

L. 750.000 

L. 67.500 


L. 1.178.100 


L. 643.100 
L. 316.100 


L. 926.500 


L. 817.500 


Ragione sociale / Nominativo 


Indirizzo 

CAP Città Provincia 

Telefono Fax P.IVA 


Le presenti offerte non sono soggette ad ulteriori sconti e comprendono il trasporto. 

Quotho32 


QUOTHA 32 S.r.l. - 50124 Firenze, via Ciano deila Bella 31 - lei. 055.2298022 (r.a.) - Hot , 


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al vertice delle prestazioni e della qualità 
in una gamma completa e flessibile 


Serie PX. Personal Computer da tavolo e mini Tower: 

PX 3000. CPU NEC V20 12 MHz. floppy disk 3.5/5.25 ". hard 
disk da 20 o 40MB. 

PX 6000 CPU 80286 16 o 20 MHz. ram da 512K a 
8 MB. floppy disk 3.5/5.25". hard disk da 20 a 330 MB 
tipo MFM. RLL. ESDI. 

PX 7000, CPU 386SX 16 MHz. floppy disk 3.5/5.25 ". 
hard disk da 40 a 330 MB tipo MFM. RLL ESDI. 

Serie AX. Super Personal Computer tipo 
Tower: 

AX 6000 CPU 80286 20 MHz. ram da 512K a 8MB. floppy 
disk 3.5/5.25". hard disk da 40MB a 1.5GB tipo MFM. RLL. 

ESDI. SCSI, interleave 1 1 


P 


AX 7000. CPU 80386SX. 16MHz con cache memory, 
ram da 1M a 8MB. hard disk da 60MB a 1.5GB tipo MFM. 
RLL. ESDI. SCSI, interleave 1:1 
AX 8000. CPU 80386. 25/33MHz con cache memory. 
ram da 1M a 16MB. floppy disk 3.5/5.25". hard disk da 
60MB a 1.5 GB tipo RLL. ESDI. SCSI, interleave 1:1 


SISTEMI UNIX 
X386 Linea sistemi UNIX/XENIX CPU 80386 25/33 
MHz e hard disk ad altissime prestazioni, con sistema 
operativo già incluso nel prezzo e già installato, posti di 
lavoro intelligenti UNISTATION collegati su rete 
Ethernet TCP/IP ad altissima velocità operanti in 
L2L Terminal Mode per applicazioni UNIX e Dos mode 

““ per utilizzare software DOS. . , 




SERVER IAN E LAN WORKSTATION 
S386 Linea di sistemi per reti locali CPU 80386 hard disk 
ad altissime prestazioni con sistema operativo di rete Novell 
NetWare 4/8/100 utenti già incluso nel prezzo e già ::: 
installato, posti di lavoro dlsk-less PX LAN con CI *U V20 
12MHz. 80286 12 16MHz. 80386SX 16MHz. interfaccia :::: 
Ethernet. Disponibili una serie di adattatori Ethernet per bus ' 

ISA e MCA. 

Ethernet è marchio della Xerox e Digital Equipmenl Corp . Unix è marchio della 
AT&T. Xenix è marchio della Santa Cruz Opera lion, Newell e NetWare sono marchi 
della Novell Ine 


UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso, 20 - 00165 Roma 
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824 


maggior parie di quei titoli, in ogni caso, riguar- 
da anni bui trascorsi 1 1983/1987) . durante i quali 
era molto difficile comprare in Italia software 
originale E quelli che avevo andavo a comprarli 
a Londra o me li spedivano le case dall'Inghilter- 
ra o dagli States. La lettera e lunga e quindi è 
ora che finisca Mi sono vantato di un mucchio 
di cose nelle righe precedenti, e un proverbio 
saggio dice che chi lo fa da solo non vale molto 
Ma come ho detto all'inizio lo dovevo ai lettori, 
e un po' lo devo a me stesso e a Playworld e a 
tutta la fatica che ho fatto in questi anni per 
renderlo quello che é 
Cordiali saluti, 

Francesco Carlà, Bologna 

Grazie. Francesco, per il contributo, che ospi- 
to volentieri non perché sia necessaria una 
«difesa « dall’accusa di recensire giochi piratati 
ma perché sono d'accordo con te sul latto che 
è giusto che i lettori interessati sappiano, per 
quanto possibile, come lavoriamo, 
MCmicrocomputer è latta da tante persone, 
ciascuna delle quali dà il suo contributo al risul- 
tato finale II modo di operare dei singoli collabo- 
ratori può essere diverso, in funzione sia della 
personalità sia soprattutto del settore di compe- 
tenza. ma i fondamenti di base sono gli stessi 
per tutti. Uno di questi é che chi lavora per 
MCmicrocomputer è lieto di Farlo, e non lo fa 
solo per un Interesse monetario Questo porta 
con sé. per forza di cose e per fortuna, che tutti 
i collaboratori svolgono il proprio compito con 
l'impegno che può derivare solo dalla ricerca di 
una soddisfazione personale: ho fatto una cosa 
che ritengo fatta bene, quindi sono contento. 
Questo vale per tutti, compreso me che. in fin 
dei conti, lavoro soprattutto cercando di far si 
che i tanti lavori delle tante persone sfocino in 
un lavoro globale, in un buon lavoro globale 
Siamo nel 1 990, MCmicrocomputer esiste da 
quasi nove anni e Playworld ne è parte da oltre 
cinque. È vero, é nata per essere diversa da ciò 
che già esisteva, e tuttora diversa, credo sia 
superiore alla media di ciò che esiste Non 
credo che sia senza difetti, e quasi quasi aggiun- 
go per fortuna. Cosi, possiamo migliorarla E 
quindi leggo e leggiamo con interesse l consigli 
che ci vengono dai lettori Ho già dissertalo su 
queste pagine sulla differenza fra consigli e 
critiche sterili o polemiche, per cui me ne asten- 
go in questa occasione 
Playworld è una rubrica parecchio seguita, 
che riceve parecchia posta più di duemila lette- 
re. dall'84 ad oggi In mezzo a tanti complimen- 
ti. ci sono anche delle critiche I cambiamenti 
che ogni tanto ci sono sono farina del nostro 
sacco, si, ma con un grosso contributo, anche 
se non quantificabile, portato dai lettori attraver- 
so le loro lettere. E tutti noi siamo grati ai lettori 
per questo è importante, per noi. sapere cosa 
di ciò che facciamo é più e cosa meno apprezza- 
to. Una rivista, purtroppo, la si legge e non è 
come un discorso: non c'é un riscontro imme- 
diato da parte dell'interlocutore, se c'é qualcosa 
da correggere si rischia di capirlo troppo tardi, 
quando l'errore ha causato un danno troppo 
grosso. È cosi che muoiono le nviste 
Da quando esiste, MCmicrocomputer ha cer- 
cato di avere un dialogo più stretto possibile con 
i lettori E siamo felicissimi di raccoglierne i 
frutti, sotto forma sia di un successo numerico 
(leggi: numero di copie vendute, di molto supe- 
riore a quello di qualsiasi altra rivista del settore 
informatico) sia di un generale apprezzamento 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


POSTA 


del nostro operato che ci sembra di riscontrare 
nelle occasioni di scambio di opinioni con i 

Tutto questo per dire che anche Playworld 
non nasce da una girata di testa mia o di 
Francesco Carla, ma da una specie di valutazio- 
ne dinamica, in continuo divenire, che facciamo 
in pratica spontaneamente ogni mese in funzio- 
ne del feedback che, in un modo o nell'altro, 
riceviamo dai lettori e dal mercato Credo quindi 
che la formula di Playworld sia giusta, non 
escludendo naturalmente la possibilità di future 
evoluzioni o modifiche a scadenza più o meno 
breve Credo sia giusto dare un'informazione 
panoramica, 

Alcuni ci chiedono di entrare più nel merito di 
certi giochi, di spiegare come si gioca In parte 
ci piacerebbe farlo, in parte vogliamo evitarlo 
proprio per non diventare il sostituto dei manua- 
li, cioè la miglior linfa per i «giochi™ piratati», 
come li definisce il nostro salace lettore Giochi- 
ni che non vogliamo Incentivare, ma che non 
vogliamo ignorare almeno quando servono a 
scrivere cose utili Recensiamo un gioco in 
modo da fornire ad un lettore qualche elemento 
per decidere se acquistarlo o no. e non lo 
aiutiamo ad acquistare una copia Più di questo 
non possiamo né dobbiamo fare e. se anche per 
recensirlo avessimo usato una copia, avremmo 
comunque reso un servizio e non un danno a 
chi commercializza il gioco. Se poi il gioco non è 
commercializzato in Italia e gli utenti decidono di 
rivolgersi al mercato pirata, beh non ci sentiamo 
di dar loro la croce addosso più di tanto I 
produttori devono occuparsi di produrre ma an- 
che di distribuire o di far distribuire, I distributori 
devono distribuire in modo che i prodotti siano 
di reperibilità ragionevolmente facile. 

Sono straconvinto che un buon prodotto ven- 
duto ad un buon prezzo e ben distribuito non 
possa soffrire piu di tanto della pirateria, anche 
perche questa mia convinzione è ampiamente 
dimostrata nei casi in cui questi requisiti sono 
soddisfatti. 

Riceviamo con regolarità software da distribu- 
tori o case produttrici, in molti casi da case 
madri americane 

Vogliamo che questo continui a succedere e 
quindi siamo molto attenti a che dalla nostra 
redazione non escano, neanche per i nostri 
amici, copie di programmi Non abbiamo, gene- 
ricamente. bisogno di usare fonti non ufficiali, 
perché la credibilità che ci siamo conquistati fa 
si che i produttori non abbiano problemi a 
fornirci tempestivamente i prodotti originali, anzi 
che sia loro interesse che ne siamo in possesso 
prima possibile, in modo da darne tempestiva- 
mente notizia. 

Carla deve continuare ad usare software non 
originale nei casi in cui lo riterrà necessario, a 
maggior ragione considerando che questi casi 

E molto diverso l’usare software non originale 
in modo da non danneggiarne i proprietari, elle 
è quanto noi facciamo, dal diffondere software 
non originale ricavandone lucro. Che, voglio 
ncordare ancora una volta, è quanto troppo 
spesso succede in pubblicazioni che non è raro 
trovare in edicola 

Voglio concludere ringraziando il signor Calle- 
gari che. nonostante tutto, ha dato a Carla ed a 
me l'occasione per fornire, credo, informazioni 
utili perché i lettori possano comprendere me- 
glio possibile il nostro modo di lavorare. 

Marco Mannacci 



Due diverse filosofie di multiutenza. UNIDATA le supporta 
entrambe con due linee di computer basati su CPU 80386 
per LAN SERVER e per sistemi UNIX 386 completati 
da workstation Ethernet per LAN e sistemi UNIX. 

La UNIDATA fornisce soluzioni complete LAN e UNIX 
compresi i sistemi ope- 
rativi già installati e 
posti di lavoro ad alte 




Ethernet. 

IAN SERVER 

Incluso sistema operativo Novell NetWare 4-8-100 utenti 
S386/16 CPU 80386SX 2MB ram. Hard disk 40-60- 150-300 
MB tempo di accesso 28-18 ms interleave LI ESDI o SCSI. 
Ethernet ad alte prestazioni. 

S386/25 e S386/33 CPU 80386 25 e 33 MHz, cache 
memory. 4MB ram. 1 o 2 Hard disk 30 o 750 MB interleave 
LI ESDI o SCSI tempo di accesso 18mso 2.5ms con controller 
cache intelligente. Ethernet ad alte prestazioni. 



LAN ETHERNET ADAPTER 

10Mbit secondo. 8-64K buffer, versione con CPU a bordo, 
cavo coassiale o doppino telefonico. ISA o MCA bus. 
compatibile software Novell NetWare. UNILAN TCP/IP 
e UNILAN DOS. 


UNIX SYSTEMS 

Incluso sistema operativo SCO Xenix/Unìx 386 

X386 25 e X386 33 CPU 80386 25 e 33 MHz. 
cache memory. 4MB ram. 1 o 2 Hard disk 
150 - 330 - 750 MB interleave LI 
ESDI o SCSI tempo di accesso 
18ms o 2.5 ms con cache 
controller intelligente per 
porte seriali o Ethernet adapter per collegare workstation UNILAN. 


LAN WORKSTATION 

Posti di lavoro intelligenti, con interfaccia Ethernet. 

PX3000 CPU V 20 12 MHz. PX6000 CPU 80286 16 MHz. 
PX7000 CPU 80386SX 16MHz: configurazioni Diskless o 


UNISTATION Terminal Ethernet per sistemi Unix/Xenix. CPU 16/32 Bit collegati in modalità 
TCP/IP su rete Ethernet ad altissima velocità (lOMbit/sec) a sistemi Unix con funzione di emula- 
zione terminale o emulazione DOS utilizzando il sistema Unix come file server, con o senza memoria 
di massa, possibilità di grafica ad alta risoluzione, video monocromatico o colori. 

UNISTATION 30 CPU V20 12 MHz , 256-512-640 Ram Ethernet adapter 
UNISTATION 60 CPU 80286 12-16MHZ 512K-4MB Ram, Ethernet adapter. 


Ethernet è marchio della Xerox e Digital Equipment Corp . Unix è marchio della AT&T. Xenix è marchio 
della Santa Cruz Operatton, Novell e NetWare sono marchi della Novell ine. 


UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso, 20 - 00165 Roma 
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



NEWS_ 

a cura di Massimo Truscellt 


Nelle News 
di questo 
numero 
si parla di: 


Alpha Microsystems Italia Spa Via Faentina 175/A. 48010 Fornace Zarattim IRAI 
AST Research Italia Spa Foro Bonaparte 70. 20121 Milano 

AST Research Ltd AST House. 2 Goal Wharf Brentford Middlsex TW8 OBA England 

Axxon Spa Centro Direz. Lombardo Via Roma 108, 20060 Cassma de' Pecchi IMI) 

Channel srl Vìa Bruzzesi 27. 20146 Milano 

Elcom srl Corso Italia 149, 34 1 70 Gorizia 

GVE srl Corso Grosseto 207/209. 10100 Torino 

Halley srl Via Fontane 13, 33170 Pordenone 

Intel Corporation Italia Milanofiori Pai E-4. 20090 Assago IMI I 

J. Soft srl V.le Restelli 5, 20124 Milano 

Microsoft Spa Centro Direzionale Milano Oltre - Palazzo Tiepolo, 20090 Segrate IMI) 

Microwide srl Via G. Borsi 8/A, 20143 Milano 

Mitac GmbH Mundelheimer Weg 57 A, D-4000 Dusseldorf 30 

Modo srl Vìa Masaccio 11, 42100 Reggio Emilia 

Motorola Spa Milanofiori Pai. C2, 20090 Assago IMI) 

Nixdorf Computer Spa Via Piranesi46, 20137 Milano 

Rank Xerox Spa Via A, Costa 17. 20131 Milano 

Ready Informatica Via Provinciale 67. 22068 Monticello Brianza IMI) 

Roven di Roberto Venturi Via Verga 8, 62100 Macerata 
SEAT divisione STET Spa Vìa A Saffi 18, 10138 Torino 
SHR Italia srl Via Faentina 1 75/A 48010 Fornace Zarattìnì IRA) 

Siemens Data Spa V ie Monza 347, 20126 Milano 
Sisoft srl C so Sempione 8, 20154 Milano 
Tektronix Spa Via Lampedusa 13.20141 Milano 
Telav International srl Via S. Vittore 40, 20123 Milano 
Telcom srl V. M Cìvitali 75. 20148 Milano 

Texas Instruments Italia Spa V.le Europa 40, 20093 Cologno Monzese IMI) 

Zenith Data Systems Italia srl Vìa Conservatorio 22. 20121 Milano 


QMS laser PostScript 

Presentata dalla americana QMS. distribui- 
ta in Italia dalla MODO di Reggio Emilia, una 
nuova generazione di stampanti laser Post- 
Script composta dai modelli Turbo della già 
sperimentata PS 810 e dal modello PS 820 a 
due cassetti di alimentazione. 

Entrambi i modelli adottano il microproces- 
sore 68020 a 20 MHz e sono equipaggiati 
con 2 Mbyte di memoria RAM e 1 Mbyte di 
ROM. In opzione la RAM può essere espan- 
sa fino a 8 Mbyte per consentire l'immagaz- 
zinamento di un maggior numero di caratteri 
e per la velocizzazione della stampa di imma- 
gini bit-map. 


La dotazione standard comprende 39 tipi 
di caratteri Adobe e le interfacce RS232. 
parallela Centronics e RS422/AppleTalk per 
l'interfacciamento a praticamente tutti gli ela- 
boratori più diffusi sul mercato. Un'interfac- 
cia SCSI permette la connessione di dischi 
magnetici addizionali per la memorizzazione 
permanente di caratteri o immagini bit-map. 
Una comoda possibilità di selezione da soft- 
ware permette l'emulazione dei protocolli 
HP-PCL (LaserJet) e HPGL (plotter HP 
7475A). 

Il modello PS 810 Turbo adotta un'unità di 
stampa Canon SX, mentre la PS 820 Turbo 
adotta una meccanica TX. La loro capacità è 
di 200 fogli in formato A4 per il modello più 


piccolo e 400 fogli per la PS 820 Turbo, 
entrambi i modelli possono raggiungere la 
capacità di 1000 fogli grazie ad un dispositivo 
opzionale denominato BigBin 
Contemporaneamente all'annuncio della 
nuova serie di stampanti laser PostScript 
Turbo è stato dato l'annuncio della prossima 
commercializzazione della stampante Color- 
Script 100 modello 10. 

Si tratta di una stampante PostScript a 
colori offerta ad un prezzo che si aggirerà 
intorno ai quindici milioni di lire 
Basata sulla meccanica Mitsubishi G370. 
la ColorScript 100 modello 10 è in grado di 
produrre più di sedici milioni di sfumature di 
colore e può riprodurre anche effetti di colore 
particolari come gli effetti di metallizzazione 
e fluorescenza. 

Il campo di applicazioni é molto ampio e 
spazia dalla produzione di grafici per presen- 
tazioni alla produzione di grafica per l'editoria 
elettronica o per applicazioni nell'ambito della 
grafica pubblicitaria. 


Mitac: 486 MCA e 

Serie 500 Unix multiprocessore 

Uno degli ostacoli allo sviluppo di sistemi 
multiprocessore Unix è stato risolto grazie 
alla collaborazione avviata da SCO e Corollary 
per la creazione di una versione ridotta del 
Corollary Symmetric Multiprocessing (SMP) 
Kernel in grado di garantire il supporto di 
SCO Unix/Xenix. 

La disponibilità praticamente immediata di 
questo sistema operativo rappresenta un no- 
tevole stimolo per i costruttori di hardware 



22 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


che grazie alla natura «hardware-indipen- 
dent” di Unix e Xenix si sono lanciati nella 
costruzione di sistemi multiprocessore in 
grado di comunicare facilmente con altri si- 
stemi Unix. 

La Mitac International, distribuita in Italia 
dalla Halley di Pordenone, ha annunciato la 
prossima disponibilità di un sistema multipro- 
cessore in grado di supportare più di 160 

Si tratta della Serie 500 capace di imple- 
mentare da 2 a 7 processori 80386 con 
frequenza di clock a 25 MHz ed in grado di 
assicurare una capacità di esecuzione di oltre 
25 milioni di istruzioni al secondo (MIPS) 

Nella configurazione minima con due pro- 
cessori il sistema riesce a gestire fino a 32 
utenti, mentre nella configurazione massima 
a 7 processori il numero di utenti aumenta 
fino a 160. 

L'architettura della Serie 500 combina le 
caratteristiche di un bus doppio composto da 
un «C-busii ad alta velocità tra i processori 
ed un bus standard AT per le operazioni di 1/ 
O. 

La memoria RAM è 8 Mbyte, ma può 
essere espansa fino a 48 Mbyte. 

Tra le caratteristiche principali merita at- 
tenzione la presenza di un adattatore host- 
386 SCSI e l'impiego dello SCO Xenix V 2.3 
unitamente al Multiprocessor Extended 
Kernel. 

Una ulteriore novità è rappresentata dal 
MPS5000F. un sistema sviluppato attorno al 
processore Ì80486 in grado di offrire le pre- 
stazioni assicurate da tale processore in una 
architettura Micro Channel. 

Dello stesso modello é prevista una versio- 
ne con bus EISA non appena il corrisponden- 
te chipset sarà stato completamente testato. 


Tecnodiffusione Group: 
Panasonic KX-P4450 

Distribuita anche in Italia dalla Tecnodiffu- 
sione Group, una società rivolta ai dealer 
sotto l'egida della Fanton Data che si occupa 
della distribuzione dei prodotti Panasonic. 
Sharp. Logitech e Wyse. la stampante laser 
Panasonic KX-P4450. 

Si tratta di una stampante laser dalla eleva- 
ta velocità (11 pagine al minuto) studiata per 
soddisfare le esigenze derivanti dalla gestio- 
ne di elevati carichi di lavoro 

La gestione della carta è affidata a due 
cassetti da 250 fogli ciascuno e l'utente può 
selezionare numerosi font di carattere resi- 
denti tra i quali Courier Upright, Courier corsi- 
vo, Courier per ascendenti e discendenti. 
Century 702 PS e Century 702 PS corsivo. 

Basata su una meccanica di produzione 
Panasonic, la KX-P4450 offre cinque emula- 
zioni diverse. HP LaserJet Plus. Epson FX- 
286. IBM Proprinter. Diablo 630 e Panasonic 
KX-P. 

Tutte le emulazioni sono direttamente se- 
lezionabili semplicemente operando su tre 
tasti del pannello di controllo del quale la 
stampante è dotata 

La dotazione standard comprende interfac- 
ce seriali RS232 e parallela Centronics, in 
opzione sono disponibili numerosi font card 
con la possibilità, a richiesta, di font card 
speciali per la riproduzione di maschere e 
logo personalizzati. 

Il particolare design del contenitore per- 
mette l'accesso ai singoli blocchi hardware 
con la possibilità di eseguire facilmente e 
rapidamente tutte le operazioni di manuten- 


La Siemens AG. con sede a Berlino e 
Monaco, e la Nixdorf Computer AG di Pader- 
born hanno annunciato la decisione di un 
accordo di collaborazione nel settore delle 
tecnologie dei dati e dell'informazione. 

I punti di forza delle due aziende risiedono 
in una diversa collocazione all'Interno del 
mercato ed in una diversa area di influenza 
geografica. Grazie alla diversità dei segmenti 
di mercato seguiti ed alle limitate sovrapposi- 
zioni. le società saranno in grado di consegui- 
re significative sinergie e buone opportunità 
derivanti dalla collaborazione. 

Subordinatamente all'approvazione delle 
leggi anti-trust, la Siemens AG, in accordo 
con la Fondazione Nixdorf e la famiglia Nix- 
dorf, ha acquisito il 51% del pacchetto azio- 
nario della Nixdorf Computer, acquisendo 
conseguentemente la maggioranza delle 
azioni e avviando un processo di integrazione 
della sua divisione elaborazione dati con la 
Nixdorf Computer 

Nel frattempo, la Nixdorf continuerà nelle 
azioni già intraprese per il rilancio della com- 
petitività dell'azienda. 

La nuova società, destinata a rappresenta- 
re il primo polo dell'informatica europea, avrà 
un fatturato di circa 12 miliardi di marchi 
(9.000 miliardi di lire) e si chiamerà Siemens- 
Nixdorf Informationssysteme AG 


Telcom e Torus: 

adattatore Ethernet per bus EISA 

La Torus System Ltd, una delle società 
leader nel mercato della produzione di Locai 
Area Network (LAN), ha annunciato la dispo- 
nibilità di un adattatore di rete Ethernet per il 
bus EISA a 32 bit. 

Lo sviluppo della scheda Ethernet a 32 bit 
per le nuove macchine con bus EISA (Exten- 
ded Industry Standard Architecture) è iniziato 
la scorsa primavera ed attualmente la Torus 
è l'unica società europea in grado di offrire 
tale tipo di prodotto. 

La commercializzazione in Italia è affidata 
al gruppo Telcom ed alle sue consociate 
D.D.P e Datatec. 

L'adattatore impiega un coprocessore Intel 
82596 appositamente sviluppato per adatta- 
tori di rete a 32 bit coadiuvato, per garantire 
la compatibilità con gli standard IEEE802.3, 
da un chip National DP8392B. 

Il nuovo adattatore è stato provato con- 
giuntamente con Compaq sui nuovi sistemi 
Pro e DeskPro 486/25 con il raggiungimento 
di risultati qualitativamente molto elevati qua- 
li l'utilizzazione di tutta la banda disponibile 
nella modalità Ethernet e cioè 10 Mbit/se- 
condo. 

Il nuovo adattatore completa la gamma di 
adattatori Ethernet Torus per bus standard e 
MicroChannel già da tempo presente sul 
mercato 


cn - fohhrain 1990 


23 


NEWS 



Rank Xerox: computer poliglotta 

Si chiama Xerox Multilingue il nuovo pro- 
dotto hardware e software basato sulla piat- 
taforma hardware costituita dalla workstation 
Rank Xerox 6085. 

Il software può trattare linguaggi come 
arabo. |iddish (ebraico), farsi (persiano) e, 
nella versione più estesa, anche le lingue 
ideogrammatiche come il cinese e giappo- 

II sistema impiega lo stesso hardware e 
software di base del sistema Xerox Docu- 
rnenter, ma la sua caratteristica principale è 
quella di poter creare documenti in un nume- 
ro elevato di linguaggi alfabetici e non. utiliz- 
zando una normale tastiera e combinando 
testi di lingue diverse nello stesso documen- 
to, nella stessa pagina o riga. 

I documenti sono visualizzati su un grande 
schermo in formato A3, che consente di 
presentare due pagine affiancate, per aiutare 
l'operatore nella composizione dei testi in 
lingue diverse dall'abituale, è possibile richia- 
mare a video il layout della tastiera «virtuale» 
impiegata. 

II software è in grado di associare la traslit- 
terazione fonetica, inserita da tastiera alfabe- 
tica, al corrispondente ideogramma nelle lin- 
gue che utilizzano tale tipo di caratteri. Nel 
caso di omofoni, cioè di parole con la pronun- 
cia simile, ma diverso significato, il sistema 
provvede a proporre all'utente una serie di 
alternative tratte dal vocabolario interno. 

Per il giapponese, lo Xerox Multilingue 
implementa una serie di dizionari compren- 
denti 110.000 radici di base di parole, conte- 


nute in 2 Mbyte di memoria, ed impiega due 
tastiere virtuali: una per la scrittura Romanji 
(utilizzato per classificare le parole giappone- 
si nei dizionari) e l'altra per l'Hiragana (per la 
trascrizione delle desinenze grammaticali e la 
sostituzione degli ideogrammi di origine cine- 
se tipici della scrittura Kanji) Un terzo modo 
di scrittura, il Kana. si compone di circa 170 
caratteri, corrispondenti ai modi Hiragana e 
Katakana; per questo terzo modo il software 
permette la trasformazione dei caratteri della 
scrittura Kana in Kanji 
In tutte le varie conversioni possibili, il 
software di analisi provvede ad individuare 
quali caratteri possono essere cambiati nei 
corrispondenti radicali Kanp. Katakana e quali 
possono nmanere nel solo formato Hiragana. 
Il sistema è anche in grado di scrivere nei 
due stili giapponesi Gotico e Mincho e garan- 
tire una risoluzione delle stampe di 300 dpi 
Criteri simili sono adottati per la scrittura 
cinese dove il sistema di scrittura Hanzi 
viene impiegato a partire dal sistema foneti- 
co Pmyin (tastiera con caratteri latini), oppure 
dall'alfabeto fonetico Bopomofo originario di 
Taiwan. I dizionari integrati consentono l'uso 
di circa 100.000 ideogrammi 
Oltre al cinese e giapponese, il sistema 
consente la scrittura in ceco, ungherese, 
polacco, portoghese, portoghese/brasiliano, 
rumeno, serbo/croato, slovacco, ucraino, bul- 
garo, albanese, estone, indonesiano, lettone, 
lituano, sloveno, turco, uzbeco. 

La configurazione del sistema richiede una 
memoria RAM di almeno 2.1 Mbyte, disco 
fisso da 40 o 80 Mbyte e stampante Xerox 
4045 con memoria da 1 5 Mbyte. 


Roma: 

Euroinfo '90 

Una importante manifestazione a favore 
del mercato europeo dell'informazione elet- 
tronica si svolgerà a Roma dal 5 al 7 giugno 
1990. 

L'iniziativa, nata da un accordo tra SEAT e 
Learned Information, avrà luogo presso l'Ho- 
tel Sheraton con la denominazione di Euroin- 
fo '90 - Information Industry Europe '90 e 
promette di essere una manifestazione forte- 
mente innovativa, concepita per far incontra- 
re sia le tradizionali che le nuove componenti 
del mondo dell'informazione elettronica. 

Learned Information è una società che 
occupa una posizione di leadership in Europa 
nel mercato dell'editoria, specializzata nel 
settore dell'informazione elettronica; organiz- 
za a Londra l' International Online Information 
Meeting, giunta alla sua tredicesima edizio- 
ne. che è considerata la più importante con- 
ferenza mondiale nell'ambito dell'informazio- 
ne telematica. 

SEAT è una divisione STET, la finanziaria 
del gruppo IRI per le telecomunicazioni e 
l'elettronica operante anche mediante le con- 
sociate Sarin e Sidac nel mercato dell'infor- 
mazione tecnico-commerciale e la distribu- 
zione di servizi telematici e su memone 
ottiche. 


Tektronix: 

workstation da 17 MIPS 

Si chiama XD88/10 la workstation grafica 
desktop realizzata da Tektronix ed in grado di 
offrire una velocità di 17 MIPS. 

La XD88/10 completa la linea di worksta- 
tion per impiego grafico basate su processo- 
re RISC ed in grado di supportare l'imple- 
mentazione Tektronix Color=Cache ad alta 
velocità dell'X Window System 1 1 3. 

La workstation può supportare tutto il soft- 
ware XII già esistente per le altre worksta- 
tion XD88 e sulle stazioni 4319 Tektronix con 
nessuna, o con piccole modifiche 
La XD88/10 é dotata di un hard disk da 156 
Mbyte e di una RAM da 8 Mbyte; la sezione 
video a colori, a mappa di bit ad alta risoluzio- 
ne (1280 X 1024 pixel), è stata progettata per 
l'impiego in applicazioni legate alla ricerca 
geofisica, al CAE meccanico 
La configurazione di base può essere 
espansa in modo da supportare future ne- 
cessità. 

La RAM è espandibile fino a 32 Mbyte, la 
capacità dei dispositivi di memorizzazione di 
massa può raggiungere 3 Gigabyte ed uno 
slot VME è disponibile per impieghi speciali, 
Un sistema a 256 colori è espandibile fino a 
24 piani di bit con overlay di 8 bit 
La XD88/10 supporta il sistema operativo 
UNIX con conformità SVIO e POSIX, Ether- 
net con TCP/l P, il codice BCS (Bmary Compa- 
tibility Standard) e l'emulazione PC. può co- 
stituire una stazione di lavoro stand-alone, 
oppure essere utilizzata in unione ai modelli 
XD88/20 e XD88/30 per applicazioni nelle 
quali sono sufficienti minori funzionalità ope- 


24 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



La piattaforma Tulip 386/486 

una scelta Europea per il futuro dell’informatica 


Per qualcuno la rapida evoluzione 
tecnologica dei computer è un 
problema. Non per TULIP 
Computers: perché alla Tulip 
abbiamo sviluppato tecnologie e 
processi in grado di resistere anche 
all ' innovazione . 
Una dichiarazione ambiziosa? Venite 
a conoscere i nostri prodotti: 
microcomputer all’avanguardia, 
progettati per una piattaforma basata 
sui microprocessori 80386/486. Una 
scelta capace di offrirvi la massima 
stabilità agli investimenti hw&sw per 
il 1992. E anche oltre. 
Naturalmente i microcomputer 
TULIP sono disponibili in una 
gamma ampia e strutturata per 
soddisfare ogni vostra esigenza. La 
dimostrazione è il grande, tangibile 
successo sul mercato europeo dei 
prodotti 80386sx ed 80386/25, oggi 
affiancati dalle loro versioni a 
colonna e dal recentissimo 80486/25, 
che integra in un unico chip la CPU 
80386/25, il suo coprocessore 
matematico 80387, 8Kb di memoria 
cache ed un cache controller. 
E ogni TULIP computer della 
piattaforma 386 è una garanzia anche 
in termini di software, perchè la 
maggior parte degli applicativi 
sofisticati di oggi richiedono, per una 
maggiore snellezza funzionale, tale 
ambiente hardware. 
TULIP Computers, 
il marchio Europeo della qualità. 



Tulsip computers 




ii 





NEWS 


J.Soft distribuisce 
Autodesk Animator 

Sarà Autodesk Animator uno dei primi pro- 
dotti ad essere distribuito dalla J Soft in 
seguito ad un accordo di distribuzione con la 
società Autodesk Softtrade AG del gruppo 
Autodesk AG 

Animator, del quale si è già parlato in 
questa stessa rubrica sul numero 91 di MC. 
é un programma di animazione e pittura in 
tempo reale dotato di un'interfaccia amiche- 
vole e notevolmente veloce. 

Autodesk Animator permette la realizzazio- 
ne di presentazioni professionali adatte ad 
essere utilizzate in svariati settori tra i quali la 
vendita, il marketing, la formazione profes- 
sionale e le applicazioni video di tipo indu- 
striale. 

Grazie ad un modulo di conversione dei 
segnali dallo standard VGA in standard video 
PAL, è possibile anche la produzione di pre- 
sentazioni in standard video VHS. 

È dotato di cinque tecniche professionali di 
animazione, funzionalità avanzate di elabora- 
zione dell'immagine e ben cinquecentoset- 
tantadue effetti di pittura. 

La confezione comprende una cassetta 
video con esempi di animazione ed un pro- 
gramma applicativo di Pubblico Dominio per 


il trasporto delle presentazioni su personal 
computer dotati di adattatore grafico VGA. 

La configurazione richiesta dal software si 
compone di un personal computer basato sui 
processori 80286 e/o 80386 standard AT o 
PS/2, forniti di VGA e mouse; in opzione il 
sistema può essere dotato di una tavoletta 
grafica. 

Tra gli innumerevoli formati di immagine 
(statica e dinamica), Animator gestisce i for- 
mati GIF (Graphics Interchange File), PCX 
(PC Paintbrush). TGA e PIX (Targa), Mac- 
Paint, Atari e Amiga, e può elaborare file di 
altri programmi come AutoCAD (SLD), Auto- 
strade (RND) e AutoSketch (SKD) 

Autodesk Animator è commercializzato 
dalla J.Soft nelle versioni inglese e italiana, 
rispettivamente al prezzo di 510.000 e 
640.000 lire (IVA 9% esclusa) 


RV Tool 4.2 Professional 

Creato inizialmente per soddisfare alcune 
esigenze nell'uso privato, poi pubblicato nelle 
pagine della rubrica Software MS- DOS su 
MCmicrocomputer, l'RV-Tool é ora un pac- 
chetto professionale, distribuito dalla Roven 


di Macerata, le funzioni del quale permettono 
di gestire, con semplici comandi da scnvere 
direttamente nei file «PRG» del dBASE III (e 
simili), tutte le operazioni necessarie ad una 
completa gestione dei menu pull-down e 
pop-up. del windowmg e di tutta una serie di 
utility grafiche per disegnare, selezionare i 
colori, i modi grafici e importare e salvare 
disegni. 

Alcuni comandi generici permettono di leg- 
gere le dimensioni del cursore, di generare 
suoni e numeri casuali, oppure di esaminare 
lo stato delle periferiche o simulare la pres- 
sione del tasto Print Screen 

Una delle qualità a favore del pacchetto nei 
confronti di pubblicizzati prodotti Stranieri è il 
prezzo molto basso (dovrebbe assestarsi tra 
le cinquanta e le sessantamila lire) 

Rispetto alla versione 05 (che continua ad 
essere distribuita al solito prezzo dalla Tech- 
mmedia con il codice DMS/16) 6 migliorata la 
velocità e sono state espanse alcune funzio- 
ni; inoltre, sono disponibili le versioni per 
dBASE III e dBASE IV, Clipper 86 e 87. 
FoxPlus, DB-Fast, Quick Silver, IBM C.2 e 
DOS 3.3. Quest'ultima versione consente 
l'utilizzo di wmdow e menu anche dall'inter- 
no di file batch 

RV-Tool è di produzione italiana ed è com- 
pletato da una serie di manuali per il corretto 
uso di tutte le funzioni delle quali e dotato. 



26 


MCmicrocomputer n.- 93 - febbraio 199D 




Addi 



spiegate 

...con Autodesk Animator. 


^^utodesk 
Animator - il program- 
ma interattivo di desktop 
video per i creativi del 
Personal. Animator, il 
nuovo prodotto della 
Autodesk, è un software 
dalle caratteristiche 
i grado di de 


computer con le funzioni 
più avanzate di elabo- 
razione immagini in 
un’interfaccia semplice e 
intuitivo. Menù a rotolo, 
riquadri di dialogo, 
barre indicatrici e fine- 
stre scorrevoli vi permet- 
tono di orientarvi nel 
mondo dell'animazione 
e dell’elaborazione di 


Sfruttando 
di animazic 
Autodesk Animator, 

vostre idee e ottenere 
effetti suggestivi ed 


anche a color 
e fotografi 
sformandole 


ni al computer di alta 
qualità, il tutto sul vostro 
personal. 

Progetti un tempo confi- 
nati nel mondo della 
fantasticheria possono 
finalmente diventare 
realtà. Potete creare 
presentazioni e dimo- 


materiali didattici, 
simulazioni di tipo 
meccanico o scientifico e 
produzioni video perso- 
nali. Vi renderete presto 
conto dell'impatto sul 
pubblico che un tale 
strumento è in grado di 
produrre. 

E' sufficiente un solo 

Autodesk Animator 
è in grado di integrare 

3 li strumenti più potenti 
ell'animazione al 


zione, velocità del movi- 

permette di ottenere 
effetti particolarmente 
suggestivi. 

Colour cyding mette a 
disposizione una gamma 
di colori personalizzabile 

zione ricca di nuances. 
Titling aggiunge alle 


AUTODESK^» 


□AUTODESK SOFTTRADE AG 


rH-insi Rmil.n 




NEWS 



Microsoft Mouse Serie 400 

Annunciata la disponibilità dalla Microsoft 
di quello che è stato definito il mouse degli 
anni '90. owero il Microsoft Mouse Serie 
400. 

Si tratta di un prodotto che presenta alcuni 
miglioramenti come una migliore risoluzione, 
un algoritmo per il controllo delle accelerazio- 
ni al fine di rendere i movimenti più precisi e 
rapidi, un driver per OS/2. 

La risoluzione è pressoché raddoppiata 
passando da 200 a 400 ppi (point per inch) e 
l’utente può scegliere la risoluzione tramite 
una scelta a menu. 

Il nuovo driver software permette movi- 
menti più ampi del cursore sullo schermo 
quando il mouse è in accelerazione e meno 
ampi quando il mouse rallenta. Il pannello di 
controllo permette la selezione di tre diversi 
livelli di accelerazione predefiniti o di un 
livello senza alcuna accelerazione. 

Il driver per OS/2 è di dimensioni più 
contenute e più veloce del consueto driver 
del mouse fornito con OS/2. La riduzione del 
codice residente permette un'esecuzione più 
veloce ed ora il driver è in grado di autoconfi- 
gurarsi in base all’hardware utilizzato (inter- 
faccia seriale, bus o PS/2) 

Il nuovo mouse sarà distribuito in una 
confezione comprendente un unico driver 
per DOS. mouse e pannello di controllo 


potranno essere installati con messaggi in 
nove lingue (olandese, inglese, finlandese, 
francese, tedesco, italiano, portoghese, spa- 
gnolo e svedese) ed ogni confezione, dispo- 


nibile al prezzo di 260.000 lire sia nella ver- 
sione bus. che in quella seriale-PS/2, com- 
prende il nuovo Microsoft Paintbrush e 
Mouse Menu. 




Quando semplici strumenti comunicano grandi idee. 




La storia insegna che le grandi idee vengono comunicate più efficacemente 
se si utilizzano mezzi semplici. 

Applicando questa verità al mondo dei personal computer, 
abbiamo sviluppato lo scanner manuale SCANMAN 
Corredato di software e manualistica in italiano, 
questo scannerà facile da installare e usare. 

• Per scansioni di testi e immagini 
in un batter d'occhio. 

• Risoluzione adattabile da 
100 a 4 00 dpi. 

• Finestra di scansione larga 1 06 mm. 

• 32 livelli di grigio (modo mezzetinte). 

• In dotazione: utility di scansione in MS Windows e programma 
PaintShow" Plus per scandire, ritoccare e colorare. 

• Provvisto di vari formati di file per le applicazioni più diffuse. 
Se volete migliorare le Vostre capacità di comunicazione con il 

computer, usate i tools Logitech '. Per ulteriori informazioni su 
ScanMan e gli altri prodotti, contattate il Vostro rivenditore o chiamate: 


LOGITECH Italia S.r.l. LOGITECH S.A.. Sede Europea 

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28 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


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CON AUTONOMIA FINO 
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FINO A 3 MB 


UBERA PORMUff 


Il pensiero libero Toshiba ha crealo il nuovo 
TIOOO SE. I n pensiero libero di esprimersi in 
qualunque luogo. Poco più grande di un foglio 
A4 e con un peso di kg. 2.8. è sicuramente uno 
strumento di lavoro studiato per migliorare qua- 
lunque attività sia fuori che dentro l'ufficio. 
L'utilizzo del processore Intel 80C86 che opera 
a 9.54 MHz consente una grande compatibilità 
ed una elevata velocità. Il suo schermo retroillu- 
minato garantisce una risoluzione impensabile 



LA TELEFONATA TI COSTA SOLO UNO SCATTO IN TUTTA ITAUA. 


per un portatile così piccolo. Piccolo, ma con 
una tastiera completa di 84 tasti. Piccolo, ma do- 
tato di interfacce standard per il collegamento 
di stampanti e di altre periferiche come MO- 
DEM e MOUSE e con l'MS DOS residente in 
ROM. Inoltre la RAM standard da 1 MB può es- 
sere espansa sino a 3 MB. Tutto questo ad un 
prezzo di listino di Lit. 2.575.000. Siamo a vo- 
stra disposizione per ogni ulteriore informazio- 
ne. Basta una telefonata, e un pensiero libero. 


TOSHIBA 



Zenith Z-386 SX 

Con un prezzo di 5.490.000 lire nella ver- 
sione con hard disk da 40 Mbyte e 6.490 000 
lire con hard disk da 80 Mbyte, lo Z-386 

SX, l'ultimo nato della Zenith Data Sy- 
stems, una delle società leader nella produ- 
zione di laptop, offre un rapporto prezzo/ 
prestazioni molto favorevole. 

Lo Z-386 SX completa la linea di personal 
computer desktop 386 offrendo le prestazio- 
ni del processore Intel 80386SX; dispone di 
1 Mbyte di memoria RAM. espandibile fino a 
8 Mbyte direttamente sulla mother board e 
fino a 16 Mbyte con l'impiego di schede di 
espansione, di dischi fissi da 40 (28 ms) e 80 
(19 ms) Mbyte, di 4 Kbyte di memoria cache 
con tempo di accesso di 25 ns e 16 livelli di 
priorità di accesso e di una frequenza di clock 
del processore di 16 MHz 

In opzione può essere fornito di coproces- 
sore matematico 80387SX ed è dotato di 
adattatore video VGA in grado di assicurare 
la compatibilità con gli standard EGA. CGA. 
MDA e Hercules. 

Il controller che gestisce le memorie di 
massa è integrato nella mother board e ge- 
stisce disk drive nei formati 3.5” e 5.25” fino 
ad una capacità di 1,44 Mbyte. 

La dotazione comprende anche 2 porte 


seriali a 9 pin ed una porta parallela Centro- 
nics più 5 slot di espansione standard ISA 
(Industry Standard Architecture) All'acquisto 
il computer viene fornito dei sistemi operativi 
MS-DOS 3.3 Plus e MS Windows 386. 

Grazie alle doti di elevata capacità di elabo- 


razione e calcolo, lo Z-386 SX può vantaggio- 
samente essere utilizzato per applicazioni in 
ambiente di lavoro multiutente di grandi e 
piccole dimensioni, o per impieghi specialisti- 
ci quali il DTP, lo sviluppo di software, l'anali- 
si economico-finanziaria 


La 


personal software 


_a DEC Sistemi è specializzata nello sviluppo di software per 
personal computer in ambiente MS DOS" fin dal 1982, anno in 
cui tra i primi in Italia cominciò ad investire nello sviluppo di una 
procedura gestionale sotto MS DOS. La conoscenza costruita 
con quella prima fortunata esperienza (1 500 pacchetti installati) 

permette oggi 
alla DEC di 
proporre una 
libreria com- 
pleta di pac- 
chetti soft- 
ware per il mondo MS DOS, tutti caratterizzati da affidabilità, 
aggiornamento, facilità d'uso e assistenza D.O.C cioè DEC. 


ziftfc , 0 % 

? il 1 ' 


personal so ficca re 


Applicazioni gestionali: • Contabilità ordinaria • Contabilità semplificata/ 
forfettaria • Gestione integrata Aziende • Paghe • Tentata vendita • Analisi 
di bilancio parametrico e personalizzabile 

Applicazioni verticali: • Gestione laboratori analisi • Amministrazione con- 
domini • Computi metrici e contabilità lavori • Studi radiologia • Pratiche 
automobilistiche • Fatturazione automatica per vigilanza, leasing, contratti 
di manutenzione 


Rivenditore Autorizzato Unihit e Toshiba 
Punto vendita Hewlett Packard 

DEC Sisfemi s.n.c. - 701 24 Bari, via Lucarelli 62/D, lei. 080.420573/420991 - fax 080.410756; Assistenza tecnica: Bari, via Lucarelli 80 
Centro autorizzato Assistenza Software: Tecmatica S.r.l. - 001 57 Roma, via Sante Bargelli™ 4 - tei. 06.435228/435236/435264 

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30 


MCmicrocomnuter n 93 - fphhrain iqqn 




PENSIERO LIBERO 



T3100 SX 

UNA WORKSTATION IN 6.8 kg. 



è di 1 MB espandibile sino a 13 MB. Il 
suo hard disk da 40 MB, con un tempo 
di accesso di soli 25 msec.. e i nuovi 
chip RAM da 80 ns. migliorano note- 
volmente i tempi di elaborazione. Sia- 
mo a vostra disposizione per dimostra- 
zioni ed ulteriori informazioni. Basta 
una telefonata, e un pensiero libero. 


Toshiba pensiero libero: libera poten- 
za in libera portatilità. Questo è il nuo- 
vo T3 100 SX, capace di operare ovun- 
que grazie alle sue batterie ricaricabili 
e rimovibili. E’ il primo portatile dotato 
di uno schermo VGA al plasma che 
permette una visualizzazione veloce e 
senza compromessi. La RAM standard 



LA TELEFONATA TI COSTA SOLO UNO SCATTO IN TUTTA ITAUA. 


TOSHIBA 



NEWS 


Goupil in Italia 

L'uliimo prodotto della società SMT-Goupil 
di Creteil (Parigi), denominato Goupil Golf, 
sarà il personal computer con il quale la GVE 
di Torino inizierà a distribuire in Italia la 
gamma di prodotti della società che rappre- 
senta il secondo costruttore oltralpe di mini e 
personal computer. 

Il Goupil Golf, dal design molto curato ed 
avveniristico, è disponibile nelle versioni 
XT8086, AT286 e 386SX, ma in tutte le 
versioni conserva lo stesso contenitore com- 
patto e leggero (del peso di 3,7 kg) che in 
unione ad un particolare kit consente di ren- 
dere trasportabile il computer, originariamen- 
te nato in versione desktop, con un peso 
finale inferiore agli 8 chilogrammi. 

Il kit si compone di un video LCD a 8 livelli 
di grigio ad alta leggibilità, retroilluminato, 
conforme allo standard VGA e controllato da 
un microprocessore dedicato in grado di of- 
frire 20 livelli di contrasto e fino a 4 modi di 
inversione dei caratteri; di una tastiera este- 
sa a 102 tasti di tipo compatto e di una borsa 
per il trasporto del sistema. 

Per tutte e tre le versioni del Goupil Golf è 
prevista l'adozione dell'adattatore video stan- 
dard VGA con risoluzione di 640 X 480 punti 
integrato sulla mother board cosi come il 
controller per le memorie di massa del tipo 


"AT interface» in grado di gestire hard disk 
con capacità fino a 200 Mbyte; disk drive da 
3.5" della capacità di 1.44 Mbyte anche nella 
versione XT; interfacce seriali RS232 e paral- 
lela Centronics; porta per mouse Microsoft, 
di connettori per il collegamento di drive 
esterni da 5.25" della capacità fino a 1.2 
Mbyte o di unità di backup a nastro; due slot 
standard bus AT a 8 o 16 bit del tipo corto. 

Il modello AT286 permette l'espansione 
della memoria RAM da 640 Kbyte a 4 6 
Mbyte; il modello 386SX offre una memoria 
RAM di 1 Mbyte nella configurazione base e 
può essere espanso fino a 9 Mbyte. L'espan- 
sione di memoria avviene senza impiegare 
nessuno degli slot disponibili e quindi diretta- 
mente sulla scheda madre in conformità alle 
norme per la compatibilità delle specifiche 
LIM 4.0. 


Microwide: Sistema Videopro 

La Microwide. una società specializzata 
nella commercializzazione di prodotti per la 
computer grafica, annuncia la disponibilità 
del Sistema Videopro, un prodotto per la 
gestione dell'immagine televisiva PAL con i 


sistemi di computer grafica dotati di scheda 
grafica VGA. 

Il Sistema Videopro é composto di due 
moduli con funzioni di input e output separa- 
ti. La sezione di input offre due ingressi: 
standard Pai composito RCA e PAL RGB su 
connettore DB 15. Le relative uscite avvengo- 
no direttamente su schede grafiche MCGA. 
EGA e VGA con risoluzioni comprese tra 320 
X 200 a 256 colori e 640 X 480 punti a 16 o 
256 colori 

La digitalizzazione è possibile a colori ed in 
toni di grigio tramite comandi software con 
tempi di cattura di 5 secondi per una risolu- 
zione di 640 X 480 punti. La riproduzione dei 
colori si avvale della tecnica di dithering per 
la restituzione visiva di un maggior numero di 
sfumature. 

Le apparecchiature collegabili in ingresso 
comprendono sorgenti video professionali 
RGB e sorgenti videocomposite PAL come 
telecamere, sintonizzatori e videoregistratori. 

La compatibilità è assicurata con i sistemi 
IBM XT. AT e compatibili con almeno 512 
Kbyte di RAM. scheda grafica VGA o EGA. 
mouse o tavoletta grafica- 

in opzione è disponibile una versione per 
bus MicroChannel e PS/2. Il software di 
gestione permette la digitalizzazione di im- 
magini all'interno di finestre di dimensioni 
regolabili con possibilità di salvataggio nei 



Por 1 0 anni 

vi abitiamo offerto il contorno. 


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54MHz 

Cabinet Tower, con maniglia e serratura, pulsanti di 
Reset e Turbo, clock-display, 80386 "vero", clock di 
base 54 MHz LM, clock separato per il coprocessore e 
per gli slots, 4 Mbytes di RAM espandibile a 16 Mby- 
tes, conflgurabile come Shadow, Espansa EMS, Este- 
sa, 2 Cache Memory di 32 K, 2 seriali installate, 1 
parallela, 1 Drive da 1,44 Mbytes, 1 Drive da 1,2 Mby- 
tes, 1 Hard Disk da 50 Mbytes con transfer -rate di 700 
Kbytes/sec., Scheda VGA 1024x768 con 512 Kbytes 
di RAM ed il Bus a 16 bit, MS-Dos 4.01 e GW-Basic 
originali e licenziali, in italiano, manuali compresi 


SC2650X: 386SX a 
SC2650: 80c286 a 
SC 1620: 80286 a 
SC 1520: NEC V20 a 


26 MHz LM 
26 MHz LM 
16 MHz LM 
15 MHz 


NEWS 


formati PCX, TIFF, IMG anche direttamente 
da software tipo VCN Concorde. Colorix e 
Show Partner. Un driver permette la digitaliz- 
zazione di immagini direttamente all'interno 
di IBM Storyboard Plus. 

Il modulo di output offre tre ingressi con 
connettore diretto per schede VGA e Su- 
perVGA, PAL videocomposito per overlay e 
genlock con fonti esterne e ingresso RGB 
Le uscite comprendono uscita PAL composi- 
ta e RGB con connettori BNC I modi operati- 
vi consentono la creazione di un'unità stand- 
alone per la videoregistrazione dei segnali 
generati dalla scheda VGA e l'overlay dei 
segnali provenienti da essa con sorgenti vi- 
deo esterne come telecamere e videoregi- 
stratori con possibilità di selezione del chro- 
ma key e genlock per il sincronismo con le 
apparecchiature video esterne 


Ready Informatica: Unibasic 

La Ready Informatica distribuisce in Italia il 
software Unibasic. in grado di permettere 
agli utenti operanti in ambiente Nixdorf ed in 
ambiente BITS e IRIS di migrare nel mondo 
Unix/Xenix salvaguardando gli investimenti 
software già effettuati 

La Dynamic Concept, la società che ha 
sviluppato la famiglia Unibasic, ha raggiunto 
la notorietà per aver sviluppato BITS. un 
sistema operativo multiutente con Basic nati- 
vo sui computer compatibili Data General 
come Bytronix, ITT. Star Technology, Pomt 4 
ed altri, 

Lo sviluppo di Unibasic è dovuto alla ne- 
cessità di trasferire il Basic e gli archivi BITS 
sui computer con sistema operativo Unix o 
Xenix e successivamente anche ad IRIS, 
impiegato specialmente da Point 4. e IRIS- 
NYROS. utilizzato dalla Nixdorf sulla serie di 
computer 8870 e Sistema Quattro 

Unibasic è disponibile in tre diverse offerte 
ognuna in grado di consentire II trasferimen- 
to di programmi ed archivi dai sistemi Nix- 
dorf e Data General ai computer con sistemi 
operativi Unix e Xenix in modo da salvaguar- 
dare l'integrità dei dati e gli investimenti 
software già sostenuti 

L'offerta della Ready Informatica compren- 
de Unibasic Windows per la versione BITS e 
IRIS e presto comprenderà anche la versione 
IRIS-Nixdorf e Unibasic SQL. un gestore di 
data base per la visualizzazione dei dati me- 
morizzati nei propri archivi 


Contattate il n$. Distributore: 
EXECUTIVE SERVICE s.a.s. 

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Cercasi Distributori per zone libere 


Sisoft: DrawPerfect 1.0 

Si completa proprio in questo mese la 
gamma di prodotti WordPerfect offerta dalla 
Sisoft grazie alla disponibilità di DrawPerfect 
1 0 che si aggiunge cosi ai già disponibili 
WordPerfect 5.0, DataPerfect. PlanPeffect. 
Office. Executive e Library 

Si tratta di un programma di grafica com- 
merciale. ideato per presentazioni professio- 
nali. newsletter, intestazioni, memo, slide. 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


NEWS 



lucidi ed ogni altro documento di tipo busi- 
ness. 

DrawPerfect consente di creare grafici ela- 
borati. ma anche di produrre disegni a mano 
libera e di poter sfruttare funzioni come lo 

Il programma è dotato di una libreria di 500 
immagini importabili direttamente in Word- 
Perfect grazie all'adozione del formato WPG 
e consente di importare file grafici in tredici 
diversi formati tra i quali TIFF, PCX. CGM, 
HPGL e DXF 

Una sezione del programma consente di 
eseguire delle presentazioni automatiche con 
il passaggio da una schermata all'altra con 
un'attesa prefissata e con effetto di dissol- 
venza o tendina. 

Per la creazione di grafici i dati possono 
essere importati direttamente da PlanPer- 
fect, Lotus ed Excel e per tutti i tipi di grafico 
(a barre, a torta, a linea, istogramma) è 
prevista la possibilità di aggiungere griglie di 
riferimento, legende ed effetti tridimensio- 

Per la creazione di immagini sono disponi- 
bili numerosi strumenti quali fili. box. cerchi, 
frecce, poligoni, archi di cerchio, ellissi e 
strumenti per il disegno a mano libera. 

Il programma dispone di 16 spessori di fili, 
16 stili grafici. 64 pattern e la possibilità di 
impiego di 256 colori. DrawPerfect viene 
distribuito in un cofanetto contenente 10 
dischetti ed un manuale di 500 pagine com- 
prendente anche una sezione per l'apprendi- 
mento. 


AutoCAD in topografia 

É stato realizzato secondo le normative 
italiane per ingegneri, geometri e tecnici to- 
pografici una nuova applicazione di Auto- 
CAD: Arten90t. un software per il rilievo 
topografico e catastale commercializzato dal- 
la Channel srl ad un prezzo di 2.600.000 lire e 



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dal "piccolo" EuroPC al potentissimo 386/25/340. passando per 
una gamma di ben 6 AT-286 per un totale di 12 Computers, più un 
portatile 286 al plasma, 2 modelli di Telefax e 3 Stampanti (una LASER). 

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4) Costruzione realmente Mode in Germany, con centro di 
produzione in Baviera 

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6) Elevatissimi investimenti in Ricerca e Sviluppo 

(già annunciati il 486 per Maggio '90 e il Portatile 386SX VGA) 

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Se non siete stati selezionati per la nazionale delle partite, 
e vi piacerebbe vedere dal vivo le partite, E in più, sempre ogni mese, altri 6 biglietti 
non vi rimane che acquistare i biglietti. (uno per ogni vincitore) per tutta la durata 

OPPURE I FLOPPY FUJI FILM. del concorso. 

E certamente più facile (i biglietti per i mon- Per sapere tutto di questa fantastica occasio- 
diali sono ormai introvabili) ed è più conve- ne chiedete il regolamento ad un rivenditore 
niente (visto che i floppy, intanto, vi servono di floppy FUJI FILM, 
per il vostro lavoro). Se intanto volete sapere qualcosa, ecco qui 

E cosi vi mettete in corsa per il titolo di for- sotto le notizie essenziali. 

lunato vincitore del concorso che, ogni mese, ( ( ( t 

mette in palio 2 biglietti di tribuna più 2 [ gaggi 1 I liii-iHg I £=35: | 

viaggi A/R in aereo o treno (1* classe) e 2 I 1 1 B*® 1 1 “Sj I 

soggiorni in albergo di lusso nelle città sedi I I \ I l ^~iJ 



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tei. 02-540.04.21 (5 linee) 
telex 350136, fax 02-59.22.55 


ESTRATTO DAL REGOLAMENTO 


Per partecipare al concorso è sufficiente spedire 
una o piu cartoline di partecipazione incollando 
su ciascuna una singola prova di acquisto. 
Costituisce prova di acquisto il triangolo a destra 
in basso (con la mascotte CIAO) presente in ogni 
confezione FUJI FILM di qualunque tipo e (or- 

Le cartoline di partecipazione sono disponibili 
presso i rivenditori di floppy FUJI FILM. 

Fra tutte le cartoline pervenute entro il giorno 
precedente l'estrazione (il terzo giovedì di ogni 


mese) ne verranno estratte sette a cura del Rappre- 
sentante dell’Intendenza di Finanza di Milano. 

11 partecipante corrispondente alla cartolina pri- 
ma estratta vincerà: 

- 2 biglietti per le partite inaugurale o di semifi- 
nale o di finale; 

- 2 viaggi AIR in aereo o treno (l a classe) per le 
città sedi delle partite; 

- 2 soggiorni in alberghi a 5 stelle dal giorno 
precedente la partita al giorno dopo la panila. 

I panecipanti corrispondenti alle successive fi car- 


toline estratte lineeranno un biglietto dello stesso 
tipo e per le stesse partite della carolina 1* estrat- 
ta. Ogni carolina corrisponde ad una probabilità 
di vincita. 

La comunicazione della vincita avverrà per tele- 
fono e con lettera raccomandata. 

I nomi dei vincitori saranno anche pubblicati sul- 
la stampa (compreso i messaggi pubblicitari rela- 
tivi al concorso). 

II concorso, che dura sette mesi consecutivi, inizia 
nel novembre ’89 e termina nel maggio ’90. 


FUJI FILM FLOPPY DISK 


OFFICI AL FLOPPY DISK OF WORLD CUP 1990 



NEWS 




prodotto dalla società ArTeN (Archivi Territo- 
riali Numerici) srl creata da un gruppo di 
architetti di Ferrara. 

Arten90t è stalo realizzato espressamente 
in funzione della nuova normativa catastale 
ed è totalmente integrato in AutoCAD; può 
vataggiosamente essere utilizzato da inge- 
gneri, geometri, tecnici topografici operanti 
nel campo del rilievo del territorio, sia per 
interventi di frazionamento immobiliare, che 
per la progettazione di infrastrutture: strade, 
depositi, discariche, interventi di costruzione 
edile. 

Arten90t è conforme alle disposizioni della 
circolare N. 2/1988 riguardante le nuove pro- 
cedure per il trattamento automatizzato degli 
aggiornamenti cartografici e le disposizioni 
per la gestione degli atti geometrici di aggior- 
namento, Il programma si interfaccia con il 
software Pregeo, fornito gratuitamente dal- 
l’Amministrazione del Catasto e dei Servizi 
Tecnici Erariali, in modo da permettere il 
trasporto dei dati « Pregeo» nel formato grafi- 
co di AutoCAD 

Tra le caratteristiche principali del program- 
ma, la possibilità di immissione dei dati del 
rilievo direttamente dai più diffusi registratori 
di dati diffusi sul mercato (Wild GRE-4. GIF- 
10, AGA Geodat 126 e 400), oppure con una 
apposita procedura manuale. 

Arten90t permette la gestione dei codici 
descrittivi dei punti battuti con un editor 
secondo le esigenze più disparate; permette 
la compensazione e la verifica degli errori di 
rilievo e di chiusura dei poligoni secondo le 
normative in uso. stampa il libretto di campa- 
gna ed evidenzia i punti ribattuti associando il 
calcolo degli scarti 

Una delle caratteristiche di maggior inte- 
resse è rappresentata dalla possibilità di ge- 
nerare il modello numerico tridimensionale 
del terreno esaminato con la rappresentazio- 
ne diretta in AutoCAD da diversi punti di 
vista in assonometria e prospettiva con rimo- 
zione delle linee nascoste, altra importante 
caratteristica è rappresentata dal ricalcolo 
delle coordinate cartesiane in coordinate 
gaussiane secondo le convenzioni cartografi- 
che italiane ed il ricalcolo delle coordinate 
Cassini-Soldner per la trasformazione in coor- 
dinate Gauss-Boarga. 

La possibilità di orientare il rilievo in forma 
automatica ed interattiva consente al pro- 
gramma di aggirare anche le situazioni legate 
alle problematiche descritte da Hansen e 
Potenot. 


37 



NEWS 


M3 INFORMATICA presenta 

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SOFTWARE SENZA MANUALE 


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Convert vuole essere sinonimo di guida 
necessaria per chiunque voglia imparare 
ad usare il personal computer nel proprio 
lavoro. 

A tal fine ha uniformato le procedure sce- 
gliendo Microsoft come fornitore software e 
invitando tutti ad adottare Windows, Word 
ed Excel come standard di comunicazione. 

Ha inoltre insegnato ai clienti il modo per 
sfruttare al meglio il personal computer 


attraverso corsi di formazione, sem- 
plificando il loro lavoro e rendendo 


circonda. 

Tutto questo perché la Convert vuole 
essere un investimento sicuro, profi- 
cuo e soprattutto al passo con i tempi. 



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Excel (5 gg.) L. 900.000 

Windows (3 gg.) L. 500.000 

Word 5 (5 gg.) L. 900.000 

Works (5 gg.) L 900.000 

Page Maker (5 gg.) L. 900.000 

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New Wave (3 gg.) L 500.000 

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Windows + Toolkit (5 gg.) 
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Solo per Word 5 ed Excel, comprendono: 
Guida ragionata per 30 ore di lezione + 
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Accordo Intel/Phoenix: 

BIOS aggiornabile 

La Intel Corporation e la Phoenix Technolo- 
gies. Ltd hanno raggiunto un accordo per lo 
sviluppo congiunto di un BIOS (Basic Input 
Output System) aggiornabile «in situ» su 
personal computer ad architettura ISA. MCA 
e EISA, 

Il progetto è basato sull'impiego delle me- 
morie flash ETOX (EPROM Tunnel Oxide) da 
1 Megabit e sul BIOS e le software utility 
della Phoenix che consentiranno ai fabbrican- 
ti di computer di aggiornare il codice BIOS 
mediante dei semplici file su disco, senza 
dover intervenire sul personal computer per 
sostituire fisicamente i chip BIOS. 

Il supporto costituito dalle memorie flash 
ETOX rappresenta una tecnologia dì memo- 
ria a semiconduttori non volatile cancellabile 
elettricamente e ad alta sensibilità. 

La Phoenix ha iniziato la consegna agli 
OEM dei nuovi programmi utility di aggiorna- 
mento m questi mesi, mentre le memorie 
flash da 1 Megabit del tipo 28F010 Intel sono 
già disponibili in quantità 

Entrambe le società forniranno la docu- 
mentazione relativa alla progettazione del si- 
stema ed il supporto per le applicazioni 


Telav: Bar co e Citizen 

Nuovi interessanti prodotti si sono aggiunti 
al già vasto catalogo della Telav International 
di Trezzano S/N. 

Si comincia dal Calibrator prodotto dalla 
Barco Industries, il primo monitor ad alta 
risoluzione munito di un computer dedicato 
al controllo dell'accuratezza del colore, la 
rassegna prosegue con la linea di personal 
computer Citizen basata sui processori 
80286, 80386 e 80386SX 

Il calibrator è un monitor da 20” con una 
risoluzione di 1280 X 1024 pixel ed un range 
di frequenze compreso tra 48 e 66 kHz per la 
scansione orizzontale e tra 40 e 120 Hz per 
quella verticale. Una particolare tecnologia 
adottata, denominata Dynamic Astigmaiism 
Focussing (DAFI, consente di ottenere una 
perfetta visualizzazione delle immagini anche 
negli angoli dello schermo, generalmente af- 
fetti da problemi derivanti dalla scarsa incisi- 
vità dell'immagine. 

Altre caratteristiche riguardano il controllo 
della stabilità del nero, realizzata con un 
sistema denominato AKB (Automatic Kine- 
scope Biasl, ed il collegamento via seriale 
RS232 per la comunicazione bidirezionale del 
monitor con il computer host o con il sistema 
di visualizzazione 

In opzione il monitor può essere dotato di 
un sistema a fotocellule che adatta i livelli di 
luminosità alla luce ambiente; infine, sempre 
in opzione, è disponibile un kit che permette 
di impiegare un ingresso analogico su fibra 
ottica con una larghezza di banda di 150/100 
MHz per collegamenti a distanza fino a 150/ 
300 metri. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



Unibit PCbit, linea 


base. 

Lo scatto iniziale. 

Ottenere ottimi risultati col 
primo personal computer da 
oggi è alla portata di tutti: 
studenti, professionisti, 
piccole aziende. Con un 
personal della nuova linea 
base degli Unibit PCbit è 
infatti possibile partire subito 
e bene, con risultati sorpren- 
denti e a costi sicuramente 
vincenti. 

Gli Unibit PCbit base appar- 
tengono ad una famiglia di 
personal con già decine di 
migliaia di utilizzatori, 
flessibile, affidabile, espandi- 
bile e totalmente compatibile 
con gli standard di mercato : 
MS DOS 4.01 e GW Basic sono 
fomiti di serie e in italiano, 
mentre i modelli con 80286 
dotati di hard disk sono fomiti 
anche con Windows 286, la 
potente interfaccia grafica 
Microsoft. 

Se i modelli da tavolo con 
microprocessore NEC V20, 
compatibile 8088 ma più 
veloce, abbattono la soglia di 
ingresso ai PC di fascia bassa, 



PARTENZA VALIDA 


ma con prestazioni di sicuro 
interesse, il nuovissimo 
portatile (con NEC V30, 
compatibile 8086 ma più 
veloce) stabilisce un record di 
leggerezza nel peso e nel 
prezzo. 

Inoltre presso i Rivenditori 
Autorizzati Unibit, al vostro 
servizio in tutta Italia, potrete 
scegliere anche il software di 
base Unibit (di base anche nel 
prezzo) più adatto alle vostre 
esigenze, per poter essere 
subito in pista con il vostro 
Unibit PCbit base. 

Con gli Unibit PCbit base vi 
lascerete tutti alle spalle, fin 
dalla partenza. 


B/T 



PCbit V20 

PCbit V30 

PCbit 286/12 

PCbit 286 SP 


microprocessore tiequoiKa 

V20 (B0B8I- 10 MHr 

V30 (BOBBI- 10 MH> 

802SG 12 MHi 

80286 16 MHa 


RAM standard massima 

- 640 Kb 

1Mb 

116Mb 



interfacce video «tediale 


AOC 




mrerfacoe video oprameli 

VGA 


Hercules VGA 

Hercules. VGA 


floppy dn ve installubill 

360 - 720 Kb 

144 Mb 

1.2- 144 Mb 

12 144 Mb 


dard dia* installabili 

20140 Mb 

20Mb(W| 

20140180 Mb 

20140180 Mb 


interfacce standard 



2 seriali. 1 parallela 

2 seriali. 1 parallela 


caratteristtctie particolari 

orolooioicaiendario 



jsfaTsSu 


£25 5 SET 

M aw“a^°' 

M GWB^c°' 





itfBUta 


—.——.a 



S.O 8. 

eeaiiSgjB».-' •■tee' aàpagy, 


Idee produttive. 


NEWS 


La gamma PROpc della Citizen offre le 
prestazioni assicurate dai processori 80286 e 
80386. 

Il modello 286 è dotato di una RAM stan- 
dard da 640 Kbyte espandibili in opzione fino 
ad un massimo di 2.64 Mbyte; dispone di 
una frequenza di clock di 8 o 12 MHz con 
uno stato di attesa e di una cache memory 
da 64 Kbyte per gli accessi al disco rigido 

Il modello 386SX dispone di 1 Mbyte di 
RAM espandibile fino a 4 Mbyte ed il proces- 
sore 80386SX opera ad una frequenza di 
clock di 16 MHz II modello top è equipaggia- 
to con il processore 80386 con frequenza di 
clock a 20 MHz e assenza degli stati di 
attesa. 

Comune a tutta la gamma è la dotazione di 
interfacce e memorie di massa: adattatori 
videografici TTL multistandard e VGA, con- 
troller hard disk SCSI con transfer rate di 4 
Mbit/sec., 2 porte seriali RS232, porta paral- 
lela. adattatore video TTL, adattatore video 
VGA, porta mouse e porta di espansione per 
il collegamento di drive esterni 

La dotazione di slot comprende uno slot a 
8 bit e 2 slot a 16 bit per l'inserimento di 
schede di espansione di vario tipo. 

Le configurazioni comprendono l'impiego 
di disk drive da 3.5 e 5.25 pollici con capacita 
comprese tra 360 Kbyte e 1,44 Mbyte; hard 
disk da 20. 40 e 80 Mbyte 




40 


MCmicrocomouter n 93 - fehhram 1 99ft 



Unibit PCbit, 
linea professionale. 
Battuto ogni record. 

Oggi potete migliorare i vostri 
risultati come mai avreste 
sperato. Con i personal della 
linea professionale Unibit, 
infatti, potenza e velocità si 
incontrano per offrirvi presta- 
zioni da record. 

Gli Unibit PCbit professionali, 
che convalidano il successo di 
tutta la famiglia dei PCbit e 
della linea dei minicomputer 
Unibit TSX, sono basati tutti 
sui potente microprocessore 
80386, nelle sue varie versioni, 
dal best seller 386 SX, agli 
avanzatissimi 386 a 25 e 33 
MHz e all'integrato 486. Sfrut- 
tano quindi pienamente i pro- 
grammi che necessitano di 
alta velocità (grafica creativa e 
professionale, editoria, 
gestione aziendale) e sono 
utilizzabili per la multiutenza 
o come primo server di rete 
locale. 

Come tutti i computer prodotti 
da Unibit tutti i modelli della 
linea sono garantiti per un 
anno presso i Rivenditori 
Autorizzati Unibit, pronti a 
consigliarvi anche il vostro 



POTENZA E VELOCITA 1 


software professionale, da 
affiancare al sistema operativo 
MS DOS 4.01 fornito di serie 
insieme al GW Basic e alla 
potente interfaccia grafica 
multitasking Windows 386. 
Della linea fa parte anche un 
portatile, tra i pochissimi 
basati su 386 SX, dotato di un 
eccezionale display LCD con 
grafica VGA, con tutte le 
caratteristiche di un sistema 
professionale da tavolo e in 
più, opzionali, le batterie: un 
altro record Unibit. 

Con gh Unibit PCbit professio- 
nali sprigionate tutte le forze 
vitali, senza limitazioni. 




Q 



Idee produttive. 


NEWS 



Unibit TSX. 
Ottimizzazione delle 
risorse. 

Dai grandi minicomputer e 
lecito, da oggi, attendersi non 
solo altissime prestazioni, 
sfruttabili da tanti posti di 
lavoro, ma anche l'abbattimen- 
to dei costi di acquisto e 
gestione. 

Infatti i TSX, utilizzabili sia 
come sistemi centrali in grado 
di sfruttare a pieno le caratte- 
ristiche di multiutenza del 
sistema operativo standard 
Unix sia come potenti server 
di rete, vengono offerti a 
prezzi che stabiliscono il 
nuovo riferimento nel settore. 
Ciò è ancora più rilevante se 
rapportato alle soluzioni tec- 
nologiche di avanguardia 
adottate da Unibit per 
sfruttare al meglio i micropro- 
cessori 386 e 486, su cui 
l'intera linea TSX è basata. 

Il downsizing (prestazioni da 
mini, costo da personal) è ora 
la forza aggiuntiva di Unibit, 
azienda italiana proiettata 



FORZA DISTRIBUITA 


verso l'Europa e già nota a 
decine di migliaia di utilizzato- 
ri dei suoi PCbit. 

E, non ultima cosa, i Rivendi- 
tori Autorizzati Unibit, 
presenti in tutta Italia, 
garantiscono una totale e 
qualificata assistenza e sono 
in grado di proporvi soluzioni 
complete ' chiavi in mano" per 
applicazioni gestionali, 
scientifiche e professionali, 
con uno o più posti di lavoro. 

Con i minicomputer Unibit 
TSX aggiungere un elemento 
in squadra è facile, anche per 
il costo. 





NEWS 



AXXON 
futuro presente 

É stala presentata alla stampa ed agli 
operatori del settore la società AXXON. co- 
stituita dal gruppo ASEM per la rappresen- 
tanza e distribuzione differenziata di periferi- 
che e di componenti per micro e personal 
computer 

La ASEM e il secondo produttore naziona- 
le di computer ed è una società interamente 
rivolta alla ricerca ed alla produzione, ragione 
per la quale la neonata AXXON si propone 
come società dedicata al supporto delle atti- 
vila di commercializzazione e di distribuzione 
delle penferiche. 

La nuova società opera come diretto ac- 
quirente sui mercati chiave di molte nazioni 
e regola dinamicamente il magazzino per 
consentire adeguamenti di quantità veloci e 
tempi di risposta rapidi con un rapporto 
prezzo/prestaziom dei prodotti offerti decisa- 
mente interessante; l'organizzazione distri- 
butiva AXXON offre doti di grande efficien- 
za, assistenza tecnico/commerciale accurata 
ed un sistema di garanzie e informazioni 
aggiornate sulle tecnologie e sulle tendenze 
di mercato. 

I prodotti distribuiti dalla AXXON compren- 
dono marchi come NEC, Star, Logitech. 
ETAP, Wyse e Connect Tech 


In particolare, della NEC sono distribuiti i 
monitor a colori Multisync nella loro gamma 
completa comprendente modelli da 14" a 
20" con risoluzioni grafiche da 640 X 200 a 
1280 X 1024 pixel e la gamma di hard disk 
con capacità da 20 a 760 Mbyte con tempi 
di accesso fino a 18 ms ed interfacce ST 
506. ESDI. SCSI, AT 

Sempre per ciò che riguarda i monitor, la 


AXXON distribuisce la completa linea di mo- 
nitor DTP nei formati A4 e A3 comprensivi 
di controller per PC AT, PS/2 e Apple Macin- 
tosh con relativi device driver 
L'offerta e completata da una serie di 
prodotti comprendente anche la gamma di 
terminali video ASCII da 14" Wyse. comple- 
ti di varie emulazioni ANSI disponibili nelle 
versioni a fosfon verdi, ambra e bianchi, le 


E.GI.S. COMPUTER 


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COMMODORE 64 NEW 239.000 

DRIVE 1541 II 269.000 

ATARI 1040 ST FM 755.000 

ATARI MEGA2 1.386.000 

PERSONAL COMPUTER 

PHILIPS 9110 1.044.000 

PHILIPS 9115 1.428.000 

COMMODORE PCI 588.000 

OLIVETTI 286 2.624.000 

ATARI PC3H 1.554.000 

ATARI PC 386 4.118.000 

OLIVETTI PCI 730.000 

STAMPANTI 

CITIZEN 180E 344.000 

CITIZEN 120D 294.000 

NEL P7 PLUS 1.597.000 


CITIZEN 15E 546.000 

CITIZEN SWIFT 24 Telefonare 

STAR LC10 352.000 

STAR LC1 O/COLOR 436.000 

STAR LC 24/10 588.000 

NEC P2200 588.000 

NEC P6 PLUS 1.260.000 

EPSON LQ500 588.000 

EPSON LX800 403.000 

MANNESMAN MT81 299.000 

ATARI LASER 2.400.000 

FLOPPY DISK 

5 1/4 DSDD 650 

5 1/4 HD 1.848 

5 1/4 HD NASHUA 2.100 

3 1/2 DSDD 1.176 

3 1/2 SSDD SONY 1.344 

3 1/2 DSDD MITSUBISHI 1.512 


ACCESSORI 

ESPANSIONE 2 MB A 2000 GVP 714.000 


HARDISK A 500 VGP 1 .032.000 

HARDISK 40 MB A 2000 GVP 1.252.000 

KICK START 12/13 100.000 

ANTI FLIOKING 800.000 

SCHEDA ACCEL. 16 MHZ 1 .000.000 

DIGITAL AUDIOVIDEO STEREO 201.000 
CAVO SCART AMIGA 21.000 

JOYSTICK MICROSWITER 24.000 

JANUS XT 546.000 

DRIVE ST. AMIGA 168.000 

ESPANSIONE AMIGA 500 185.000 

ZORRO BIG BLUE 336.000 

VIDEON 2.0 378.000 

DRIVE AMIGA 2000 151.000 

KIT COLORE SWIFT + 24 126.000 

MIDI AMIGA 67JJ00 

DRIVE ATARI 3 1/2 agdftftBP 

FAX CANON 80 lIMb 


44 


MCmicrocomouter n, 93 - febbraio 1990 



NEWS 


schede multiseriali intelligenti RS232 a 4 e 8 
porte compatibili DOS. Unix. SCO Xenix, 
Interactive 286/386 della Connect Tech; la 
linea di prodotti Logitech, comprendente 
mouse, scanner e software per l’editoria 
come i programmi Finesse e Image-ln, la 
gamma di stampanti della Star in grado di 
offrire prodotti comprendenti stampanti ad 
impatto a matrice di punti a 9 e 24 aghi da 
120 a 300 cps. stampanti laser da 8 pagine 
al minuto con alimentatori singoli o doppi e 
possibilità di stampa fronte/retro ed impiego 
del PostScript, 


Elcom 

distribuisce Claris 

La Claris, società statunitense controllata 
da Apple che si occupa dello sviluppo e 
della distribuzione di prodotti software per 
l'ambiente Apple Macintosh, ha affidato la 
distribuzione dei prodotti alla Elcom di Gori- 
zia. che dal 20 gennaio ha cambiato sede e 
nel contempo ha aperto una nuova sede a 
Roma in V.ie Leonardo da Vinci, 114. 

Oltre a software come MacPaint 2.0, 
MacWrite II, MacDraw II e MacProject, la 
Clans è licenziatane anche di altri applicativi 
come ad esempio il software FileMaker II. 


un database che unisce a sofisticate funzio- 
ni di archiviazione anche una notevole capa- 
cità di elaborazione grafica di dati e informa- 
zioni. 

Completano la linea di prodotti Claris an- 
che un intuitivo, ma potente pacchetto di 
grafica CAD (Claris CAD) e la serie di pro- 
dotti SmartForm per la creazione e la gestio- 
ne di modulistica di qualsiasi tipo 

L'accordo di distribuzione siglato dalla Cla- 
ris. che era già distribuita in Italia dalla Sof- 
tlnnova di Torino, rappresenta un logico ri- 
torno alla società che ne aveva curato la 
localizzazione, il lancio e la diffusione sul 
mercato nazionale. 

Da segnalare che con l'occasione la El- 
com ha acquisito dalla Softlnnova. anche la 
distribuzione di CAT. un potente database 
relazionale per la gestione di contatti, attività 
e tempo, prodotto dalla statunitense Chang 
Laboratories. 


AST 

PC Premium 486/25 

La AST ha introdotto sul mercato il nuovo 
sistema basato su 1486/25 con architettura 
Cupid-32 

Il sistema, che gira a 25 MHz. può conta- 
re sull'incremento di prestazioni derivanti 


dall’impiego di un coprocessore matematico 
Weitek 4167 per calcoli in virgola mobile 
avanzati II modo di funzionamento, burst 
mode, accelera il trasferimento tra la memo- 
ria cache e la memoria di sistema incremen- 
tando quindi le prestazioni globali 

L'AST Premium 486/25 è disponibile in 
configurazione standard con 2 Mbyte RAM 
a zero wait state, espandibile a 4 Mbyte 
direttamente on board, ed un totale massi- 
mo di 36 Mbyte 

La piastra monta sette slot di espansione, 
cinque alloggiamenti meccanici per le perife- 
riche. un controller integrato per tre unità 
floppy e due hard disk AT, due porte seriali 
ed una parallela. 

L'architettura AST Cupid-32. ICompletely 
Universal Processor. I/O Design) separa il 
processore e la memoria, componenti sog- 
getti a cambiamento in funzione della tecno- 
logia, dairi/O e dal Bios che sono residenti 
sulla piastra 

Con questa architettura è possibile rag- 
giungere prestazioni pari a quelle di macchi- 
ne 386/25, 386/33 e 486/25 (nel futuro an- 
che a tecnologie come il 486/33 e possibil- 
mente all’Intel 586 od oltre) anche con i 
sistemi AST Premium 386SX/16. 

Le applicazioni più adatte per il Premium 
486/25 includono CAD/CAM. elaborazione di 
immagini in medicina, simulazioni geofisi- 
che. ed analisi di stress in aerodinamica. In 


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XT 12 MHZ 512 K, FLOPPY 360K. CGA/HERCULES, TAST. 101. MINI CHASE. USCITA SERIALE, 

JOYSTICK PARALLELA 724 000 

XT 12 MHZ 512K, FLOPPY 720K, CGA/HERCULES, TAST. 101, MINI CHASE, PARALLELA, 

HARDISK 20 MB 1.145.000 

AT 16 MHZ 51 2K. FLOPPY 1,2MB, CGA/HERCULES, TAST. 101, MINI CHASE, PARALLELA, 

HARDISK 20 MB 1.600.000 

386 SX 20 MHZ 2MB, FLOPPY 1,44 CGA/HERCULES, TAST. 101 „ MINI CHASE, PARALLELA, 

HARDISK 20 MB 2.400.000 

386 28 MHZ 2MB, FLOPPY 1,44 MB, CGA/HERCULES, TAST. 101, MINI CHASE, PARALLELA 

HARDISK 20 MB 3.000.000 


MOTHER BOARD XT 12 MHZ 

143.000 

MONITOR EGA AMBRA 

218.000 

FLOPPY 360K 

126.000 

MOTHER BOARD AT 16 MHZ 

353.000 

MONITOR VGA BIANCO 

235.000 

FLOPPY 720K 

134.000 

MOTHER BOARD 386SX 20 MHZ 

700.000 

COLORE CGA 8833 

420.000 

FLOPPY 12MB 

168.000 

MOTHER BOARD 386 28 MHZ 

1.380.000 

COLORE CGA 1084 

420.000 

FLOPPY 1,44 MB 

168.000 

HARDISK 20MB SEAGATE ST225 

378.000 

COLORE EGA 

588.000 

EGA 640x480 

252.000 

HARDISK 20MB MINISCRIBE 3 1/2 28 MS 

378.000 

COLORE VGA 

655.000 

VGA 600x800 

319.000 

HARDISK 20MB SEAGATE ST124 

395.000 

COLORE MONOSINCH. 

823.000 

CGA/HERCULES 

95.000 

HARDISK 40MB ST 151 3 1/224 MS 

723.000 

MULTISINCH MITSUBISHI 983.000 

VGA 1024 x 768 

437.000 

HARDISK 40MB SEAGATE ST251 

643.000 

MULTISINCH NEC II A 

1.025.000 

CABINET BABY 

142.000 

HARDISK 80MB SEAGATE ST 4096-28MS 

1.080.000 

MULTISINCH NEC III D 

1.323.000 

CABINET MINITOWER 

243.000 

MONITOR TTL 12" VERDE 

126.000 

MOUSE ZNIX 

67.000 

MULTI I/O 

63.000 

MONITOR CVBS 12" VERDE 

126.000 

MODEM EST 1200 

185.000 

CONTROLLER AT 

186.000 

MONITOR DUAL12" 

168.000 

MODEM EST 2400 

336.000 

SERIALE 

32.000 

MONITOR DUAL 14" BIANCO BASCULANTE 

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NEWS 



un ambiente multi-utente. il sistema, grazie 
alle sue doti di potenza, può essere vantag- 
giosamente impiegato per lavorare come 
server di rete e supportare applicazioni Unix/ 

Le tre configurazioni disponibili compren- 
dono il Modello 5 con un floppy disk drive 
da 5.25 pollici e 2 Mbyte di RAM. al prezzo 
14 800.000 lire; il modello 115 con un flop- 
py disk drive da 5,25 pollici, 2 Mbyte di 
RAM ed un hard disk AT da 110 Mbyte, 
costo di 17 400 000 lire, il modello 325 con 
un floppy disk drive da 5,25 pollici, 2 Mbyte 
di RAM ed un hard disk AT da 320 Mbyte 
con controller ESDI, al prezzo di 21 000 000 
lire 


Alpha Micro... Ruby 

La società multinazionale californiana Alp- 
ha Microsystems, ha presentato- il nuovo 
AM-1400-LC. soprannominato « Ruby» 

Definito dagli operatori un «Super Micro» 
in grado di consentire agli utenti finali dì 
usufruire di polenti soluzioni studiate per 
grossi sistemi e di potersi espandere con 
una crescita praticamente illimitata sia di 
elaborazione che di posti lavoro in modo 
graduale ed economico, Ruby appartiene al- 
la nuova serie AM-1400-LC. e rappresenta 
una evoluzione tecnologica della ricerca Alp- 
ha Microsystems É un computer desktop 
compatto la potenza e l'economicità del 
quale sono rappresentate dalla possibilità di 


supportare fino a 4 termmali/stampanti e 
due stampanti parallele, con tutti i posti di 
lavoro che facilmente condividono informa- 
zioni e programmi È dotato come lutti i 
componenti della famiglia Alpha Microsy- 
stems. di un «cuore» Motorola. 68010 a 12 
MHz. che abbinato al sistema operativo 
AMOS, aumenta le sue prestazioni intrinse- 
che Conta su di una memoria RAM di un 


Mbyte espandibile a 3 Mbyte 
La capacità della memoria di massa mo- 
dulare è stata progettata per soddisfare tut- 
te le esigenze del piccolo e medio utente 
con tagli da 40. 85, 170 Mbyte con tempi 
medi di accesso di 25 ms 
Biblioteca software fornitissima, sia come 
linguaggi che applicativi più o meno specifi- 
ci, completa la carrellata sul nuovo prodotto. 



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47 




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NEWS 



Nuove workstation 
Texas Instruments 

Sono tre i nuovi modelli di workstation per 
applicazioni in ambiente operativo MS-DOS e 
Unix/Xenix annunciate dalla Texas Instru- 
ments. 

I tre nuovi prodotti sono tutti basati sull'im- 
piego del processore 80386 con frequenza di 
clock a 33 MHz e testimoniano la collocazio- 
ne della linea «workstation" (cosi è stata 
battezzata la nuova famiglia di prodotti) nella 
fascia alta del mercato 


Il modello entry pomi della gamma, deno- 
minato System 386/33. offre una memoria 
RAM di 2 o 4 Mbyte direttamente sulla 
mother board (espandibili fino ad un massi- 
mo di 36 Mbyte) e può essere dotato di 
coprocessore matematico 80387 oppure 
Weitek 3167 per tulte le applicazioni che 
richiedono l’esecuzione intensiva di calcoli 
Una cache memory da 32 Kbyte consente 
di ottenere una significativa diminuzione dei 
tempi di accesso alla RAM con un conse- 
guente aumento delle prestazioni comples- 
sive 


Mediante l'utility «cache disk", inoltre, le 
informazioni residenti su hard disk vengono 
prelevate da quest’ultimo e allocate nella 
memoria elevando le prestazioni generali del 
sistema. 

Per ciò che riguarda la dotazione di memo- 
rie di massa, la Texas Instruments offre 
numerose configurazioni comprendenti disk 
drive da 5.25" e 3.5" con capacita massima, 
rispettivamente, di 1.2 o 1,44 Mbyte; hard 
disk e streamer da 1 50 Mbyte per una capa- 
cità complessiva di 640 Mbyte. 

Per offrire un elevato livello di integrazio- 
ne. il controller delle memorie di massa e già 
direttamente disponibile sulla mother board, 
mentre in opzione è disponibile un controller 
di tipo ESDI. 

Il bus di sistema è provvisto di ben 7 slot 
dei quali uno a 32 bit é dedicato alla connes- 
sione con la CPU. altri due (sempre a 32 bit) 
possono essere impiegati per espandere la 
memoria, altri due sono del tipo AT compati- 
bile a 16 bit ed uno é a 8 bit 

Tramite l’implementazione di un Extended 
Memory Manager, le Workstation Texas In- 
struments permettono di sfruttare le possibi- 
lità offerte dalla memoria EMS, secondo le 
specifiche della versione 4 0 di Lotus/lntel/ 
Microsoft 

Per comunicazioni di tipo asincrono è di- 
sponibile un multiplexor basato sul processo- 
re 80186 Intel, che sgravando la CPU dalle 



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49 




NEWS 


operazioni di Input/Output, contribuisce all'in- 
cremento delle prestazioni del sistema. 

Le diverse soluzioni per ciò che riguardano 
l'output video comprendono anche adattatori 
standard VGA e monitor a colori o monocro- 
matici. 

I nuovi modelli sono già distribuiti sul terri- 
torio nazionale e rappresentano l'anello di 
congiunzione verso il basso con la gamma di 
mini e supermini in ambiente Unix della 
famiglia System 1000 Texas Instruments. 


Acer 1200, EISA e i486 

Anche la Acer, distribuita in Italia dalla SHR 
di Fornace Zarattini IRA), entra nel mercato 
dei 486 con un nuovo prodotto basato su 
architettura EISA 

La caratteristica di maggior rilievo consiste 
in una speciale architettura basata su di un 
secondo livello di cache memory di 128 
Kbyte, complementare alla primaria di 8 Kby- 
te interna al processore i486. 

Utilizzando un bus interno di 128 bit e la 
doppia architettura cache. Acer 1200 rag- 
giunge una potenza elaborativa di 1 1 Mips, la 
maggiore rispetto agli altri modelli di casa 
Acer. 

La filosofia di progettazione dell'Acer 1200 
ha ottimizzato ogni sistema componente 
(memoria centrale, bus del sistema e memo- 



ria di massa) per sviluppare una caratteristica 
che possa utilizzare al massimo le capacità 
del processore i486 Con il perfetto bilancia- 
mento dei componenti, inoltre vengono eli- 
minati i tradizionali colli di bottiglia. 

Con i livelli di prestazione, l'Acer 1200 
raggiunge lo stato dell'arte dell‘i486 Un con- 
troller per il livello secondario della cache 
memory. di progettazione Acer, accoppiata al 
processore centrale, aumenta le prestazioni 
del sistema, accelerando gli accessi per sup- 


portare cicli di memoria a zero wait state ed 
effettuare trasferimenti di memoria alla mas- 
sima velocita di clock 
La memoria RAM è espandibile, in modo 
estremamente flessibile, fino a 64 Mbyte 
direttamente on board, tale valore rappresen- 
ta un aumento da due a quattro volte supe- 
nore alla quantità di memoria normalmente 
raggiungibile su di un personal computer 
386 


LA GIUSTA ENERGIA 
E^ItyTUO COMPUTER 

, /V \ / \ f\ / «GRUPPI DI CONTINUITÀ’ 



Elettronica 


ELETTRICA 



no break - short break 

• STABILIZZATORI 
DI TENSIONE 

• CONDIZIONATORI 
RETE 

DIVERSI UTENTI HANNO GIÀ ESPRESSO 


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50 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



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Va Ciociaria 12, Roma, Tel. 06/4240379 » 
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Barco. 6/1, 00111 Bagni di TivoTi (Roma). Tel. 0774/357912 
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Lavorare 

cantando 


Il 1990 rappresenta per Verbatim un 
appuntamento importante. Verbatim infatti, 
azienda leader nel settore dei floppy disk, compie 
21 anni. Ventuno anni spesi nell’ideare nuovi 
progetti, creando sempre nuove tecnologie e 
sempre nuovi sofisticati prodotti. 

In questa eccezionale occasione, tutti coloro 
che acquisteranno due scatole di 5” / DataLife 
“Speciale 21 anni”, riceveranno un fantastico 
compact disk contenente alcune fra le migliori 
canzoni europee degli anni 69/89. ( Acquistando 
Verbatim "W r j • 

“Speciale 21 anni ^^03111X1 
lavorerete cantando! T — a Kodak company 



Motorola 68040 

di Andrea de Prisco 


IV I e vedremo delle belle». Questo 
IM è quanto ho pensato durante il 
breve viaggio necessario a raggiungere 
Milano in occasione della presentazione 
ufficiale del nuovo «iper processore» 
della Motorola, il 68040. Che sarebbe 
uscito, si sapeva; che come il suo con- 
corrente Intel 80486, fosse una reinte- 
grazione su singolo chip di componenti 
finora separati si sapeva pure; ma che le 
caratteristiche del nuovo nato fossero 
tali e tante da far rabbrividire qualsiasi 
altro oggetto a base di silicio mai prodot- 
to potevamo solo augurarcelo e/o so- 
spettarlo. nulla di più. 

MC 68040 

Completamente compatibile con tutta 
la sua famiglia di predecessori, il 68040 
conta su ben un milione e duecentomila 
transistor integrati su singolo chip grazie 
alla tecnologia HCMOS da 0.8 micron. 
Attualmente clock-ato a 25 MHz, i suoi 
«numeri» parlano abbastanza chiaro: 20 
MIPS, 3,5 MFLOPS, 1 ,3 cicli di clock per 
istruzione, 2 cache memory e 2 MMU 
fanno di questo CISC (Complex Instruc- 
tion-Set Computer) una macchina dalle 
capacità formidabili 


Tali livelli di velocità sono stati raggiun- 
ti utilizzando contemporaneamente di- 
verse tecniche, ognuna delle quali con- 
tribuisce in maniera considerevole alla 
enorme potenza di calcolo del processo- 
re. Prima fra tutte l'alta ingegnerizzazio- 
ne che ha permesso di integrare su un 
solo pezzo di silicio le più importanti 
unità di cui oggi è composto un sistema 
di calcolo. Oltre al coprocessore mate- 
matico interno, perfettamente compati- 
bile anch'esso col 68882 (ma «viaggian- 
te» ad una velocità doppia), troviamo 
all'interno del 68040 anche due cache 
memory da 4 Kbyte l'una, per i dati e per 
le istruzioni. Accanto a queste, due 
MMU dirigono il traffico tra le unità di 
memoria interne e la memoria principa- 
le, naturalmente (ancora per poco?) 
esterna al processore vero e proprio. 
Anche la logica di interfacciamento al 
bus dispone del suo giusto quantitativo 
di «intelligenza» dato che è in grado di 
riconoscere il momento più opportuno 
per accedere al bus senza rallentare le 
rimanenti (tante) attività del 68040. Pare 
che fino a ben 14 operazioni simultanea- 
mente in corso è possibile «fotografare» 
all'interno del chip in particolari situa- 
zioni. 


Come in ogni RISC che si rispetti (ehi, 
un momento! Ma il 68040 non é un 
RISC: è il modo come è stato realizzato 
che lo fa sembrare tale!) la maggior 
parte delle istruzioni macchina sono por- 
tate a termine in un solo ciclo di clock e 
le stesse (o, meglio, buona parte di 
queste) non sono interpretate a mezzo 
microprogramma, ma direttamente ese- 
guite dall'hardware tutt'altro che «ri- 
dotto» 

E siamo solo agli inizi: si parla ora di 
chip a 25 MHz tra breve disponibili in 
quantità ma sono anche citate nella 
documentazione versioni a 33 e 50 MHz, 
Chissà cosa dovremmo aspettarci dal 
successivo 050? 

L'intelligenza nel silicio 

Certo, 14 operazioni contemporanea- 
mente sono davvero tante. Ma come 
diavolo è possibile? La risposta, tutto 
sommato, non è poi nemmeno tanto 
difficile, una volta presa visione dello 
straordinario parallelismo «multi-level» 
implementato nel chip. Pensate che la 
sola unità intera ha un pipeline interno di 
grado 6, ovvero già da sola lavora su 6 
istruzioni simultaneamente: mentre scri- 


52 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MOTOROLA 68040 



ve in memoria il risultato dell'operazione 
X, esegue l'istruzione X+1 , preleva i dati 
dell'istruzione X+2. calcola la locazione 
dei dati della X+3, decodifica l'istruzione 
X+4 e preleva dalla memoria l'istruzione 
X+5. Tutto nello stesso ciclo di clock. Il 
«vecchio» 68030 riusciva a fare lo stes- 
so gioco su sole tre istruzioni... 

E cosa succede se un salto condizio- 
nato interrompe il flusso di pipeline? Al 
68040 proprio nulla, dal momento che 
non appena si incontra una di queste 
operazioni saltano fuori altri due indipen- 
denti livelli di pipelining normalmente 
non utilizzati che provvedono a fare il 
prefeth e la decodifica delle istruzioni 
dove «forse» si dovrà saltare. Come dire 
che il processore «ufficiosamente» fa 
anche di più di quanto appare da una 
visione esterna. Roba da non crederci! 

Anche l’unità floating point è al suo 
interno parallela. Li gli stadi di pipelining 
sono tre e corrispondono alle fasi di 
conversione FP — integer (o viceversa), 
l'esecuzione dell'istruzione e la scrittura 
del risultato. Da notare che un ulteriore 
livello di parallelismo si ha tra le varie 
unità completamente indipendenti le 
une dalle altre: quando l'unità intera 
incontra una istruzione FP non deve far 
altro che inviarla all’unità matematica 
che effettuerà il calcolo mentre l'unità 
intera passerà a svolgere un altro compi- 
to. Anche per l'unità FP le funzioni 
matematiche fondamentali come le ad- 
dizioni e le moltiplicazioni in virgola mo- 
bile sono eseguite direttamente dal- 
l'hardware senza interpretazione a mez- 
zo microprogramma. Non sono invece 
implementate internamente le funzioni 
trascendenti (seni, coseni, radici quadra- 
te, ecc.) come accade invece con il 
68882 e nonostante ciò le medesime 
operazioni trascendenti eseguite a mez- 
zo di routine software fornite dalla stes- 


sa Motorola, sono eseguite ad una velo- 
cità superiore del 50%. 

Cache e memory management 

A differenza del 68020 che dispone al 
suo interno una sola cache da 256 byte e 
del 68030 che dispone di due cache da 
256 byte, il nuovo nato Motorola ha due 
cache memory da 4 Kbyte l’una, ognuna 
dotata di MMU e cache control. L’impor- 
tanza di disporre di MMU control separa- 
ti risiede nel fatto che cosi facendo, dati 
ed istruzioni possono essere trasmessi 
in parallelo e non solo sequenzialmente 
(come accade nel 68030 e nell'80486, 
ahi. ahi, ahi!). Grazie alle due cache 
memory, la velocità di trasferimento del- 
le informazioni raggiunge i 200 Mbyte 
per secondo. 

Davanti a tanta velocità e parallelismo 
c'é da chiedersi come si comporta il chip 


quando un dato richiesto non è presente 
nella cache interna ma occorre ripescar- 
lo nella memoria principale. Semplice: la 
MMV lavora sempre e comunque, sia 
che il dato sia effettivamente disponibile 
nella cache che nel caso contrario. Nella 
fattispecie, mentre l’unità intera accede 
alla cache memory, la MMU anticipa un 
eventuale page fault traducendo con- 
temporaneamente l'indirizzo logico nel 
corrispondente indirizzo fisico in modo 
da non perdere tempo nel caso sia 
necessario un accesso in memoria prin- 
cipale. 

Per quanto riguarda le operazioni di 
scrittura in memoria, i processori con- 
venzionali utilizzanti cache memory. per 
mantenere la memoria principale aggior- 
nata, parallelamente alla scrittura in ca- 
che effettuano la scrittura anche in me- 
moria principale. Se da una parte tale 
schema di funzionamento permette di 




MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


53 


MOTOROLA 68040 


Bull e Motorola 

Alla presentazione Motorola era presente anche la Bull Italia che presentava la nuova scheda 
microprocessore basata sul 68040 per i suoi sistemi DPX/2 mono e multi processore 
Inizialmente basali sul chip Motorola 68030, le lamiglie 200 e 300 sono state concepite e realizzale in 
modo aperto, cosi da poter anche incorporare il nuovo chip 68040 non appena sarà disponibile Tulli i 
componenti principali del sistema, controller di memoria, memoria cache, bus. ecc sono stati 
progettali e realizzati per accordarsi senza problemi col nuovo chip che puO essere sostituito all'attuale 



mantenere sempre coerenza tra i dati in 
memoria e i dati in cache, il più delle 
volte può risultare superfluo se i dati 
appena scritti devono essere nuovamen- 
te modificati. Non dimentichiamo infatti 
che in un moderno calcolatore il bus con 
la memoria non è più «proprietà privata» 
del processore ma è condiviso con tutti i 
dispositivi DMA collegati. E se risparmia- 
mo accessi in memoria, la velocità glo- 
bale del sistema aumenta sensibilmen- 
te. Il 68040, accanto alla modalità «wri- 
te-through» che esegue sempre e co- 
munque una doppia scrittura, fornisce 
una modalità alternativa detta «copy- 
back» che aggiorna la memoria principa- 
le ad intermittenza, quando il bus non è 
richiesto per altre funzioni del sistema. 

Per finire, un'ulteriore caratteristica 
originale del 68040 è costituita dalla 
modalità «finestra di memoria trasparen- 
te» con la quale il processore scavalca 
completamente la MMU quando si ese- 
guono operazioni su celle contigue di 
memoria e l'indirizzo fisico coincide con 
l'indirizzo logico (a meno di un displace- 
ment, ndr) e dunque non è richiesta 
alcuna traduzione. 

Bus control unit 

Quando è richiesta un’operazione di 
scrittura in memoria, l'unità intera ordina 
all'unità di controllo bus di eseguire la 
scrittura e passa ad eseguire un altro 
compito. Se il bus in quel momento non 
è libero, l'unità di controllo bus aspetta 
un momento più favorevole per eseguire 
l'operazione. Il tutto in maniera comple- 
tamente indipendente dall'operato delle 
restanti unità del 68040. 

Per quanto riguarda invece i trasferi- 
menti da e verso la cache memory, 
l'unità di interfaccia permette la modalità 
«burst» di trasferimento dati nei due 
sensi che permette rapidi passaggi di 


blocchi di dati tra cache e memoria 
principale. Per la cronaca, il 68030 cosi 
come l'80486 permette la modalità burst 
in lettura ma non in scrittura. 

Se invece i nostri bravi 68040 saranno 
utilizzati in sistemi multiprocessor (spe- 
riamo presto!) grazie alla funzione di 
«bus snoopmg» siamo al riparo anche da 
incocrenza tra le varie cache presenti in 
tutti i processori del sistema. Questo 
nell'augurabile caso di multiprocessor 
dotati di spazio di indirizzamento comu- 
ne e non separato. Può succedere infatti 
che due o più processon accedano alle 
stesse celle di memoria per prelevare 
dati e una modifica a questi da parte di 
un processore deve naturalmente esse- 
re tenuta in considerazione anche dagli 
altri. L'unità di interfaccia bus sorveglia 


l'attività del bus di sistema: se rileva che 
un altro processore ha richiesto dati alla 
memoria principale, blocca immediata- 
mente la propria cache per vedere se i 
dati richiesti sono stati in qualche modo 
alterati. Se si verifica questo, l'unità di 
interfaccia intercetta la richiesta e invia 
la propria versione aggiornata del dato 
verso i processori che l'hanno richiesta. 
In questo modo i rimanenti processon 
non vedono mai l'informazione obsoleta 
nella memoria principale. Ma il 68040. 
ancora una volta, non si ferma qui e 
prevede bus snooping anche per le ope- 
razioni di scrittura in memoria, con un 
funzionamento complementare a quello 
testé descritto. Se rivela che nuovi dati 
vengono scritti in memoria da un altro 
processore, verifica se nella propria ca- 
che esiste una vecchia versione di quei 
dati per. eventualmente, aggiornarli. 

Conclusioni 

Davanti a tanta potenza di calcolo non 
possiamo che auspicare un futuro più 
che roseo per tale processore che, non 
l'abbiamo ancora detto, arriverà sul mer- 
cato in quantità nei prossimi mesi e ad 
un prezzo relativamente basso: 795 dol- 
lari per chip. Poco più in là saranno 
disponibili anche i chip più veloci, prima 
a 33 MHz e poi a 50. Noi speriamo solo 
di vedere al più presto non solo numeri 
sempre più invitanti, ma anche macchi- 
ne (ben) funzionanti sulle scrivanie più 
efficienti. A quando allora un Super 
NeXT, un Macintosh III e un Amiga 
4000? 



54 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



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prendente cabinet da tavolo, 

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monocr. L. 2.450.000 

colori VGA L. 2.660.000 


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formatt.) 13 ms, 800 Kb/sec. 
con controller ESDI 1:1 

L. 1.990.000 
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c° yy ^v\c > 



Un viaggio tra scienza, 
fantascienza... e frattali 

di Gaetano Di Stasio 
coordinamento di Andrea de Prisco 



FUTUR@TOM3$l 

Napoli, 1-17 dicembre 1989 


L 'obiettivo di Futuro Remoto è stato fin 
dal principio soprattutto quello di 
avvicinare l'uomo comune alle frontiere 
della tecnologia; permettergli di 
affacciarsi sullo strapiombo che separa 
il reale dal fantastico, ai cui limiti 
lavorano gli scienziati di tutto il mondo; 
trasformarlo da semplice spettatore a 
protagonista attivo e cosciente delle 
rivoluzioni teoriche che avvengono nei 
laboratori di ricerca agli albori di ogni 
nuova scoperta. 

Ancora una volta ad ospitarla è stata la 
Mostra d'Oltremare di Napoli che ha 
messo a disposizione circa diecimila 
metri quadrati di superficie espositiva, 
riempiti con prodotti di alta tecnologia, 
curiosità, laboratori, discoteca con D.J. 
doc e con proiezioni di video e 
diapositive pilotate a suon di musica, 
telescopi dedicati all'osservazione della 
Luna e di Giove, gastronomia nazionale 
ed internazionale: inoltre c'erano premi 


letterari, intrattenimenti di vario genere, 
due film di fantascienza per serata, 
documentari scientifici a carattere 
divulgativo non-stop ed ogni pomeriggio 
dibattiti e conferenze cui hanno 
partecipato personalità del mondo della 
scienza come Karl Alex Muller. premio 
Nobel per la fisica 1987, e Jack 
Steinberger, premio Nobel per la fisica 
1988 (quest'ultimo allievo di Enrico 
Fermi) 


La manifestazione 

Le sezioni scientifiche di Futuro Re- 
moto erano incentrate sulla supercon- 
duttività allestita in collaborazione col 
CERN (Centro Europeo Ricerche Nu- 
cleari) di Ginevra. l'Università italiana, il 
CNR (Centro Nazionale Ricerche) e altri 
enti ed istituzioni scientifiche nazionali 


ed internazionali; ma attenzione! Niente 
di pedante; il linguaggio usato era volu- 
tamente semplice, per dare a tutti la 
possibilità di comprendere, anzi per in- 
vogliare a saperne di più. 

Al centro della mostra anche «il Vo- 
lo». Non mancavano ovviamente simu- 
latori di volo al computer a disposizione 
dei visitatori, l'area aeromodellismo, un 
deltaplano a motore ed un FI 04 rigoro- 
samente veri, turbo eliche sezionate, 
carlinghe e fusoliere «nude», una galle- 
ria del vento e diverse work-station gra- 
fiche e plotter con cui alcuni ingegneri 
della nostra compagnia di bandiera spie- 
gavano velocemente e con l’ausilio di 
immagini on-line le varie fasi della pro- 
gettazione di velivoli spaziali e di aerei. 

Interessantissima inoltre anche la 
conferenza tenuta dal professor Antonio 
Consiglio sul tema «Frattali: fra ordine e 
caos» sui cui temi vorrei intrattenermi 
un po' con voi. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


57 


FUTURO RFMOTO 





Alla scoperta del pianeta Genesis 

Grande studioso delle leggi che rego- 
lano questi oggetti matematici, collabo- 
ratore di Mandelbrot. il prof, Consiglio è 
stato a capo di interessanti ricerche 
portate avanti alla Boston University ed 
all'Istituto di Fisica Teorica di Parigi in 
cui è installato un super-calcolatore 
Cray. 

Attualmente si sta occupando dei 
frattali non deterministici (alcuni esempi 
sono proposti in figura) e delle leggi che 
regolano la crescita dei fiocchi di neve, 
per capire i meccanismi della autorego- 
lazione e le analogie con i sistemi biolo- 
gici. 

Le tecniche utilizzate per generare 
immagini realistiche di paesaggi, simili a 
quelle che potete ammirare nelle foto, 
sono sostanzialmente semplici da im- 
plementare ed in linea di principio 
chiunque possieda un calcolatore do- 
mestico è in grado di generarle. 

Esse si basano grosso modo sui con- 
cetti di geometria frattale originariamen- 
te formulati da Benoit B. Mandelbrot. 

Le differenze fra le immagini che riu- 
sciamo a «tirar fuori» da un semplice 
computer personale rispetto a quelle 
che abbiamo utilizzando supercalcolatori 
o comunque work-station dedicate, ri- 
siedono nella possibilità di inserire nei 
propri lavori vari effetti come i colori, le 
ombreggiature, le nuvole, la foschia più 
o meno densa, i banchi di nebbia, le 
increspature sulla superficie dei laghi, i 
riflessi sull’acqua, la vegetazione costi- 
tuita da alberi e piante di natura rigoro- 
samente frattale (chiamate piante graf- 
fali perché sono basate sui grafi) e 
soprattutto la velocità di tracciamento a 
dir poco sconcertante. É pur vero però 
che la differenza fra gli hardware è 
sostanziosa: quei computer hanno una 
risoluzione di 2000x2000 pixel, ciascu- 
no dei quali rappresentati da 48 bit 
sufficienti a conservare copiose infor- 


triangoli piuttosto monotono che ha po- 
co a che fare con il reale aspetto di una 
catena montagnosa. 

C'è infatti il trucco. È possibile ravvi- 
vare la veduta aggiungendo un po' di 
«movimento» in verticale, ogni volta 
che si aggiunge alla scena un nuovo 
punto medio, lo si sposta verso l'alto o 
verso il basso di una misura casuale 
contenuta in un range di variazione. 

Gli spostamenti casuali, che in gene- 
rale devono essere ridotti a mano a 
mano che i triangoli diventano più picco- 
li (ad esempio dividendo per due il sud- 
detto range ad ogni iterazione), trasfor- 
mano i triangoli in vette frastagliate che 
si alternano a valli. 

Da notare che non c'è alcuna relazio- 
ne fra tale variabile casuale e il suo 
range di variazione con la dimensione 


Nella sezione super- 
conduttività vi erano 
interessanti esperien- 
ze scientiliche propo- 
ste In particolare nella 

rione magnetica a cui 
sono soggetti i super- 
conduttori in particola- 
ri condizioni e a tem- 
perature bassissime. 
L oggettmo sospeso é 
una conchiglielta di 
ceramica supercon- 
duttrice riempita di 
azoto liquido 1-197 
gradi centigradi) 


mazioni sul colore e la trasparenza: me- 
moria poi controllata da più elaboratori 
paralleli (quattro in alcuni casi) ad alta 
velocità, totalmente programmabili e ca- 
paci di 40 milioni di operazioni elemen- 
tari al secondo, in modo che l'unità 
video superi la velocità di 480 milioni di 
byte al secondo durante il «dialogo» 
con la memoria!!!! 

Ma andiamo avanti nel nostro viaggio. 
Per semplificare al massimo il discorso 
supponiamo che il terreno copra un'a- 
rea triangolare. Muoviamoci nei seguen- 
te modo: suddividiamo il triangolo in 
quattro triangoli più piccoli trovando il 
punto di mezzo di ciascun lato e con- 
giungendo i nuovi punti con tre seg- 
menti. Ciascun triangolo viene a sua 
volta suddiviso alla stessa maniera ite- 
rando il procedimento per 6-7 volte (non 
penso che la vostra risoluzione video vi 
permetta di andare oltre facendovi go- 
dere della vista di nuovi particolari). Il 
risultato che si ottiene è un reticolo di 


58 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





FUTURO REMOTO 



Qui è sialo particolarmente esasperalo il I attore « caso » ottenendo un paesaggio tipicamente 
extraterrestre 


frattale (D nel seguito, con pedice «c» 
per le coste e «m» per la dimensione 
frattale delle montagne dove 
Dm=Dc+1) dell'oggetto in esame. 

Ma cosa è la D? Una retta ha D uno; 
un piano ha D due; lo spazio invece ha 
D tre (e fin qui tutto bene) ma una linea 
costiera che D ha? Pensando alla costa 
della Gran Bretagna (tutta frastagliata, 
piena di insenature e fiordi) questa po- 
trebbe avere, per esempio, D pari a 3/2. 
Questa forma può essere vista come 
una via di mezzo tra una forma ad una D 
(una linea retta) e una forma a due D 
(un piano). Se una linea costiera fosse 
relativamente diritta la sua D sarebbe 
vicina ad uno; se invece fosse molto 
frastagliata la sua D si avvicinerebbe a 
due. come se cercasse di riempire il 
piano. 

Quando De è troppo vicina ad uno 
(per valori maggiori di uno) i contorni 
delle isole sono troppo regolari e i rilievi 
montagnosi (con Dm molto vicina a 
due. partendo da valori maggiori di due) 
presentano falde-troppo inclinate. Quan- 
do De è troppo vicina a due (per valori 
minori di due) i contorni delle isole sono 
troppo tortuosi ed i rilievi montagnosi 
(con Dm molto vicina a tre) troppo pie- 
no di picchi e di abissi, nel particolare 
(zoomando), e troppo piano nell'insieme 
(nella vista globale). 

Tuttavia è chiaro che la D di un monte 
terrestre non è la stessa ovunque; essa 
comunque sembra essere raramente in- 
feriore a 2.1 o superiore a 2.5 ed in 
particolare si è provato, mediante una 
ricerca statistica, che essa è circa 2.3 (è 
interessante notare che 2 è la dimensio- 
ne del piano mentre 0.3 è circa la 


superficie terrestre ricoperta dalla terra 
ferma). 

In definitiva possiamo senz'altro dire, 
per scrollarci di dosso formalismi inutili 
e fuorviami, che i decimali di D rappre- 
sentano la percentuale di spazio (inteso 
nel senso più generale del termine) 
occupato. Mentre la variabile casuale 
non altera lo spazio occupato dai monti 
ma fa variare invece le asperità del 
paesaggio come si può vedere nella 
foto di questa pagina. 

Anche se l'algoritmo completo per 
disegnare montagne è troppo lungo e 
complesso per poterlo descrivere in 
questa sede, c'è un semplice program- 
ma chiamato Mountain che disegna il 
monte Mandelbrot in sezione trasversa- 
le. Mountain illustra l'idea fondamentale 
dei punti di suddivisione a spostamento 
casuale lungo un asse verticale. Inizian- 
do con un unico segmento orizzontale 
si determina il punto di mezzo e lo si 
sposta su o giù di una misura casuale. 

Ciascuno dei due segmenti risultanti 
viene poi suddiviso e perturbato. Il pro- 
cedimento può essere proseguito in 
maniera analoga alla tecnica di suddivi- 
sione dei triangoli. 

Tale programma, realizzato per noi da 
Giuseppe Giordano, amante e profondo 
conoscitore di questi oggetti matemati- 
ci, é presente in versione sorgente e 
compilato su MC-Link per iniziare alle 
gioie ed ai dolori dei paesaggi frattali 
tutti coloro che sognano di progettare 
un programma che li realizzi (aspetto 
comunque i vostri lavori, ansioso come 
non mai di vedere cosa siete riusciti a 
combinare). 


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CERCASI RIVENDITORI PER ZONE UBERE 


MCmicrnnomnuter n. 93 - febbraio 1990 


Stampa Estera 


di Alessandro Lanari 



« Alcuni anni la. abbiamo cri- 
stallizzato i nostri sogni nell'idea 
di un " personal dynamic me- 
dium" delle dimensioni di un 
taccuino HI Dynabook). che sia 
alla portata di tutti e possa avere 
la capacità di gestire pratica- 
mente tutte le necessità del suo 
possessore nel campo del trat- 
tamento dell'informazione. » 
Alan Kay Adele Goldberg 
Palo Alto Research Center 

Questa citazione, tratta dal- 
l’ottimo volume "A History of 
Personal Workstation” edito da 
Addison Wesley. mi é tornata 
alla mente dopo aver notato, 
sulla stampa estera, gli annunci 
relativi al GRIDPad, un nuovo 
computer marcato GRID che ha. 
evidentemente, tratto origine 
proprio dalle ricerche svoltesi 
anni fa al PARC della Xerox 

L'aspetto del GRIDPad é. per 
usare un eufemismo, sconcer- 
tante. Si trattta di un oggetto di 
circa 30*20 cm. spesso meno di 
3 centimetri e pesante 2 chili. 
La sua superficie è quasi intera- 
mente ricoperta da un display 
LCD mentre i tasti presenti so- 
no solo 5. La comunicazione 
con il computer si svolge me- 
diante uno stilo da appoggiare 
alla superficie sensibile del di- 
splay In questo modo, con un 
software apposito, si può simu- 
lare anche una tastiera reale, 
non é un gran che ma basta per 
Inserire semplici comandi Si, 
perché questo oggetto é anche 
un PC compatibile, con MS- 
DOS 3.3 in ROM e drive virtuali 
realizzati su schede RAM o 
ROM II processore è un 80C86 
con il clok a 10MHz. piu che 
sufficiente per molti usi di routi- 
ne L'alimentazione é fornita da 
un blocco di batterie ricaricabili 


NiCd. ma in casi di emergenza 
si possono usare anche 10 nor- 
malissime pile AA. 

Autonomia delle batterie: 8 
ore o più. a seconda dell'uso 

Ma il vero bonus, la rivoluzio- 
ne che questa macchina porta 
dentro di sé, è il riconoscimento 
dei caratteri scritti a mano Ov- 
vero, voi scrivete sullo schermo 
con lo stile ed il tutto viene 
convertito in ASCII. Purtroppo 
però c'è una serie di limitazioni 
da considerare. Il sistema rico- 
nosce soltanto uno stampatello 
diciamo "infantile", con le lette- 
re ben staccate fra loro. La 
GRID Systems Corp. precisa 
che ci vogliono circa 15 minuti 
prima che l'utente impari a scri- 
vere in modo «comprensibile” 
per il GRIDPad Frank Hayes, 
autore di un articolo apparso su 
«Byte», afferma di non aver 
avuto alcun problema di incom- 
prensione con la macchina, che 
ha immediatamente capito nu- 
meri e lettere da lui scritti. 
Quando il computer non capisce 
una parola, basta farci sopra un 
rigo con lo stilo: il software di 
riconoscimento la cancella e si 
prepara a rileggerla 

«È stupefacente realizzare 
che chiunque sia in grado di 
nempire un modulo può usare il 
GRIDPad». afferma Hayes. Lo 
schermo del GRIDPad non ha 
un «alto» ed un «basso», può 
essere programmato per funzio- 
nare ruotato in ogni direzione 
All'interno del computer può es- 
sere montato un modem a 2400 
baud MNP compatibile. 

Chi sentisse ancora la neces- 
sità di portarsi dietro un po' di 
peso in più (in effetti solo 1 chilo 
e mezzo circa), avrà la possibilità 
di acquistare un box di espan- 
sione munito di un hard disk 


veloce da 20 Mb, di una porta 
parallela e di un connettore per 
un drive esterno od una unità di 
back-up Dunque, manca qual- 
cosa.. ah si, una tastiera norma- 
le... si può aggiungere anche 
quella, ma sembra che la GRID 
non creda che sia veramente 
utile, vista la praticità dello 
schermo sensibile. Tra l'altro, 
mentre l’LCD e configurato in 
standard CGA doublé scan 
(640*400). la parte sensibile arri- 
va ad una risoluzione di 
1024*1024 punti. É possibile 
istruire la macchina a salvare in 
memoria una parte dello scher- 
mo cosi come è. ad esempio un 
disegno, una firma o qualsiasi 

Si tratta, quindi, del primo ten- 
tativo «realistico» di costruire 
quello che per anni ha rappre- 
sentato il punto di arrivo ed il 
sogno finale di molti informatici. 
Un oggetto che «superi» il com- 


puter tradizionale, che ci ha co- 
stretti a conformarci alle sue 
esigenze (a partire dalla necessi- 
tà di una tastiera. ), e diventi un 
mezzo «trasparente» ed intuiti- 
vo. pronto ad adattarsi alle ne- 
cessità'della più vasta gamma di 
utenti. Un meta-medium, per 
usare una definizione di Kay. 
pronto a contenere al suo inter- 
no tutti i possibili media già in- 
ventati e molti altri ancora. 

Nelle idee di Kay. il Dynabook 
sarebbe stato usato dagli archi- 
tetti per memorizzare disegni e 
fare simulazioni animate in 3D, 
dai musicisti per comporre, ria- 
scoltare ed editare composizioni 
di qualsiasi complessità. I bam- 
bini delle elementan lo avrebbe- 
ro usato per disegnare ed ani- 
mare i propri personaggi, per 
scoprire la matematica e per im- 
parare a scrivere correttamente. 
Un medico vi avrebbe inserito 
gli elenchi dei suoi pazienti, i file 



60 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


di gestione dello studio e le ta- 
belle dei dosaggi dei medicinali, 
e tutto questo avrebbe viaggiato 
con lui. nella sua borsa 

È evidente che il GRIDPad 
non è la macchina che esigenze 
di questo tipo richiedono ma. 
sicuramente, è un passo inte- 
ressante verso un futuro che in 
molti aspettiamo. Come giusta- 
mente osserva l'articolista di 
(iBitei», •< il GRIDPad dimostra 
qualcosa che pensavamo fosse 
stato dimenticato dai costruttori 
di hardware: computer più po- 
tenti non sono necessariamente 
il risultato di CPU più veloci o di 
memorie più ampie. Sono il ri- 
sultato di idee migliori» 

Questo computer, uscito in 
contemporanea con molti altri 
portatili, non è fra questi né il 
più veloce, né il più capiente né 
il meno caro. Ma, secondo «By- 
te» «potrebbe essere il primo 
vero portatile che si sia visto, ed 
è certamente il più semplice da 

Anche per questo dispiace un 
po' che «Personal Computer 
World» ed anche «Byte», sep- 



pure in maniera assai minore, lo 
presentino come una macchina 
votata per adesso ad un seg- 
mento di mercato assai ristretto 
e ben poco eccitante: la compi- 
lazione e la gestione di moduli. 
Ovvero lo schema viene dise- 
gnato sullo schermo e l'utente 
lo riempie scrivendoci 
lo. Non 

o meno dalla stessa GRID, forse 
preoccupata di trovare una im- 
mediata utilità per una macchina 
assai poco «normale», che po- 
trebbe rimanere non capita dal 
pubblico. Ma in ogni caso mi 
sembra assai limitativa delle rea- 
li possibilità di un oggetto simi- 
le. che potrebbe diventare il ful- 
cro della gestione delle informa- 
zioni necessarie ad ognuno di 

Per concludere vorrei citare 
ancora l'articolo di Hayes su 
«Byte». « In un anno caratte- 
rizzato da molte novità nei porta- 
timi, il GRIDPad é certamente il 
più innovativo fra tutti. 

É forse il computer più rivolu- 
zionario che sia apparso dai 
tempi del Macintosh. ». 


AIDS 

Information 

Da «PC User» apprendiamo di 
un ennesimo capitolo nella ora- 
mai infinita saga dei PC virus. 

É successo che molti posses- 
sori di PC si sono visti recapitare 
(senza averlo richiesto) un disco 
contenente un programma infor- 
mativo sull’AIDS. Molti utenti si 
sono accorti troppo tardi che il 
tutto era in realtà un modo per 
installare una assai temibile 
«bomba a tempo» che avrebbe 
provveduto a rendere inservibile 
l'hard disk II programma, che si 
chiama «AIDS Information», si 


STAMPA ESTERA 


trovava su un numero impreci- 
sato di floppy da 360Kb. spediti 
da Londra verso la metà di di- 
cembre. Una volta installato 
provvede a stampare una fattura 
commerciale ed invita a spedir- 
la, completa di una somma per 
la licenza d'uso, ad una fanto- 
matica PC Cyborg Corporation 
di Panama. Óltre a stampare, 
comunque, il programma si 
prende la briga di installarvi un 
certo numero di hidden file e 
subdirectory. Chi. dopo tutto ciò 
è andato a dare una occhiata alla 
licenza d'uso, stampata in carat- 
teri micro su un foglietto spedi- 
to con il disco, vi ha trovato un 
riferimento a questi file nasco- 
sti. che vengono definiti «pro- 
grammi che agiranno in maniera 
avversa su altre applicazioni ..». 
Si fa capire, insomma che chi 
non manda i soldi si ritrova il 
computer azzerato. 

Un team di esperti di «PC 
User» ha scoperto i modi di 
funzionamento del virus, ed ha 
confermato la sua pericolosità 
per i dischi fissi presenti nel 
sistema infetto 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


61 





OCULUSl 


Schede per acquisizione immagini in alta 
risoluzione (fino a 1024x1024 pixel). 
Compatibilità BUS IBM-AT, 

Ingressi da telecamere in BN e a colori; ol- 
tre 1 6 milioni di colori visualizzabili con- 
temporaneamente. 

Ampia disponibilità di software di base per 
sviluppi realizzati direttamente dall'utente. 
Software specifico per applicazioni in cam- 
po medicale (ecografia, radiologia, cardio- 
logia. biologia, termografia, ecc.), misure 
(contorni, perimetri, aree, analisi di fibre, 
particelle, ecc.). analisi da microscopio, 
applicazioni militari, robotica ed automa- 
zione. archivioimmagini, riconoscimento 
oggetti e caratteri. 


PERIFERICHE TELECOMUNICAZIONI 



Libri 


i 

>« 

i 



Office Automation 

Il manager e le nuove tecnologie 

di Rod Stone 
Titolo originale 
« The Push-button Manager 
A guide to Office Automation » 

Edizione italiana a cura di Edigeo S.r.l. 
r edizione - luglio ‘88 
MacGraw-Hill editore 
Piazza Emilia. 5 - 20129 Milano 
232 pp. rilegato L. 25.000 
ISBN 88-386-0506-8 

Con l'avvento dell'era del microcomputer a 
bassissimo costo e con i giganti del settore 
pronti a vendere quantitativi enormi di work- 
station a prezzi irrisori (soprattutto rispetto ai 
servigi che fornisce) l'ufficio ha subito un 
processo di automazione completo e fonda- 
mentale. con completa rivoluzione di settori 
quale il trattamento dei testi, l'archiviazione, 
la preparazione e la gestione del budget e la 
posta elettronica. 

Sotto un comune denominatore, definito 
«office automation". sono stati cosi raggrup- 
pati non solo i processi già finora ottenuti, 
ma le nuove complesse esigenze di un nuo- 
vo tipo di ufficio ad altissima efficienza, del 
tutto non piu paragonabile a quanto finora 
avveniva attraverso il comune binomio mana- 
ger-segretaria e direttore-dipendenti. 

Ciò premesso ci si pone una serie di 
interrogativi di diversi genere: «Sono i mana- 
ger che devono imparare qualcosa sulla tec- 
nologia o sono i tecnocrati che devono ap- 
prendere qualcosa sulle aziende?», o «Come 
adattare la potenza dei computer alle mie 
esigenze di office automation?», oppure 
«Quali strumenti ha a disposizione il mana- 
ger per svolgere meglio il proprio lavoro?», o, 
ancora «In che modo l'introduzione dell'auto- 
mazione sacrifica l'individualità delle per- 


A queste e ad altre domande risponde il 
volume che esaminiamo, che lungi dall'esse- 
re un «tutorial» sull'uso delle macchine d'uf- 
ficio o un manuale di installazione-scelta del- 
l'office automation. è invece un saggio socio- 
logico-economico e, in certe ottiche, filosofi- 
co sul rapporto macchina-uomo nella gestio- 
ne deH’ufficio. Non a caso il più grosso 
capitolo, «Il sacrificio umano», e quello che si 
interessa più particolarmente della comples- 
sa problematica generata dall'introduzione 
massiccia delle macchine di calcolo nella 
gestione degli uffici, anche in funzione del 
grave problema della riduzione della disponi- 
bilità di lavoro che queste nuove tecnologie 
hanno comportato Ma non mancano altn 
risvolti, come la gestione economica e l'auto- 
finanziabilità della macchina, la filosofia della 
corretta scelta dell'ambiente di lavoro (in un 
capitolo intitolato ironicamente «Preparativi 
al matrimonio»), la tecnica più adatta di scel- 
ta dei programmi destinati a gestire l'ufficio, 
la possibilità di integrazione del lavoro di 
manager e di quello della macchina Non a 
caso il libro termina con un capitolo dal titolo 
emblematico, «Dove andremo a finire», che 
mostra come, attualmente, si sia, mutile dir- 
lo, solo sulla soglia di sviluppi inimmaginabili, 
un paragrafo di quest'ultimo capitolo dal si- 
gnificativo titolo «Gli schiavi del gemo» verifi- 
ca il complesso problema dell'incomunicabili- 
ta tra tecniche antiche di gestione delle deci- 
sioni e nuove e piu ardite ipotesi di attacco e 
sviluppo del problema; la conclusione é ama- 
ra, se si considera che ormai il manager di 
oggi e un mastodonte sopravvissuto ai suoi 
tempi, che sebbene finga di essersi adattato 
in pieno alle nuove tecnologie, è pur sempre 
legato da un patrimonio di cultura, educazio- 
ne, studio a tecniche che mostrano la trama 

Saranno i nostri figli, quelli che stanno 
nascendo adesso, ad ereditare e sfruttare al 
massimo quello che la tecnologia mette loro 
a disposizione; l'automazione sara il loro am- 
biente. l'atmosfera di vita, ed in essa saranno 
del lutto integrati 

Inutile illudersi che, oggi, questo patrimo- 
nio sia già completamente nostro; siamo pur 
sempre degli stranieri in un mondo straniero, 
e come tali non potremo mai parlare, di 
questo mondo, a perfezione la lingua, cosi 
come, invece, lo farebbe un nativo 

Saggio sociologico e culturale di grande 
fascino sul mondo dell'informatica, scritto da 
un «addetto ai lavori», si presta ad una 
lettura agile anche da parte di chi di informa- 
tica conosce poco o nulla; più che come 
guida all'office automation (nel testo non si 
discute mai di prestazioni di macchine o di 
potenza di calcolo di questo o quel program- 
ma) credo sia stato scritto per consentire a 
chi, per la prima volta, si avvicina a questo 
mondo, di spogliarsi di preconcetti, remore e 
prevenzioni, e per evidenziare, soprattutto, i 
pericoli di chi, pur con buona volontà, si 
avvicina pur sempre intimorito ad un mondo 
di cui non conosce i confini, l’estensione e le 
regole di vita. 

Raffaello De Masi 


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L'originalità 

Uno dei punti più delicati del- 
l'intero discorso è sicuramente 
quello che si riferisce al'originali- 
tà dell'opera. 

In tutti gli Stati membri della 
CEE. per poter beneficiare della 
tutela offerta dal diritto d'autore 
in senso stretto, un'opera deve 
essere «originale», deve cioè 
trattarsi del risultato dello sforzo 
intellettuale del suo creatore e 
non quindi di una copia. 

Alcune legislazioni però im- 
pongono criteri piu rigorosi, par- 
ticolarmente quando la funzione 
delle opere in questione è più 
utilitaria che estetica, com'é ap- 
punto nel caso di programmi per 
computer 

In questi casi i giudici ritengo- 
no spesso che l'opera di cui si 
chiede la tutela non presenti 
meriti creativi sufficienti oppure 
abbia una portata troppo mode- 
sta per meritare una tutela piena 
in base al diritto d'autore. 

Il problema della diversità nei 
criteri di originalità sostanziale 
applicati impone quindi la neces- 
sità di promuovere iniziative in- 
tese ad eliminare le distorsioni 
che ne risulterebbero. 

Una delle soluzioni possibili 
potrebbe essere l’adozione della 
soluzione offerta da un'anologa 
direttiva comunitaria sulla tutela 
giuridica delle «topografie di 
prodotti a semiconduttori» la 
quale, all'articolo 2. par. 2. cosi 
recita: «La topografia di un pro- 
dotto a semiconduttori è tutela- 
ta a condizione che sia il risulta- 
to dello sforzo intellettuale del 
suo creatore e che non sia co- 
munemente conosciuta nell'in- 
dustria dei semiconduttori. 

Se la topografia di un prodotto 
a semiconduttori è costituita da 
elementi comunemente cono- 
sciuti nell'industria, essa è tute- 
lata solo nella misura in cui la 
combinazione di questi elementi 
soddisfi nell'insieme le suddette 
condizioni». 

Le analogie tra questi prodotti 
ed i programmi per computer 
sono abbastanza evidenti ed il 
concetto appare condivisibile 
anche per un settore nel quale 
alla fine molti programmi origi- 
nali eseguono più o meno le 
stesse funzioni, 


Definizione 

Si è più volte parlato di quale 
sia la corretta definizione di 
«programma», argomento tut- 
t'altro che trascurabile nel mo- 
mento in cui, in un'eventuale 
causa, si debba discutere con 


persone (i giudici) spesso total- 
mente ignoranti in materia 

Una delle più semplici è forse 
la seguente: un programma per 
elaboratori elettronici è una se- 
rie di istruzioni il cui scopo è far 
eseguire ad una «macchina per 
l'elaborazione delle informazio- 
ni» (chiamata computer) le pro- 
prie funzioni. 

È chiaro però che alcune di- 
stinzioni di base vanno comun- 
que operate all'interno di questo 
mare magnum. 

Esistono infatti i sistemi ope- 
rativi. i programmi applicativi e 
quella famiglia di recente svilup- 
po nota con il termine «tool», un 
tipo di programmi destinati ai 
creatori di programmi e quindi 
ad un'utenza professionale 

Non va infine dimenticata la 
tendenza sempre più presente 
che tende a sfumare in misura 
sempre maggiore la linea di de- 
marcazione tra sistemi operativi 
e programmi applicativi, essen- 
do questi ultimi spesso presenti 
in misura rilevante nello stesso 
hardware installato. 

Preoccupazioni 

A questo punto possiamo 
concludere, sia pure in modo 
provvisorio, data l'attualità non 
definitiva dell'argomento, con 
qualche riflessione sui riflessi 
che una normativa di tutela per i 
programmi per computer può 
avere. 

Il diritto d'autore è un diritto 
esclusivo concesso dall'ordina- 
mento ai privati; uno dei suoi 
effetti è quello di limitare in una 
certa misura la normale libertà 
dei terzi di fare concorrenza im- 
mettendo sul mercato prodotti 

Nei settori più tradizionali del 
diritto d'autore (opere letterarie, 
musicali, teatrali ecc.) ciò non ha 
causato problemi di rilievo, dato 
che opere indipendenti dello 
stesso genere possono coesi- 
stere e competere tra loro in 
modo leale. 

Tuttavia, in settori di sviluppo 
più recente, gli effetti restrittivi 
della tutela offerta dal diritto 
d'autore sulla legittima concor- 
renza corrono talvolta il rischio 
di diventare eccessivi, per 
esempio in materia di disegni 
industriali puramente funzionali 
e di programmi per elaboratori 
elettronici. 

In tali contesti la tutela offer- 
ta. se non accompagnata da li- 
miti adeguati, può in pratica por- 
tare ad un effettivo monopolio 
di portata e durata ingiustificata- 
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idee e di affari. Anche, e soprattutto, nell'informa- 
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E Microland è un progetto dell'imprenditoria nazio- 
nale, che ha scelto nuovamente Roma per rafforza- 
re la propria presenza nel mercato dei personal e 
minicomputer con un marchio che garantisce la 
qualificazione dei punti vendita collegati. 

Dopo l'acquisizione di un affermato computer shop 
in via Tuscolana, dove l'utente finale ha libertà di 
scelta e l'informatica è senza camice bianco. Micro- 
land ha quindi aperto un'altra sede in via Monaci 
(piazza Bologna), dove anche le esigenze più com- 
plesse delle aziende e degli enti scientifici e di ge- 
stione trovano un attento esame e, spesso, una 
proposta valida in termini tecnici ed economici. 

I marchi supportati (tra questi, ad esempio, Hew- 
lett Packard e Unibit peri personal e minicomputer, 
Zenith, Cambridge e Unibit per i portatili, Epson e 
Fujitsu per stampanti e fax, Microsoft, Borland, Lo- 
tus per il software orizzontale, Esa e Dee per le so- 
luzioni gestionali) e l'attenzione posta nella cura del 
cliente sono alcuni dei motivi che fanno di Microland 
a Roma un sicuro punto di riferimento, perle vostre 
idee e i vostri affari. 

E per dar subito corpo ai progetti, nostri e vostri, 
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di conoscerci, siate i benvenuti. 

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Poter creare un legame diretto tra 
l'insegnamento scolastico e il mondo che ci 
circonda è sempre stato un grande sogno della 
pedagogia. L 'altro grande sogno è quello della 
interdisciplinarietà dell'insegnamento: quando si 
studia qualcosa di fisica, per esempio trovare i 
collegamenti con la matematica attraverso le 
formule da applicare, con le applicazioni tecniche 
per poter provare sul campo ciò che si studia sui 
libri, con la geografia ed economia per studiare 
come queste applicazioni sono utilizzate nel 
mondo che ci circonda, e. ultima, ma non ultima, 
la storia che insegni l'evoluzione di queste 
applicazioni dalla scoperta dei fondamenti ad 
oggi. E poi. visto che siamo in un mondo dove 
ormai l'informatica è approdata in tutti i campi, 
non vogliamo avere anche sul banco un personal 
computer ? 



LEGO 

L’inizio di un nuovo gioco 


Fino ad ora non è stato possibile 
trovare qualcosa che potesse coprire 
tutte queste atività o che comunque 
cercasse di aggregarle, stimolando nel 
contempo lo studente, sia della scuola 
media che delle superiori, a svolgere 
attività di apprendimento, approfondi- 
mento. studio e. soprattutto, risoluzio- 
ne di problemi. 

Un'idea che mette tutti 
d'accordo 

Nel 1985 la LEGO (si. proprio la fa- 
mosissima società danese inventrice 
dei mattoncini componibili), da sempre 
sensibile ai problemi dell'educazione, 
inviò un gruppo di studio in Inghilterra 
proprio con lo scopo di studiare, insie- 
me al MEP (Micro Electronic Program), 
ente pubblico creato dal governo ingle- 
se per la realizzazione di un valido pro- 


gramma di introduzione delle nuove 
tecnologie nelle scuole inglesi, un si- 
stema che consentisse agli studenti di 
riprodurre nelle aule delle situazioni 
reali e di risolvere problemi con l'utiliz- 
zo del personal computer. Lo scopo in 
effetti era ben più ambizioso: si voleva 
cercare la giusta via per stimolare tutte 
le varie componenti scolastiche ad un 
lavoro coordinato e, quindi, interdiscipli- 
nare. qualcosa che andasse oltre al 
concetto di base del prodotto stesso. 

Dopo un anno il prodotto era pronto 
ed insieme ad esso un «sistema» ri- 
spondente alle esigenze di attuazione 
dei programmi scolastici. Era nato il 
«LEGO Technic Control - Applicazioni 
elementari di Robotica con il Micro- 
computer» : vedremo poi che il nome è 
limitativo rispetto a ciò che questo si- 
stema è riuscito a smuovere. Infatti si 
parte dalla robotica per arrivare a ripro- 


durre i processi e le situazioni che i 
ragazzi possono vedere attorno a loro 
come funziona una porta scorrevole, 
una lavatrice, una ruota del luna park, 
ecc. Il primo test fu chiaramente effet- 
tuato in Gran Bretagna e poi successi- 
vamente in Danimarca, Olanda, Svezia. 
Germania. Francia. Stati Uniti: da circa 
un anno questo sistema é approdato 
anche in Italia. Il ritardo di introduzione 
in Italia è stato dovuto ad un totale 
adeguamento dei materiali didattici alle 
esigenze dei programmi ministeriali ita- 
liani. 

In effetti questo prodotto non è mol- 
to conosciuto in Italia: diciamo subito 
che non lo trovate certo in cartoleria. 


Foro 1 Itolo dì apertura ) ■ Sembra impossibile 
eppure con questo sistema un ragazzo può anche 
costruirsi un plot tori 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 



Foto 2 - Una delle più complete confezioni di LEGO Techmc: questi elementi sono anche in vendita per il 
grande pubblico. 


poiché la sua distribuzione è stata affi- 
data in esclusiva alla rete di rivenditori 
educational Olivetti. In effetti il suo uti- 
lizzo è considerato strettamente didatti- 
co e, quindi, dovrebbe essere sempre 
seguito da un insegnante. 

MCmicrocomputer ha scoperto que- 
sto sistema durante una visita alla sede 
in Danimarca della LEGO: l'idea iniziale 
era di scoprire come l'informatica pote- 
va aiutare una società leader nella fab- 
bricazione di giochi nello sviluppo delle 
sue attività. Ma quando ci hanno mo- 
strato cosa si poteva fare con il siste- 
ma LEGO Technic Control, ce ne sia- 


mo subito innamorati, in effetti c’è an- 
che una punta di invidia per ì ragazzini 
che possono utilizzare il LEGO per fare 
esperienza anche con il computer: 
qualcuno di noi ha fatto in tempo a 
giocare con i mattoncini LEGO e sa di 
cosa stiamo parlando! 

Fantasia e tecnica 

Tutto il sistema si basa sui famosis- 
simi mattoncini e su tutte le novità 
apportate dalla serie Technic: motorini, 
ingranaggi, viti senza fine, snodi, ruote 
e persino cremagliere (foto 2). Sono 


stati aggiunti solo alcuni elementi indi- 
spensabili: dei sensori e delle ruote 
contagiri. 

Questo per quanto riguarda il siste- 
ma classico Lego. Oltre a questi mate- 
riali si sono affiancate una scheda di 
interfaccia parallela a 8 bit per compu- 
ter di tipo MS-DOS e' una scatola in 
grado di gestire la potenza necessaria 
al pilotaggio di motorini e altre parti 
(fig. 3). Tutte le parti funzionano ad una 
tensione di 4.5 V e quindi non compor- 
tano alcun rischio: inutile dire che tutto 
il materiale è stato studiato con il mas- 
simo isolamento sia verso il computer 
che verso l'alimentatore di rete che è 
separato da tutto il resto. 

Fino a qui abbiamo parlato di hard- 
ware, ma il sistema LEGO Technic 
Control fornisce anche uno speciale lin- 
guaggio di programmazione sotto MS- 
DOS. chiamato LEGO Lines (fig. 4). 
Questo linguaggio, come vedremo poi, 
non sarebbe indispensabile, tuttavia è 
studiato appositamente per consentire 
all'allievo un graduale approccio alle 
problematiche elementari di program- 
mazione: quindi, perché non utilizzarlo? 

Hardware, software, cosa manca? 
Ma i manuali, naturalmente. Non sono 
certo quelli a cui siamo abituati normal- 
mente e che accompagnano software 
e hardware tradizionali (foto 5). Esisto- 
no ovviamente due livelli di manuali: il 
«Manuale per il docente» e una serie 
di manuali chiamati «Guida per gli allie- 
vi» relativi ai differenti esercizi proposti 

(fig. 6). 

La parte docente é riassunta in un 
volume di sole 35 pagine nelle quali 
troviamo tutte le indicazioni necessarie 
all'utilizzo di hardware, software e con 
la guida all'utilizzo didattico delle appli- 
cazioni. Troviamo persino un utile Glos- 
sario alla fine del volume. Le guide per 



70 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 



Figura 4 - Una videata del linguaggio LEGO Lines. 


gli allievi sono relative ai singoli proget- 
ti proposti e vengono affiancate da due 
tipi di schede: le schede per i meccani- 
smi (fig. 7) e quelle di programma (fig. 
8). Le prime consentono all’allievo dì 
identificare i pezzi meccanici essenziali 
per la realizzazione del suo progetto e 
le seconde, invece, lo aiutano nella ste- 
sura del programma che controllerà poi 
il meccanismo appena costruito. 

Come abbiamo detto questo sistema 
è stato adattato totalmente per la scuo- 
la italiana. Artefice di questo adatta- 
mento è stata la società Teleia, che si 
è avvalsa della consulenza dei profes- 
sori Todesco, Molena, Decimo, Cataldi 
e Bianchi tutti insegnanti di scuole me- 
die ed elementari di Milano che si sono 
prestati ben volentieri a questo lavoro 
di consulenza e test. 

Per meglio spiegarvi il funzionamen- 
to del sistema abbiamo visitato due 
scuole: una utilizza il sistema classico 
con il linguaggio di programmazione 
LEGO Lines e con esso tutti i materiali 
standard LEGO (guide, manuali, sche- 
de, mattoncini, ecc.); l’altra utilizza il 
linguaggio di programmazione Basic in 
unione a tutti i pezzi hardware standard 
LEGO (intefacce. mattoncini, ecc). 

Il prof. Todesco: 

un progetto che apre la mente 

Il prof. Armando Todesco insegna 
matematica alla scuola Cardarelli dì Mi- 
lano ed è uno dei consulenti interpellati 
dalla LEGO per la realifzzazione della 
versione italiana. Il prof. Todesco utiliz- 
za con i suoi allievi il sistema classico. 
Vediamo in cosa consiste e come fun- 
ziona. 

Come abbiamo detto il sistema oltre 
che dai soli mattoncini, motori, sensori, 
ecc., è composto da un’interfaccia pa- 
rallela a 8 bit e da una scheda di poten- 
za. L'interfaccia trova posto come qual- 
siasi normalissima scheda all'interno di 
un computer MS-DOS: un cavo piatto 
trasferisce gli 8 segnali (e la massa) ad 
una scatola nera che contiene la sche- 
da di potenza e che offre in uscita una 
serie di piccole prese in standard LE- 
GO alle quali vanno collegati i cavetti 
che poi andranno ad alimentare i moto- 
ri, le lampade o porteranno i segnali dei 
sensori (foto 9). 

Gli 8 bit sono identificati come sei in 
uscita dal calcolatore (0, 1. 2. 3, 4 e 5) 
per pilotare i motori e due come entra- 
te (6 e 7) per riconoscere i segnali 
provenienti dai sensori. Le sei uscite 
sono utilizzabili anche a due a due (0 e 
1, 2 e 3. 4 e 5), vedremo poi in pro- 
grammazione come utilizzarle. 

Esaminiamo ora il linguaggio dì pro- 


grammazione. Dobbiamo dire che pur 
nella massima semplicità LEGO è riu- 
scita a dotare il sistema di ciò che 
serve per far capire ad un ragazzo le 
basi della programmazione facendogli 
nel contempo toccare con mano cosa 
succede dietro le istruzioni che lui for- 
nisce. 

Dopo aver lanciato il programma in 
pochi secondi appare una griglia che 
visualizza otto colonne e un numero 
praticamente infinito di righe. Pratica- 
mente ci ritroviamo tante righe con ot- 
to caselline ciascuna nelle quali andare 
a mettere 0 e 1 a seconda delle funzio- 
ni che vogliamo attivare. In effetti pos- 
siamo utilizzare solo sei caselle, quelle 
che identificano le nostre uscite, poi- 
ché le altre due sono destinate ai se- 
gnali in entrata provenienti dai sensori 
(foto 10 e 11). 

A questo punto basterà inserire nella 
nostra tabella tanti 0 e 1 nei punti 
giusti per attivare o disattivare a piace- 
re quel motore o quell’altro. Il program- 


ma una volta scritto può essere salvato 
come qualsiasi programma e poi richia- 
mato (funzioni di Disco), e. ovviamente 
si potrà passare dalla fase Edit al Run 
durante la quale le istruzioni verranno 
eseguite riga dopo riga. Se si desidera 
si può anche far eseguire una riga do- 
po l’altra a comando con la funzione 
Diretto. Esiste anche la possibilità di 
una condizione Test per il controllo del 
funzionamento delle porte. 

Se fosse tutto solo qui sarebbe vera- 
mente un po' pochino, ma LEGO Lines 
possiede anche 5 istruzioni dette chia- 
ve. Queste istruzioni-chiave sono: 
CONTA; RIPETI. ..FINO A; RIPETI. ..PER 
SEMPRE; RIPETI n...FINE RIPETI; SE 
...FINE SE. 

Con queste sole 5 istruzioni si pos- 
sono generare programmi veramente 
semplici, ma in grado di svolgere lavori 
e controlli estremamente sofisticati. 

Facciamo un esempio pratico: uno 
dei primi progetti su cui gli allievi si 
devono applicare è quello relativo alla 




LEGO 

L’INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 



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Figura 6 La copertina di una guida per allievi 


ruota panoramica del Luna Park. Per 
prima cosa l'allievo riceve le istruzioni 
per montare materialmente la ruota 
con tutti i meccanismi e i collegamenti 
ai motori: non mancheranno chiara- 
mente i sensori per controllare alcune 
specifiche situazioni. Si passa quindi 
alla programmazione: la prima cosa ri- 
chiesta è certo quella di far girare la 
ruota. 

Basterà per l’allievo inserire un 1 nel- 
la casella che identifica il canale in usci- 
ta dal computer a cui è stato collegato 
il motore. Una volta fatto il Run del 
programma vedremo la ruota girare. Il 
passo successivo sarà quello di chiede- 
re che la ruota si fermi ogni tanti se- 
condi per far salire e scendere i pas- 
seggeri. Con questa richiesta si intro- 
duce il conteggio e si spiegherà come 
utilizzare l'istruzione Conta. 

Questo è solo un semplice esempio 
di come viene svolta la didattica attra- 
verso questo sistema. Ovviamente le 
istruzioni-chiave non son state introdot- 
te a caso ma sono indispensabili per 
far comprendere all'allievo delle funzio- 


ni basilari come i loop (Ripeti...) o come 
le istruzioni condizionali (Se...). Non di- 
mentichiamo che il linguaggio è dotato 
anche di un minimo di funzioni di edi- 
ting come Inserì per inserire nuove ri- 
ghe di istruzioni in qualsiasi punto del 
programma e Delete per cancellare 
quelle che non servono. 

Con questo sistema si arriva a prepa- 
re un progetto di gestione di una lava- 
trice: e come diceva una pubblicità di 
qualche anno fa «sembra semplice» 
Nel progetto viene chiesto, infatti, il 
funzionamento del cestello alternato in 
un senso e nell'altro con un certo nu- 
mero di giri per ogni senso di marcia, il 
controllo che durante il funzionamento 
non ci siano situazioni di pericolo come 
l'oblò o il cassetto del detersivo aperti, 
lo stop del sistema dopo un certo nu- 
mero di minuti di lavaggio (fig. 12). 

È interessante vedere come viene 
per esempio risolto il problema dell'in- 
versione di marcia: come avevamo det- 
to prima sulla scheda di potenza trovia- 
mo tutte le porte di uscita che forni- 
scono da una parte un collegamento a 



72 


MOmic 


LEGO 

L’INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


nere di attività rispetto alle tradizionali. 

Un altro punto estremamente inte- 
ressante é la tipologia di esercizi propo- 
sti: LEGO ha scelto delle situazioni o 
delle cose che il ragazzo incontra quoti- 
dianamente nella sua vita o che co- 
munque gli sono familiari: non è, quin- 
di. un avventurarsi in nuovi e scono- 
sciuti percorsi, ma un toccare con ma- 
no cose già viste e conosciute, adden- 
trandosi però sempre più nei particola- 
ri. Questo significa anche ulteriori sti- 
moli a ricercare nella realtà altre cose 
da studiare, riprodurre e capirne il fun- 
zionamento attraverso un processo 
esplorativo guidato dal sistema LEGO. 

Prof. Molerà: 

un modo nuovo di studiare 

Presso la scuola media di Milano 2 a 
Segrate, il prof. Molena insegna Educa- 
zione Tecnica a classi di seconda e 
terza: il suo utilizzo del sistema LEGO 
non è tradizionale. Come il linguaggio di 
programmazione viene, infatti, utilizzato 
il Basic. Ma questa non è l'unica cosa 


massa fisso e dall'altra tensione o me- 
no a seconda che sia a 1 o a 0 la 
relativa casella di programmazione (po- 
lo attivo). Avevamo anche detto che si 
potevano utilizzare insieme a due a due 
le porte di uscita: infatti utilizzando co- 
me punti di alimentazione non la mas- 
sa e il polo attivo, ma due poli attivi di 
due porte contigue potremo, inserendo 
prima le istruzioni 0 e 1 sulle due porte 
e poi, viceversa, 1 e 0, far ruotare in un 
senso o nell'altro il motore della lavatri- 
ce. Chiaramente basterà inserire due 0 
nelle porte per ottenere lo Stop finale o 
lo Stop causato dall'apertura di oblò o 
cassetto del detersivo. 

Se vediamo tutto questo dal punto di 
vista di un ragazzino di 12-13 anni, pos- 
siamo senz’altro dire che il risolvimento 
di questi piccoli problemi porta ad una 
capacità di giudizio e ad una capacità di 
«problem solving» senza dubbio mag- 
giore di quella offerta da una scuola 
tradizionale. 

Durante il colloquio con il prof. Tode- 
sco sono emersi altri interessanti spun- 
ti. La manualità, per esempio: l'allievo 
dell’età scolare ha ancora bisogno di 
molta attività di coordinamento motorio 
e, quindi, poter legare strettamente 
una attività manuale come l'utilizzo del 
LEGO ad una intellettuale come la pro- 
grammazione e il «problem solving», 
sono di estrema utilità nell’apprendi- 
mento, Sembra anche che i ragazzi con 
vario genere di handicap possano trarre 
vantaggi molto superiori da questo ge- 




73 






LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


Figura 12 

Due pagine interne di 
una guida per gli 



«non tradizionale» che abbiamo trovato 
presso la scuola media di Milano 2: 
questo istituto è, infatti, di tipo speri- 
mentale ed è stato deciso di creare una 
didattica integrata il più possibile interdi- 
sciplinare. 

In un grande foglio, che ci ha mostra- 
to il prof. Molena. abbiamo trovato rag- 
gruppati i principali argomenti di inse- 
gnamento della terza media con tutta 
una serie di interessanti collegamenti 


che portano ogni singolo argomento ad 
una trattazione articolata all'Interno del- 
le differenti discipline, consentendo co- 
si una maggior visibilità sul problema da 
parte dell'allievo. 

Prendiamo per esempio il progetto 
sviluppato con il supporto del sistema 
LEGO: un braccio meccanico con con- 
trollo dei materiali in entrata e in uscita 
da un magazzino automatizzato. Vedia- 
mo come le differenti discipline posso- 


no intervenire su questo argomento, 
Fisica: studio delle leve e delle forze. 
Matematica: studio della matematica 
binaria. Geometria: studio del posiziona- 
mento tridimensionale. Storia: la rivolu- 
zione industriale e suoi aspetti sociali 
Geografia: mappa dei paesi industrializ- 
zati. Educazione Civica: problemi legati 
all'entrata del computer in fabbrica 

/continua a pag 791 



74 


MCmicror.omniiter n Q3 - 



LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


LEGO 

Story 

C'era una volta un falegname di 
nome Ole Kirk Christiansen. Viveva in 
un piccolo paese della Danimarca, Bil- 
lund, e proprio 11, nel 1916, aprì la sua 
falegnameria. 

Dopo alcuni anni, le difficoltà econo- 
miche. che tutto il mondo stava viven- 
do, bussarono alla porta della falegna- 
meria di Ole: era il 1932. Bisognava 
fare qualcosa o si sarebbe restati sen- 
za lavoro. Scale, sgabelli per la mungi- 
tura, basi di legno per gli alberi di 
Natale: tutte cose per adulti. E i bam- 
bini? Perché non fare qualcosa anche 
per loro? Ecco, la lampada si accende 
nella mente del buon Ole e nel 1934 i 
suoi giocattoli iniziano ad avere un 
nome: LEGO. Una parola nuova nata 
delle due parole danesi «LEg GOdt». 
ovvero giocare bene. Ole forse non 
conosceva il latino, lingua nella quale 
«lego» significa «mettere insieme»: e 
non conosceva nemmeno cosa gli pro- 
spettava il futuro. 

Fu subito una Papera a prendere la 
testa. E che Papera, ragazzi! Tutta in 
legno, dipinta a mano, con le ruote, 
sempre prima nelle vendite degli anni 
'30. La seconda guerra mondiale porta 
brutte notizie: nel 1942 la fabbrica 
brucia e bisogna ricostruirla (saranno 
ben tre i disastrosi incendi nella storia 
della LEGO). Dopo tre anni una novità: 
la plastica arriva per la prima volta 
nella falegnameria di Billund e si inizia 
a studiarla. Dopo due anni Ole decide 
di acquistare una macchina per l'inie- 
zione delle materie plastiche e si parte 
alla grande: dalla papera in legno al 
pesciolino con sonagli, il primo prodot- 
to completamente in plastica. 

Nel 1949 il catalogo comprendeva 
ben 200 giocattoli in plastica. Ed è 
proprio tra questi che troviamo i primi 
mattoncini, un po' diversi da quelli che 
conosciamo, con due tagli sui lati che 
consentivano l'aggancio come delle 
piccole ganasce, senza i tubicini inter- 
ni per l'incastro, solo due modelli, a 
quattro e otto bottoni. 

Nel 1954 si inizia a pensare che i 
mattoncini possono diventare una ve- 
ra e propria famiglia di prodotti in 
grado di soppiantare le vecchie costru- 
zioni di legno: nel 1955 ai Magazine 
du Nord di Copenaghen viene presen- 
tato il «Sistema di gioco LEGO». Gli 
anni che seguono portano il nome 
LEGO in tutta Europa: si inizia nel 
1956 con la Germania. Seguono Sviz- 
zera (1957). Belgio (1958), Francia e 



Svezia (1959). Qualche migliaio di 
bambini italiani, in quel freddo e lonta- 
no inverno del 1959, trovano sotto 
l'albero qualcosa di veramente nuovo, 
mai visto prima in Italia: i primi mat- 
toncini LEGO, quelli nuovi con gli inca- 
stri migliorati e brevettati nel 1958 
(ebbene si. l'autore era uno di quei 
bambini, nda). 

Negli anni '60 ci si dedica alle 
reinvenzioni. Si parte da lontano, mi- 


la papera e gli allri primi giocalloli in legno della 
LEGO. 


gliaia di anni, e si reinventa la ruota: é 
il 1961, nasce la prima ruota LEGO. 
Nel 1966 è la volta del treno e con 
esso del motorino elettrico. Nel 1969 
si pensa ai bimbi più piccoli: nasce 
Duplo, un LEGO dai mattoncini più 
grandi per le manine più piccole. Intan- 
to nel 1968 LEGO diventa una vera e 



propria città: nasce a Billund per la 
gioia di grandi e piccini Legoland, un 
grande parco dei divertimenti. 

Gli anni 70 sono controversi. Da una 
sarte la modernità, con il suo tecnici- 


smo: nascono ingranaggi e nuovi ele- 
menti meccanici che portano alla nasci- 
ta di LEGO Technic nel 1977. Dall'altra 
l'uomo e la sua vita quotidiana: nasco- 
no i primi personaggi LEGO (1974), 


seguiti poi dai minipersonaggi di Lego- 
land, la serie di prodotti inaugurata nel 
1978, con strade, case, alberi, auto, 
una vera città tutta da costruire, tutta 
da vivere. 



76 


MCmicrocomDUter n. 93 - febbraio 1990 





LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 



Ma meglio non stare con i piedi 
troppo per terra. 1979, Destinazione 
Spazio: la nuova serie LEGO aiuta tutti 
i nuovi piccoli Magellano a scoprire 
nuove frontiere. Nel 1984 si volta l’oc- 


chio al passato: arrivano i cavalieri, 
con i loro castelli da difendere. E poi di 
nuovo via. verso nuove avventure con 
la monorotaia lunare (1987). 

E gli affari? Sempre bene, grazie! 


1 catene di montaggio delle confezioni di 


Anzi, meglio! Nel 1914 a Billund c'era 
solo una piccola stazione della linea 
ferroviaria che tagliava in due la peni- 
sola danese dello Jutland: ora a Bil- 
lund c'è un aeroporto che vede transi- 
tare 600 mila passeggeri all'anno. Inu- 
tile dire di chi sia il merito. Esiste 
anche una città nella città: Legoland, 
un grande parco dei divertimenti tutto 
costruito a mattoncim LEGO, migliaia, 
milioni, 25 milioni di mattoncini per 
rappresentare in formato ridotto quan- 
to di più bello esiste al mondo. Sono 
ormai più di 6.000 le persone che 
lavorano per la LEGO, di cui quasi 
2.000 sparse in tutto il mondo: Ger- 
mania (•), Svizzera (* •). Francia, Ita- 
lia, Stati Uniti (*), Australia. Austria. 
Belgio, Gran Bretagna, Finlandia, Sve- 
zia, Norvegia, Portogallo, Giappone. 
Spagna, Singapore, Brasile (*), Olan- 
da. Sud Corea (*) (* stabilimenti di 
produzione dei mattoncini o altre parti; 
• stabilimenti di fabbricazione degli 
stampi). Un ultimo numero: 300 milio- 
ni. Non è un fatturato, non sono lire o 
corone danesi: sono bambini, che in 
tutto il mondo giocano o hanno gioca- 
to con il LEGO. Una bella soddisfazio- 
ne per un falegname danese che ha 
vissuto tutta una vita sotto il motto: 
«Det Bedste Er Ikke For Godt» (Il 
meglio non è mai abbastanza). 



LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


Anno scolastico: 1988/89 


Gruppo di robotica 

Componenti: Renato Amato. Stefano Avenia. Edgardo Micali, Lisa Ovi, Mattia Cusani 



78 


LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


Figura 16 - Tulio il progetto del braccio 
meccanico e relativo programma. 


Lo scopo del programma che presentia- 
mo in questo riquadro é la realizzazione di 
un modello di magazzino in cui sia possibile 
prelevare e depositare merce tramite un 
braccio meccanico automatizzato. 

Facciamo una premessa spiegando a 
grandi linee il funzionamento dei registri da 
noi utilizzati per il funzionamento del robot. 

I registri sono spazi di memoria composti 
da otto bit, utilizzati dal computer, per 
svolgere i suoi vari compiti. Due di questi, 
per il Prodest l‘FE60 e CFE62, hanno la 
funzione di gestire l'interfaccia LEGO da 
noi usata per il controllo dei motorini e dei 
sensori ottici. In base al valore (0-1) che 
assegnamo ai bit, determiniamo lo stato 
del motorino: acceso-spento. L'FE62 è il 
registro che determina il flusso delle infor- 
mazioni, o in entrata (bit 6-7) o in uscita (bit 
dallo 0 al 5). L'FE60 è invece il registro nel 
quale lo stato dei bit 6-7 è controllato dai 
sensori ottici, mentre quello dei bit da 0 a 5 
è controllato dalle istruzioni presenti nel 
programma e permette di accendere o 
spegnere i motorini. 

Il nostro gruppo per realizzare questo 
progetto ha cominciato costruendo la parte 
meccanica. Quest'ultima è composta da 
tre parti ben precise: la prima parte è 
costituita dalle due dita, comandate da un 
motorino bidirezionale ed hanno il compito 
di prendere la merce da depositare o prele- 
vare, la seconda parte é formata dal brac- 
cio del robot, anche questo é comandato 
da un motrino bidirezionale collegato ad 
una corda che permette di abbassare ed 
alzare il braccio quando necessario; la terza 
ed ultima parte è la base, sempre coman- 
data da un motorino bidirezionale; questa 
permette di spostare orizzontalmente il 
braccio sopra la merce da prelevare. Appe- 
na terminata la parte meccanica del nostro 
lavoro, abbiamo cominciato il programma 
per il controllo dei movimenti del braccio; 
durante questo lavoro abbiamo incontrato 
un solo problema fondamentale: quello del 
calcolo dei tempi occorrenti per svolgere i 
vari lavori. Questo problema é dato dal 
fatto che la velocità dei motorini varia da 
prova a prova e quindi cambia il tempo per 
effettuare la stessa prestazione. Di conse- 
guenza abbiamo deciso di cambiare siste- 
ma per controllare lo spostamento del 
braccio ed abbiamo utilizzato un metodo 
infallibile: invece di misurare il tempo oc- 
corrente per i vari spostamenti del braccio 
tramite la variabile numerica TIME, abbia- 
mo deciso di controllare direttamente il 
motorino tramite una rondellina, a strisce 
bianche e nere, situata sulla prosecuzione 
dell'albero motore. Davanti alla rondellina 
era posto un sensore che variando il suo 
stato ad ogni cambiamento di striscia della 
stessa rondellina. ci permetteva di contare 
il numero dei giri. 



Figura 15-1 
lizzato in Ba 
Milano 2 - Segrate. 


RITUALE SITUAZIONE DEL RRGAZZIH 

AERCE POSTO 

ORUXITE 1 

QUAAZO 3 

CORDONE 5 

PREIII UN TASTO PER TORHRRE RL N 


PRELEURRE PREMI 


Figura 1 7 - Videata d'attesa del programma. 



[ la merce a magazzino e relativa Figura 19 - Richies 



Figura 20 - Situazione di magazzino modihcata 


/segue la pag. 74) 


Educazione Tecnica: risolvimento di un 
problema reale di robotica. 

Come possiamo vedere, quindi, si 
può partire da un progetto realizzabile 
con il sistema LEGO ed arrivare ad una 
notevole integrazione con altre discipli- 
ne che ad un primo esame non sembre- 
rebbero correlate con l'argomento di 
partenza. 

Esaminiamo ora l'ottima realizzazione 
degli alunni della 3C. Come detto il 
progetto sviluppato è quello relativo ad 
un braccio meccanico (foto 13 e 14). La 
funzione di questo braccio meccanico è 
quello di prendere un contenitore depo- 


Figura 2 1 - Videata di merce in entrata 


sitato su una piazzola che identifica l'en- 
trata/uscita del magazzino, alzarlo, ruo- 
tare e depositarlo nella prima piazzola 
libera del magazzino. Come contenitori 
vengono utilizzati i classici contenitori 
dei rulli fotografici che fantasiosamente 
dovrebbero contenere differenti mate- 
riali: quarzo, carbone, ferro, ecc. 

La realizzazione meccanica del pro- 
getto dobbiamo dire ci ha molto colpito: 
non si trattava in questo caso di ricopia- 
re qualcosa illustrato su di un manuale, 
ma di costruire qualcosa in maniera 
originale. La precisione con cui il braccio 
prende i contenitori, li alza ed abbassa 
nel punto giusto (ha anche sufficiente 
gioco per prendere i contenitori non 
perfettamente posizionati) è veramente 
eccezionale. 

Il tutto viene pilotato attraverso le 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


79 


LEGO 

L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO 


classiche interfacce, ma il programma è 
stato preparato in Basic (fig. 15). Gli 
allievi della 3G sono riusciti a comprime- 
re il tutto in eira 150 linee di programma 
(fig. 16). Per l'esattezza il programma e 
tutto il sistema funzionano cosi. Appena 
fatto partire il programma, lo stesso 
carica da dischetto la situazione del 
magazzino, cioè va a identificare quali 
prodotti sono presenti in magazzino e in 
quale piazzole sono disposti. A questo 
punto resta in attesa di istruzioni: se si 
vuole si può richiedere al programma 
l'elenco dei materiali disponibili e il loro 
posizionamento (fìgg. 17 e 18). 

Ora se vogliamo prelevare un conte- 
nitore, basta che chiediamo al program- 
ma di portare in uscita un materiale: il 
programma ci chiederà il nome del ma- 
teriale da portare all'uscita, che dovre- 
mo indicare col nome, senza essere 
cosi obbligati a ricordare il numero di 
piazzola dove questo materiale è depo- 
sitato (fig. 19). Indicato il nome del 
materaile e premuto Enter dopo pochi 


Ringraziamenti 

Prof Paolo Molena Scuola Media Milano 2 
Segraie 

Pro I Armando Todesco Scuola Media Carda- 
relli - Milano 

Sig Visconti LEGO Spa 
Sig.na Tiziana Fabro LEGO Spa 
Sig.ro Carla Savati lEGO Spa 
Mr Peter Ambrek LEGO Billund 
Mr Hans Jorgen Krag LEGO Billund 
Sig. Pesce - CGSS Azzurra 


secondi vedremo il braccio iniziare la 
sua rotazione in direzione della piazzola 
dove era stato depositato il materiale 
richiesto. La rotazione del braccio è 
controllata dai sensori che contano le 
rotazioni del motorino che fa ruotare il 
braccio: attraverso questo sistema è 
possibile controllare con estrema preci- 
sione la posizione del braccio. In un 
primo tempo venivano contati i secondi 


Intervista a 
Giancarlo Morganti 
Amministratore Delegato 
della LEGO in Italia 

Come nasce la LEGO in Italia ? 

La LEGO ha iniziato la sua attività in Italia 
costituendo una propria filiale nel gennaio 
1962. Già dal 1958, comunque, modeste 
quantità di prodotti raggiungevano il merca- 
to italiano attraverso un importatore esclu- 


II successo fu immediato, tanto che dalla 
prima sede in Viale Certosa a Milano, la ditta 
si dovette ben presto trasferire in una nuova 
sede alla perifena di Milano nel 1964. 

Nuovo trasloco nel 1970 e infine costru- 
zione dell'attuale sede operativa e magazzi- 
no in Lainate nel 1975. 

Oggi l'azienda occupa 65 dipendenti im- 
pegnati solo nella distribuzione in quanto i 
prodotti LEGO provengono dalle fabbriche 
in Danimarca e in Svizzera. 

Oual à l'impegno della LEGO verso la 
scuola e quale la filosofia con cui approccia 
questo mercato ? 

LEGO ha sempre ricevuto riconoscimenti 
e apprezzamento da parte degli educatori 
per le sue valenze didattiche. Spesso dagli 
stessi giungevano anche suggerimenti per 
modifiche che potessero esaltare e miglio- 
rare le già intrinseche qualità del prodotto. 

È stato quindi naturale e logico per l'a- 
zienda mettere a punto un assortimento più 
efficiente e studiato su misura per l'utilizzo 



I 


nelle scuole. 

Questo ha 
richiesto la co- 
stituzione di 
una apposita 
divisione spe- 
cializzata che oggi, tra sede centrale e filiali, 
impegna quasi 200 collaboratori 

Quale importanza riveste il progetto infor- 
matico LEGO all'interno del suo impegno 
verso la scuola ? 

Il progetto informatico è l'ultima e piu 
recente evoluzione del nostro progetto 
scuola. Si indirizza alle scuole medie e 
medie superiori nel momento in cui sono 
attivati importanti sforzi e investimenti per 
l'introduzione dei computer nei programmi 
di istruzione. 

È finalmente la chiara esemplificazione di 
come LEGO intende occupare nella scuola 
uno spazio ben definito come strumento 
didattico, e non proporsi, come un osserva- 
tore superficiale potrebbe immaginare, co- 
me attività ludica e ricreativa. 

I nostri tecnici stanno ulteriormente lavo- 
rando in quest'area su nuovi progetti che ci 
consentiranno evoluzioni e nuovi prodotti 
che potranno arrivare ad interessare anche 
l'istruzione universitaria e la formazione pro- 
fessionale nell'Industria. 


di funzionamento del motorino, ma que- 
sto sistema non è risultato sufficiente- 
mente preciso poiché bastava qualche 
piccola variazione di tensione e il moto- 
rino poteva accelerare o rallentare in 
maniera pooco prevedibile veramente 
un bel problema da risolvere per i ragaz- 
zi della 3C. 

Due sensori controllano che il mate- 
riale richiesto sia poi rimosso dalla piaz- 
zola di entrata/uscita del magazzino Nel 
momento della rimozione di programma 
va a scrivere su disco la nuova situazio- 
ne del magazzino (fig. 20), Nel momen- 
to in cui un nuovo contenitore viene 
posto nella piazzola di entrata/uscita il 
programma identifica attraverso i sen- 
sori questa nuova entrata e automatica- 
mente domanda a video il nome del 
materiale appena arrivato (fig. 21). Dopo 
averlo digitato sulla tastiera del compu- 
ter e battuto Enter, automaticamente il 
programma fa partire il braccio che re- 
cupera il nuovo contenitore lo alza, ruo- 
ta e lo va a depositare sulla prima 
piazzola disponibile, A questo punto il 
programma non ha finito: l'ultima ope- 
razione é quella di andare ad aggiornare 
i file su disco in modo che, anche se il 
computer viene spento (come per 
esempio alla sera, alla fine del lavoro), 
non si debba ricontrollare le merci pre- 
senti in magazzino. 

Conclusioni 

Che dire di un prodotto pressoché 
unico e rivolto ad un mercato cosi parti- 
colare? Senza dubbio la LEGO ha creato 
un prodotto veramente interessante e 
stimolante. Ma la cosa più interessante 
é II legame che è riuscita a generare tra 
il mondo classico delle costruzioni e il 
mondo dell'Informatica, creando cosi un 
ponte tra la manualità e il pensiero, tra 
la semplice visione del mondo e la sua 
gestione, tra l'Interpretazione delle esi- 
genze e la risoluzione dei problemi. 

Il prodotto in se stesso é ottimo: per 
renderlo perfetto forse vedremmo un 
software leggermente piu potente, ma 
con le stesse facilità di apprendimento 
e uso. Per il resto in effetti non c‘e 
molto da migliorare, almeno con quella 
tipologia di prodotto. Durante la nostra 
visita alla sede di Billund, ci sono state 
fatte trasparire novità future a breve 
termine (si parla di gennaio del prossi- 
mo anno), ma senza darci una concreta 
idea dell'orientamento. senza dubbio vi 
porteremo a conoscenza di ogni novità 
in questo campo, siano esse dedicate al 
solo mercato scolastico, piuttosto che 
al più vasto mercato, magari in collega- 
mento con gli home computer, come 
sarebbe di nostra speranza u€ 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


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PROVA 


Toshiba T1000SE 

dì Corrado Giustozzi 



L a gran moda del momento, o al- 
meno una delle grandi mode che 
attualmente stanno scatenando 
feroci tempeste nel già solitamente agi- 
tato mare dell'informatica personale, è 
quella dei cosiddetti « notebook compu- 
ter». Di cosa si tratti già ne abbiamo 
discusso in passato ma è forse bene 
ricordarlo anche ora. Il notebook com- 
puter in realtà altro non è che l'estrema 
conseguenza della tendenza dell'indu- 
stria verso la miniaturizzazione dei com- 
puter portatili incrociata con la necessità 
degli utenti di disporre di uno strumento 
di lavoro personale simile al classico 
blocco per appunti cartaceo (da cui il 
nome) ma più sofisticato e versatile di 
esso. 

Il tipico notebook computer deve es- 


sere realmente portatile e quindi è assai 
piccolo e leggero, anche magari a scapi- 
to della potenza di calcolo e della capa- 
cità di memorizzazione. Queste caratte- 
ristiche risultano infatti del tutto secon- 
darie in un notebook in quanto quasi 
certamente esso non è il solo computer 
del suo possessore. Anzi il suo uso ha 
senso quasi esclusivamente se avviene 
come « satellite » di un sistema maggio- 
re da stazione fissa. 

Il notebook viene dunque utilizzato 
per compiti leggeri da svolgersi «sul 
campo » (raccolta ed eventuale preela- 
borazione di dati, preparazione di brevi 
testi, piccole elaborazioni), mentre le 
elaborazioni «vere», così come la me- 
morizzazione definitiva dei dati, sono 
invece riservate ad un altro computer 


nel quale vengono riversati i dati una 
volta giunti a casa o in ufficio. 

Sulla base dì queste specifiche il mer- 
cato ha già prodotto un certo numero di 
macchine che hanno finito tutte per 
assomigliarsi, dando cosi spontanea- 
mente vita ad un nuovo standard di 
fatto nel settore. L 'identikit che emerge 
del notebook è il seguente: senza Win- 
chester (tutto sommato non serve e 
così facendo si aumenta l'autonomia 
delle batterie e si riducono peso ed 
ingombro del computer), con display 
LCD backlit ed adattatore video CGA 
(non vi è necessità di adattatori più 
sofisticati e dunque costosi), un solo 
micro floppy (magari da 2" anziché 
3.5"), almeno una porta seriale e/o un 
modem (per poter riversare i dati ad un 


82 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


PROVA 

TOSHIBA T1000SE 


altro computer), sistema operativo in 
ROM (per risparmiare RAM e dischi), 
molta RAM adibita a disco virtuale per- 
manente (per risparmiare i dischi). 

Su questa falsariga, dicevamo, si so- 
no mossi o si stanno muovendo molti 
costruttori fra i più blasonati, che evi- 
dentemente credono molto al successo 
del notebook computer. Fra di essi non 
poteva non essere presente Toshiba, il 
colosso giapponese dell'elettronica che 
quasi per primo introdusse, qualche an- 
no fa. i primi portatili realmente tali 
iniziando cosi una grande rivoluzione nel 
mondo dei personal. Il notebook di To- 
shiba si chiama T1000SE e tanto basta 
per identificarlo come entry- poìnt della 
amplissima linea di macchine portatili 
da essa prodotta. Le sue caratteristiche 
sono in pratica già state elencate poco 
fa: ingombro e peso minimi, elevata 
autonomia, display LCD retroilluminato 
con adattatore CGA, MS-DOS in ROM, 
disco virtuale in RAM. A queste si ag- 
giungono un microfloppy 3.5" da 1,44 
MByte. una porta seriale ed una paralle- 
la. la possibilità di montare addizional- 
mente un modem interno. Il computer, 
di classe XT. si basa su di un micropro- 
cessore 80C86 che viene fatto lavorare 
a 9.54 MHz e dispone di 1 MByte di 
RAM espandibile fino a 3 MByte com- 
plessivi mediante apposite schedine. 
Costa, e questo è il punto cruciale, un 
prezzo piuttosto ragionevole e comun- 
que sensibilmente inferiore a quello dei 
suoi più vicini concorrenti. Si tratta dun- 
que di un prodotto assai interessante 
che potrebbe rapidamente divenire l'av- 
versario da battere in questo specifico 
settore di mercato. 


Toshiba T1000SE 


Distributore: 

Toshiba Italia 

Via Cantò. 1 1 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) 
Prezzi (IVA esclusa): 

TIOOOSE: 80C86 a 9. 54 MHz, MS-DOS 3.3 in 
ROM, I MByte di RAM, 1 floppy 3.5" 1,44 
MByte, accumulatore ed 
alimentatore da rete Ut 2.575.000 

Espansione di memoria 

1 MByte RAM Ut. 960.000 

Espansione di memoria 

2 MByte RAM Lit. 1.750.000 

Ricaricatore batterie multiplo Ut. 480.000 

Batteria supplementare Lit. 140.000 


Descrizione esterna 

La prima cosa che colpisce di questo 
TIOOOSE sono ovviamente le sue ridot- 
te dimensioni: solo 31x4.5x25.5 cm (Ih- 
p) ossia, altezza a parte, poco più di un 
numero di MC. Anche il peso, di circa 
2,6 kg, risulta assai contenuto. 

Per quanto riguarda l'estetica ci sem- 
bra che i designer Toshiba abbiano (giu- 
stamente) voluto mantenersi su di un 
canone stilistico improntato alla sobrie- 
tà: la macchina è infatti poco più di un 
piatto parallelepipedo grigio, privo ester- 
namente di quei gadget estetici tanto 
cari a certi progettisti orientali. Il fatto 
che l'oggetto sia un computer non ap- 
pare immediatamente evidente, specie 
a chi non é del mestiere, per via della 
insolita forma «ad astuccio» della car- 
rozzeria e del fatto che tutti i connettori 
di espansione sono coperti alla vista da 


appositi sportellini. Da notare che la 
macchina non dispone di alcuna mani- 
glia per il trasporto ma va afferrata con 
le mani durante gli spostamenti 
Sulla fiancatina destra del computer 
si trovano lo speciale slot che consente 
l'espansione della memoria RAM ed il 
drive per microfloppy di tipo ultra-slim. 
Lo slot, protetto da un coperchietto 
amovibile, permette di inserire delle 
speciali schedine RAM dal formato si- 
mile a quello di una normale carta di 
credito: ne esistono attualmente da 1 e 
da 2 MByte i quali possono essere visti 
come memoria espansa o «Hard-RAM» 
(ne parleremo dopo). Il drive, dotato di 
una propria spia di attivazione, é in 
grado di leggere e scrivere dischetti da 
720 «Byte o 1,44 MByte, 

Sul lato opposto sono disposti i due 
potenziometri di regolazione del display 
(luminosità del fondo e contrasto), l'in- 
terruttore di alimentazione, la presa per 
l'alimentazione esterna ed il pulsante di 
reset. L'interruttore di alimentazione in 
realtà è un pulsante il cui effetto viene 
controllato da software; esso va tenuto 
premuto per almeno un paio di secondi 
per accendere o spegnere la macchina 
e non ha effetto se il coperchio è chiu- 
so; il reset invece va azionato con la 
punta di una matita od un altro oggetto 
acuminato in quanto è disposto interna- 
mente e risulta accessibile solo tramite 
un picolo foro del pannello. 

Posteriormente la macchina può 
idealmente dividersi in quattro sezioni 
separate. In quella situata in basso sulla 
sinistra si trovano i connettori per i 
dispositivi esterni, nascosti e protetti da 
un pannellino incernierato: un DB-9 re- 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



PROVA 

TOSHIBA T1000SE 



lativo alla porta seriale RS-232 ed un 
DB-25 sul quale si può collegare, a 
scelta, una stampante parallela con in- 
terfaccia Centronics od un'unità a mini- 
floppy esterna. A destra di questa sezio- 
ne si trova un coperchietto estraibile 
che cela un grosso connettore di espan- 
sione dalle funzioni attualmente non do- 
cumentate. Al di sopra di questo, e 
dunque nella parte in alto a destra del 
fondo del computer, è collocata la bat- 
teria di alimentazione. Essa è fissata in 
sede per mezzo di un semplice incastro 
che consente di sostituirla rapidamente. 
Infine a sinistra della batteria si trova la 
sezione destinata ad accogliere interna- 
mente una scheda modem; a tal fine 
l'intero spigolo superiore sinistro del 
pannello si estrae (occorre un cacciavite 
per farlo) e può venire sostituito da un 
elemento analogo ma di dimensioni 
maggiori, fornito di serie con la macchi- 
na e visibile in foto, che consente ap- 
punto di alloggiare al suo interno il 
modem. 

L'apertura del «coperchio» che con- 
tiene il display e copre la tastiera avvie- 
ne per mezzo di un semplicissimo ag- 
gancio in plastica posto nella parte ante- 
riore del computer. La relativa cerniera 
posteriore consente l'inclinazione del 
pannello fino ad un massimo di circa 45 
gradi all’indietro oltre la verticale ed è 
dotata di un interruttore che «sente» la 
chiusura del coperchio. 

La tastiera, di dimensioni standard 
tranne che per la barra spaziatrice, è 
dotata di dodici tasti funzione e presen- 
ta, come di consueto per questo tipo di 
macchine, il tastierino numerico rimap- 
pato sulla parte destra della sezione 
alfabetica. Quella dell'esemplare perve- 
nutoci per la prova segue, per la crona- 
ca, la nazionalizzazione inglese ma sap- 
piamo esistere anche la versione italia- 
na. La disposizione dei tasti ci sembra 
corretta: in particolare notiamo con pia- 
cere che il tasto Control è messo al 
posto giusto (ossia a sinistra della «A», 
sopra allo Shift). che i tasti di movimen- 


to del cursore sono posizionati nella 
comoda configurazione a «T capovolta» 
ed infine che i tasti Home, PgUp, PgDn 
ed End risultano allineati verticalmente. 
Da notare anche che il tasto «Fn» di 
attivazione delle funzioni estese, quello 
cioè che permette di accedere al tastie- 
rino embedded, consente anche dì atti- 


vare alcune funzioni speciali segnalate 
in blu sui relativi tasti: ad esempio pre- 
muto assieme a PgUp e PgDn esso 
consente di variare la velocità di clock 
del computer fra 4,77 e 9,54 MHz, 
mentre premuto assieme alla freccia a 
destra commuta fra due diversi font di 
caratteri sullo schermo. 

Poco sopra alla tastiera, in corrispon- 
denza dei tasti funzione definibili, si 
trova un riquadro nel quale è possibile 
annotare l’uso dei tasti stessi. Invece in 
alto a sinistra si trovano sette led, alcuni 
dei quali sono del tipo a più colori, che 
consentono all'utente di conoscere lo 
stato del computer. Da sinistra a destra 
essi segnalano: la sorgente di alimenta- 
zione (spento quando il computer lavora 
con la batteria interna, acceso di rosso 
quando è connesso all'alimentatore 
esterno), l’accensione della macchina 
(verde se il clock é selezionato a 9,54 
MHz, rosso se è a 4,77 MHz), l'attiva- 
zione del Caps Lock (verde), l'attivazio- 



Un dettaglio del 
meccanismo di 
chiusura situato 
anteriormente Una 
soluzione semplice 
ma et/icace 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


PROVA 

TOSHIBA T1000SE 



ne del «modo overlay» ossia del tasto 
speciale di accesso al tastierino embed- 
ded (verde), l'attivazione del Num Lock 
(verde), l'attività del microfloppy (rosso), 
lo stato della batteria (rosso quando la 
carica residua scende a livelli critici, 
ambra durante la ricarica a computer 
spento, verde a batteria completamente 
carica). Da notare che tutte le spie 
risultano visibili anche dall'esterno a co- 
perchio chiuso, cosa senz'altro utile per- 
ché la macchina può continuare tran- 
quillamente a lavorare (o a ricaricarsi) 
anche da chiusa. 

Infine il display. Come già detto si 
tratta di un modello backjit in risoluzione 
CGA. Le sue proporzioni non sono pre- 
cisamente quelle di un normale monitor 
a tubo catodico ma vi si avvicinano 
abbastanza. Entrambi i set di caratteri 
visualizzabili sono ben disegnati e facil- 
mente leggibili. I controlli di luminosità 
e contrasto agiscono lungo uno spettro 
piuttosto ampio di possibilità e dunque 
permettono di adattare l'immagine a 
qualsiasi condizione ambientale. 

Descrizione interna 

Per accedere all'interno di questo To- 
shiba occorre svitare un discreto nume- 
ro di viti, alcune delle quali sono fra 
l'altro situate anche all'Interno del com- 
puter stesso. Esso è infatti formato da 
diverse sezioni staccabili indipendente- 
mente l'una dall'altra. Una di queste è 
ad esempio la tastiera, un'altra è quella 
che comprende lo schermo. 

L'ingegnerizzazione della macchina, 
decisamente raffinata, si accompagna 
ad una costruzione in generale molto 
buona. La motherboard, ad esempio, è 
interamente realizzata in tecnologia 
SMT con componenti a montaggio su- 
perficiale. Su di essa notiamo, fra i vari 
particolari interessanti, l'80C86 cuore di 
tutto il sistema, l'altoparlantino piezoe- 
lettrico ultrasottile, la RAM base da 1 
MByte. 

Gli unici cavi di collegamento che 
viaggiano all'interno del computer sono 
lo stampato flessibile che va alla tastie- 
ra ed un fascio di fili che va al display 
(questi ultimi a dire il vero avrebbero 
potuto anche essere dotati di un con- 
nettore rapido). 

La robustezza del tutto è assicurata, 
oltre che dalla rigidità intrinseca del ma- 
teriale plastico adoperato per la carroz- 
zeria, dai numerosi punti di fissaggio 
delle varie parti; già abbiamo notato 
come le viti siano moltissime, ma va 
sottolineato che la scelta della loro col- 
locazione é assai accurata e che tutte 
stringono in madreviti metalliche anne- 
gate nella plastica. 


Utilizzazione 

Prima di esporre le nostre impressio- 
ni sull'utilizzo di questo Toshiba 
T1000SE vorremmo premettere che es- 
so ci è giunto senza manuale. Abbiamo 
cosi dovuto desumere alcune informa- 
zioni sulla macchina da altre fonti e, 
ovviamente, dall'uso stesso che ne ab- 
biamo fatto per diversi giorni. 

Non serve tuttavia aver letto il ma- 
nuale per poter commentare le dimen- 
sioni del computer, che sono ovviamen- 
te la prima caratteristica a dover essere 
esaminata in un notebook. E certamen- 
te questo piccolo Toshiba deve essere 
fiero delle sue misure, specialmente 
per quanto riguarda l'altezza che come 
dicevamo poco fa è inferiore a cinque 
centimetri. Tali dimensioni, assieme al 


peso altrettanto contenuto, permettono 
di portarsi appresso il T1000SE senza 
particolari problemi, ad esempio in una 
valigetta ventiquattr'ore. Se volete un 
dato curioso a proposito di peso ed 
ingombro, il T1000SE ci risulta essere il 
«meno denso» fra i notebook computer 
da noi provati di recente: il suo peso 
specifico é infatti di circa 0,76 grammi 
per centimetro cubo, contro gli 0,97 del 
Compaq LTE/286 in versione equivalen- 
te (ossia senza Winchester) e l'1,13 
dello Zenith MinisPort. Certo i computer 
non si valutano «a peso» però tale 
statistica non ci sembra del tutto pere- 
grina. 

Per quanto riguarda le prestazioni di 
puro calcolo diciamo solo che l’adozione 
di un 8086 (dal bus a sedici bit) con 
clock a 9 MHz e mezzo rende questo 


PROVA 

TOSHIBA T1000SE 


computer circa due volte e mezza più 
veloce di un PC/XT originale, il che per 
un portatile non è poco. Osserviamo 
che anche lo schermo LCD è molto 
veloce contribuendo così al raggiungi- 
mento di prestazioni equilibrate. Nes- 
sun problema dunque anche con pro- 
grammi divoratori di CPU come gli spre- 
adsheet o certi word processor, a meno 
di non voler proprio risolvere sistemi di 
equazioni differenziali in aereo! 

Spendiamo ora qualche parola sulla 
struttura della macchina che risulta piut- 
tosto interessante. Il sistema operativo, 
come detto in apertura, si trova in ROM 
e risiede su quello che appare come il 
disco C : , il quale ad un esame più 
approfondito risulta configurato come 
un microfloppy da 720 KByte protetto 
dalla scrittura. Si tratta dell'MS-DOS in 
versione 3.30 customizzata Toshiba. Il 
fatto che non venga fornita la nuova 
4.01, la quale generalmente è da prefe- 
rirsi, non è in questo caso essenziale: 
infatti le maggiori migliorie della 4.x 
rispetto alla 3.x risiedono soprattutto 
nella gestione dei dischi fissi e nell'uso 
della memoria EMS per scopi interni del 
DOS, ed entrambe le cose non servono 
molto in una macchina priva di disco 
fisso e dotata di una gestione della 
memoria assai peculiare. Già, la memo- 
ria. Come ogni notebook che si rispetti 
(vedi ad esempio lo Zenith MinisPort 
provato due mesi fa) anche questo To- 
shiba é in grado di simulare un disco 
mediante la memoria RAM per ovviare 
il più possibile ai problemi connessi 
all'uso dei reali microfloppy. Ecco dun- 
que che parte della RAM fisicamente 
installata nella macchina può essere de- 
dicata a quella che la casa chiama 
«Hard-RAM» ed è più semplicemente 
un disco virtuale permanente. Un appo- 



. I I I i i I I 

DC Power Caps Over- Num Disk Battery 
IN /Speed Look lay Look In Use 


Particolare della lila di 
led di stalo La loro 
posizione e la forma 
ad angolo li rendono 

coperchio chiuso 



sito programma di configurazione per- 
mette di scegliere in quale misura la 
memoria, che può arrivare fino a 3 
MByte complessivi, debba essere ripar- 
tita fra l’uso come «Hard-RAM» e l’uso 
convenzionale come memoria EMS. La 
Hard-RAM rimane ovviamente alimenta- 
ta anche a computer spento per evitare 
la perdita di dati. Essa viene vista come 
drive D: ed è fatta in modo da emulare 
un Winchester così da permettere, se lo 
si vuole, anche il bootstrap. Questa 
possibilità è spesso indispensabile in 
quanto ovviamente non è consentito 
modificare i file di configurazione CON- 
FIG.SYS ed AUTOEXEC.BAT presenti 
sul drive virtuale C: per adattarli alle 
proprie necessità. 

Un'altra caratteristica interessante 
della gestione della memoria, presente 
anche negli altri modelli portatili Toshi- 
ba. è il cosiddetto «Résumé mode». Si 
tratta di un'utile funzione per la quale lo 
spegnimento del computer avviene 
senza cancellazione della memoria. Alla 
successiva riaccensione l'utente si ritro- 
va cosi nel punto stesso nel quale ave- 
va «spento» il computer e può prose- 
guire il lavoro come se nulla fosse suc- 


cesso. In effetti ciò è quello che su altre 
macchine viene chiamato «standby», 
ossia un modo in cui il computer è 
«congelato» per risparmiare le batterie 
e solo la RAM resta alimentata. Tale 
modo è comunque escludibile in favore 
del più comune spegnimento «vero» 
con conseguente boot all'accensione. 

Ed a proposito di spegnimento ed 
accensione, dicevamo prima che il pul- 
sante di alimentazione agisce sotto il 
controllo del software. In effetti tale 
controllo è piuttosto accurato per evita- 
re all’utente manovre errate che potreb- 
bero avere conseguenze dannose. Ad 
esempio l'interruttore viene inibito se il 
coperchio del computer è chiuso, ovvia- 
mente per evitarne l'azionamento acci- 
dentale durante il trasporto della mac- 
china. Se si chiude il coperchio a com- 
puter acceso questo emette un «beep» 
di avvertimento e spegne il display per 
risparmiare la batteria, pur continuando 
a lavorare; per spegnerlo occorre a que- 
sto punto riaprire il coperchio, ossia 
effettuare un'azione positiva e senz'al- 
tro volontaria. Stessa cosa vale per la 
macchina spenta, che si può accendere 
solo a coperchio aperto. 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




PROVA 

TOSHIBA T1000SE 


La batteria di alimentazione, piuttosto 
compatta, può essere sostituita in un 
attimo grazie all'ingegnoso sistema di 
aggancio di cui è dotata. Durante tale 
operazione la RAM rimane alimentata 
da una piccola batteria tampone per cui 
se si è veloci non si corre il rischio di 
perdere nulla. Tra l'altro la Toshiba ha in 
listino uno speciale caricabatterie multi- 
plo, indipendente dal computer, col qua- 
le ci si può assicurare la preziosa dispo- 
nibilità di un accumulatore sempre «fre-, 
sco». Il sistema segnala la condizione di* 
batteria in esaurimento accendendo in 
rosso l'apposito led e suonando periodi- 
camente Taltoparlantino interno; quan- 
do ciò si verifica si dispone di pochi 
minuti di autonomia per sostituire la 
batteria e/o collegare l'alimentatore da 
rete, dopodiché il computer entra in 
standby e vi resta fino alla morte totale 
o all'arrivo di nuova energia. È tuttavia 
possibile conoscere in anticipo, anche 
se a grandi linee, lo stato di carica 
dell'accumulatore grazie ad una funzio- 
ne speciale attivata dalla combinazione 
di tasti Fn + Esc (Fn è il tasto di 
«overlay» o funzione multipla che serve 
principalmente per accedere al tastieri- 
no numerico embedded). Tale funzione, 
controllata dal BIOS e denominata espli- 
cativamente «PopUp». fa aprire nell’an- 
golo in basso a destra del display una 
finestrella nella quale si possono con- 
trollare e modificare alcune delle opzioni 
di stato della macchina quali il tipo di 
ripartenza dallo spegnimento (résumé o 
booti, l'attivazione o meno dell'allarme 
per batteria scarica, il modo di visualiz- 
zazione sullo schermo (normale o a 
campo inverso), l'autospegnimento del 
display (da 3 a 21 minuti a passi di tre). 
In questa finestrella è dunque mostrato 
graficamente anche il livello di carica 
della batteria mediante un minuscolo 
istogramma che, pur essendo intrinse- 
camente poco preciso, fornisce quanto- 
meno un'idea della situazione. 

Terminiamo con le considerazioni di 
carattere ergonomico, molto importanti 
in una macchina che idealmente do- 
vrebbe seguire il suo proprietario quasi 
ovunque. Diciamo innanzitutto che in 
generale il lavoro con questo piccolo 
Toshiba è molto comodo e piacevole: la 
tastiera, benché del tipo a corsa breve 
senza feedback che soggettivamente 
non ci piace molto, risulta molto precisa 
ed egualmente pratica da usare. Il di- 
splay é leggibilissimo in tutte le condi- 
zioni, ha dei bei caratteri e non stanca la 
vista grazie anche ad una persistenza 
non particolarmente elevata. Mancando 
poi sia il disco rigido sia la ventola di 
aerazione il computer è quanto mai si- 
lenzioso: non risulta avvertibile neppure 



II TIOOOSE a confronto con un numero di MC 


quel sibilo ad alta frequenza prodotto 
dal display che su altre macchine è 
spesso causa di notevole fastidio. La 
visibilità dei led di stato anche a macchi- 
na chiusa ci sembra un'ottima idea in 
quanto consente di conoscere ad esem- 



La RAM di sistema 



pio lo stato dell'alimentazione senza do- 
ver aprire il computer. Meno felice ci 
sembra invece l'aver scelto di non dota- 
re la macchina di una maniglia per il 
trasporto: è vero che si tratta di un 
oggetto relativamente piccolo e legge- 
ro, ma non è sempre comodo portarse- 
lo sottobraccio a mo' di cartellina. Infine 
un piccolissimo appunto sul sistema di 
chiusura del pannello del display che, 
realizzato mediante un semplice aggan- 
cio in plastica piuttosto povero dal pun- 
to meccanico, non ci sembra qualitativa- 
mente all'altezza del resto della mac- 
china. 


Conclusioni 

Quanto costa, per concludere, questo 
gioiellino della tecnica giapponese? Po- 
co più di due milioni e mezzo in versio- 
ne base, ossia con 1 MByte di RAM, La 
scheda aggiuntiva da 1 MByte costa 
novecentosessantamila lire mentre 
quella da 2 Mbyte costa un milione e 
settecentocinquantamila lire. Diciamo 
dunque che un sistema espanso al 
massimo viene sui quattro milioni e 
trecentomila lire. Un accumulatore sup- 
plementare costa poi centoquarantamila 
lire ed infine il ricaricabattarie multiplo 
esterno costa poco meno di mezzo mi- 
lione. Diciamo che si tratta di prezzi non 
bassissimi in assoluto ma giustificati 
dall'elevato contenuto tecnologico del 
prodotto e comunque sensibilmente più 
bassi di quelli della concorrenza. 

Già, a chi fa concorrenza il TIOOOSE? 
A tutti, crediamo. La fa al Compaq LTE 
che, nella versione monofloppy analoga 
a questa, ossia con 1 MByte di RAM, 
costa oltre tre milioni e settecentomila 
lire (tre milioni e due per la macchina 
con 640 KByte e oltre mezzo milione 
per i 384 KByte supplementari) ed inol- 
tre non dispone di «Résumé». La fa allo 
Zenith MinisPort che. pur molto simile 
come struttura, ha un display di qualità 
inferiore, usa i floppy da 2" e costa tre 
milioni e duecentomila lire. Diciamo 
dunque che il TIOOOSE é un sasso 
lanciato nello stagno dei notebook com- 
puter. Sicuramente è una macchina ben 
fatta e dalle caratteristiche peculiari, ma 
non bisogna dimenticarsi che si tratta di 
un notebook computer, coi suoi pregi e 
le sue limitazioni. In particolare la sua 
filosofia non dev'essere travisata, cioè 
non si deve pensare di comprarlo come 
primo ed unico computer. Mentre risul- 
ta senz'altro prezioso se usato come 
deve essere, ossia in cooperazione col 
vostro fido personal che vi attende fidu- 
ciosi al vostro rientro dal viaggio di affari 
per elaborare nel modo migliore i dati 
raccolti col portatile. mc 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


87 





SIDEKICK P/M 


S «///* 


SideKick Plus 

di Paolo Ciardelli 


M olti sono i prodotti della casa 
americana Borland Internatio- 
nal. tali da coprire le fasce «ap- 
petibili» del mercato effimero e in pe- 
renne divenire, che è quello del softwa- 
re. Un mercato mutevole, sia per que- 
stioni di moda ma anche per le sempre 
maggiori possibilità di rendere operanti 
le chicche tecnologiche, più legate al- 
I' hardware. 

In origine programmi come il SideKick 
sbarcarono in Europa, e soprattutto in 
Italia, come programmi di desk utility, 
ovvero software che dovevano sostitui- 
re tutti quegli elementi che ingombrano 
le scrivanie ; definizione a nostro avviso 
un po' riduttiva del loro valore di softwa- 
re professionale di automazione d'uf- 
ficio. 


Ci riferiamo ai primi anni '80 e ricor- 
diamo come fosse usuale leggere all'ac- 
censione di parecchi personal computer 
la schermata di benvenuto del SideKick. 
caricato dall'autoexec. I perché della 
scelta però variavano dal «...l'adopero 
come calcolatrice, come blocchetto de- 
gli appunti...», «..boh, l'ho installato ma 
non ho il manuale...», ecc. 

Dello stesso periodo erano i pacchetti 
integrati, che tra l'altro potevano comu- 
nicare tramite modem a standard 
Hayes, «...quelli che compongono il nu- 
mero da soli... ». sempre per rimanere in 
tema di quegli anni. 

Per un motivo o per l'altro, questa 
classe di programmi rimasero un po' 
nell'ombra, e pagarono lo scotto di es- 
sere arrivati per primi. 


Introduzione 

SideKick Plus torna oggi agli onori 
della cronaca grazie all'accordo avvenu- 
to tra la Seat, la Serma e la Borland 
Italia, per la commercializzazione di un 
kit telematico. Il termine kit telematico, 
è una nostra licenza perché in effetti il 
prodotto viene commercializzato in mo- 
do generico come pacchetto mix 

Ognuna delle tre società ha dato il 
suo contributo attingendo alle sue pre- 
rogative: la Seat, come fornitrice di ser- 
vizi a valore aggiunto telematici (VAS), 
regalando l'abbonamento di un anno ai 
suoi servizi, la Serma, producendo i 
modem, ed infine la Borland, mettendo 
a disposizione il pacchetto software Si- 
deKick Plus, release 1.01 in italiano. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



PROVA 
SIDEKICK PLUS 


Descrizione 

Iniziamo, giocando con le parole, dalla 
aarte più leggera. SideKick Plus è, fon- 
damentalmente un pacchetto software 
TSR (Terminate State Residenti, che 
rimane quindi pronto per l’uso in back- 
ground. Rimandiamo per una più ampia 
e migliore trattazione dei programmi 
TSR, agli articoli di Sergio Poiini apparsi 
su MCmicrocomputer numero 92. nella 
rubrica Turbo Pascal. 

La sua attivazione può essere deter- 
minata dalla pressione contemporanea 
di una combinazione a scelta tra i tasti 
Ctrl. Alt. ShiftS(inistro) e ShiftD(estro), 
Questa possibilità, settata di default in 
Ctrl+Alt, decisa al momento dell'instal- 
lazione di SideKick Plus, rende più age- 
vole l'uso della tastiera. 

Il menu principale a pop up si divide 
in due sezioni: la prima al centro riman- 
da ai programmi veri e propri, la secon- 
da in basso illustra i richiami veloci 
svolti dai tasti funzione, da FI a FIO. Da 
notare che se una tastiera possiede 
dodici tasti funzione, gli ultimi due ripe- 
tono la funzione del tasto FIO. Cosa 
ben fatta in quanto, come vedremo, il 
tasto FIO richiama il menu del program- 
ma selezionato e l'FI il classico help. 

Rapidamente le opzioni principali di 
SideKick Plus sono nove: Gestore File. 
Block Notes. Profilo, Rubrica, Agenda. 
Calcolatrice, Tabella ASCII, Intervallo e 
Servizi. Per richiamare una di queste 
funzioni si può procedere in due modi: 
posizionando sopra il cursore tramite i 
tasti di direzione (non è implementato il 
mouse) e premendo Return, oppure 
premendo Alt più l'iniziale del program- 
ma. La pressione del solo tasto Alt, in 
ogni momento, visualizza l’icona princi- 
pale. dalla quale poi selezionare un nuo- 
vo programma. 

Piccola curiosità. La funzione appena 
descritta, è sempre valida anche all'ìn- 


SideKick Plus 




Produttore Software: 

Borland Italia srl - Via Guido Cavalcanti S 
20127 Milano. Tel. 02/2610102 

Produttore Hardware: 

Serma Elettronica srl - Via Irpinia 16 
Saonara (PD). Tel. 049/604911 

Prezzi (IVA esclusa): 

Package SideKick + 122 est. L. 850.000 

Package SideKick + 122 int. L. 740.000 

Package SideKick + 121 int. L. 600.000 


terno di un programma selezionato. Per 
esempio siamo nella Calcolatrice e pre- 
miamo Alt+R, automaticamente si so- 
vrappone alla finestra Calcolatrice quella 
della Rubrica. Altresi se siamo invece 
nella pagina iniziale, e premiamo «solo» 
l'iniziale della funzione, questa viene 
attivata lo stesso. 



Schermata di apertura con evidenziato il copyright 
della Borland International e i tasti di attivazione. 
Ctrl+Alt. 


Entriamo senz'altro nella descrizione 
delle varie opzioni. La prima permette 
una gestione rapida dei file (Gestore 
file), un po' alla Norton Commander per 
intenderci, senza però addentrarsi trop- 
po, né specializzarsi in comandi avan- 
zati. 

I tasti funzione, escludendo i sempre 
presenti help e menu, visualizzano la 
directory, mandano in stampa un file, 
cambiano la grandezza dello schermo 
contenente le informazioni (ZOOM), vi- 
sualizzano un file a schermo, cambiano 
la finestra d'uso ed infine marcano l'ini- 
zio e la fine di un blocco. Sono interes- 
sati anche la barra spaziatrice, che di- 
spone la finestra in verticale od in oriz- 
zontale, a secondo i gusti, il tasto arit- 
metico + che seleziona i file da sotto- 
porre a operazioni di copiatura, cancella- 
zione. spostamento, o visualizzazione 
degli attributi. In ogni caso accedendo al 
menu (FIO) si possono richiamare tutte 
le funzioni supportate dai tasti funzione 




Finestra del Gestore 
dei File. Abbiamo 
richiamalo l'opzione 
Directory dal menu 
per potere cambiare la 
visualizzazione Si 
poteva a questo punto 
anche cambiare l'unita 
da cui leggere 


89 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 






PROVA 

SIDEKICK PLUS 


più le altre opzioni consone all'ambiente 
di lavoro. 

Tra le varie voci, crea una directory, 
cerca un file ecc, ce n’è una a nostro 
avviso, molto utile: Prepara un disco, 
che viene in aiuto a chi non ricorda i 
parametri del comando Format. Ciò è 
vero soprattutto quando si lavora con 
una macchina di classe AT o AT/386, 
che ha installati due drive di differente 
grandezza (3.5 o 5,25 pollici). Tramite 
SideKick Plus, dopo aver selezionato 
l'unità, ci viene chiesto in automatico il 
formato, che varia dal 360 Kbyte al 1 ,44 
Mbyte. Insomma "idiot proof", come 
direbbero gli anglosassoni. 

Per uscire niente di più semplice: 
ESC, e si torna al prompt del DOS, 
Ctrl+Alt, sempre a DOS. ma dando la 
possibilità di tornare al punto di uscita. 

La seconda, Block Notes, si descrive 
praticamente da sola. Si hanno a dispo- 
sizione nove fogli di appunti numerati, 
contraddistinti di default con il nome 
Notes più il numero, con suffisso Txt 
(Notes. Txt, Notes2.Txt, Notes3.Txt, 
ecc.). 

Abbiamo scritto di default, ma possia- 
mo cambiarli sia di nome che di esten- 
sione. potendo anche specificare la di- 
rectory preferita per il salvataggio. Con i 
pigri, SideKick Plus, si atterrà ai valori 
del S.O. (Sistema Operativo) ed il file 
verrà registrato nella directory corrente 
di lavoro. 

All'interno del foglio valgono sempre 
le funzionalità assegnate ai tasti da FI 
a FIO, con in aggiunta, per gli utenti di 
Wordstar, il CtrIK menu, divenuto un 
po' uno standard nel campo degli edi- 
tor di linea. Un editor potente, per po- 
ter editare anche file di messaggi da 
inviare o tramite modem o alla stam- 
pante. 

Proseguendo con ordine arriviamo al- 
la funzione Profilo, che permette di ge- 
stire e manipolare testi strutturati e 
note organizzate in modo gerarchico. 
Un modo abbastanza complesso di la- 
vorare ma che è la maniera più sempli- 
ce per passare da un corposo trattato 
alla semplice elencazione degli abstract 
o viceversa. 

Profilo viene anche incontro a chi 
programma con linguaggi evoluti come 
il Turbo C o Pascal, dando la feature di 
scrivere le varie parti del programma ed 
analizzarle a livelli differenti. Sempre ai 
programmatori o a chi è alle prese spes- 
so con i caratteri ASCII, è indirizzata la 
Tabella ASCII, che visualizza i 256 sim- 
boli grafici e non. 

Della Calcolatrice, non c'è molto da 
dire, a parte che utilizza una vasta gam- 
ma di funzioni sia matematiche che 
logiche, parentesi, numerazione sia esa- 


decimale che binaria (decimale è di de- 
fault) e la strisciata cosi cara ai contabili, 
il tutto «sìne charta»: a video. 

Rubrica 

Punto focale della commercializzazio- 
ne. è la sezione rubrica, che si occupa 
di tutta la parte «telematica» del pac- 
chetto software. 

In pratica incorpora le funzioni di elen- 
co telefonico personale, con annesse 
annotazioni, aggiungendo una rapidità di 
consultazione unica in quanto la ricerca 
può avvenire in vari modi: per indice, 
maschera, avanti ed indietro, o all'inter- 
no della sola sezione annotazioni. 

Per la parte delle annotazioni segrete, 
tramite simboli, si può accedere ad un 
Glossario di termini residenti, protetto o 
meno da una password. I termini conte- 
nuti nel Glossario possono essere sia 
abbreviazioni di uso comune che com- 
prensibili dal computer. Per esempio 
invece di usare un lungo prefisso inter- 
nazionale seguito da una parola chiave, 
possiamo usare un simbolo abbreviato, 
che al momento opportuno il computer 
interpreterà nel modo corretto. Il fatto 
di poter proteggere l'accesso al Glossa- 
rio implica dei prò e dei contro, come 


avverte la schermata di aiuto. Infatti non 
si corre il rischio di usare un simbolo e 
poi non ricordarsi che cosa significa, ma 
solo quello di dimenticarsi la password 
per entrare nel Glossario. 

Questo per quanto riguarda i numeri, 
i nomi e le annotazioni- Passando inve- 
ce alla parte più legata al modem, sele- 
zionato il numero da chiamare, il soft- 
ware provvede ad inviare la relativa 
stringa di controllo e comporlo. Parlia- 
mo di stringa in quanto SideKick Plus 
può gestire modem intelligenti, come 
nel nostro caso. 

Di default SideKick Plus sceglie un 
modem standard Flayes, e comunque 
se vogliamo usare le potenzialità della 
Rubrica anche come «segretaria» elet- 
tronica. dobbiamo usare prodotti del ge- 
nere. però tramite il menu Servizi, si 
può ripersonalizzare il tutto, scegliendo 
sia la configurazione strettamente Hard- 
ware, Ram, EMS ecc, che i tipi di 
interfacce telefoniche. 

Tornando alla Rubrica, oltre a memo- 
rizzare dei numeri di telefono e dei nomi 
corrispondenti, si possono associare 
delle annotazioni di servizio. Per la parte 
che riguarda le comunicazioni, chi è al 
terminale non è mai lasciato in balia 
della macchina e mantiene il controllo 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





dimenticali li 
protocollo con cut 
inviare il file ? Nessun 
problema. Menu 
(FIO), Parametri. 
Protocollo e cosi 
scegliamo di 
trasmettere con 
protocollo Sum 
Xmodem. 




Sempre On line, 
abbiamo dei problemi 
di trasmissione e 
vogliamo filtrare 
l'ingresso Accediamo 
al Menu. Parametri, 
Opzioni. Filtro. 


PROVA 
SIDEKICK PLUS 


Un'ultima cosa prima di passare oltre 
una funzione abbastanza atipica, ma 
che può risultare utile: il Dialogo, Appe- 
na iniziato un collegamento, SideKick 
apre un Log, Dialogo, e l'utente può in 
tempo reale leggere quanto ha già vi- 
sualizzato, modificarlo e salvarlo. 

L'aspetto ludico 

Anche in questo la Borland ha pensa- 
to all'utente. Alla voce Intervallo, infatti, 
si inizia a giocare con una specie di 
Space Invaders. con suoni e altre pecu- 
liarità del caso, Tutti i messaggi anche 
qui sono in italiano colloquiale; a mo' di 
esempio è il finale che ci appella: «Vuoi 
divertirti ancora un po'?». Nel caso arri- 
vasse il capo ufficio, ci viene in aiuto la 
combinazione dei tasti di uscita veloce 
Ctrl+Alt. 

Il modem 

Dei tre modem a catalogo, quello 
allegato al pacchetto per la prova era 
1*122, su scheda con caratteristiche di 
velocità rispondenti alla raccomandazio- 
ni CCITT V21 e V22 e BELL 103 e 212A. 
Velocità quindi supportate 300 e 1.200 
baud sec in full duplex. 

L'I22, è un modem standard Hayes e 
risponde perciò al set di comandi AT, 


su quello che sta avvenendo. In ogni 
momento si possono cambiare i para- 
metri di trasmissione, i bit di stop come 
la velocità, o parametri complessi come 
quelli XON/XOFF Non dimentichiamoci 
che scrivendo comunicazioni non inten- 
diamo solo trasmissione dati, ma anche 
la semplice composizione di un numero 
telefonico per chiamare una persona. 

Naturalmente sono stati implementati 
dei protocolli di trasmissione, non mol- 
tissimi, ma in ultima analisi quelli neces- 
sari e sufficienti. Ne contiamo tre: Xmo- 
dem CheckSum, Xmodem CRC e Riga 
(CRLF). Semplice e precisi sono stati sia 
i collegamenti che la trasmissione dati 
tramite seriale con il nostro host. 

Per chi poi proprio non può fare a 
meno di automatizzare tutto, c'è la pos- 
sibilità di scrivere degli Script e di man- 
darli in esecuzione durante il colloquio 
telematico con un host o una base di 
dati. Con un simile programma si pos- 
sono far eseguire delle funzioni in auto- 
matico. come la seguente: chiamare 
MC-Link, entrare, inserire il codice uten- 
te e la password (cosa quest'ultima, 
assolutamente da evitare), selezionare 
la posta personale in attesa, conse- 
guentemente scaricarla e infine chiude- 
re la comunicazione. 


SideKick 2.0 

per Presentation Manager 


La Borland International, ha presentato la 
nuova versione di SideKick 2.0 per Presen- 
tation Manager. L'annuncio era stato dato 
in precedenza durante la manifestazione 
«Fall Fashion for OS/2». 

Già disponibile per il mercato finale, le 
sue caratteristiche sono basate su un'altra 
novità della casa americana: Paradox Engi- 
ne. Paradox Engine è una Application Pro- 
gramming Interface (API) per linguaggi co- 
me il Turbo C o il Microsoft C. che consen- 
te la lettura di tabelle Paradox da parte dei 
due linguaggi di programmazione. 

Al contempo SideKick 2.0 per PM. gene- 
ra tabelle Paradox che possono essere 
condivise in ambienti multitasking o multiu- 
ser. Ciò in sostanza significa che i dati 
generati da una applicazione come Agenda 
o Rubrica sono memorizzati in tabelle Para- 
dox, sono letti da un utente che apre un 
file SideKick PM, mentre un altro crea 
simultaneamente sofisticati rapporti di cor- 
relazione. usando il medesimo file, con 
Paradox. La possibilità di interazione simul- 


tanea su di un simile contenuto informati- 
vo, ha un alto contenuto sinergico e rende 
ideale l'uso di un simile pacchetto all'inter- 
no di un gruppo di lavoro di ufficio, consen- 
tendo, per fare un esempio, di accedere 
sempre a delle informazioni aggiornate. 

Paradox Engine inoltre fornisce altri po- 
tenziamenti a SideKick 2.0 PM. tra i quali 
una maggiore possibilità di interrogazione 
dei dati contenuti nella Rubrica e la capaci- 
tà di modificare informazioni all'interno del- 
le viste di tabella. In questa nuova release 
esiste un meccanismo di protezione, trami- 
te una password, le applicazioni Agenda. 
Rubrica e Block Notes, una possibilità di 
personalizzare delle viste sui dati, il suppor- 
to di un maggiore numero di font e finestre 
di grandezza variabile. 

SideKick 2.0 PM frutta un'interfaccia gra- 
fica utente e si compone oltre alle tre 
sopracitate della funzione Calcolatrice. Le 
caratteristiche delle funzioni sono simili a 
quelle del SideKick Plus, tranne che per 
l’implementazione dell'uso del mouse. 


MCmicrocompuler n. 93 - febbraio 1 990 


91 






PROVA 

SIDEKICK PLUS 


rispettando però lo standard italiano per 
quanto riguarda il riconoscimento dei 
toni di linea. Un punto a favore, dato 
che i molti modem dagli occhi a man- 
dorla non sono di solito cosi «intelligen- 
ti». Per dovere di cronaca, l'utente può 
acquistare il modem nelle tre versioni: 
122 esterno, 122 interno e 121 interno. 

I due 122 si differenziano solo per il 
montaggio: uno è esterno e perciò in 
un contenitore a parte e l'altro è su 
scheda, mentre I'I21 è sempre e solo 
disponibile su scheda. Quest'ultimo 
completa la gamma potendo rispondere 
alle raccomandazioni CCITT V21 e V23, 
quest’ultima però non può essere sup- 
portata, a livello di grafica Prestel. Ricor- 
diamo che lo standard V23 in grafica 
Prestel o superiori, al momento in Italia 
è adottato solo dal servizio pubblico 
Videotel, che a breve dovrebbe rilascia- 
re anche la presentazione in ASCII. 

La scheda si presenta molto bene, 
con un accurato montaggio, ed uso di 
componenti di alto livello. I chip di mag- 
giore grandezza e superiore responsabi- 



lità sono montati su zoccoli a basso 
profilo ed i contatti delle prese sono 
dorati. Oltre alle funzioni intrinseche del 



Vista d'insieme della scheda modem, compatta e organizzata con ordine Particolare degno di nota II dip 
switch AMP con i contatti argentati 


modem, si può commutare posterior- 
mente e farla diventare una porta se- 
riale. 

L'installazione è molto semplice e po- 
tendo contare su una porta supplemen- 
tare RS232 si può continuare ad usare 
l'eventuale periferica seriale, leggi 
mouse o plotter e l'utente può liberare 
l'eventuale slot occupato dalla scheda 
di interfacciamento. Le uniche manovre 
meccaniche da effettuare, a parte il 
montaggio interno, sono quelle di setta- 
re sui dei valori dì default la scheda, 
tramite otto microinterruttori. La sele- 
zione più importante rimane quella di 
poter scegliere su quattro possibilità di 
indirizzare la porta, COMI, 2, 3 o 4. 
Naturalmente tutti e tre prodotti sono 
omologati dall'Istituto Superiore delle 
Poste e Telecomunicazioni. 

Considerazioni finali 

Per tirare delle conclusioni su di un 
prodotto mix, bisogna pensare alle varie 
componenti dello stesso, e perciò con- 
siderare più parti. Per prima cosa pen- 
siamo giusto dare un giudizio piu che 
favorevole e scontato, anticipato nell'in- 
troduzione. della parte software. Il pac- 
chetto SideKick Plus è un software di 
classe, come del resto i compagni di 
scuderia Borland. Per la parte hardware, 
ci troviamo di fronte ad una scheda 
modem, di eccellente fattura industriale 
e con piccoli accorgimenti tecnici non di 
tutti i giorni. 

Solo il prezzo di vendita tende a sbi- 
lanciare il giudizio, ma come sempre sul 
fronte dei costi vanno fatte alcune con- 
siderazioni. Un prodotto hardware di 
qualità ha dei costi sia di produzione 
che di progettazione superiori ad uno di 
qualità inferiore. In un modem la qualità 
non -si evince solo dalla bontà dei con- 
nettori o delle saldature, ma anche, 
come nel nostro caso, dalla piena com- 
patibilità Hayes e dai relativi messaggi 
di risposta al sistema. Sul mercato sono 
reperibili altri modem, di produzione 
orientale, ad un prezzo anche notevol- 
mente inferiore, però all'atto pratico, 
quando ci si deve veramente basare 
sull'affidabilità della connessione, i nodi 
vengono al pettine. Riassumendo in 
due parole: «noblesse oblige». 

In ultima istanza bisogna pensare alla 
fascia di acquisto, identificabile in quella 
media, non specializzata, che ha biso- 
gno di entrare nel mondo dell'office 
automation e della fruizione di servizi 
telematici con un prodotto di facile im- 
piego e che non richieda una specializ- 
zazione in informatica. 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




SIEMENS 



Stampanti Siemens: 
il silenzio è una 
dote di famiglia 


Per una stampante, nascere da 
un'ottima famiglia è il miglior modo 
di cominciare. 

E per una stampante, chiamarsi 
Siemens significa essere nata da un 
prezioso patrimonio di esperienza 
informatica. 

Le stampanti Siemens fanno parte 
di una grande famiglia europea do- 
ve gli standard più avanzati sono 
una realtà, dove si è aperti a tutte le 
applicazioni attualmente disponibili 
e preparati per tutte quelle future. 

Un futuro che le stampanti Siemens 
affrontano nel massimo silenzio 
dalle HighPrint PT6001 e PT6002 a 
getto d'inchiostro ai cinque modelli 
a ventiquattro aghi, per arrivare alla 


Le farfalle durante il loro 
volo leggero possono 
arrivare a battere le ali più di 
venti volte al secondo senza 
produrre alcun suono 
percepibile dall'orecchio umano 


perfetta ri- 
soluzione 
della stam- 
pante HighPrint 
PT10, la superveloce. 

Il futuro Siemens non si ferma qui, ma 
continua nella facilità di gestione, nel- 
la flessibilità di utilizzo delle sue stam- 
panti, dei suoi PC e, soprattutto, nella 
disponibilità di una costante assisten- 
za al servizio del Cliente, grazie ai 
Partner Siemens Data. 

Non solo per questo, se pensate a 
una stampante, guardate in che 
famiglia è nata. 


PC Siemens. 
Perfetta partenza. 


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industriale 


PROVA 


DataEase 4.2 in italiano 

di Francesco Petroni e Luigi Sandulli 


A d oltre due anni di distanza dall'uscita 
della precedente versione 2 5 appare 
finalmente la versione 4.2 del DataEa- 
se. prodotto dalla DataEase International, e 
provato, a suo tempo, su MC numero 61 
A tale articolo hanno fatto seguito due 
prove di altri prodotti della stessa casa, il 
DataEase Developer (MC n. 791. che é un 
prodotto «shell» rispetto al DataEase. e che 
permette di ottimizzarne l'uso per sviluppo di 
applicativi, e il DataEase Graftalk (MC n 861. 
che è un prodotto di Charting collegabile 
direttamente al DataEase, tramite una funzio- 
nalità di quest'ultimo È di caratteristiche 


medie (in termini dì tipologie dì diagrammi e di 
facilità operative I ma dispone anche di un 
modulo Comandi, che attiva un vero e proprio 
linguaggio di programmazione grafica 

Tornando al DataEase 4.2 le innovazioni 
rispetto alla precedente versione sono nume- 
rosissime. sia in termini di adeguamento del 
prodotto alla nuova realtà delle piattaforme 
hardware oggi disponibili, sia in termini di 
funzionalità interne, che risultano ulteriormen- 
te potenziate 

Il DataEase, è un DBMS relazionale, orien- 
tato alTutìlizzo da parte del' utente finale, an- 
che non esperto. Malgrado questa sua filoso- 


fia generale, rispettata in tutte le funzionalità, 
anche nella programmazione, che lo rende 
facilissimo da usare, è comunque un prodotto 
molto potente con il quale è possibile costrui- 
re delle applicazioni dì una certa complessità, 
in un tempo relativamente contenuto 
Le innovazioni apportate, e il tempo trascor- 
so dalla prima prova, ci autorizzano ad inten- 
dere questa seconda non come un aggiorna- 
mento della precedente ma come un test 
eseguito ex novo, cui farà seguilo un articolo 
in cui descriveremo passo passo le fasi opera- 
tive necessarie per realizzare un’applicazione 
completa in DataEase 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



PROVA 
DATAEASE 4.2 


Che cosa è DataEase e come 
intendiamo eseguire la prova 

Per entrare in DataEase occorre innanzitut- 
to indicare il Data Base su cui si vuol lavorare. 
Il Data Base può essere, nel caso più sempli- 
ce, costituito da un solo archivio, che ha una 
sua maschera di acquisizione dati e alcuni 
Report, e, nel caso più complesso, un insie- 
me di archivi collegati da una serie di relazioni, 
su cui "girano» sia Report tradizionali, sia 
procedure batch che eseguono aggiornamen- 
ti. calcoli, ecc. 

Caratteristica più rilevante del DataEase è 
quella di permettere la soluzione di ambedue 
le problematiche, quella semplice e quella 
avanzata, esattamente con gli stessi strumen- 
ti, basati su alcuni ambienti operativi sempre 
totalmente guidati 

Questo significa che alcune delle applica- 
zioni di complessità medio-alta che in prece- 
denza erano risolvibili solo ricorrendo alla 
programmazione tradizionale, possono esse- 
re ora affrontate e risolte con le funzionalità 
interattive del DBMS, che fornisce soluzioni 
operativamente semplici, a problemi che so- 
no invece concettualmente abbastanza com- 

Per quanto riguarda la prova questa, come 
tutte le prove, deve trattare un po' di tutto, 
con la conseguenza che non si riesce ad 
approfondire gli argomenti più avanzati. 

Quindi faremo una seconda puntata, con un 
articolo nel quale, invece, affronteremo diret- 
tamente una problematica avanzata. 

In un DBMS è infatti fondamentale sia 
descrivetegli aspetti esteriori, come l'organiz- 
zazione delle funzionalità e le modalità opera- 
tive. ma è addirittura più importante testarlo 
su problematiche spinte, che sono quelle che 
in definitiva giustificano l'uso di un tale tipo di 
prodotto, rispetto ad un semplice Filer o uno 
Spreadsheet, che sono molto più semplici 

In particolare, nel prossimo numero, appro- 
fondiremo il concetto di maschera Multiform. 
che rappresenta un fondamentale passo in 
avanti nell'evoluzione dei prodotti DBMS (il 
Multiform, ricordiamolo, é già presente nel 
Paradox 3.0). 

La confezione e la procedura 
di installazione 

Precisiamo per correttezza che abbiamo 
eseguito la prova con il 100 per 100 per 
prodotto in inglese e il 50 per 1 00 del prodotto 
in italiano nel senso che. per i soliti motivi di 
tempo, non abbiamo potuto aspettare che 
arrivassero tutti i manuali in italiano. 

Quindi ogni tanto «ci scapperà» qualcosa in 
inglese, ma è sicuro che quando leggerete 
questa prova, tra un mese circa, la situazione 
sarà a posto al 100 per 100 

Tutto il materiale é chiuso in un elegante 
contenitore di cartone nero lucido con scritte 
in bianco e logo in biancoazzurro All'Interno 
del contenitore troviamo la manualistica in tre 
volumi con copertina in cartone e il Tutorial 
con rilegatura a spirale. 

Gli altri manualetti e le due confezioni di 


DataEase 4.2 


Produttore: 

WordPerfect Corporation 

Distributore: 

Sisoft srl, C.so Sempione 8, 20154 Milano 
Prezzo UVA esclusa): 

DataEase 4.2 in italiano L. 1.499. 000 


dischetti sono contenuti in un'altra scatola di 
cartone duro, che si chiama Open Me First. 

All'interno troviamo il Manuale di Installa- 
zione, di quasi cento pagine, che comprende 
anche l'elenco delle nuove funzioni rispetto 
alle versioni precedenti (e che quindi facilita 
l'apprendimento a chi già lavorava con Data- 
Ease), la Guida Veloce, in pratica un «Bigna- 
mino» di tutti i comandi in sole 21 pagine e le 


due confezioni di dischi. Questi sono quattro, 
nella versione su supporto di 3 1/2. e sette, in 
quella da 5 e 1/4. Comprendono il program- 
ma. un disco con i file per seguire, all'interno 
del DataEase, le lezioni descritte nel Tutorial. 
e un Dimostrativo che si può eseguire dal di 

I tre manuali sono: 

L'User Guide, di circa 300 pagine. È un 
manuale di apprendimento diviso in sezioni 
logiche. Introduzione. Immissione Dati, Re- 
port Veloci. Manutenzione del DataBase, e un 
po' di Appendici tecniche. 

II Data Base Admmistrator e Application 
Developer's Guide, di circa 300 pagine. Analo- 
go al precedente ma più avanzato nel senso 
che serve al Data Base Administrator. figura 
che esiste in ogni applicazione DataEase. che 
costruisce la procedura organizzando i vari 
componenti ed occupandosi della parte siste- 
mistica. Tratta anche le varie utility 

Il DQE (DataEase Ouery Language) Guide. 
Di circa 350 pagine, che descrive dettagliata- 




95 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 








Figura 4 DataEase 
42 - Definizione delle 
caraneristiche del 

Il Modulo si crea in 
modalità Full Screen 
Sulla videa la « ester- 
na” si digitano le scrit- 


e FIO e 


'I campo si 

tonda nell'ambiente in 
cui vanno definite tul- 
le te caratici isiclte del 
campo, innanzitutto 
quelle che regolano il 

correttezza, poi quelle 
estetiche, relative al 
formalo, al colore e 
quelle operative, ad 
esempio le vane mes- 
saggistiche legate al 
campo 


PROVA 

DATAEASE 4.2 


mente, e con una buona dose di esempi, i vari 
comandi del DQE, che è l'acronimo che 
identifica il linguaggio di programmazione del 
DataEase. 

In definitiva una manualistica elegante dal 
punto di vista tipografico, ma soprattutto ben 
organizzata per tipo di utente, e ponderosa, 
che dovrebbe mettere ciascun utilizzatore in 
grado di sfruttare al meglio il prodotto- 
la procedura di installazione è molto inte- 
ressante, anche perché ci fa scoprire che in 
pratica esistono tre DataEase. 

— Il DataEase 640K Standard che lavora su 
macchine di tutti i tipi che dispongano di una 
memoria convenzionale di 640K 

— Il DataEase 1 6M, che lavora con macchine 
286 o 386 che dispongano di memoria con- 
venzionale di 640K, e di una memoria estesa 
pari o superiore al Mega. 

La memoria estesa é gestita tramite un 
sotware di tipo DOS Extender realizzato dalla 
Rational System Ine. ed incorporato del Data- 
Ease. Il DataEase riconosce comunque anche 
eventuali espansioni di memoria (specifiche 
LIM/EMS 4.0) e le utilizza direttamente per 
velocizzare le operazioni di caching ed altre 

Queste versioni sono funzionalmente ed 
operativamente identiche, cambiano notevol- 
mente le prestazioni a vantaggio della versio- 
ne che utilizza la memoria estesa, 

— Il DataEase LAN. È possibile installare 
DataEase in pratica su tutte le LAN. Una volta 
installato sul Server può essere lanciato da un 
solo utilizzatore alla volta. Per aumentare il 
numero delle Workstation attivabili occorre il 
DataEase Workstation Pack, che permette di 
gestire il numero degli User. 


È da tener presente che nei menu operativi 
sulle Maschere sono presenti comandi speci- 
fici che gestiscono le varie problematiche di 
accesso agli Archivi e ai Record attraverso la 
rete Ad esempio nel menu delle Maschere di 
Data Entry é presente, nella barra superiore, il 
comando Multi-User. che ha cinque opzioni. 

Il Manuale di installazione descrive inoltre 
le varie procedure da seguire in caso di Upgra- 
de dalle versioni precedenti, che in alcuni casi 
comportano la necessità di convertire i file. 
Altre conversioni sono necessarie nel passag- 
gio tra versioni di differenti nazionalità. 

Entrata in Data Ease e 
descrizione dell'ambiente 

Una volta installato, basterà digitare il no- 
me del file EXE per lanciare il programma. 


DEASE per la versione «normale», DE16M 
per quella «turbo». 

Quest'ultimo dispone di vane opzioni di 
lancio (attraverso il comando DOS SETI, in 
dipendenza dell’uso che si intende fare della 
memoria estesa 

Il valore da attribuire con tale comando 
può essere individuato oltre che dal manuale, 
anche dall'esecuzione di un programmino di 
utilità, che si chiama PMINFO, che fornisce 
tutta una serie di informazioni sulla memoria 
installata e sui vari parametri prestazionali 
relativi al Real/Protected Mode. 

Lanciato il prodotto appare la videata inizia- 
le (fig. 1) che. anche in questa versione del 
DataEase, non permette un minimo di ge- 
stione delle Directory, alla ricerca delle Ban- 
che Dati su cui lavorare. Occorre ricordarsi il 
percorso. 

In ogni caso nella videata iniziale, una volta 
specificato l'indirizzo, si potrà decidere se 
continuare a lavorare su una applicazione già 
creata, scelta tra quelle visualizzate automati- 
camente in un box a lato, oppure si potrà 
annullare e digitare una nuova descrizione 
per creare una nuova Banca Dati 

In quest'ultimo caso il DataEase associa 
automaticamente alla Banca Dati la prima 
lettera digitata, che diventerà il quinto carat- 
tere nel nome di tutti i file creati dal sistema, 
relativamente alla banca dati stessa, renden- 
doli cosi più facilmente individuabili e mano- 
vrabili. anche da DOS. 

Seguirà la digitazione del propno nome e di 
una password che bisognerà specificare in 
ogni successivo accesso alla Banca Dati im- 
pedendo ogni eventuale tentativo di intrusio- 
ne da parte di persone non autorizzate 

Completato l'accesso compare il menu 
principale (vedi fig. 2) in un riquadro al centro 
dello schermo e. nell'ultima riga del video, 
alcune informazioni di carattere generale co- 
me la Directory e la Banca Dati in uso, o i 
tasti per uscire e per richiamare l'aiuto 

Il menu colpisce per le sue poche voci, 
sette per l'esattezza, di cui solo cinque ri- 
mandano a sotto menu. Conseguentemente 
l'albero è abbastanza semplificato ed essen- 
ziale. il che tutto sommato ha il pregio di 
essere poco dispersivo rispetto a quei soft- 
ware che. al contrario, vantano svariate deci- 



Figtira 3 - DataEase 42 L albero del menu 

L 'albero del menu è molto semplice, in quanto da quello iniziale (in figura II, che dispone di sole 7 opzioni, 
si entra in soli cinque sottomenu, di cui due * falsi», in quanto le loro opzioni vanno eseguite In sequenza In 
molti casi le opzioni relative a certe funzionalità conducono direttamente in Moduli di Sistema, in cui le varie 
specifiche vengono gestite con le stesse modalità con cui si gestisce una qualsiasi maschera di Data Entry 


96 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




Figura 5 - DataBase 
4.2 - Campo derivato 
In lase di definizione 
delle caraltensliche di 
un campo è possibile 
delimrlo di tipo Deriva- 
to Un tale campo può 

e comunque presente 
nell'archivio, o virtuale 
ed appare sob quando 
serve, in quanto viene 


tre ai normali 01 
ri matematici a. 



ne di menu e quindi richiedono un maggior 
tempo di apprendimento In figura 3 riportia- 
mo, pressoché al completo, l’alberto dei 
menu. 

La prima voce permette la definizione e la 
manutenzione delle strutture portanti della 
Banca Dati, Archivi e Relazioni che vi inter- 
corrono, la seconda permette l'inserimento 
dei dati, seguono due voci dedicate alle 
stampe ed alla manipolazione dei dati, una 
voce per la definizione dei menu personaliz- 
zati. ed infine una voce per i programmi di 
servizio ed una per l'amministrazione del 
sistema. 

Inoltre quando vi é da definire qualcosa, 
nella maggior parte dei casi, vengono propo- 
ste dal DataEase delle maschere dette «Mo- 
duli di Sistema» che si presentano e funzio- 
nano allo stesso identico modo di quelle che 
definisce l'utente per alimentare i suoi archi- 
vi, quasi come se il DataEase fosse scritto 
con se stesso. 

In pratica questi moduli di sistema conten- 
gono tutte quelle informazioni che servono a 
far funzionare il DataEase, come per esem- 
pio. il Modulo delle Stampanti, che contiene 
190 record preinseriti, ognuno dei quali rap- 
presenta una stampante con tutti i comandi 
per attivare e disattivare le funzioni della 
stessa, oppure il Modulo degli Stili dello 
schermo dove ogni record contiene i colori di 
carattere e sfondo dei vari oggetti DataEase 

Infine il Modulo degli Utenti, il cui primo 
record riguarda proprio chi ha creato la Banca 
Dati che ha la possibilità di definire altri 
utilizzatori creando per ognuno di essi un 
nuovo recordo che contiene il Nome, la Pass- 
word, uno Stile di Schermo, un Menu Perso- 
nalizzato. un Livello di accesso ai dati, alle 
Maschere (il creatore della Banca Dati ha 
sempre il livello più alto) e un Livello di Aiuto 

Considerando che questi moduli si com- 
portano come quelli impostati dall'utente, a 
parte quello della configurazione che è mo- 
no-record, si può pensare ad alimentarli con 
nuovi record (nuove stampanti, stili di scher- 
mo) psichedelici e/o lampeggianti, ecc.), a 
stamparne il contenuto o a manipolarlo cosi 
come si fa con i normali archivi In tale 
maniera tutto il sistema si presenta facilmen- 
te gestibile. 

MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


Come si crea un archivio 
(monoarchivio) 

Come già detto, dalla prima opzione del 
menu principale si accede alla funzione di 
definizione degli archivi, operazione conte- 
stuale al disegno della maschera che poi 
verrà utilizzata per inserire i dati, e che consi- 
ste nel dichiarare i campi dell'archivio defi- 
nendone le caratteristiche 


DATAEASE 4.2 


Queste caratteristiche riguardano diversi 
aspetti del campo e sono classificabili come 
anagrafiche, di controllo, di performance, di 
calcolo e di estetica, e tutti questi parametri 
sono raccolti in un modulo di sistema che si 
richiama ogni qualvolta si intende modificar- 
lo, ad esempio per definire un nuovo campo. 

Quando si definisce una maschera, si ac- 
cede ad una videata vuota ove ci si può 
muovere e scrivere liberamente qualsiasi co- 
sa (Full Screen), Si può inoltre richiamare una 
tabella da cui «pescare» tutti i caratteri ASCII 
compresi quelli semigrafici. e si può utilizzare 
un automatismo che permette di tracciare 
delle cornici. 

Per creare un campo basta posizionare il 
cursore nel punto della maschera che indica 
l'inizio dello spazio dedicato al campo, quindi 
premere FIO per richiamare il modulo di 
servizio che permette di definire tutti i para- 
metri del caso (vedi fig 4) 

Si possono definire campi di tipo testuale, 
stringanumerici, numerici, data, ora e flag 
«Si/No». 

É da segnalare il campo tipo «Scelta», che 
permette di creare una lista di valon, codici o 
descrizioni fino ad un massimo di 60 caratteri 
ognuno, che verranno poi proposte in un box 
all'operatore nel momento in cui, durante la 


Figura 6 DataEase 
4.2 - Stampa delle 
specifiche del Modulo 
La realizzazione dei va- 
ri Moduli rappresenta 
il passo più importante 

l'Applicazione Data 
Base. Con una funzio- 
nalità di servizio, atti 

rione del Modulo, è 

stampa che riassume 
tutte le specifiche im- 
postate. e rappresenta 
quindi la miglior forma 
di documentazione 
dell'applicazione 







PROVA 

DATAEASE 4.2 


fase di alimentazione dell'archivio, posizione- 
rà il cursore nel campo in questione 

In particolare il campo tipo Scelta, al con- 
trario delle altre tipologie, che si limitano a 
definire il tipo di valore che verrà acquisito, e 
riguardano quindi un aspetto puramente ana- 
grafico, va a toccare anche aspetti di perfor- 
mance in quanto verranno memorizzate in 
archivio non i valori definiti nella lista, bensì i 
corrispondenti valori di posizione (da 1 a 99) 

Ciò vuol dire risparmiare spazio su disco e 
snellire la gestione generale E considerando 
che l'operatore dovrà limitarsi a scegliere una 
risposta tra quelle offerte, ne consegue l'im- 
possibilità di fare errori. 

Insomma questo campo Scelta è proprio 
una bella invenzione e come si sarà sicura- 
mente capito, ne consigliamo un uso intensi- 
vo ogni qualvolta sia possibile. D'altra parte i 
Moduli di Sistema sono pieni di campi scelta, 
a proposito il campo «Tipo di Campo» è un 
esempio di campo scelta. 

Seguono tre indicatori per specificare l'in- 
dicizzazione, il controllo di unicità dei valori 
insenti e l'obbligatorietà di riempire il campo 
con un valore 

Sono caratteristiche di fondamentale im- 
portanza che nguardano la possibilità di indi- 
cizzare un campo facendo si che il sistema 
crei un file apposito per la gestione dei valori 
secondo i quali sarà possibile eseguire ricer- 
che istantanee e ordinamenti anche in fase 
di visualizzazione 

Riguardano poi la possibilità di controllare 
la univocità dei valori contenuti nel campo 
con conseguente segnalazione dei «doppio- 
ni», e la possibilità infine di rendere obbliga- 
torio l'inserimento di un valore nel campo, 
evitando inserimenti di record mancanti di 
dati necessari 

Vi è poi la possibilità di definire valori di 
default, sequenze automatiche o formule per 
il calcolo del valore, che possono essere 
lunghe fino a 4000 caratteri (fig. 5). 

Considerando che in una formula si posso- 
no utilizzare oltre che i normali operatori 
aritmetici anche la cinquantina di funzioni 
predefinite del DataEase, si capisce che si 
può quasi scrivere un programma sotto un 
campo, programma che verrà eseguito ogni 
qualvolta il campo sarà calcolato 

Altra novità importante è quella di poter 
utilizzare nel calcolo del valore gli operatori 
relazionali, si. avete letto bene, al plurale 
Infatti adesso oltre al Look Up (per chi non lo 
sapesse e la funzione che preleva un dato da 
un altro archivio) è possibile eseguire il Sum 
Of o il Count Of riferendosi chiaramente ad 
archivi figli correlativi in modalità «1 a Molti», 
potendo cosi quantizzare in tempo reale totali 
o conteggi sui record dell’archivio collegato. 

Se si decide di operare dei controlli sul 
campo si potranno definire valori di minimo e 
massimo, entro i quali l'input sarà considera- 
to valido, e tali valori potranno essere assolu- 
ti o calcolati tramite formule simili a quelle 
definibili per i calcoli 

Altro importante parametro è quello che 
permette la disattivazione del posizionamen- 
to del cursore sul campo impedendone l'ali- 


mentazione da parte dell’utente, che preve- 
de la ulteriore possibilità di rendere un cam- 
po virtuale, non salvato sul disco, fatto che 
permette di risparmiare spazio II valore del 
campo sarà calcolato solo al momento della 
visualizzazione a schermo o in fase di stam- 
pa, cosa che permette di avere sempre dei 
valori aggiornati 

Vi sono infine da definire alcune caratteri- 
stiche meno importanti ma che contribuisco- 
no a rendere estremamente completa l'ope- 
razione di definizione del campo, che sono la 
definizione degli attributi di visualizzazione 
(leggi colore del campo), del messaggio di 
aiuto, dei livelli di sicurezza che un eventuale 
utilizzatore deve possedere per poter leggere 
o scrivere nel campo e ancora l'annullamento 
della visualizzazione del campo nel caso ven- 
ga effettuata una visione tabellare del- 
l'archivio. 

Concludiamo questa prima frettolosa de- 
scrizione delle modalità di definizione dei 
campi della maschera, ci torneremo in segui- 
to per citare ulteriori possibilità, con l'eviden- 
ziare che esistono alcune caratteristiche pro- 
prie del modulo, come i livelli dì accesso, che 
bisogna possedere per poter vedere, modifi- 
care, inserire e cancellare i record. 


Inolire citiamo la possibilità di «cifrare» 
dati contenuti nello archivio in fase di salva- 
taggio su disco, oppure la possibilità di sce- 
gliere se la vista del modulo appena richia- 
mato deve essere tipo maschera o tipo tabel- 
lare, se vuotare lo schermo automaticamen- 
te dopo un inserimento, se eliminare la tabu- 
lazione automatica a campo pieno, se ricalco- 
lare una eventuale data di inserimento del 
record anche quando si modifica il record e la 
possibilità di definire, in una seconda videata. 
un testo di aiuto relativo a tutto il Modulo 

La realizzazione dei vari Moduli rappresen- 
ta il passo piu importante nella costruzione 
dell'Applicazione Data Base Con una funzio- 
nalità di servizio, attivabile direttamente in 
fase di definizione del Modulo (vedi fig 6). e 
possibile lanciare una stampa che riassume 
tutte le specifiche impostate, e rappresenta 
quindi la miglior forma di documentazione 
dell'applicazione 

Attivazione delle Relazioni 

In caso di applicazioni con piu di un archi- 
vio, la definizione dei Moduli dovrà alternarsi 
alla definizione delle Relazioni che intercorro- 
no tra i moduli stessi e che generano la 


MCmiGrocomputer n. 93 - febbraio 1990 







PROVA 
DATAEASE 4.2 



corrispondenza ira i record dì diversi Archivi 
presenti nella Banca Dati 

Considerando che le Relazioni sono basale 
sulla corrispondenza dei valori contenuti nei 
campi presenti e che per utilizzare gli opera- 
tori relazionali Lookup, Sum Of, ecc., menzio- 
nati prima, bisogna già disporre di queste 
Relazioni, si intuisce come le operazioni di 
definizione dei Moduli e delle Relazioni si 
debbano alternare in modo da disporre innan- 
zitutto dei Moduli e dei campi identificativi 
per ognuno di essi. 

Definiti i campi, si abbandonano, per un 
po', i Moduli, per definire le Relazioni, e 
quindi si conclude la definizione dei Moduli, 
potendo finalmente trattare in questi anche i 
campi il cui valore viene calcolato tramite una 
operazione relazionale. 

Per accedere alla funzionalità di definizione 
delle Relazioni basta scegliere l'opzione rela- 
tiva presente nello stesso menu di definizio- 
ne dei Moduli, quindi viene visualizzato sullo 
schermo il Modulo di Sistema dedicato a tale 
scopo, nel quale bisogna specificare i due 
Moduli da correlare, poi fino a tre coppie di 
campi (normalmente basta una coppia) e 
infine due nomi (opzionali) che saranno usati 
successivamente per «percorrere» la Rela- 
zione dal primo archivio al secondo e vicever- 
sa (vedi fig 7), 

Per i più esperti possiamo segnalare il 
fatto che si riesce a ad affrontare e risolvere 
anche i casi più complessi come le relazioni 
cicliche normalmente alla base di gerarchie o 
come le matrici chiuse dove le intersezioni 
nascono dalla congiunzione di due elementi 
dello stesso archivio 

Dobbiamo adesso fare un passo indietro 
quando si parlava di definizione di Moduli e 
far presente che durante la definizione di un 
Modulo è possibile, facendo ricorso proprio 
alle Relazioni, definire un sottomodulo o me- 
glio un estratto di un archivio in cui più 
record corrispondono ad un record di quello 
principale, sottomodulo che può avere diver- 
se forme e che può essere elastico e quindi 
adattarsi di volta in volta alle esigenze del 
momento sempre compatibilmente con i li- 
miti dello schermo. 

L'effetto che si ottiene (vediamone uno in 
fig 8) nel classico caso applicativo dell'Ordi- 
ne e delle Righe d'Ordine è quasi quello del 


foglio cartaceo originale che chiaramente 
possiede una testata ed un dettaglio. Ma la 
cosa più importante è che in questo sotto- 
modulo è possibile inserire dati, modificarli o 
cancellarli, come se si stesse lavorando sulla 
maschera principale delle righe, mentre in 
realtà siamo in quello degli ordini. 

É proprio per controllare meglio questa 
gestione che in fase di definizione delle 
Relazioni esiste un parametro aggiuntivo da 
specificare per quello, tra i due archivi, che 
eventualmente compare come sottomodulo 
nell'altro, e che permette di automatizzare il 
processo dì modifica del valore che lega il 
record padre con i record figli, o la cancella- 


zione automatica dei figli se si cancella il 

Tratteremo nel prossimo numero in manie- 
ra molto più approfondita questa che è la 
tematica Multiformi, 


Navigazione all'interno 
della Banca Dati 

Una volta impostata e alimentata la Banca 
Dati vi sono fondamentalmente due modi 
per interrogarla e sono la Ricerca a Schermo, 
potenziata moltissimo in questa nuova ver- 
sione tanto da divenirne una delle caratteri- 
stiche più notevoli, e la Stampa dei Dati che 
può essere impostata tramite i Repon Imme- 
diati o le Procedure Avanzate. 

Quindi molte delle novità di questa nuova 
versione le troviamo qui, Sono quelle che si 
apprezzano più di tutte, forse perché le ope- 
razioni di inserimento e di manutenzione dei 
dati sono tra le più impegnative che l'utilizza- 
tore deve affrontare. 

Per eseguire ricerche e scansioni sugli 
archivi bisogna opzionare la seconda voce 
del menu principale che é Inserimento Dati 
In effetti l'attività di ricerca a video dei dati è 
contestuale all'attività di alimentazione e ma- 
nutenzione in quanto qualsiasi archivio venga 
visualizzato sullo schermo, e in qualsiasi for- 
ma. potrà anche essere alimentato e i dati 
contenuti nell'archivio, una volta visualizzati 
potranno anche essere modificati o cancellati 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 



PROVA 

DATAEASE 4 2 


(in fig. 9 vediamo un esempio di maschera di 
tipo semplice, nel senso che ha «sotto» un 
solo archivio). 

Inutile soffermarci sulle funzionalità base 
scontate in un prodotto di questa categoria, 
di inserimento, modifica, cancellazione, scan- 
sione sequenziale, ricerca con chiavi, ecc 

Sono tutte opzioni che vengono attivate 
tramite tasti funzione e, per le più importanti 
di queste, viene visualizzata una legenda 
sull'ultima riga dello schermo. Oppure, viste 
le tantissime combinazioni difficili da ricorda- 
re, è possibile tramite il tasto F4 richiamare 
un menu a tendina che fa anche da legenda 
completa Nella stampa in figura 10 mostria- 
mo a completamento del discorso, l'elenco 
completo dei comandi attivabili dall'interno 



Figura 1 I DataBase 
4.2 Altre viste dal 
Modulo 

Partendo dalla vista 
« normale » del Modu- 
lo. quella che si costi- 
tuisce in modalità Full 
Screen, e possibile al- 
iare, che ha pan digni- 
tà operativa rispetto 
alla precedente È an- 
che possibile, attraver- 
so i collegamenti rela- 
zionali, sia «tal esplo- 
dere “ un campo in tor- 
ma sottotabellare, sia 
■ navigare « Ira i vari 
Moduli 



Figura 12 - DataBase 
4.2 - Report out a vi- 
deo di un Report sem- 

Esistono due livelli di 
Report, il QbE Iche 
non ha nulla da sparti- 
re né con II QbE del 
dBASE IV, nò tanto- 
meno con quello del 
Paradox) e il DOL 
Duello più elementare 
permette di definire 
sia l'aspetto estetico 
che i contenuti del- 
l'output È possibile 
anche esguire rag- 
gruppamenti e calcoli 
statistici, nonché utiliz- 

campi calcolati, ad 
esempio campi di 
lookup dagli archivi re- 
lazionali 


del Modulo di Inserimento Dati. 

Approfondiamo invece le funzionalità che 
caratterizzano il DataEase e cominciamo con 
Shift-F 1 che permette di passare dalla visua- 
lizzazione a Modulo a quella tabellare e vice- 
versa Con la variante che se viene impostata 
una chiave di ricerca su di un campo qualsia- 
si mentre si é in vista a Modulo, passando a 
vista tabellare verranno visualizzati esclusiva- 
mente i record che soddisfano la chiave (fig 

Oppure impostante un «•» al posto della 
chiave di ricerca in un campo definito come 
indice, passando alla vista tabellare otteremo 
al volo un ordinamento crescente dei record 
secondo i valori di quel campo 

Mentre si è posizionati su un record di un 
qualsiasi archivio é possibile tramite Alt-Fi 0 
aprire all'altezza del cursore un sottomodulo 
temporaneo scegliendo una relazione che ci 
«porta» verso un archivio figlio e ci mostra 
tutti i record di questo correlati a quello 
(padrei visualizzato sullo schermo nel modulo 
principale Questa operazione la si può conti- 
nuare ad eseguire fino al limite delle cento 
relazioni aperte. 

Stando sempre su un record a mo' di 
maschera, premendo FIO si può scegliere 


una relazione da percorrere, ma questa volta 
le registrazioni correlate compariranno a tutto 
schermo. Continuando a premere Alt-F3 si 
vedranno scorrere sullo schermo solo le regi- 
strazioni correlate a quella iniziale 
Altra possibilità, probabilmente più sfrutta- 
bile in fase di inserimento dei dati, e che 
somiglia moltissimo alla utilizzazione del 
campo Scelta, è quella del Lookup automati- 
co attivabile tramite Ctrf-FIO Nel momento 
in cui ci accingiamo a digitare un codice 
relativo ad una registrazione di un archivio 
padre correlato e che non ricordiamo. 

Tale operazione apre un box nello schermo 
ove compare, in forma tabellare, la prima 
parte delle registrazioni che abbiamo indiriz- 
zato, quindi si potranno scorrere le registra- 
zioni fino a trovare quella che inizialmente 
intendevamo scrivere e la si potrà conferma- 
re. Il sistema scriverà per noi. che siamo 
smemorati, il codice cosi individuato 
Concludendo possiamo dire che le funzioni 
che aiutano l'utente nella manutenzione e 
nella ricerca a schermo dei dati, sono moltis- 
sime e, considerando che queste possono 
essere attivate contemporaneamente, ci si 
rende conto di come le combinazioni operati- 
ve possibili siano infinite 


I due livelli di Report 

Il successivo livello per interrogare una 
Banca Dati, è rappresentato dalla terza fun- 
zione del menu pnncipale. QBE (Query By 
Example) sigla aggiunta alla dicitura «Report 
Immediati», attivabile tra l'altro, anche diret- 
tamente in fase di inserimento dati, tramite 
F9. Permette di definire contenuti e forma 
della stampa a tempo di record (non quello 
del Data Base) 

Indipendentemente dalla via a cui si acce- 
de al QBE viene visualizzata sullo schermo 
una lista di 10 opzioni relative alla gestione e 
definizione dei report 

Sono scontate le voci di gestione che 
permettono il salvataggio, il recupero, la di- 
struzione. la stampa della documentazione e 
l'esecuzione dei report, e quindi passiamo a 
commentare le opzioni dedicate alla defini- 
zione del contenuto e delle forme 

La definizione del report avviene in 4 fasi 
distinte ad ognuna delle quali è dedicata una 
opzione. Sono nell'ordine. Definizione criteri 
di selezione, Definizione scelta dei campi, 
Definizione del formato e Definizione della 
stampa. 

Quando si esegue la definizione dei criteri 
di selezione dei record, viene visualizzata 
sullo schermo la stessa maschera (sarebbe 
meglio dire una copia) che abbiamo costruito 
per l'inserimento dei dati e su questa, posi- 
zionandoci di volta in volta sui campi interes- 
sati, imposteremo le chiavi di selezione esat- 
tamente come si fa per eseguire una ricerca 
a video. In piu si potranno utilizzare gli opera- 
tori di confronto e si potranno impostare 
chiavi in archivi correlati spostandosi con il 
solito FIO. 

Segue la scelta dei campi che dovranno 
comparire nella stampa e anche qui verrà 
visualizzata la stessa maschera Questa volta 
però l'operazione è più semplice della prece- 
dente in quanto basterà marcare con dei 
numeri progressivi i campi interessati 

Contemporaneamente alla scelta dei cam- 
pi si possono aggiungere ai numeri, indicanti 
la sequenza delle colonne, alcune opzioni 
che permettono di ottenere ordinamenti cre- 
scenti e decrescenti, stampe a rotture di 
codice e calcolo di funzioni statistiche come 
somme, medie, ecc In figura 12 un esempio 


100 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 








Figura 13 - DataBase 
4 2 - Archivio di confi- 
gurazione stampanti 
Buona parte delle fun- 


ma, che si manipolano 
in maniera analoga a 
quelli creati dall'uten- 
te Nell'archivio delle 

stampanti sono me- 
morizzate 190 configu- 
razioni adatte alle 190 
più dilluse L utente 

crearne di nuove, se 



PROVA 
DATAEASE 4 2 


Ultima cosa da evidenziare in questa breve 
panoramica, è che esiste la possibilità di 
definire un modulo di inserimento dati (Data 
Entry) specifico per le necessità del program- 
ma i cui campi possono essere utilizzati nello 
stesso, a mo' di variabili già dichiarate e 
nempite. 

Conversioni e importazioni 

Il software risulta completo anche da que- 
sto punto di vista. É possibile infatti tramite 
QBE e DQL. costruire report la cui destina- 
zione é un file, che chiaramente potrà essere 
di diversi formati scelti tra quelli più cono- 
sciuti. Lotus 123, dBASEIII e IV, DIF, ASCII e 
altri ancora. 


di out a video. In figura 13 una videata 
relativa alla scelta della stampante 

È il momento di definire il formato estetico 
della stampa e qui il DataEase ci viene incon- 
tro in quanto é capace di generare ben nove 
formati diversi che vanno dal più classico 
tabulato fino alle etichette su più colonne, 
alla lettera personalizzata e al formato di 
esportazione in ambiente esterni. 

In ogni caso una volta generato il formato 
potremo sempre intervenire ad aggiustare 
ulteriormente l’estetica della stampa con cor- 
nici. caratteri speciali, fincature, ma anche a 
sistemare la forma che poi assumerà sul 
foglio, con salti pagina, totali di gruppo, inte- 
stazioni e calce di foglio, numerazione pagi- 
ne. ecc. 

Resta da definire la destinazione della 
stampa che può finire su carta, su video e su 
disco (nel caso di formato esportazione), e 
nel caso di destinazione su stampante biso- 
gnerà specificare una delle 190 stampanti già 
definite nel modulo delle stampanti con rela- 
tive lunghezze e larghezza del foglio utilizzato 
e i margini che si intendono lasciare. 

Dopo il QBE abbiamo il DQL (Data Query 
Language) che differisce, da un punto di 
vista operativo, solo nel modo di eseguire la 
selezione dei record e la scelta dei campi da 
stampare, infatti queste due fasi sono ades- 
so svolte contemporaneamente nello svilup- 
po dell'interrogazione, operazione che consi- 
ste nello scrivere, tramite comandi molto 
potenti, brevi programmi (in fig 14 un esem- 
pio) 

Si tratta di processi avanzati che si divido- 
no fondamentalmente in due categorie, di 
elaborazione e di controllo. Più precisamente 
le procedure di elaborazione permettono ol- 
tre che la stampa anche la manipolazione di 
record, quindi modifiche, inserimenti, cancel- 
lazioni Le procedure di controllo, invece, 
permettono di collegare tra di loro più proce- 
dure come se si trattasse di programmi 
contenenti dei «gosub» 

Durante la scrittura dell'interrogazione si è 
guidati completamente dal DataEase che 
propone una dopo l'altra, in una sequenza 
logica, liste di comandi tra cui scegliere quelli 
che fanno al caso nostro, in altre parole il 
DataEase si assume l'onere di scrivere per 
noi comandi, simboli e punteggiature mentre 


Figura 14 - DataEase 
4.2 - Report DQL in 
preparazione 
Molto particolare é il 
linguaggio di program- 
mazione del DataEa- 
se. che. nella versione 
precedente, si chiama ; 
va Report Completo. È 
un linguaggio di tipo 

prende tutti i comandi 
classici. L'aspetto più 
singolare è che il suo 

novrabile da Menu. 


momento esistono 
uno o più menu che 
permettono di opzio- 
nare istruzioni, campi, 
variabili, funzioni, ecc 

struire una procedura 
attraverso il menu 



a noi non resta che scegliere da menu quelli 
che servono 

I vantaggi di lavorare in modalità interattiva 
sono diversi. 

Velocità, assenza di errori di sintassi, pos- 
sibilità di concentrarsi meglio sul cosa fare 
senza distarsi per come farlo, ma il fatto 
importante è che vi sono due livelli di interat- 
tività. 

Nel primo abbiamo in effetti a disposizione 
solo le liste di comandi che permettono di 
eseguire, né più né meno, le stesse stampe 
ottenibili col QBE 

Al secondo livello scopriamo invece un 
mondo nuovo. Infatti tra le tante liste visua- 
lizzate in più rispetto al livello basso, ne 
esiste una principale che contiene tre tipolo- 
gie di comandi: 

Comandi di processo, quelli cioè che per- 
mettono di ottenere output su carta, video e 
disco, modifiche, cancellazione e inserimenti 
di record. 

— Comandi procedurali. While. If. Case, 
ecc. 

— Comandi di controllo, il più importante é il 
Run Procedure che corrisponde al «Gosub», 
ma c'è anche il Cali Menu che permette di 
richiamare un menu personalizzato, 


Per quanto riguarda le importazioni II di- 
scorso si complica in quanto esistono delle 
funzioni dedicate all'importazione dei dati e 
altre alla conversione delle procedure (legge- 
te anche le didascalie delle figure 15 e 16) 
Le procedure di importazione, un po' come i 
report. possono essere definite e salvate, 
per poi essere rieseguite, assumendo cosi 
l'aspetto di procedura. 

Le procedure di importazione si rivelano 
abbastanza sofisticate in quanto, oltre che 
poter scegliere tra parecchi formati di file 
compresi quelli DataEase, è possibile defini- 
re un metodo con cui i record saranno impor- 
tati nella Banca Dati. Si potrà infatti decidere 
se i campi possiedono pii identificativi, che 
dovranno essere identici ai nomi di campo 
del Modulo che sta ricevendo i dati, oppure 
se i dati dovranno essere importati in un 
certo ordine. 

In più si dovrà decidere con quale criterio i 
record dovranno essere importati, e si potrà 
scegliere se scartare i duplicati, se importare 
solo i duplicati (modifica), operare sia Cuna 
che l'altra modalità contemporaneamente, e 
infine l'accodamento brutale dei record che 
si stanno ricevendo, escludendo cosi ogni 
controllo sui campi di univocità. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


101 






Olire alla funzione di 
importazione che ri- 
guarda il solo recupero 
dati, esiste la funzione 
Convert che olire a 
travasare i dati, co- 
struisce. nell'ambiente 
ricevente DataBase, 
anche il Modulo Dati e 
quindi la struttura e 
maschera di Data En- 
try dell'archivio, su cui 
poi si può intervenire 
con le normali funzioni 
di manutenzione. 


sibiliti di eseguire im- 
portazioni dati da altri 
ambienti Ile funzioni di 
Inport appartengono 
ad un menu di livello 
inferiore rispetto a 
quelli mostrati in figu- 
ra 31. Queste tmporta- 


esterm opportuna- 
mente organizzati in 
moduli DataBase già 
esistenti Limportazio- 


PROVA 

DATAEASE 4 2 


Aspetto interessante dell'importazione, è 
che la struttura del Modulo che riceve i dati, 
continua a funzionare cosi come durante 
l’inserimento manuale, pertanto gli eventuali 
campi del Modulo calcolati sulla base di 
quelli importati, sono riempiti automatica- 
mente durante l'operazione. 

Per le conversioni delle applicazioni esiste 
un file «EXE» dedicato che pur essendo 
richiamabile direttamente dal Dos, funziona 
correttamente solo se richiamato da menu 
DataEase. I risultati di questa conversione 
infatti saranno una serie di maschere con 
relativi dati, che dovranno però far parte di 
una Banca Dati comunque già inizializzata da 
DataEase. 

Senza scendere troppo in dettaglio diremo 
che tale funzione é in grado, una volta speci- 
ficato il formato della procedura originale da 
convertire, di riconoscere le strutture che 
contengono i dati, quindi di ricreare le ma- 
schere nel proprio ambiente in grado di rice- 
vere e contenere i dati della procedura origi- 
nate- 
si possono convertire applicazioni Lotus 
123 (tutta la famiglia). dBASEIII e IV. Paradox 
ed altri, quindi la definizione della conversio- 
ne può leggermente variare da caso a caso, 
non bisogna comunque dimenticare che an- 
che in questa fase l'interattività del DataEase 
rende l'operazione semplicissima. 

Menu personalizzati 

Il DataEase aveva già con la prima versio- 
ne dimostrato possibile un sua utilizzabilità 
come strumento di sviluppo di procedure 
tradizionali da parte di tecnici 

Tate utilizzo viene senz'altro favorito in 
questa nuova versione ove sono state imple- 
mentate anche te funzioni attivabili dai menu 
personalizzati 

Questi sono, al solito, definibili tramite 
l’alimentazione di un Modulo di Sistema che 
prevede per ogni menu oltre che un nome, 
un livello di sicurezza e un titolo, la possibilità 
di contenere fino a nove voci, per ognuna 
delle quali vanno definite una descnzione, un 
tipo funzione ed eventualmente un nome di 
funzione qualora fosse richiesto. 

Tra i tipi di funzioni ricordiamo la possibilità 
di lanciare altri menu personalizzati, permet- 
tendo di costruire cosi una classica struttura 
ad albero, di eseguire procedure QBE, DQL e 
anche procedure di Importazione. Inserimen- 
to dati, Backup. Restore, ecc. 

Conclusioni 

La prima impressione che avemmo del 
DataEase. nel lontano numero 61, di un 
ottimo compromesso tra facilità d'uso e po- 
tenza elaborativa. è ampiamente confermata. 

I miglioramenti più sostanziali sono quelli 
che permettono di utilizzare, anche nella cre- 
azione del Modulo, i comandi relazionali. 
Questo equivale ad un effettivo e considere- 
vole aumento di potenza, a costo di un 
mimmo aumento di difficoltà operativa, dovu- 
ta. evidentemente, al fatto di avere tante 


possibilità in più da sfruttare 

Aumentano anche te possibilità del Data 
Ease Query Language. con il quale é real- 
mente possibile scrivere delle procedure, di 
complessità medio-alta, senza dover cambia- 
re ambiente operativo, né quindi scrivere 
«istruzioni di programmazione» 

E questa è una caratteristica che dovrebbe 
non solo far comodo all'utente evoluto, ma 
anche solleticare II tecnico, che gradisce 
sempre strumenti con i quali migliorare la 
propria produttività. 

Il materiate su cui discutere è tantissimo 
(anzi noi stessi ci siamo, nel rileggere la 
prova, accorti di qualche dimenticanza, ad 
esempio non abbiamo parlato delle funzioni) 
per cui ci riserviamo una sessione di appro- 
fondimento Questo è anche naturale per un 
prodotto DBMS, dove non esìste, né può 
esistere, un modello standard di rifenmento, 
noto a tutti, su cui «appoggiare» te conside- 
razione che via via si fanno 

La maggiore differenza «filosofica» con la 
concorrenza (dBASE e Paradox tanto per non 
far nomi) sta nel fatto che in DataEase si 
trattano direttamente Data Base, che sono 
insiemi, definiti ed istituzionalizzati, di archivi 
e relazioni, mentre sia dBASEIII, che Para- 


dox, trattano archivi, che é anche possibile, 
ed in varie maniere, organizzare e collegare 
attraverso relazioni 

La filosofia, direttamente mirata al Data 
Base, del DataEase. non è sbagliata se si 
pensa che per risolvere una problematica 
monoarchivio (e quindi una problematica non 
relazionale) basta ed avanza un buon spread- 
sheet- Tate filosofia inoltre trova una ottima 
traduzione pratica, in quanto i vari concetti 
«tecnici», che stanno sotto alla teoria relazio- 
nale. trovano, per essere attivati, modalità 
operative semplici ed eleganti. 

Se a questo si aggiunge che la versione 16 
Mega è in grado di sfruttare al meglio te 
grandi risorse di memoria delle macchine 
delle ultime generazioni, e che quindi il pro- 
blema delle prestazioni in pratica viene a 
cadere anche su applicazioni di notevoli di- 
mensioni, si può concludere che il DataEase 
può occupare egregiamente quello spazio, 
ampio anche se dai contorni per la verità un 
po' indefiniti, lasciato liberto tra prodotti ele- 
mentari. tipo spreadsheet, e prodotti specia- 
lizzati e quindi riservati ai tecnici, tipo i vari 
linguaggi di programmazione con finalità 
DBMS 


102 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





NÉ** 




PROVA 


PC Tools DeLuxe 5.5 

di Giorgio Arnone e Gabriele Romanzi 


E risaputo che negli USA è consen- 
tito l'uso della pubblicità compara- 
tiva. e quella adottata dalla Cen- 
tral Point Software per reclamizzare il 
software oggetto della nostra prova la 
dice lunga sul tipo di prodotto che stia- 
mo per esaminare. 

In questa pubblicità compare uno 
scaffale di biblioteca dove sono allineati 
vari prodotti per PC. dai package per 
back-up agli Shell DOS ; la domanda che 
viene posta al lettore suona più o meno 
cosi: « Perché comprare tutti questi pro- 
dotti quando le stesse funzionalità le 
potete trovare in un unico pacchetto 
come il nostro ?» 


La filosofia e la storia 

Come espressamente indicato dal no- 
me, PC Tools altro non è che una 
collezione di programmi che coprono un 
ampio spettro di necessità dell'utente 
MS-DOS; si va dallo shell DOS alle 
utility per la manutenzione ed il recupe- 
ro dei file, dal programma di back-up a 
quello per telecomunicazioni (addirittura 
in background!). 

I vari tool possono essere divisi in tre 
gruppi (dai nomi dei rispettivi manuali): 
— Data recovery & DOS Utilities 

Comprende lo shell DOS vero e pro- 
prio ed i programmi che permettono di 


recuperare file e directory cancellate 
accidentalmente, di salvare e recupera- 
re una copia della FAT (File Allocation 
Table) del disco rigido, di aumentare le 
prestazioni di quest'ultimo eliminando 
le frammentazioni che inevitabilmente 
vengono prodotte quando vi si scrivono 
sopra i file ed utilizzando una parte di 
memoria come «cache memory»; è 
compreso inoltre un modulo per la com- 
pattazione (eventualmente protetta da 
password) dei file allo scopo di rispar- 
miare spazio o minimizzare i tempi in 
caso di trasferimento via modem (è 
possibile anche lo scambio di file com- 
pressi con un Mac dotato dell'appropria- 



104 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



PROVA 

PC TOOLS DELUXE 5 5 


ta versione di PC Tools disponibile per 
quella macchina). 

— Hard disk backup 

Sono dei moduli per il backup-restore 
dei dati da disco rigido, completi delle 
utility per la correzione degli errori e 
l'ottimizzazione dei tempi e degli spazi 
necessari, configurabili secondo le pro- 
prie necessità. 

— Desktop manager 

Programma di «gestione della scriva- 
nia» comprendente tutti gli strumenti 
necessari quotidianamente all'utente di 
personal computer; si va dal text editor 
(compatibile Wordstar) al gestore di da- 
tabase (compatibile Dbase), dallo 
«Scheduler» di appuntamenti al genera- 
tore di «outline» per pianificare i lavori, 
dalle calcolatrici scientifiche e finanziare 
(compatibili HP-11C e 12C) al program- 
ma di telecomunicazioni. 

Alcuni di questi programmi possono 
essere utilizzati «stand alone» o lanciati 
da PCSHELL. lo Shell DOS di PC Tools, 
mentre altri sono integrati all'Interno dei 
moduli principali, uno dei quali è il Desk- 
top Manager. 

Quando ci è giunta questa nuova ver- 
sione di PC Tools (5.5) pensavamo ad 
un semplice aggiornamento della 5.1 
(purtroppo afflitta da una serie di bug), 
rilasciata qualche mese fa per sostituire 
la «gloriosa» versione 4. 

Questa nuova versione invece, lungi 
dall'essere una «bug fix release» è un 
prodotto che. benché ricalchi il «look» 
introdotto con la serie 5, presenta una 
nutrita serie di novità (circa una cinquan- 
tina), tra le quali sinteticamente segna- 
liamo il supporto LAN (Novell e IBM 
Token Ring), la possibilità di utilizzare 
anche il tasto destro del mouse (con 
funzione in genere di serolling), la com- 
patibilità dei file database con il DB IV, 
la possibilità di visualizzare un file di 
testo, Lotus 123 o Dbase (lll/IV) nel loro 
formato nativo oltre ad una serie di 
miglioramenti ed aggiunte a livello di 
interfaccia utente. La Central Point Soft- 
ware ha inoltre creato un Bullettin 
Board System aperto agli utenti di PC 
Tools, per poter richiedere informazioni 
ed essere informati su successivi ag- 
giornamenti del prodotto; nel tool di 
comunicazione è presente uno script- 
file che permette all'utente di accedere 
in maniera automatica a questo siste- 
ma. una volta ottenuto uno user-name 
ed una password. 

A proposito della prima delle novità 
citate, il supporto di rete, vorremmo 
segnalare due cose che ci hanno colpi- 
to. una in maniera positiva e l'altra in 
maniera negativa. 

Un grosso problema che affligge al 
giorno d'oggi le reti di calcolatori é la 
protezione dai virus; per ovviare a que- 


PC Tools 5.5 

Distributore: 

J. Soft 

Viale Restelli 5, 20124 Milano 

Prezzo UVA esclusa) L. 270.000 

BBS di supporto IUSA) 

503-690-6650 


sto inconveniente, tutti i programmi di 
PC Tools possono essere lanciati da 
un'unica directory protetta in scrittura 
del server, lasciando nelle directory 
utente soltanto i file di configurazione e 
quelli contenenti i dati. 

Di contro non ci sentiamo di condivi- 
dere la politica di vendita della casa 
madre che impone l’acquisto, per l’uti- 
lizzo di PC Tools, di una copia del pro- 
gramma per ogni stazione di lavoro che 
accede al server di rete. 

Passiamo ora, dopo queste conside- 
razioni di carattere introduttivo, all'anali- 
si del pacchetto. 

La confezione 

La confezione si presenta come il 
solito «scatolotto» di cartoncino rigido 
neanche tanto voluminoso, circa cinque 
centimetri di spessore, piuttosto colora- 
to e con molte scritte, tanto che in 
realtà è anche difficile individuare a pri- 
ma vista il nome del prodotto, scritto in 
piccolo e di traverso in alto a sinistra. 

Una volta aperta la confezione e dopo 
aver tolto uno spessore di gommapiu- 
ma, cominciano a saltare fuori alla spic- 
ciolata floppy, foglietti e manuali; alla 
fine dopo aver rovesciato tutto sul tavo- 
lo, contiamo 3 dischetti da 5” e 1/4, 2 
dischetti da 3" e 1/2, una cartolina di 
registrazione da spedire negli USA. un 
manualetto «What's new» che descrive 
cosa è cambiato rispetto alla versione 
5.1 e infine i tre manuali, così suddivisi: 
«Data recovery and Utilities» (248 pagi- 
ne) che descrive il cuore di PC Tools e 
cioè lo shell DOS con tutte le sue 
funzionalità, «Desktop manager» (305 
pagine) che descrive gli accessori di 
scrivania disponibili ed infine un volu- 
metto di 82 pagine che tratta l'argo- 
mento «Backup and restore». 

L 'installazione 
e le utility «stand alone» 

La necessità di un programma di Set- 
up, introdotto in questa nuova versione, 
è dovuta sostanzialmente a due fattori: 
la compattazione dei file sui dischetti e 
l'installazione di programmi residenti o 


nell'Autoexec.bat. Seguendo una con- 
suetudine ormai comune a molte case 
produttrici di software, anche nel caso 
di PC Tools una parte dei file è stata 
compattata per ridurre il numero dei 
dischi da inserire nella confezione; sarà 
quindi il programma di installazione, in 
funzione delle scelte effettuate dall'u- 
tente, ad estrarre i file necessari ed a 
copiarli su disco rigido. 

Durante la procedura di setup, inoltre, 
viene fornita all’utente la possibilità di 
installare alcuni dei tool come program- 
mi residenti o da caricare daH’Autoexec 
al momento del boot; iniziamo quindi a 
descrivere alcuni di questi (rimandando 
la descrizione dei più «consistenti» 
Shell, Desktop e Backup a tre paragrafi 
a parte), seguendo passo passo la pro- 
cedura di installazione che può, in ogni 
caso, essere rilanciata dì nuovo dall'u- 
tente in caso di ripensamenti e cambia- 
menti. 

Per lanciare questa procedura, piutto- 
sto semplice e che non richiede più di 
10 minuti di tempo, basta richiamare il 
programma PCSETUP contenuto nel 
primo dei dischi forniti; come prima 
cosa il programma chiede se si vuole 
effettuare l'installazione su di una po- 
stazione di lavoro singola o su di un 
server di rete, quindi viene presentato 
un menu con elencati i tre blocchi prin- 
cipali componenti PC Tools con le sin- 
gole occupazioni totali di memoria. 

Si può decidere quindi di installare 
soltanto la parte che interessa (ad 
esempio il modulo di Backup) o il pac- 
chetto completo di tool: in quest'ultimo 
caso l'occupazione di memoria totale su 
disco rigido sarà di 1770 Kbytes, 

Come già accennato in precedenza, 
alcuni dei moduli componenti il pacchet- 
to sono dei programmi a sé stante, 
cosa che permette il loro utilizzo anche 
su sistemi dotati di soli floppy; questa 
divisione del programma in tanti « EXE» 
separati, inoltre, si rivela comoda in tutti 
quei casi in cui non occorrono tutte le 
funzionalità di PC Tools, ma soltanto 
alcune di esse (esempio tipico può es- 
sere la possibilità di effettuare il backup 
di un disco rigido nel proprio ufficio per 
poter portare il proprio lavoro a casa: in 
questo caso, oltre ai dischi con i dati, 
occorre avere con sé soltanto il modulo 
per il restore). 

Come terzo passo, il programma di 
setup chiede all’utente se vuole utilizza- 
re il modulo PCSHELL come uno shell 
DOS standard (cioè da lanciare come un 
normale programma dal quale si possa- 
no a loro volta lanciare altri programmi o 
compiere le normali operazioni DOS) 
oppure se intende installarlo come pro- 
gramma residente; in quest'ultimo ca- 
so, PCSHELL si installa in memoria co- 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


105 


PC TOOLS DELUXE 5.5 


SttfiBHiBiSàBI 



me TSR (Terminate and Stay Residenti 
ed è possibile «farlo apparire» durante 
l'esecuzione di un qualsiasi altro pro- 
gramma premendo un'apposita hot-key, 
peraltro ridefinibile da parte dell'utente. 

E sempre a proposito della configura- 
zione del PC. benché venga richiesta 
una versione del DOS uguale o superio- 
re alla 3.0 si «raccomanda» all'utente di 
utilizzare se possibile una versione su- 
periore alla 3.2; nel caso poi di conflitti 
con altri programmi residenti si consi- 
glia di cambiare l'ordine di caricamento 
di questi in memoria. 

Continuando nella procedura di instal- 
lazione, é ora la volta dei moduli da 
inserire nell’Autoexec: Mirrar e PC-Ca- 
che; il primo, in congiunzione al modulo 
Rebuild, fornisce una protezione contro 
la cancellazione o la formattazione acci- 
dentale del disco rigido (fonti spesso di 
travasi di bile ed urla fantozziane nel 
cortile condominiale..,). 

Il modulo Mirrar crea una copia di 
backup della File Allocation Table (FATI 
e della radice del disco rigido in un file 
con attributo «hidden»; in casi disperati 
(vedi urla fantozziane) il modulo Rebuild 
é in grado di porre rimedio ai danni fatti 
utilizzando le informazioni contenute in 
questo file nascosto; il modulo Mirrar, 
inoltre, può opzionalmente creare un 
file contenente l'intero nome e le infor- 
mazioni sui cluster occupati da un file, 
in modo da poterle utilizzare dall'opzio- 
ne di Undelete per il recupero di file 
cancellati. 

Raccomandiamo caldamente l'inseri- 
mento di questo modulo nell'Autoexec; 
si tratta di un'utility notevole che non 
porta via spazio, non rallenta le presta- 
zioni ma all 'occorrenza... è una manna 
dal cielo! 

Peccato che alla prima operazione 
che coinvolge l'uso del disco rigido la 
copia eseguita da Mirrar non sia più 
coerente con l'esatto contenuto della 
FAT e delle directory; sarebbe stato 


multiwmdows di PC 
Shell. 


bello se questa operazione fosse avve- 
nuta in background in maniera automati- 
ca: ma forse stiamo cercando il pelo 
nell'uovo... 

Il secondo dei moduli che si possono 
installare nell'Autoexec è un program- 
ma di cache memory, il cui scopo è di 
velocizzare gli accessi alle memorie di 
massa mediante la memorizzazione del- 
le informazioni più frequentemente uti- 
lizzate dal vostro PC; in questo modo 
vengono ridotti i tempi di attesa del 
computer nel prelevare da disco le in- 
formazioni più comunemente usate. 

L'ultima informazione richiesta all'u- 
tente dal programma di installazione ri- 
guarda il modulo Desktop che, analoga- 
mente a PCSHELL. può essere installa- 
to come programma residente; valgono 
anche in questo caso tutte le considera- 
zioni fatte a proposito di quest'ultimo 
circa l’occupazione di memoria e la pos- 
sibilità di «hot key» da un altro program- 
ma DOS; l'unica differenza consiste 
nella maggiore «fame» di memoria di 
questo modulo, pari a circa 40 Kbyte. 

A questo punto vengono richiesti in 
sequenza all'utente i vari dischetti ed il 
programma viene installato seguendo le 
indicazioni fomite; al termine di questa 
operazione viene decompresso il dizio- 
nario per lo spelling utilizzato dal modu- 
lo text-editor di Desktop. 

Questa operazione di decompressio- 
ne viene effettuata dal modulo PCSE- 
CURE; si tratta di un potente tool per la 
codifica, decodifica e compressione di 
file, in grado di ridurne la dimensione 
dal 25% al 60% 

Utilizza il sistema di criptazione DES 
che, mescolando tra di loro i dati di un 
file, rende virtualmente impossibile la 
decodifica da parte di chi non é in 
possesso della chiave opportuna; inol- 
tre. anche conoscendo una parte del 
testo, con questo metodo di codifica 
non è possibile in alcun modo risalire 
alla chiave stessa. 


Una cosa che ci ha lasciato un po' 
interdetti è stato che durante l’installa- 
zione il programma avverte l'utente del- 
la ricerca, effettuata in automatico, sul 
disco rigido delle principali applicazioni 
presenti, che verranno inserite nel me- 
nu Applicazioni di PCSHELL in modo da 
poter essere facilmente lanciate da es- 
so; nel caso della macchina utilizzata 
per la prova sono stati correttamente 
riconosciuti Lotus 123. Dbase III e IV, 
Framework III. Word 5 e Wordstar 5 
mentre sono stati completamente igno- 
rati programmi quali le Norton Utilities 
(... e questo si può anche capire ). 
Lotus Sidekick e Magellan. i vari compi- 
latori Turbo e Quick ed Autocad (e que- 
sto lo capiamo già di meno) oltre ad una 
serie di altri programmi tra i quali citta 
mo il Dr. Halo per tutti. 

Una cosa di cui però l’utente non 
viene avvertito al momento dell'installa- 
zione è il fatto che il file Format.com 
viene rinominato in Formatl.com e con- 
temporaneamente viene creato il file 
Format.bat, che si occupa di chiamare 
PCFORMAT, il tool di formattazione di 
PC Tools. 

Questo modulo ha il pregio di impie- 
gare meno tempo nell'eseguire la for- 
mattazione di un disco e di permettere 
il recovery in caso di cancellazione acci- 
dentale dei dati in esso memorizzati; 
questo è reso possibile da un diverso 
sistema utilizzato da questa routine ri- 
spetto all'equivalente del DOS. 

In conclusione di questo paragrafo 
dedicato alle utility «stand alone» man- 
ca ancora all'appello una delle più im- 
portanti e precisamente Compress. l'ap- 
plicativo che permette di ottimizzare le 
prestazioni del disco rigido 

Solitamente, quando un nuovo file 
viene scritto su disco, le varie parti di 
esso non sono memorizzate in maniera 
consecutiva ed adiacente, ma vengono 
utilizzati i «buchi» lasciati vuoti, ad 
esempio, dalle cancellazioni di file fatte 
in precedenza. Questa «frammentazio- 
ne» del file in varie parti distanti tra di 
loro comporta necessariamente un tem- 
po di lettura maggiore; scopo di Com- 
press è proprio quello di riorganizzare i 


106 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




Tre applicazioni aperte 
elettronica" 


PROVA 

PC TOOLS DELUXE 5 5 



file presenti sul disco rigido, sisteman- 
do le varie parti costituenti in aree conti- 
gue. Inoltre Compress sposta le subdi- 
rectory nella parte iniziale del disco, in 
modo che vi si possa accedere in ma- 
niera più rapida, ordinandole secondo 
un criterio scelto dall'utente. 

Infine questo tool è in grado di testa- 
re il disco rigido alla ricerca di settori 
rovinati (bad cluster) non marcati e di 
spostare i dati in essi eventualmente 
memorizzati in altre zone del disco (sur- 
face analysis). 

Raccomandiamo vivamente l'uso di 
Compress periodicamente per dare una 
•■sistemata» al vostro hard disk, seguito 
magari dal programma Mirrar per salva- 
re le informazioni principali necessarie a 
porre rimedio a situazioni indesiderate 
di cancellazione. 

In linea con gli altri tool del pacchetto, 
anche in Compress si nota una grande 
accuratezza implementativa; sono state 
previste tutte le possibilità di errore che 
un programma di questo tipo può incon- 
trare, quali la mancanza di corrente du- 
rante lo spostamento di un cluster (non 
viene calcellato l'originale finché non è 
stata scritta la nuova copia), problemi 
con programmi residenti che possono 
aver tenuto traccia dei puntatori, ora 
cambiati, ai loro file aperti (e per questo 
viene raccomandato all'utente di com- 
piere un reboot della macchina alla fine 
dell'operazione) e la possibilità che qual- 
che schema di protezione software di 
programmi installati sul disco fisso pos- 
sa essere intaccato (per questo motivo i 
file con attributi «hidden» o «System» 
non vengono spostati). 

Segnaliamo infine la possibilità da 
parte dell'utente di poter scegliere tra 
varie tecniche di compattazione del di- 
sco rigido e tra vari metodi di ordina- 
mento delle directory. 

Dopo questa carrellata delle utility 
«accessorie» (per le quali già varrebbe 
la pena di affrontare la spesa e che non 
dovrebbero mancare nel corredo di ba- 
se di un buon utilizzatore di PC) passia- 
mo ad analizzare i tre moduli principali 
di PC Tools: PCSHELL, Desktop Mana- 
ger e PCBACKUP. 


PCSHELL 

Visto come installare il nostro pac- 
chetto, iniziamo a giocare un po' suppo- 
nendo di non aver installato nessuno 
dei programmi che compongono PC To- 
ols in modo residente; prendiamo la 
tastiera, digitiamo PCSHELL e dopo 
qualche secondo sul nostro video abbia- 
mo due finestre, una con l'albero delle 
directory del drive corrente e l'altra con 
i file contenuti nella directory corrente- 
mente selezionata. 

Ci troviamo di fronte ad un efficiente 
e versatile shell del DOS che permette 
di «vedere» in modo continuo, l'am- 
biente in cui operiamo; tramite i soliti 
menu a tendina possiamo fare con 
estrema facilità tutte le operazioni di 
selezione, copia spostamento di file che 
ci possono servire, da una directory ad 
un'altra anche in un altro disco. 

Particolarmente utile ci è sembrata la 
possibilità di disporre dello sdoppiamen- 
to delle window che permette di evitare 
di specificare il nome della directory di 
destinazione (un po' come il Norton 
Commander provato nel numero di lu- 
glio '89); operazione che in alcuni casi 
di HD particolarmente pieni può diven- 
tare noiosa. Senza scendere troppo nei 
dettagli segnaliamo la sempre comoda 
possibilità del Prune & Graft. cioè il 
poter prendere una intera directory e 
spostarla con tutto il suo contenuto di 
file e subdirectory da un'altra parte sullo 
stesso HD, la presenza di un comodo 
file editor, senza particolari pretese ma 
senza limitazioni sulla dimensione del 
file da editare (per lavori più elaborati è 
previsto l'utilizzo dell'editor compreso in 
Desktop Manager), un editor/viewer in 
HEX oltre agli ormai immancabili Viewer 
per file 123 e Dbase. 

Le funzioni di PCSHELL sono dunque 
molte e descriverle tutte andrebbe oltre 
i limiti (anche tipografici) di questo arti- 
colo, c'è comunque da dire che in effet- 


ti si può tranquillamente dimenticare 
che esiste un prompt standard del DOS 
in quanto è possibile fare tutto dall'in- 
terno di questo ambiente., o quasi; 
abbiamo infatti rivelato una anomalia di 
funzionamento per quanto attiene la ri- 
lettura automatica dell'albero delle di- 
rectory. 

Sul manuale è specificato che 
PCSHELL rilegge l’albero ogni volta che 
si richiama il programma e se lo si 
desidera riaggiornare durante la sessio- 
ne di lavoro occorre digitare CTRL-<dri- 
ve>; ciò non è vero in quanto per far 
memorizzare un cambiamento nella 
struttura dell'albero dobbiamo scegliere 
l'opzione «Re-read Tree» nel menu Op- 
tions: andando a consultare il manuale 
però questa opzione non è documenta- 
ta, segno di un aggiornamento effettua- 
to all'ultimo momento. 

Torniamo ad esaminare le possibilità 
offerte da PCSHELL; una apposita «ten- 
dina» preconfezionata in fase di installa- 
zione ci mostra i programmi che 
PCSHELL è in grado di lanciare dal suo 
interno, ma con un po' di pazienza è 
possibile aggiungerne altri a questa li 
sta. il cui unico difetto è la ovvia limita- 
zione in verticale del menu dovuta allo 
schermo. 

Per usare PCSHELL come uno shell 
vero e proprio é necessario che esso 
non sia residente; se questa condizione 
è verificata, è sufficiente che posizionar- 
si con i cursori e il TAB o con il mouse 
sul programma che si desidera eseguire 
e premere CTRL-RETURN; una finestra 
si apre per chiedere i parametri e auto- 
maticamente si lancia il programma 
cosi facendo rimangono in RAM circa 
170K di PCSHELL, per cui se abbiamo 
programmi affamati di RAM, occorre 
tenerne conto. Ben diverso è il discorso 
se si installa PCSHELL residente, poi- 
ché in questo caso, quando non é atti- 
vo, la sua occupazione in RAM è di circa 
10K mentre quando è attivo sono circa 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


107 




PROVA 

PC TOOLS DELUXE 5.5 


1 opzioni di PC 



170K. Il manuale indica poi dettagliata- 
mente varie possibilità configurabili dal- 
l'utente sull'uso e la gestione della me- 
moria. tra cui ne segnaliamo due tra le 
più significative: in primo luogo è possi- 
bile utilizzare la memoria espansa per 
appoggiarci file di overlay, ed in secon- 
do luogo è possibile specificare quattro 
modelli di memoria occupata perma- 
nentemente. in modo residente, che 
vanno, come detto sopra, da 1 0K a 
170K. 

Se installato come TSR PCSHELL è in 
grado di sfruttare l'eventuale memoria 
espansa presente nel sistema: a questo 
proposito nel manuale si consiglia di 
utilizzare questa opzione su macchine 
dotate di 640 Kbyte di memoria base e 
320 Kbyte di memoria EMS, configura- 
zione ormai minima su tutte le macchi- 
ne di classe AT dell'ultima generazione. 

Il Desktop Manager 

Passiamo ora ad analizzare il modulo 
di PC Tools dedicato alla gestione ed 
all'organizzazione di una scrivania elet- 
tronica; prima di passare all'analisi det- 
tagliata delle varie parti componenti ve- 
diamo quali sono i punti che esse hanno 
in comune. 

Innanzitutto un'interfaccia utente in- 
tuitiva e semplice da apprendere che 
ricalca la filosofia introdotta da Win- 
dows, a finestre sovrapponibili e con un 
uso intensivo del mouse oltre che della 
tastiera. 

Una volta lanciato il programma sullo 
schermo viene presentato il piano della 
scrivania, con in alto la barra dei menu, 
su cui si possono «poggiare» anche in 
maniera disordinata i vari fogli di lavoro 
(ovvero le varie finestre aperte sulle 
singole applicazioni); ogni singola fine- 
stra può essere spostata, ingrandita, 
rimpicciolita, può essere sovrapposta 
parzialmente o totalmente alle altre, op- 
pure può essere portata in evidenza 


facendola affiorare dalla catasta di fogli 
che abbiamo poggiato sul nostro tavolo 
di lavoro elettronico. 

Senza dubbio si tratta di un'interfac- 
cia utente ben studiata e di facile ap- 
prendimento anche da parte di una per- 
sona non particolarmente esperta e 
questo é molto importante in un pac- 
chetto quale PC Tools nato con lo sco- 
po di fornire all’utente medio di perso- 
nal computer tutti gli strumenti di cui ha 
bisogno, sollevandolo dall'obbligo di do- 
versi adattare a metodologie di lavoro di 
più pacchetti differenti tra di loro. 

In caso di necessità c’è comunque 
disponibile un help in linea molto com- 
pleto con tanto di indice per la consulta- 
zione. come in un manuale cartaceo. 

Una volta lanciato il programma (o 
richiamato tramite hot key se installato 
residente) ci troviamo con il piano grigio 
della scrivania ad occupare tutto lo 
schermo ed il menu srotolato con le 
dieci opzioni disponibili (undici nel caso 
in cui PCSHELL sia stato installato resi- 
dente prima del caricamento di Desk- 
top). 

Scegliendo dal menu un’applicazione, 
essa appare in una finestra, che può 
essere aperta, chiusa, spostata e di cui 
si possono variare dimensioni e colore. 

Di finestre di questo tipo se ne pos- 
sono avere aperte fino a 15 contempo- 
raneamente sulla scrivania, potendo l'u- 
tente passare dall'una all'altra e svolge- 
re cosi diverse attività contemporanea- 
mente (ad esempio, un file transfer in 
background mentre si prepara una rela- 
zione con il text editor basandosi sui 
dati contenuti nel modulo database). 

Vediamo ora una breve panoramica 
delle principali applicazioni disponibili: 
— NÒTEPADS: è un word processor, 
che permette di creare, editare e stam- 
pare file di testo, anche WordStar-com- 
patibili. 

É completo di funzioni di ricerca e 
sostituzione, manipolazione di blocchi di 


testo ed inoltre è dotato di un proprio 
modulo di correzione ortografica (in in- 
glese nella versione in prova) 

Grazie alla possibilità di risiedere resi- 
dente in memoria, può rivelarsi utile in 
quei casi in cui occorra prendere al volo 
delle annotazioni o compiere delle cor- 
rezioni ad un file, come spesso accade 
durante la compilazione di un pro- 
gramma. 

È comunque adatto anche per la ste- 
sura di testi non particolarmente elabo- 
rati come struttura, grazie anche alla 
possibilità di trasferire dati dalle altre 
applicazioni tramite la Clipboard, zona di 
memoria adibita al transito dei dati nelle 
operazioni di Cut (taglia) e Paste (cuci). 

Come per le altre applicazioni che 
vedremo nel seguito, si possono avere 
contemporaneamente aperte più fine- 
stre di editing, ognuna su un file diffe- 
rente. 

— OUTLINES: é un utile tool che 
permette di creare liste di idee ed ap- 
punti. organizzati a livelli diversi di ag- 
gregazione, con possibilità di espandere 
e collassare questi livelli in modo da 
avere sempre sott'occhio lo «schele- 
tro» della struttura che si sta creando. 
Le «outline» consistono di linee di te- 
sto, ognuna rappresentante un argo- 
mento principale, seguite da più specifi- 
che sottolinee che dettagliano a vari 
livelli quanto trattato nei livelli di ordine 
più elevato. 

Con questo strumento si possono 
creare appunti per un discorso, prepara- 
re un'agenda per una riunione o sempli- 
cemente tener nota di una serie di idee 
buttate giù su un certo argomento, il 
tutto utilizzando uno strumento simile ad 
un word processor; tramite quest'ultimo 
si può poi elaborare l'outline creata per 
completarla con i dati relativi ai punti fino 
a quel momento solo accennati. 

— DATABASES: l'utente di un perso- 
nal computer ha, in genere, la necessita 
di gestire insiemi di dati strutturati quali 
liste di indirizzi, numeri di telefono e 
schede di clienti, tanto per citare alcuni 
esempi; a questo scopo è dedicato il 
modulo in questione, in grado di gestire 
file compatibili DBase e completo delle 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



funzionalità di ricerca e sort dei dati. • 

Due cose ci sono particolarmente pia- 
ciute di questo modulo: la possibilità di 
chiamare automaticamente, tramite 
modem, i numeri contenuti nelle sche- 
de (in congiunzione con il modulo Appo- 
intment Scheduler è addirittura possibi- 
le settare un allarme che ad un dato 
orario faccia partire una macro che, 
recuperato un record, chiami il numero 
di telefono in esso contenuto) e la pos- 
sibilità di creare, tramite il modulo Note- 
pad, dei form personalizzati. 

Si tratta senza dubbio di un modulo 
molto completo in grado di soddisfare 
le esigenze di gestione dati di un utente 
medio, in maniera semplice ma non per 
questo limitativa, 

- APPOINTMENT SCHEDULER: una 
volta lanciata questa applicazione, si ha 
sullo schermo una finestra che occupa 
quasi l'intera scrivania, divisa in tre parti 
contenenti, nell'ordine, un calendario, 
una «to-do list» ed uno scheduler con 
orari intervallati tra di loro di quindici 
minuti. 

È possibile in questo modo gestire i 
propri appuntamenti e le cose da fare 
durante una giornata e. come accenna- 
to in precedenza descrivendo il modulo 
Databases, é possibile settare degli al- 
larmi per fare eseguire determinati task 
ad ore prefissate della giornata. Anche 
questo modulo ci ha favorevolmente 
stupito per la sua completezza: alcuni 
esempi la possibilità di settare come 
festivi determinati giorni dell’anno, con 
valori di default settati alle principali 
festività USA, e la possibilità di richiede- 
re (in forma grafica) una rappresentazio- 
ne del tempo libero e di quello già 
impegnato (con segnalazione di even- 
tuali conflitti!). 

È inoltre possibile richiedere al pro- 
gramma di trovare un «buco» libero di 
durata stabilita, compreso tra due orari 
ed in determinati giorni della settimana. 

- TELECOMMUNICATIONS è possi- 
bile utilizzare questo modulo con un 
modem compatibile Hayes; i suoi punti 
di forza sono la possibilità di effettuare 
trasferimenti di file in background, la 
possibilità di automatizzare le operazioni 
di collegamento tramite degli «script- 
file» contenenti i comandi da eseguire 
ed il supporto di velocità fino a 19.200 
baud. 

Una grave limitazione del programma 
è quella di poter operare soltanto con i 
protocolli ASCII e XMODEM; ci sembra 
questa una carenza abbastanza grave in 
un momento dove ormai si stanno af- 
fermando protocolli quali YMODEM e 
ZMODEM di gran lunga migliori dei 
precedenti. 

- CALCULATORS: completiamo que- 
sta carrellata dei moduli di Desktop con 
la parte dedicata alle calcolatrici, che 
sono ben quattro. Si va dal calcolatore 
algebrico a quello scientifico (compatibi- 
le con l'HP-1 1 C), da quello finanziario 


(che emula la maggior parte delle fun- 
zioni deH'HP-12C) a quello dei program- 
matori (che permette di eseguire calcoli 
in esadecimale, ottale e binario con 
relative conversioni). 

Vengono coperti in questo modo tutti 
i possibili campi di applicazione, fornen- 
do a portata di mano dell'utente uno 
strumento valido in tutte le occasioni. 


Il Backup Manager 

Il terzo ed ultimo grosso tool in cui è 
suddiviso il pacchetto permette di gesti- 
re in modo altamente efficiente il back- 
up delle informazioni contenute nei no- 
stri dischi rigidi. 

Cosi come avveniva per le altre parti 
di PC Tools DeLuxe anche questa parte 
può essere installata in maniera autono- 
ma, oppure la si può avere integrata 
nello shell, se si è seguita la procedura 
di installazione generale che abbiamo 
descritto precedentemente. Notiamo 
immediatamente come al momento del 
primo lancio di PCBACKUP il program- 
ma forza nei confronti dell’utente una 
procedura di configurazione del- 
l'ambiente; in sostanza esso chiede 
conferma del tipo di unità che si hanno 
disponibili per effettuare il backup e di 
quale tipo di supporto ci vogliamo avva- 
lere (capacità dei dischi, uso dell’even- 
tuale secondo drive, etc.etc.): ovvia- 
mente è possibile cambiare questi para- 
metri in un secondo tempo senza per 
questo dover reinstallare il prodotto. 

Esistono diversi modi per poter effet- 
tuare il backup con PC Tools DeLuxe: 
anzitutto lo si può effettuare su qualsia- 
si supporto che può essere riconosciuto 
come unità DOS, e quindi floppy, nastri 
o altro HD; vi è poi una differenza 
importante nel modo in cui il backup 
può essere effettuato e cioè nel modo 
tradizionale DOS, con caricamento del 
programma in RAM e successiva scrit- 
tura oppure attraverso DMA. cioè diret- 
to da HD a floppy e solo a floppy, 
metodo che ovviamente, diminuisce 
sensibilmente il tempo necessario all'o- 
perazione a pena della perdita della 
compatibilità DOS. 

Infatti un floppy così registrato non si 
può leggere con gli usuali comandi 
DOS, ma necessita della parte di Resto- 
re del programma stesso; per ovviare 
all'inconveniente è disponibiule un ap- 
posito programma che permette di ave- 
re un listato dettagliato del contenuto 
dei floppy di backup. 

Una opzione, che riteniamo molto im- 
portante. permette al programma di ap- 
plicare ai dati in fase di salvataggio un 
algoritmo di compressione che può es- 
sere più o meno spinto a seconda che 
si vogliano ottimizzare le prestazioni in 
termini di tempo o di spazio durante il 
backup. Ovviamente il programma la- 
scia la più ampia possibilità di scelta per 
quanto riguarda il modo in cui effettuare 


PROVA 

PC TOOLS DELUXE 5 5 


il backup, che quindi può essere totale 
o parziale, di alcune directory o file 
aventi determinati parametri (quali il bit 
archive settato o una certa data), ovve- 
ro. e questa è una caratteristica vera- 
mente notevole, la possibilità di selezio- 
nare dei file a mano o tramite mouse 
per il backup. 

PCBACKUP può essere utilizzato in 
modo completamente automatico: in- 
fatti una volta impostate tutte le varie 
opzioni, è possibile salvare in un file 
tutti i parametri scelti ed a questo punto 
è sufficiente inserire in un file batch il 
comando: PCBACKUP < nomefile > 
per far si che il programma entri imme- 
diatamente in modo operativo richie- 
dendo l'inserimento del dischetto nu- 
mero 1. 

Abbiamo notato che durante il cam- 
bio di floppy il motore del drive stesso 
rimane acceso, con conseguente van- 
taggio in termini di velocità operativa, e 
inoltre non appena si è inserito il nuovo 
floppy e chiuso lo sportellino del drive il 
programma riparte al volo senza atten- 
dere la solita noiosa pressione di un 
tasto da parte dell'utente per riprendere 
il suo lavoro. 

Tanto per fare un po' di numeri noi 
abbiamo provato PCBACKUP su un si- 
stema 286 a 10 MHz e selezionando 
l'opzione di ottimizzazione dischi e utiliz- 
zando dischi già formattati da PCBACK- 
UP. abbiamo salvato 21.3 mega in 
12:46 minuti utilizzando 12 floppy da 5 
e 1/4 con capacità da 1.2 mega. 

Conclusioni 

Innanzitutto ringraziamo la società 
Quotha32 per averci fornito una copia 
del programma per la prova, quindi pas- 
siamo a tirar le somme, È senza dubbio 
un prodotto di altissima qualità che go- 
de da anni di grande fama nel mondo 
degli utenti MS-DOS e questa nuova 
versione non fa che accrescerne i pregi 

Lo consigliamo senza remore a quelle 
persone che devono dotarsi degli stru- 
menti base per l'utilizzo di un PC; fa- 
cendosi un attimo i conti notiamo che in 
un prodotto come questo, che raccoglie 
al suo interno una trentina di utility 
diverse, il prezzo pro-capite di ognuna di 
queste è veramente minimo ed addirit- 
tura inferiore rispetto al prezzo di tanti 
programmi di pubblico dominio. 

Senza contare che in questo caso si 
ha un prodotto collaudato, forte dell'e- 
sperienza delle versioni precedenti e 
fornito di manuali di ottima qualità (an- 
che se l'anomalia che abbiamo riscon- 
trato in PCSHELL può risultare po' fasti- 
diosa in un uso intensivo del pro- 
gramma). 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


109 



Intercomp MP 1008 
Megavision 


di Massimo Truscelli 


L f aumento di situazioni nelle quali 
è necessario poter disporre di 
strumenti in grado di permette- 
re la rapida visualizzazione grafica di dati 
e immagini, prelevate da un computer, 
ad un numero elevato di persone, ha 
condotto inevitabilmente alla produzio- 
ne di dispositivi di proiezione basati su 
varie tecnologie e dalle caratteristiche 
molto diversificate. 

Sì parte dai videoproietton a tubi cato- 
dici per la proiezione su grandi schermi, 
dal costo di svariate decine di milioni, 
per finire a monitor di grandi dimensio- 
ni, passando per soluzioni tecniche a 
volte banali, ma pur sempre efficaci e 
soprattutto caratterizzate dalla semplici - 
tà di impiego e dal costo molto basso. È 
il caso del Megavision distribuito dalla 
Intercomp del quale andiamo a scrivere. 


Il display Megavision è uno strumen- 
to semplice, affidabile, facilmente tra- 
sportabile e che non necessita di perso- 
nale specializzato per la sua installazio- 
ne; in unione ad una comune lavagna 
luminosa permette la proiezione di qual- 
siasi immagine generata da computer 
nei formati grafici consentiti dagli adat- 
tatori CGA e EGA senza alcuna compli- 
cazione derivante da complesse taratu- 
re e messe a punto. 

Si tratta di uno strumento ideale per 
meeting e presentazioni e trova la sua 
giusta collocazione in tutte quelle situa- 
zioni nelle quali un gruppo di persone 
deve seguire graficamente l'evolversi di 
determinate procedure svolte su di un 
computer, oppure la semplice visualiz- 
zazione dì dati, provenienti sempre da 
un computer, come nel caso di lezioni 


scolastiche, presentazioni e corsi dì ag- 
giornamento. 

Descrizione 

Il Megavision si presenta come una 
scatola dalle dimensioni molto contenu- 
te e dalla forma schiacciata (28 x 29 x 6 
cm) nella quale spicca una finestra tra- 
sparente di colore bluastro corrispon- 
dente al display LCD da 9 pollici di tipo 
supertwisted con una risoluzione di 640 
per 400 punti e in grado di restituire 8 
toni di grigio anche per le immagini a 
colori. 

Il contenitore è di linea squadrata e 
piacevole e nella parte inferiore si carat- 
terizza per una serie di scanalature obli- 
que che contribuiscono ad alleggerire 
ulteriormente l'estetica dell'Insieme, 


110 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


PROVA 

MP 1008 MEGAVISION 


Sul lato destro sono presenti una 
serie di controlli e connettori corrispon- 
denti all'alimentazione (fornita da un ali- 
mentatore esterno a 1 2 volt), al connet- 
tore DB9 per il collegamento all'uscita 
della scheda grafica del computer, all'in- 
terruttore di accensione a slitta comple- 
tato da un led rosso che indica l'avvenu- 
ta alimentazione dell'unità, due tasti 
contrassegnati dalle diciture BLANK e 
REVERSE e, infine, al nottolino per il 
controllo del contrasto dell'immagine vi- 
sualizzata sul display. 

Il Megavision è dotato sul fondo di 
quattro piedini dell'altezza di un circa un 
centimetro che tengono sollevata l'unità 
di quel tanto che basta per permettere 
una buona aerazione deH'insieme, aera- 
zione peraltro facilitata dalla presenza di 
una piccola, ma efficace e silenziosa 
ventola di raffreddamento. 

Sempre sul fondo è disponibile una 
comoda maniglia, normalmente ripiega- 
ta, che consente di trasportare agevol- 
mente i seppur minimi due chili di peso 
del Megavision. Due fori contrassegnati 
dalle diciture CGA e EGA permettono di 
eseguire alcune regolazione sui due cor- 
rispondenti modi video. 

La confezione del Megavision com- 
prende l'alimentatore, un cavo di colle- 
gamento al computer (di dimensioni 
non proprio generose) ed un piccolo, 
ma efficace, specialmente in considera- 
zione del fatto che non è necessario 
eseguire alcuna particolare regolazione, 
manuale d'uso dell'unità. 

Hardware 

L'interno del Megavision è piuttosto 
semplice, dopo aver rimosso le quattro 
viti sul fondo si accede direttamente a 
tutta l'elettronica del dispositivo rappre- 
sentata da due schede disposte tra loro 
ad angolo retto, una delle quali corri- 
sponde al piccolo pannello operativo sul 
fianco del Megavision. 

Le schede mostrano qualche adatta- 
mento dell'ultimo minuto con conden- 
satori e resistenze ponticellate sui piedi- 
ni degli integrati, ma il tutto funziona 
perfettamente, ragione per la quale è 
inutile nutrire dubbi o incertezze sulla 


Intercomp MP 1008 Megavision 


Distributore: 

Intercomp Spa Via del Lavoro 22, 

37012 Bussolengo (VRI 
Prezzo (IVA esclusa): 

Megavision MP 1 008 L. 1 .800.000 

Lavagna luminosa 3M 2170 L. 1.380.000 


qualità del prodotto. Del resto l'espe- 
rienza ci ha insegnato che anche pro- 
dotti di marchi molto diffusi ed apprez- 
zati dal pubblico mostrano in qualche 
caso adattamenti di tal genere e che 
essi non influiscono sulle prestazioni del 
prodotto, spesso commercializzato con 
successo e con i favori dell’utenza. 

L'indagine interna conferma l'esisten- 
za di una piccola ventola a 12 volt nei 
pressi della quale sono sistemati anche 
due compensatori (individuabili sulla fo- 
tografia pubblicata per il loro colore vio- 
laceo) che corrispondono ai fori di tara- 
tura per le modalità CGA ed EGA. 

In verità noi non abbiamo avuto ne- 
cessità di eseguire alcuna taratura, poi- 
ché una volta collegato al computer il 
Megavision ha funzionato immediata- 



La visualizzazione sul Megavision può essere inveri 


mente senza alcun problema. Un parti- 
colare degno di nota consiste nel fatto 
che il display LCD del Megavision è 
ubicato nella zona superiore in modo 
che su dì esso sia possibile appoggiare 
dei normali trasparenti da' proiezione 
senza dover per questo agire sul siste- 
ma ottico della lavagna luminosa per 
una perfetta messa a fuoco. 

Nella parte inferiore un vetro rimovibi- 
le semplicemente svitando quattro viti 
svolge funzioni di protezione del display 
LCD del Megavision. 

Uso 

Usare il Megavision è molto semplice 
poiché basta collegarlo ad un personal 
computer MS-DOS come un normale 
monitor, compatibile con gli standard 
CGA (640 X 200) ed EGA (640 X 350), 
per visualizzare le immagini sul display 
LCD del quale é dotato. Sistemato su 
una qualsiasi lavagna luminosa (in pro- 
posito la Intercomp ci ha fornito di un 
modello del quale si parla in un riquadro 
in queste stesse pagine) il Megavision 
permette la proiezione, con una buona 
qualità, su qualsiasi parete o schermo, 
delle immagini visualizzate. 

Nelle prove condotte in redazione so- 



na mediarne l'apposito tasto REVtliSE. 





PROVA 

MP 1008 MEGAVISION 


no stati utilizzati svariati software e sva- 
riate configurazioni hardware senza mai 
nscontrare particolari problemi. 

Basta collegare l'alimentazione al Me- 
gavision per udire la ventola di aerazio- 
ne entrare in funzione; una volta colle- 
gato l'apposito cavo all'uscita dell'adat- 
tatore grafico del computer si può ac- 
cendere il Megavision e regolarne il 
contrasto per una perfetta visualizzazio- 
ne delle immagini. 

I due tasti con le diciture REVERSE e 
BLANK svolgono altrettante importanti 
funzioni consistenti nell'invertire la scala 
dei grigi dell'immagine in modo da vi- 
sualizzare in bianco ciò che nell'immagi- 
ne originale é in nero e viceversa; il 
secondo tasto svolge una funzione mol- 
to particolare che risulta particolarmen- 
te utile in alcune applicazioni. 

Brevemente, si può dire che la sua 
funzione è quella di cancellare l'immagi- 
ne temporaneamente visualizzata sul di- 
splay. 

Tale possibilità risulta molto utile per 
permettere la visualizzazione di normali 
trasparenti per proiezione senza dover 
necessariamente rimuovere il Megavi- 
sion ed in altre situazioni legate all'uso 
di computer portatili. 

In effetti, per le prove in redazione 
abbiamo usato anche un portatile 286 
che, come tanti altri, prevede l'attacco 
di un monitor esterno sul quale commu- 
tare l'immagine normalmente visualizza- 
ta sul proprio display, mediante una 
opportuna sequenza di tasti. 

II problema consiste nel fatto che 
l'operatore in questo modo si trova a 
dover operare guardando ciò che viene 
visualizzato dalla lavagna luminosa 
spesso in condizioni non proprio como- 
de; il Megavision offre in proposito una 
interessante caratteristica che consiste 
nel fatto che, dopo aver ricevuto un'im- 
magine, se l’operatore commuta nuova- 
mente sul display interno del portatile, 
continua a visualizzare l'ultima immagi- 
ne ricevuta; con il passare del tempo 
tale immagine subisce un certo deterio- 
ramento. ma il vantaggio di questa ca- 
ratteristica è evidente. 

In questo modo l'operatore ha il tem- 
po di eseguire determinate procedure 
che non interessano la platea degli 
spettatori lasciando libero il campo allo 
speaker che, eventualmente, può inter- 
venire sul tasto BLANK per permettere 
la visualizzazione di normali trasparenti 
da proiezione che integrino la presenta- 
zione delle sole immagini generate dal 
computer. 

In altre configurazioni è possibile usa- 
re il Megavision con un adattatore grafi- 
co secondario in aggiunta a quello pri- 
mario che in tal modo può essere van- 
taggiosamente usato dall'operatore in 


3M2170 

Lavagna luminosa 

Insieme al Megavision e per comple- 
tare la configurazione necessaria alla pie- 
na valutazione del prodotto abbiamo ri- 
cevuto in prova anche la lavagna lumino- 
sa 3M 2170 distribuita direttamente dal 
la stessa Intercomp 

Si tratta di un prodotto dalle buone 
caratteristiche tecniche prodotto da una 
marca che vanta una lunga tradizione nel 
campo degli strumenti audiovisivi e cioè 
la 3M. 

La lavagna luminosa si avvale di un'ot- 
tica regolabile composta da due lenti di 
355 mm con angolo di 20 gradi per la 
proiezione di lucidi su parete o schermo 

Il design è piacevole ed elegante e 
permette il ripiegamento del braccio di 
proiezione in modo da permettere la 
trasportabilità del prodotto senza troppe 
difficoltà. 

Il braccio di proiezione é dotato di un 
gruppo ottico a due lenti che conta an- 
che un comodo dispositivo a soffietto in 
grado di permettere l'inclinazione della 
lente di proiezione per adattare il fascio 
di proiezione stesso all'inclinazione di un 
eventuale schermo sospeso 

Un vano ricavato nella parte antenore 
permette di riporre il cavo di alimentazio- 
ne, di appropriata lunghezza, in un como- 
do scomparto. 

Il piano di proiezione è di vetro antiab- 
bagliante unito a sandwich nella parte 


I I 1 ‘■'-i 


II palmellino di controllo della lavagna luminosa 


condizioni di maggiore comodità opera- 
tiva. 

Conclusioni 

Il Megavision MP 1008 è sicuramen- 
te un valido strumento di lavoro che 
offre prestazioni di buon livello ad un 
prezzo piuttosto conveniente. 

La sua compattezza e portabilità lo 
rendono perfetto per coloro che hanno 
necessità di disporre di un parco mac- 
chine tale da poter essere facilmente 
trasportato; in effetti è consigliabile che 
l'utilizzatore lo adotti in congiunzione ad 
un computer portatile per trarne i mas- 



inferiore con una lastra di metacrilato 
trasparente scolpito con una fitta serie di 
cerchi concentrici a formare in pratica 
una lente di Fresnel 
Il gruppo luminoso è costituito da 2 
lampade ANSI FNT a 24 volt da 250 wati 
inseribili una per volta mediante un prati- 
co commutatore a slitta posto sul retro 
della lavagna luminosa. 

Tale sistema permette di poter conti- 
nuare la proiezione anche se una delle 
lampade si rompe con una rapida e 
semplice commutazione. 

Un ulteriore controllo permette di spo- 
stare il gruppo lampada in senso longitu- 
dinale per controllare l'uniformità dell'ir- 
raggiamento luminoso di tutto il piano di 
proiezione. 

La manutenzione avviene in modo 
piuttosto semplice grazie alla presenza 
di un blocco meccanico a scatto che 
permette il ribaltamento di tutto il pan- 
nello superiore per il completo accesso a 
tutte le parti interne, tra le quali una 
generosa ventola di raffreddamento in j 
corrispondenza del gruppo lampade 
La dotazione della lavagna luminosa 
comprende un manuale d'uso in più lin- 
gue (anche italiano) con una serie di 
esempi di installazione. 


simi vantaggi in termini di comodità 
La lavagna luminosa é spesso in dota- 
zione presso le sale nelle quali si ese- 
gue la presentazione ed in tal modo con 
la configurazione appena descritta si 
può disporre di un pratico ed agevole 
insieme facilmente installabile per esse- 
re impiegato nel corso di una presenta- 
zione 

La qualità delle immagini prodotte è 
buona e la compatibilità con il software 
è assicurata, ragione per la quale non 
esistono problemi nell'impiego pratico 
Il prezzo é buono, anzi molto conve- 
niente rispetto a qualche modello di 
produzione blasonata. uc 


12 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



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Lo standard VGA 


di Giorgio Arnone e Gabriele Romanzi 

Quando ci si trova davanti alla necessità di acquistare una 
scheda video per il proprio computer spesso ci si perde in un 
mare di caratteristiche tecniche che rendono sempre compli- 
cata la scelta. 

Con questo articolo vorremmo fare un po' di luce su alcuni 
aspetti del nuovo standard video che si è ormai affermato nel 
mondo MS-DOS: lo standard VGA 


Introduzione 

È passato poco più di un anno da 
quando su queste pagine é stato tratta- 
to, con una prova comparativa, l'argo- 
mento schede video. 

Nonostante questo breve lasso di 
tempo, la situazione si é evoluta molto 
velocemente ed un nuovo standard si 
è imposto sul mercato. 

Vediamo di analizzare brevemente 
cosa è accaduto in questi ultimi sedici 
mesi; I" IBM, per soddisfare la richiesta 
di una grafica meno limitata di quella 
offerta dalle schede CGA e per contra- 
stare raffermarsi di nuovi standard vi- 
deo, quali quello della scheda Hercules, 
immise sul mercato una versione ag- 
giornata della sua scheda video a colori 
rispondente al nome di EGA (Enhanced 
Graphic Adapter), che portava la massi- 
ma risoluzione grafica disponibile da 
320x200 in 4 colori a 640x350 in 16 
colori: un bel salto non c'è che dire! 

Di pari passo crescevano le potenzia- 
lità di calcolo delle macchine e nuove 
applicazioni, fino allora disponibili solo 


su workstation avanzate, entravano nel 
mondo MS-DOS; ciò ha richiesto un 
ulteriore arricchimento delle capacità 
grafiche in termini di risoluzione e nu- 
mero di colori disponibili. 

Senza contare poi che la scheda 
EGA non rispetta l'«aspect ratio» del- 
l'immagine, in quanto i monitor hanno 
un rapporto altezza/larghezza di 4 a 3. 
mentre questa scheda con i suoi 
640 x350 ha un rapporto diverso, con 
conseguente «stiramento» dell'Imma- 
gine. 

La svolta decisiva si è avuta con 
l'uscita sul mercato della linea dei Per- 
sonal System/2 della IBM, con i quali 
veniva introdotto quello che si è poi 
affermato come nuovo standard di 
mercato per le schede video, lo stan- 
dard VGA (Video Graphics Array). 

Lo standard VGA 

Vediamo un po' più in dettaglio le 
caratteristiche che questo nuovo stan- 
dard offre: innanzi tutto la risoluzione 
massima è ora di 640x480 in 16 colori 


e. come si può notare, ora l'«aspect 
ratio» è corretto; altra innovazione fon- 
damentale è quella della gestione tra- 
mite segnale analogico, proveniente da 
un convertitore D/A. del monitor 

Perché questa scelta che sembrereb- 
be anacronistica in un'era in cui si ten- 
de spasmodicamente al digitale? 

Il discorso è molto semplice, per tra- 
smettere l'informazione cromatica della 
scheda video al monitor occorrerebbe- 
ro, per 256 colori, 8 fili 2&=256) a cui 
andrebbero aggiunti i segnali di massa, 
alimentazione, ecc, per un totale di cir- 
ca una dozzina di fili; cominciavano a 
sorgere delle complessità, che per 
quanto riguarda cavi e connettori pote- 
vano essere superate ma si sarebbe 
stati comunque limitati a questo nume- 
ro di colori senza possibilità di variazio- 
ni cromatiche. 

È universalmente noto che con un 
segnale digitale si può rappresentare 
una realtà discreta di elementi, mentre 
con un analogico si può rappresentare 
una realtà continua, in teoria composta 
da un numero infinito di valori (nello 
stesso intervallo) 

L'adozione del monitor analogico ha 
quindi permesso di poter gestire un 
numero di colori teoricamente illimita- 
to, funzione solamente del convertitore 
D/A della scheda video e della quantità 
di memoria installata sulla scheda stes- 
sa. che per lo standard VGA é di 256 
Kbyte. 

Con questa quantità di memoria, per 
visualizzare un’immagine alla massima 
risoluzione (640 x 480) in due colori oc- 
corrono 37,5 Kbyte; se a questo dob- 
biamo aggiungere anche l’informazione 
sul colore dobbiamo moltiplicare il valo- 
re ottenuto per 4 o 8 a seconda che si 
vogliano 16 o 256 colori. 

Nel primo caso occorrerò quindi una 
memoria da 256 Kbyte mentre nel se- 
condo da 512 Kbyte; se invece la riso- 
luzione scende a 320x200, con 256 
Kbyte di memoria si possono visualiz- 
zare 256 colori scelti tra una palette di 
più di 262.000 (256K) 

Quindi con la quantità standard di 
memoria disponibile sulla scheda VGA. 
alla massima risoluzione si possono vi- 
sualizzare soltanto 16 colon, mentre se 
si desidera avere una cromaticità mi- 
gliore occorre scendere di valore in ter- 
mini di risoluzione. 

Evoluzione dello standard 

Così come accaduto per la «clonazio- 
ne» dell'AT IBM, quando le repliche di 
taiwanese origine non solo replicavano 
perfettamente l'originale ma fornivano 
prestazioni addirittura superiori, anche 
nel caso della VGA IBM sono state 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



LO STANDARD VGA 


apportate delle modifiche da parte di 
produttori esterni, tendenti a fornire 
prestazioni superiori all'originale. Sono 
quindi state introdotte sul mercato, da 
parte di vari OEM, delle schede com- 
patibili VGA su cui è stata aumentata 
sia la risoluzione massima (portandola 
ad 800x600 o addirittura a 1024x768), 
sia il numero dì colori (640 x480 in 256 
colori anziché 16). 

Un'ulteriore aggiunta fatta su queste 
schede riguarda il connettore d'uscita; 
la VGA IBM ha in uscita un connettore 
DB-15 su tre file di pin (peraltro non 
facilmente reperibile sul mercato), 
mentre queste schede hanno a volte 
due uscite distinte: una analogica con 
questo tipo di connettore ed un'altra 
digitale con un connettore standard 
DB-9. 

La compatibilità 

Le prime schede video VGA uscite 
sul mercato erano compatibili soltanto 
a livello di BIOS con l'originale; per- 
mettevano di avere la stessa risoluzio- 
ne grafica disponibile con un PS/2, ma 
bastava che il software saltasse il BIOS 
della macchina e prendesse il controllo 
diretto dell’hardware della scheda per- 
ché la compatibilità non fosse più ga- 
rantita. 

Le schede della nuova generazione 
invece sono compatibili a livello di regi- 
stri oltre che di comandi BIOS e posso- 
no essere controllate a livello hardware 
attraverso i loro registri; questo vuol 
dire che il software di gestione può by- 
passare il BIOS e prendere il controllo 


seguono lo standard (meno restrittivo) 
del modello «da slot» ma possono ave- 
re dei problemi (peraltro abbastanza rari 
con le più comuni applicazioni) con 
software che tenta di accedere all’inte- 
ro «range» di capacità disponibili nella 
versione della VGA integrata sulla pia- 
stra madre dei PS/2. 


Caratteristiche 
di una scheda VGA 

Vediamo sommariamente quali sono 
le parti principali costituenti una scheda 
video VGA; il componente principale è 
in genere un «chippone» di dimensioni 
generose che troneggia nel bel mezzo 
della scheda, 

Questo chip è il cuore della VGA 
(anzi potremmo dire che è la VGA) in 
quanto esso è il chip grafico che so- 
vraintende a tutte le operazioni, il vero 
microprocessore di controllo della cir- 
cuitene video. 

Alcuni costruttori, dovendo creare ex 
novo un chip che riproducesse tutte le 
«features» della VGA IBM, hanno rea- 
lizzato dei chip (quali quelli della Paradi- 
se e della Tseng Lab adottati poi anche 
da altri OEM) che hanno al loro interno 
delle funzionalità in più non presenti 
sulla VGA standard. Queste funzionalità 
comprendono sia modi video con riso- 
luzione maggiore e maggior numero di 
colori sia caratteristiche originali quali lo 
zoom hardware, richiamabile tramite 
hot-key, di un'immagine presente sullo 
schermo; inoltre si dà modo all'utente 
di scrivere proprie applicazioni che 
sfruttino queste possibilità, descritte 



I connettori di 
uscita DB-9 e 
DB-15. 


diretto di talune capacità hardware del- 
la scheda video. 

Questo by-pass permette di aumen- 
tare le performance al di là dello stan- 
dard VGA (più colori, nuovi modi video 
con più caratteri sullo schermo, refresh 
più veloce del video, ecc.). Il problema 
della compatibilità è nato a causa del 
fatto che in realtà l'IBM ha introdotto 
due tipi di VGA: una è l'insieme di chip 
integrati sulla piastra madre dei PS/2 e 
l'altra è la scheda da inserire in uno 
slot delle macchine di classe XT o AT. 
Il risultato è stato che questi due mo- 
delli non sono compatibili tra di loro a 
tutti i livelli. 

Molti produttori, nel progettare i cir- 
cuiti delle loro schede VGA, hanno se- 
guito il modello «da slot»; come con- 
seguenza pratica queste schede VGA 
lavoreranno bene con applicazioni che 


ì II a chippone » 
VGA. 

à' Il convertitore 
A/D. 

ì II gruppo 
dei quarzi. 

4 / banchi 
di memoria. 

s II connettore 
a 16 bit. 

$ Le uscite 
analogica 

7 II connettore 
per pilotare 
esternamente 
la scheda. 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


115 




LO STANDARD VGA 



nel dettaglio (fino a livello di interrupt) 
sulla manualistica fornita in dotazione 
con queste schede. 

Il chip grafico opera naturalmente 
con entità digitali ed il suo output sono 
una serie di bit; per permettere il dialo- 
go con i monitor VGA o Multisync con 
ingresso analogico è presente sulla 
scheda un convertitore digitale/analogi- 
co il cui output viene diretto sul con- 
nettore DB-15 non standard, con i pm 
disposti su tre file, introdotto sul mer- 
cato con i monitor della linea PS/2 della 
IBM 

Nel caso che la scheda sia dotata 
anche di uscita digitale l’output del 
«chippone» viene diretto anche verso 
quest'ultima, naturalmente utilizzando 
questa uscita non sarà possibile sfrut- 
tare il modo video a 320x200 in 256 
colori scelti in una palette di 256K colo- 
ri per le motivazioni tecniche accennate 
in precedenza (vedi prgf. «Lo Standard 
VGA»), ma questa uscita può rivelarsi 
utile in quei casi in cui si voglia utilizza- 
re la scheda ad una risoluzione più 
bassa con un monitor ad ingresso digi- 
tale (o con particolari monitor Multisync 
dotati solo di questo tipo di ingresso). 

Perché le schede multistandard pos- 
sono operare alle diverse frequenze di 
quadro richieste dai vari modi video 
(VGA = 31 ,5 kHz, EGA = 21.8 kHz, 
CGA=15,6 kHz, ecc.). su di esse si 
trovano una serie di quarzi, uno per 
ogni frequenza necessaria. 

Componenti che invece troviamo su 
tutti i tipi di schede sono le memorie; 
su una scheda ve ne sono di due tipi: 
la memoria ROM, in cui è contenuto il 
BIOS video, e la memoria RAM, desti- 
nata a contenere i dati con le immagini. 

Nella ROM é da memorizzare un’e- 


stensione del BIOS presente sulla pia- 
stra madre del computer, nella quale 
sono presenti le routine necessarie a 
gestire le nuove risoluzioni ed i nuovi 
modi video. A completamento di una 
scheda video VGA troviamo l’elettroni- 
ca di controllo e su alcuni modelli an- 
che un connettore, posto nella parte 
superiore della scheda (cioè dal lato 
opposto a quello che si inserisce nello 
slot) simile a quella presente nella VGA 
IBM, attraverso il quale si può pilotare 
l'hardware della scheda stessa (ad 
esempio da parte di una scheda ad 
altissima risoluzione con coprocessore 
grafico). 


Fattori di cui tener conto 
nell'acquisto di una scheda VGA 

VGA, Multistandard 
ed Autoswitching 
Abbiamo visto che all’indomani del- 


l’uscita sul mercato della VGA IBM al- 
cuni costruttori hanno cominciato a 
produrre schede VGA compatibili. 

Nei primi esemplari, però questa 
compatibilità era solo a livello di BIOS, 
bastava quindi che un programma sal- 
tasse il BIOS ed andasse a scrivere 
direttamente in memoria che la suddet- 
ta compatibilità andava a farsi benedire 

Le VGA della seconda generazione 
pongono rimedio a questo problema 
assicurando una compatibilità piu spin- 
ta, fino a livello dei registri interni della 
scheda. 

É bene quindi accertarsi, al momento 
dell'acquisto, del grado di compatibilità 
della scheda in questione ed in ogni 
caso sarebbe buona norma testarla con 
il software che piu spesso usate Un 
altro problema sorto con il nuovo stan- 
dard VGA è quello dei programmi «de- 
vice dependent» ovvero programmi 
che vuoi per la troppo giovane età del 
nuovo standard, vuoi per particolari pro- 
blemi implementativi, richiedono ne- 
cessariamente la presenza di una sche- 
da specifica quale la CGA, la Hercules 
o la EGA. 

Per ovviare a questo problema i co- 
struttori di schede video non si sono 
limitati a produrre schede «solo» VGA 
ma hanno introdotto un nuovo tipo di 
scheda: la scheda multistandard 

Questa scheda è in grado di operare 
come una VGA. come una EGA o co- 
me una CGA, schede che differiscono 
tra di loro per il modo in cui utilizzano 
le routine del BIOS; praticamente è 
come se l’utente avesse 3 o 4 schede 
a disposizione nel proprio computer ed 
in funzione del software da utilizzare 
lavorasse alternativamente con la più 
idonea di queste: ovviamente per utiliz- 
zare questo tipo di scheda occorre ave- 
re un monitor multisync (o multi-fre- 
quenza), in grado cioè di accettare in 
ingresso segnali alle diverse frequenze 
previste dai vari modi. Naturalmente 

MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 



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LO STANDARD VGA 



questa operazione di «cambio scheda» 
è un qualcosa che avviene in automati- 
co all'interno della scheda multistan- 
dard (possibilità di «autoswitching») e 
questo permette di risolvere la stra- 
grande maggioranza dei problemi; in 
caso di necessità si può comunque for- 
zare la scheda, sia via hardware che via 
software, ad operare in un determinato 
modo video, Scegliere tra una VGA ed 
una multistandard dipende sostanzial- 
mente da due fattori; il primo è bieca- 
mente monetario in quanto una scheda 
multistandard costa evidentemente più 
di una VGA ed inoltre occorre tener 
conto del maggior prezzo di un monitor 
multisync rispetto ad una VGA, Il se- 
condo fattore é legato al software che 
intendete utilizzare, per i motivi sopra 
elencati di accesso al BIOS, occorre 
inoltre tener conto delle possibilità of 
(erte dalle schede multistandard, con le 
nuove risoluzioni a cui permettono di 
lavorare, con appositi driver, con pro- 
dotti per CAD o DTP. 

Bus a 8/16 bit 

Esistono sul mercato due famiglie di 
schede VGA (o multistandard) che dif- 
feriscono per le dimensioni del bus: 8 
o 16 bit. 

I modelli con bus a 16 bit hanno una 
peculiarità tecnica: anche se inseriti in 
uno slot ad 8 bit., funzionano lo stes- 
so. in quanto il software di gestione è 
in grado di riconoscere l'ambiente hard- 
ware m cui sta operando ed adattarsi di 
conseguenza 

A questo proposito è interessante 
fare alcune considerazioni sull'effettiva 
utilità del bus a 16 bit, spesso si è 
portati a pensare che il bus a 16 bit 
permetta di ottenere prestazioni note- 
volmente maggiori e che le schede con 
questo bus siano piu adatte per l'utiliz- 
zo con macchine a clock elevato quali i 
386 a 32 bit (clock a 20 MHz o più). 


Ciò non è completamente esatto in 
quanto se é vero che per indirizzare il 
BIOS video si possono utilizzare tutti e 
1 6 i bit. è altresi vero che l'accesso alla 
memoria video per scrivere le informa- 
zioni che andranno visualizzate non può 
essere che a 8 bit per scelte progettua- 
li. in quanto i registri interni della VGA 
sono per la maggior parte ad 8 bit. 

Oltretutto questa operazione di ac- 
cesso al BIOS avviene molto meno fre- 
quentemente di quella di accesso in 
memoria, tipicamente al cambiamento 
di modo di visualizzazione, in quanto la 
maggior parte dei programmi sono soli- 
ti «saltare» il BIOS ed andare a scrive- 
re direttamente in memoria video; ec- 
co quindi che soltanto in brevi intervalli 
di tempo vengono sfruttati tutti i bit del 
bus della scheda. 


Quantità di RAM 
e velocità delle memorie 

Riprendiamo il discorso accennato 
precedentemente riguardo alla capacità 
di memoria di una scheda video VGA; 
nella memoria video viene memorizza- 
ta. istante per istante, l'immagine di ciò 
che verrà presentato sullo schermo. 
Per le risoluzioni massime standard 
della VGA (640 x 480 in 16 colori oppu- 
re 320x200 in 256 colori scelti tra 
256K) sono sufficienti 256 Kbyte di me- 
moria RAM 

Diverso è il discorso per le VGA 
«estese» che permettono di avere riso- 
luzioni maggiori (quali 1024x768) oppu- 
re un numero di colori maggiori alla 
risoluzione della VGA standard (es. 
640 x 480 in 256 colori): in questi casi 
occorre una quantità di memoria RAM 
maggiore e pari a 512 Kbyte 

La scelta del tipo di scheda si riflette 
anche sull'acquisto del monitor; infatti 
possiamo distinguere questi ultimi, per 
quanto riguarda la massima risoluzione 
visualizzabile in: 


— VGA (collegabili soltanto a schede 
VGA «normali»); 

— Multisync (in grado di funzionare a 
diverse frequenze di quadro e capaci di 
risoluzioni fino a 800x600); 

— alta risoluzione (in grado di arrivare a 
risoluzioni di 1024x768 o più). 

Ecco quindi che nell'acquistare una 
scheda video e dovendo decidere la 
quantità di memoria RAM da installare 
occorre anche considerare il tipo di mo- 
nitor a cui questa andrà poi collegata, 
per poterne sfruttare appieno le possi- 
bilità. 

Un altro fattore molto importante ri- 
guardo le memorie é la loro velocita 
massima di funzionamento (o se prefe- 
rite il tempo necessario ad accedere ad 
una singola locazione al loro interno). È 
questo fattore che deve essere tenuto 
in considerazione se si è desidera in 
stallare la scheda video su un compu- 
ter dotato di microprocessore (atto fun- 
zionare con un clock elevato; infatti 
può capitare che se il tempo necessa- 
rio per accedere alla memoria video è 
troppo elevato, il microprocessore invii 
la successiva immagine da visualizzare 
prima che si sia finito di visualizzare 
quella attuale, creando cosi dei conflitti 
temporali di accesso in memoria 

Alcuni costruttori di schede video 
hanno adottato un sistema di «mterlea- 
ve» per la memoria video simile a quel- 
lo adottato per la memoria centrale dei 
personal computer basati su 80386: è 
comunque bene che vi accertiate al 
momento dell’acquisto del tipo di RAM 
montata sulla scheda e verifichiate sul 
manuale in dotazione i valori consigliati 
per la frequenza di clock del vostro 
processore. 

Generalmente su macchine 386 il 
tempo d'accesso delle memorie pre- 
sente sulla scheda video non dovrebbe 
superare gli 80 ns e questo dato é 
facilmente riscontrabile ad occhio an- 
che da una persona non esperta in 


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117 




LO STANDARD VGA 


quanto viene stampigliato sull'involucro 
delle memorie stesse, unitamente al 
nome del costruttore ed alla sigla dei 
chip. 

Font di caratteri 

Un'altra interessante caratteristica in- 
trodotta dai produttori di schede VGA è 
la possibilità di avere font alternativi di 
caratteri per lo schermo in modalità 
testo. Ogni carattere che viene scritto 
sullo schermo è composto da una serie 
di punti in una matrice; variando le 
dimensioni della matrice e/o variando il 
«disegno» dei punti in essa è possibile 
avere diversi alfabeti di caratteri (fonts). 

La tabella con i font di caratteri cor- 
renti viene caricato in una determinata 
zona della memoria da un apposito pro- 
gramma fornito in dotazione con la 
scheda; al momento in cui occorre 
scrivere un carattere sullo schermo vie- 
ne letta I' «immagine» corrispondente 
nella tabella ed accesi i pixel relativi 
nella zona di schermo indicata. 

È importante quindi valutare in sede 
di acquisto di una scheda VGA se essa 
permette l'uso di font alternativi di ca- 
ratteri; su alcune schede questi font 
vengono forniti su un dischetto conte- 
nuto nella confezione al momento del- 
l'acquisto mentre si sta sempre più 
diffondendo da parte di molti costrutto- 
ri la consuetudine di creare dei Bullet- 
tin Board Systems a cui l'acquirente 
può collegarsi via modem sia per effet- 
tuare il «download» dei file con i nuovi 
font che vengono via via rilasciati dalla 
casa madre, sia per avere una «fiot- 
tine» di assistenza e poter chiedere 
consigli tecnici in caso di necessità. 

Con alcuni modelli di schede, inoltre, 
viene fornito un programma che per- 
mette all'utente di effettuare l'editing 
dei font di caratteri o crearsene ex- 
novo secondo i propri gusti. 

Occorre inoltre ricordare che posso- 
no essere usati font di caratteri diffe- 
renti per modi video differenti. 

Utility e driver in dotazione 

Normalmente insieme alla scheda vi- 
deo (parliamo in questo caso delle mul- 
tistandard) viene fornito un dischetto 
contenente una serie di file che possia- 
mo sommariamente dividere in due ca- 
tegorie: 

— utility che permettono di sfruttare 
alcune caratteristiche del «chippone» 
VGA; 

— driver che permettono, sugli oppor- 
tuni monitor, di ottenere risoluzioni al 
di là di quelle previste dallo standard. 

La quantità di software che accom- 
pagna la scheda è un elemento di scel- 



ta niente affatto secondano; vi consi- 
gliamo di accertare che la scheda che 
state acquistando vi permetta di utiliz- 
zare i vostri programmi preferiti alle 
nuove risoluzioni permesse da essa e 
soprattutto che siano forniti i driver per 
la versione che voi avete del program- 
ma (ad esempio non potete visualizzare 
Autocad 10 in 800x600 con il driver 
della versione 2.xxl). 

Per quanto riguarda la possibilità di 
sfruttare alcune caratteristiche del chip 
VGA, é auspicabile che una buona 
scheda abbia in dotazione un'utility che 
permetta all’utente di passare da un 
modo video ad un altro (ad esempio 
per «forzare» il modo CGA prima di 
lanciare programmi che funzionano sol- 
tanto con questo modo video) e che 
permetta all'utente di accedere a quel- 
le possibilità accennate in precedenza 
di editing dei font di caratteri e di sfrut- 
tamento delle caratteristiche «cu- 
stom», quali lo zoom hardware. 

Sviluppi futuri 

nel campo della grafica 

Prima di concludere diamo un accen- 
no agli sviluppi di mercato; per soddi- 
sfare le crescenti necessità introdotte 
da sempre più sofisticati e potenti pro- 
grammi di CAD e Desktop Publishing 
oltre all'avvento di nuovi ambienti ope- 
rativi che fanno delle grafica per l'inter- 
faccia utente il loro cavallo di battaglia, 
si stanno imponendo sul mercato sche- 
de video con coprocessori dedicati alla 
grafica (quali il Texas Instruments 
TMS34010). 

Questi processori, oltre ad avere un 
set di istruzione specifico per la grafica 
(disegno di una linea, trasferimento di 


blocchi di pixel, «filling» di un vettore di 
pixel, ecc,), sollevano il microprocessore 
della macchina dal lavoro necessario per 
le operazioni che interessano il video, 
migliorando quindi le prestazioni generali 
del sistema. Questo soprattutto per riso- 
luzioni oltre quella della VGA; infatti per 
poter visualizzare una immagine 
1024x768 con 256 colori occorrono 
1024x768x8 byte, cioè 768 Kbyle di 
memoria, mentre se saliamo a risoluzio- 
ni di 1280x1024 la quantità di memoria 
necessaria è di circa 1 .25 Mbyte, quindi 
grosse quantità di dati da elaborare ed 
indirizzare ai diversi dispositivi presenti 
sulla scheda. 

Non è raro comunque trovare schede 
ad altissima risoluzione dotate di DRAM 
in cui poter memorizzare più schermate 
o le posizioni dei vettori componenti 
un'immagine CAD. in modo da poter 
effettuare una veloce «rigenerazione» 
del disegno senza bisogno di eseguire 
nuovamente i calcoli necessari. 

Conclusioni 

Con questo articolo abbiamo voluto 
dare una panoramica delle problemati- 
che legate all'acquisto di una scheda 
VGA; sicuramente non si è trattato di 
una discussione esaustiva degli argo- 
menti in esame e per questo ci proponia- 
mo di tornare suH'argomento nei prossi- 
mi numeri, con delle prove di alcune 
schede presenti sul mercato italiano. 

A quel momento tratteremo un aspet- 
to che, per ovvi motivi, non abbiamo 
affrontato in questa sede non trattandosi 
di una prova: quello del rapporto presta- 
zionì/prezzo. 


118 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




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MC^otoCAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ' j 


a cura di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Stasio 

INT FL: interprete di un linguaggio 
funzionale 

di Andrea De Maria 


Il corso di Teorìa e 
Applicazione delle Macchine 
Calcolatrici ITAMC), 
inquadrato al primo anno del 
c.l. in Scienze 

dell'Informazione, ha il fine di 
introdurre gli studenti ai 
fondamenti teorico-pratici 
dell'Informatica. 

Gli argomenti trattati in 
questo corso riguardano 
principalmente l'analisi dei 
linguaggi ed il lavoro 
presentato in questo numero 
consiste appunto nello 
sviluppo di un linguaggio e del 
relativo interprete. 

L 'aspetto più importante del 
lavoro stavolta non è il 
risultato, ma la metodologia 
applicata nello sviluppo del 
progetto. Il programma che 
ne deriva è quindi molto 
limitato, sia dal punto di vista 
dell'efficienza, sia dal punto di 
vista delTusabilità, mentre 
sono stati privilegiati gli 
aspetti documentativi 


Chi vuole entrare in possesso di INT FL 
può trovare il tutto su MC-Lmk o acqui- 
stare il dischetto presso la redazione al 
prezzo di L. 30.000. L ‘importo può essere 
inviato tramite assegno o c/c postale ; si 
prega di specificare il tipo di supporto 15" 
1/4 o 3“ t/21 desiderato. 


Il linguaggio FL 

Il linguaggio considerato è un linguag- 
gio funzionale, detto FL (Function Lan- 
guage), che permette di costruire parti- 
colari «espressioni» utilizzando operato- 
ri alquanto inusuali, come si vedrà in 
seguito. 

La sintassi del linguaggio è rappre- 
sentata in figura 1 in Backus-Naur Form 
(BNF) con i seguenti vincoli: non è 
possibile utilizzare identificatori non di- 
chiarati; non è possibile ridichiarare una 
funzione; il numero di parametri attuali 
deve essere uguale al numero dei para- 


metri formali; i parametri formali devo- 
no essere tutti diversi tra loro. 

Per definire un linguaggio occorre for- 
nire anche la sua semantica, cioè la 
descrizione della funzionalità di ogni suo 
termine (più semplicemente «che cosa 
fa» ogni enunciato) utilizzando strumen- 
ti basati su nozioni di algebra che non è 
opportuno introdurre in questa sede (al- 
gebre eterogenee, omomorfismi, endo- 
morfismi). Non volendo ricorrere a tali 
notazioni formali, la semantica di un 
linguaggio può essere fornita meno ri- 
gorosamente «a parole», come, in ef- 
fetti, si è ritenuto opportuno fare 



122 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


MCmicro CAMPUS 
SOFTWARE & UNIVERSITÀ 


Struttura di un programma FL 

Vediamo adesso la struttura di un 
programma FL, con la convenzione di 
denotare le parole chiave in maiuscolo, 
L'enunciato «LET - dichiarazione di 
funzioni - IN - espressione principa- 
le» è lo scheletro di un programma FL; 
in ogni programma devono essere pre- 
senti un'espressione principale e alme- 
no una dichiarazione di funzione. Per 
dichiarare una funzione se ne scrive il 
nome (una lettera maiuscola), si dà la 
lista dei parametri formali (una lettera 
minuscola per parametro), e si aggiunge 
il corpo della funzione (espressione) do- 
po la keyword IS. Gli operatori messi a 
disposizione dal linguaggio sono: 

ZERO 

SUCC e 

il valore dell'espressione 'e' più uno; 

PRED e 

il valore dell’espressione 'e' meno uno: 

IF e1 = e2 THEN e3 ELSE e4 

il valore di 'e3' o e4' a seconda che il valore 
di el’ sia uguale o meno a 'e2'. 

Inoltre sono considerate espressioni 
anche i nomi delle funzioni, in modo da 
rendere possibile la ricorsione. Un 
esempio di programma FL è riportato in 


INT FL: 

interprete di un linguaggio funzionale 

Realizzatori: Ferrante Alessandro, Gam- 
ba Federico. Varano Francesca. 

Sviluppato in circa un mese e mezzo di 
lavoro all'Università degli Studi di Genova 
come parte integrante del corso di 
«T.A.M.C.» nell'a.a. 1988-89 (esame in- 
quadrato nel primo anno del Corso di 
Laurea in Scienze dell’Informazione), 

Docente del corso : 

Prof Egidio Astesiano 

Relatore: 

Prof Elena Zucca 

Sistema utilizzato: 

PC IBM 
Linguaggio: 

Turbo Pascal 5.0 



figura 2: tale programma calcola il pro- 
dotto 4*5 adoperando le due funzioni 
ricorsive S (somma) e P (prodotto), 

Realizzazione del progetto 

La parte più interessante del lavoro è 
quella relativa allo studio delle strutture 
dati necessarie e alla determinazione 
dell’algoritmo di risoluzione del proble- 
ma. Particolare attenzione è stata rivolta 
all'analisi delle strutture dati: l’opportu- 
na scelta di quest’ultime, infatti, sta alla 
base della semplicità dell'algoritmo. 

Ricordiamo che un programma FL è 
del tipo: 

LET <Funct-decs> IN <Expr> 

Dove Funct-decs sono le dichiarazioni 
di funzioni che a loro volta sono definite 
in Expr. Per chiarezza chiameremo 
espressione principale quella che com- 
pare a destra dell’ «IN» (l’espressione 
che dovremmo valutare), per distinguer- 
la dalle espressioni che compaiono nel- 
le singole dichiarazioni di funzione. 

È ovvia la presenza di una tabella, 
detta ambiente, in cui memorizzare le 
dichiarazioni delle funzioni; questa ad 
ogni funzione associerà l’espressione 
corrispondente e la lista dei parametri, 
più altre informazioni riguardanti que- 
st’ultimi. 

Quindi si impone l'utilizzo di un array 
indicato su |A..Z|, che corrisponde alla 


seguente dichiarazione di tipo Pascal: 

type Tabella_delle_funzioni= 
array [A..Z] of Informazioni; 

ove Informazioni indica ciò che si vuole 
associare a ciascuna funzione, ed è 
costituito da due parti : la lista dei para- 
metri e l’espressione. Focalizziamo l'at- 
tenzione proprio su quest'ultima. 

Prima di tutto le espressioni prese in 
esame non hanno limiti in lunghezza, 
quindi per rappresentarle è necessario 
utilizzare una struttura dinamica: la 
struttura scelta è l'albero: 

Ad esempio: l'espressione (5+8). 4 
sarà rappresentata dall'albero. 


5 8 

L'albero deve essere esplorato par- 
tendo dalla radice (*) e scendendo sem- 
pre sul ramo sinistro. Quando si incon- 
tra un valore numerico, l’esplorazione 
termina e viene valutata l'ultima opera- 
zione incontrata (ovvero quella nell'ulti- 
mo nodo non terminale). 

Si noti la potenza di questo sistema 
che permette di rappresentare molto 
chiaramente il livello di annidamento di 
una sottoespressione. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


123 


MCmicro CAMPUS 
SOFTWARE & UNIVERSITÀ 


Per le espressioni FL le cose sono un 
po' diverse; vediamo un esempio: 

"succ pred zero" 

sarà espressa nella forma; 


succ 

\ 

pred 

\ 

zero 


che può essere visto come una versio- 
ne degenere di un albero: una lista. 
Altro esempio: 


è da notare che la radice ha quattro 
sottoalberi. Altro esempio. 

succ F < zero , succ zero > 
sara' succ 

F — > -- -- 

zero 

Si nota che nel caso di utilizzo di 
una funzione (che deve essere definita 
nella parte di programma FL appropria- 


ta). il nodo della funzione punta a una 
lista di nodi che a loro volta rappresen- 
tano le espressioni dei parametri at- 
tuali. 

È da notare che il numero di dirama- 
zioni che partono da un nodo non è 
uguale per ogni nodo, cioè ci sono 
nodi da cui parte una diramazione 
(succ, pred). nodi da cui ne partono 4, 
o anche nodi privi di diramazione. 

I nodi del'albero sono quindi dei re- 
cord-case. dei record cioè che sono 
diversi a seconda del tipo di nodo. 

Una volta decisa la struttura dati (teo- 
rica), si può pensare a come risolvere il 
problema: l'algoritmo, 


Nel nostro caso, si tratta di prendere 
un file sorgente in FL e rappresentarlo 
internamente tramite le strutture dati 
(algoritmo di costruzione). 

Si tratta cioè di costruire l’ambiente 
derivante dalle dichiarazioni di funzione 
e l'albero dell'espressione principale. 

A questo punto resta da valutare l'al- 
bero tenendo conto dell'ambiente. L'al- 
goritmo di valutazione deriva diretta- 
mente dalla definizione formale della 
semantica e nasce dall'idea di valutare 
un'espressione a partire dalle rispettive 
sottoespressiom (valutazione per omo- 
morfismo). 

Per esempio, per valutare: 


<Exp> -> if < Expl > = <Exp2> then 


dapprima si valutano Expl ed Exp2, se 
sono uguali si valuta Exp3 e si assegna 
tale valore ad Exp altrimenti si valuta 
Exp4 e si assegna tale valore ad Exp. 

Esecuzione 

Il programma richiede come parame- 
tro il nome di un file contenente il 
programma sorgente in linguaggio FL e 
fornisce, se il programma è corretto, il 
risultato. Il file contenente il programma 
sorgente FL deve essere in formato 
ASCII, quindi può essere scritto con un 
qualsiasi editor EDLlNE-like. 

Se viene riscontrato un errore statico 
l'esecuzione viene interrotta ed appare 
un messaggio esplicativo contenente il 
tipo di errore ed eventualmente il corri- 
spondente numero di riga. 

La routine di gestione degli errori 
dinamici effettuata un controllo della 
disponibilità di spazio libero su staCk 
prima di quasi (?) ogni chiamata di pro- 
cedura. È stato detto «prima di quasi 
(?)» perché tale routine ha senza dubbio 
qualche problemino, cioè se lo stack 
risulta pieno non sempre essa se ne 
accorge in tempo. Questa pecca si po- 
ne comunque in secondo piano, visto 
che il lavoro è improntato più come 
studio teorico che come interprete di un 
linguaggio reale. Sono stati, per tale 
motivo, accantonati problemi di efficien- 
za e di interfaccia utente (però almeno i 
bachi, se si tratta di bachi, togliamoli! !) 


if succ zero = zero then zero else succ zero endif 

sera' i f-=-t hen-else-endi f 

/ \ \ \ 

succ zero zero succ 






Norme per la partecipazione 


— Possono partecipare tutti i lavori/studi scientifico-economici non 
tesi di laurea (a fondo informatico) realizzati in ambiente umversitano 
ed ultimati a partire dal settembre 1985. 

— Ognuno di essi dovrà essere accompagnato dalle generalità del- 
l'autore. recapito telefonico, università di appartenenza, matricola, 
corso in cui il lavoro é stato sviluppato e norme del docente di corso 

— La documentazione relativa dovrà essere inviata su supporto sia 
cartaceo sia magnetico, accompagnata da un commento scritto dal- 
l’autore come presentazione dell'opera, costituito da circa cinquemila 
caratten Nel commento dovTà essere sintetizzato l'argomento trat- 
tato. indicati i sistemi hardware e i pacchetti software utilizzati, le 
eventuali difficoltà incontrate, il modo in cui sono state superate, il 
tempo di sviluppo, la bibliografia (se non presente nella documenta- 
zione allegata al lavoro) ed ogni altra eventuale notizia o commento 
degni di nota. 

— Essendo la partecipazione limitata ai lavori non tesi di laurea 
realizzati in ambiente universitario, è gradita una breve dichiarazione 


del docente con II quale la tesina é stata sviluppata. 

— Fra tutti I lavori pervenuti via via, ne saranno scelti dieci da una 
prima commissione interna alla redazione di MCmicrocomputer Que- 
sti saranno argomento di altrettanti articoli che ne descriveranno 
caratteristiche e potenzialità. I lavori non saranno pubblicati in quanto 
tali sulla rivista, ma l lettori interessati potranno entrarne in possesso 
con le modalità che saranno rese note. 

— Ai dieci autori o gruppi di lavoro sarà corrisposto un compenso di 
300.000 lire, perché comunque appartenenti alla fascia dei lavori più 
qualificati. 

— Fra questi dieci lavori una commissione di esperti ne sceglierà uno 
che sarà ricompensato con ulteriori 700.000 lire 

— É d'obbligo l'invio dei sorgenti e della documentazione tecnica e di 
utilizzazione, sia su supporto magnetico che cartaceo. 

— Non è prevista la restituzione del materiale inviato. 

— Con l'invio del lavoro, l'autore ne autorizza la pubblicazione e la 
diffusione gratuita come materiale didattico. 


124 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



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di Mauro Gandim 


CorelDRAW! 
Potenza e fantasìa 


Ritorniamo questa volta 
sull'argomento 
dell’illustrazione. Dopo aver 
visto sul numero di novembre 
GEM Artline, esaminiamo 
oggi CorelDRAW!, suo primo 
concorrente tra questo 
genere di applicazioni. Pur 
avendo caratteristiche 
similari, questi due prodotti si 
differenziano dal punto di 
vista delle prestazioni . Inoltre 
CorelDRAW! utilizza 
l'ambiente grafico per il 
mondo MS-DOS, Microsoft 
Windows 


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Corel System, Corp. 

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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


CorelDRAW! è senza dubbio uno dei 
più potenti programmi di illustrazione 
disponibili per il mercato MS-DOS. In 
effetti dopo averlo provato e letto II 
relativo manuale ci siamo accorti che 
scrivere questo articolo sarebbe stata 
un'ardua impresa. Cercheremo quindi di 
esaminare le caratteristiche di questo 


programma andando ad esplorarlo diret- 
tamente su PC e integrando queste 
informazioni con quelle del manuale. 
Ovviamente ci soffermeremo piu su 
quelle che sono le caratteristiche o fun- 
zioni maggiormente innovative. Abbia- 
mo cercato di integrare il tutto con un 
buon numero di fotografie ed esempi. 




DfcSK TOP PUBLISHING 



Avete il videoregistratore ? 

La domanda sembra meno assurda 
appena si apre la confezione di Corel- 
DRAW' questa infatti contiene tra le 
altre cose un corso per l'utilizzo del 
programma, interamente su videocas- 
setta Purtroppo é rigorosamente in lin- 
gua inglese e. quindi, non sappiamo 
quanti saranno in grado di apprezzarne a 
pieno l'utilità. Questa cassetta comun- 
que e molto ben fatta dal punto esplicati- 
vo (un po’ meno dal punto realizzativo, 
ma sono i contenuti quelli che contano): 
la tecnica è quella tipica americana di 
non dare nulla per scontato e trattare 
l'ascoltatore come se fosse un bambino 
a cui bisogna raccontare tutti i fatti della 
vita. Se resisterete, saranno due ore 
spese bene, La scatola di buone propor- 
zioni, oltre alla videocassetta, contiene il 
manuale principale, un addendum alla 
versione 1.1, una busta sigillata conte- 
nente i dischetti (4 nella versione da5"l/ 
4 a 1.2 Mb e 6 nella versione da 3" 1/2 a 
720Kb). una Quick Reference Guide, una 
scheda di referenza per i caratteri grafici, 
un tipometro (il righello utilizzato dai 
tipografi) e un cataloghino nel quale 


Foto 2 - Questa è una 
finestra che consente 
di effettuare le scelte 
di formato del lesto e 


troviamo riprodotti tutti i clip-art già pron- 
ti forniti con il programma e altri ancora 
con gli indirizzi delle società americane 
che li vendono. 

Tutto il materiale, come detto, è in 
lingua inglese: il programma è prodotto 
dalla canadese Corel System Corp II 
manuale principale è composto da oltre 
240 pagine suddivise in una ventina di 
capitoli pnncipali e tre appendici. Non 
esiste una vera e propria introduzione 
guidata alle principali caratteristiche del 
programma, ma dopo la prima parte 
dedicata all'installazione, si parte ad esa- 
minare gli strumenti di disegno e poi i 
menu del programma. L'installazione è 
guidata e piuttosto semplice. Prima di 
installare CorelDRAW! è indispensabile 
avere già installato Microsoft Windows 
2.0 o successive versioni. Al contrario di 
altri programmi che vengono forniti con 
un cosiddetto Runtime di Wndows, Co- 
relDRAW! parte dal presupposto che 
ormai tutti coloro che vogliono lavorare 
in grafica su un PC o fare del Desktop 
Publishing, abbiano già Microsoft Win- 
dows. Per installare il programma basta 
selezionare il dischetto A e digitare In- 
stali: in pochi minuti, seguendo le istru- 


zioni avremo installato CorelDRAW' in 
una cartella inserita a sua volta nella 
cartella di Windows. 

CorelDRAW! è un programma di dise- 
gno di tipo Objecl Onented. identifica 
cioè le varie parti del nostro elaborato 
come oggetti descritti da una formula 
matematica più o meno complessa. Tut- 
te le attività del programma sono quindi 
basate su questa identificazione degli 
oggetti, i quali, come poi vedremo, sono 
composti da due principali elementi, il 
profilo e. nel caso di oggetti chiusi, un 
fondino. Esistono due possibilità di vi 
sualizzazione: una di draft che visualizza 
solamente il profilo degli oggetti e che 
consente di apportare loro le necessarie 
modifiche, mentre l'altra di preview con- 
sente di visualizzare gli oggetti con tutti i 
loro attributi (colore, spessore delle li- 
nee, ecc.). E anche possibile dividere lo 
schermo e far convivere le due rappre- 
sentazioni, questa opportunità tuttavia 
rallenta le operazioni e, quindi, va usata 
solo quando il disegno e già sufficiente- 
mente abbozzato (foto 1) 

Gli strumenti 

Per far partire CorelDRAW! e suffi- 
ciente (are un doppio click su CO 
RELDRW.EXE: dopo un paio di secondi 
appare una finestra dì presentazione del 
programma con il numero di versione e 
le indicazioni del Copyright Dopo circa 
altri 20 secondi (la prova e stata effettua- 
ta su un Nixdorf 386 con scheda EGA) 
appare la scrivania del programma. A 
sinistra troviamo un box verticale conte- 
nente tutti gli strumenti, a destra tutto il 
resto dello spazio video è disponibile per 
accogliere il nostro documento. In alto 
abbiamo la barra dei menu e, subito 
sotto, la barra di stato che fornisce delle 
utili informazioni in tempo reale sull'azio- 
ne che si sta effettuando (es. durante la 
rotazione di un oggetto indica di quanti 
gradi lo stiamo ruotando; mentre si 
riduce o si ingrandisce un oggetto la 
barra di stato indica attimo dopo attimo 
la percentuale di ingrandimento o ridu- 
zione. ecc,). Gli strumenti a disposizione 
possono essere suddivisi in tre principali 
categorie: quelli di selezione e modifica, 
quelli di disegno e scrittura e quelli per 
gli attributi. Tra i primi troviamo la frec- 
cia. la freccia di modifica della forma e la 
lente per lo zoom. Gli strumenti per il 
disegno e la scrittura sono quattro: la 
matita, il rettangolo, l'ovale e la lettera 
per la scrittura. Infine abbiamo i due 
strumenti per gli attributi delle linee e dei 
fondini. Esaminiamo le funzionalità di 
questi strumenti : per maggior chiarezza 
partiamo dagli strumenti di disegno e 
scrittura per passare a quelli di selezione 



128 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



DESK TOP PUBLISHING 



e modifica ed infine, a quelli per gli 
attributi 

La matita 

È il tipico strumento di disegno a 
mano libera. Consente di generare righe 
e segmenti di qualsiasi genere: ogni 
elemento disegnato viene identificato 
come una serie di curve di Bezier, ognu- 
na con i quattro punti identificatori. Per 
disegnare basta tenere premuto il tasto 
del mouse. Se si vogliono realizzare dei 
segmenti retti basta clickare nel punto di 
partenza e. poi, su quello di arrivo; verrà 
automaticamente tracciata una linea tra i 
due punti. 

Il rettangolo 

Consente di disegnare figure chiuse 
con lati a 90° come appunto rettangoli e 
quadrati: vedremo più avanti come, par- 
tendo da un rettrangolo normale, é pos- 
sibile ottenerne uno con gli angoli smus- 
sati. 

L ovale 

Per disegnare, naturalmente, ovali e 
cerchi, ma anche, come vedremo poi, 
archi. 

La scrittura 

Ci sarebbe da scrivere un articolo solo 
su questo argomento tanto sono potenti 
le funzioni di CorelDRAW! in questo 
campo. Intanto notiamo subito che il 
programma adotta una serie di font propri 
e che questi vengono forniti già con il 
programma in numero sufficiente per 
qualsiasi applicazione: infatti ne abbiamo 
contati ben 43 differenti tipi. Una volta 
selezionato lo strumento testo rappre- 
sentato da una A, appare una finestra di 
dialogo che consente di scegliere il font, 
la sua grandezza (fino a 999 punti tipogra- 



fici con incrementi di 1/10 dì punto), le 
sue caratteristiche (grassetto, corsivo, 
ecc.), la spaziatura (tra i caratteri, tra le 
parole, tra le righe) e l'allineamento (sini- 
stro, destro, centrato). Fatte queste scel- 
te. si può digitare il testo nell’apposita 
finestrella anche su più righe (foto 2). Alla 
fine basta fare click su OK per vedere 
scomparire la finestra e comparire il testo 
sul nostro documento. Questo testo 
potrà essere manipolato come un ogget- 
to qualsiasi, sarà anche possibile scom- 
porlo in elementi elementari che a loro 
volta potranno essere modificati a piace- 
re ottenendo cosi font molto personali e/ 
o distorti Ovviamente essendo una figu- 
ra chiusa (ricordiamoci che il programma 
tratta tutti gli oggetti con un profilo e un 
fondino) potremo applicare qualsiasi fon- 
dino come vedremo più avanti. 

La freccia 

Questo strumento non ha la sola fun- 
zionalità di selezionare un oggetto, ma 
consente anche di modificarne le dimen- 
sioni, Una volta fatto click con la freccia 
su un oggetto del nostro disegno appari- 
ranno otto quadratini che ci indicano la 


selezione dell’oggetto stesso: quattro 
quadratini sono sugli spigoli e altri quat- 
tro sono al centro dei lati. Ora, se 
prendiamo il nostro oggetto e con la 
freccia spostiamo uno dei quadratini su- 
gli spigoli, otterremo un ingrandimento o 
una riduzione mantenendo le proporzioni 
dell’oggetto. Se vogliamo invece modifi- 
care queste proporzioni dobbiamo agire 
muovendo i quadratini sui lati: questi ci 
danno anche la possibilità di creare mol- 
to semplicemente un’immagine specu- 
lare del nostro oggetto. Infatti, se. per 
esempio, prendiamo il nostro oggetto 
sul lato sinistro e con il mouse lo restrin- 
giamo fino a superare il lato destro e 
proseguiamo oltre otterremo molto 
semplicemente una figura simmetrica a 
quella di partenza. 

Ma la freccia consente anche di ese- 
guire rotazioni e deformazioni lineari (fo- 
to 3, 4). È veramente molto semplice 
l'idea avuta dai progettisti di Corel- 
DRAW! : se con la nostra freccia al posto 
di clickare una sola volta facciamo un 
doppio click, al posto dei quadratini ve- 
dremo comparire delle piccole frecce a 
due punte e un circolino al centro della 
nostra figura. Ora se puntiamo il mouse 


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sulle frecce degli spigoli possiamo otte- 
nere delle rotazioni dell'oggetto. In que- 
sto caso il circolino al centro della figura 
viene preso come centro di rotazione; 
se vogliamo, prima di eseguire la rotazio- 
ne, possiamo spostarlo ovunque sul no- 
stro documento ottenendo cosi differen- 
ti tipi di rotazioni. Se invece puntiamo 
sulle frecce al centro dei lati dell'ogget- 
to, potremo ottenere delle deformazioni 
lineari dell'oggetto in quanto si va a 


spostare tutto il lato dell’oggetto stesso 
in alto, in basso o a destra e sinistra. 
Senza dubbio é uno dei sistemi di rota- 
zione e deformazione più semplici da 
utilizzare che siano mai stati realizzati 
per questo tipo di programmi- 
la freccia modificatrice 
Questa speciale freccia considera gli 
oggetti come composizioni di più pezzi e 


quindi consente di modificarli come enti- 
tà singole. Il suo utilizzo varia a seconda 
dell'oggetto da trattare. 

Rettangoli - Prendendo un spigolo del- 
la figura questo si arrotonderà a piaci- 
mento (foto 5). 

Ovali - Ogni ovale viene identificato 
con un punto di apertura che se preso 
con la freccia modificatrice consente di 
generare archi di cerchio togliendo una 
parte dell'ellisse disegnato Si può anche 
generare figure simili ad una torta senza 
una fetta o anche per eccesso una sola 
fetta (foto 6, 7. 8) 

Curve di Bezier - Sono il punto di forza 
di questo strumento. Esso consente 
infatti di modificare le curve, inserire 
nuovi nodi per renderle piu flessibili, 
unire o separare piu curve, selezionare 
più punti di differenti oggetti e attuare 
modifiche su tutti contemporaneamen- 
te, rendere acuti dei punti dove la curva- 
tura è accentuata o viceversa arrotondar- 
li, unire due punti vicini per generare una 
figura chiusa e in ultimo rendere simme- 
trici due tratti di una curva 

Testo La freccia modificatrice con- 
sente di spostare le singole lettere di 
una parola (foto 9), per avvicinarle tra 
loro o allontanarle sia singolarmente che 
a gruppi e persino operando su tutta la 
scritta. Facendo un doppio click su un 
carattere o un gruppo si ottiene una 
finestra di dialoghi che consente di inse- 
rire ulteriori elementi di modifica come la 
possibilità di inclinare un carattere di un 
certo numero di gradi rispetto alla sua 
linea di base, spostarlo in alto, in basso, 
a destra o a sinistra rispetto sempre alla 
sua posizione originale, trattarlo come 
esponenziale o al piede 

Disegni bit-mapped - Come vedremo 
CorelDRAW! consente di importare dei 
disegni di tipo bit-mapped preparati con 
altri programmi come per esempio 
Paintbrush. La nostra freccia in questi 
casi consente di «tagliare» delle parti del 
nostro disegno che non ci interessano. 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


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Zoom 

Una lente indica come al solito la 
possibilità di zoomare sul proprio dise- 
gno. L'utilizzo di questo strumento è 
differente da altri programmi (foto 10). 
Diciamo innanzi tutto che appena fatto 
click sulla lente appare un sottomenu 
che visualizza una lente con un « + ». 
una lente con un «-», la scritta «1:1», 
la scritta «ALL» e un rettangolino. Pren- 
dendo la lente con il « + » è possibile 
eseguire degli ingrandimenti: la percen- 
tuale di tali ingrandimenti è data dall'a- 
rea che andremo a selezionare con la 
lente, cosi come si fa per disegnare un 
rettangolo Se selezioniamo un'area pic- 
cola l'ingrandimento sarà maggiore, 
mentre se ne selezioniamo una grande 
l'ingrandimento sarà minore, in quanto 
CorelDRAW! riproduce a pieno scher- 
mo l'area selezionata. La lente con il 
segno « — » riduce automaticamente 
l'immagine, l'« 1 : 1 » porta l'immagine a 
dimensione reale, mentre «ALL» mo- 
stra tutti gli oggetti disegnati. Infine il 
rettangolino mostra tutto il documento. 

La penna 

Questo strumento serve a modificare 
gli attributi dei segmenti, delle curve e 
del profilo delle figure chiuse. Come lo 
zoom una volta selezionata la penna 
appare un sottomenu con numerose 
scelte (foto 11). La primaria è quella 
dello spessore della linea, abbiamo poi 
la possibilità di creare una penna perso- 
nalizzata la possibilità di utilizzare il colo- 
re o di utilizzare un retino per l'esecuzio- 
ne della linea stessa. Esaminiamo la 
possibilità di personalizzare la penna 
che ha tracciato la nostra linea o curva 
(foto 12). 

Personalizzare la penna vuole dire ap- 
portare alla linea o alla curva sostanziali 
variazioni poiché inizialmente essa vie- 
ne disegnata da un elemento puntifor- 
me di un certo spessore. Intanto il 
tratto potrà essere a scelta continuo o a 
piccoli trattini o a pallini. La riga può 
iniziare con un profilo ad angolo retto 
(pensate di vedere il punto iniziale della 
riga molto ingrandito), arrotondato, op- 
pure può iniziare o terminare (o entram- 
bi) con una freccia. Il tratto della nostra 
penna può anche essere fisso oppure 
seguire gli ingrandimenti o riduzioni del- 
la figura con essa disegnata (per esem- 
pio: un rettangolo con una linea di con- 
torno dallo spessore di 1 pt. se viene 
ingrandito, nel primo caso in contorno 
resta di 1 pt„ nel secondo aumenta o 
diminuisce il suo spessore in scala con 
l'ingrandimento o riduzione apportati). 

Si possono anche «disegnare» la pun- 
ta della nostra penna: infatti Corel- 


DRAW! permette di indicare con una 
precisione di un decimo di pollice lo 
spessore della linea, l’angolo con cui 
viene utilizzata appoggiandola sul foglio 
e anche il contorno della punta (ad 
angoli vivi come un grosso pennarello o 
a punta arrotondata come una ball-pen) 
(fig. 1). Non è finito: si può anche 
scegliere il colore oppure un fondino di 
tipo particolare come stelline, pallini, 
ecc. (pensate che si può anche sceglie- 


re la densità per pollice di questi mini 
elementi!). 

I fondini 

Anche questo menu come i due pre- 
cedenti dà adito ad un sottomenu con 
ulteriori scelte. 

Queste scelte vanno da una sene di 
percentuali di grigio standard (0. 10. 20. 
40, 60, 80 e 100% di nero), alle sfuma- 


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ture, ai fondini predefiniti con disegni a 
scelta, al colore. 

Sfumature - Possono essere di tipo 
lineare o circolare. Per quelle di tipo 
lineare si può scegliere un angolo di 
applicazione. Inoltre é possibile sceglie- 
re il colore di partenza e quello di arrivo 
oltre, ma anche il disegno che deve 
svolgere il compito di passare da una 
tonalità all'altra (per esempio minuscole 
stelline, tondini, ecc.) (foto 13). 

Colore - Si può sceglire un colore a 
piacere, anche in questo caso la super- 
ficie di colore potrà essere realizzata 
con un minuscolo disegno. 

Fondini predefiniti - CorelDRAW! con- 
sente di inserire anche dei fondini con 



Foto 13 ■ Questa fine- 
stra consente di sce- 
gliere i parametri con 
cui applicare le sfuma 
ture dando la possibili- 
tà di identificare, colo- 
re dì partenza, di arri- 
vo. inclinazione nel ca- 
so di sfumature linea- 
ri, È anche possibile 
ottenere delle sfuma 
ture concentriche lo 




dei disegni predefiniti: ne offre ben 44 a 
scelta (foto 14). In effetti le possibilità 
sono infinite poiché oltre a scegliere il 
disegno del fondino si possono variare 
anche molteplici elementi come la ripe- 
titività del disegno, la sua scala, il suo 
colore, ecc. Il manuale riporta ben 176 
esempi, ma sono veramente pochi ri- 
spetto alle possibilità (fig. 2). Purtroppo 
questi fondini vengono applicati attra- 
verso delle formule in PostScript e non 
sono visualizzati a video anche per 
questo il manuale mostra cosi tanti 
esempi, per dare un'indicazione di cosa 
accade quando si variano alcuni degli 
elementi. 


I menu 

Già esaminando gli strumenti abbia- 
mo trovato una buona parte delle possi- 
bilità di questo programma, ma i menu 
offrono ancor più flessibilità. 

File - Consente di creare nuovi docu- 
menti e documenti già salvati in prece- 
denza. CorelDRAW! consente di utiliz- 
zare un solo documento per volta. Tro- 
viamo anche la possibilità di stampare 
(anche in separazione di colori per la 
stampa in quadricromia) e di impostare 
la grandezza del documento. Inoltre pre- 
senta anche la possibilità di importare 
disegni preparati da altri programmi (nei 
formati. CorelDRAW! (.CDRI, PC 
Paintbrush (.PCX). UFF (TIF), Lotus PIC 
(.PIC), lllustrator (.ART)), oppure di 
esportarli in differenti formati per l'utiliz- 
zo per esempio con programmi di desk- 
top publishing (formati per l'esportazio- 
ne: Encapsulated PostScript (.EPS), 
Windows Metafiles ( WMF), PC 
Paintbrush (.PCX), TIFF ( TIF), Graphic 
Metafile (,CGM), SCODL ( SCD)). Se si 
importa un file il programma chiede se 
esso deve considerarsi vero e proprio 
disegno oppure una velina da ricalcare 
Infatti CorelDRAW! permette di fare il 


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tracing automatico di disegni o immagi- 
ni acquisite da scanner. 

Edit - Consente di annullare l'ultima 
azione eseguita o ripeterla su altri og- 
getti o sullo stesso. Questo menu con- 
sente anche le classiche operazioni di 
taglia, copia e incolla ormai presenti in 
tutti i programmi più blasonati. È anche 
possibile copiare gli attributi di un og- 
getto per riutilizzarli in seguito. Consen- 
te inoltre- 'di modificare un testo già 
scritto e modificarne gli attributi. 

Transform - È il menu più breve, ma 
comunque molto efficace poiché con- 
sente di applicare rotazioni, distorsioni 
lineari, allungamenti, accorciamenti e 
anche creare immagini speculari. 

La differenza nel fare queste cose da 
menu piuttosto che con il mouse, sta 
nel fatto dì avere a disposizione una 
maggior precisione, dovendo indicare 
esattamente l'angolo di rotazione o de- 



Fìgure 3-4 - Ecco due 
esempi di disegni di- 
sponibili per Corel- 
DRAW i II primo viene 
tornilo insieme ad altri 
con il pacchetto, il se- 


formazione nell'apposita casella. 

Arrange - Questo menu consente di 
cambiare la posizione degli oggetti so- 
vrapposti, di raggruppare più oggetti o 
combinarli tra loro (per esempio utilizza- 
re il fondo sfumato di un oggetto come 
sfondo particolare di una scritta), di con- 
vertire in curve i profili delle lettere che 
compongono un testo, di allineare og- 
getti e testo. Con questo menu è anche 
possibile far scorrere un testo lungo 
una linea qualsiasi o il profilo di un 
qualsiasi oggetto, addirittura del testo 
con un corpo piccolo lungo il profilo di 
una grande lettera. 

Display - Consente di inserire una 
griglia e di allineare gli oggetti a questa. 
Inoltre é possibile inserire o togliere i 



righelli e la linea di stato. Questo menu 
come già indicato prima consente an- 
che di poter visualizzare come il dise- 
gno risulterà poi su carta aprendo la 
finestra di Preview. 

Special - Consente di generare delle 
Macro registrando una sequenza di azioni 
che poi possono essere riapplicate in al- 
tre occasioni eliminando le operazioni ri 
petitive. Sempre in questo menu trovia- 
mo le Preferences che consentono di 
stabilire i principali default del pro- 
gramma. 

At thè end 

Bene! Eccoci alla fine: la nostra spe- 
ranza è quella di avervi dato un'idea delle 
possibilità di questo programma. Senza 
alcun dubbio una delle cose che più ci 
hanno fatto piacere è la velocità di esecu- 
zione delle operazioni che pone veramen- 
te al di sopra di tutti questo programma. 
Se proprio dobbiamo fare una critica di- 
ciamo che ci sarebbe piaciuto poter vede- 
re le sfumature a colori anche a video, e 
cosi pure per i fondini personalizzati. Spe- 
riamo che il problema venga risolto in una 
delle prossime versioni. mc 


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SPREADSHEET 


Verso rSQL 
Sintassi elementare 


Nel mondo dei prodotti software su Personal Computer esistono 
decine e decine di categorie. Alcune di queste sono giunte ad un 
elevato livello di sofisticazione e coprono ormai quasi al cento per 
cento le necessità di un utente anche particolarmente esigente. 

Ad esempio non si può negare che le due categorìe più affollate di 
prodotti e più utilizzate dagli utenti finali, che sono Spreadsheet e 
Word Processing, siano giunte al massimo livello di sofisticazione. 
Questo non significa che non possano subire ulteriori migliora- 
menti, ma questi saranno di interesse marginale rispetto alle 
funzionalità principali, e quindi percentualmente più utilizzate, già 
presenti nei vari prodotti 


Lo stesso discorso non va bene per 
un'altra categoria di prodotti, anche 
questa -molto diffusa, i DBMS, ovvero ì 
gestori di Banche Dati, per i quali esi- 
stono ancora numerosi margini di mi- 
glioramento. come anche dimostrano i 
vari prodotti di cui via via presentiamo le 
prove. Non va bene per vari ordini di 
motivi. 

Come noto lo Spreadsheet si appog- 
gia alla metafora del foglio di carta a 
quadretti, su cui tutti bene o male, 
riescono ad inserire intuitivamente dati. 
E il Word Processor si appoggia sulla 
metafora del foglio di carta bianca su 
cui tutti, bene o male, sanno scrivere. 

Il DBMS non ha metafore altrettanto 
semplici ed intuitive su cui appoggiarsi 
e questo è uno dei motivi che rende 
tale categoria di prodotti ben più difficili 
da usare delle altre due. e spinge i vari 
produtton ad « inventare» sempre nuovi 
prodotti e in questi nuove interfacce 
utente nel tentativo di rendere più sem- 
plice il lavoro all'utilizzatore. 

Il progetto di una Base Dati 
con un DBMS 

Altro elemento che differenzia l'utiliz- 
zo di uno Spreadsheet da quello del 
DBMS è costituito dal fatto che mentre 
il primo è uno strumento con il quale 
impostare e mettere a punto l'applica- 
zione. senza dover affrontare un pre- 
ventivo lavoro di studio, in quanto lo 
Spreadsheet stesso è strumento con il 


quale eseguire lo studio, con il secondo 
il lavoro iniziale è sempre costituito da 
una fase preliminare, da eseguire prima 
di accendere il computer, di progettazio- 
ne della Base Dati, indicando con que- 
sto termine gli archivi e le relazioni tra di 
essi. 

Il successo di una applicazione dipen- 
de infatti in larga misura dal buon pro- 
getto della Base Dati, e in misura di 
gran lunga inferiore da altri elementi, 
come ad esempio la correttezza nella 
stesura dei programmi. 

Infatti un eventuale errore nella ste- 
sura dei programmi può essere indivi- 
duato e risolto con relativa facilità. Al 
contrario un errore nel progetto della 
Base Dati, può comportare un «disse- 
sto grave» se non il «crollo» dell'edifi- 
cio, pardon dell'applicazione, ad esem- 
pio la necessità di dover modificare, a 
procedura completata, le strutture degli 
archivi oppure l'impossibilità di risolvere 
una data problematica di calcolo, perché 
non si è previsto, nel progettare gli 
Archivi, un particolare dato. 

Sull'argomento Progettazione di Base 
Dati esistono numerose metodologie, 
che suggeriscono le procedure da se- 
guire in fase di analisi, e numerose 
tecniche, che consentono di formalizza- 
re, in un linguaggio univocamente inter- 
pretabile. il progetto finale. 

Tra queste ultime ne citiamo due, 
abbastanza simili anche perché utilizza- 
no pochissimi simboli, e sono quindi 
relativamente facili da imparare ed utiliz- 


zare, Backman ed Entity Relationship, 
ben conosciute da chi si occupa profes- 
sionalmente di DBMS. 

La progettazione di un Data Base 
presenta numerose analogie con la pro- 
gettazione in altri campi. Non per nulla 
si sentono spesso termini come «Inge- 
gnerìa del Software», che è del tutto 
analoga all' «Ingegneria» in senso lato. 

E infatti come nell'ingegneria tradizio- 
nale esistono delle metodologie di cal- 
colo e di progettazione, ne esistono, 
come detto, anche nel mondo dei 
DBMS. 

Altra analogia tra le due materie e 
l'indipendenza dallo strumento o dal 
materiale che si usa. Cosi come la 
Scienza delle Costruzioni è una materia 
teorica, che prescinde dall'esistenza 
dell'acciaio o del cemento armato, an- 
che la progettazione del DBMS. o. co- 
me più genericamente si dice, l'Analisi 
dei Dati, qualsiasi sia la tecnica e il 
formalismo che si usa, prescinde dal 
fatto che si preveda di utilizzare questo 
o quel prodotto software o addirittura di 
utilizzare un computer. 

In definitiva il DBMS è un prodotto 
utilizzabile solo dopo aver studiato e 
teorizzato a tavolino il problema applica- 
tivo e. possibilmente, dopo averne for- 
malizzato in maniera piu schematica 
possibile la soluzione (Progetto). Acce- 
so il computer si passa alla fase di 
creazione degli archivi e delle relazioni 
(Costruzione). 

Rispetto ad uno Spreadsheet, che e 
un prodotto «elementare», il DBMS e 
un prodotto «superiore», attraverso il 
quale può passare l'utilizzatore finale 
che si è «fatto le ossa» con lo Spread- 
sheet, ed é arrivato a utilizzare quest’ul- 
timo al limite della sua convenienza. 

Altro importante ambito di sfrutta- 
mento del DBMS da parte dell'utilizza- 
tore finale è costituito dalla possibilità di 
postprocessare i dati aziendali, comun- 
que già gestiti da procedure tradizionali, 
che girano su qualsiasi tipo di macchina 
(Main, Mini e PC), e messi a disposizio- 
ne attraverso apposite reti e da appositi 
software di comunicazione. 


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SPREADSHEET 


È una tendenza ormai consolidata 
quella di lasciare all'informatica tradizio- 
nale la gestione della Banca Dati e di 
delegare all'informatica individuale le 
vane procedure manipolative ed infor- 
mative. 

I prodotti software che rendono pos- 
sibile questa attività sono i vari Server, 
che permettono, detto in parole molto 
povere, di far accedere, in maniera tra- 
sparente, qualsiasi utente autorizzato a 
qualsiasi dato presente negli archivi 
aziendali, dovunque questo risieda e 
con qualsiasi linguaggio sia stato scritto. 

Progetto della Base Dati 
e sua manipolazione 

La fase progettuale prevede, in gene- 
rale. due momenti. 

II progetto della Base Dati, che si 
concretizza nel disegno delle strutture 
degli archivi e delle relazioni che li colle- 
gano, e il progetto delle procedure che 
manipolano sia individualmente sia in- 
siemisticamente i dati. 

Nel disegnare la Base Dati è necessa- 
rio tener conto delle necessità dei vari 
programmi manipolativi previsti. Ma una 
volta che la Base Dati esiste ed è ben 
progettata, non cé nessuna difficoltà a 
realizzare successivamente una proce- 
dura. che sulla base di un algoritmo e 
quindi sulla base di regole logico-mate- 
matiche. manipoli, anche pesantemen- 
te. i dati. 

Con l'evoluzione dei linguaggi DBMS, 
anche e forse soprattutto quelli realizza- 
ti per lavorare su PC, mentre non ci 
sono state grosse novità per quanto 
riguarda i comandi di programmazione 
tradizionali (gestione delle variabili, crea- 
zione di cicli, istruzioni di salto, ecc.), ce 
ne sono in continuazione per quanto 
riguarda la definizione della struttura de- 
gli archivi e per quanto riguarda i co- 
mandi manipolativi che si appoggiano 
sulla struttura generale del Data Base. 

In definitiva compito del prodotto 
DBMS é quello di tradurre una realtà 
applicativa, costituita da una serie di 
archivi fisici e di relazioni tra di essi, 
formalizzata in maniera univoca median- 
te delle specifiche tecniche di indagine, 
in una realtà logica e schematica, e 
quindi facilmente interpretabile. 

L'utente del DBMS, può lavorare di- 
rettamente con specifici comandi su 
questa realtà logica, al limite ignorando 
totalmente la realtà fisica. 


Concetti iniziali 

Abbiamo preso l'argomento, che è in 
pratica un primo avvicinamento al lin- 


ARCHIVIO 

Rappresentato in torma Tabellare 

! 


COD NOME IMPORTO 



PROPRIETÀ’ 

(CAMPO) 

REGISTRAZIONE 

(RECORD) 

DATO 


Figura I - Schematizzazione di un archivio e terminologie 

Come tutte le altre materie del sapere umano anche l'Analisi dei Dati utilizza Formalismi e 
Terminologie Questi sono adottati dagli specialisti per unilicare il « linguaggio" con il quale i 
vari concetti, sottostanti un'applicazione di Data Base, vengono espressi Fortunatamente la 
materia Analisi Dati é abbastanza semplice ed intuitiva da essere accessibile a chiunque 
abbia un mimmo di attitudine mentale alla schematizzazione dei problemi 


guaggio SQL, un po' alla larga. Per cui 
cerchiamo di tornare in tema. 

I DBMS sono i prodotti più importanti 
su tutte le categorie di macchine e 
quindi anche su Personal Computer. 

Su questa ultima categoria i DBMS 
non sono i prodotti più diffusi, in quanto 
l'utente del PC ha in genere problemati- 
che aplicative semplici che vengono ri- 
solte o da un WP o da uno Spread- 
sheet. che dispone di sue funzionalità 
elementari di DBMS, ma che possono 
essere sufficienti per le necessità iniziali 
dell'utente. 

L'uso dello Spreadsheet è ulterior- 
mente facilitato dal fatto che in tale 
categoria di prodotti esiste un linguag- 
gio comune, per cui imparare un generi- 
co Spreadsheet significa impararli tutti, 
in quanto non esistono differenze con- 
cettuali tra l'uno e gli altri, cambiano un 
po' i passi operativi, in quanto i vari 
comandi (che sono sempre gli stessi) 
sono attivabili in maniera un po' diffe- 
rente tra i vari prodotti. 

Al contrario i prodotti DBMS non so- 
no tutti uguali non tanto in termini di 
applicazioni affrontabili, né di tipologie 
di comandi utilizzabili, quanto in termini 
di filosofie sottostanti. 

Le differenze fondamentali tra l'uno e 
gli altri risiedono pricipalmente nella fa- 


se dichiarativa, cioè in quella fase inizia- 
le, che è peraltro la più importante, in 
cui vengono disegnate le strutture, gli 
indici e le relazioni, in cui in altre parole 
viene costruito, sulla base del progetto 
schematizzato nella preventiva fase di 
Analisi Dati, il Data Base. 

Le procedure manipolative, quelle di 
creazione dei Report, o piu generica- 
mente quelli di elaborazione attraverso 
programmi, sono invece fondamental- 
mente simili. 

Citeremo, ad esemplificazione di 
quanto detto, i tre prodotti che più 
abbiamo avuto occasione di utilizzare 
sia per motivi professionali che per ne- 
cessità legate alla nostra rivista. I tre 
prodotti sono il dBASE III e IV della 
Ashton Tate, il Paradox 2 e 3 della 
Borland e il DataEase 2.5 e 4.2, della 
Data Ease International, di cui in questo 
stesso numero presentiamo la prova. 

Ma prima di rilevare le differenze tra 
questi tre prodotti diamo alcune defini- 
zioni e ribadiamo due concetti fonda- 
mentali che occorre avere ben chiari 
prima di utilizzare qualsiasi prodotto di 
DBMS. Facciamo riferimento alla termi- 
nologia dBASE, in quanto é la più dif- 
fusa. 

Un Archivio è un insieme di registra- 
zioni omogenee (Record), riferite ad una 


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SPREADSHEET 



Figura 2 - Schematizzazione de l concetto di Relazione I a Molti 

Anche il concetto di Relazione inteso come « regolar per mettere in collegamento due archivi deve essere 
capito a tondo, e davanti al caso reale, intuito, più che imparato a memoria Intuita la relazione questa può 
essere poi facilmente schematizzata graficamente usando tormalismi universalmente comprensibili 


serie di proprietà (Campi). Una Registra- 
zione è un insieme di dati, uno per 
ciascuna proprietà. 

Un Dato é il valore di una Proprietà di 
una Registrazione di un Archivio. Come 
evidente nella rappresentazione in for- 
ma tabellare di figura 1, il numero 
17.800 di per sé non rappresenta nulla 
se non riferito a quel Campo di quel 
Record di quell'Archivio. 

Per Banca Dati si intende, come piu 
volte detto, un insieme di archivi tra di 
loro correlati. 

Per Informazione si intende una mani- 
polazione dei dati di una Banca Dati. 
Tale manipolazione viene eseguita per 
soddisfare una necessità. Le necessità 
possono essere Report. cioè stampe 
con eventuali calcoli sottostanti, Query, 
ovvero interrogazioni individuali od in- 
siemistiche. Statistiche, che eseguono 
calcoli statistici. Grafici, che elaborano 
dati e tracciano diagrammi, ecc. 

Una Applicazione è costituita da una 
Banca Dati, dalle relative funzioni per il 
suo aggiornamento, e dalle funzioni per 
la manipolazione necessarie per genera- 
re Informazioni, 

L'indice 

Un archivio ha un suo ordine fisico, in 
generale costituito dall'ordine progressi- 
vo di immissione delle Registrazioni in 
Archivio. Tale ordine è in generale del 
tutto casuale per cui è pressoché inu- 
tile. 

L'Archivio può utilizzare, cosa con- 
sentita da tutti i DBMS, uno o più indici, 
che ne permettono più viste logiche in 
cui l'ordine delle registrazioni varia a 
seconda delle necessità. 

A differenza del mondo reale (ad 
esempio un Elenco Telefonico) in cui 
esiste solo un ordine fisico/logico, nei 
DBMS, dato un archivio fisico, possono 
esisterne infiniti ordini logici, utilizzabili 
direttamente a seconda delle necessità. 

L'indice serve per due necessità ope- 
rative. Per organizzare i dati (ad esem- 
pio prima di una stampa) o per eseguire 
ricerche rapide, tramite la cosiddetta 
chiave di indicizzazione. 

In dBASE III gli indici non sono ele- 
menti strutturali e quindi è responsabili- 
tà dell'utente la loro creazione, gestione 
e il loro utilizzo. 

Con il dBASE IV invece esiste la 
possibilità di definire gli indici (ad esem- 
pio un campo, una combinazione di 
campi, oppure una espressione che ma- 
nipola un campo) sia in sede di creazio- 
ne della struttura, sia alla vecchia ma- 
niera. 

Nel Paradox ogni archivio, che si chia- 


ma Table. ha due differenti tipi di indice. 
Quello primario va definito a livello di 
struttura, che può anche essere di tipo 
composto, in modo tale che la Table sia 
sempre ordinata secondo tale chiave. 

Inoltre con il linguaggio di interroga- 
zione. che come noto si chama Query 
by Example (QbE), si possono realizzare 
delle Query-Speedup. che possono ba- 
sarsi su indici secondari che entrano in 
gioco, e quindi sono creati o riaggiorna- 
ti. solo quando si utilizza la Query. 

Il Data Ease 4.2. di cui vi raccoman- 
diamo la lettura della prova pubblicata in 
questo stesso numero, invece privilegia 
la fase dichiarativa, nel senso che in 
sede di definizione dell'archivio, che co- 
incide con la fase di disegno della Ma- 
schera di Lavoro sull'Archivio stesso, 
occorre indicare tutte le proprietà del 
campo e tutte le modalità operative 
relative a quel campo nella maschera. 

E quindi è in fase di creazione della 
struttura che va indicato se quel campo 
è un indice. 

Per creare indici su combinazioni tra 
campi occorre definire dei campi in più, 
di tipo calcolato, come combinazione tra 
gli altri campi. 

Il fatto poi di accumunare la definizio- 
ne della struttura a quella della masche- 
ra comporta il fatto di trasferire alla fase 
dichiarativa anche buona parte del com- 
plesso problema del controllo dei dati in 
immissione. Invece in dBASE e in Para- 
dox la definizione dei controlli da ese- 
guire sui campi in immissione viene 
posticipata alla fase di creazione delle 
Maschere. 

In caso di controlli molto complessi 
l'unica soluzione è. per tutti i prodotti, il 
ricorso alla programmazione. 


La Relazione 

Esistono applicazioni mono-archivio e 
in questo caso non sono necessarie, il 
più delle volle. Relazioni (il piu delle 
volte in quanto può essere necessario 
creare una relazione tra un archivio e se 
stesso). 

Se nell’applicazione sono necessari 
due archivi questi debbono essere lega- 
ti da una relazione. Se non esistesse 
questa necessità allora l'applicazione si 
può spezzare sicuramente in due 

In pratica esiste un solo tipo di rela- 
zione, quella 1 a Molti (oppure si dice 1 
a N), che nell'altro senso si chiama 
Molti a 1, e che mette in relazione un 
Record del primo archivio con uno o più 
Record del secondo. 

Ad esempio, ad un dato Assegno 
Bancario corrisponde un Conto Corren- 
te, mentre ad un Conto Corrente corri- 
spondono molti Assegni 

Una Relazione 1 a 1 non ha senso, in 
quanto equivale logicamente ad un uni- 
co archivio. 

Una Relazione Molti a Molti invece, 
genera necessariamente un archivio 
d'incrocio. Ad esempio dato un archivio 
Clienti ed un archivio Venditori, l'unica 
maniera per legare gli uni agli altri è 
quella di creare un archivio Ordini, ma- 
trice tra i due, che sia 1 a Molti con gli 
altri due. Dato un Ordine appartiene ad 
un Cliente e a un Venditore Un Cliente 
ha molti Ordini e un Venditore ha molti 
Ordini. 

Chiarito il concetto di Relazione, che 
prescinde dai DBMS, occorre chiarire 
come funziona la Relazione nel prodotto 
DBMS. Non come funziona internamen- 
te (archivi indice, puntatori, ricerca bina- 


136 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


SPREADSHEET 


ARCHIVIO PERSONE 

ARCHIVIO PROVINCE 

NOMEC 

TIPO 

LNGH DEC 

NOMEC 

TIPO 

LNGH DEC 


Car 

4 




RAGR 

Car 

1 

CITTA 

Car 

15 

Dm 

Car 

14 

CAP 

Car 

5 

DTRG 

Data 

8 

PHTEL 

Car 

4 

INDI 

Car 

24 

SCONTO 

Num 

5 2 

CAP 

Car 

S 




crrr 

Car 

14 




PROV 

Car 

2 




VTOT 

Num 

9 




SCNT 

Num 

5 2 




SLDO 

“ 

9 





Figura 3 Strutture dei due archivi usati in questo articolo 

Pensiamo di scrivere due articoli II primo con esempi monoarchivio e biarchivio. il prossimo con esempi più 
complessi su cinque archivi Per ora usiamo un archivio Persone, di cui vediamo la struttura, ed un archivio 
relazionato Province h nspettivi campi di relazione sono Prov e Siglai La relazione è I a Molli, in quanto una 
persona risiede in un'unica provincia e in una provincia risiedono molle persone 


ria, ecc non interessano l'utente finale) 
ma come funziona agli ochi dell'utilizza- 
tore 

In una situazione analoga a quella 
della figura 2. una volta aperti gli archivi 
e le relazioni, è il DBMS che garantisce 
che a qualsiasi spostamento sull'archi- 
vio Ordini, corrisponda automaticamen- 
te ed istantaneamente lo spostamento 
degli altri due archivi, sui Record colle- 
gati attraverso la relazione. 

Nell'esempio della figura è come se 
l'archivio Ordini si arricchisse di tutti i 
campi sia nell'archivio Clienti, sia di tutti 
i campi dell’archivio Venditori. Cliente e 
Venditore che corrispondono a quelli 
interessati dall'ordine. 

In dBASE III o IV. la relazione non è 
un fatto strutturale, ma deve essere 
«confezionata» dall'utente che deve es- 
sere sicuro che «funzioni». 

In Paradox la Relazione entra in gioco 
quando si lavora con il Query by Exam- 
ple. Nei due schemi delle strutture van- 
no inseriti due «examples», due strin- 
ghe identiche che servono per definire il 
collegamento. 

Inoltre possono essere utilizzate delle 
istruzioni che servono per definire il tipo 
di manipolazione eseguite su quella re- 
lazione. 

Nel DataEase l'utilizzatore crea diret- 
tamente un Data Base, in cui inserisce 
le strutture dei vari Archivi e. in uno 
degli Archivi di Sistema, le varie Relazio- 
ni, che vengono digitate in una Masche- 
ra totalmente guidata. In pratica anche 
la Relazione diventa un elemento strut- 
turale, e. una volta create, possono es- 
sere utilizzate direttamente nella defini- 
zione dei vari archivi, ad esempio nei 
campi calcolati o nei campi di lookup. 


SQL 

Il «vecchio Wordstar» indica Pagina 8. 
Riga 39, per cui abbandoniamo le digres- 
sioni che ci hanno portato fuori tema e 
cominciamo finalmente a parlare di SQL 

L’SQL (Structured Query Language) è 
un linguaggio nato oltre 10 anni fa in 
casa IBM che ha riscontrato immediata- 
mente un buon gradimento. Si è infatti 
rapidamente diffuso come linguaggio in 
grado di standardizzare applicazioni che 
potessero girare indistintamente sia su 
Mainframe che su Minicomputer. 

Il suo successivo apparire nel mondo 
Micro è la naturale evoluzione di un 
linguaggio teso alla standardizzazione 
dei Mezzi di interrogazione delle Basi di 
Dati, standardizzazione necessaria nelle 
grosse organizzazioni dove esistono tut- 
te le categorie di macchine, che ormai 
hanno tutte la stessa importanza «stra- 
tegica». 

I vari DBMS, come si é detto, risolvo- 
no in genere il problema della gestione 
di una Base Dati in maniera originale, 
con strumenti di costruzione, manipola- 
zione e interrogazione che rispondono a 
precise regole sintattiche e procedurali 
derivate dalla progettazione del DBMS 
stesso. 

Se a questo aggiungiamo la crescente 
interazione tra Micro e macchine di clas- 
se superiore, con conseguente condivi- 
sione di informazioni, otteniamo il terre- 
no di coltura adatto alla comparsa sul 
mercato di DBMS, e addirittura Spread- 
sheet, che «sfoggiano», tra i vari tool per 
l'interrogazione, anche l'SQL. 

Abbiamo quindi dei pacchetti che par- 
lano anche SQL e. volendo, sono aperti 
alla costruzione ed esecuzione procedu- 


re ibride adatte al dialogo con Mini e 
Main. 

Nel perseguire la finalità di standardiz- 
zare le applicazioni, non é stato tralascia- 
to l'obiettivo di creare un linguaggio 
semplice, con un set ridotto di istruzioni 
dalla sintassi il piu possibile naturale 

L’SQL è un linguaggio di interrogazio- 
ne molto avanzato che permette di pre- 
scindere dalla organizzazione fisica dei 
dati dando in sostanza la possibilità di 
impostare set di informazioni indipen- 
denti della loro collocazione fisica. 

Restano quindi ben separate le com- 
petenze. L'utente dovrà solo indicare 
quali sono le informazioni che desidera, 
mentre il sistema si dovrà preoccupare 
del come queste informazioni debbano 
essere reperite e visualizzate. 

Al lavoro 

La necessità oggettiva di utilizzare 
degli esempi pratici, per rendere più 
comprensibili le parole, ci spinge ad 
immaginare una situazione in cui sia 
necessario interrogare due archivi in am- 
biente dBase IV. 

Nell'archivio Persone sono raccolte 
informazioni relative ad ipotetiche ditte, 
mentre nell'archivio Province son regi- 
strate informazioni relative alle 95 Pro- 
vince italiane (fig. 3). 

Procederemo ora in «slalom parallelo» 
(siamo in piena stagione) tra due serie di 
istruzioni semplici, la prima serie, a sini- 
stra, in linguaggio dBase standard, la 
seconda in linguaggio SQL (sempre sot- 
to dBase e quindi utilizzando gli stessi 
archivi). 

Figura 4.1. - List é un comando di 
visualizzazione generico. Perché possa 
lavorare occorre preventivamente aprire 
l'archivio (USE). 

Se al comando List facciamo seguire 
un elenco di campi, il sistema limiterà la 
visualizzazione solo ai dati indicati nell'e- 
lenco. Anche "LIST PERSONE 
— *DITT,...'' è corretto, volendo indicare il 
campo con il suo archivio di appartenen- 
za. ma non é obbligatorio in quanto, in 
questa situazione, il nome dell'archivio 
di lavoro é implicito. 

Se apriamo l'archivio Province non 
abbiamo più i dati di Persone a disposi- 
zione. ma solo quelli dell'archivio aperto. 
Infatti possiamo lanciare l'istruzione 
"LIST PROVI NCE-*SIGLA", ma non 
quella 'LIST PERSONE-.DITT... ' perché 
Persone è chiuso. 

Si è detto che in SQL l'onere di 
reperire e organizzare al meglio i dati 
richiesti è esclusivamente del sistema. 
A questo scopo, l'unica operazione pre- 
ventiva richiesta è la dichiarazione degli 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


137 


SPREADSHEET 


USE PERSONE 
USE PROVINCE 

USE PERSONE 
LIST D1TT, INDI 
USE PROVINCE 


OBDEFINE PERSONE; 

SELECT * FROM PERSONE; 
DBDEF1NE PROVINCE; 
SELECT * FROH PROVINCE; 
SELECT DITT,INDI,CITT 
FROM PERSONE; 

FROM PROVINCE; 




■*.19 


USE PROVINCE 
AVERAGE SCONTO 

CALCULATE AVG(VTOT),; 
AVG(VTOT*SCNT/10O) F' 


IN PROV+DITT TO 1ND2 


T AVG(SCONTO) 

OH PROVINCE; 

T AVG(VTOTJ,AVG(VTOT*SCNT/100> 


M PERSONE 01 


5 COMANDI INSIEMISTICI - VISUALIZZAZIONE DI 
COMANOl SINTETICI IN SOL 
VARIE COMPOSIZIONI DI COMANDI IN dBASE 


oppure PROGRAMMAZIONE 


FROM PERSONE 
GROUP BY PROV, RAGR; 

ELECT PROV, RAGR, SUM(VTOT) 
FROH PERSONE 

HAVING SUN VT0T>1 0000000; 


Figura 4 - Comandi su unico archivio Per scrivere questo primo articolo abbiamo utilizzalo 
l'SOL presente nel dBASE IV. che essendo una versione semplificata degli SQL su 
Mainlrame o Mini e degli altri su PC I Oracle . Paradox, ecc.l. risulta molto meno potente ma 
più maneggevole e quindi più adatto alla finalità didattica dell'articolo 


archivi che compongono il Data Base 
(DBDEFINE). Gli archivi, una volta dichia- 
rati, possono essere referenziati in ogni 
momento e per qualsiasi operazione. 

Volendo quindi visualizzare dati in ma- 
niera indipendente e da due archivi, con 
dBase passiamo da un archivio all’altro 
avendo a disposizione un set di dati o un 
altro, in SQL abbiamo sempre a disposi- 
zione entrambi i s.et di dati (perché 
dichiarati come patrimonio informativo 
del DB). 

Figura 4.2 - La selezione dei campi e 
dei record da visualizzare sì ottiene me- 
diante la specifica dell’elenco dei campì 
da visualizzare e della formula logica in 
grado di individuare il gruppo di registra- 
zioni che ci interessano. Tralasciando il 
problema delle aperture e chiusure di 
archivio, la sintassi è simile: là dove in 
dBase si usa il FOR, in SQL si utilizza il 
WHERE (salvo un piu ampio utilizzo 
dell'opzione WHERE in SQL, che vedre- 
mo in seguito). Sia per il primo che per il 
secondo è possibile porre una condizio- 
ne di selezione. 

Figura 4.3 - Lo stesso si può dire per il 
calcolo semplice di valori che può essere 
eseguito sia orizzontalmente in rapporto 
ai valori di una registrazione, sia vertical- 
mente sui dati appartenenti ad un insie- 
me. Da notare che mentre in dBase 
l’istruzione vera e propria cambia (AVE- 
RAGE) ed ha effetto sull'archivio in uso, 
m SQL no. è una funzione di calcolo 
(AVG) che viene applicata all'insieme 
selezionato (SELECT . WHERE) di un da- 
to archivio (FROM). Anche ricorrendo 
alla recente istruzione (c’è in dBase IV e 
non in dBase III) CALCULATE non 
avremmo la stessa praticità sintattica e 
procedurale. 

Figura 4.4 - L'ordinamento dei dati in 
un archivio dBase può essere affidato ad 
un SORT (fisico) o a un INDEX (logico). 
Nel primo caso l’archivio sarà autosuffi- 
ciente in quanto esso sarà fisicamente 
copiato in ordine. Nel secondo caso 
«l’effetto ordinamento^ sarà dato dall'a- 
pertura contemporanea di un archivio e 
un indice, con quest'ultimo unico re- 
sponsabile dell'ordinamento. 

In SQL l’ordinamento è solo logico ed 
è una specifica della modalità di visualiz- 
zazione di un campo in base ad un 
determinato criterio (ASC/DESC). Là do- 
ve in dBase occorre una espressione di 
campo per ottenere un ordinamento su 
chiave multipla, in SQL è sufficiente un 
elenco di campi 

Da notare che mentre in Dbase l'ordi- 
ne di visualizzazione dipende dall'indice 
attivo ed é indipendente dal set di infor- 
mazioni che vogliamo visualizzare, in 
SQL la clausola ORDER BY deve riferirsi 


ad un campo dichiarato nella SELECT. 

Figura 4.5 - In alcuni casi le nostre 
necessità informative richiedono elabo- 
razioni un po' più complesse delle sem- 
plici visualizzazioni o del semplice calco- 
lo di dati. In alcuni di questi casi il dBase 
non riesce con comandi interattivi a 
risolvere il problema. Totalizzazioni anali- 
tiche e raggruppamenti devono essere 
risolti con comandi complessi come il 
TOTAL ON (che genera un archivio) se 
non addirittura con la stesura di piccoli 
programmi o con la realizzazione di Re- 
port di stampa. 

L'SQL risponde in parte a questa esi- 
genza con l’opzione GROUP BY che 


permette totalizzazioni per gruppi e sot- 
togruppi e addirittura permette con la 
clausola HAVING di subordinare ad una 
condizione la visualizzazione del risul- 
tato. 

Addentrandoci, sempre con la dovuta 
cautela, in problematiche di livello supe- 
riore, si fa sempre piu evidente la dire- 
zione in cui sono dirette le energie SQL 
(Fig. 5). 

Imbastendo una situazione relazionale 
tra i nostri due archivi, possiamo avere in 
linea le informazioni di Persone e quelle 
di Province, avendo la certezza che per 
ogni «persona» del primo archivio avre- 
mo a disposizione le informazioni della 


138 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


SPREADSHEET 



relativa «provincia» nel secondo. 

Figura 5.6- Le istruzioni necessarie al 
dBase III (due in meno in dBase IV) per 
predisporre un tale meccanismo sono 
sette oltre a quella successiva di visualiz- 
zazione. Occorre aprire gli archivi su due 
zone di lavoro diverse (SELE/USE), oc- 
corre indicizzare l'archivio «di consulta- 
zione» sul campo adatto al funzionamen- 
to della relazione (INDEX) e occorre 
lanciare la relazione tra l'archivio di lavo- 
ro e quello di consultazione (SET RELA- 
TION). 

In SQL l'operazione è più naturale, è 
sufficiente indicare i campi che si voglio- 
no visualizzare (SELECT), gli archivi in cui 


si trovano (FROM) e il criterio di relazio- 
ne tra gli archivi (WHERE). 

Anche per indicare un criterio di rela- 
zione si utilizza quindi l'opzione WHERE. 
la stessa che viene utilizzata per specifi- 
care un criterio di selezione dei record. 

Figura 5.7- Come dovremmo compor- 
tarci se volessimo visualizzare dati da 
entrambi gli archivi, ma non per tutte le 
registrazioni? 

L'istruzione sarebbe la stessa salvo 
che per una leggera complicazione, del- 
l'opzione WHERE, a cui va semplice- 
mente aggiunto il criterio di selezione 
dei record. Il sistema provveder a deci- 
frare al meglio l'istruzione WHERE che 


in tale caso svolge due funzioni. 

Figura 5.8- In una situazione relaziona- 
le, nell'elenco dei campi da visualizzare 
si può fare riferimento a campi di più 
archivi. È Possibile dunque lanciare una 
LIST o una SELECT e richiedere campi 
da Persone. Province e Campi calcolati 

Ma, essendo in dBase sempre solo 
uno l'archivio di lavoro, è sempre neces- 
sario con il LIST, referenziando campi di 
archivi diversi, utilizzare il nome comple- 
to di campo. 

Questo è formato, come detto prece- 
dentemente, dal nome dell'archivio piu il 
nome campo o dell'identificativo di SE- 
LE (A, B, ...), più il nome del campo. In 
pratica i campi dell'archivio province sa- 
ranno indicati con 'Province— »SIGLA' 

L'istruzione SELECT resta invece 
sempre uguale a se stessa e fedele al 
concetto secondo il quale è sufficiente 
indicare ciò che si desidera vedere, sor- 
volando sul come fare per organizzare la 
risposta. 

Figura 5.9 - Una volta stabilita la rela- 
zione si ha, sull'insieme di Archivi aperti, 
la stessa semplicità operativa che si 
avrebbe su un archivio unico. Tutti i 
campi di tutti gli archivi sono ugualmen- 
te utilizzabili per qualsiasi tipo di opera- 
zione (indici, ordinamenti, selezioni, cal- 
coli, ecc), 

È compito del DBMS quello di reperi- 
re, sulla base delle regole relazionali, i 
vari dati «disseminati» nei vari archivi, 


Conclusioni 

I prodotti DBMS sono tuttora in evolu- 
zione. Nei prossimi anni ci daranno mol- 
to «filo da torcere». Ce ne sono in 
circolazione numerosi e in generale 
ognuno ha qualche lato originale ed 
indovinato, che lo differenzia dagli altri. 

Esiste uno standard di fatto che é il 
dBase III. recentemente aggiornato in 
dBase IV, ma che sta subendo pesanti, 
ed in certi casi efficaci, attacchi da 
prodotti concorrenti, specie sul fronte 
della «facilità d’uso», fondamentale chia- 
ve del successo di qualsiasi prodotto su 
PC. 

La apparizione delI'SQL. anzi dei vari 
SQL, anche nel mondo dei Micro rappre- 
senta un ulteriore indice del fermento di 
questo settore del mercato. 

II nostro obiettivo è. anche se non 
avete nessuna intenzione di diventare 
esperti SQL, di darvene un assaggio, 
che vi faccia capire, con dei semplici 
esempi pratici, di che cosa si tratta, 

Nel prossimo numero continueremo 
l'argomento presentando esempi più 
complessi e sperimentando anche l'SQL 
del Windows Excel, <éc 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


139 


GRAFICA 


Automatismi nella produzione 
di Business Graphics 

di Francesco Petroni 


Inizialmente, ci riferiamo 
ovviamente al mondo 
dell'Informatica Individuale, 
l'attività di produzione di 
Grafica di tipo Commerciale 
(utilizzeremo nell'articolo i 
termini inglesi di Business 
Graphics o più sinteticamente 
Charting) era considerata 
un'attività estemporanea. I 
primi prodotti erano inoltre del 
tutto manuali, e gli unici 
automatismi riguardavano la 
possibilità di leggere 
direttamente file di vario 
formato, per prelevarne i dati 


MESE PROD.A 

Gennaio 52.469 

Febbraio 68.343 

Marzo 108.343 

Aprile 168.650 

Maggio 277.417 

Giugno 274.984 

Luglio 263.041 

Agosto 147.951 

Settembre 285.253 

Ottobre 329.056 

Novembre 400.215 

Dicembre 476.751 


PROD.B PROD.C 
389.677 407.819 

250.218 265.285 

290.880 280.463 

286.669 327.727 

446.886 430.947 

340.370 356.127 

298.733 291.987 

125.744 143.590 

275.172 245.927 

271.919 255.561 

296.851 282.908 

282.593 310.266 


Figura 1 / dall usali per i nostri esempi 

L 'automazione nel Charting prevede l'accesso di- 
retto, da parie del prodotto gralico. ad un hle in cui 
siano presenti i dati I formati percentualmente piu 
lem dai vari prodotti gralici sono quelli legati ai 
pacchetti più diffusi ILotus 123. dBase III e ASCII) I 
dall da graficaie possono sempre essere espressi 


La categoria di prodotti software Bu- 
siness Graphics ha avuto, nel corso 
degli anni, un notevole sviluppo soprat- 
tutto per il fatto che l'attività più critica 
in qualsiasi tipo di elaborazione (che è 
quella di immissione dati) nel Charting o 
è minima, o, se i dati numerici da grafi- 
care si leggono da un file, è addirittura 
nulla. In altre parole se si hanno a 
disposizione dei dati, tirarne fuori dei 
grafici, come ulteriore elaborazione, è 
quasi «gratis». 

«Quasi» perché il lavoro da eseguire 
non è ancora completamente «azzera- 
to», Una volta letti i dati vanno definite 
le altre caratteristiche del Grafico, carat- 
teristiche sia di tipo contenutistico, sia 
di tipo estetico. 

Il passo successivo nell'automazione 
è proprio quello di memorizzare «l'este- 
tica» del grafico, in altre parole memo- 
rizzare del grafico anche tutto quello 
che non siano dati. In tale maniera si 
raggiunge un buon livello di automazio- 
ne in quanto basta inizialmente confe- 
zionare una serie di formati «prototipo», 
nei quali siano impostate tutte le carat- 
teristiche estetiche, e poi all'occorrenza 
combinare uno di questi prototipi con i 
dati, letti automaticamente dal file. Cosi 
la gran mole di lavoro ripetitivo nella 
realizzazione periodica dei grafici viene 
sensibilmente ridotta. 


Reporting grafico 

Il termine Reporting è notoriamente 
legato al concetto di «tabulato», ovvero 
stampa in forma più o meno tabellare di 
numeri che rappresentano, in maniera 
analitica o sintetica, l'andamento di uno 
o più fenomeni. 

I Report possono essere di tipo 
estemporaneo o di tipo periodico. Que- 
sti ultimi corrispondono in pratica a pro- 
grammi da eseguire a determinate sca- 
denze (Report Mensili, Report Annuali) 
ed hanno la caratteristica di avere sem- 
pre lo stesso aspetto esteriore, mentre 


cambia ovviamente il contenuto. 

I primi invece possono rendersi ne- 
cessari in seguito ad esigenze impre- 
viste. 

È evidente che i Report estemporanei 
sono «costosi» in quanto va realizzato 
un solo «prototipo» che viene eseguito 
una sola volta. Quelli periodici sono più 
economici in quanto ne viene costruito 
uno che però viene eseguito molte 
volte. 

Questo stesso ragionamento, di pro- 
duzione estemporanea o periodica, si 
può trasferire sulla produzione di Busi- 
ness Graphics, che in tal caso si può 
chiamare Reporting Grafico. 

In questo articolo facciamo un po' il 
punto della situazione sull'argomento, 
con particolare rilievo all'aspetto auto- 
mazione della produzione, mediante la 
quale anche la realizzazione di Business 
Graphics viene elevata a dignità di attivi- 
tà elaborativa procedurale. 

Le due strade percorribili 

Di fronte al problema di produrre in 
maniera automatica dei Grafici di tipo 
Business, le soluzioni percorribili sono 
due. 

La prima é quella di utilizzare un pro- 
dotto integrato, che permetta sia di 
trattare i dati, sia di visualizzarli in forma 
grafica, attraverso il modulo GRAPH (o 
comunque si chiami) sempre presente 
in tale categoria di prodotti. 

La seconda è quella di utilizzare un 
prodotto grafico «stand alone» che ab- 
bia però la capacità di leggere il file nel 
formato originario per estrarne i dati 
voluti. Tra le due strade la prima é 
teoricamente la più comoda, in quanto 
non occorre affrontare il problema del 
trasferimento dei dati da graficare, ma 
presenta due svantaggi. 

II primo è che in un prodotto integrato 
il modulo Business Graphics non è evo- 
luto come lo è nei prodotti «stand alo- 
ne», Il secondo svantaggio è che in 


140 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


GRAFICA 


genere i dati da graficare provengono 
dagli ambienti più disparati, sia in termi- 
ni dì macchine che di prodotti software, 
e in molti casi questi non hanno nulla a 
che vedere con un prodotto integrato. 

La seconda soluzione, quella di ricor- 
rere ad un prodotto «stand alone», per- 
mette risultati estetici più efficaci, ma 
presenta un «punto critico» proprio nel 
passaggio dei dati. 

La sua criticità consiste nel fatto che 
tratta di un «punto di non ritorno» e 
quindi i dati letti debbono essere esatta- 
mente quelli da grafìcare. 

Un errore nei dati o nelle impostazioni 
è più facilmente correggibile in un inte- 
grato, dove il Diagramma è sempre un 
sottoprodotto della tabella con i dati. Se 
si lavora con un prodotto grafico «stand 
alone», va invece rieseguito compieta- 
mente il processo di generazione dati e 
di trasferimento nel prodotto grafico. 

I tre formati che i prodotti 
di Charting debbono leggere 

In pratica i formati che tutti i prodotti 
di Charting possono leggere in fase di 
importazione dei dati sono tre. Inoltre 
ciascun prodotto legge anche altri for- 
mati. principalmente quelli generati con 
pacchetti software della stessa casa. I 
tre formati più diffusi sono: 

— il formato Lotus 123, in quanto for- 
mato standard nel mondo degli spread- 
sheet, riconosciuto in lettura e in scrit- 
tura da buona parte degli altri prodotti di 
tale categoria e di altre categorie. 

In fase di predisposizione del grafico 
occorre indicare in quali zone del tabel- 
lone sono dislocati i dati da graficare. In 
genere l’indicazione delle zone può av- 
venire sia mediante i tradizionali riferi- 
menti delle celle sia mediante il nome 
che, nello Spreadsheet, si può assegna- 
re alle celle stesse. 

La possibilità di far leggere diretta- 
mente al prodotto di Charting il file con i 
dati può avere più livelli di sofisticazio- 


Figura 2 - Microsoft 
Chart 3 0 

Chart è un prodotto 
« storico ». in quanto é 

prodotti di grafica 
commerciale. E' nato 
all'epoca del Multiplan 
e quindi già dalle pri- 
me versioni disponeva 
di efficaci strumenti di 
Linking verso il prodot- 
to « fratello a Succes- 
sivamente tutte le fun- 
zionalità grafiche del 
Chart sono state inse- 
rite «pari pana nell'Ex- 
cel. che integra dati e 




Figura 4 - Freelance 
Plus Versione 3 0 - Da- 
ta Entry del Datalink 
Con questo termine 

zionalità di collega- 

dotti gràfici della Lotus 
I Freelance 3 0 e 
Graphwriter III e file 
esterni. Nel salvare il 
lavoro quindi non ven- 

modalità con la quale 
questi vengono letti 
dal file dove nsiedono 



141 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 





GRAFICA 



ne. in dipendenza della caratteristica di 
tale lettura. 

Citiamo la possibilità di leggere più 
serie non contigue. La possibilità di leg- 
gere non solo celle con dati numerici 


ma anche celle con dati alfabetici, che 
contengano titoli, etichette, legende, 

— L'altro formato standard letto un po' 
da tutti è il DBF. ovvero l'archivio in 


formato dBase III. In generale i vari 
prodotti grafici però possono solo leg- 
gere e non elaborare i dati e quindi 
spesso é necessario realizzare, in dBa- 
se stesso degli archivi che contengano i 
dati da graficare già opportunamente 
manipolati. 

Ad esempio se si deve analizzare in 
forma grafica l'andamento per mese di 
un archivio vendite occorre costruire un 
archivio in cui i dati siano già totalizzati 
per mese, in quanto è difficile che il 
prodotto grafico possegga proprie fun- 
zioni di totalizzazione. 

Dal dBase III questa operazione di 
totalizzazione, come sanno i molti utiliz- 
zatori di questo DBMS, è molto sempli 
ce in quanto richiede l'esecuzione di un 
unico comando, che crea proprio un 
archivio di totali. 

— ASCII. Questo è il formato ottenibile 
da qualsiasi prodotto e leggibile da pres- 
soché tutti gli altri. É in pratica un 
formato tabellare solo che le colonne 
possono essere individuate indiretta- 
mente, indicandone la dimensione, in 
numero di caratteri, oppure è diretta- 
mente la routine di lettura che interpre- 
ta i blank tra le colonne come elementi 
separatori. 

In figura 1 vediamo un tabella ASCII, 
ma può essere un archivio DBF o un file 
123, utilizzata per realizzare qualcuna 
delle illustrazioni a corredo dell'articolo. 

Passiamo in rassegna ora alcuni pro- 
dotti sia di Grafica «stand alone» sia 
Integrati, scelti tra quelli più diffusi e di 
cui abbiamo avuto occasione di parlare 
in sede di prova, per vedere applicata a 
casi reali la problematica di produzione 
automatica dei grafici. 

Microsoft Chart 

Chart è nato all'epoca del Multiplan 
come «braccio grafico» di questo tabel- 
lone elettronico, dal quale é in grado di 
leggere direttamente i dati, con una 
funzione di Link, che può essere caldo o 
freddo (figura 2) 

Successivamente la funzione Linking 
e stata estesa ad altre tipologie di file 
come Lotus, dBase III e ASCII. Si tratta 
di un link un po' limitato soprattutto per 
il fatto che si lavora «al buio» nel senso 
che occorre avere ben chiara la disposi- 
zione dei valori numerici e dei vari ele- 
menti alfabetici al contorno. 

È possibile infatti leggere anche le 
intestazioni delle sene e le legende, che 
debbono risiedere o su una riga o su 
una colonna, a seconda del fatto che le 
serie siano organizzate per riga o per 
colonna. 

In fase di salvataggio, se si sceglie 
Link Yes. vengono memorizzate nel (ile 


142 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





GRAFICA 



Chart le regole per il collegamento e 
quindi il file con i dati deve essere reso 
disponibile in un successivo riutilizzo del 
file stesso. Se si sceglie Link No si 
esegue una semplice copia di dati dal 
file dove risiedono al foglio di Data 
Entry del Chart. 

Altra funzionalità che facilita il lavoro 
ripetitivo e quella che permette di cari- 
care o di salvare del file Chart o solo i 
valori numerici o solo le specifiche di 
formattazione o ambedue. 

Si può quindi lavorare per «prototipi», 
realizzando cioè un primo esemplare del 
disegno e poi, volta per volta, caricando 
solo I dati e lasciando fissa la formatta- 
zione. 

In questo caso il lavoro ripetitivo vie- 
ne molto alleggerito ma non eliminato 
del tutto, in quanto alcuni elementi sicu- 
ramente variabili tra un disegno e l'altro, 
come ad esempio il titolo, fanno parte 
non dei dati, ma della formattazione. 

Va infine citata la possibilità di lancia- 
re l’esecuzione del Grafico, o di più 
grafici indicati in un file ASCII, diretta- 
mente da DOS. e questo rende pratica- 
bile una produzione automatica diretta- 
mente da DOS. analoga ad una qualsia- 
si procedura Batch. 

Il Datali nk del Graphwriter II 
e del Freelance 

Con questo termine viene indicata la 
funzionalità di collegamento «caldo» tra 
prodotti grafici della Lotus (Freelance 
3.0 e Graphwriter II) e file esterni. 

Va subito precisato che si tratta di 
due prodotti differenti. Il primo è un 
prodotto di grafica vettoriale con una 
sofisticata sezione «Charting». Il secon- 
do è un prodotto specializzato (venti- 
quattro tipi e numerosi altri sottotipi) 
che fa solo Charting. 

Nel primo. Freelance, il file con il 
grafico realizzato può essere salvato sia 
come CHT (memorizzazione degli ele- 
menti per fare il diagramma), sia come 
DRW. in cui il diagramma è tracciato, ed 
e quindi scomposto e memorizzato in 
forma vettoriale. 

Al grafico si possono poi aggiungere 
altri elementi vettoriali, oggetti prelevati 
da librerie, e addirittura, questa è una 
caratteristica del Freelance 3.0. inserti 
di immagini Bit-Mapped in formato TIFF 
(figura 3). 

Queste caratteristiche sono partico- 
larmente utili nel Desktop Presentation, 
ovvero in quella grafica in cui è impor- 
tante anche, se non soprattutto, l'este- 
tica. 

Quindi utilizzando il Datalink in pratica 
si realizza il collegamento «caldo» e 
memorizzando in formato CHT, si me- 


morizzano non i dati da graficare, ma le 
modalità con le quali questi sono letti 
dai file, di vario formato, dove risiedono. 

In figura 4 vediamo la schermata del 
Datalink. In questo particolare ambiente 
è possibile, premendo un tasto funzio- 
ne. far apparire in forma tabellare il 
contenuto del file di dati con il quale si 
sta dialogando ed in tal modo è impos- 
sibile sbagliare le impostazioni. 

Altra caratteristica interessante del 
Datalink è quella di poter «leggere» dal 
file esterno non solo tutti gli elementi 
numerici ed alfabetici, come titoli, note, 
legende, ma anche le caratteristiche 
estetiche degli elementi da graficare. 

Ad esempio si può leggere il colore 
delle varie barre di un Istogramma. Se 
questo viene prodotto con uno Spread- 
sheet il colore può essere il risultato di 
una operazione logica. 

Con il Graphwriter II si può ottenere 
una automazione completa della produ- 
zione in quanto i vari diagrammi da 
realizzare possono essere impaginati 


(più disegni in una pagina) e memorizza- 
ti in un elenco. Questo elenco di dia- 
grammi, impaginazione compresa, può 
essere mandato in esecuzione per mez- 
zo di un sottoprogramma esterno al 
prodotto, lanciabile da DOS. 

Ad esempio è possibile eseguire da 
dBase III, e rimanendo in dBase III. una 
procedura che elabora i dati da graficare 
e lancia un comando DOS che produce 
(lanciando l'eseguibile del Graphwriter) 
la sequenza di disegni sull'unità di 
output voluta (stampante o plotter) 

In tale caso le modalità di esecuzione 
sono del tutto analoghe a quelle da 
seguire in caso di lancio di Report dBa- 
se tradizionale. 

Utilizzo di un linguaggio 
tradizionale ad esempio il Basic o 
di un linguaggio grafico 
ad esempio il Graftalk 

Utilizzare un prodotto di Charting 
«stand alone» presenta numerosi van- 


MCmicrocomputer n, 93 - lebbraio 1990 


143 


GRAFICA 



taggi, sia per il fatto che si tratta di 
prodotti facili da usare, sia per il fatto 
che lavorando per prototipi si minimizza- 
no i tempi necessari per realizzare gros- 
si volumi di diagrammi ripetitivi. 

Tali prodotti presentano però due li- 
miti, che in caso di necessità particolari, 
possono renderli inadatti o addirittura 
insufficienti. 

Il limite principale è costituito dal nu- 
mero di serie e dal numero di valori per 
serie. Ad esempio se si vogliono grafi- 
care, con un diagramma di tipo lineare, 
l'andamento annuale di cinque serie di 
valori giornalieri, occorre trattare 5 per 
365, ovvero 1825 valori. 

In questo caso la finalità del grafico 
non è più «Business» in quanto in ge- 
nere si tratta di graficare andamenti di 
fenomeni fisici (esempio le temperatu- 
re) o di graficare letture di dati stru- 
mentali (esempio le tensioni in un im- 
pianto). 

In altre parole un elemento determi- 


nante nella scelta del prodotto e nella 
possibilità di automatizzare la produzio- 
ne di diagrammi è il tipo di grafico 
voluto. 

Il tipo a barre in genere serve quan- 
do si vogliono visualizzare poche serie 
e pochi valori per serie, il tipo a torta 
può andare bene per una sola serie e 
per pochi valori (una torta con più di 
10, 12 valori sarebbe illeggibile). 

Nella rappresentazione di grandezze 
strumentali, letti cioè automaticamente 
da strumenti, i valori possono essere 
centinaia e l'unico metodo per rappre- 
sentarli è il diagramma di tipo lineare o 
il tipo a dispersione. 

Se occorre realizzare tali tipi di dia- 
grammi occorre quindi assicurarsi che il 
prodotto che si vuole usare «ce la fa». 

Un altro limite presente negli integra- 
ti è costituito dalla difficoltà di program- 
mare il grafico, intendendo con tale 
termine la possibilità di inserire para- 
metri variabili, condizioni, calcoli interni, 


ecc., al di fuori delle tipologie standard 
disponibili. 

li lavoro per prototipi va bene quando 
i grafici sono molto simili l'uno agli altri, 
ma non è più praticabile quando entra- 
no in gioco elementi variabili tra un 
grafico e gli altri 

Le soluzioni a questo problema pos- 
sono essere quelle di scnvere, con un 
linguaggio dì programmazione, ma che 
disponga anche di istruzioni grafiche, 
un programma tradizionale, che legga, 
elabori e in uscita produca il disegno. I 
limiti consistono nel fatto che ad ogni 
programma, a meno di non scriverne 
uno molto complicato, corrisponde un 
solo tipo di grafico, e che. ovviamente, 
i costi di realizzazione del singolo grafi- 
co aumentano notevolmente. 

Una soluzione intermedia è quella di 
utilizzare un prodotto misto, col quale 
sia possibile sia fare del Charting, sia 
fare della programmazione tradizionale 
orientata ai Charting. 

Esempio di questa categoria di pro- 
dotti. peraltro molto rara, è il Graltalk 
della DataEase International, che può 
diventare un linguaggio procedurale a 
tutti gli effetti. 

In tale maniera si può anche risolve- 
re il problema del volume dei dati in 
quanto nel programma si possono inse- 
rire letture parziali del file e disegni 
parziali. 

In figura 5 vediamo un esempio di 
diagramma realizzato con Graftalk che 
graficizza centinaia di valori distribuiti 
su ben dodici serie. 


Boeing Graph - Il tridimensionale 

Boeing Graph. di cui esistono più 
versioni con diversi nomi, presenta due 
singolarità. È un prodotto tridimensio- 
nale e dispone di un micro spreadsheet 
asservito ai suoi scopi (figure 6 e 7) 

Questo mini tabellone dispone di nu- 
merose funzioni di editing e di calcolo 
per facilitare il lavoro a chi inserisce i 
dati. 

Il caricamento della tabella può esse- 
re eseguito direttamente da file esterni 
di diverso formato, cosi come anche il 
salvataggio dei dati o del grafico risul- 
tante può essere eseguito in svariati 
formati. 

La tridimensionalità in un prodotto di 
Charting può essere un «effetto spe- 
ciale» (si veda ad esempio la torta fatta 
con il Chart) o un modo per rappresen- 
tare più serie numeriche, che appaiono 
all'osservatore disposte su piu piani. 

La tridimensionalità rende difficoltosa 
la lettura dei dati, ma è molto spettaco- 
lare ed é quindi adatta al Desktop Pre- 
sentation, 


144 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



GRAFICA 


Figura 12 - Grafico 
automaticamente ver- 
so Word 5 Nel mondo 
della grafica gli auto- 


grafici, ma possono ri- 
guardare anche la dire- 
none che va dal pro- 
dotto grafico ad un 
Word Processor evo- 
luto o un Publisher 
Qui vediamo una inte- 
ressante caratteristica 
del Word 5. la funzio- 
ne di collegamento 
che permette di detim- 

documento e zone di 
un foglio elettronico, 
disegni, o file testuali 


li 

ini 

Ììi 

-I ■ 

1 


GRAFICO CON SOTTOSTANTE 
PROCEDIMENTO DI CALCOLO 
AD ESEMPIO REGRESSIONE LINEARE 



Figura 13 Gral 
calcolo Si 
Con questo termine 
intendiamo dire che in 
taluni casi occorre gra 
ficaie dei dati ottenuti 

con un prodotto inte- 
grato nessuna diflicol- 

loglio elettronico i cal 
coli Ma anche i prò 
dotti grafici piu evoluii 
presentano tiplogie di 
diagrammi in cui gli 
elementi da visualizza- 
re sono prodotti via 
calcolo Qui vediamo 


Charting con gli integrati 

Tutti gli Integrati o gli Spreadsheet 
evoluti dispongono di moduli Graph, 
che permettono di visualizzare in (orma 
grafica i dati contenuti nel tabellone. 

Variano in genere il numero di tipi di 
grafici realizzabili e le modalità con le 
quali questi sono visualizzati sul video. 

Vediamo in rapida sequenza il Lotus 
123 Release 3. che come il suo prede- 
cessore Release 2. è ancora text- 
oriented. 

Permette di produrre schermate con 
i grafici, alternative a quelle testuali. 
L'unica «concessione» al dilagare della 
grafica é la modalità di visualizzazione 
finestra grafico, che divide in due il 
video (figura 8). 

In Microsoft Excel il grafico occupa 
un proprio foglio, del tutto differente da 
quello con i dati, anche se il foglio 
grafico deve far rifenmento a un foglio 
con i dati (figura 9). 

Il modulo Grafico di Excel è parente 
stretto del Chart e permette anche, al 
pari di Chart, la possibilità minima di 
inserire elementi vettoriali semplici nel 
grafico prodotto. 

Si tratta di testi, le linee e frecce, 
che possono servire per inserire dei 
«commenti» sul disegno. 

Il Quattro Professional permette va- 
rie cose (figure 10 e 11). 

Innanzitutto di impaginare, in una zo- 
na del tabellone, un grafico. Il grafico 
occupa quindi un rettangolo di celle e 
subisce le sorti, per cosi dire, delle 
celle stesse, per cui può essere allarga- 
to e ristretto intervenendo non sul gra- 
fico ma sulle righe e/o le colonne su 
cui è posizionalo. 

Permette poi, con il modulo Annota- 
te, di personalizzare, anche in maniera 
pesante il grafico prodotto. In pratica 
nel Quattro Professional è presente un 
modulo grafico di tipo vettoriale (si trat- 
ta di un prodotto Draw di caratteristi- 
che medie) con il quale si può sia inter- 
venire su qualsiasi elemento del dia- 
gramma, sia inserire, con tipici stru- 
menti di Drawing. elementi vettoriali al 
disegno 

Il disegno cosi realizzato risiede nel 
file spreadsheet oppure si può salvare 
nel classico formato PIC. 

Permette anche, nel caso si realizzi- 
no piu disegni, di costruire uno Slide 
Show, con la temporizzazione del pas- 
saggio da una figura alla successiva. 

Altre problematiche 

Prima di concludere citiamo altri temi 
legati al tema dell'automazione nella 
produzione e nell'uso dei grafici. 


Il primo è il fatto che può servire non 
tanto l'automazione nella produzione 
del disegno, quanto l'automazione nel 
suo uso. Vediamo in figura 12 la funzio- 
ne di preview del Microsoft Word 5, e 
nella pagina che appare si dovrebbero 
scorgere due diagrammi. 

L'aspetto interessante è che la fun- 
zione con cui questi grafici vengono 
inseriti nel documento è un Link e non 
un Import. 

Questo significa che si può automa- 
tizzare ad esempio la realizzazione di 
un documento periodico, in cui i vari 
elementi, testi, tabelle, grafici, sono 
prodotti autonomamente (e magari 
automaticamente) e poi inseriti in un 
assemblatore automatico. 

Altro tema interessante è la sempre 
maggiore sofisticazione dei prodotti 
grafici, che da prodotti stupidi, che leg- 
gono e traducono in barre, linee, ecc. 
si evolvono anche dal punto di vista 
«intelligenza». Sanno ragionare, sanno 
fare calcoli. 


L'esempio piu classico è costituito 
dalle funzioni statistiche, ormai presenti 
in tutti i prodotti grafici, che permetto- 
no anche di eseguire dei calcoli per 
estrarre, dai dati disponibili, ulteriori 
«informazioni grafiche». In figura 13 ve- 
diamo una serie di linee di regressione 
ottenute mediante funzioni di calcolo 
eseguite sui dati base. 

La conclusione che possiamo trarre 
e che ormai l'automazione, sia sotto 
forma di Funzionalità del prodotto, sia 
sotto forma di Macro. ovvero possibili- 
tà i memorizzare sequenze di comandi, 
sia infine sotto forma di tradizionale 
linguaggio procedurale, é pesantemen- 
te presente in tutti i prodotti grafici. 

Di conseguenza la predisposizione 
dei Dati, la produzione dei Grafici e la 
loro utilizzazione possono entrare in un 
processo produttivo, che merita una di- 
gnità sicuramente pari a quella riserva- 
ta ai processi elaborativi tradizionali. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


145 



intelliGIOCHI 


Dopo aver visto i fantastici merletti pseudobiologici prodotti da Hopalong ed aver 
parlato delle Turmiti, le minuscole creature in continuo movimento sul piano, facciamo 
questo mese la conoscenza con una nuova specie di organismi frattali: i biomorfi, 
strane entità imparentate alla lontana con l'Insieme di Mandelbrot 

Biomorfi 


L e belle immagini che ac- 
compagnano questo arti- 
colo non sono state riprese 
al microscopio ma sono sta- 
te generate da un normale 
personal trasformato, per 
l'occasione, in una strana 
specie di strumento di inda- 
gine, 

Che nome potrebbe avere 
un microscopio digitale, rea- 
lizzato totalmente in softwa- 
re. in grado di esplorare i più 
remoti recessi del piano 
complesso? A questa do- 
manda non so dare risposta, 
però conosco il nome delle 
creature ritratte nelle imma- 
gini prodotte dal nostro per- 


sonal indagatore: esse sono 
state chiamate biomorfi dal 
loro primo scopritore, il ma- 
tematico americano Clifford 
A. Pickover. 

Collega dell'oramai cele- 
berrimo Benoit B. Mandel- 
brot ai laboratori di ricerca 
della IBM a Yorktown 
Heights, Pickover si è imbat- 
tuto nelle peculiari entità da 
lui dette biomorfi mentre 
compiva indagini sul piano 
complesso, in particolare per 
studiare gli insiemi di Julia, 
verso la metà degli anni '80. 
Da allora è divenuto un 
esperto di questa elusiva mi- 
crofauna matematica della 


quale ha studiato aspetti, ca- 
ratteristiche e proprietà con 
pazienza ammirabile. 

I risultati delle sue ricer- 
che sono stati pubblicati su 
riviste di informatica ma an- 
che utilizzati come esempi 
della notevole capacità che 
la teoria dei frattali mostra 
nel descrivere le forme di 
vita naturali. Inoltre le imma- 
gini dei biomorfi di Pickover, 
cosi come quelle dell'Insie- 
me di Mandelbrot. hanno an- 
che illustrato diversi articoli 
riguardanti le intriganti con- 
nessioni fra matematica del- 
la complessità e bellezza 
astratta. 


Ciò che però ha reso fa- 
mosi in tutto il mondo i bio- 
morfi di Pickover è stato l'ar- 
ticolo che lo scorso anno A. 
K. Dewdney ha dedicato loro 
nell'ambito della sua cele- 
berrima rubrica «Computer 
(Re)Creations» su «Scientific 
American». L'eco che tale 
pubblicazione ha in tutto il 
mondo è così notevole che il 
nostro Pickover ed i suoi 
protozoi matematici sono di- 
ventati da un giorno all’altro 
famosi e ricercati (i biomorfi 
piu di Pickover. natural- 
mente...). 

Anche nel nostro Paese i 
semi lanciati da Dewdney 
mostrano di attecchire bene. 
Non é infatti la prima volta 
che presento su queste pa- 
gine lavori messi a punto da 
miei affezionati lettori sulla 
scia dell'entusiasmo provo- 
cato dall'accattivante rubrica 
di «Le Scienze» . 

Il caso dei biomorfi (il rela- 
tivo articolo su «Le Scienze» 
è dell'agosto 1989) non ha 
fatto eccezione, e dunque 
posso dire con soddisfazione 
che questi graziosi essenm 
hanno trovato anche da noi 
degli estimatori che hanno 
scelto di armarsi di personal 
e pazienza per scovarli e stu- 
diarli nel loro habitat natu- 
rale. 

Questi microscopisti infor- 
matici nostrani sono, nella 
fattispecie, due studenti di 
Ingegneria alla seconda Uni- 
versità di Roma i quali, dopo 
lunghi periodi passati a fare 
le poste ai biomorfi, hanno 
pensato bene di spedirmi un 
bel sunto delle loro esperien- 
ze. Ma Marco Altigieri di 



146 


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INTELLIGIOCHI 


Ciampino e Alfredo Ferrarotti 
di Ostia, questi i loro nomi, 
oltre ad essere gli autori del- 
le suggestive immagini che 
illustrano questa puntata ci 
stanno anche preparando un 
breve articolo relativo alle te- 
cniche di programmazione e 
visualizzazione da essi ado- 
perate per la generazione 
delle immagini stesse; arti- 
colo che pubblicherò il pros- 
simo mese a compimento di 
questa mini-serie in due parti 
sull'argomento biomorfi. In 
questa prima puntata intro- 
duttiva. dunque, io mi limite- 
rò solo ad introdurre il tema 
in via del tutto generale; sa- 
ranno poi i nostri due amici a 
guidarci più operativamente 
nell'affascinante campo della 
caccia ai biomorfi. 


La scoperta 
dei biomorfi 

Molte grandi scoperte, si 
sa, sono avvenute «per sba- 
glio»: ossia provocate come 
effetto collaterale di un 
evento non voluto o non in- 
tenzionale. Forse la scoperta 
dei biomorfi non può definir- 
si «grande» però anch'essa 
è avvenuta in modo acciden- 
tale. 

Dicevo prima che Pickover 
si imbattè nel suo primo bio- 
morfo mentre stava studian- 
do gli insiemi di Julia. Tali 
insiemi, che sono stretta- 
mente imparentati con il fa- 
moso Insieme di Mandel- 
brot. dovrebbero essere ben 
noti a tutti i miei fedeli Intelli- 
giochisti e dunque non ne 
parlerò in questa sede; vor- 
rei solo ricordare che an- 
ch’essi sono entità frattali 
generati dalla iterazione di 
una particolare formula nel 
piano complesso. 

Sono «meno famosi» del- 
l'Insieme di Mandelbrot per- 
ché dal punto di vista esteti- 
co risultano meno belli ed 
affascinanti, ma ciò non to- 
glie che sul piano teorico la 
loro rilevanza sia grande. Fat- 
to sta che Pickover li stava 
studiando, e per farlo aveva 
scritto dei programmi di cal- 
colo e visualizzazione delle 


figure generate dall'iterazio- 
ne di determinate formule 
nel piano complesso. Com- 
mise però un errore di pro- 
grammazione (Dewdney ci 
dice che mise un OR al po- 
sto di un AND) nella sezione 
dedicata al calcolo dell'im- 
magine, per cui ciò che ven- 
ne prodotto sullo schermo 
del computer non furono le 
delicate sinuosità degli insie- 
mi di Julia ma strane forme il 
cui aspetto ricordava da vici- 
no quello di certi organismi 
unicellulari. Pickover fu colpi- 
to da questi «protozoi» che 
vivevano nel piano comples- 
so e cominciò a generarli in- 
tenzionalmente. Scopri cosi 
che ne esistevano di molte 
forme e che la loro distribu- 
zione nel piano era maggior- 
mente densa intorno all'ori- 
gine, ed iniziò ad interessar- 
sene ed a studiarli da vicino. 

Biomorfologia 
dei biomorfi 

Ma come sono fatti i bio- 
morfi? Dicevo prima che 
vengono generati dall'itera- 
zione di una formula sul pia- 


no complesso, analogamen- 
te a come avviene per l'In- 
sieme di Mandelbrot e quelli 
di Julia. Ciò che differenzia i 
biomorfi dai loro più illustri 
cugini frattali è ovviamente 
la formula generatrice, men- 
tre il procedimento di calcolo 
è sostanzialmente simile. Si 
parte suddividendo il piano 
complesso in una griglia di 
valori discreti, per ognuno 
dei quali si procede con l'ite- 
rare una medesima funzio- 
ne. Un esempio di funzione 
generatrice può essere 
z 3+c la quale genera il mi- 
croorganismo a dodici aculei 
simile ad un radiolare visibile 
in foto. L'iterazione in un 
punto consiste nell'assegna- 
re inizialmente a z le coordi- 
nate del punto in esame (ri- 
cordo che z è un numero 
complesso e come tale com- 
posto di due partì assimilabili 
alle due coordinate di un pia- 
no cartesiano) ed applicare la 
formula a questo valore; il 
risultato ottenuto viene as- 
sunto come nuovo valore di 
z e dunque nuovamente usa- 
to per valutare la medesima 
formula. E cosi si procede 


iterando questa funzione su 
se stessa. Quando ci si 
ferma? 

Il criterio generalmente 
adottato da Pickover è quello 
di controllare a ciascuna ite- 
razione il valore assoluto del- 
la parte reale di z. quello 
della sua parte immaginaria 
ed il modulo di z stesso, 
uscendo dal ciclo se almeno 
una di queste tre quantità è 
maggiore di 1 0 ovvero dopo 
aver fatto dieci iterazioni. 

Al termine del ciclo di cal- 
colo, ovviamente, il pixel che 
sullo schermo corrisponde al 
punto iniziale dell'iterazione 
deve essere colorato: la con- 
venzione originale di Picko- 
ver è che tale punto va trac- 
ciato in nero se il valore as- 
soluto della parte immagina- 
ria o di quella complessa del- 
l'ultimo valore di z trovato 
risultano minori di 10 ed in- 
vece colorato di bianco in 
caso contrario. Fatto ciò si 
può passare al punto suc- 
cessivo nella griglia, appli- 
cando il medesimo procedi- 
mento fino a che non si è 
scandita tutta la griglia 
stessa. 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


147 




INTELLIGIOCHI 


È chiaro che le forme dei 
biomorfi trovati dipendono in 
modo strettissimo dalla loro 
funzione generatrice. Però a 
parità di funzione generatrice 
ciò che svolge un ruolo de- 
terminante nello stabilire l'a- 
spetto del disegno è la co- 
stante c. la quale è in effetti 
un parametro da cui dipen- 
dono le caratteristiche parti- 
colari di ciascun biomorfo 
prodotto dalla medesima 
funzione. Molto importante 
è anche il fattore di scala 
con cui si scandisce il piano 
alla ricerca dei biomorfi. 
Aumentando, per cosi dire, 
l'ingrandimento virtuale del 
nostro «biomorf oscopio » si 
possono scoprire i delicati 
dettagli dell'Interno di que- 
ste creature: filamenti, alve- 
oli ed altre strutture com- 
plesse che ad ingrandimenti 
minori sfuggono all'osserva- 
zione. Tanto per esemplifica- 
re, la maggior parte delle im- 
magini che illustrano questa 
puntata sono state ottenute 
dalla funzione i 3+c definita 
poc'anzi. A prima vista esse 
non sembrano cosi correlate 
come sono in realtà, segno 
che l'influenza di questi due 
parametri sul risultato finale 
è grande. 

Naturalmente se si usa il 
biomorfoscopio di Pickover 
come l'ho appena descritto il 
mondo dei biomorfi ci appa- 
rirà bidimensionale e mono- 
cromatico. Esistono però 
delle nuove versioni di que- 
sto speciale strumento d'in- 
dagine, perfezionate assai di 
recente, che ci consentono 
la rappresentazione a colori 
e/o in tre dimensioni dell'uni- 
verso dì questi microorgani- 
smi. dandoci modo di co- 
glierne a pieno le sottili bel- 
lezze. Vediamo subito come. 

Il lavoro dei nostri 
biomorfologi 

Il lavoro svolto da Marco e 
Alfredo è consistito proprio 
nel mettere a punto proce- 
dure di calcolo che non solo 
permettessero di trovare e 
visualizzare i biomorfi in mo- 
do convenzionale ma anche 
di assegnare loro colori e 
prospettiva in modo da far 



risaltare meglio dal punto di 
vista visuale ciò che si è 
trovato. 

Il loro biomorfoscopio è 
assai evoluto e funziona mol- 
to bene: la prova è costituita 
dalle immagini di questo arti- 
colo, tutte realizzate col loro 
programma il quale, scritto 
in QBasic su una macchina 
MS-DOS, consente la visua- 
lizzazione dei biomorfi su 
una scheda video di tipo 
VGA con risoluzione di 
640x480 punti in 16 colori. 
Con tale programma si può 
esplorare il piano complesso 
alla caccia di biomorfi in ma- 
niera più o meno veloce (se- 
lezionando il grado di preci- 
sione desiderata) e, come ho 
detto, con la possibilità di 
creare immagini a colori ed 
in tre dimensioni come qual- 
cuna di quelle che vedete in 
queste pagine. Esso dispone 
inoltre di alcune preziose fa- 
cility che semplificano la vita 
del biomorfologo dilettante, 
quale ad esempio la possibi- 
lità di salvare un’immagine 
su disco per recuperarla in 
seguito. 

Col loro biomorfoscopio 
avanzato Marco ed Alfredo 
hanno proceduto ad un'e- 
splorazione sistematica del 
piano complesso nei dintorni 
dell'origine alla ricerca delle 
migliori funzioni generatrici e 


dei più interessanti biomorfi. 
Il risultato, con le loro stesse 
parole, è stato questo: « Sia- 
mo oramai in possesso dì un 
notevole studio su svariate 
serie di funzioni generatrici e 
sulle zone più interessanti». 

Il seguito 

alla prossima puntata... 

È chiaro che giunti a que- 
sto punto abbiamo anche noi 
voglia di condividere con i 
nostri amici tali scoperte: 
perciò, come dicevo prima, li 
ho pregati di raccontarcele e 
di illustrarci sia i loro procedi- 
menti che il loro programma. 
Benché impegnati con la tesi 
(...in bocca al lupo, ragazzi!) i 
due volenterosi biomorfologi 
hanno aderito al mio invito e 
stanno scrivendo un piccolo 
trattato di biomorfologia ap- 
plicata il quale vedrà la luce 
su queste pagine il prossimo 
mese. Non posso infatti, per 
ovvie ragioni di spazio, pre- 
sentarvi tutto in una puntata: 
il materiale è copioso ed in- 
teressante ed avrei dovuto 
operare dolorose riduzioni 
per farlo entrare in un mese 
solo. Meglio invece trattarlo 
con calma ripartendolo in 
due parti, anche se ciò mi 
costringe a farvi attendere 
altri trenta giorni per vederne 
le conclusioni. Beh, non si 


può avere tutto dalla vita, 
no? 

Nel frattempo potreste pe- 
rò impiegare utilmente il 
tempo per mettere a punto i 
vostri programmi di ricerca; 
le notizie che vi ho dato fino- 
ra sono sufficienti a farlo e 
sarei anzi curioso di sapere 
che cosa si può ottenere su 
macchine diverse dal PC 
IBM per quanto riguarda ri- 
soluzione e numero di colon. 
Ricordo solo che tutte le 
operazioni di calcolo previste 
dal programma si svolgono 
su numeri complessi e dun- 
que vanno svolte secondo le 
regole dell'aritmetica com- 
plessa. Non posso in questa 
sede spiegare di cosa si trat- 
ti a chi non lo sa, ma imma- 
gino che (complici gli articoli 
sull'Insieme di Mandelbrot) 
tutti i miei lettori sappiano 
almeno eseguire le quattro 
operazioni nel campo com- 
plesso e dunque non do- 
vrebbero aver problemi a 
scrivere il programma. 

Bene, a questo punto cre- 
do di aver terminato la pre- 
sentazione del tema e dì chi 
ce ne parlerà. Non mi resta 
dunque che darvi l'appunta- 
mento alla prossima puntata 
dove concretizzeremo i di- 
scorsi oggi solo accennati. 
Arrivederci tra trenta giorni, 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 





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intelliGIOCHI 


Quasi due anni fa si chiudeva su MC una serie di quattro articoli dedicati ad un 
argomento di grande interesse: schedine & computer. Da allora molta acqua è passata 
sotto i ponti ed è ormai ora di aggiornare la situazione osservando i nuovi prodotti 

Totocalcio & Computer: 
quando il PC azzecca il 13 


D opo aver trattato il me- 
se scorso l'argomento 
Lotto & Computer, su que- 
sto numero, pur rimanendo 
nel campo dei concorsi, 
cambiamo bersaglio: ci oc- 
cupiamo di Totocalcio. 

Tra il mese di novembre 
1987 (MC n. 68) ed il feb- 
braio del 1988 (MC n. 71) 
sulla nostra rivista aveva tro- 
vato spazio un piccolo serial 
dedicato all'impiego del 
computer nel campo dei 
concorsi a pronostico basati 
sui tre segni tradizionali: 1, X 
e 2. 

Quel lungo servizio, il pri- 
mo ad affrontare organica- 
mente un argomento cosi 
vasto, ci aveva introdotto nel 
mondo della sistemistica 
computerizzata spiegandone 
i concetti e la terminologia e 
presentando, assieme ad un 
profilo storico di questa gio- 
vane scienza, una serie di 
prodotti all'epoca in com- 
mercio. 

Questo mese vogliamo 
iniziare la presentazione del- 
le maggiori novità intervenu- 
te nel frattempo nel tumul- 
tuoso sovrapporsi di nuovi e 
piu sofisticati prodotti. 

Negli articoli cui abbiamo 
fatto cenno in apertura, la 
maggior parte di programmi 
erano dedicati al Commodo- 
re 64. l'home computer as- 
solutamente più diffuso all'e- 
poca. 

Oggi la quantità dell'instal- 
lato parla ancora ampiamen- 



te a favore di questa intra- 
montabile macchina, ma la 
diffusione raggiunta dalla nu- 
merosa famiglia degli MS- 
DOS IBM compatibili ha giu- 
stificato la produzione di 
un'ampia gamma di softwa- 
re sistemistico a loro dedi- 
cata. 

Il presente servizio sarà 
perciò incentrato su una bre- 
ve ma completa rassegna 
delle ultime novità in questo 
ormai frequentatissimo set- 
tore. 

I programmi di cui parlere- 
mo sono tutti commercializ- 


zati da una gloriosa azienda, 
certamente la più affermata 
e qualificata nel mondo della 
sistemistica computerizzata: 
la Nuova Totoprint di Roma, 
una software house che da 
anni si trova all'avanguardia 
della ricerca e della speri- 
mentazione in fatto di nuove 
metodologie di approccio al- 
la infaticabile caccia al 13 

Primo 

La nostra carrellata parte 
da Primo, un programma 


che ha nella completezza de- 
gli strumenti di condiziona- 
mento la sua principale e piu 
pregevole caratteristica. 

Si tratta del prodotto che 
per primo (da qui il suo no- 
me) ha incluso la possibilità 
di selezione delle «fasce di 
vincita» assieme ai più tradi- 
zionali metodi di condiziona- 
mento. 

Delle fasce di vincita si 
parlava anche nella serie di 
servizi pubblicati due anni fa, 
ma da allora l’affidabilita di 
questa interessante forma di 
condizionamento ha raggiun- 
to livelli di quasi infallibilità: 
spieghiamo in breve il prin- 
cipio. 

Tutto nasce da una rileva- 
zione che viene effettuata 
sul pronostico espresso da 
un campione significativo di 
giocatori della schedina; se 
ne ricavano delle percentuali 
di frequenza su ciascuna par- 
tita e per ciascuno dei tre 
segni previsti (1. X e 2) che 
vengono settimanalmente 
pubblicati su una nvista di 
settore. La Schedina, nella 
rubrica intitolata «Come han- 
no giocato gli italiani», una 
sorta di «picchetto realé» 
dettato da una media delle 
passioni calcistiche che at- 
traversano il nostro paese. 

L'introduzione di queste 
percentuali consente al pro- 
gramma di fornire una valu- 
tazione molto precisa di qua- 
le possa essere la quota di 
vincita che presumibilmente 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


151 




INTELLIGIOCHI 


toccherà ad una determinata 
colonna in (unzione della sua 
«reale» difficoltà in base al 
parere dei giocatori. 

Questo significa che dopo 
aver sottoposto il proprio 
pronostico di base ai condi- 
zionamenti tradizionali, è 
possibile chiedere la presen- 
tazione delle sole colonne 
che ad esempio possano 
realizzare un tredici compre- 
so tra i 10 ed i 40 milioni, 
scartando cosi sia le colonne 
a «quota popolare», sempre 
numerose e poco vantaggio- 
se. sia quelle troppo ricche, 
vantaggiose ma di rara 
uscita. 

Il programma Primo inglo- 
ba ai suo interno anche altre 
interessanti possibilità come 
ad esempio quella del «recu- 
pero intelligente», una for- 
mula che consente di preve- 
dere anche il fatto di «sba- 
gliare» qualche condiziona- 
mento. oppure quella della 
riduzione «a massima rap- 
presentatività», della quale 
parleremo più avanti. 

Una completa gestione di 
utili dati statistici nella fase 
di «calcolo delle colonne» ar- 
ricchisce infine questo picco- 
lo gioiello sistemistico. 

Plus 

Mutuando alcuni dei con- 
cetti appena espressi a pro- 
posito delle fasce di vincita, 
questo programma consente 
l'immissione di due differen- 
ti «picchetti»: uno di tipo 
«reale», o meglio «giocato», 
identico a quello descritto in 
Primo ed uno di tipo «tecni- 
co» ispirato dalle convinzioni 
calcistiche del pronostica- 
tore. 

La sovrapposizione di que- 
ste due matrici di percentuali 
consente di esprimere il pro- 
prio sistema con le colonne 
«più vantaggiose», intenden- 
do con questo quelle colon- 
ne che a pari quota di vincita 
prevista risultano più facili di 
quanto non siano remunera- 
tive 

Questo intelligente modo 
di giocare è stato presentato 
con un nome un po' pompo- 
so ma abbastanza giustifica- 
to Totocalcio sconfitto. 



In altre parole, in base ai 
valori contenuti nei due pic- 
chetti (giocato e tecnico), il 
programma è in grado di se- 
lezionare le colonne che pre- 
sentano una difficoltà tecni- 
ca inferiore a quanto credo- 
no mediamente i giocaton 
ed in base alle quali è possi- 
bile ottenere una vincita su- 
periore a quella cui tecnica- 
mente avrebbero diritto. 

Con Plus, limitandosi all'in- 
troduzione del picchetto tec- 
nico. è possibile ottenere so- 
lo le colonne più probabili in 
base alle proprie convinzioni 
calcistiche. 

Il grande vantaggio offerto 
da questo programma è co- 
stituito dal fatto che si chie- 
de la presentazione di un nu- 
mero predeterminato di co- 
lonne e si è quindi in grado 
di stabilire a priori la cifra da 
destinare alla propria speran- 
za settimanale, cosa questa 
impossibile con gli altri pro- 
grammi, nei quali l'impegno 
colonnare e quindi economi- 
co esce solo al termine della 
verifica dei condizionamenti 
imposti. 


PRO 

Nel presentare i primi due 
programmi abbiamo ripetuta- 
mente parlato di picchetti 
probabilistici: uno dei mag- 
giori problemi che qualunque 
pronosticatore incontra a 
questo proposito è proprio 
quello dell'allestimento di un 
picchetto tecnico obiettivo, 
che non risenta quindi delle 
simpatie o delle antipatie di 
chi lo compone. 

Il programma PRO (PRO- 
nostico PROfessionale) na- 
sce appunto con lo scopo di 
eliminare questo spesso fa- 
tale inconveniente che si 
presenta all'atto della formu- 
lazione di un qualunque si- 
stema. 

PRO nchiede una sempli- 
cissima operazione prelimi- 
nare: il calcolo della media 
inglese ottenuta nelle ultime 
10 partite dalle 26 squadre 
che compaiono settimanal- 
mente in schedina. Una vol- 
ta ottenuti ed immessi que- 
sti dati, il programma prov- 
vede alla presentazione di un 
picchetto tecnico assoluta- 
mente asettico, comunque 


stravolgale da parte del gio- 
catore 

Sembra una trovata da 
piazzisti, ma i risultati ottenu- 
ti dal settimanale La Schedi 
na in funzione di questo 
semplicissimo algoritmo 
scoraggiano qualunque ten 
tativo di ironia. 

Un'altra curiosa opportuni 
tà offerta da PRO é. una 
volta definito il picchetto, la 
presentazione di tutti e 105 i 
sistemi possibili nel gioco 
del Totocalcio in base alla 
crescente probabilità di veri 
ficarsi. 

Cosa sono questi 105 si- 
stemi ? 

Molto semplicemente, so- 
no tutte le combinazioni pos- 
sibili tra le varie quantità di 
fisse, doppie e triple: si an- 
drà perciò da 0 triple-0 dop- 
pie-13 fisse (OtOd) fino a 13 
triple-0 doppie-0 fisse I13t- 
Od), il tutto passando per 
Otld. 0t2d fino a 12t0d. 
12t1d ed infine 13t0d 

Questo può da una parte 
aiutare il pronosticatore ad 
affinare le proprie capacita 
valutative, consentendogli di 
scoprire a priori quanto 
avrebbe dovuto spendere 


152 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


INTELLIGIOCHI 


per vincere, e dall'altra con- 
sentire al ricevitore di espor- 
re tutti i possibili pronostici 
con la sicurezza di avere 
sempre i più probabili 

13 Anch'io 

Oltre ad essere il titolo di 
un settimanale di previsioni 
di carattere popolare (dove 
«popolare» sta per «sempli- 
ce»), 13Anch'io è il nome di 
un programma che fa della 
assoluta semplicità di utilizzo 
la sua arma vincente. 

I condizionamenti proposti 
all’interno sono quelli piu 
elementari e cioè presenza e 
consecutivi dei segni e nu- 
mero delle interruzioni (ne 
abbiamo parlato a suo 
tempo). 

Oltre a queste possibilità 
di base. 13Anch'io consente 
di condizionare le colonne da 
giocare in base ad una clas- 
sificazione dei pronostici 
espressi che si rifà a quella 
contenuta nel leggendario 
TOT13LM, il primo program- 
ma di sistemistica informa- 
tizzata che si possa definire 
in questo modo (era dedica- 
to al C64 nei primi anni ‘80) 
e cioè Base, Varianti e Sor- 
prese. 

Questo programma è co- 
munque completato da tutta 
una serie di servizi accessori 
che gli consentono comun- 
que di costituire un dignitoso 
strumento per il gioco 

Offre infatti la possibilità di 
presentare i sistemi in forma 
«ridotta assoluta» grazie ad 
una libreria di riduttori classi- 
ci compresa nel pacchetto, 
di ridurli in maniera automati- 
ca una volta condizionati (ne 
parleremo tra poco) e di ac- 
corparne il definitivo svilup- 
po colonnare. 

A questo proposito va 
chiarito che per accorpamen- 
to si intende l'operazione 
svolta dal programma con lo 
scopo di raggruppare in mi- 
cro-sistemi integrali (in gene- 
re da 1 o 2 doppie al massi- 
mo. ma anche di più se pos- 
sibile) le colonne ottenute 
come risultato dell'elabora- 
zione 

L'obiettivo di questo ac- 
corpamento è ovviamente 


quello di abbassare il più 
possibile il numero di schedi- 
ne necessario per porre in 
gioco l’intero sistema, con- 
sentendo un evidente rispar- 
mio di tempo, sia che lo si 
ricopri a mano che lo si 
stampi direttamente da com- 
puter 

Ridottimi 

Concludiamo la nostra ras- 
segna con la presentazione 
di un programma che si può 
definire «di servizio» rispetto 
a quelli di cui abbiamo parla- 
to sinora. 

Infatti Ridottimi non viene 
utilizzato per sviluppare dei 
sistemi ma per «ridurre» gli 
sviluppi colonnari risultanti 
da elaborazioni condotte con 
gli altri programmi che utiliz- 
zino lo standard NTP (Nuova 
Totoprint). una particolare 
metodologia di registrazione. 

Poche parole sul concetto 
di «riduzione», per sistema 
ridotto si intende un sistema 
che garantisce, a condizioni 
e pronostico esatti, la vincita 
di seconda categoria (il 12) 
rendendo solo probabilistica 
quella di prima (il 13). 

È chiaro che tale rinuncia 
va a tutto vantaggio del nu- 
mero di colonne da mettere 
in gioco, spesso abbassato a 
livelli del 15-20% rispetto al 
sistema integrale. 

Ridottimi offre quattro di- 
verse possibilità di riduzione: 
veloce, normale, ottimizzata 
1 ed ottimizzata 2. 

La riduzione «veloce», per 
sua stessa vocazione, risulta 
la meno efficace di tutte in 
quanto si limita a leggere le 
colonne da ridurre ed a cer- 
care senza troppa insistenza 
dei gruppi che possano es- 
sere rappresentati da un ele- 
mento già presente nel si- 
stema. 

La riduzione «normale» 
opera in modo analogo ma 
più oculato in quanto legge 
io sviluppo in Input a blocchi 
di 750 colonne per volte; su 
questi gruppi opera però una 
ricerca più attenta. 

Le due riduzioni ottimizza- 
te (la 2 in modo un po' più 
preciso della 1 ). oltre a lavo- 
rare completamente in me- 


moria per sistemi composti 
da non più di 3.500 colonne, 
operano invece in base ad 
un principio che solo di re- 
cente ha raggiunto i livelli di 
funzionalità richiesti ad un 
programma di livello profes- 
sionale: quello delle colonne 
«esterne». 

Il programma cioè, tende 
a creare delle colonne ester- 
ne allo sviluppo originale ca- 
paci di rappresentare con un 
minore impegno colonnare 
tutte quelle comprese dalle 
condizioni originali imposte. 

Questo significa che. a ri- 
duzione ultimata, si otterrà 
un sistema ridotto che com- 
prende anche delle colonne 
che non obbediscono alle 
condizioni dettate in fase di 
generazione del sistema da 
ridurre, il tutto però conti- 
nuando a garantire al 100% 
la vincita di 2" categoria (il 
12 ). 

Questa intrusione può 
quindi rappresentare anche 
una gradita sorpresa al mo- 
mento dello spoglio del si- 
stema nella serata della do- 
menica (opzione presente in 
tutti i programmi di sviluppo 
prima citati). 

Per chiarire meglio il con- 
cetto è forse meglio proce- 
dere ad un esempio; ponia- 
mo che a due partite sia 
stata imposta la condizione 
di presentare lo stesso 
segno. 

Nello sviluppo colonnare 
risultante ci sarà perciò una 
coppia di colonne del tipo 1 1 
e XX. 

Queste due colonne diffe- 
riscono per due segni, per 
cui nessuna delle due può 
rappresentare l'altra mante- 
nendo la promessa di alme- 
no un 12; a questo punto 
Ridottimi genera una colon- 
na di tipo IX capace di rea- 
lizzare almeno il 12 su cia- 
scuna delle due originali, la 
quale però si trova «fuori» 
dalle condizioni preliminari 
imposte (uguale segno sulle 
due partite). 

Riduzione «a massima 
rappresentatività» 

Parlando di riduzioni è op- 
portuno chiarire un concetto 


appena accennato parlando 
di Primo ma presente in qua- 
si tutti i programmi descritti 
ed inglobata in un program- 
ma ausiliario denominato 
Utility: la massima rappre- 
sentatività. 

È una formula che consen- 
te di estrarre dallo sviluppo 
colonnare completo solo gli 
elementi che differiscono tra 
loro per tre risultati, ottenen- 
do cosi una serie di colonne 
che non risultano avere nes- 
sun 12 in comune tra loro. 

Il mazzetto di colonne ri- 
sultante gode quindi della 
caratteristica di rappresenta- 
re ognuna il numero massi- 
mo di probabilità di vincita, 
ma questo senza che venga 
assicurato al 1 00% il fatidico 
12. 

L'obiettivo perseguito da 
questo tipo di riduzione ano- 
malo è esclusivamente quel- 
lo di non sprecare alcuna co- 
lonna che possa presentare 
delle sovrapposizioni di 12, 
tendendo così a coprire 
un'area di pronostico il più 
vasta possibile. 

Proprio per questo, in fase 
di esecuzione, questa funzio- 
ne non fornisce il dato relati- 
vo al classico Rapporto di 
Riduzione previsto per i ri- 
duttori tradizionali, ma solo il 
numero 13 e 12 diversi ag- 
ganciati dal nuovo insieme 
colonnare. 


Conclusione 

In una successiva puntata 
dedicata a questo sempre 
seguìtissimo argomento 
contiamo di presentare altri 
prodotti che. analogamente 
a quelli trattati in questa oc- 
casione. presentino ulteriori 
novità metodologiche rispet- 
to alle problematiche in que- 
stione. 

Nel ringraziare la Nuova 
Totoprint e l'Editoriale Ipote- 
si per la collaborazione pre- 
stata in questa occasione, in- 
vitiamo le altre software 
house impegnate nel settore 
a farci conoscere i loro pro- 
dotti ed a segnalarci even- 
tuali novità sistemistiche. 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1 990 


153 


Play World 


di Francesco Carla 


S ono contento che sia 
uscito tanto software 
di qualità in questi ultimi 
mesi. Ancora mi ricordo di 
come l'anno scorso, verso 
la metà, avessi temuto il 
peggio : le macchine sedici 
bit non decollavano, i pro- 
dotti avevano una media 
scadentissima, non si ve- 
devano grandi novità hard- 
ware all'orizzonte e in Ita- 
lia la pirateria era ancora 
forte. 

Improvvisamente tutto è 
cambiato. Adesso l'Amiga, 
l'Atari ST e il PC hanno 
avuto finalmente il softwa- 
re che meritavano, il CDI 
sta per nascere e comun- 
que molti usano già i di- 
schi rigidi per far andare 
più veloce il loadmg, e so- 
prattutto anche l'Italia ha 
una legge contro i crimini 
informatici. E proprio di 
questa legge vorrei parlare 
un po' Nel 1983 sono nati 
gli home computer in Eu- 
ropa, Dopo qualche mese 
alcune case inglesi e altre 
americane hanno comin- 
ciato a produrre software 
per queste macchine. In 
Europa e negli USA il fe- 
nomeno ha trovato subito 
una sua credibilità com- 
merciale e forme di tutela 
legale. In Italia no. Però in- 
tanto anche in Italia si ven- 
devano molti home com- 
puter e la gente non sape- 
va dove acquistare il soft- 
ware. 

Cosi, tra il 1983 e il 
1985, si è sviluppata una 
rete di piccole aziende che 
duplicavano illegalmente il 
software e vendevano que- 
ste copie I soprattutto cas- 
sette) nei negozi. Nel frat- 
tempo. dopo l'uscita dei 


drive, molti negozianti ac- 
quisirono un proprio hac- 
kerino di fiducia destinato, 
per pochi soldi al mese, a 
soddisfare mediante dupli- 
cazione prèt-à-porter i bi- 
sogni della clientela. Que- 
sto succedeva in assenza 
di una legislazione sull'ar- 
gomento e soprattutto in 
assenza di una adeguata e 
capillare distribuzione del 
prodotto originale sul mer- 
cato. 

Il problema più grave 
che impediva la nascita di 
organizzazioni in grado di 
fornire un servizio di que- 
sto tipo era il prezzo dell'o- 
riginale, mai competitivo 
con il prodotto piratato e 
comunque sempre troppo 
alto per la maggior parte 
delle tasche. Questa la si- 
tuazione fino all'inizio del 
1985. In quel momento 
esordisce in Italia un'azien- 
da di commercializzazione 
di prodotti software da di- 
vertimento, la Leader di 
Casciago amministrata dal- 
l'inglese John Holder. che 
dimostra di avere le idee 
piuttosto chiare. 

La sua azione si concen- 
tra su tre fronti: 1 ) battere 
la pirateria nei negozi e 
nelle edicole (mi ero scor- 
dato di dire che. nel frat- 
tempo, nelle edicole italia- 
ne si assiste impotenti al- 
l'esplosione di dozzine di 
pubblicazionacce che con- 
tengono supporti magneti- 
ci pieni di game originali 
illegalmente piratati...); 2) 
abbassare il prezzo del pro- 
dotto originale; 3) importa- 
re e distribuire il maggior 
numero possibile di prodot- 
ti software. 

Nello stesso periodo, 


un'altra azienda lombarda, 
la Lago di Como di Ugo 
Grandolini e Laura Maestri, 
svolge un'importante atti- 
vità di vendita per corrispon- 
denza di un catalogo vastis- 
simo di software, riuscendo 
a soddisfare la clientela più 
distante dalle città. 

Negli anni seguenti, nel 
1987. arriverà anche la 
CTO, una società di Bolo- 
gna guidata da Marco Ma- 
drigali, che riuscirà ad im- 
portare anche i buonissimi 
prodotti dell'Elecronic Arts 
e di altre case america- 
ne, seguendo poi anche i 
cataloghi di altre software 
house, specialmente in 
Francia, e riuscendo in bre- 
ve tempo a crearsi un otti- 
mo spazio. 

Il 1989 è stato per que- 
ste aziende l'anno boom: 
la Leader si è assicurata 
dopo lunghe lotte più del 
70% del mercato, la CTO 
ne ha in mano un altro 
20% e la Lago tira decine 
di migliaia di copie del suo 
fornitissimo catalogo Soft- 
mail e raggiunge un elen- 
co di cinquantamila clien- 
ti in tutt'ltalia e all'estero. 
Ma nel 1988 era successa 
un'altra cosa nel panorama 
italiano del software da di- 
vertimento: era nata la pri- 
ma casa di produzione ita- 
liana. 

La casa, come sapete 
già. si chiama Simulmondo 
e se io ne sono il padre 
tutti voi lettori di Playworld 
ne siete per lo meno i fra- 
telli perché difficilmente 
senza il vostro supporto (e 
quello di altre migliaia di 
clienti dei nostri game al- 
cuni dei quali clienti non 
leggono Playworld...) Si- 


mulmondo sarebbe nata e 
cresciuta. 

E invece è successo. E 
in questo mercato efferve- 
scente che si prepara per 
gli anni Novanta, forte an- 
che della nuova legge che 
appioppa pene severissi- 
me (fino a tre anni di re- 
clusione e fino a trenta mi- 
lioni di multa) a chi cerca 
di sproteggere un game, a 
chi vende in negozio e da 
qualunque altra parte lan- 
che per corrispondenza 
dunque) un dischetto o un 
altro supporto magnetico 
privo dei contrassegni di 
Copyright degli autori, a 
chi in ogni caso viene bec- 
cato a cimentarsi con BBS 
intemazionali atti alla tra- 
smissione di software pira- 
tato via cavo. 

P.S. Americo Bonanni è 
diventato un mio imitatore 
(parole sue) su un'altra rivi- 
sta di computer. La cosa 
mi riempie di malcelato 
entusiasmo tanto che alla 
sua richiesta di entrare in 
contatto con me rispondo 
superyes (come a tutti del 
resto...) e lo invito a scriver- 
mi c/o MC. Infine a tutti 
quelli che mi scrivono chie- 
dendo se possono usare in 
giro le frasi 'saluti interattivi 
e/o simulati’ rispondo of 
course si: le parole nasco- 
no di qualcuno e vivono di 
tutti. 

Grazie anche a quelli 
che mi hanno mandato gli 
auguri. 

Index: Speciale It Carne 
from thè Desert/Cmema- 
ware; PW Avvenimento 1 
Kick Off e Extra Time ; PW 
Panorama. Si comincia. 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


PLAYWORLD 





lt Carne 

From The Desert 


David Riordan 
Cinemaware (USA) 

Leader 
Amiga, IBM 

Dal diario del Dr. Greg 
Bradley: «Ancora oggi, se ri- 
penso a quello che accadde 
a Lizard Breath tra 1*1 e il 15 
giugno del 1951, non so se 
sia stato vissuto davvero o 
se non sia stato piuttosto un 
lunghissimo interminabile in- 
cubo E. se non mi soccor- 
ressero le testimonianze di 
tutti gli altri abitanti della cit- 
tà, credo che anche adesso, 
dopo quarantanni da quegli 
avvenimenti, non potrei es- 
sere certo di aver visto con i 
miei occhi quello che sto per 
raccontarvi. 

Come vi dicevo tutto ebbe 
inizio il primo giugno del 
1951. Ricordo che ero appe- 
na rientrato da un lungo viag- 
gio e quella mattina ero piut- 
tosto stanco, tanto che sta- 
vo pensando di stendermi 
sul divano del salotto a ripo- 
sare. Proprio in quel momen- 
to, con un suono che aveva 
già in sé qualcosa di minac- 
cioso o almeno questa fu la 
sensazione che mi trasmise, 
qualcuno bussò alla porta. 
Era un mio amico cercatore 
d'oro (avevo dimenticato di 
dire che Lizard Breath è la 
classica città mineraria degli 
Stati Uniti...) con il suo fede- 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


155 





PLAYWORLD 



le asino che lo aiutava a tra- 
sportare gli attrezzi del me- 
stiere. Il mio amico voleva 
dirmi che una meteorite era 
esplosa con grandissimo fra- 
stuono proprio nel deserto 
vicino alla città, lo gli dissi 
che me ne sarei interessato 
al più presto e dovetti con- 
gedarlo anche perché in 
quello stesso momento suo- 
nava il telefono. Era Dusty, 
la mia giovane fidanzata. Du- 
sty lavorava a KBUG (Bug 
significa insetto), che è l'uni- 
ca radio della zona e proprio 
in quel momento stava per 
andare in onda la sua tra- 
smissione. Mi salutò in fret- 
ta e mi disse di correre da lei 
al piu presto. Decisi di andar- 
ci dopo essere stato prima 
nel deserto a raccogliere 
frammenti del meteorite. E 
cosi infatti feci. In quel mo- 
mento assolutamente non 
potevo immaginare quello 
che stava per accadermi. 
Devo intanto informarvi che 
tutta la zona intorno a Lizard 
Breath è incredibilmente ari- 
da e sabbiosa: le rocce si 
alternano alla sabbia e a vol- 
te si finisce in veri e propri 
canyon che hanno pareti alte 
anche cinquanta o cento me- 
tri. In uno di questi canyon 
era caduto il meteorite che 
stavo cercando e perciò non 
potei raccogliere nulla. In 
fretta mi recai da Dusty alla 
KBUG. La mia fidanzata mi 
trasmise una sansazione di 
tranquillità e serenità. Pensai 
rapidamente che avrei dovu- 
to cercare di stare più tempo 
possibile insieme a lei nei 
prossimi giorni. Un pensiero 
lucido che adesso mi sem- 
bra davvero appropriato ri- 
flettendo su quei giorni di 
giugno. Senza badarci Dusty 
mi riferì che qualcosa di stra- 
no stava forse accadendo 
agli impianti minerari ad est 
di Lizard. Mentre stavo per 
salutarla e andare vìa, lei mi 
consigliò di fare attenzione 
se avevo in mente di dare 
un'occhiata da quelle parti. 
Un brivido mi corre ancora 
oggi la schiena se penso a 
quell'avvertimento. 2 giugno 
1951. Mi svegliai tranquilla- 
mente dopo sette ore di 
sonno. Erano già le otto di 
mattina: a quell'ora Dusty 


stava alzandosi per andare a 
KBUG, La radio smetteva 
l'autoplaying verso le nove e 
Dusty era la prima ad andare 
on thè air con il suo lungo 
programma per le donne. Il 
mio amico cercatore aveva 
promesso di fare un salto a 
salutarmi anche oggi, cosi 
non mi meravigliai affatto 
quando una mano bussò 
contro la porta di legno. In- 
fatti era lui: sempre con l'a- 
sino, la bisaccia e una strana 
sacchetta di cuoio marrone. 
Ricordo benissimo che ero 
sveglio del tutto quando lo 
salutai. Lui mi passò la sac- 
chetta immaginando la mia 
curiosità. Stava dicendo che 
forse anch'io avevo già sen- 
tito parlare delle pietre del 
meteorite, ma. proprio in 
quello stesso momento io 
avevo incautamente toccato 
la pietra rossa che immedia- 
tamente aveva preso fuoco. 
E anche la mia casa era inva- 
sa dalle fiamme. Fortuna che 
ero riuscito a trovare subito 
un estintore e con quello ero 
riuscito a soffocare il cuore 
del fuoco: anche se allora 
non sapevo che non avrei 
avuto ugualmente più casa e 
che nessuno avrebbe avuto 
più niente a Lizard Breath. 
Sebbene pieno di interno 
terrore per questi strani se- 


gni e inequivocabili avverti- 
menti. mi risolsi a vestirmi e 
a muovermi verso gli impian- 
ti minerari. La strada da casa 
mia non era molta, Lizard 
Breath infatti non era mai 
stata una grande città, e 
quindi non ebbi letteralmen- 
te il tempo di riflettere su 
quegli accadimenti cosi stra- 
ordinari. All'impianto numero 
tre un operaio che conosce- 
vo per averlo visto qualche 
volta in città, mi disse che gli 
altri erano tutti giù all'impian- 
to numero uno dove stava 
succedendo qualcosa d'inve- 
rosimile. Decisi di correre 
giù con gli ascensori e, se 
ricordo la curiosità e la velo- 
cità con la quale mi accinge- 
vo a raggiungere il livello del- 
la Mine 1 , in quel momento 
non dovevo proprio avere la 
minima idea di quello che 
stavo per guardare con i miei 
occhi. Poi vidi la creatura E 
ancora oggi non so dire se 
davvero la vidi cosi grande o 
se la mia fantasia e la mia 
immaginazione resero enor- 
me la bestia. Ero compieta- 
mente solo alla Mine 1 quan- 
do Lei si avvicinò per la pri- 
ma volta. Ricordo benissimo 
il colore rosso e nero, la for- 
ma in tutto simile a quella di 
un insetto normale e il rumo- 
re che faceva muovendosi 


uguale a quello di una moto- 
cicletta veloce. E non scor 
derò mai le sue antenne 
flessibili, minacciose, oscil- 
lanti. Non mi degnò di uno 
sguardo e ondeggiò via men- 
tre io quasi in trance mi at- 
taccavo al calcio della mia 
pistola scarica: sei colpi le 
avevo esploso sul corpo. 
Senza nessun apparente ri- 
sultato. 

5 giugno 1951. Per due 
giorni interi dopo quegli avve- 
nimenti avevo cercato di far- 
mi ricevere dal sindaco. Alla 
fine riuscii a vederlo il pome- 
riggio del 5 giugno mentre 
usciva dal suo ufficio. Erano 
passate le cinque e stava 
andando a casa Cercai di 
parlargli della creatura, gli 
proposi la mia teoria secondo 
la quale quell'apparizione non 
poteva essere isolata e anda- 
va collegata con l'esplosione 
della meteora sulla monta- 
gna. Il suo sornso di rassicu- 
razione e dì scetticismo mi 
troncò le parole sulla bocca. 
Ancora adesso penso a co- 
me le cose sarebbero potute 
andare se solo il maior mi 
avesse dato ascolto quel cin- 
que di giugno 

8 giugno 1951 Con l'aiuto 
di Dusty e del mio amico 
analista del laboratorio uni- 
versitario provammo a met- 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




PLAYWORLD 



tere insieme degli altri ele- 
menti del meteorite esploso 
vicino a Lizard Breath. Non 
trovammo nulla. Intanto, piu 
o meno in quegli stessi gior- 
ni le formiche giganti, ormai 
tutti le chiamavano cosi, era- 
no state viste ancora al Drive 
In (ricordo perfino che dava- 
no «Rocket Ranger»...) e 
qualcuno giurava di averle 
avvistate anche di notte nel 
centro di Lizard Breath e di 
giorno nella zona vicino all'u- 
nica stazione di servizio della 
città (quella del mio amico 
balbuziente). Il sindaco liqui- 
dava tutte queste voci scher- 
zandoci su e anche il mio 
amico sceriffo non sembrava 
dar troppo credito agli avvi- 
stamenti. 

9-10 giugno 1951. Per due 
giorni tutto sembrò tornare 
normale. Nessun segnalò al- 
cunché di strano né in città 
né alle miniere. Lizard Bre- 
ath ridivenne rapidamente 
una tranquilla città mineraria 
e perfino gli ubriaconi abitua- 
li fecero ritorno al pub. Dusty 
riprese a parlare di cucina e 
canzoni a radio KBUG e an- 
ch'io stavo per dedicarmi 
anima e corpo alle mie ricer- 
che geologiche bruscamente 
interrotte. Nessuno parlava 
più delle formiche giganti e 
chi ne aveva parlato, me 


compreso, non godeva di 
limpida fama tra i cittadini. 
Perfino il sindaco e lo scerif- 
fo si erano raffreddati nei 
miei confronti. Le loro facce 
mute sembravano volermi 
rimproverare per aver semi- 
nato inutilmente il panico in 
città. Improvvisamente, quel- 
la stessa notte, le creature 
tornarono. 

11 giugno 1951. Qualcuno 
aveva telefonato la mattina 
presto al giornalista del Mor- 
ning Star. Diceva di aver vi- 
sto tre formiche gigantesche 
nella zona est della città al- 
l'alba. Il giornalista si era su- 
bito recato sul posto, ma 
aveva potuto vedere solo 
qualche strana orma e le 
tracce di un po' di trambu- 
sto. Non si potè trovare nep- 
pure il cittadino che aveva 
chiamato perché non aveva 
detto il suo nome per paura 
di essere preso per visiona- 
rio. In ogni caso la notizia 
fece il giro della città e dopo 
poche ore arrivarono moltis- 
sime chiamate a KBUG. Era 
gente in preda al panico che 
voleva sapere qualcosa di 
più. Dusty mi telefonò subi- 
to per mettermi al corrente. 
Decisi di rivolgermi al mio 
amico della squadriglia aerea 
con l'accento francese per 
avere un consiglio, Lui mi 


suggerì di tentare una rico- 
gnizione della zona con un 
aereo per dare un'occhiata 
dall'alto. Mi accordai per 
avere un piccolo aeroplano la 
mattina dopo, visto che in 
quel momento era già pome- 
riggio avanzato e stava per 
venire buio. Quella sera, 
mentre cercavo altri indizi in 
giro per la città, fui costretto 
a fare il gioco del pollo (tirare 
dritto con la macchina contro 
un'altra macchina in corsa 
dalla parte opposta, per ve- 
dere chi ha più coraggio e si 
scansa per ultimo...) da due 
giovinastri della zona. E sic- 
come vinsi io, l'altro si arrab- 
biò a tal punto da sfidarmi in 
un'idiota gara con il coltello. 
Dovetti disarmarlo per fare 
smettere anche lui. Poi. con 
un terribile presentimento 
addosso, andai finalmente a 
casa. 

12 giugno 1951. Mi trovai 
presto all'appuntamento con 
il mio amico pilota. Mi fece 
vedere un piccolo aereo che 
avrei potuto usare per sorvo- 
lare Lizard Breath e mi fece 
montare a bordo un compli- 
cato sistema di recording 
per registrare i rumori delle 
formiche se mai ne avessi 
incontrate. E davvero quella 
mattina ne incontrai molte. 
Ricordo perfettamente che 


feci un po' di fatica a prende- 
re dimestichezza con i co- 
mandi del piper: le leve mi 
guizzavano tra le mani e so- 
prattutto il carburante tende- 
va a consumarsi troppo in 
fretta. Seguivo sulla mappa 
lo svolgersi delle strade a 
me cosi familiari di Lizard, e 
contemporaneamente avevo 
fisso un occhio al vetro per 
scorgere qualcuna delle cre- 
ature qualora ci fosse stata. 
Poi la vidi. Anzi le vidi. Ed 
erano tante: un'incredibile 
processione di formiconi con 
le antenne rosse e nere 
sventolanti, con le mascelle 
grandi e spalancate e le zam- 
pe enormi e ributtanti. Rima- 
si a guardarle per un bel po' 
(mi sembrò passasse molto 
tempo, ma certo adesso non 
riesco a ricordare quanto...) 
e mi ridestai da una specie 
di incredulo torpore solo 
quando l'indicatore del car- 
burante attirò la mia atten- 
zione: segnalava (ma ormai 
era decisamente troppo tar- 
di...) che il gas era definitiva- 
mente finito. Cercai di non 
farmi prendere dal panico e 
riuscii ad ammortizzare l'im- 
patto il più possibile planan- 
do a venti metri dalle formi- 
che. Credo di averci messo 
qualche minuto a riprender- 
mi dal colpo, cosi quando 
uscii dall'abitacolo le creatu- 
re erano li. Ricordo solo di 
aver estratto la pistola e di 
aver svuotato il caricatore 
addosso alla più vicina. Mirai 
alle antenne e forse per que- 
sto la bestia cadde contor- 
cendosi. Due ore dopo mi 
svegliai all'ospedale di Lizard 
Breath. 

13 giugno 1951. L'infer- 
miera che mi svegliò quella 
mattina mi disse subito che 
ero stato trovato ferito in 
modo non grave da un grup- 
po di minatori i quali mi ave- 
vano trasportato fin li in sta- 
to d'incoscienza. Avevo per- 
so un po’ di sangue e i chi- 
rurghi di Lizard avevano già 
provveduto a ricucirmi per 
bene. Disse anche che nes- 
suno aveva capito che co- 
sa poteva avermi ridotto in 
quello stato, lo risposi che 
erano state le formiche gi- 
ganti, ma notai una strana 
luce nei suoi occhi: adesso 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


157 





PLAYWORLD 


sono sicuro che non credet- 
te ad una sola parola di quel- 
le che le dissi. Quel pome- 
riggio tentai di fuggire dall'o- 
spedale. ma fui ripreso da 
due infermieri in fondo alle 
scale. 

14 giugno 1951. Fui di- 
messo solo il giorno quattor- 
dici perché i medici insistet- 
tero per praticarmi un tratta- 
mento intensivo a base di 
non so quali farmaci Ricordo 
chiaramente che lasciai l'o- 
spedale in preda ad un parti- 
colare senso di agitazione e 
ad un terribile stato d'ansia: 
era come se qualcosa dentro 
e fuori di me ripetesse che 


Lizard Breath stava per non 
esistere più. Non passai nep- 
pure da casa e decisi di re- 
carmi immediatamente nel- 
l’ufficio del sindaco. Non lo 
trovai, ma qualcuno, non rie- 
sco a ricordare chi. mi avvisò 
che il sindaco era fuggito do- 
po che una formica gigante 
gli aveva addentato l'auto- 
mobile. Sebbene immerso in 
un profondo stato di dispera- 
zione non potei fare a meno 
di ridere a questa notizia. Su- 
bito dopo chiamai Dusty a 
KBUG. Li era tutto abbastan- 
za tranquillo anche se quella 
mattina avevano ricevuto da 
tutta la città continue segna- 
lazioni della presenza degli 
insetti giganti in molte zone 
di Lizard. Le promisi che sa- 
rei passato a prenderla dopo 


le cinque e mi feci garantire 
che non si sarebbe mossa 
prima del mio arrivo. Tra- 
scorsi due ore a riflettere 
sulla situazione e poi decisi 
di andare a parlare con la 
guardia nazionale. L'ufficiale 
che incontrai disse che sen- 
za un ordine scritto del sin- 
daco non poteva muoversi. 
Cercai di convincerlo che 
eravamo in una situazione di 
assoluta emergenza, ma lui 
mi rispose che doveva ri- 
spettare gli ordini. In città, 
intanto, si stavano scatenan- 
do le formiche. 

15 giugno 1951. Ricordo 
come un incubo quella gior- 
nata decisiva. Il sindaco era 
fuggito, l’esercito aspettava 
ordini, lo sceriffo non sapeva 
cosa fare e nel frattempo le 


formiche dilagavano nella cit- 
tà. Dusty era andata a KBUG 
e faceva da punto di riferi- 
mento per le richieste di aiu- 
to. Ricordo che provai a chia- 
mare il Morning Star e il la- 
boratorio di analisi, ma nes- 
suno rispondeva. Pensai che 
dovessero essere scappati 
via lontano. Chiamai Dusty 
per tranquillizzarla e per dirle 
che sarei andato a prenderla 
per andare via insieme. In 
mezz’ora feci il giro comple- 
to di Lizard Breath: la citta 
era orribilmente deserta. Mi 
mossi come un automa ver- 
so il Drive In dove un gruppo 
di formiche erano state viste 
solo pochi minuti prima. Cre- 
do che la mia intenzione fos- 
se solo quella di farmi un'i- 
dea precisa della situazione. 
Fui sorpreso dagli insetti sot- 
to il telone del cinema. Riu- 
scii incredibilmente ad evita- 
re che mi vedessero e corsi a 
KBUG. Alla radio, che ascol- 
tavo in macchina, Dusty sta- 
va dicendo che tutti i cittadini 
dovevano lasciare Lizard Bre- 
ath ordinatamente e al più 
presto possibile. Arrivai a 
KBUG in pochi minuti, Dusty 
mi aspettava all'entrata L'ul- 
tima immagine di Lizard Bre- 
ath che mi è rimasta in men- 
te è quella del tramonto di 
quel 15 giugno. Fuggivamo 
per ultimi e lasciavamo Lizard 
Breath agli insetti». 

Ho raccolto fedelmente la 
testimonianza del Dr. Greg 
Bradley che è tra i pochi 
scampati al terribile massa- 
cro di Lizard Breath del 15 
giugno del 1951. Il dottore 
mi prega di riferirvi che se ci 
fosse qualcuno tra i lettori in 
grado di riscrivere questa 
storia interattiva con adegua- 
to lieto fine, egli sarebbe lie- 
to di sposare Dusty e di tor- 
nare a vivere a Lizard Breath. 
Magica potenza del software 
simulato. 


Kick Off/extra Time 


Dino Dini 
Anco IGBI 
Amiga/Atari ST 
Leader 

Per motivi che ancora ades- 
so non so spiegare, quando, 
alcuni mesi orsono. Kick Off 
per Amiga (la versione mi- 
gliore) piombò sul mercato, 
io non ci feci troppo caso. 



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PLAYWORLD 



superare. Deve aver pensa- 
to. Dino, che la qualità più 
appariscente di World Cup 
era la velocità di gioco e la 
plasticità dell'animazione. 
Probabile che in seguito si 
sia chiesto come mai queste 
Kìek OH/ due qualità avevano un ri- 

Extra Vme flesso cosi forte sulla simu- 



Probabile che il problema 
stesse nel fatto che chi lo 
aveva prodotto, cioè la Anco 
del mio amico Anhil Gupta. 
pur brillando per la simpatia 
del suo titolare, non aveva 
altresì mai troppo convinto 
per la qualità del suo softwa- 
re. I pregiudizi e le ideologie 
non sono mai buoni consi- 
glieri. Riparo adesso, solo ad 
esso, visto che oltretutto è 
uscito questo kit di espan- 
sione per Kick Off, alla mia 
mancanza imperdonabile di 
allora. 

Non ci sono assolutamen- 
te dubbi che Kick Off sia il 
miglior simulatore di calcio in 
circolazione. Forse dovrei fa- 
re una piccola storia del cal- 
cio per computer prima di 
parlare di Kick Off o, meglio 
ancora, dovrei dire che il cal- 
cio è in assoluto lo sport che 
meno si presta ad essere 
ripreso dai media simulanti. 
Quando si simula qualcosa è 
necessario mettere il sog- 
getto della simulazione nel 
ruolo principale. E come si 
può fare quando i soggetti 
sono piu di uno? E' il proble- 
ma dei giochi di squadra; i 
soggetti qui sono tutti i cal- 
ciatori che fanno parte del 
team e il simulante (l'interat- 
tore) è obbligato a rappre- 
sentarli tutti sullo screen con 
notevole confusione dei ruo- 
li, E non c'è solo questo. Per 


ragioni tecniche, che dipen- 
dono soprattutto dalla veloci- 
tà di calcolo delle macchine 
attualmente utilizzate per le 
simulazioni, c'è un limite in- 
valicabile nel numero dì cal- 
ciatori (in generale di perso- 
naggi) che possono essere 
visualizzati nella stessa im- 
magine. Di più non si può. 
Perciò va a finire che non 
può essere utilizzata con 
successo altra prospettiva 
se non quella 'dall'alto', pro- 
spettiva che dà buoni risulta- 
ti di giocabilità, discreti di 
simulabilità, non eccezionali 
di realismo estetico. Questa 
era la regola fino a Kick Off, 
Cosi almeno nell'home com- 
puting. In sala giochi, nel 
1986, era già uscito (e tutto- 
ra si trova nella sala e non 
risulta che qualche altro ga- 
me lo abbia eguagliato...) 
World Cup della giapponese 
Tekhan. il simulatore da cui 
deriva anche Kick Off. 

Quindi sospetto, con no- 
vanta probabilità su cento di 
essere nel giusto, che Dino 
Dini abbia studiato a dovere 
World Cup e che. come del 
resto dovrebbe fare e in real- 
tà fa ogni autore intelligente, 
sia partito proprio da un ap- 
profondito esame del vi- 
deogame da sala per cercare 
di capirne le qualità sensibili 
all'interazione, ma non altret- 
tanto semplici da scoprire e 


lazione e perché facevano 
sentire così tanto all'interno 
del campo di calcio e coin- 
volti nella partita. Immagino 
che a questo punto sia stato 
tentato di darne il merito alla 
immane track-ball che in 
quel videogame guidava l'in- 
terazione. Poi dovette riflet- 
tere che quel problema non 
poteva essere sufficiente a 
farlo desistere dall'impresa. 
Probabilmente pensò che il 
joystick poteva tranquilla- 
mente emulare la track-ball, 
poteva replicarne la circolari- 
tà plastica di movimento, 
purché il rapporto occhio/le- 
va fosse stato sufficiente- 
mente veloce da consentire 
un appropriato coinvolgimen- 
to del simulante nell'azione 
simulata. Credo che in quel 
momento Dino capì che il 
centro della qualità di World 
Cup fosse proprio nella rapi- 
dità con la quale i burattini/ 
calciatori eseguivano le istru- 
zioni del burattinaio/simulan- 
te/interattore. Capi che do- 
veva concentrarsi sulla rapi- 
dità di esecuzione e sulla ve- 
locità di corsa dei calciatori 
di pixel. 

Isolò allora il problema in 
due parti ugualmente fonda- 
mentali: parte prima: gli atle- 
ti simulati dovevano essere 
sufficientemente piccoli e po- 
co colorati da permettere 
una guizzante interattività al- 


le potenzialità di gestione 
dell'Amiga e delI'ST; parte 
seconda: il set di immagini 
animate dei calciatori simula- 
ti doveva essere abbastanza 
vario e realistico da fondere 
la velocità eventualmente ot- 
tenuta con la parte prima, 
con un movimento simulu- 
mano. Questi due problemi 
fondamentali avevano due 
sub problemi altrettanto im- 
portanti: la superficie di gio- 
co andava proporzionata e- 
steticamente e dimensional- 
mente con gli atleti interat- 
tivi; dovevano essere rea- 
lizzati effetti acustici in grado 
di esprimere realisticamente 
le sensazioni sonore del gio- 
co. 

Dallo sviluppo di queste 
semplicissime linee proget- 
tuali deve essere nato Kick 
Off: sintesi tra la velocità di 
risposta alle istruzione del 
joystick e la capacità degli 
arti inferiori simulati (e della 
testa idem simulata) di espri- 
mere i gesti del calcio reale. 
E cosi infatti fu: Kick Off 
esprime, appunto in visione 
dall'alto, tutte o gran parte 
delle possibilità del calcio. I 
calciatori sono plastici, ri- 
spondono bene e veloce- 
mente alle sollecitazioni del 
joystick, calciano forte e con 
realismo, colpiscono la palla 
di testa, si distendono in un 
dribbling credibile, rispettano 
criteri strategici e tattici rigo- 
rosi, fanno dei bellissimi goal 
simulati. I miei complimenti. 

Adesso esce questo kit di 
espansione delle opzioni del 
software che la Anco ha 
chiamato Extra Time. Con 
questo disco che deve esse- 
re usato insieme a quello di 
Kick Off, potete disporvi in 
campo in altri modi strategici 
e tattici, potete decidere di 
giocare su altre superfici per 
esempio su campi fangosi, o 
bagnati, o duri, etc etc, e 
potete aumentare la velocità 
dei calciatori in tutte le cate- 
gorie previste dall’originale. 
Quello che non cambia, for- 
tunatamente, è che con Kick 
Off potete ancora fare stu- 
pendi tornei di calcio con gli 
amici, anche quando fuori 
piove. Tornei e partite cosi 
divertenti che sono in molti a 
sperare che piova. 


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PLAYWORLD 



La funzione di questo spazio, come di certo a tutti voi è 
assolutamente noto, è quella di tenen/i il più possibile 
informati su ciò che accade d'altro e d'interessante 
nella galassia software. Questo mese è accaduto 
quanto segue. 


Interstandard 


C64. Atari ST 
PC IBM e co. 

Giusto per smentirmi su- 
bito, il primo software di cui 
ho agio di parlarvi è Stunt 
Car Racer. gioiello vettoriale 
solido della premiatissima 
ditta Geoff Crammond (Sen- 
tinel, Revs), software che 
narra i terribili pomeriggi tra- 
scorsi alle corse dei drag- 
ster di pixel, da sconosciuti, 
ma prestanti piloti cyber- 
punk. Fluidità e spettacolari- 
tà dell’azione sono la regola, 
mentre il difetto, l'unico, di 
questo capolavoro è l’asetti- 
cità e la freddezza della sce- 
na e dei suoni, e la terribile 
difficoltà dei circuiti. Lo pro- 
pongo come versione inte- 
rattiva di Interceptor. 

Dopo una decina d’anni 
d’attesa è giunto, opera del- 
la neonata Innerprise ameri- 
cana, il clone di Xevious per- 
fetto. Anche se il nome è 
un altro, il non troppo fanta- 
sioso Battle Squadron, que- 
sto game racconta più o 
meno la stessa favola dell’il- 
lustre predecessore: grandi 
spazi dissestati visti dall'al- 
tro, creature metallizzate per 
nulla disponibili a farcela 
passare liscia, postazioni si- 
gillate che si aprono con 
una dose da cavallo di dum 
dum digitali. Per chi ama il 
genere Battle Squadron è 
un must assoluto. 


Sturi Car Racer ► 


La statunitense Microillu- 
sions, in Europa distribuita 
dall'Activision, ha realizzato 
un divertente adventure con 
un gruppo di personaggi di 
Hanna e Barbera che anche 


le nostre TV private conti- 
nuano di tanto in tanto a 
proporre. The Jetsons, da 
noi conosciuti come I Proni- 
poti, sono un nucleo familia- 
re per molti versi ricalcato 


esattamente dagli Antenati, 
di cui oltretutto sono anche 
coetanei, che vive già nel 
futuro e del futuro esaspera 
a scopo divertimento le ma- 
nie più improbabili e scon- 



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PLAYWORLD 



clusionate. Tutto quello che 
hanno in casa è digitale e 
automatizzato, si spostano 
soltanto con piccoli mezzi a 
cuscino d'aria (ma il traffico 
non è stato eliminato nep- 
pure cosi), mangiano e dor- 
mono come nei libri di Kurt 
Vonnegut. E in questo buon 


The Jetsons 


interattivo della Microillu- 
sions sono coinvolti in una 
avventura che si chiama The 
Legend of Robotopia. 

La casa francese Infogra- 
mes, dopo il successo di 
Kult e di The Quest for thè 
Time Bird, pubblica un altro 
interattivo fiction gestito con 
una inedita interfaccia ani- 
mata che ricorda un pochino 
quella del fossile The Hob- 
bit. Quasi mi scordavo di di- 


re che l’interattivo si chiama 
Draknen, Volevo anche ag- 
giungere che della Infogra- 
mes mi piace la capacità di 
produrre e realizzare proget- 
ti intricati e francesi, che 
sanno esprimere un giusto 
mix tra cultura francofona e 
convincente possesso di do- 
ti tecniche e creative. L'ac- 
cusa che viene spesso mos- 
sa ai loro software è di es- 
sere eccessivamente vel- 


leitari: a me sembra invece 
che prodotti come Crash 
Garrett, Captain Blood, Pas- 
sengers of thè Wind abbia- 
no lasciato un certo segno 
nella storia del software. 
Stavolta, con questo Drakk- 
nen, ammorbidiscono un po' 
il segno e cercano di avvici- 
narsi al gusto dei consuma- 
tori europei più continentali 
(tedeschi e inglesi soprattut- 
to): è una storia di draghi. 



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PLAVWORLD 




Inierphase 



dame e cavalieri che ricorda 
il ciclo carolingio di Artù e 
Lancillotto- Se riuscite ad 
iniziare, e non sempre è fa- 
cilissimo, poi vi è parecchio 
difficile smettere. La Image- 
works, del gruppo Mirror- 
soft. é una delle etichette 
inglesi che si è messa più in 
evidenza negli ultimi mesi, 
e a questo successo non è as- 
solutamente estraneo il pol- 




Operalion Tbunderboll 


so di ferro e la grande com- 
petenza di Peter Bilotta. 
boss della Mirrorsoft e con 
un passato in grandi compa- 
ny del game con la Activi- 
sion. Dopo Xenon 2 e Blo- 
odwych la Imageworks pub- 
blica questo Interphase, vet- 
toriale solido retinato che ri- 
corda abbastanza Starglider 
2 senza però eguagliarne la 
forza distruttiva e l'atmosfe- 
ra ambigua e sospesa di so- 
gno digitale. Anche qui uni- 
versi a scacchi come i pavi- 
menti di «L’uomo che Sape- 
va Troppo» del maestro Al- 
fred Hitchcock, e circuiti 
vettoriali 3D da percorrere in 
lungo e in largo. 

La Ocean è la migliore 
software house commercia- 
le del mondo: è l'unica che 
si sia adeguatamente strut- 
turata (la US Gold, dopo al- 
cuni passi falsi e falsissimi 
tipo Out Run sta organizzan- 
dosi per fare la stessa co- 
sa...) per realizzare operine 
perfette e masticabili, com- 
mestibili a tutto il grande 
pubblico dei game, operine 
che in gran parte sono ver- 
sioni home di famosi vi- 
deogame da sala giochi op- 
pure grandi film d'azione 
che abbiano avuto o si pre- 
veda possano avere, eco di 
massa sui giovani Con que- 
sto Operation Thunderbolt. 
seguito di Operation Wolf 
della Taito, hanno raggiunto 
il massimo livello di qualità 
possibile. Virtualmente, a 
parte il controllo mitragliato- 


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re delle arcades, nella ver- 
sione Amiga e Atari c'è tutta 
l'azione e la forza del coin op. 
Impressionante la qualità 
estetica e la violenza audio 
del game, magistrale la tecni- 
ca d'interfaccia intuitivo e fi- 
siologico. Più di così non si 
può davvero in questo tipo 
di prodotti. 

Cinque software diversi, 
ma tutti emblematici dì cosa 
sia stato in questi anni il vi- 
deogame e di quali vesti sti- 
listiche abbia potuto e sapu- 
to indossare: Clown-o-Ma- 
nia della tedesca Magic By- 
tes. Commando della Elite, 
Eye of Horus della Logotron, 
Stormlord e On-Slaught del- 
la Hewson. In Clown-o-Ma- 
nia c'è tutta la storia dei 
platform game alla Qbert: 
strade volanti, tridimensio- 
nali, accidentate, piene di 
amici e nemici, da percorre- 
re a velocità nevrastenica, 
per raggiungere obiettivi as- 
solutamente virtuali: un sac- 
chetto di conoscenza simu- 
lata in più che corrisponde 
al più impraticabile livello 
successivo Commando è in- 
vece il prototipo del coin op 
di guerra. Un soldato arma- 
tissimo contro tutti, impe- 
gnato m una missione suici- 
da. intenzionato a vendere 
cara la pelle e ad esplodere 
un volume di fuoco come 
mai è stato dato di vedere 
su un video a colori. 

In questi giorni escono le 
versioni Amiga e ST. Poi 
questo Eye of Horus della 
Logotron, una giovane casa 
inglese che ha già messo al 
mondo alcuni prodotti con- 
vincenti tra cui spiccano di 
certo Archipelagos e l'in- 
quietante Defender clone 
Star Ray. Stavolta il tema è 
egizio (e sembra che ci sia 
un accordo al contrario tra le 
software house perché an- 
che Rambow Arts e Chip 
hanno pubblicato prodotti pi- 
ramidali con i loro Day of 
Pharaos e The Mistery of 
thè Mummy...) ed è svilup- 
pato come io avrebbero fat- 
to tanti anni fa i grandi del- 
la Ultimate: il personaggio 
cammina lo vola) in orizzon- 
tale e sulla sua strada incon- 



Slormlord. 


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PLAYWORLD 





Die Stadi Der Lowen 



tra continuamente oggetti e 
personaggi che hanno un 
senso nella sua vita simula- 
ta. Tutto confezionato con 
cura, plastico, interessante e 
un po' nostalgico. Contempo- 
raneamente, come per un at- 
tacco di nostalgia dei vecchi 
tempi del software, anche la 
Hewson che comunque non 
ha mai smesso di realizzare 


prodotti e prodotti™ di questo 
antico genere, ha sfornato 
due autentici capolavori del 
settore, due pietre miliari del 
vetusto schema «omini pic- 
coli, ben realizzati, che cam- 
minano su e giù, salgono e 
scendono scalette, aprono e 
chiudono botole, ricevono o 
infliggono ferite interattive, 
etc. etc.». E sia per Storm- 


lord che per Onslaught vale 
assolutamente il termine ca- 
polavoro e, credo fortemen- 
te, anche il termine canto 
del cigno: mi sembra che ci 
sia poco o nullo spazio, al- 
meno in Italia, per questi di- 
vertenti e perfettissimi vi- 
deogame del passato, storie 
in mappa enorme di miti bri- 
tannici shakespeariani e di 


leggende belliche dei Lanca- 
ster e degli York e delle loro 
guerre floreali. E oltretutto 
sono in vendita a 18.000 lire 
per Amiga 

Per finire due parole (ne 
meriterebbe molte di piu. 
ma mi rifarò quando e se 
uscirà la versione inglese) 
su questo Die Stadt der Lò- 
wen della tedesca e finora 
ignota Software 2000. Devo 
facilmente ammettere che il 
tedesco non è il mio forte e 
per questo tutto quello che 
posso dirvi al momento è 
che sono rimasto fortemen- 
te affascinato dalla qualità 
grafica dell'adventure e dalle 
immagini erotiche che vi 
propongo. Direi che l'inqua- 
dratura da dietro che vede- 
te. vale da sola tutti gli strip 
poker finora in circolazione. 
Arrivederci. 



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mpo in me«o ai big del tennis 
SIMULMONDO li ha preparalo 
nella classifica dei top 100 e ora 
compilo di risalire l'ino 


in altro fantastico simulatore 
tutta la tensione del vero tennis. 


• stratosferico manager strategico 

- velocissimo arcade/action 

- tutti i tornei del grund prix 

- sponsor e allenamenti 

- lutti i terreni del circuito mondiale 

- 8 racchette differenti e differenti 
accordature 


- fino a 5 giocatori contemporaneamente 
• da una a cinque stagioni nel circuito R.p. 




MEGAGAME 64 


dì Marco Pesce 


Un videogioco tutto nostro 


Siamo giunti al nostro 
penultimo resoconto sullo 
stato del nostro videogioco. Il 
prossimo mese vi dovrei 
presentare il programma 
finale e allora tireremo le 
nostre belle conclusioni. Per 
questa puntata ci occuperemo 
di osservare, come al solito, la 
situazione raggiunta 


In quest'ultimo mese ho realizzato 
gran parte del lavoro «concreto», vale a 
dire programma già testato e funzionan- 
te e totale della grafica, più alcuni espe- 
rimenti musicali. Chiaramente il pro- 
gramma non è ancora finito, altrimenti 
potevamo concludere con questa pun- 
tata, e manca la colonna sonora (ovvero 
c'è il programma per realizzarla ma non 
il musicista... ovvero c'è il musicista ma 
non l'idea per la musica... ovvero c'è 
l’idea ma non il tempo per realizzarla... 
fino ad oggi). Ci incamminiamo quindi in 
una serie di spiegazioni che, spero, ser- 
viranno per far rivivere anche a voi le 
mie stesse emozioni riguardo questo 
progetto. 

Al termine della scorsa puntata mi 
ritrovavo con alcune schermate realizza- 
te tramite Kwik paint (un prg per dise- 
gnare sul Commodore 64) e un grande 
schema della struttura del gioco, piu 
una manciata di routine per la presenta- 
zione tra l'altro neanche testate «be- 
ne». L'unica parte del programma che 
era stata effettivamente trasferita sul 
computer e vista funzionare era la routi- 
ne musicale. Le schermate erano relati- 
ve alla presentazione, ma in passato ne 
avevo realizzate diverse come modelli 
per il gioco effettivo e molto spesso 
erao state scartate perché il gioco si era 
modificato lungo il cammino. Nonostan- 
te ciò mi era piaciuta l'idea di alcune 
schermate pubblicate sul numero di 
gennaio dell'88 (più di un anno fa!). 
Ovviamente non andavano bene per il 


Megagame attuale, ma il loro stile mi 
convinceva. Vada per lo stile, mi metto 
quindi all'opera per adattarle ai pannelli 
rimodernati (vedi numero di novembre 
'89). E in queste pagine potete infatti 
ammirare i nuovi pannelli made in C-64. 

Terminate le schermate con il Kwik 
paint occorreva renderle utilizzabili, 
quindi trasformarle in set di caratteri. 
Questo era solo il primo passo da fare 
in quanto, una volta mescolate nei set 
(tre) di caratteri occorrevano delle map- 
pe che avrebbero ricostruito le scher- 
mate secondo i nostri comandi. La solu- 
zione era più semplice del previsto in 
quanto mi occorreva un programma in 
grado di «costruire» queste mappe e a 
suo tempo avevo realizzato qualcosa 
del genere per il videogame Psicoman 
(rimasto incompleto...); bastava modifi- 
care «un po’» di cosette. Mi ritrovo alla 
fine con un bel tool per la creazione 
delle mie mappe, ma mi servivano an- 
cora i set di caratteri. Il primo dei tre 
riguardava la grafica della presentazione 
(stelle, montagne, scritte e set alfabeti 
co) che ha dato fortunatamente pochis- 
simi problemi (solo un carattere non 
coincideva con una scritta). Il procedi- 
mento dì trasformazione consisteva nel 
«ritagliare» parti di screen effettivamen- 
te occupate dal disegno e comprimerle 
in una ristretta area di schermo in hi- 
res; fatto questo bastava salvare la 
schermata e poi prelevare solo la parte 
occupata (l’inizio della screen.. i primi 2 
kbyte, coincidenti appunto con l'ampiez- 
za di un set di caratteri). Come forse 
non sapete, o non ve ne siete mai resi 
conto, le screen in hi-res (sia multi che 
mono color) sono memorizzate in ram 
con lo stesso ordine della mappa carat- 
teri, ovvero non c'è bisogno di conver- 
sione tra i due formati (a differenza 
degli sprite), quindi il «gioco» era già 
fatto senza ulteriore sforzo, tutto stava 
a spostare la parte di schermata che ci 
interessava nell'area ram da noi dedica- 
ta al (primo) set di caratteri Chiaramen- 
te la procedura dei «tagli» illustrata pri- 
ma richiede una certa attenzione in 
quanto dobbiamo far coincidere esatta- 
mente in un'area di 8 per 8 pixel (alline- 
ata con 8 byte) ogni carattere, sempre 
che questo debba essere utilizzato da 
solo come nel caso dei caratteri facenti 
parte del set alfabetico; nel caso di 



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MEGAGAME 64 


gruppi di caratteri che poi saranno stam- 
pati uno accanto all'altro non ci sono 
particolari problemi di sconfinamento, 
almeno per quelli interni al gruppo. Tut- 
to questo per farvi capire che mi sono 
ritrovato più volte a dover riaggiustare la 
schermata «tagliuzzata» perché un de- 
terminato carattere di 8 per 8 era diviso 
in due. oppure non si incastrava» bene 
nel mosaico (specialmente per quanto 
riguarda il set dei pannelli). Il Kwik paint 
utilizza solo il modo multicolor e infatti 
tutto il megagame é in multicolor, carat- 
teri alfabetici compresi. Per gli sprite. 
che poi si riducono ai soli cursori anima- 
ti, ho usato un programma di conversio- 
ne già utilizzato per lo stesso Psicoman. 
Tanto per la cronaca il secondo set è 
quello dei pannelli e il terzo quello della 
schermata del «famoso» fine-giorno. 
Nel caso qualcuno di voi volesse impos- 
sessarsi del mio tool per la creazione di 
mappe caratteri vi illustro alcune sue 
caratteristiche. Sullo schermo è visualiz- 
zata una bella fetta di quella che è la 
nostra pagina video, più l'intero set di 


caratteri (sia ridefiniti che normali, a 
scelta) Si costruisce tramite joystick 
con il cursore che si trasforma nel carat- 
tere da noi scelto tra i disponibili. Pos- 
sono essere definiti fino a 9 «pennelli», 
ovvero agglomerati di caratteri, prelevati 
dallo screen stesso o dal set. richiama- 
bili in qualunque momento (con notevo- 
le risparmio di tempo), Tramite altre 
opzioni è possibile richiamare screen 
memorizzate in ram secondo un ordine 
scelto da noi (in quanto é possibile 
riposizionare liberamente il puntatore 
che stabilisce la sezione di ram) e ovvia- 
mente salvarle (sempre in ram). C’é 
anche la gestione dei file su disco (save 
e load). Se vi interessa fatemelo sapere 
che ne riparliamo. Torniamo al Megaga- 
me. Siamo giunti al momento in cui mi 
ritrovo finalmente con le mie mappe e i 
miei set di caratteri, più gli sprite. Stabi- 
lisco la loro posizione in ram e li salvo in 
un unico blocco, al fine di poterli ricari- 
care ogni volta che effettuerò un test 
sulle routine Assembler che mi accingo 
a realizzare. 



Sarei 


Le prime routine che trasferisco sul 
Commodore, servendomi del solito As- 
sembler, sono quelle della presentazio- 
ne. Mi accorgo che devo fare alcune 
modifiche perché parte di esse possono 
essere utilizzate come sub anche per il 
resto del programma e perché ci sono 
alcune imperfezioni. Dopo non poche 
lotte con la routine dello scrolling paral- 
lattico, che non voleva assolutamente 
essere fluido (ma l’ho spuntata io) la 
presentazione è completa e la mostro 
orgogliosamente a mio fratello. Manca- 
no ancora i nomi da inserire nella lista 
degli «hanno partecipato». Ma la routine 
che più mi rende felice è quella della 
stampa di fette di ram di qualunque 
dimensione, affiancata poi da quella di 
riempimento con valore fisso (per le 
cancellazioni). L'unico inconveniente è 
che per funzionare a volte richiedono (se 
la fetta è troppo grande) più di un ciclo 
raster (1/50 di secondo), ma ciò non crea 
alcun problema (almeno fino ad oggi!), 
Quello di cui ho bisogno a questo 
punto è un elenco dettagliato delle loca- 




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MEGAGAME 64 


zoni di partenza di tutte le schermate 
contenute nel blocco dati della mappa 
realizzata in precedenza. Mi realizzo una 
modifica al programma di editing delle 
mappe in modo che sia lui a fornirmi le 
mie informazioni e il problema non sus- 
siste più In questo elenco occorre ag- 
giungere anche le locazioni dello scher- 
mo che andranno ad occupare, una vol- 
ta stampate le relative screen, i tasti dei 
pannelli, le scritte seguite da informa- 
zioni a barra, la posizione dei pianeti, più 
gli indicatori vari. Anche se il tutto è 
diverso nel caso dei pannelli del secon- 
do giocatore, basta aggiungere un delta 
di 520 posizioni ed i dati ottenuti risulta- 
no perfettamente coincidenti. 

Consideratelo pure un capriccio da 
programmatore, ma le prossime routine 
che mi propongo di realizzare sono 
quelle di gestione dei joystick, della 
stampa dei pianeti sulle mappe e della 
stampa degli indicatori a barra. Butto 
giù degli schizzi e passo subito alla 
scrittura delle routine in Assembler; in 
effetti l'impresa mi era sembrata più 
complessa di quanto effettivamente po- 
teva esere dopo alcune semplici modifi- 
che di criterio. Durante l'assemblaggio 
di tanto in tanto carico il blocco di dati 
con la grafica per assicurarmi che tutto 
vada per il meglio, ma il più delle volte é 
solo perché sono curioso di vedere il 
risultato di ogni minima modifica (e la 
cosa mi comporta un bel po' di carica- 
menti-attese-perditempo). Tanto per 
avere in mano qualcosa di concreto mi 
faccio un paio di demo con il risultato di 
quanto ho fatto lino a quel momento. 

Andiamo ad esaminarci queste routi- 
ne. Cominciamo con quella di gestione 
dei joystick. Come abbiamo detto il cur- 
sore-puntatore é uno sprite (animato) 
quindi le sue coordinate non sono diret- 
tamente utilizzabili per essere confron- 
tate con la posizione sul video dei vari 
gadget, che sono invece in formato 
40x25. Tuttavia è sufficiente dividere 
per 8 sia la coordinata X che la V dello 
sprite e otteniamo una coppia compati- 
bile con lo schermo caratteri. Il caratte- 
re in alto a sinistra (locazione ram-video 
1024) corrisponde alle coordinate 0.0 
(X.Y) e il secondo Hoc. ram 1025) alle 
coordinate 1 .0 e cosi via. C'é ancora un 
piccolo problema da risolvere, in quanto 
quando lo sprite occupa le coordinate 
0,0 non coincide (in termini di sovrappo- 
sizione fisica) al primo carattere e per 
questo occorre aggiungere una delta di 
22 pixel in X e 50 in Y (considerando 
anche la forma dello sprite). Tutto ciò 
che riguarda questa routine funziona in 
IRQ video. 

Passiamo alla routine di gestione del- 
la stampa degli indicatori a barra. Questi 
indicatori sono costituiti da una barra di 


pixel in orizzontale (avente una ampiez- 
za verticale di 4 pixel), tanto piu ampia 
quanto maggiore è la grandezza che 
con essa si intende rappresentare. La 
barra è quindi costituita da un insieme 
di caratteri ridefiniti in multicolor. La sua 
max ampiezza orizzontale è sempre in 
54 pixel (quindi 8 caratteri). Se osserva- 
te le foto relative ai pannelli potete 
ritrovare una serie di 8 barre nella de- 
stra della mappa. Il mini set di caratteri 
abbinato alla routine è costituito da 8 
«pezzi», aventi ognuno una striscetta di 
quattro pixel verticali in più rispetto al 
precedente. Per realizzare una barra di 
10 pixel occorrono 2 caratteri, uno di 8 
pixel (pieno) e l'altro di 2. messi uno 
accanto all'altro. La routine trasforma 
un qualsiasi numero compreso tra 0 e 
63 in una corrispondente barra, posizio- 
nata sullo schermo a nostro piacere. Il 
suo funzionamento è abbastanza sem- 
plice. E sufficiente avere un puntatore 
alla locazione video di partenza e il 
numero da trasformare. Del numero si 
prendono i tre bit meno significativi e si 
depositano in un registro libero; questi 
tre bit indicano quale degli 8 caratteri 
occorre stampare dopo la serie di carat- 
teri «da 8 pixel». Quest'ultima serie di 
caratteri viene stabilita tramite una divi- 
sione per 8 del numero stesso. Si effet- 
tua quindi un ciclo di stampa servendosi 
del puntatore video e incrementandolo 
di volta in volta. Il ciclo ovviamente dura 
tanto quanto è il risultato della divisione 
(nel caso dell'esempio, un solo ciclo). Al 
termine del ciclo si stampa il carattere 
stabilito dai tre bit meno significativi, 
ricavati in precedenza, nella posizione 
video indicata dal puntatore attuale. 

Veniamo alla routine di stampa dei 
pianeti. La mappa è di 8x7 caratteri, ciò 
vuol dire che è compresa in un range di 
6x40+8=240 locazioni, quindi è suffi- 
ciente l'indirizzamento indicizzato per ri- 
coprire l'intera area. La loro posizione 
effettiva sullo schermo è determinata 
da una locazione di base (diversa, ovvia- 
mente per le due mappe, dei due gioca- 
tori) più una delta (registro X) che va da 
0 a 240, contenuto in una opportuna 
tabella di 16 elementi. La loro forma 
dipende dal loro stato (normalità, perico- 
lo o guerra) e per stabilirla occorre ricer- 
care i flag che lo indicano nella tabella 
dati del pianeta. Anche il colore di stam- 
pa dipende da questi dati (mio-tuo, at- 
tivo-disattivo). 

E adesso occupiamoci della routine 
che utilizzano come «schiavi» le sub 
finora descritte, ovvero la routine di 
gestione dei tasti e conseguente attiva- 
zione delle funzioni corrispondenti, la 
routine di gestione dei pianeti e la routi- 
ne di gestione della stampa dei pannelli. 
In parte queste routine si fondono e in 
parte svolgono funzioni a sé stanti. Ad 
esempio, la routine dei tasti deve con- 
trollare che il joystick coincida con uno 
dei tasti contenuti nei pannelli ovvero 


che le coordinate di questi, contenute 
nelle tabelle già descritte, coincidano 
con quelle del puntatore; anche per la 
gestione dei pianeti occorre un confron- 
to di coordinate per stabilire quale è 
quello attivo, quindi a quale devono 
riferirsi le carattenstiche stampate con 
le barre La routine dei tasti non fa altro 
che settare un flag quando verifica la 
coincidenza; sarà poi il resto del pro- 
gramma ad occuparsi della funzione re- 
lativa. Quando si attiva un nuovo piane- 
ta la mappa viene ristampata per aggior- 
nare «l'illuminazione» dei pianeti, ovve- 
ro per spegnere quello vecchio e accen- 
dere quello nuovo (vi ricordo che un 
pianeta è acceso quando passa dal suo 
colore base, blu o rosso, al rispettivo 
colore piu luminoso, ciano o giallo), 
quindi viene ristampato l'elenco di bas- 
se sulla destra, prelevando i dati dalla 
tabella del pianeta attivato 

La stampa dei pannelli si effettua 
basandosi sulle seguenti informazioni 

— giocatore utilizzatore, 

— tipo di pannello, 

— tipo di sottopannello; 

quindi la prima informazione determina 
dove stampare il pannello, la seconda 
qual è l’opzione e la terza qual é la sotto 
opzione. Si procede quindi con la stam- 
pa. solo se i pannelli attivi sono cambiati 
rispetto al ciclo programma precedente 

Megaposta 

Caro Marco Pesce, 
finalmente tra tutti i lettori della rivista 
MC c'è anche una ragazza che s'inte- 
ressa di videogiochi. Compro regolar- 
mente la rivista e leggo volentieri anche 
la rubrica di Francesco Carla, pur trovan- 
do spesso discutibili i suoi giudizi. 

Ritengo la tua iniziativa veramente 
meritevole dello spazio che ha occupato 
finora nella rivista (se non vado errata, 
sono più di 2 anni che il Megagame 
a procede »). Mi rendo conto che è stata 
un'impresa difficile, ma spero che tu 
possa persistere perché trovo veramen- 
te interessante quello che scnvi e pen- 
so di non essere la sola, e spero che tu 
possa continuare ancora per molto tem- 
po. Spero che questa lettera ti sia di 
conforto in qualche modo, ma non cre- 
do che tu ne abbia bisogno vista la tua 
tenacia. Aspetto con impazienza il pros- 
simo numero! 

A presto 

Barbara Tosti, Roma 

Erano due anni che aspettavo una 
lettera cosi. A quanto pare l'attesa è 
stata più che ricompensata! Cara Barba- 
ra, spero proprio che questa non sarà 
la tua ultima lettera... prossimamente 
fammi sapere se sei interessata a qual- 
che argomento particolare. 

Ciao. mc 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



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PD SOFTWARE 


coordinamento di Andrea de Prisco 


Software PD per il 

di Corrado Conforti 


Il CP/M è stato senz'altro il 
primo vero sistema operativo 
a larga diffusione della storia 
del Personal Computer, e 
conobbe la sua massima 
espansione nei primi anni '80 
quando un personal computer 
a 16 bit era un sogno quasi 
fantascientifico. 

Oggi a dieci anni di distanza, 
tra il dilagare di macchine 
sempre più potenti, tra MS- 
DOS 4.01, OS/2 e UNIX, il 
vecchio sistema operativo a 8 
bit sembra non volere ancora 
uscire di scena. Infatti, anche 
se negli ambienti di lavoro i 
grossi «scatoloni» lenti e 
rumorosi sembrano essere 
stati completamente 
rimpiazzati dai PC delle nuove 
generazioni, la stessa cosa 
non vale per il settore 
hobbystico. dove ancora si 
trova qualcuno che a casa 
propria continua ad usarli 


Ma il CP/M oggi come oggi non so- 
pravvive con questi pochi nostalgici, né 
con coloro che lo usano sugli MS-DOS 
o su Amiga con degli emulatori, ma 
grazie soprattutto al grande parco degli 
utenti Commodore 128 e 64 e MSX. 

Inoltre, oggi come oggi è abbastanza 
raro che qualche produttore di software 
commercializzi un programma per CPI 
M, visto che è senz'altro più remunera- 
tivo impegnare le proprie energie pro- 
grammatone su calcolatori a più vasta 
diffusione, cosa questa che ha decreta- 
to di fatto la fortuna del software di 
Pubblico Dominio (PD) e dello Sharewa- 
re. Sul significato esatto di questi due 
termini, vi rimando al numero di aprile di 
MC (n. 84, pag. 83 e seguenti) dove 
Massimo Gentilini ha approfondito mol- 
to bene l'argomento. 

È opportuno, prima di iniziare a parla- 
re del software PD per il CP/M. analizza- 
re quali sono i canali per reperirlo, quali i 
metodi per effettuarne il prelievo dai 
BBS ed infine la descrizione dei metodi 
di compressione più utilizzati. 

Dove reperire il software PD 

In Italia, uno tra ì canali principali è 
costituito dall'area programmi di MC- 
Link, che come tutti saprete certamen- 
te è il servizio telematico della Techni- 
media, e in cui potrete trovare tutti i file 
di cui si parlerà su queste pagine. 

Oltre a MC-Link, è possibile cercare 
in alcuni tra i nodi più forniti della rete 




Bytes Records 


Metodo Usato 


EXEMPIO.DOC 
EXEMPIO . ARK 
EXEMPIO . DZC 
EXEMPIO. DQC 
EXEMPIO. ZIP 
EXEMPIO. LZH 


4k 21 

2k 13 

2k 13 

2k 15 

2k 10 

2k 11 


nessuno 
ARK 1.1 
Crunch v2.0 
Squeeze vi. 6 
PkZip vi. 02 
LHArc vi. 3 


Tabella comparativa dei metodi di compressione piu usati nel CP/M L'indicazione RECORDS è l'effettivo 


170 


CP/M 


FidoNet (mi riferisco in modo particolare 
a Opus MonteCastello e a Fido Po- 
tenza). 

Negli Stati Uniti poi. esistono una 
infinità di piccole BBS sparse su tutto il 
territorio, molte delle quali dedicate 
espressamente alle macchine CP/M 
Ma la fonte principale di software PD, 
punto di riferimento dell'universo dei 
programmatori, sono le 12 aree file per 
il CP/M del grande network americano 
CompuServe. 

Come prelevare il software 

Disponendo di un programma di co- 
municazione in CP/M. è estremamente 
semplice effettuare il download (prelie- 
vo) di un file da un BBS: basta chiamare 
il servizio in questione, selezionare il 
programma desiderato ed iniziare il tra- 
sferimento con uno dei tanti protocolli 
di trasmissione esistenti. 

Ma è purtroppo abbastanza probabile 
che un utente MSX o Commodore non 
abbia inizialmente un programma di co- 
municazione che giri in CP/M. ma ne 
abbia invece uno che funzioni nel modo 
nativo della macchina. Vediamo che co- 
sa si può fare in questi casi, 

Commodore C64 

Il piccolo Commodore permette di 
utilizzare il CP/M grazie ad una cartridge 
Z80 che veniva venduta qualche anno 
fa. Oggi è ancora possibile reperire la 
cartuccia ad un prezzo accessibilissimo 
presso un rivenditore abbastanza for- 
nito. 

La versione di CP/M che gira sul 64 è 
la v2.2 (la più diffusa) e ha una TPA 
(Transient Program Area) di 48K e gira 
con un C64 e almeno un drive 1541. 
Ovviamente un dischetto formattato in 
CP/M risulta illeggibile al 64 in modo 
nativo e viceversa, quindi come poter 
usare del software prelevato da un pro- 
gramma di comunicazione come LINK- 
64 o VIP-TERMINAL? 

Esiste un programmino funzionante 
in modo nativo che risolve questo pro- 
blema. che si trova in MC-Link ed è 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


PD SOFTWARE 


possibile prelevare normalmente. Si 
chiama COMCPM.BIN e permette di 
copiare facilmente dei file da un di- 
schetto formattato in modo 64 a un 
dischetto formattato da un 1541 in mo- 
do CP/M 2.2. 

Commodore C128 

Il sistema operativo CP/M+ 3.0 distri- 
buito insieme al CI 28 é la versione 
dell'agosto 1985, che tra le cose non 
permette di utilizzare la USER PORT 
della macchina come una RS232 e quin- 
di in definitiva preclude l'uso di un mo- 
dem. La Commodore ha comunque rila- 
sciato sul mercato PD due nuove relea- 
se del file CPM+.SYS, datate rispettiva- 
mente dicembre 1985 e luglio 1987. 
Entrambe queste nuove versioni per- 
mettono l'uso della RS232 e quindi di 
uno qualsiasi dei programmi di teleco- 
municazione disponibili sul mercato, an- 
che PD. In MC-Link è presente il file 
NUOVOCPM.SYS che è appunto la ver- 
sione del luglio 1987 del CPM+.SYS. 

Ma come fare per portare il file NUO- 
VOCPM.SYS, come qualsiasi altro file, 
in modo CP/M dato che ovviamente 
come per il C64 un dischetto formattato 
in modo CP/M non è leggibile al modo 
CI 28 e viceversa? Anche qui si può 
usare il COMCPM.BIN se si ha un drive 
1541, ma se si ha invece un 1571 è più 
conveniente usare il CROSS-LINK, pro- 
gramma che permette la copia di file tra 
dischi 128, dischi CP/M e addirittura 
dischi MS-DOS. Vediamo cosa si deve 
fare per utilizzarlo: per prima cosa prele- 
vare in modo CI 28 da MC-Link il file 
chiamato XLINK.SDA e metterlo su un 
floppy vuoto. Dopo aver spento e riac- 
ceso il computer, si carichi e si faccia 
girare sempre in modo 128 il file prele- 
vato. Questo produrrà sul disco un pro- 
gramma composto da tre parti, di cui la 
principale é quella chiamata XLINK21. 
Seguendo le semplici istruzioni accluse, 
il problema è risolto. A questo punto 
possiamo trasferire il file NUOVOCPM- 
+.SYS sul dischetto di boot del CP/M, 
non senza aver prima fatto una copia di 
riserva di quest'ultimo. Caricate il CP/M 
e cancellate dal disco di sistema il file 
CPM + .SYS e rinominate NUOVOCPM- 
.SYS in CPM+.SYS. Il gioco è fatto. Ora 
la vostra versione di CP/M+ 3.0 vi per- 
metterà di far girare un programma di 
comunicazione in CP/M, quale può es- 
sere il MEX128.COM o I1MP344.COM 
(presenti in MC-Link) che avrete trasfe- 
rito con il CROSS-LINK o con il 
COMCPM su un disco CP/M. 


CRUNCH BBS 
ROYAL OAK'S 
FOG #1 
FOG #6 
PRAC.SA. 

MICRO BBS 
REDIFFUSION 
GREY MATTER BBS 
DOWNEY RCPM 
WEST LOS ANGELES 
THE MACHINE BBS 


- (201) 447-6543 

- (313) 759-6569 

- (415) 755-2030 

- (415) 755-8315 

- (415) 948-2513 

- (303) 752-2943 

- (213) 665-5332 

- (213) 971-6260 

- (213) 806-2226 

- (213) 838-9229 

- (503) 747-8758 


Elenco restalo di alcu- 
ne Ira le BBS amenca- 
ne che hanno delle 
fomite aree file di soft- 
ware Public Domain 
per il CP/M. 


MSX e MSX2 

Sulle macchine dello standard MSX 
girano due versioni del sistema operati- 
vo CP/M. La prima, prodotta dalla Spec- 
travideo per l'MSXI è la versione 2.2 ed 
ha una uscita video a 40 colonne, men- 
tre la seconda, dalla Philips per l'MSX2 
è la versione 3.0 con uscita video sia a 
40 che a 80 coione. Entrambe le versio- 
ni di CP/M vengono distribuite dal pro- 
duttore insieme a degli appositi pro- 
grammini di utilità che permettono il 
trasferimento di file dal modo nativo al 
CP/M con pochi passaggi. Va notato 
che a parte alcune applicazioni che fan- 
no uso di particolari locazioni di memo- 
ria, i programmi scritti per CP/M girano 
quasi tutti nel modo nativo della mac- 
china. in quanto l’MSX-DOS è parzial- 
mente compatibile con questo. Spesso 
comunque è necessario convertire alcu- 
ni overlay per permettere ai programmi 
di girare senza problemi in modo MSX. 
In MC-Link alcuni utenti, tra cui lo stes- 
so Maurizio Mauri che i nostri lettori 
utenti MSX senz'altro conosceranno, 
hanno cominciato a collaborare tra loro 
per eseguire queste modifiche, e i risul- 
tati si vedono: gli arcatori ed i program- 
mi di comunicazione che prima giravano 
solo sotto CP/M ora anche in versione 
MSX-DOS. 

Programmi di comunicazione 

In CP/M esistono diversi programmi 
di comunicazione estremamente-validi, 
ma hanno il problema che sono «hard- 
ware-dipendenti», nel senso che biso- 
gna personalizzare gli overlay in codice 
Z80 che si occupano degli I/O sulla 
porta seriale. In MC-Link al momento 
esistono alcuni programmi già adattati 
alle macchine che stiamo trattando. Ve- 
diamo quali sono: 


IMP244: 

Scritto da Irvin Hoff, il creatore dell'Y- 
modem è presente in MC-Link sia in- 
stallato per il Commodore CI 28 che per 
il C64. Inoltre è in linea una versione 
non installata. 

L'IMP (acronimo che sta per Irvin 
Modem Program) permette il settaggio 
automatico dei parametri di comunica- 
zione (a parte la velocità) ed i protocolli 
XMODEM, YMODEM e YMODEM 
BATCH per il trasferimento multiplo di 
file. 


A.CRUNCH20 

Usage: CRUNCH20 [d:]<afn» Id:] I/OI/VI/CJ 

GEL Cruncher v2.0 
EXEMPIO.DOC -> A: EXEMPIO.DZC 

21 13 621 1476 0 I 3k ---, 2k) 


A>UNCR20 

Usage: UNCR20 [d:]«afn> (d:) ( /Q | /V | /CI 

A>uncr20 esemplo. dzc 
EXEMPIO.DZC -> A : EXEMP IO . DOC 

13 21 1624 1476 0 ( 2k — » 3k) 


Il modo di impiego dei programmi CRUNCH20 e 
UNCR20 è visibile in questi due esempi 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


171 


PD SOFTWARE 


M EX 128: 

Ottimo programma di comunicazione 
installato per CI 28. permette il trasfen- 
mento in XMODEM e KERMIT. 

ZMP15: 

Acronimo di ZModem Program, giun- 
to ora alla versione 1.5, é presente in 
area in due versioni, una installata per 
girare sotto MSX2 e l'altra non installa- 
ta. Il programma permette il trasferi- 
mento dei file con i protocolli XMO- 
DEM, YMODEM BATCH e ZMODEM 
con recovery. Quest'ultimo protocollo è 
oggi il più usato e funzionale nonché 
veloce, ottimo anche in presenza di 
linee molto disturbate, dal momento 
che permette di riprendere un trasferi- 
mento interrotto a causa dei troppi erro- 
ri, al punto esatto in cui si era arrivati. 
CV3.0: 

Programma di terminale VIDTEX per il 
CP/M del CI 28. Tra le altre cose per- 
mette il trasferimento automatico usan- 


do il CIS-B, efficacissimo e veloce pro- 
tocollo di comunicazione elaborato dal 
network americano CompuServe. 

Compattatori e archiviatori 

La quasi totalità dei computer in uso 
al giorno d'oggi fa uso di programmi 
che permettono la compressione o l'ar- 
chiviazione dei file. Per la descrizione 
approfondita di cosa sia un compattato- 
re o un archiviatone rimando al numero 
85 di MCmicrocomputer (maggio '89, 
pag. 122 e seguenti). Per ora é suffi- 
ciente sapere che un programma di 
compressione è un software che conca- 
tena, comprimendoli, uno o piu file in- 
sieme in un unico archivio di lunghezza 
relativamente ridotta. Ma vediamo quali 
sono i programmi più usati in CP/M 
SQUEEZE: 

É il primo tra i compattatori utilizzati 
sulle macchine CP/M, e di conseguenza 


non è molto efficiente, sia in termini di 
velocità di compattamento/decompatta- 
mento sia per le dimensioni del file 
compresso. Un file «squeezato» si rico- 
nosce dal fatto che la lettera centrale 
dell’estensione del nome é una «Q» 
Ad esempio, comprimendo il file « PIP- 
PO. COM» avrò un file chiamato «PIP- 
PO.CQM». 

In MC-Link sono presenti i due file 
SQUEEZE.COM e UNSQ.COM che so- 
no rispettivamente il compressore ed il 
decompressore. 

CRUNCH: 

Anche questo è un compattatore ab- 
bastanza datato, con delle caratteristi- 
che simili allo SQUEEZE. Il rapporto di 
compressione migliora nettamente, ma 
resta praticamente invariato il tempo 
impiegato per le operazioni di compatta- 
mento e decompattamento. Un file 
«crunchato» si riconosce dalla «Z» alla 
seconda lettera dell'estensione del no- 
me. Ad esempio. «PIPPO.COM» «crun- 
ehato» diviene «PIPPO.CZM» 

In MC-Link è possibile trovare i file 
CRUNCH20.COM e UNCR20.COM. ri 
spettivamente compattatore e decom- 
pattatore. 

LIBRARY: 

Questo non è un compattatore, ma 
solo un archiviatore. 

Infatti una library, cioè un programma 
con una estensione «LBR» non é altro 
che una «raccolta» di file, inclusi tutti 
insieme in un unico item. L'utilità di una 
cosa simile è evidente se si ha la 
necessità di trasferire gruppi di file lega- 
ti tra loro, li si include in una libreria, la 
si trasferisce dopodiché la si «delibra», 
cioè si estraggono da essa tutti i file 
contenuti. Usualmente in CP/M si trova- 
no delle librerie che includono file tratta- 
ti da SQUEEZE e CRUNCH. cosi che 
oltre a contenere più file, sono anche 
più corte della somma dei loro compo- 
nenti. 

In MC-Link sono presenti LU.COM e 
DELBR1.COM. rispettivamente le utility 
per creare una library e per dissolverla. 
Esistono anche dei particolari program- 
mi di utilità che permettono di dissolve- 
re una library e decomprimere gli even- 
tuali file «squeezati» o «crunchati» tutto 
automaticamente. 

Un esempio e il file LBREXT22.ZIP 
presente in MC-Link. 

ARC: 

È senz’altro il compressore più cono- 
sciuto ed usato (nonché il più amato 
dagli italiani, n.d.a.d.p.l, tant'è che la 
maggioranza dei personal computer ne 
ha una versione, piu o meno compatibi- 
le con le altre. In particolar modo la 
versione attuale per il CP/M é la 1.1, 
compatibile perfettamente con 
ARC5.21 e PKARC 3.61 del mondo MS- 



172 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


PD SOFTWARE 



DOS. Infatti è perfettamente lecito pre- 
levare un file arcato da un PC con uno 
dei succitati arcatori. e dearcarlo con 
successo su un CI 28 o un MSX tramite 
il dearcatore CP/M È vero anche il 
contrario, e cioè un file arcato da un CP / 
M può essere dearcato con un IBM 
compatibile e addirittura da un Amiga. 

ARC racchiude in un solo programma 
le caratteristiche di SQUEEZE, di 
CRUNCH e delle LIBRARY, infatti gene- 
ra file che oltre ad essere degli «archi- 
vi» (librerie), sono anche compattati con 
dei metodi a volte analoghi a quelli dei 
vecchi compressori. La scelta del tipo di 
compressione da usare, è normalmente 
fatta in modo automatico dalla macchi- 
na. ma si può forzare il programma ad 
usare il CRUNCH per tutti i file. Da 


Anche il programma 
SQUEEZE dispone di 
un corrispondente pro- 
gramma per la decodi- 
fica in formato leggibi- 
le. si tratta di UNSQ 


notare che l'ARKl.1 può girare anche 
sotto MSX-DOS senza alcuna modifica. 

In MC-Link sono presenti ARK1 1 ARK 
e UNAR16.LBR, cioè l'arcatore (in for- 
ma arcata!) e -il dearcatore. Per usare 
questi due file, si deve prima decompri- 
mere la libreria UNAR16.LBR e poi con 
il file UNARC.COM ottenuto, dearcare 
TARIC1 1. ARK. 

ZIP: 

Questo è senz'altro il compressore 
piu efficiente che si trovi oggi, ed è 
largamente usato nel mondo MS-DOS, 
dove praticamente non ha rivali. Per il 
CP/M esiste un deZIPpatore, cioè un 
programma che permette di decom- 
primere un archivio ZIP creato da 
una macchina MS-DOS. Purtroppo per 
quanto ne so attualmente, uno ZlPpato- 


re. cioè il programma per creare i file 
ZIP non è stato ancora fatto per le 
macchine basate su Z80. L'avere il solo 
decompressore per lo ZIP può sembra- 
re privo di senso pratico, ma in realtà 
permette all'utente CP/M di prelevare e 
decomprimere tutti quei file creati da 
macchine MS-DOS, in cui ad esempio 
ci sono dei sorgenti di programmi, o dei 
file di testo che possono essere utili 
anche a lui. Inoltre spesso succede di 
trovare dei file CP/M compressi con lo 
ZIP e che sono stati ovviamente creati 
usando una macchina MS-DOS. Anche 
noi in redazione quando dobbiamo inse- 
rire dei file CP/M in MC-Link, prima li 
passiamo su un PC e li ZIPpiamo. Suc- 
cessivamente li scarichiamo in MC-Link. 
Il vantaggio è che la compressione è 
assai più spinta che con qualsiasi altro 
metodo. In MC-Link il decompressore è 
presente come UNZIP9.LBR. 

LHARC: 

Anche per questo nuovo metodo di 
compressione, ultimamente molto in 
voga sui sistemi MS-DOS e Amiga, sul 
CP/M esiste al momento solo il decom- 
pressore perfettamente compatibile 
con la versione 1.3 di LHARC per MS- 
DOS. Dal momento che LHARC utilizza 
la compressione di Huffmann che è uno 
degli algoritmi utilizzati dallo ZIP, l'effi- 
cienza di compressione tra i due è più o 
meno uguale, solo che ZIP è senz'altro 
più veloce. Il decompressore in MC- 
Link è LH-CPM1 1 ARK. 

ZOO: 

Esiste anche un decompressore per 
gli archivi creati con il pacchetto ZOO 
sotto MS-DOS e Amiga, ma non è 
installato per nessuna macchina. Nel 
pacchetto presente in MC-Link sono 
incluse i sorgenti «C» che possono es- 
sere usate per adattare il programma a 
girare sulla propria macchina. Gli archivi 
ZOO sono abbastanza compatti, anche 
se non ai livelli di ZIP o LHARC. In ogni 
caso è abbastanza raro trovare program- 
mi CP/M compressi con tale metodo. 

Su MC-Link il decompressore ZOO si 
chiama B00Z4CPM.LBR. 


Conclusioni 

Dopo un lungo uso dei vari compres- 
sori su CP/M. posso senz'altro consi- 
gliarvi di usare ARC per creare i vostri 
archivi, se non altro per la trasportabilità 
di questi, vista la compatibilità di ARK1 1 
con le versioni MS-DOS e Amiga. D'al- 
tro canto è lecito aspettarsi per l'imme- 
diato futuro delle nuove e più aggiorna- 
te versioni dei programmi citati oltre 
che le versioni CP/M dei compressori 
ZIP e LHARC. visto il grande traffico 
esistente di software PD per Z80. 


A>UNZIP 

UNZIP v0.99 by S. Greenberg 

May be reproduced £ or non-profit use. 

Usage: UNZIP <f llenamef . zipl > [<afn.] 

Extracts all members matchlng .afri, from thè specified ZIPflle. 

If <a£n> la not present. a directory of thè nenbers Nili be displayed. 


A>unzip exempio.zip 
UNZIP v0.99 by S. Greenberg 

Exploding : EXEMPIO.DOC, done. 


Per tutti i file compressi in formato ZIP è possibile impiegare il corrispondente di 
decompattazione UNZIP 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


173 


ARCHIMEDES 


di Bruno Rosati 


Anteprime, notizie e..* brevi riflessioni 


Il ti rivoluzionario» A3000 e la nuova serie 400/1; 
più le notizie a riguardo di nuovi pacchetti, annunciati o già in 
distribuzione e una mini-panoramica su quello che é l'effettivo 
parco software di Archie le relativa disponibilità in Italia ) ultime 
novità hardware comprese 


Acom Educations News: Announcing 
a new BBC computer — thè Acorn 
A3000. Ed ancora: Computing in The 
Home. Powerful, Adaptable, Educatio- 
nal... and Fun. 

Non si tratta di un modo originale 
messo a punto dalla Shenker per far 
imparare l'inglese. Più semplicemente, 
ho appena citato i titoli di due depliant 
pubblicitario-informativi che l'Acorn ha 
stampato per divulgare al mondo la lieta 
novella: l'avvento dei nuovi computer 
della linea Archimedes. L'A3000 e la 
rinnovata serie A400/1 . Un qualcosa di 
dirompente è soprattutto l’annuncio e 
l’avvenuta commercializzzione del «pic- 
colo» A3000. L' entry level della famiglia 
degli Archie, già in catalogo presso la 
Delphi ad un milionecinquecentomila 


(IVA esclusa) sarà al più presto oggetto 
di una nostra prova su strada. 

A chi nel frattempo non sa resistere, 
possiamo comunque dare qualche bre- 
ve anticipazione; cominciando anzitutto 
con il tranquillizzare sul piano della com- 
patibilità. L'A3000, così come la nuova 
serie 400/1 è e resta un Archimedes. 
Fornito dello stesso chip-set delle altre 
RISC-machine, il RISC-ÒS di serie, un 
Mbyte di RAM (con l’opzione per un 
secondo mega da aggiungere interna- 
mente), interfaccia Centronics standard, 
più la possibilità di collegare schede di 
espansione, secondo disk drive e hard 
disk esterni, il piccolo di casa Acorn è 
una versione (tra l’altro ben riuscita an- 
che come design) a modulo unico. Sul 
tipo degli Atari ST e l'Amiga 500, com- 
patta unità centrale e tastiera, con il 
drive interno incassato sul lato destro 
dello chassis. 

A chi poi si chiede perché è 
stato costruito, la risposta è 
presto data: riduzione dei co- 
sti ed allargamento del merca- 
to da quello professionale a 
quello educazionale (ovvero il 
«regno» della Acorn). In prati- 
l'anello mancante di una 
catena che ora si completa 
portando la tecnologia ri- 
dotta a tutti i livelli. Dal 
mondo dell’Unix con 
l’ R 1 40 aH'home «puro» 
dell’A3000. Il solo pensare 
che un ARM è da oggi sot- 
to i polpastrelli di scolaretti 
con fiocco e grembiulino mi fa ac- 
capponare la pelle. Ma ci pensate? 

Fra le due opposte soluzioni ecco poi 
la serie 400/1 che con i modelli 410, 
420 e 440 riesce a coprire l’eterogenea 
fascia di utenza personal-e, alla quale, 
confermando le stesse doti di velocità, 
consente la massima espandibilità della 


macchina configurabile attraverso le tre 
versioni distinte. Dal 410/1 con un solo 
megabyte di RAM al 420/1 con 2Mb ed 
HardDisk da 20Mb fino al 440/1 attesta- 
to a 4Mb e con HD da 50 Mb. ce n'é 
per tutte le esigenze e. dai tremiliom- 
duecentomila del primo ai setteemezzo 
del 440/1 , anche per tutte le tasche. 

La conseguenza più immediata di 
questo nuovo listino è stata la messa 
fuori produzione dei vecchi modelli 
A305 e A440. Il riallineamento del cata- 
logo Acorn era cosa quanto mai giusta 
ed auspicabile. Il mercato tra l'altro, 
oltre ad un indubbio miglioramento tec- 
nologico, esigeva una migliore colloca- 
zione dell'offerta. L'A3000 per ì'home, 
la serie 400/1 per il personal e l'R140 
per il professional ridisegnano una stra- 
tegia più chiara. 

Software, software... 

...e tanto hardware! 

Se lo stato di salute di un computer si 
legge dal numero dei programmi per 
esso realizzati, possiamo tranquillamen- 
te affermare che il nostro Archie. a due 
anni e mezzo dalla sua commercializza- 
zione. é vìvo, vegeto e sano come un 
pesce. Leggasi il numero delle softwa- 
re-house al lavoro per lui. centoquaran- 
ta! Dall'AcornSoft all'AutoDesk, dalla 
AVP Computing con il suo sterminato 
catalogo alla Silicon Vision con i suoi 
gioielli per la Computer Graphics e la 
programmazione in genere, poi la EMR 
e i suoi dodici moduli per la MIDI-music, 
la Minerva, la ACE del rinnovato RISC- 
OS Euclid, la CADsoft Computer Gra- 
phics e la mitica Clares dell'altrettanto 
mitico Artisan e del Render Bender; 
quindi la Lingenuity (divisione della Lin- 
dis International) con il Presenter II ed il 
Presenter-Story per fare business Pre- 
sentation. Quindi, e con questa mi fer- 
mo, la Open Software Library, specializ- 
zata in training-program sulla struttura 
ed il funzionamento dei principali organi 
del corpo umano. 

Il totale sfiora il numero di mille appli- 
cativi e mi correggo: le soft (hard)-ware- 
house al lavoro su. e per, Archie sono 
«solo» centotrentotto! 

Non farò recensioni, ma credendo di 
rendervi cosa ancora più gradita, una 
autentica panoramica su tutto quello 
che è il parco software ed hardware del 



174 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


ARCHIMEDES 


nostro. Doveroso è iniziare aprendo il 
catalogo della Delphi e partendo dalla 
pagina due, rendervi edotti anzitutto 
della disponibilità dell'upgrade per la se- 
rie 300. del RISC-OS. Quattro chip 
dal peso di mezzo-mega che con 
una spesa di sole ottantatremi- 
la lire vi permettono di uscire 
dalle limitazioni dell'Arthur e di 
cominciare a far sul serio. Se 
ancora non vi rendete conto 
di cosa possa mai essere il 
RISC-OS, prego di aprire a 
pagina 196 il numero 88 di 
MCmicrocomputer e di darvi 
una «letta». Subito dopo, una 
telefonatina al vostro rivendi- 
tore o direttamente alla Delphi 
e in poco tempo avrete, al posto di 
un sistema operativo, il Sistema Ope- 
rativo. 

Tornando di nuovo al catalogo Delphi, 
per chi abbisogna di più memoria e 
velocità di calcolo, ecco i kit da un 
mega, sia per la serie 400/1 (578.000) 
che per l'A3000 (587.000), le schede 
Floating Point (solo per i 400/1) e gli 
adattatori SCSI. 

Quindi il nuovo Armadillo Stereo 
Sound Sampler e le schede GenLock; 
dalla Chroma 320 (587.000) alla Chroma 
345 in versione avanzata, più il converti- 
tore a colori (668.000) per il digitalizzato- 
re Watford. Indi il Pace Linnet, modem 
V21/V23 con autodial e autoanswer per 
collegarsi in Videotel, banche dati ed 
altri terminali, ovviamente in congiunzio- 
ne con uno dei pacchetti in catalogo: 
l'Hearsay Comms, l'ArcCom e l'Arc- 
Term. 

Il nostro consiglio è rivolto all'Hearsay 
(225.630) che riesce ad emulare termi- 
nali VT100, Viewdata, ovvero TeleVideo 
e VT220; quindi Tektronix e supporto 
dei protocolli XModem, Kermit, SEAIink 
e YModem. 

Per quanto riguarda i linguaggi di pro- 
grammazione. passato lo Speciale Lin- 
guaggi, ecco aggiungersi il nuovo RISC- 
BASIC (253.970) ed il C-Front per il 
RISC-OS C-Compiler. 



In fatto di fogli elettronici il nuovo 
PipeDream-3, é stato rivisto e corretto 
per l'avvento del RISC-OS, con capacità 
di multi-tasking e multi-windowing. 
Completamente «finestrellato» nel si- 
stema window standardizzato dal RISC- 
OS. il Pipedream-3, a differenza dei suoi 
predecessori riesce a dimostrarsi un 
vero Word Processor, un vero spread- 
sheet e un vero database. 

Cresce, accanto al System Delta 
Plus, la lista degli archivi archimediani. 
Disponibile fra poco il Genesis. genera- 
tore di ipertesti. Della serie «un databa- 
se potente, ma facile», troviamo in listi- 
no il Flying Star della Mitre Software. 
Immediato e di facile impiego e il FS è 
autoguidato. 

Sul fronte dei WP/DTPublishing, sta- 
rei per dire niente di nuovo; in catalogo 
troviamo difatti il Graphic Writer, il 1 st 
Word Plus e il Desktop Publisher recen- 
sito il mese scorso ...ma non posso non 
informarvi del nuovo e potente wp rea- 
lizzato dalla Contact Computer Con- 
cepts. Sto parlando dell'impressionante 
Impression — un gioco di parole scon- 
tato quanto vero... — . Specializzata nel- 
la produzione di scanner e spelling-che- 


EI.ABORATORI ACORN ARCHIMEDES 


Modello S.O. Memoria Porte Schede Prezzo 
(Mbyte) (X 1000) 

A3 10 Arthur 1.2 1 PS 2 2.368 
A410/1 RISC-OS 1 li PS 4 3.200 
A420/1 RISC-OS 2/4-HD20 PS 4 4.629 
A4 40 / 1 RISC-OS 4-HD40 PS 4 7.469 


cker. la CCC ha appena tirato fuori dal 
cilindro questa magia. Immaginate, tan- 
to per gradire, di poter lavorare su un 
documento con due differenti modi di 
visualizzazione attivi sullo stesso. Uno 
per vedere l'insieme l’altro per poterci 
scrivere nello stesso momento. 

Aggiungete la caratteristica dello spoo- 
ling-dish automatico, con il quale, sulle 
macchine da un solo mega. ITmpres- 
sion provvede a non occupare la memo- 
ria libera con il documento attivo. Sem- 
pre se non vi sembra sufficiente poi, 
consideratene le capacità grafiche, con 
il colour control a 24 bit e quindi 16 
milioni di colori. Il resto vorremmo effet- 
tivamente verificarlo in prima persona e, 
trattandosi di un grandissimo package, 
credo che la Delphi non tarderà a met- 
terlo in catalogo togliendoci la soddisfa- 
zione di una prova su strada. Impres- 
sion è quotato intorno alle 150 sterline 
che non è poco, ma neanche tanto. 
IstWordPlus e DTPublisher, nato il 
RISC-OS cominciano a trovarsi nuove 
compagnie. 

Grafica & CAD 

Da quando cominciai a digitare qual- 
cosa sull'Archie, convinto che una mac- 
china del genere avrebbe mandato in 
sollucchero un videografìco incallito co- 
me il sottoscritto, molta acqua è passa- 
ta sotto i ponti ed oltre ai «vecchi» 
Artisan e Pro-Artisan. leggo della dispo- 
nibilità in catalogo di altre «cosette» 
niente male. Come il Mogul della già 
citata ACE Computing. Un film-making 
adatto per sceneggiare le animazioni 
create dal RISC-OS Euclid (del quale 
non dobbiamo dimenticarci la sigletta 
3D, vero?). Il Mogul costa 55 mila lire, 
ma ne vale dieci volte tanto. 

Un altro nome interessantissimo pre- 
sente in catalogo è quello del RealTime 
Solids modeller by Silicon Vision, Velo- 
cissimo e facile da usarsi, questo mo- 
dellatore solido, concentrando nella sua 
struttura le caratteristiche migliori di un 
CAD e di un linguaggio grafico per se- 
quenze animate quali il SolidCAD e il 
RealTime Graphics Language, sempre 
della stessa Silicon Vision, è forse il più 
completo e versatile package per la 
creazione, il rendering e l'animazione 
mai prodotto per Archie né per gli altri 
personal in genere. Il costo del RSM è 
di circa duecentotrentamila lire. 

Accanto a questa «scheggia» realizza- 
ta in puro ARM-Assembler ecco il miti- 
co Render Bender della onnipresente 
Clares Micro Supplies. Molte delle vo- 
stre lettere chiedevano proprio di que- 
sto programma; non tanto per sentirse- 
ne decantare le caratteristiche sopraffi- 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


175 



tutti e due? 



Prima che lo scriviate e me ne faccia- 
te una colpa, prometto: fra non molto 
cercheremo di organizzare con la Delphi 
una serie di prove configurando l’Archie 
come workstation grafica completa. Un 
genlock, il digitalizzatore, i migliori pac- 
chetti per computer Graphics. Il softwa- 
re in catalogo è fortunatamente suffi- 
ciente per provare l'approccio e se per- 
mettete che provi un attimino ad in- 
fluenzare. vorrei riuscire, un giorno, a 
provare tutta la collana della Silicon Vi- 
sion che. credo la migliore sw-house in 
assoluto per quanto riguarda la Compu- 
ter Grafica, per Archie. e per Macintosh, 
dato che i suoi pacchetti vengono pro- 
dotti anche per il «(melone». Sto pen- 
sando al grandioso FilmMaker, il Solids- 
RENDER. il SolidsTOOLS. l’ARC-PCB 
Professional e gli stessi SolidsCAD e 
RealTime Graphics Language. 

Tutto questo perché, anche se Archi- 
medea nasce per essere bravo a far 
tutto continuo a ritenere decisivo il suo 
indirizzamento verso la Computer Gra- 
phics e la videografica in particolare. 

Archie e la Musica 

Oltre ai moduli dell'Arpeggio Music 
System, in parte visti ed in parte intravi- 
sti qualche mese fa. il catalogo della 



Delphi si è ultimamente arricchito del 
grande Armadeus, un sampler (ma 
guarda un po’!) della Clares e, sempre 
della Electric Music Research, dello 
ScorePMS for ARC, abile, quest'ultimo, 
aH'impaginazione e stampa (in Post- 
Script tra l'altro) da raffinatissime parti- 
ture musicali. In arrivo poi lo Studio- 
24Plus del quale, recensendo la versio- 
ne minore, quella sprovvista del PLUS, 
potemmo solo immaginare la potenza. 
Ci vengono garantite incredibili possibili- 
tà di controllo anche sui codici video 
(SMPTE) grafica in tempo reale e nota- 
zione musicale ovviamente sincronizza- 
ta al resto per poterci creare anche fra 
le mura di casa, videoclip spaventosa- 
mente professionali. 

Con MIDI Maestrol e 2. infine, un 
minicorso per l'apprendimento della 
musica via MIDI, con una infinità di 
esercizi per la lettura e per il dettato 
musicale. Più che nel software applicati- 
vo sono da inserire in quello didattico, 
del quale, due paroline è il caso di 
spenderle. 

Software didattico 

TermoDìnamica e Statistica. Geome- 
tria Analitica. Genetica 1 e 2. etc., per 
quanto riguarda studi superiori, e poi 
argomenti più «elementari» quali «Lo 
stagno come ecosistema », « L'albero 
della conoscenza» o « / cicli in natura», 
sono solo alcuni fra i titoli presenti in 
catalogo. Si tratta della giocosa tradizio- 
ne acomiana ed olivettiana del compu- 
ter quale mezzo video-didattico all'ap- 
prendimento. Un qualcosa di misterioso 
qui da noi, è vero. Ma ovviamente gradi- 
to, più di quanto si possa pensare, da 
chi. avendo sempre apprezzato le mac- 
chine Acorn ed Olivetti-prodest. può per 
motivi di lavoro — vedi insegnanti — o 
di studio — vedi studenti — rivolgersi al 
catalogo con notevoli possibilità di 
scelta. 

Infine, includendo nel gran pentolone 
del parco hard & soft di Archie. una 
trentina di game finalmente si conclude 
questo ribollente giro d'orizzonte dedi- 
cato al catalogo Delphi. 

Il prossimo mese allargheremo l'oriz- 
zonte guardando più attentamente cosa 
succede oltremanica. mc 


176 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





Un 1990 senza problemi per i rivenditori di PC. 

Se gli anni '80 hanno avuto in J .soft un sicuro punto di 
riferimento per la distribuzione di Lotus, Microsoft. 
Borland. Xerox Ventura, Corel Draw e Spiga, gli anni 
'90 iniziano all'insegna di un nuovo e promettente 
incontro. 

J .soft e Ashton-Tate hanno unito il proprio entusiasmo e 
la propria esperienza per offrire al mercato il meglio dei 
prodotti Ashton-Tate attraverso l’onnai consolidala rete 
distributiva di J .soft. Il ruolo leader svolto 
da sempre nel settore della distribuzione 
di pacchetti software per office automa- 
tion. la notorietà raggiunta presso utenti e 
rivenditori, a cui offre la più completa as- 


sistenza tecnica ed il supporto marketing, rendono J .soft 
il miglior “mezzo di comunicazione” per la diffusione 
dei prodotti Ashton-Tate dedicati al mondo Dos. 

Di Ashton-Tate tutto o quasi è già stato detto: i suoi 
prodotti (dBase IV. Framework. Multimate. ...) hanno 
fatto la storia del l'informatica e rappresentano oggi lo 
standard di mercato. 

Le condizioni commerciali competitive, i rapidi tempi 
di consegna dei prodotti, la capillare rete di distribuzio- 
ne, un listino ampio ed aggiornato, da 
oggi permetteranno ad ogni rivenditore di 
accrescere i propri successi con la sicu- 
rezza di avere al fianco due società leader 
nei rispettivi mercati. 



Distributore per l'Italia 


Viale Restelli, 5 • 20124 Milano 
Telefono 02/6073671 Fax. 02/6070821 


MACINTOSH 


di Raffaello De Masi 


WingZ 1.0 (2 a parte) 


Diceva mia nonna che chi ha 
cattiva testa deve avere buon 
piede (a chi tene mala capo 
adda tené buono pede») vale 
a dire che chi non riesce a 
fare al completo una cosa 
dovrà per forza di cose 
preveder di ripeterla, 
completando quelle cose che 
non aveva fatto in 
precedenza. 

A parte la saggezza di mia 
nonna e di tutte le nonne in 
genere è proprio vero che 
nella vita ogni cosa fatta è 
migliorabile; vero è che il 
meglio è sempre nemico del 
bene ma se continuiamo con 

10 scioglilingua dei proverbi 
qua non la finiamo più! 

11 motivo di tutto questo 
preambolo è piuttosto 
semplice; ci ritroviamo di 
nuovo a parlare di WingZ, a un 
mese di distanza per ampliare 
il discorso su questo package 
dalle notevoli risorse e dalla 
non comune struttura. 
Vedremo in questa puntata 
certe caratteristiche 
specifiche del pacchetto che 
ne consentono l'uso anche in 
aree che esulano in parte 
dall'uso specifico di uno 
spreadsheet 


Esplorando WingZ 

WingZ viene fornito in una grossa 
scatola di cartone delle dimensioni di 
30x22x13 cm contenente tre volumi 
pieni zeppi di notizie, riferimenti, descri- 
zioni. Sufficiente materiale per passare 
numerose ore ad apprendere il funzio- 
namento del package in attesa della 
successiva release. 

Ci viene a questo punto spontanea 
una domanda; questa corsa al migliora- 
mento ha davvero significato? Mi è ve- 
nuto qualche dubbio correndo appresso 
alle varie release di Excel; dopo un 
anno d'uso non ero ancora padrone 
della versione 1.0 che ecco apparire le 
successive 1.4. 1.5 e infine la 2.02; 
cerchi di capire appena appena come 
funziona una che arrivano di corsa le 
altre a farti ricominciare tutto daccapo. 

È giusta quindi tutta questa corsa al 
miglioramento? Da parte dei produttori 
certo si. visto che niente fa vendere 
meglio, ovviamente, un pacchetto, che 
una nuova release. Ma da parte dell'u- 
tente? Direi di no. anzi per essere dav- 
vero onesti la risposta sarebbe «ni». 
Intendiamoci, tutto dipende dalla facilità 
di apprendimento di un programma-pac- 
kage; la maggior parte di quelli di grafi- 


ca. specie se ben integrati nella inter- 
faccia Macintosh, sono piuttosto facili 
da imparare e portare al massimo delle 
prestazioni; cosi ogni nuova release e 
miglioramento sono i benvenuti, e ven- 
gono facilmente sfruttati dalla maggior 
parte degli utenti. 

Lo stesso non avviene, invece con 
programmi di maggiore complessità e, 
soprattutto, di più ampia e articolata 
utilizzazione; capita quindi spesso che. 
mentre ci si sta raffinando e specializ- 
zando nell'uso di un pacchetto, ne vien 
fuori un altro ben più dotato per cui si 
abbandona il lavoro finora svolto per 
passare a ricominciare daccapo. 

Credo che chi acquisterà WingZ ne 
avrà di cose da imparare e da leggere, 
anche io, che l’ho scelto come spread- 
sheet d'elezione per certe mie incom- 
benze professionali, dopo averlo usato a 
fondo per tre mesi non credo ancora di 
conoscere tutte le caratteristiche del 
programma. Farò a tempo prima che 
arrivi la release successiva? 

Ma torniamo a bomba, cercando di 
analizzare certe caratteristiche davvero 
specifiche del package che la volta scor- 
sa, per essere quella la prova del pac- 
chetto in generale, si son dovute sotta- 
cere per i soliti maledetti problemi di 



178 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MACINTOSH 


WingZ™ versione 


spazio. Vorrei innanzi tutto nvedere la 
definizione di WingZ che. per come 
espressa la volta scorsa, mi pare un po', 
ripensandoci, limitativa. 

Volendo giungere ad una definizione 
completa. WingZ può esere inteso co- 
me un prodotto capace di molto più che 
eseguire semplicemente i calcoli più 
complessi e avanzati. Esso offre in ag- 
giunta raffinati tool grafici destinati a 
creare schemi (grafica commerciale], il- 
lustrazioni (grafica pittorica! e report di 
testo (funzioni di w.p.|. Ma la cosa 
migliore che già adesso si riesce a 


Joe Erìckson, Larry Horner, Anne Ogborn, 
Jane Keller, Marion Lesser e Nezar Gharbia 

Produttore: 

Informix Software. Ine. 

16011 College Blvd 
Lenexa, Kansas 66219 
Tel. (9131 492-3800 
Fax (913) 492-2965 
Distributore: 

Modo s.r.l. 

Via Masaccio. 11 
42020 Reggio Emilia 
Tel. 0522/515199 


intravedere è che con i suoi 20 tipi di 
«chart», i suoi tool grafici e alfanumerici 
e la pressoché infinita capacità di com- 
binazione di questi WingZ riesce a tra- 


sformare un worksheet in un completo 
e sofisticato tool di presentazione II 
tutto efficacemente supportato dalla di- 
sponibilità degli Script, che utilizzando 
un vero e proprio linguaggio di program- 
mazione, HyperScript, dalla facile sin- 
tassi e dall'ottima implementabilità an- 
che da parte di un utente meno che 
sprovveduto, permette di automatizzare 
del tutto le più complesse operazioni e 
di creare applicazioni «custom» della 
più grande efficienza e efficacia. 

In pratica WingZ è tre programmi in 
uno, cosi riassumibili: 



In questa pagina e nelle successive (pagg 180/181) pubblichiamo alcuni esempi di output di grafica commerciale e statistica 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


179 



MACINTOSH 




• il worksheet di base, il vero «number 
cruncher», dalle elevate e sofisticate 
prestazioni; 

• il «presentation worksheet» che 
mette a disposizione un sofisticato am- 
biente grafico destinato a presentare 
dati su fogli colorati, report, stampe a 
colon su lucido e carta, diapositive in 
formato 35 mm; 

• il «custom worksheet», che mette a 
disposizione dell'utente una interfaccia 
completamente programmabile che 
consente di tagliare WingZ alle proprie 
effettive necessità. 

Vediamo le caratteristiche in partico- 
lare. 

Il worksheet di base 

Il foglio singolo di WingZ può acco- 
gliere e manipolare numeri, formule, 
operazioni e calcoli che consentono di 
organizzare e manipolare dati alfanume- 
rici e numerici. Gli scopi e le finalità 
specifiche del foglio sono quelli tipici di 
uno spreadsheet di base, come analisi 
dei costi, delle spese e dei ricavi, calco- 
lo di medie e sviluppo di previsioni del 
tipo «what if». creazioni e mantenimen- 
to di operazioni di budget, organizzazio- 
ne di conti personali e commerciali. La 
tecnica «what if», ovviamente la fa da 
padrone, consentendo di sviluppare 
strategie d’affari o di mercato, analizza- 
re problemi scientifici e valutare soluzio- 
ni tecniche e finanziarie. 

I campi d'azione dei calcoli sono quel- 
li classici, divisibili in cinque aree princi- 
pali, testo, numeri, logica, data, e tem- 
po. Una delle applicazioni integrate di 
tali funzioni sono l'analisi delle regres- 
sioni lineari, o le analisi di tendenza 


tresi utilizzare 
funzioni su matrici per eseguire calcoli 
specialistici; e ancora, sui dati contenuti 
nel foglio, impiantare un data base, su 
cui eseguire operazioni specializzate, 
dalle più semplici operazioni a quelle più 
complesse della gestione di un archivio 
clienti o altro. 

La cosa più interessante in tutto que- 
sto è che WingZ, con la sua possibilità 
di adoperate tutti i suoi tool sulla stessa 
pagina, utilizza senza particolari proble- 
mi (tranne quello forse della lentezza 
operativa), link dinamici tra valori e grafi- 
ca ad essi collegati; questo significa 
che lavorando con fogli di presentazione 
ben strutturati (lo vedremo tra poco), è 
possibile evidenziare con un impatto 
grafico molto efficace, le variazioni nu- 
meriche gestite dall'operatore. 


Il «presentation worksheet» 

Parlare di questa caratteristica significa 
immediatamente far riferimento alle so- 
fisticate caratteristiche grafiche del pac 
chetto. Usando una completa linea di tool 
di disegno e di scrittura degni del miglior 
pacchetto grafico sensu strido, WingZ 
mette a disposizione una schiera di at 
trezzi per generare «oggetti» (come cam- 
pi di testo, disegni, chart. bottoni, ecc.) 
che, combinati, possono creare esat- 
tamente la presentazione desiderata. 

I campi di testo possono essere utiliz- 
zati come semplici note, testate, para- 
grafi o veri e propri campi di report da 
abbinare, eventualmente, ad altri tool I 
campi di testo godono delle migliori 
caratteristiche di un buon w.p , vale a 
dire che accettano una varietà di font, 
stili, misure e colori. 

II pacchetto ha cinque tool di base 
finalizzati al disegno; linea, arco, rettan 
golo, ovale e poligono. Ognuno di essi 
gode di caratteristiche specifiche di 
tracciamento e specializzazione, come 
colori, pattern, spessore di linea (l'hairli- 
ne viene accettato dalle stampanti lase- 
ri, frecce e bordi. 

La piu specifica specializzazione di 
tale ambiente di lavoro è la creazione e 
la gestione delle presentazioni. Alla riu- 
scita di tal fine concorrono come abbia- 
mo già detto in precedenza, venti diffe- 
renti tipi di «chart». che vanno dai più 
semplici istogrammi alle più sofisticate 
rappresentazioni tridimensionali Tutto 
questo, insieme all'adozione di note, 
testate, titoli, legenda, colori e pattern 
determinano una disponibilità immedia- 
ta e illimitata di motivi 

Attraverso l'uso di «bottoni» custo- 
mizzati è possibile creare fogli interattivi 
del tutto personalizzati, che consentono 
di esplorare e valutare i dati presenti nel 
lavoro anche da parte di chi non cono- 
sce neppure il pacchetto. Generalmente 

MCmicrocomputer n 93 - tebbraio 1990 


MACINTOSH 




i bottoni sono usati in unione con 
«script» per eseguire automaticamente 
un set predelimto di operazioni. Attraver- 
so un tool dedicato, i bottoni possono 
essere dislocati ovunque nel foglio in 
modo da costruire fogli di presentazione 
opportunamente organizzati e sviluppati. 

Tutti gli oggetti in WingZ, come grafi- 
ci, linee, campi di testo, bottoni possono 
essere manipolati e spostati senza per 
questo disturbare i campi numerici. 

Il «custom worksheet» 

Una volta era l'utente che doveva 
adattarsi al programma; ricordate Visi- 
Cale e i salti di casella per scrivere una 
frase di senso compiuto? Oggi i pro- 
grammi, e WingZ in particolare, si adat- 
tano all'utente e al lavoro che esso deve 
compiere La chiave per customizzare 
WingZ è HyperScript, un linguaggio che 
può essere usato per automatizzare ope- 
razioni, creare fogli interattivi, costruire 
funzioni personali, o modificare un intero 
menu II tutto è incentrato su un coman- 
do fondamentale, di base, «Learn». che 
consente di registrare le operazioni da 
eseguire e di salvarle in forma di linguag- 
gio HyperScript (né piu né meno delle 
meno roboanti Macro di Excel), Registra- 
to lo «script» basterà lanciarlo perché la 
macchina riesegua pedissequamente le 
stesse operazioni. In aggiunta attraverso 
HyperScript é possibile creare i propri 
set di comandi, sistemarli nei menu 
presenti (o in uno appositamente co- 
struito). o di creare vere e proprie edizio- 
ni speciali di WingZ, all'uopo personaliz- 
zate (pensate, è possibile con un poco di 
pazienza tradurre in italiano tutti i coman- 
di della barra di menu, senza impazzire 
appresso al resource Editor). 

Infine, cosa non da poco, un help in 
linea dalla inedita struttura ad albero (ne 
abbiamo già parlato la volta scorsa) ren- 
de tutto piu semplice e facile. 


Una occhiata alle 
« presentation chart» 

Delle potenzialità di WingZ come 
number cruncher abbiamo già detto la 
volta scorsa. Inutile qui ripeterci; ci inte- 
ressa invece esplorare le altre due aree 
che per forza di cose (leggi di spazio) 
dovemmo all'epoca trascurare e che 
oggi questa nuova occasione ci consen- 
te di analizzare in maggiore dettaglio. 

WingZ consente, come abbiamo già 
detto prima, di analizzare e visualizzare i 
dati sotto forma di 20 differenti tipi di 
grafico, dalla semplice «pie chart» alle 
più sofisticate combinazioni in tre di- 
mensioni. Le operazioni fondamentali su 
cui si articola la manipolazione delle 
chart sono le seguenti; 

— creazione; 

— selezione; 


Le caratteristiche di WingZ in breve 


— rielaborazione manuale (le due pre- 
cedenti funzioni sono automatiche); 

— aggiunta di titoli; 

— aggiunta di note a pié pagina; 

— creazione e aggiustamento della le- 
genda; 

— aggiunta, scalatura, assegnazione di 
un nome, rotazione e riorganizzazione 
degli assi; 

— visualizzazione in 3D e eventuale 
nuova definizione; 

— creazione di stack; 

— creazione di grafici di combinazione. 
L'uso delle chart e la loro creazione è 

piuttosto semplice e intuitiva, il principio 
è che una chart é agganciata a una serie 
di valori che ne sono origine; a tale 
principio consegue che. ove mai vengo- 
no cambiati o spostati dati, la figura si 
modifica di conseguenza. 

In base a questo principio, del tutto 


Foglio di calcolo di 32.768 righe x 32.768 colonne (1.073.741,824 celle disponibili, 
compatibilmente con la memoria! 

Creazione di campi di testo di 22" x 22”; sono compresi tutti i più comuni strumenti di 
wp. 

Grafica 21 tipi di grafici, tavolozza di tool di disegno. 256 retini, 16 milioni di colon, 
rotazione delle immagini, elevazione e prospettiva, importazione di grafica bitmap, 
operazioni di scalatura, cambio di prospettiva e elevazione. 

Memoria; gestione della memoria con la tecnica delle matrici sparse (allocazione di 
memoria solo in base alle celle effettivamente occupate). 

Ricalcolo di mimmo e background, iterazione e calcolo manuale; collegamento con altri 
file WingZ. 

Gestione di numero illimitato delle finestre. 

Annotazioni su celle dedicate 

Personalizzazione dei menu, creazioni di bottoni, box di controllo, barre di scorrimento, 

pop-up menu, ecc 

188 funzioni precostituite. 

Protezione del foglio attraverso password e crittografia dei dati 

Possibilità di importazione ed esportazione di file da altri fogli di lavoro (non legge i 

formati Excel 2.02 puri, ma li legge sotto il formato SYLK) 

Fornisce il bloccaggio automatico dei file nelle installazioni in rete 
Completa programmabilità attraverso il linguaggio HyperText. 


MCmicrocompuler n, 93 - febbraio 1990 



MACINTOSH 



intuitivo e soprattutto immediato, creare 
un grafico è cosa estremamente sempli- 
ce e del tutto automatizzata. WingZ e 
presettato ad «Automatic Layout», vale 
a dire che esso si preoccupa del tutto di 
creare il migliore output grafico, ivi com- 
presa la sistemazione della legenda alla 
destra del grafico stesso (in default il 
tipo di visualizzazione é rappresentato 
dagli istogrammi a barra), escludendo 
l'opzione di automatismo ogni pezzo del 
disegno (perfino le singole barre) è spo- 
stabile individualmente (si ricordi, come 
succede comunque in tutti i programmi 
di grafica commerciale, cominciare dal 
vetusto Microsoft Chart) che tutti i grafi- 
ci sono esportabili via clipboard a qualun- 
que programma di grafica). Su questo 
blocco di base é possibile lavorare in 
maniera raffinata con le label degli assi 
(che possono essere centrate, poste alla 
base, all'esterno e all'interno degli assi, 
ecc„ oltre a essere rappresentate come 
testo, valore assoluto o percentuale). 
Alla chart può essere aggiunta una testa- 
ta-titolo. e. cosa di straordinaria utilità, 
un'area di nota a pié pagina, che può 
essere agganciata in tutto e per tutto alla 
chart cui si riferisce (prerogativa questa 
assente, ad esempio, in Excel). 

La personalizzazione delle chart è solo 
all'inizio; separando i vari pezzi è possibi- 
le agire su di essi in modo estremamen- 
te sofisticato ed efficiente; oltre a lavo- 
rare sui particolari il programma ha la 
capacita di creare chart con combinazio- 
ni di valori, tabelle a torta comparate tra 
di loro e esplose, visualizzazione in tre 
dimensioni, con scelta della elevazione, 
della rotazione e del punto di fuga del 
blocco prospettico. 

Tutto quello che si vede sullo scher- 
mo, ivi compreso il colore, e compieta- 
mente stampabile (un esempio di output 
lo si vede nelle allegate figure). Oltre a 


ciò vediamo certe opzioni originali quali 
la scelta della risoluzione grafica della 
periferica, l'arrotondamento non solo dei 
caratteri ma anche degli spigoli, la possi- 
bilità di stampare il materiale in bilmap in 
maniera più veloce, e cosi via. Di origina- 
le c'è ancora la centratura automatica 
nella pagina, e la possibilità, già vista 
altrove, di creare testate e pié di pagina 
specializzate e automatiche. 

Gli Script e HyperScript 

Eccoci alla seconda parte del nostro 
dire, il potente tool di programmazione 
che trasforma WingZ in un docile cagno- 
lino pronto a eseguire i comandi dell'u- 
tente. Le operazioni principali eseguibili 
attraverso questo potente tool sono: 
creazione di Script per automatizzare 
operazioni ripetitive; 

— compilazione, lancio e salvataggio di 
Script; 

— apertura di Script già creati; 

— caricamento di Script in memoria; 

— creazione di bottoni e loro aggancio a 
Script; 

— modifica di menu. 

Molte operazioni nei worksheet sono 
del tutto ripetitive; ad esempio, tanto 
per agganciarsi a quanto detto la volta 
scorsa, nel foglio elettronico che prepa- 
rai a suo tempo per Alfonso, destinato 
(per chi non ha letto l'articolo) a control- 
lare un migliaio di tessere di Portfolio), le 
operazioni da eseguire sono sempre le 
stesse; localizzazione della casella di 
input iniziale nel foglio, introduzione dei 
valori, calcolo del foglio, visualizzazione 
del risultato e. eventualmente, qualche 
messaggio riferito al fondo schiena in 
caso di vincita. 

Un altro esempio, più serio, potrebbe 
essere quello di recuperare da workshe- 
et settimanali dati per poter redigere un 


foglio elettronico riassuntivo, a tutte 
queste incombenze assolvono gli Script, 
vere e proprie funzioni tuttofare capaci di 
eseguire le operazioni piu complesse e 
raffinate. 

La strada più semplice per automatiz- 
zare una operazione è quella di usare il 
comando ILearnl; analogamente a quan 
to avviene con le macro di Excel, Auto- 
mac o MacroMaker. uno Script, in 
WingZ. è la registrazione completa e 
dettagliata di tutto quanto viene esegui 
to da un operatore; successivamente, 
qualora si desideri ripetere la stessa 
azione ancora, sarà sufficiente lasciare lo 
Script e. letteralmente, stare a guardare 

Per creare uno Script usando il coman- 
do ILearnl è necessario selezionare 
|New Scriptl nel menu |Script| Una 
finestra vuota sarà pronta ad accogliere 
la descrizione dei comandi e delle opera 
zioni che verranno eseguite nella fine- 
stra contenente il foglio oggetto di lavo- 
ro; è davvero impressionante vedere 
come nella wmdow di Script le operazio- 
ni eseguite nella finestra principale si 
riflettano in ordine rigido e sequenziale 
sotto forma di comandi mnemonici di 
facile comprensione (sotto questo punto 
di vista la lettura di uno Script e molto 
più semplice di una macro di Excel) 

Sebbene nel 95% dei casi sia piu 
semplice e anche piu sicuro affidarsi al 
comando ILearnl, esiste sempre la pos- 
sibilità di accedere ai comandi desidera- 
ti. Anche qui la tecnica é del tutto simile 
a quella di Excel; la vera utilità di poter 
accedere agli Script per le modifiche e 
rappresentata dagli aggiustamenti che 
potrebbe essere necessario eseguire 
quando si desidera modificare solo in 
parte una macro tanto lunga da risultare 
tediosa nel rintracciamento II manuale 
contiene la libreria dettagliata e ben 
esemplificata dei comandi disponibili nel 


182 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


MACINTOSH 



linguaggio; si tratta di un idioma di 
quarta generazione dalle caratteristiche 
molto simili e quelle di Excel; « nihil novi 
sub sole» dicevano i latini e anche qui 
chi e abbastanza pratico della strana 
sintassi di Excel non avrà difficoltà a 
impratichirsi in questo nuovo linguaggio. 

Ancora un poco di spazio per parlare 
della creazione di fogli interattivi. La vera 
chiave di tale tipologia utilizzativa sono i 
"Bottoni» che all'atto pratico rappresen- 
tano i veri master dell'uso avanzato di 
WlngZ- Qui la tipologia di creazione e 
gestione è un poco diversa da quello che 
la concorrenza offre; i risultati sono 
comunque quelli di collegare diretta- 
mente un intero Script (o piu Script 
diversi collegati tra di loro). 

E giungiamo infine alla potenzialità piu 
entusiasmante del pacchetto; la custo- 
mizzaztone; WingZ è costruito per forni- 
re attraverso un'ampia varietà di coman- 
di la maggior parte delle operazioni pos- 
sibili su uno spreadsheet; ciò non toglie, 
comunque, che potrebbe essere neces- 


sario organizzare la nostra scrivania in 
maniera diversa da quella che abbiamo 
in default a disposizione, aggiungendo 
nuove opzioni o, magari, eliminando co- 
mandi di cui si ha poco bisogno. Attra- 
verso una serie di comandi dedicati è 
possibile aggiungere menu e comandi ai 
menu, eliminare menu e comandi da 
esso e creare addirittura una barra com- 
pleta, del tutto nuova, che sostituisce o 
che può essere del tutto intercambiabile 
con quello originale. 

Conclusioni 

E rieccoci alle conclusioni su questo 
interessantissimo package che, stavolta, 
abbiamo veduto nelle vesti di presenta- 
tion manager e di tool tanto elastico da 
riuscire a soddisfare bisogne diverse ri- 
correndo a trasformismi degni del mi- 
glior Hawkett. Sarebbe ingeneroso fare 
dei confronti con pezzi da museo come 
Multiplan VisiCalc et similia, che pure ci 
hanno semplificato la vita negli anni pas- 


sati, ma la legge dell'evoluzione, fulmi- 
nea nel regno del silicio, fa invecchiare di 
colpo pacchetti di un anno di vita (qual- 
che mese or sono provai Canvas 1 .0, e 
già ho tra le mini la release 2) Che fare? 

A costo di ripetermi, con package cosi 
sofisticati non ha senso parlare di miglio- 
ri e peggiori; come ho dimostrato prima, 
non si fa a tempo a sfruttare fino in fon- 
do un programma che ecco la concor- 
renza offre qualcosa di più sofisticato e 
potente. Che fare? La risposta, secondo 
me. può essere una sola; «sposare» un 
pacchetto, che poi é anche una filosofia 
di vita e di impostazione, e seguire le 
successive release che, si spera, non 
facciano buttare alle ortiche tutto il lavo- 
ro precedentemente svolto. É l'unico 
modo per sopravvivere e per non rischia- 
re di andare in manicomio (per lo sforzo 
mentale) o all'ospizio (per lo sforzo finan- 
ziario, visto che poi questi pacchetti non 
sono poi cosi economici, viaggiando in- 
torno al milione o giù di li). A ben risentir- 
ci, quindi, la prossima volta. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


183 


AMIGA 


Videon: 

tutti i colori del mondo 


cinch-RCA. Fatto ciò non resta che inse- 
rire il contatto dell'alimentatore e dare 
corrente. 

Amiga, il Vìdeon ed il nostro bel vi- 
deoregistratore possono cominciare il 
loro bel dialogo fatto di segnali analogici 
che, inviati dal VCR al Videon verranno 
tradotti ed ottimizzati in digitali da que- 
st'ultimo anche e soprattutto, attraver- 
so i tre potenziometri presenti sul pan 
nello frontale. Level, Light e Color 

In pratica il segnale videocomposito 
prelevato dal V-OUT del nostro VCR 
entrerà nel Videon attraverso una sezio- 
ne di amplificazione che ne permetterà 
la regolazione sia del livello del segnale 
(rumore compreso) che del colore e 
della intensità luminosa. Il nuovo segna- 
le che se ne genera — ancora analogico 
— verrà convogliato, da una parte verso 
l'RGB del monitor, dall'altra verso lo 
splitter interno al Videon che provvede- 
rà finalmente alla decodifica del vi- 
deocomposito. Tramite i due interruttori 
a commutazione, a questo punto po- 
tremmo vedere l'effetto della splitterata 
(l'uscita del Videon) o. per confrontare il 
lavoro, l'immagine alla fonte (ovvero 
quella in ingresso al Videon. L'opportu- 
nità di godere di un raffronto immediato 
sarà di grande importanza, perché a 
partire da questo momento dovremo 
effettuare un bel po' di prove, prima di 
trovare il valore giusto della luce, la 
saturazione dei colori e il livello generale 
del segnale che il Videon dovrà trattare 
Ed a prescindere dalla qualità del Vi- 
deon ciò che risulterà comunque deter- 
minante sarà la qualità del videonastro, 
quella del nostro VCR e del suo fermo- 


Rroduttore: 

Newlronic s.n.c. 

Via Nicolò Dasle. 84 R. 
16149 Sampierdarena IGEI 
Prezzo UVA compresa) 

L. 499.000 



L'impressione che il Videon ci 
procura, ancora a scatola 
chiusa, è di estrema 
raffinatezza. Una confezione 
bellissima in cartone lucido 
con il retro del contenitore a 
far da pubblicità al prodotto. È 
lo stile del Made in Italy. 
Inconfondibile ed affascinante 
soprattutto quando, come in 
questo caso, la conferma è 
nel valore assoluto del 
prodotto che reclamizza 


Uno scatolotto nero dalle linee molto 
semplici, un alimentatore da 15 volt 
continui, un cavetto per la «bocca» pa- 
rallela di Amiga, un altro per quella 
RGB, la card per la registrazione e la 
garanzia (valida per sei mesi dalla data 
di acquisto) un manualetto ...etto, etto... 
di otto pagine tra l'altro bellamente 
scritte in inglese, ed ovviamente il soft- 
ware di sistema targato Videon 2.0. 

Malgrado la delusione di dover legge- 
re in inglese e pensare in italiano anche 
in questa occasione, apro il manuale e 
comincio subito a svolgere le operazioni 
preliminari. Il primo «OKI» lo esclamo 
quando leggo che il Videon ha uno 
speciale sistema di by-pass che permet- 
te all'utente di avere in monitor sia 
l'immagine digitalizzata che. per com- 
mutazione, quella del videoregistratore 
o della telecamera che sta inviando il 
suo analogico. La giusta pensata dei 
«genovesi» è confermata dalla vista del 
retro dello scatolotto, una bocca a ven- 
tuno pin chiamata monitor, un connetto- 
re femmina chiamato «computer» per 
l'equivalente «maschio» dell'RGB, l'in- 
dispensabile RCA per l'ingresso vi- 
deocomposito ed il quarto connetto- 
re parallelo. Quello più importante. I 
cavetti ci sono. Spengo Amiga, stac- 
co la cavetteria computer-monitor e 
la rinserisco «pensando» al Videon. 
L'uscita RGB della macchina, gra- 
zie al cavetto maschio-femmina a 
corredo del Videon, andrà, invece 
che all'ingresso del monitor, nel 
connettore «computer» del Vi- 
deon; a sua volta, il cavetto 
SCART-RGB, senza sconnetter- 
lo dall'Ingresso del nostro 
Al 084, sarà sufficiente tirarlo 
via dalla uscita RGB di Amiga 
ed inserirlo in quella «moni- 
tor» del Videon. Terza opera- 
zione da fare è quella di 
collegare la parallela del 
computer con la «paralle- 
la» del digitalizzatore. 
Quarto, connettere il Video 
OUT del nostro videoregistratore con 
l'IN del Videon che, ripeto, è del tipo 


184 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 



immagine in particolare. Digitalizzare 
con il Videon comunque, è cosa tre- 
mendamente facile. Prendiamo il soft- 
ware e carichiamolo nel drive. Una volta 
entrati in ambiente Videon 2.0 ci ritrove- 
remo davanti, in basso sullo schermo, 
un pannello di comando decisamente 
intuitivo. Occhio alla figura 2 e, per il 
momento, solo al primo dei tre pannelli. 
Le cose importanti da imporre al Videon 
prima dì effettuare la digitalizzazione 
sono la scelta della risoluzione, il nume- 
ro dei colori, da B&W ad HAM, da 16 a 
32. e quindi il tipo di scansione che 
dovrà effettuare. SlowScan, per digita- 
lizzazioni più precise ma più lunghe da 
effettuare (con un tempo di «posa» 
mediamente di un minuto) e FastScan 
per acquisizioni rapide dell'ordine di di- 
cìotto-venti secondi. La differenza di 
qualità se non disponete di un «digita- 
le» non è comunque quantificabile al- 
l'occhio. 

Scelta una risoluzione o l'altra (per 
default il Videon lavora a 32 colori inter- 
cedati), imposto il numero dei colori ed 
il tipo di scansione, basterà clickare 
perlappunto o sulla SlowScan o la Fast- 
Scan per dare inizio alla decodifica del 
segnale «pausato». Una volta ottenuta 
la conversione, tramite i due interruttori. 
computer/VCR, potremo verificare all'i- 
stante il risultato dell'operazione svolta, 
tornando a rifarla se non ci soddisferà e 
modificando i livelli del segnale amplifi- 
cato, la luminosità e la saturazione. 

Videon 2.0: il software 

Il disco Videon 2.0, è la parte «soffi- 
ce» della confezione preparata dalla 
Newtronic. Un software che ci permet- 


te, prima e dopo l'awenuta digitalizza- 
zione ogni sorta di manipolazione. 

Se tornate alla figura 2. avendo già 
parlato del «main». ora possiamo passa- 
re agli altri due pannelli. L'effects e il 
Mapping. Per entrarvi basta un click sul 
rispettivo gadget presente sul pannello 
principale. 

Iniziamo entrando nell’Effects. Tale 
sottosezione, attraverso i suoi sub, ci 
permette una serie davvero interessan- 
te di effetti da eseguire sulle nostre 
digitalizzazioni IFFizzate. 

Ad esempio l'effetto mosaico (pixel) 
realizzabile attraverso la selezione dei 
fattori di moltiplicazione, sistemati subi- 
to sotto il gadget Pixel. I valori selezio- 
nabili vanno da 2 a 6 con la relativa 
proliferazione di pixel a grandezza varia- 
bile. Il gadget successivo è quello del- 


l’effetto Multipic(ture), con il quale po- 
tremmo far riempire lo schermo di tante 
piccole immagini ridotte rispetto all'ori- 
ginale. 

Ciò che nell'effetto Multipic mi ha 
maggiormente colpito è la raffinatezza 
dell’algoritmo che opera la minuziosissi- 
ma operazione di resize dell'immagine 
primitiva a pieno schermo senza perde- 
re alcun pixel-particolare del soggetto 
digitalizzato. Questo, a parte l'effetto 
moltiplicatore delle immagini, mi porta a 
pensare ad un suo «sfruttamento» an- 
che e soprattutto per una produzione di 
VideoPresentation. dove le immagini è 
spesso necessario francobollarle in un 
angolo di schermo. Tra l'altro, agendo 
con tale effetto, ed attraverso l'utilizzo 
in SlideShow anche a soli 32 colori (lo 
dico solo per la maggiore manipolabilità 


Figura I - Anna Oxa- 
HAM Si Videon : tulli i 
colori del mondo. 
Figura 2 - i Ire pannelli 
di lavoro del Videon 
Dal « main ». all'Elfecls 
e al Mapping, dal qua- 
le, selezionalo il solido 
geometrico si scende 
in un successivo pan- 
nello per assegnare / 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


185 



AMIGA 



che il DPaint sa garantire), una immagi- 
ne ripresa con il Videon. seppur ridotta 
dalle possibilità di una ricodifica HAM, 
rende comunque moltissimo. Provare 
per credere ed osservare intanto la figu- 
ra 4. 

Altri effetti: il Solar, classico «brucia- 
colori», il Negative e lo Zoom. 

Dal pannello Mappmg infine altri note- 
volissimi effeti di brush-iatura delle im- 
magini. Con la possibilità di costringere 
le picture avvolgendole in solidi geome- 
trici quali cubi, esagoni, piramidi, cilindri, 
etc., a cui, una volta selezionatone uno 
ed entrati nel proprio sottomenu, si 
possono imporre grandezze, prospetti- 
ve ed angolazioni. 

Conclusioni 

Le mie prove hanno dunque dato un 
esito positivo, anche se il problema del 
mio vecchio VCR, un povero «due-te- 
ste» che quando va in pausa sembra 
colto da morbo di Parkinson acuto, si è 
manifestato di non secondaria impor- 
tanza. Non tanto perché il Videon si 
ntrovava a dover fare i conti con un 
segnale ballerino, ma per l'incertezza 
dei colori e l'indubbio abbassamento 
della luminosità e il purtroppo apprezza- 
bile aumento del rumore. 

Mi son pure detto: qui ci vorrebbe un 
VCR con fermo-immagine digitale, ma 
non è la sola cosa che può rimediare al 
brutto miscuglio di colori che dovrebbe 
rappresentare la tigre ringhiosa che ho 
stoppato dal film «I Gladiatori» e riporta- 
to in alcune figure. Con il problema dei 
colori per cosi dire «random» e della 
luminosità a zero (cosi come è capitato 
a me potrebbe succedere a molti di 
voi), l'unica cosa da farsi è quella di 
provare con l'innalzare il segnale. Torna- 
re in pausa col VCR e dopo una Fast- 



Scan verificare il risultato. Che potrà 
anche non essere sublime, ma senz'al- 
tro migliore al precedente. Nel caso 
della mia tigre il miglioramento è stato 
davvero notevole. Altri tentativi con i 
controlli e come mi è capitato, la gioia di 
impartire il save al Videon che memoriz- 
za sul disco la prima immagine grabbata 
dal VCR. 

Quella tigre li, tanto per dirvene una, 
era un pezzo che cercavo di riprodurla in 
DPaint. Con pochi aggiustamenti ad un 
segnale sporco da «monotestina in 
pausa» e con un poco d'indulgenza da 
parte mia, l'immagine è diventata mia! 
Insomma, il Videon sembra proprio una 
bella cosa, la possibilità di manipolare le 
immagini all'istante che offre il suo soft- 
ware e la benedetta possibilità di swit- 
chare fra ingresso ed uscita del Videon 
è utilissima. 

Una volta effettuate tutte le connes- 


sioni elettriche e presa un poco di dime- 
stichezza con il software, effettuare la 
miglior digitalizzazione possibile non é 
cosa titanica. Si deve andar per tentativi 
ovviamente, imponendo valori di lumi 
nosità e di saturazione diversi a secon 
do della qualità della videoripresa e del 
tipo di ambiente che circonda il sogget 
to stoppato in pausa. L'immagine im- 
mortalata in figura 1 è emblematica. Il 
titolo dell'articolo è venuto in mente 
proprio per quell'HAM li. Tutti i «brividi» 
del mondo, la canzone che probabil- 
mente stava cantando Anna Oxa al mo- 
mento della digitalizzazione, trattandosi 
di una «4096», s'e trasformata in «Tulli 
i colori del mondo». In effetti anche 
«brividi» sarebbe andato bene, tant'è 
impressionante l'effetto IFFizzato che. 
microfono alla mano, ha gelato l'espres- 
sione della cantante. Un «bravo!» alla 
Newtronic. mc 


MCmicrocompuler n. 93 - lebbraio 1990 




amiga 500 
amiga 2000 
Mitri 520 
Mitri 1040 
pbilips 9IW 
pbilips 9115 
Philips tl2S 
pbilips 9130 
ZS8 


849.000 

1.950.000 

699.000 

900.000 

1.149.000 

1.690.000 

2.290.000 

3.100.000 

659.000 


Citizen I80E 
Citizen I5E 
Citizen MSP40 
Citizen MSP50 
swift 24 
sttr LCH) 
sltr LCI0C 
sttr LC24/I0 
epson LX800 
epson LQ500 

nec 2200 
nec Pòpi us 


399.000 

599.000 

699.000 

850.000 
Telefonare 

420.000 

539.000 

655.000 

499.000 

749.000 
749.000 

1.490.000 


pbilips 12" mono 
pbilips 14’ mono 
pbilips 14’ color 
pbilips 14' egt 
pbilips 14’ s.ega 
pbilips VGA 
pbilips multisync 
mitsubisbi multisync 
nec II 
nec 2A 

nec 3D 


165.000 

240.000 

510.000 

729.000 

799.000 
799.000 

1.190.000 

1.190.000 

1.190.000 

1.190.000 

1.650.000 


cga/bercules 
vga 2561 
vga SI2k 
madre xt 
madre tt 
seriale 
parallela 
joystik 

controller bd xt 
controller bd at 


99.000 

250.000 

449.000 

179.000 

475.000 
40.000 
40.000 

40.000 

130.000 

270.000 



geahck Commodore a2301 

minigeo (senza regolazioni) 

easygen (semiprofessionale - con regolazioni) 

digit ideo 

digiaudio 

tideon II (digitalizzatore a colori) 

splitter RGB (nitro elettronico) 

modulatore aSOO 

modulatore a2000 

cavo scart 

telecamera B/N 


449.000 

349.000 

649.000 

129.000 

169.000 

499.000 

319.000 
49.000 

169.000 

28.000 
449.000 



3 1/3 bulk 1.700 

3 1/2 dsdd 2.200 

3 1/2 bd 6.500 

5 1/4 bulk 800 

5 1/4 dsdd 1.300 

5 1/4 bd 2.500 


Vastissimo 

Catalogo 

Software 




*■>** 


drive esterni amiga 
drivi interni amiga 
drive esterni alari 
esp.ne 5l2k amiga 
bard-disk AS90 x ASOO 
hard -disk atari 
janus xt 
janus at 
cavo scart atari 
digit ideo alari 

commutatore mooo/color alari 


219000 

190.000 
349000 

180.000 
999000 

12)90.000 

700.000 
1.800.000 

29000 

190.000 
119000 


de®* 


AATARI 


SISTEMA BASE’ 

SISTEMA PLUS’ 

SISTEMA PRO’ 

alari 1040 

900.000 

atari mega 2 

1.740.000 

atari mega 4 

2.490.000 

monitor sm!24 

290.000 

monitor sm 124 

290.000 

hard-disk 30 mega 

1.090.000 

stampante nec 2200 

749.000 

stampante laser Alari 

2490.000 

monitor sm 124 

290.000 

programma timcworks 

169.000 

programma timcworks 

169.000 

stampante laser Atari 

2490.000 





programma timeworks 

169.000 

TOTALE: 

2.108.000 

TOTALE: 

4.648.000 

TOTALE: 

6.488.000 


Questa pagina pubblicitaria e’ stata realizzata interamente oon il sistema 'PRO* DTP Atari. 


EasyData - Via A.Omodeo 21/29 - 00179 Roma - 9.30:13.00/15.00:19.30 compreso sabato- METRO ’A’ Furio Camillo 

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inclusa, escluso trasporto; 
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Italia, sia tramite posta urgente 
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articoli prodotti o distribuiti 
dall’EasyData dispongono della 
garanzia di I 
rispettivi costruttori. La merce 
guasta viene sostituita 
nell'ambito di otto giorni 
ricevimento. 


il centro 
<iu' qualificato per 
l'informatica personale 




AMIGA 

coordinamento di Andrea de Prisco 


PD software: 
fritto misto per Amiga 

di Enrico Maria Ferrari 
(MC0012 su MC-Lmk) 


Questo mese presentiamo 
una corposa manciata di 
software shareware e/o public 
domain per Amiga selezionato 
fra librerie nuove, meno 
nuove e rinnovate. 

Troveremo infatti sia 
ultimissime revisioni di 
programmi già noti, sia 
«vecchie» utility sempre 
buone e delle quali spesso si 
ignora l'esistenza; si tratta 
spesso di piccoli programmi o 
implementazioni che rendono 
facile la vita alTutilizzatore 
Amiga come al suo più 
esperto programmatore. È 
utile ricordare che tutti i 
programmi di cui parleremo 
sono presenti su MC-Link, al 
quale vi rimando anche per 
commenti e trucchi sull'uso di 
detti programmi dei quali è 
possibile discutere nella 
apposita conferenza Amiga 


Archiviatori, compattatori... 

... e via dicendo. È necessario tornare 
sull'argomento per fornire qualche novi- 
tà che renderà più facile la vita a chi è 
abituato a collezionare file compressi 
per esigenze di spazio o per comodità. 

Lhwarp 

Si tratta di un programma che compri- 
me un intero disco in un unico file 
analogamente a quanto fa il già recensi- 
to Warp, ma con alcune sostanziali dif- 
ferenze. Lhwarp adotta lo stesso algo- 
ritmo del programma Lharc (anche que- 
sto precedentemente trattato), basato 
sulla compressione di Huffman che pro- 
duce dei file estremamente ridotti. Se 
un disco «trattato» come Warp verrà 
ridotto ad un file di lunghezza 100, con 
Lhwarp lo stesso disco verrà compres- 
so in un file lungo circa 80. 

Viene riportata nella documentazione, 
a titolo di esempio, la differenza tra un 
disco trattato con i due differenti com- 
pressori che risulta essere di ben 1 20K. 
Naturalmente tale efficienza dì compres- 
sione si paga con un maggior tempo di 
elaborazione, la compressione di un di- 
sco può durare anche più di mezz'ora; è 
ovvio cfie un cosi grande dispendio di 
tempo si giustifica economicamente 
con. ad esempio, un minor tempo di 
trasmissione del file compresso, questo, 
nei sistemi telematici con pagamento a 
tempo, può voler dire un significativo 
risparmio di soldi. Il programma legge e 
comprime il disco traccia per traccia, si 
può specificare il numero delle tracce da 
comprimere e viene visualizzata la trac- 
cia di boot, sia in scrittura che in lettura, 
per effettuare un sommario controllo su 


eventuali virus; degna di nota è anche la 
presenza della possibilità di selezionare il 
drive di lavoro, cosa che con Warp non è 
possibile fare. Per Lhwarp non è richie- 
sto alcun tipo di contributo e vengono 
anche forniti i sorgenti C per sviluppare a 
proprio piacimento il programma. 

Lhxarc 

É un programma di ridotte dimensioni 
(circa 10K) che permette di visualizzare 
ed eventualmente decomprimere un ar- 
chivio creato con Lharc. Analogamente 
come già detto per Pkax. Pkunzip e Booz 
il vantaggio di tali programmi di sola 
decompressione risiede nella possibilità 
di avere su un unico dischetto tutti i tipi 
di decompressori senza occupare centi- 
naia di K necessari alle versioni comple- 
te dei compressori; purtroppo non si 
registra nessun aumento della velocità 
di decompressione rispetto a Lharc. 

Visualizzatori di file ASCII 

Sarà capitato a tutti di dover leggere 
un file ASCII, magari piccolo e di voler 
evitare di caricare un word processor per 
svolgere questo facile compito; si può 
ricorrere al ben noto MORE di sistema 
che però è poco versatile, oppure si può 
ricorrere ad uno dei tanti visualizzatori 
ASCII che circolano liberamente. Ne pre- 
sentiamo qui due che pur avendo carat- 
teristiche simili, molto spesso da vero e 
proprio editor di testi, possono essere 
scelti per differenti motivi 

Qview 

Qview è un visualizzatore di file estre- 
mamente semplice, una volta lanciato si 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 


può caricare un file in memoria e scor- 
rere attraverso esso con i tasti cursore 
e con alcune sequenze di tasti che vi 
permettono di salire o discendere il file 
con rapidità, una barra proporzionale la- 
terale vi permette di usare il mouse per 
posizionarvi in qualsiasi punto del file. 

Si può effettuare una ricerca di una 
stringa nel testo e si può anche ridurre il 
visualizzatore in una semplice barretta 
con il noto procedimento detto di «Ico- 
nify», questo, nonostante la relativa 
«rozzezza» del programma, lo fa preferi- 
re di gran lunga al MORE anche in virtù 
delle sue edottissime dimensioni che lo 
rendono disponibile anche sui dischi più 
pieni. Qview necessita della ARP. li- 
brary. 

View80 

Realizzato da Fedenco Giannini di Pa- 
lermo, View80 ha alcune caratteristiche 
che lo rendono estremamente singola- 
re. Innanzitutto è pilotabile sia da 
mouse che da tastiera cosi si acconten- 
tano tutti i gusti. Il suo punto di forza è 
lo scrolling, che avviene a tre velocita: 
lenta, veloce e turbo. 

La velocità lenta è la più bella vista su 
programmi di questo tipo ed effettua 
uno serali fine veramente professionale, 
l'autore ha ottenuto ciò con una partico- 
lare routine di scnttura video efficace 
anche nello serali turbo; questo avviene 
o attraverso una sequenza di tasti o 
attraverso una barra proporzionale che 
troviamo in posizione orizzontale sotto 
l'ultima riga, in questo modo si possono 
perfettamente visualizzare testi di 80 
colonne. 

Il programma permette la ricerca di 
una stringa nel testo e ha una comoda 
opzione di stampa dalla quale si posso- 
no scegliere una o piu righe da stampa- 
re. si può anche inviare la stampa verso 
un file eseguendo concatenazioni di file 
ASCII 

Il programma permette anche il cari- 
camento multiplo di file e consente di 
spostarsi da uno all'altro senza ricaricarli 
da disco. Un funzionamento perfetto, 
una generale impostazione «simpatica» 
e il fatto che il programma sia italiano 
ce lo fanno di gran lunga preferire ad 
altri del genere, unica pecca la lunghez- 
za di circa 30K che talvolta rende pro- 
blematica la sua collocazione nel classi- 
co dischetto d'uso corrente. 


Varie ed eventuali 

Browser 

È un programma che ha addirittura 
l'ambizione di sostituire, almeno parzial- 
mente, l'uso del Workbench; è noto a 
tutti come il nostro Workbench di siste- 
ma pur essendo facile da usare ha 
alcune grosse lacune, come il non poter 
operare su tutti i tipi di file e altro 
ancora. Browser permette di muovere, 
copiare, cancellare e rinominare file e 
directory in modo assolutamente sem- 


plice, sia utilizzando le clickate del 
mouse sia operando attraverso menu, 
da notare che pur non supportando una 
interfaccia ad icone e non avendo fun- 
zioni tipicamente orientate al disco (for- 
mattazione, duplicazione, ecc.) esso 
può realmente rimpiazzare il Work- 
bench e buona parte dei comandi CLI. 

Una volta lanciato, Browser vi mostre- 
rà una piccola finestra (allargabile a piace- 
re) nella quale viene mostrato il contenu- 
to di un device selezionato, in ordine 
alfabetico e di diverso colore a seconda si 
tratti di file o directory; clickando. ad 



MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990 




AMIGA 



esempio, su una directory aprirete un'al- 
tra finestra con il suo contenuto, potete a 
questo punto « prendere» un file (sia con 
il mouse sia da menu) e spostarlo in 
un'altra finestra, oppure rinominarlo, op- 
pure potete selezionare una serie di file in 
base ad una keyword e ancora se il file è 
eseguibile potete lanciarlo con un doppio 
click Attraverso i menu di Browser pote- 
te visualizzare i file a seconda delle 
dimensioni, creare directory, cancellare 
tutti i file della finestra o solo quelli 
selezionati, e via dicendo. Si possono 
anche specificare le opzioni che da CU 
impartiremmo ad un programma per farlo 
partire, ad esempio "Command-Z-X..". il 
tutto senza uscire dal Browser. Un pro- 
gramma estremamente potente per il 
quale é richiesta una donazione facoltati- 
va di 30$. 


Fixdisk 

Questo programma serve a salvare il 
salvabile da un disco illeggibile o da una 
partizione difettosa, ha alcune funzioni 
in piu del noto «Diskdoctor», quali la 
possibilità di salvare tracce illeggibili, 
directory con puntatori alterati e file 
cancellati, Molto comodo da usare gra- 
zie ad una interfaccia guidabile via 
mouse, sono presenti numerosi gadget 
dai quali selezionare i file cancellati che 
possono essere salvati o le varie opera- 
zioni per «salvare” un disco corrotto. É 
presente un disk-validator diverso da 
quello Amiga standard con il quale si 
tenta di riparare il disco danneggiato. Se 
ricorrete a Fixdisk come ultima spiaggia 
avete buone probabilità di salvare il sal- 
vabile, altrimenti potete tristemente ri- 


formattare avendo la coscienza tranquil- 
la di aver fatto tutto il possibile. 

PopupMenu e Popdir 

Si tratta di due minuscoli programmi 
che facilitano l’uso dei menu e delle 
directory anche per chi usa quelle utility 
che attivano automaticamente le fine- 
stre a seconda di dove si trovi il pointer 
PopupMenu consente di far apparire, 
nel punto esatto dove si trova il pointer 
il menu relativo all'applicazione attiva, in 
questo modo anche se abbiamo il poin 
ter. a metà pagina possiamo scegliere 
le varie opzioni del programma in corso 
senza risalire «in alto” per clickare sulla 
barra comandi, molto utile con piu appli 
cazìoni attive e con parecchie barre co 
mandi vicine 

Popdir apre una minuscola finestra 
che una volta clickata si apre (da cui il 
nome inglese «Pop») in una piu grande, 
contenente i gadget relativi ai device 
utilizzabili e una riga dove specificare un 
qualsiasi path, scelto quest’ultimo la 
finestra si ingrandisce mostrando il con 
tenuto del device visualizzando directo- 
ry e file in colori diversi e con le loro 
lunghezze relative II programma effet 
tua anche un controllo contro il virus 
IRQ che si può annidare tra i file, per la 
sua esiguità di spazio e occupazione di 
memoria Popdir può risultare molto co- 
modo invece di alcuni comandi CLI 


VìrusX 

È ormai noto come anche per Amiga 
il fenomeno della diffusione dei virus sia 
elevatissimo, il problema maggiore era 
quello di mettere ordine Ira il mare di 
virus presunti e reali e fra i relativi 
programmi protettori e antivirus. Fin dal 
la sua prima versione VìrusX si e distm 
to per la semplicità e la completezza del 
suo operato, tale programma é infatti 
attualmente l'antiviurs piu fidato per chi 
usi Amiga. L'autore continua ad aggior 
nare la sua versione aggiungendo «vac- 
cini» a mano a mano che un nuovo 
virus viene alla luce ed inoltre fornisce 
sempre il sorgente del programma nel 
caso qualcuno non credesse alla buona 
fede dell'autore, sembra intatti che al- 
cuni sedicenti antiviurs in realta siano a 
loro volta temibili untori, con in mano il 
sorgente ognuno può controllare cosa 
fa il programma VìrusX una volta lancia- 
to controlla costantemente la memoria 
e ogni disco inserito verificando la pre 
senza o meno di ben 16 virus (nella 
versione 4 del programmai permetten 
do di eliminarli appena questi vengono 
trovati; è buona norma tenere costante- 
mente attivo VìrusX specie se avete 


190 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



AMIGA 



l’abitudine di scambiare dischetti. At- 
tualmente i virus si possono dividere 
nella categoria dei boot block e negli 
altri Alla prima categoria appartengono 
virus che si «innescano» e si riproduco- 
no attraverso il blocco di boot, per que- 
sto VirusX controlla sempre tale blocco 
ad ogni inserzione di disco segnalandovi 
eventuali anomalie; da notare che un 
boot-block non standard non significa 
necessariamente che vi sia la presenza 
di un virus, molti programmi adottano 
particolari caricatori che modificano tale 
blocco. Al secondo gruppo di virus ap- 
partengono quelli della nuova generazio- 
ne, tali virus si «attaccano» in coda a 
programmi eseguibili (ad esempio ai co- 
mandi della directory C) o in file sempre 
presenti quali la startup-sequence. altri 
ancora si insinuano nei file che si apro- 
no e chiudono durante le normali opera- 
zioni di accesso al disco; scoprire questi 
virus è abbastanza difficile, l’autore di 
VirusX suggerisce anche alcuni «sinto- 
mi» che possono determinare la pre- 
senza di tali virus. Per ogni evenienza 
insieme a VirusX viene fornito Kv. un 
programma che controlla uno per uno i 
file eseguibili avvertendovi dell'eventua- 
le presenza di qualche virus, é utile 
notare come se i possessori di hard 
disk siano esenti dai virus del boot- 
block non lo siano per quanto riguarda 
gli «altri» virus. VirusX si presenta come 
una piccola barra che una volta clickata 
visualizza lo status del programma, 
quanti dischi ha controllato e quanti 
virus eventualmente trovati, si può an- 
che richiedere la visualizzazione del bo- 
ot-block dei dischetti attualmente inseri- 
ti É bene notare come si debba SEM- 
PRE essere sicuri di avere l'archivio 
originale contenente VirusX, infatti sono 
state realizzate delle versioni pirata del 
programma apparentemente uguali al- 
l'originale ma dalle azioni incerte, assi- 
curatevi quindi di prelevare da una fonte 
controllata (quale, tanto per cambiare, 
MCLmk) il pacchetto in questione. An- 
che per VirusX non viene chiesto alcun 
contributo e anzi ne viene incoraggiata 
la sua libera circolazione. 

E per finire... 

... alcuni programmi più divertenti che 
utili, ma che almeno ci insegnano a 
sorridere un po'. 

Cursive 

Questo programma genera banner oriz- 
zontali in corsivo utilizzando caratteri 
ASCII, può essere usato, ad esempio, per 
creare una propria «firma» nelle lettere di 
posta elettronica, oppure per creare di- 


vertenti frasi da inserire nelle schermate 
del vostro BBS. Il programma accetta un 
parametro che definisce la spaziatura tra 
le singole lettere e un altro che determina 
la lunghezza del tratto dell'ultima lettera 
(come se doveste firmare un assegno...), 
non sono implementati i numeri ma 
l'effetto finale é comunque divertente 
come appare dalle foto. 

Screen-Hack 

Appartengono a questa categoria tutti 
quei programmi, assolutamente inutili, 
che modificano in qualche modo l'aspet- 
to dello schermo del Workbench o del 
pointer. Ne esistono a decine, ci sono 
quelli che fanno rimbalzare il pointer da 
un punto all'altro dello schermo, che 
«scuotono» lo schermo come se fosse 


terremotato, quelli che sciolgono letteral- 
mente ogni cosa appaia sul video simu- 
lando una spettacolare colata e via di 
seguito. Attenzione a non prenderli per 
virus; alcuni sembrano infatti dannosi, 
come quello che sbriciola le lettere am- 
mucchiando pixel bianchi sul bordo infe- 
riore dello schermo, tanto che sembra 
una caduta di forfora, in realtà è facile che 
un vostro amico buontempone vi abbia 
modificato la startup-sequence facendo 
partire a vostra insaputa uno screen- 
hack, niente scene di panico quindi, 
spesso basta addirittura «tirar giù» il finto 
schermo dissolto o sbriciolato per scopri 
re dietro il vero schermo Workbench. In 
ogni caso NON sono dannosi e vanno 
presi come puro divertimento, le nostre 
foto rendono un'idea di cosa fanno questi 
programmi. mc 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 





HARD- AMIGA 


coordinamento di Andrea de Pr/st 


Pilotiamo trenini e scambi 

di Mario e Alessandro Manotti 


In questo numero 
vorremmo mettervi in 
condizione di utilizzare in 
pratica le schede input e out 
(sento già delle voci che 
dicono «arieccoli questi»)... a 
proposito le avete costruite, 
vero?!? Bene, allora ecco il 
giusto premio alle vostre 
fatiche 


Con esse non piloteremo sterili led 
ma un vero plastico ferroviario, veri tre- 
ni, veri scambi, ecc, tramite circuiti 
hardware e programmi software- Ovvia- 
mente chi ne ha uno già montato dovrà 
adeguarlo alle schede Noi abbiamo 
scelto la soluzione che ci permette di 
gestire il plastico con il mouse, lascian- 
do quindi al «macchinista» la scelta di 
come pilotarlo. 

La parte piu complicata sarà il regola- 
tore di velocità, per gli scambi sarà 
sufficiente solo un picco|o circuito a 
comandarne una coppia. É stato suffi- 
ciente costruire le schede «Junior» es- 
sendo il plastico composto da 3 regola- 
tori e da 4 gruppi di scambi. 

Il regolatore di velocità 

«Duty Cicle» significa « ciclo utile». È 
grazie ad esso che il treno può cammi- 
nare. Anche con una normale alimenta- 
zione in corrente continua (C.C.) potreb- 
be camminare, ma non funzionerebbe 
sempre alla coppia massima. 

Un motore elettrico in C.C. varia la 
sua velocità proporzionalmente alla ten- 
sione applicata ai suoi capi, quindi con 
una tensione di ingresso pari al valore 
massimo applicabile al motorino stesso, 
si avrà una forza torcente massima 
quindi, la velocità massima (funziona- 
mento in coppia massima). Questo è 
l’unico modo per avere il migliore rendi- 


mento da parte di un motorino elettri- 
co. beh. non é proprio l'unico modo, 
infatti mi sto accingendo a spiegacene 
un altro. Per avere velocità differenti ma 
con potere di torsione massima, biso- 
gnerebbe avere dei picchi di tensione di 
ampiezza Vcc costante e variabili in lar- 
ghezza (in tempo). Immaginate quindi il 
variatore come un interruttore che lasci 
passare la corrente (corrente massima) 
solo quando noi lo chiudiamo. Ripeten- 
do ciò più volte in un secondo e varian- 
do il tempo che rimane chiuso (nel 
tempo di un secondo) avremo una ten- 
sione media proporzionale al tempo di 
chiusura dello stesso. 

Come vedete nel diagramma numero 
1 TI è 1/4 di secondo mentre T2 è 3/4 
di secondo; con ciò si ha con una Vcc di 
12V una Vm pari a 3V (Vm= tensione 
media). Nel diagramma numero 2. 
TI =1/2 di un secondo, T2= 1/2 di un 
secondo, pertanto la Vm=6V 

Si possono ottenere dei valori che 
vanno da 1 % a 99% di Vcc. Ovviamen- 
te, a mano sarebbe impossibile realizza- 
re ciò e inoltre per un buon funziona- 
mento di un motorino occorre una fre- 
quenza che superi i 300/400 Hz, povera 
mano! Niente paura, viene in nostro 
aiuto l'elettronica. 

Esaminando lo schema elettrico nu- 
mero 1 si notano i due NE 555, e 
siccome il loro utilizzo è molto frequen- 
te, in figura 1 troverete una breve (!) 



Diagrammi! I 



192 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


HARD-AMIGA 


spiegazione su questo piccolo ragnetto. 

Esso è costituito essenzialmente da 
due comparatori con la tensione di rife- 
rimento Vcc/3 e Vcc2/3; le uscite dei 
due comparatori sono applicate ad un 
flip-flop RS. la cui uscita Qnegata, co- 
manda contemporaneamente lo stadio 
di uscita e la base di un BJT, il cui 
collettore è disponibile esternamente. 
Qualora sia Vcc=15V. la corrente in 
uscita può giungere fino a 200mA. 
Quando la tensione all'ingresso di Trig- 
ger diventa inferiore a Vcc2/3, l'uscita 
del comparatore inferiore e, quindi, l’in- 
gresso S del flip-flop si portano a livello 
alto. Quando la tensione dell’ingresso di 
Threshold diventa superiore a Vcc2/3, 
l’uscita del comparatore e. quindi, l’in- 
gresso R del flip-flop si porta a livello 
alto II reset è utilizzato per mantenere 
l’uscita dell’NE 555 a livello logico 0 
indipendentemente da qualsiasi altro in- 
gresso; esso è attivo a livello logico 0 
(se non viene utilizzato deve essere 
collegato a +Vcc). Ora quando lo stato 
del flip-flop è imposto dall'ingresso R 
(R=1), l’uscita Qnegata si porta a livello 
alto determinando una forte conduzione 
del BJT Se, invece, lo stato del flip-flop 
è imposto dall'ingresso S (S=1), l’uscita 
Qnegata si porta a livello basso interdi- 
cendo il BJT. 

Ora. passiamo ad esaminare lo sche- 
ma elettrico nutliero 1. Il primo NE 555 
viene usato in configurazione Astabile, 
(fig. 2) mentre il secondo in Monostabi- 
le (fig. 3). Il primo NE genera una fre- 
quenza variabile in funzione di RA ed 
RB; il condensatore CI viene collegato 
tra massa e Threshold. a sua volta, 
collegato direttamente al Trigger. Al 
momento dell'accensione CI inizia a 
caricarsi, tramite RA e RB. Quando ai 
capi del condensatore abbiamo i 2/3 di 
Vcc. Discharge viene messo in condu- 
zione scaricando il condensatore stes- 
so. fino ad 1/3 di Vcc. dopo di che il BJT 
viene interdetto, e di nuovo CI inizia a 
caricarsi riprendendo il ciclo. Tutto pro- 
cede finché non toglieremo l’alimenta- 
zione. 

Seguendo lo schema elettrico nume- 
ro 1 si vede che l'uscita del primo NE 
555 la colleghiamo al Trigger del secon- 
do NE 555 (fig. 3). 

L'impulso negativo al Trigger porta il 




MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


193 


HARD-AMIGA 


flip-flop ad S=1. Pertanto C2 inizia a 
caricarsi tramite RD e poiché la tensio- 
ne ai capi della capacità C2 è applicata 
all'ingresso di Threshold, quando que- 
sta raggiunge i 2/3 di Vcc porta in 
conduzione Dìscharge. ma con un tem- 
po vicino allo zero, essendo collegata 
senza resistenza, la scarica sarà pratica- 
mente istantanea. Con la RD variabile 
potremo cambiare il tempo di carica 
(non la scarica), variando così TI, otte- 
nendo il famoso interruttore a tempo 
variabile (ciclo utile) ma sempre con la 
stessa frequenza. Ora abbiamo un rego- 
latore di Duty Cicle, ma in esso non vi è 
nulla che possa giustificare un articolo 
scritto su questa rivista osservando pe- 
rò lo schema elettrico numero 1 , trove- 
remo la risposta, infatti in esso troviamo 
l'integrato 4067 (un multiplex/demulti- 


Collegamanti contatti relais 



elenco componenti duty eie le 


da r6 a rl9 tutti i valori vicina non producono una 
sostanziale differenza della tensione out 


ri = 20GK3 ohm 

r2 = 22000 trimmer 

r 3 = 220 ohm 

r-4 = 1000 ohm 

-5 = 1000 ohm 

r 6 = 1500 ohm 

r7 = 3000 ohm 

'8 = 4500 ohm 

r9 = 6000 ohm 

rl0= 7500 ohm 

-11= 9000 ohm 

12= 10500 ohm 

-13= 12000 ohm 

rl4= 13500 ohm 

'15= 15000 ohm 

'16= 16500 ohm 


r=l/4 

rl7= 18000 ohm 
r!8= 19500 Ohm 

ri 9= 21000 ohm 
i*20= 24000 ohm 
1*21 = 1000 ohm 
r22= 24 0hm 

r23= 0»47 ohm 2.5watt 

ol = 100nf 
c2 = 47 nf 
c3/c4= 10 nf 
tr 1 = tip 122 
tr2/3=2n2222 
icl/ ic2=ne555 
ic3 = cd4067 

relais con contatti a doppio 
scambio con bobina a vecl2 
ri > odO 1 n 4004 r, S i m i I i 


Schema elettrico n. 1 



plex), comandato da 4 bit, i quali pro- 
vengono dall'Amiga tramite la scheda 
out. Ho usato il 4067 per la sua sempli- 
cità d'uso. 

Il 4067 ha un ingresso comune e 16 
uscite (o 16 ingressi ed una uscita, 
secondo le esigenze), selezionate dai 4 
bit di selezione. Collegando alle uscite 
1 6 resistenze di valore diverso, noi avre- 
mo una resistenza variabile dai bit di 
ingresso, variando cosi il tempo di cari- 
ca del C2 del secondo NE 555 variere- 
mo il ciclo utile. L'uscita del secondo 
555 la collegheremo, tramite una resi- 
stenza da 100 ohm alla base di un Tip 
122 (transistor di potenza), tenendo 
presente che un transìstor pilotato in 
questo modo si comporta come un in- 
terruttore, noi avremo una tensione va- 
riabile al collettore, con la quale potre- 
mo comandare un qualsiasi motorino a 
1 2 Vcc ed una corrente massima di 2A. 
montando un'adeguata aletta sul transi- 
stor. Tenendo presente che, questo re- 
golatore è stato costruito per un plasti- 
co ferroviario, ho ritenuto utile proteg- 
gerlo contro un cortocircuito accidenta- 
le. così potranno usarlo anche i nostri 
figli. Collegando in serie all'emittitore 
del Tip 122 una resistenza da 0,47 ohm 
si utilizza la caduta di tensione, che si 
genera al passaggio della corrente sulla 
resistenza stessa per polarizzare la base 
di un 2n2222, il quale si comporterà 
come un interruttore chiuso, «collegan- 
do» cosi (quando sulla sua base vi sa- 
ranno circa 0,55 V) il suo collettore 
verso massa (saturazione del transistor) 
e di conseguenza la base del Tip 122 a 
massa, interdicendolo per il tempo che 
il corto circuito permane, eliminandolo, 
in seguito il 2n2222 viene interdetto 
(interruttore aperto) a causa della perdi- 


194 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


HARD-AMIGA 



ta di polarizzazione sulla sua base, ripor- 
tando al valore primario la base del Tip 
122 stesso. Attenzione, non è finita! Fin 
qui, abbiamo una tensione variabile, ma, 
se vogliamo invertire il senso di rotazio- 
ne del motorino? Useremo di nuovo la 


scheda out, prelevando da essa un 5° 
bit. che manderemo tramite una resi- 
stenza da 1 000 ohm alla base di un altro 
2n2222, (vedi schema elettrico numero 
1 ) il cui collettore verrà collegato ad un 
capo della bobina di un relais, l'emittito- 


re montato a massa, l'altro capo della 
bobina collegato a 12 Vcc. Quindi il bit 
numero 5 a 1=bobina attratta; bit a 
0=bobina a riposo. Però, non abbiamo 
ancora invertito il senso di rotazione,' 
Collegando le uscite (collettore del Tip 
122 e alimentazione a +12 Vcc) ai con- 
tatti del relais, noi avremo l'inversione 
ogni volta che faremo attrarre la sua 
bobina. Per trasferire la tensione ai bina- 
ri, prenderemo i contatti centrali. Atten- 
zione a collegare bene i contatti ed 
attenetevi scrupolosamente allo sche- 
ma (vedi tabella contatti relais). 

Avendo cura di controllare tutto per 
benino con un tester, verificheremo che 
non ci siano cortocircuiti. Dopo di che 
alimenteremo la scheda, controllando 
gli assorbimenti (la cui corrente max 
assorbita non deve essere superiore a 
50 mA in assenza di carico esterno); 
applicando poi un voltmetro alle uscite, 
ne verificheremo la funzionalità. Innanzi 
tutto uniremo i quattro fili che escono 
da A. B. C. D, del 4096 collegandoli a 
+5 V. Mettendo un piccolo cacciavite 
nel trimmer regoleremo l'uscita (leggen- 
do il valore nel tester) più vicino possibi- 
le alla Vcc 12, se nell'escursione del 
trimmer il tester va verso un valore piu 
basso, riportare il trimmer verso il sen- 
so contrario, poi riprovare di nuovo, fino 
a riavvicinarsi più possibile a 12 V (pote- 
te ritenervi soddisfatti raggiungendo 1 1 
V). Ora togliete i quattro fili da +5 V 
collegateli a massa, dovrete leggere sul- 
lo strumento un valore prossimo allo 0 
(circa 0,8 V), se si. tutto OK. altrimenti 
ricominciate da capo, ma vi assicuro 
non ve ne sarà bisogno! 

Ora spero di avere detto proprio tutto 
sul regolatore. 

P.S. Collegando una Vcc diversa da 
12 si deve sostituire sia il relais, che il 
motore adeguandoli alla nuova tensio- 
ne. Inoltre, potrete sostituire i valori 
delle resistenze per avere dei salti (step) 
di tensione diversi da quelli dello sche- 
ma, come riterrete più opportuno a se- 
condo del vostro motorino. 

Il circuito per gli scambi. Vedendo lo 
schema elettrico numero 2 potrete ve- 
dere che esso è costituito da tre Nor e 
da due transistor, alcune resistenze e 
un solo condensatore. Il tutto si pilota 
con un solo bit della scheda out. Il 
circuito è fatto per sentire la posizione 
logica 1 o 0 del bit che va al primo Nor, 
quello con gli ingressi uniti, con questo 
bit si decide quale bobina (dritto o de- 
via) dello scambio verrà abilitata a fun- 
zionare. Per capirne il funzionamento 
basterà rileggere le tabelle della verità 
dei Nor. Chi volesse saperne di più, 
dovrà rileggere l'articolo di MC n.71 
pag. 1 70. 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


195 


AMIGA 


coordinamento di Andrea de Prisco 


ADPnctwork 

Net-Handler & Net-Server 

di M L. Ciuchini e A. Suatoni 

terza puntata 


Nelle puntate precedenti sono 
stati analizzati i principi di 
funzionamento di un generico 
handler Amiga DOS: è 
necessario che abbiate 
acquisito i concetti di base 
dell'AmigaDOS che abbiamo 
spiegato IBPTR, device list. 
ecc.) in quanto vi faremo 
spesso riferimento 


Il concetto di base 
del Net-Handler 

La differenza principale che esiste tra 
un generico handler AmigaDOS e il Net- 
Handler è che quest'ultimo deve essere 
in grado di gestire strutture dati Amiga- 
DOS appartenenti alla macchina alla 
quale abbiamo richiesto un servizio. 
Cerchiamo di spiegarci meglio. Nella 
prima puntata abbiamo soprannominato 
il Net-Handler un «traghettatore» di 
messaggi: a fronte di quanto spiegato 
nelle precedenti puntate, è ora intuibile 
che questi messaggi non sono altro che 
i pacchetti AmigaDOS. Facciamo quindi 
un rapido esempio. Supponiamo di ave- 
re due Amiga collegati in rete, una con il 
nome Platone ed una con il nome So- 


crate e supponiamo anche che un pro- 
gramma (sarebbe più corretto dire un 
processo) sul computer Platone richieda 
l'accesso al file «MyFile» contenuto nel- 
la directory «MyDir» presente sull'hard 
disk del computer Socrate. Il path com- 
pleto per accedere a tale file è, come 
già sappiamo: 

NET : Socrate/DHO/MyDir/MyFìle 

A questo punto all'handler del device 
logico NET: (il Net-Handler, appunto) 
arriverebbe un pacchetto AmigaDOS 
con comando ACTION_FINDINPUT o 
ACTION-FINDOUTPUT (o anche AC- 
TION_FINDUPDATE, se si usa un kick- 
start versione successiva alla 1.1) a 
seconda della modalità di apertura che il 
programmatore ha specificato nella fun- 
zione AmigaDOS Open() (fate riferimen- 
to alle tabelle pubblicate nelle puntate 
precedenti). Già qui incontriamo il primo 
problema neH’implementare un handler 
di rete: il device su cui dobbiamo opera- 
re risiede fisicamente su un computer 
diverso dal nostro. È chiaro, quindi, che 
in qualche modo dovremo informare il 
processo che «gira» su quella macchina 
(il Net-Server) che vogliamo aprire un 
file sull'hard disk della macchina stessa. 
Esistono sicuramente diverse soluzioni 
a questo problema: quella che abbiamo 
adottato noi è la soluzione che ci è 
sembrata piu logica, ovvero «trasporta- 
re» il pacchetto AmigaDOS dal compu- 
ter richiedente al computer servente. 
Questo spiega quanto detto in prece- 
denza: il Net-Handler «traghetta» il pac- 
chetto AmigaDOS al computer serven- 
te. questo lo processa tramite il Net- 
Server e lo rimanda indietro, con i risul- 
tati dell’operazione, al Net-Handler del 
computer richiedente il quale, a sua 
volta, rimanda il pacchetto AmigaDOS 
al processo che lo aveva originato. Nel 
caso specìfico dell'esempio riportato, il 
trasporto del pacchetto, nell'ambito di 
una rete, effettuato tramite i seguenti 
passaggi: 



Tabella A ■ Il sigmlicato dei parametri dei pacchetti ACTION- FINDINPU T. ACTION-FINDOUTPUT e 
ACTION-FINDUPDATE 



MCmìcrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 


Processo 

Net-Handler 
— » SDB 
— SDR 
— » Net-Server 
— * File System 


Computer 

Platone 

Platone 

Socrate 

Socrate 

Socrate 


equivale al trasporto del pacchetto, nel- 
l'ambito di un solo Amiga, tramite il 
singolo passaggio: 


Handler — * File System 

Lo stesso vale, ovviamente, per i 
percorsi fatti in senso inverso. È da 
notare che nel secondo caso il pacchet- 
to non viene effettivamente trasportato, 
ma viene solo passato al File System il 
suo puntatore. 


Il problema dei puntatori 
utrasportati» 

Il trasporto di un pacchetto Amiga- 
DOS da un computer ad un altro intro- 
duce un problema di non piccola entità: 
i puntatori alle varie strutture dati, una 
volta trasportati su un'altra macchina, 
non saranno più validi! Questo non tan- 
to per il fatto che le strutture dati da 
essi puntati sono al 99% allocate ad 
indirizzi diversi, ma per il fatto che tali 
strutture dati NON SONO parte inte- 
grante del pacchetto stesso. Se vi ricor- 
date. gli argomenti di un pacchetto Ami- 
gaDOS sono contenuti nei campi 
dp_Argl .. dp_Arg7, ma questi campi, 
come vedremo, possono solo contene- 
re due tipi di dati: long integer (LONG) 
oppure puntatori (CPTR o BPTR). Nel 
caso di puntatori, quindi, dovremo prov- 
vedere a trasmettere al Net-Server an- 
che quelle aree di memoria, da questi 
indirizzate, che contengono le strutture 
dati necessarie all’espletamento della 
richiesta effettuata. Prendiamo, ad 
esempio, il pacchetto ACTION_FINDIN- 
PUT (simile ai pacchetti ACTION-FIN- 
DOUTPUT e ACTION_FINDUPDATE) i 


Bibliografia 

Comm.odore-Amiga Ine.. 

The AmigaDOS Manual 
Bantam Books 
ISBN 0-553-34294-0 

CBM Ine.. Amiga ROM Kernel Reference 
Manual - Exec 

Addison-Wesley Publishing Company 
ISBN 0-201-11099-7 

Dittrich Gelfand Schemmel. Amiga 
System Programmerà Guide Abacus 
ISBN 1-55755-034-4 


cui parametri sono mostrati nella tabella 
A. Questi tre pacchetti, che permettono 
l'apertura di un file in lettura/scrittura 
(MODE-OLDFILE), creazione e lettura/ 
scrittura (MODE_NEWFILE) e lettura/ 
scrittura con accesso dock) esclusivo 
(MODE-READWRITE) rispettivamente, 
contengono nel campo dp_Arg1 il pun- 
tatore BCPL (BPTR) alla struttura File- 
Handle fornita dal processo chiamante, 
un puntatore BCPL ad una stringa BCPL 
(BSTR) al nome del file che si vuole 
aprire ed infine un puntatore BCPL alla 
struttura FileLock relativa alla directory 
nella quale è contenuto il file richiesto. 
Tale campo può essere nullo (ossia 
uguale a zero) nel caso il campo 
dp_Arg3 specifichi un nome di file com- 
pleto del suo pathname (ad esempio. 
SYS:s/Startup-Sequence). 

Come si può vedere, le strutture dati 
da trasferire insieme al pacchetto sono 
tutte di lunghezza diversa e di tipo di- 
verso; non solo, ma alcune di esse 
devono essere inizializzate dal Rie Sy- 



Figura 2 - Schema a blocchi del lunzionamento del 
Net-Handler 


stem del computer servente (la struttu- 
ra FileHandle) e devono essere restitui- 
te al processo richiedente. Dobbiamo 
quindi definire una struttura e due fun- 
zioni generalizzate che ci permettano di 
trasferire virtualmente qualsiasi tipo di 
pacchetto (e le relative strutture dati) da 
una macchina all'altra. A tale scopo è 
stata utilizzata la struttura dati la cui 
definizione in C è visibile in figura 1. 

La struttura DosNetMsg 

Diamo allora uno sguardo a questa 
struttura. Il SDR (Software Di Rete) di 
AdP prevede di identificare destinatari e 
mittenti dei messaggi tramite stringhe 
C di 10 caratteri. Poiché, come tutti 
sapranno, alle stringhe C va posposto il 
carattere ASCII NUL e poiché i dati 
successivi a queste due stringhe sono 
dei. long integer ed è consigliabile che 
tali tipi di dati siano allineati ad indirizzi 
multipli di 4 (che è la dimensione in 
byte dei long integer sull'Amiga), ecco 
che tali stringhe sono dimensionate di 
12 caratteri l'una, Il campo Action ha lo 
stesso valore del campo dp_Action, co- 
si come i campi Resi e Res2 contengo- 
no il valore dei campi dp_Res1 e 
dp_Res2 del pacchetto, campi che. vo- 
gliamo ricordarlo, contengono l'esito 
dell'operazione richiesta. Il campo Num- 
Args, infine, contiene il numero di para- 
metri relativi al pacchetto. C’è da notare 
che. nonostante la Commodore preve- 
da teoricamente un numero massimo di 
parametri pari a 7. nella pratica tale 
situazione non si verifica mai: i pacchet- 
ti gestiti dal Net-Handler hanno al mas- 
simo 4 parametri. Ma. direte voi. e le 
strutture dati relative ai pacchetto, dove 
vanno inserite? La risposta è semplice: 
tali strutture vengono semplicemente 
«accodate» alla struttura DosNetMsg in 
modo dinamico! Spieghiamoci meglio. 

Prendendo sempre come esempio la 
trasmissione del pacchetto relativo alla 
funzione Open(), dobbiamo allocare 
un’area di memoria pari alla dimensione 
della struttura DosNetMsg più la dimen- 
sione della struttura FileHandle più la 
lunghezza della stringa costituente il no- 
me del file più la dimensione dell'even- 
tuale (in base al valore di dp_Arg2) 
struttura FileLock: se il campo dp_Arg2 
è nullo, allora sommeremo la dimensio- 
ne di un long integer (4 byte). A questo 
punto, partendo dal byte successivo al 
campo NetMsgLen, cominciamo a co- 
piare una per una le strutture dati indi- 
rizzate dal pacchetto riportando nel cor- 
rispettivo elmento dell'array LenArgs la 
dimensione della struttura appena co- 
piata. Confusi, eh? Purtroppo il giro di 
parole, non era evitabile. Cercate di 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


197 


AMIGA 


tenere duro ancora un po' perché non è 
finita. Infatti, nel caso un parametro del 
pacchetto identifichi un valore (cioè un 
LONG) invece di un puntatore allora, 
per convenzione, tale dato viene inseri- 
to con lunghezza pari a zero, Oltre a 
questo, abbiamo pacchetti i cui parame- 
tri sono a volte puntatori BCPL e a volte 
puntatori C. Ora, questa differenziazio- 
ne deve essere notificata in qualche 
modo al Net-Server, il quale sarà re- 
sponsabile della decodifica del Dos- 
NetMsg nel corrispondente pacchetto 
AmigaDOS: per questo, si è deciso che 
le lunghezze delle strutture puntate da 
puntatori C siano indicate da valori ne- 
gativi. In base a quanto appena detto, il 
messaggio da inoltrare su rete avrà 
quindi il seguente contenuto (nell'ipote- 
si che il nome del file sia quello sopraci- 
tato e che dunque non ci sta una strut- 
tura FileLock associata): 


Il processo a cui arriva un messaggio 
di questo tipo non dovrà far altro che 
richiamare la funzione apposita che 
svolge il compito inverso, ovvero «rico- 
struire" il pacchetto a partire dalla strut- 
tura DosMeMsg. Quanto detto finora è 
sufficiente a interpretare la figura 2 che 
mostra lo schema a blocchi del funzio- 
namento del Net-Handler. 


Il pacchetto ACTION-READ 

Ora che abbiamo aperto il nostro file, 
possiamo, per esempio, leggerne il con- 
tenuto tramite il pacchetto AmigaDOS 
ACTION_READ, del quale diamo una 
descrizione del significato dei suoi para- 
metri in tabella B. Questo pacchetto 
evidenzia un altro dei tanti problemi che 
hanno afflitto la programmazione del 
Net-Handler: la necessità di identificare 
in modo implicito la macchina destinata- 
ria dei pacchetti (ovvero il computer 
servente). Infatti, se per il pacchetto 
relativo alla funzione Open() il problema 
non sussiste, in quanto il nome del file 


identifica (anche se non sempre, come 
abbiamo appena visto) il computei ser- 
vente. per i successivi pacchetti di Read 
ACTION_READ) e Close (ACTION_END) 
tale informazione, viene a perdersi. Non 
solo, ma della struttura FileHandle viene 
solamente passato come parametro il 
suo campo fh_Arg1. È chiaro, quindi, 
che in qualche modo dobbiamo alterare 
in modo trasparente il contenuto di tale 
campo in modo da riconoscere in segui- 
to il computer con il quale intendiamo 
comunicare. La soluzione anche questa 
volta è semplice a dirsi ma difficile a 
implementarsi: tanto il Net-Server che il 
Net-Handler gestiscono delle liste di da- 
ti, e più precisamente il Net-Handler 
una lista che collega la struttura File- 
Handle univocamente ad un server, e il 
Net-Server una lista che memorizzi tutti 
i FileHandle attivi in ogni istante, in 
modo che tramite un opportuno identifi- 
catore esso sia in grado di recuperare la 
struttura FileHandle corretta (ricordiamo 
che Amiga è e rimane una macchina 
Multi-tasking e che pertanto gli accessi 
ad una risorsa sono spesso convidisi da 
piu processi). Una descrizione di come 
tale algoritmo sia stato implementato 
porterebbe via una buona fetta di rivista 
e dato che noi dobbiamo restare entro 
certi limiti (di spazio, sì intende!) affron- 
teremo eventualmente in futuro tale 
argomento. 

Tornando al nostro pacchetto AC- 
TION-READ, diremo semplicemente 
che il campo dp_Argl fornisce l'identifi- 
catore del FileHandle relativo al file pre- 
cedentemente aperto, il campo 
dp_Arg2 (un CPTR, miracolo!) punta al 
buffer fornito dal programmatore per 
accogliere i byte letti dal file e. infine, il 
campo dp_Arg3 indica il numero di byte 
da leggere. Al termine dalla lettura, il 
campo dp_Res1 conterrà il numero di 
byte effettivamente letti oppure un co- 
dice di errore, nel qual caso, come già 
sapete, il campo dp_Res2 fornirà un 
codice secondario che indicherà con 
maggiore precisione il problema incon- 
trato. Vogliamo farvi notare che il pac- 
chetto ACTION_WRITE ha esattamente 
gli stessi parametri, con l'unica ovvia 
differenza dovuta al fatto che i dati 
vengono letti dal buffer puntato da 
dp_Arg2 e scritti nel file per dp_Arg3 
byte. 


Il pacchetto ACTION-END 

Il pacchetto ACTION_END, il cui uni- 
co parametro è. come visibile in tabella 
C, il contenuto del campo fh_Arg1 della 
struttura FileHandle, gestisce la funzio- 
ne AmigaDOS Close(). Non ci sarebbe 
niente da spiegare riguardo tale pac- 
chetto se non fosse per i particolari 
accorgimenti a cui tanto il Net-Handler 
che il Net-Server devono badare e cioè: 
— il Net-Server deve, una volta chiuso 
il file, rimuovere dalla sua lista la struttu- 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 



• def ine Cpt r2Bptr (cpt r ) (((ULONG) cptr) > 2> 

• def ine Bptr2Cptr I bptr I (((ULONG) bptrl << 2) 


atruct St andar dPacket • 

Send_Receive_Paeket ( atruct StandardPacket "StdPkt) 

StdPkt - > ap Msg . mn_Node . 1 n_Narae = (STRPTR) 4 < StdPkt - sp Pkt ) ; 
StdPkt- ispMsg.ninLength - aizeof ( atruct StandardPacket I ; 
StdPkt- >ap_Pkt. .dp Link = 4(StdPkt->ap Magi; 

StdPkt ->ap_Pkt .dpPort = MyPort; 

PutMag ( DevPort , StdPkt); 

Wa ìtPort (MyPort I ; 




Buffer ( STRPTR i A] locMenK 1001 , MEMF_CLEAR : MEMF_PUBLIC> ; 
Drive - (STRPTR) AllocMem(30. MEMF_CLEAR : MEMF_PUBLIC) ; 
File - (STRPTR) A!locMem(30, MEMF_CLEAR MEMFPUBLIC) ; 
MyPort - CrealePortl "MyPort-, 01; 



StdPkt- Bp Pkt .dpType = ACTION FINDINPUT; 
StdPkt- sppkt .dpArgl = Cptr 2Bptr ( FH > ; 
StdPkt- sp_Pkt.dp_Arg2 = DevLock; 

StdPkt- >ap_pkt ,dp_Arg3 = Cptr2Bpt r ( Fi I e ) ; 
StdPkt = Send Receive_Packet ( StdPkt ) ; 
if ( StdPkt- >sp_Pkt .dpReal == DOSTRUEI 


StdPkt- apPkt . dpType = ACTION READ; 
StdPkt- sp Pkt -dpArgl = FH- > f h_Argl ; 
StdPkt- sp_Pkt.dp_Arg2 = (LONG) Buffer 
StdPkt- -ap Pkt. dp_Arg3 = 1000; 

StdPkt = Send_Receive_Packet( StdPkt); 
if (StdPkt- ap_Pkt.dp_ResI <= 0) 

Buffer! StdPkt- -ap_Pkt .dp_Rea! I = 1 - 0 • ; 



StdPkt- 'ap Pkt .dp Type = ACTION END; 

StdPkt- ap_Pkt.dp_Argl = FH-fh_Argl; 

StdPkt ’ Send Rece ive Packetl StdPkt I ; 

pnntfCII file Aa non esiste n", argvlljl; 


Figura 3 

Esempio di ultimo dei 
pacchetti per la lettura 
di un file 



ra FìleHandle relativa al file appena 
chiuso; 

— il Net-Handler deve rimuovere dalla 
sua lista il link esistente tra la struttura 
FileHandle e il nome della macchina 
servente su cui era stato aperto il file. 

Qualsiasi tentativo di utilizzare la 
struttura FileHandle appena rimossa 
causerà, da parte del Net-Handler. un 
errore che. se opportunamente gestito 
dal programmatore, eviterà successivi 
crash del sistema (è questo il motivo 
principale per il quale alcuni programmi 
vanno in GURU: bisogna sempre con- 
trollare la validità di un dato!). 

Per finire, in tabella D sono mostrati i 
parametri relativi al pacchetto ACTION 
_SEEK che. come intuibile, implementa 
la funzione Seek() deH'AmigaDOS. Tale 
pacchetto ritorna in dp_Res1 la posizio- 
ne precedente del cursore interno del 
file. 

In base alla descrizione dei parametri 
dei pacchetti AmigaDOS presentati in 
questa puntata, potete divertirvi, se vo- 
lete, a modificare il programma di 
esempio apparso nella prima puntata, 
programma che, vogliamo ricordarvelo. 
si sostituiva alla dos. library inviando di- 
rettamente i pacchetti al File System. 
Per coloro che non volessero sforzarsi 
più di tanto, in figura 3 diamo un esem- 
pio di programma che legge il file pas- 
satogli come parametro. Ricordiamo an- 
cora una volta che questo esempio non 
controlla se le allocazioni delle risorse 
sono andate a buon fine, né libera le 
risorse a fronte di un'interruzione del 
programma (per esempio tramite Con- 
trol-C). cosa che invece bisognerebbe 
sempre fare, ma per gli scopi didattici 
che ci siamo prefissati va più che bene. 

La prossima volta 

La prossima puntata analizzeremo co- 
me sia stata implementata l'interfaccia 
del Net-Handler con il Workbench, esa- 
minando anche tutte le particolarità che 
questo tool presenta: non manchere- 
mo. al solito, di fornire esempi che 
siano di aiuto alla comprensione dei 
concetti spiegati. Nel frattempo, non 
demordete e cercate di digerire quanto 
sinora detto, magari provando i pro- 
grammi di esempio sin qui riportati: la 
migliore scuola, ancora una volta, è 
sempre il campo di battaglia (perché 
con l'AmigaDOS c'è davvero da com- 
battere). Gli stessi Net-Handler e Net- 
Server sono stati realizzati a colpi di 
Control-Amiga-Amiga (per i tanti crash 
di sistema a cui siamo andati incontro 
durante le prove) con il grande aiuto 
datoci dalla RAD: che ci ha evitato gli 
estenuanti bootstrap da floppy! 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


199 


AMIGA 


Programmare in C su Amiga 


Incominciamo con questa 
puntata a costruire uno 
scheletro di programma da 
utilizzare ogniqualvolta 
dobbiamo scrivere un codice 
che interfacci Intuition. 
Vedremo come esso può 
essere variato in funzione 
delle nostre necessità e quali 
vantaggi e limitazioni comporti 
il suo utilizzo. 


di Dario de Judicibus 


Dato che nelle scorse puntate le due 
sottorubriche Casella Postale e La 
Scheda Tecnica si sono prese un po' 
dello spazio solitamente dedicato al te- 
ma vero e proprio di questi articoli, e 
cioè la programmazione in C su Amiga, 
ho pensato di dare questa volta più 
spazio ad Intuition, anche per mantene- 
re una certa continuità nel discorso che 
altrimenti ne risulterebbe troppo spez- 
zettato. In questa puntata impostere- 
mo un primo abbozzo di scheletro di 
quello che diventerà il nostro program- 
ma di lavoro nelle prossime puntate. 
Esso ha due scopi: il primo è quello di 
mostrare come si utilizza Intuition per 
costruire una interfaccia a menu e, co- 
me vedremo in seguito, come si gesti- 
scono altri oggetti quali quadri freque- 


sterl, aggeggi Igadgetl, e via dicendo; il 
secondo è quello di fornire una base 
flessibile per tutti i programmi di questo 
tipo, capace di adattarsi a varie esigen- 
ze e comunque utile per evitare di riscri- 
vere da capo l'intero programma ogni- 
qualvolta vogliamo usare Intuition nel 
nostro codice. Alcune delle tecniche 
che presenterò sono elaborazioni di te- 
cniche sviluppate da vari programmatori 
e rese disponibili dagli stessi a tutti gli 
utenti Amiga, altre sono tecniche perso- 
nali che mi hanno permesso di standar- 
dizzare i miei programmi con indubbio 
vantaggio in termini di tempo e di ma- 
nutenzione. La seconda parte dell’arti- 
colo mostrerà come usare la grep.lib 
per sfruttare la potenza di GREP dall'in- 
terno di un programma scritto in C. 



200 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 


Le strutture per i menu 

Le due principali strutture che si utiliz- 
zano per definire i menu da associare 
ad una finestra sono la struttura Menu 
(vedi figura 1 ) e la struttura Menultem 
(vedi figura 2). La prima serve a definire 
i menu, ed a costruire quindi la barra dei 
menu / menu strip/, la seconda viene 
utilizzata sia per le voci che per le 
sottovoci. Analizziamole in dettaglio. 


La struttura Menu 

Una barra di menu può contenere 
uno o più menu. Se questi sono più di 
uno, essa è descritta da una lista di 
strutture Menu, legate l'una all'altra tra- 
mite il primo campo della struttura che 
altro non è se non il puntatore alla 
struttura successiva, secondo la tecnica 
a liste già descritta in una delle prime 
puntate. Ovviamente l'ultimo menu 
avrà questo campo impostato a NULL 

I successivi quattro campi servono a 

posizionare e dimensionare l'area di se- 
lezione [select box/ del menu stesso, 
cioè quell'area entro la quale si deve 
trovare il cursore affinché, premendo il 
tasto destro del mouse, il menu venga 
aperto. Le aree di selezione relative a 
due menu differenti non dovrebbero 
mai sovrapporsi. Se questo succede ed 
il cursore si trova nell'area comune al- 
l'atto dell'apertura del menu, viene 
aperto quello che nella catena di struttu- 
re Menu viene prima partendo dall'ini- 
zio della lista. Nella attuale versione del 
sistema operativo II .31, Intuition ignora 
completamente i campi TopEdge, 
usando al suo posto il valore TopBor- 
der relativo allo schermo su cui è aperta 
la finestra, ed Height, per il quale viene 
utilizzata l’altezza della barra del titolo 
dello schermo. È possibile che in futuro, 
specialmente se i menu potranno esse- 
re resi attraverso immagini grafiche in- 
vece del solo titolo, queste variabili ven- 
gano riconosciute da Intuition. Una sola 
considerazione su LeftEdge questa è 
misurata a partire dal punto più a sini- 
stra dello schermo, bordo sinistro in- 
cluso. , 

II campo successivo viene utilizzato 
per i seguenti segnalatori: 
MENUENABLED 

indica se il menu è attivo o menò. Va 
impostato prima di chiamare la funzione 
SetMenuStripO. a meno che non si 
voglia che il menu sia disattivato fin 
dall'inizio, e quindi non accessibile dal- 
l'utente. Ovviamente si possono sem- 
pre utilizzare le funzioni OnMenuO ed 
OffMenuO per modificare lo stato del 

MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


menu. 

MIDRAWN 

ìndica se la lista delle voci relative al 
menu è visualizzata o meno. Sta infatti 
per Menu's Items DRAWN (voci del 
menu visualizzate). 

Il campo MenuName è il puntatore 
alla stringa che apparirà sulla barra dei 
menu all'interno dell'area di selezione. 
Al momento infatti, come già accenna- 
to, i menu possono essere rappresen- 
tanti solo da testi, al contrario delle voci, 
come vedremo tra poco. 

L'ultimo campo a disposizione del 
programmatore è il puntatore alla cate- 
na di strutture Menultem che descrive 
la lista delle voci associate al menu in 
questione. 

Ci sono poi altri quattro campi riserva- 
ti al sistema e dai nomi alquanto curiosi, 
che di conseguenza ci limiteremo ad 
ignorare. 

La struttura Menultem 

Questa struttura può essere utilizzata 
sia per le voci che per le sottovoci. 
Come nel caso dei menu, le voci e le 


sottovoci possono formare una catena 
grazie al primo campo della struttura 
che punta alla struttura successiva nella 
lista od a NULL se si tratta dell'ultimo 
elemento della lista. 

Anche qui i successivi quattro campi 
della struttura servono a posizionare e 
dimensionare l'area selezionabile relati- 
va alla voce. A differenza di quanto visto 
per i menu, tuttavia, tutti e quattro i 
campi sono utilizzati da Intuition. Vedre- 
mo, nella prossima puntata, in che mo- 
do. anche in funzione del tipo di ele- 
mento con cui si intende rappresentare 
la voce, se cioè un testo oppure un'im- 
magine. 

Il campo successivo viene utilizzato 
per i segnalatori relativi alla voce. Que- 
sti sono molti di più che nel caso dei 
menu, e verranno analizzati in dettaglio 
nella prossima puntata. 

Lo stesso dicasi per i tre campi suc- 
cessivi. Il primo ha lo scopo di definire 
se e quali voci possono essere selezio- 
nate contemporaneamente a quella in 
oggetto, gli altri due definiscono il tipo 
di oggetto (testo od immagine) da utiliz- 
zare per rappresentare la voce sullo 


NOTE 

1 Si dice interfaccia tra un codice chiamante ed una procedura o funzione, l'insieme 
delle regole che definiscono lo scambio di informazioni tra i due all'atto della chiamata, 
durante il periodo in cui viene eseguita la procedura chiamata, ed al momento che il 
controllo ritorna al codice chiamante. Una interfaccia definisce quindi: 

• i parametri che il chiamante passa al chiamato, definendone i tipi e le modalità di 
passaggio (e.g. per valore o per variabile): 

• l'eventuale valore di' ritorno passato dal chiamato al chiamante (se funzione) o 
comunque quali parametri di ingresso possano essere stati modificati e quindi da 
considerare anche in uscita; 

• le eventuali aree di lavoro comuni, i blocchi di controllo, i file, e le variabili globali 
utilizzate da entrambi; 

• i prerequisiti alla chiamata (inizializzazione di aree, ordine di precedenza rispetto altre 
funzioni, e via dicendo). 

2. Si chiamano variabili (o costanti) globali quelle variabili che sono viste da tutto il codice 
interno al programma Si tratta del massimo livello di visibilità possibile, in quanto il suo 
campo di validità Iscopel copre tutto il programma. Viceversa si dicono variabili locali. 
quelle variabili conosciute solo da una certa procedura, ed invisibili esternamente. Una 
variabile in effetti può poi essere locale ad una certa procedura, ma essere visibile ad 
altre procedure da questa chiamate. Il campo di visibilità può allora variare da una singola 
funzione atomica a tutto il programma. 

Per evitare effetti collaterali nel passaggio del controllo da un livello funzionale ad un 
altro, si raccomanda di evitare di utilizzare variabili globali come meccanismo di 
comunicazione (interfaccia) tra una procedura ed un'altra, dato che questo non è 
immediatamente visibile all'atto della rilettura del codice, ed è facile quindi introdurre dei 
bachi facendo operare più funzioni sulle stesse aree dati. In generale il programma 
principale più le routine di inizializzazione e terminazione sono autorizzate a modificare le 
variabili globali, le altre possono solo utilizzarle. Naturalmente bisogna poi valutare caso 
per caso .. 

3. Dato che esistono al momento solo tre livelli nella gerarchia dei menu, e cioè i menu. 
le voci e le sottovoci, se la struttura Menultem viene usata per definire una sottovoce il 
campo Subltem viene ignorato da Intuition. Tuttavia, al fine di garantirsi la compatibilità 
con le versioni future del sistema, è consigliabile assegnare il valore NULL a tale campo 
nel caso stiamo definendo una sottovoce. 


201 


AMIGA 


schermo, sia quando questa è sempli- 
cemente mostrata, sia quando è evi- 
denziata (cursore posizionato sopra e 
tasto destro del mouse premuto). In 
quest'ultimo caso il campo Flags deve 
contenere il valore HIGHIMAGE, anche 
se stiamo utilizzando solo testi e non 
immagini. 

Il campo Command può contenere 
un singolo carattere alfanumerico. Se 
questo campo non è nullo e Flags con- 
tiene il valore COMMSEQ. allora la vo- 
ce può essere selezionata direttamente 
da tastiera per mezzo della combinazio- 
ne di tasti / tasto Amiga destro] + / carat- 
tere alfanumerico specificato /, senza 
che sia necessario aprire il menu trami- 
te mouse. 

A questo punto abbiamo il puntatore 


alla lista delle eventuali sottovoci asso- 
ciate alla voce in questione, oppure 
NULL se non sono previste sottovoci o 
questa struttura fa riferimento essa 
stessa ad una sottovoce (vedi nota 3). 

L'ultimo campo, NextSelect, viene 
impostato da Intuition quando l'utente 
seleziona la voce o la sottovoce. Nel 
caso di selezioni multiple, infatti, è im- 
portante essere in grado di rilevare tutte 
le voci (o sottovoci) selezionate dall'u- 
tente, non solo la prima. Questo campo 
ci permette di gestire questa situazione. 
Esso infatti punta la successiva voce (o 
sottovoce) selezionata dall'utente, op- 
pure assume il valore MENUNULL nel 
caso siamo arrivati all'ultima voce sele- 
zionata o nel caso che sia stata effettua- 
ta una sola selezione. 


Il programma scheletro 

Il programma riportato in figura 3 é 
uno scheletro su cui continueremo a 
lavorare nelle prossime puntate. Il suo 
scopo è quello di costituire una base su 
cui sviluppare la maggior parte dei pro- 
grammi che interfacciano Intuition, ed 
in particolar modo quelli che devono 
gestire menu, quadri e gadget. Vediamo 
i criteri su cui il programma in questione 
è stato realizzato. 

Innanzi tutto esso è fortemente strut- 
turato, in modo da poter funzionare 
ancor prima di essere terminato, grazie 
all'ausilio di speciali procedure vuote 
dette «tronconi» Istub routines]. Que- 
ste procedure altro non sono che picco- 
le routine la cui interfaccia con il codice 






202 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 


chiamante é già stata definita (vedi nota 
1 ), ma che di fatto non fanno niente se 
non ripassare il controllo indietro in mo- 
do che il programma possa continuare 
come se nulla fosse. Il vantaggio consi- 
ste nel poter definire fin dall'inizio la 
struttura e la logica del programma, 
senza peraltro doverlo codificare tutto 
prima di poterne verificare il funziona- 
mento. Grazie a questa tecnica è possi- 
bile costruire un codice base, la cui 
logica è in linea di massima già quella 
finale, controllarlo con una serie di pro- 
ve I testi . per poi passare a codificare i 
singoli blocchi uno alla volta. Questo 
permette inoltre di procedere a piccoli 
passi: si codifica un pezzo, si compila 
tutto, lo si prova, e se tutto va bene si 
passa a codificare quello successivo. In 


caso di errore, risulta molto più sempli- 
ce identificare il codice responsabile del 
problema, dato che nell'ottanta per cen- 
to dei casi questo é localizzato nell'ulti- 
mo blocco aggiunto, specialmente se si 
è sviluppato il programma seguendo 
una tecnica detta a scatole cinesi. Que- 
sta tecnica si base sui seguenti criteri: 

• le variabili globali sono in sola lettura 
da parte di tutte le procedure interne 
del programma, ad esclusione delle fun- 
zioni di inizializzazione e di terminazio- 
ne, le uniche autorizzate a modificare 
una variabile globale (vedi nota 2); 

• le interfacce tra le varie procedure 
sono ben definite ed avvengono esclu- 
sivamente per mezzo del passaggio di 
parametri; l'uso di aree di lavoro comu- 
ni è permesso a condizione che sia ben 


chiaro chi faccia cosa e che si cerchi di 
non utilizzarle per lo scambio di informa- 
zioni che possano alterare il flusso logi- 
co del programma stesso; 

• ogni procedura ha una serie di re- 
sponsabilità ben definite (possibilmente 
in numero limitato), ed il suo funziona- 
mento non può alterare quello di altre 
procedure in dipendenza dell'ordine in 
cui queste vengono chiamate; fanno 
eccezione le sole procedure di inizializ- 
zazione. che vanno chiamate prima di 
tutte le altre, e quelle di terminazione, 
da chiamare prima di lasciare il pro- 
gramma; 

• ogni procedura deve essere una sca- 
tola nera per il codice chiamante, que- 
sto non deve cioè fare assunzione alcu- 
na sul modo di operare della routine 


.old StarUllO 

lntult ionBase ■ (struct IntultionBase •)Openllbrary(IHAHE,IREV); 
GfiBose • (strucl GfxBase •)OpenLtbrary(GNAHE,GRE*); 


il (GfxBase - HUll) CtosetllO; 




if (aask & WHASK) CloseUindo-(x); 

H (pasti & GMASK) CIoselibrary(GfxBase); 
if (aask & IHASK) Closeltbrary(IptuUlonBase); 
E«tt(B)i 







FORIVI R / Ciclo infinito, si intarmai» con break / 

If ((iasg * (INSG ')GetNsg(up)) - NULO Naitl>ort(up)j 
else if (Mandi eEvent (iasg) == CLOSEHE) break; 


RIEMPIRE! 




*• STUB ROUTINES: por il moaento non fanno niente 


(■sg) 

(■sg) 

(«sg) 


I KSG *asg; ( retum(GOaHEAO); ) 
IHSG -asg; ( return(GOAHEAO); ) 
IHSG *«sg; ( retum(GOAHEAO); ) 


•• HCloscWindow: gestisce 1' evento CIOSENIHOOW 
i«i* H CloseWindow (asg) IHSG -asg; ( return(CLOSENE); ) 


Figura 3 - Il programma scheletro 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


203 


AMIGA 


PATTERN re_gen( char • ); 




itch( char •, ini, PATTERN ); 



Figura 5. 

Due esempi 
della grep.lib 


' ) grep.lit 


chiamata, ma deve agire solo in base 
all'interfaccia che la caratterizza. 

Ovviamente ci sono le dovute ecce- 
zioni, ma vanno sempre ben documen- 
tate, per evitare di perderle di vista 
allorché si metta di nuovo le mani sul 
codice in questione. 

La seconda caratteristica dello sche- 
letro riportato in figura, è che le varie 
operazioni sono ben identificate e rag- 
gruppate in procedure, rendendo più 
scorrevole la lettura del programma, 
senza necessariamente dover entrare 
nel dettaglio per comprenderne il fun- 
zionamento. Analogamente le varie de- 
finizioni ed i dati utilizzati dalle varie 
funzioni sono ben definite in testa al 
programma, rendendo particolarmente 
semplice la modifica delle stesse, senza 
che sia necessario ritoccare il codice. 

Questo è costruito in modo da poter 
aggiungere facilmente nuove funzioni 
senza dover modificare le precedenti. 
Lo stesso dicasi nel momento in cui 
sorgesse la necessità di eliminare una 
funzione. Basta sostituirla con una pro- 
cedura troncone senza preoccuparsi ec- 
cessivamente di possibili effetti collate- 
rali. Anche qui, naturalmente, si sta 
facendo un discorso generale, tuttavia il 
livello di mantenibilità ed espandibilità di 
questo genere di programmi è decisa- 
mente elevato. 

Entriamo ora nel dettaglio, facendo 
riferimento al codice in figura 3 

204 


La prima parte è la solita: gli include 
necessari, un po' di definizioni sia di tipi, 
che di costanti, con in testa i prototipi 
delle procedure interne. Quindi i soliti 
puntatori alle librerie, alla struttura Win- 
dow, a quella della relativa RastPort e, 
per comodità, anche alla porta utente per 
ia comunicazione con Intuition, In più c'è 
il puntatore ad una struttura IntuiMessa- 
ge. Di seguito definiamo la finestra, che 
per comodità prendiamo di tipo GZZ con 
SMART_REFRESH. m modo da rendere 
più semplici le future operazioni grafiche 
e da ridurre le interazioni con Intuition. 
Ovviamente questo non è necessario, 
specialmente se si vuole evitare uno 
spreco di memoria ed un possibile abbas- 
samento delle performance (sempre che 
si scriva un codice veloce ed ottimizzato). 
Tuttavia, per evitare di mettere perora un 
ulteriore codice di gestione del restauro 
della finestra, di una eventuale ridimen- 
sionamento della stessa da parte dell'u- 
tente, e delle operazioni grafiche ai bordi 
della stessa, ho deciso di impostare i due 
codici or ora menzionati in modo anche 
da evidenziare meglio la parte che ci 
interessa. 

Per comodità lasciamo inoltre gestire 
ad Intuition il riposizionamento della fi- 
nestra (WINDOWDRAG) e gli sposta 
menti in profondità (WINDOWDEPTHi 
Dato che per ora lo scheletro non indù 
de ancora il codice relativo ad i menu, 
sebbene sia già predisposto per la sua 


introduzione, l'unico evento di cui sare- 
mo notificati è quello relativo alla chiu- 
sura della finestra, per cui é stato ag- 
giunto un gadget di chiusura ed arrivato 
il segnalatore IDCMP CLOSEWINDOW 
Per ora apriremo la finestra direttamen- 
te sullo schermo del WorkBench 

Per finire le classiche maschere di 
apertura e chiusura, già adottate in pre- 
cedenza. 

Il blocco successivo è pronto a rice- 
vere le definizioni della struttura a menu 
da associare alla finestra, e che costrui- 
remo seguendo una tecnica sviluppata 
da John T Draper e da me migliorata in 
modo da renderla ancora più potente 

A questo punto siamo al programma 
vero e proprio. Cosa fa? Basta leggere: 

• apre l'ambiente di lavoro ed inizializza 
le strutture appropriate: 

• costruisce i menu (per ora un tron- 
cone); 

• parte con il ciclo principale; 

• richiude l'ambiente di lavoro. 

Semplice, vero? Già cosi, senza en- 
trare nel dettaglio, abbiamo una chiara 
idea di ciò che fa il nostro programma. 

Analizziamo adesso le singole proce- 
dure. 

StartAIIO 

Questa procedura apre le varie libre- 
rie e la finestra, impostando opportuna- 
mente le principali variabili globali Co- 
me di consueto si tiene traccia delle 
varie operazioni con la già acquisita tec- 
nica delle mascherine 

CloseAlK) 

Questa procedura chiude quanto 
aperto da StartAIIO o da altre procedure, 
utilizzando le maschere come lista di 
chiusura. In questo modo essa può es- 
sere richiamata da un qualunque punto 
del programma riuscendo a chiudere 
tutto e solo quello che é stato aperto 

MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


AMIGA 


fino a quel momento, prima di termina- 
re il programma stesso 

LetsGol) 

É il blocco principale di controllo, che 
si preoccupa per il momento di svuota- 
re la coda dei messaggi arrivati alla 
porta utente da Intuition. o di mettersi 
in attesa del messaggio successivo se 
questa è vuota. In caso l'utente abbia 
selezionato il gadget di chiusura della 
finestra, il ciclo termina ed il controllo 
ritorna al programma principale. Vengo- 
no utilizzati i due segnalatori GOAHEAD 
e CLOSEME che abbiamo introdotto 
nella puntata apparsa sul numero di 
dicembre di MCmicrocomputer. 

BuildMenusO 

Questa procedura per il momento è 
vuota. Il suo compito è quello di utilizza- 
re le strutture che descrivono la struttu- 
ra a menu da associare alla finestra, per 
costruire il blocco di strutture da passa- 
re ad Intuition affinché possa poi rende- 
re graficamente i menu veri e propri. 
Vedremo nelle prossime puntate come 
riempirla, Di fatto, se compilate il pro- 
gramma. questo già funziona, pur aven- 
do queste aree vuote, 

HandleEventf) 

Di questa procedura abbiamo già par- 
lato due puntate fa. Rispetto a quella 
precedente, tuttavia, abbiamo fatto una 
serie di modifiche. 

• Innanzi tutto essa é già pronta a 
gestire gli eventi relativi ad i menu, 
sebbene le procedure chiamate sono 
per ora realizzate come tronconi. 

• In secondo luogo, sono stati introdot- 
ti dei controlli prima di rispondere al 
messaggio spedito da Intuition. Essi so- 
no relativi agli eventi di tipo VERIFY, di 
cui parleremo in seguito. Basti dire per 
il momento che essi devono essere 
effettuati prima di restituire il controllo 
del messaggio ad Intuition, dato che il 
loro scopo è quello di intervenire tra una 
richiesta di operazione da parte dell'u- 
tente ad Intuition, ed il momento in cui 
questi soddisferà tale richiesta. 

• Sono stati aggiunti degli operatori 
monadici per riallineare alcuni tipi ad i 
prototipi interni del Lattice C ed evitare 
cosi alcuni fastidiosi messaggi di avver- 
timento [wamingl. 

STUBs 

Infine ci sono le procedure per la 
gestione dei singoli eventi, per la mag- 
gior parte realizzate come tronconi, a 
parte quella relativa alla chiusura della 


finestra, già attiva, sebbene altrettanto 
semplice tanto da non essere poi cosi 
diversa da un troncone. 

E questo è tutto per il momento. Lo 
scheletro è già in grado di essere com- 
pilato con un semplice 
le - L menu.c 

sebbene per ora il tutto dia luogo sem- 
plicemente ad un programma che apre 
una finestra ed aspetta che venga chiu- 
sa per terminare. Ma crescerà... cre- 
scerà! 

GREP 

Nelle ultime due puntate abbiamo 
parlato di GREP come di un programma 
di utilità particolarmente potente in gra- 
do di ricercare all'Interno di un certo 
numero di file tutte le linee che soddi- 
sfino quella che viene chiamata espres- 
sione regolare, cioè una espressione 
che descrive una ben determinata strin- 
ga di carattere od addirittura un'intera 
classe di stringhe. 

Per fare un esempio pratico GREP 
permette di risolvere problemi di tipo: 
Cerca in tutti i file che iniziano con 
«ddj» ed hanno estensione «memo» 
tutte le righe che contengono la data 
del Natale di un qualunque anno del XX 
secolo ed in cui la prima lettera del 
mese può essere maiuscola o minusco- 
la. Quindi visualizzale sullo schermo. 

Il tutto si ottiene col comando: 

[i] grep -25 [Dd]ice»bre 19 [0-9] [0-9]- ddj»?. «co 

Vediamo ora come si può fare la 
stessa cosa da un programma scritto in 
C. 

Questo è possibile grazie alla libreria 
di compilazione grep.lib. Una lista delle 
funzioni di questa libreria è riportata in 
figura 4. Leggetela attentamente prima 
di continuare. 

Innanzi tutto è necessario aggiungere 
al codice l'istruzione: 

«include "pat.h" 

a meno che non si preveda di utilizzare 
solo la forma esplicita delle espressioni 
regolari (e quindi solo le funzioni 
re_smatch() e are_smatch()l Quindi 
bisogna aggiungere alla lista delle libre- 
rie di compilazione in fase di legame 
llinkl la libreria grep.lib Ad esempio, 
supponendo che il programma si chiami 
cerca, il comando di LINK potrebbe 
essere: 


LIBRARY grep.l ib*LIB:lc.l lb*LIB:a»tga.l Ib 

Vediamo ora un esempio pratico (vedi 
figura 5). Cerchiamo, come sopra, tutti i 
record di un certo file che contengono 
la data di Natale di un qualunque anno 


del XX secolo. Supponiamo di aver 
aperto il file in questione e di aver 
ottenuto indietro in archivio il puntatore 
al file da usare con la freadf) Dato che 
dobbiamo chiamare più volte la funzio- 
ne di ricerca, non ci conviene usare la 
re_smatch(). Questa infatti chiamereb- 
be ogni volta la re_gen() per generare 
la rappresentazione interna dell'espres- 
sione regolare da utilizzare per la ricer- 
ca. In questo caso è più veloce chiama- 
re direttamente la re_gen() per genera- 
re l'espressione nella sua rappresenta- 
zione interna (e quindi è necessario 
includere pat.h). per poi utilizzare nel 
ciclo che scandaglia il file la funzione 
re_match(), più veloce. 

Le funzioni di tipo are sono analo- 
ghe a quelle di tipo re salvo che la 

ricerca non avviene a partire dal primo 
carattere della linea da scandagliare, ma 
da una qualunque posizione specificata 
come parametro di ingresso. 

Tutte le funzioni di ricerca restituisco- 
no in uscita la posizione dell'ultimo ca- 
rattere della prima sottostringa che sod- 
disfa l'espressione regolare, in modo da 
permettere al programma di continuare 
la ricerca sulla stessa linea nel caso ci 
sia una seconda sottostringa che soddi- 
sfi la stessa espressione. Quindi, se 
cerchiamo 19(0-9] (0-9| nella stringa: 



la funzione di ricerca ritornerà l'intero 
48. 

Ah, dimenticavo. Il codice in figura 5 
è corretto come codice, ma non é quel- 
lo più adatto al tipo di ricerca che in 
genere si effettua su file di testo. Per- 
ché? La risposta il prossimo mese. 

Conclusione 

Nella prossima puntata vedremo co- 
me si costruisce un menu utilizzando le 
strutture che abbiamo descritto in que- 
sto articolo, e come si determina quale 
voce e/o sottovoce è stata selezionata 
dall'utente, completando cosi la prima 
stesura del nostro scheletro. Nel frat- 
tempo, studiate con cura lo scheletro 
proposto in figura 3 e provate a fare 
delle variazioni per renderlo più veloce e 
flessibile. Niente sporchi trucchi però. 
Potranno anche dare grossi vantaggi, 
all'inizio, ma alla lunga si pagano cari. 
Provate inoltre a modificare l'esempio 
riportato in figura 5 per tener conto del 
caso in cui in una stessa linea ci sia più 
di una sottostringa che soddisfi l’e- 
spressione regolare. 

E come sempre, buon lavoro! m « 


MCmicrocomputer n . 93 - febbraio 1990 


205 


ATARI ST 


Lavorare con Spectre 128: 
impressioni d’uso 

di Vincenzo Folcarelli 


L'utilizzo di un emulatore 
software prefigura spesso 
risultati operativamente 
mediocri sia in termini di 
velocità che di qualità. 

Nel mondo ST. emulatori 
dell'ambiente MAC. come 
Aladin e come Magic Sac 
soprattutto nelle ultime 
release hanno sempre 
costituito una eccezione a 
quanto prima affermato. 
Spectre 128 non fa altro che 
continuare nel solco tracciato 
dai suoi predecessori (non a 
caso il suo creatore è David 
Small lo stesso di Magic Sac) 
aggiungendo tra l'altro il 
vantaggio di un 
aggiornamento continuo 


Installazione 

La confezione di Spectre non ha as- 
solutamente un aspetto professionale: 
contenitore in plastica leggera con aper- 
tura a libretto, manualetto rilegato con 
una piccola spirale, un disco da 3"1/2 
(contenente l'emulatore vero e proprio) 
ed un piccolo «gadget» da inserire nella 
porta ROM. In quest'ultimo sono conte- 
nute le nuove ROM da 128 KByte del 
MAC SE. Normalmente all'atto del- 
l'acquisto del paccheto è necessario 
procurarsi separatamente la ROM: l'Eu- 
rosoft di Firenze mi ha gentilmente in- 
viato il prodotto (nella versione 1 .9F) già 
completo di ROM. 

Per installare Spectre non c'è altro da 
fare che inserire la cartuccia nella porta 
ROM, tenendo verso l'alto il lato con 
l'adesivo che contiene il marchio della 
Small Ine. Tale operazione va ovviamen- 
te effettuata a computer spento. 

A questo punto è necessario caricare 
il programma Spectre contenuto nel di- 
schetto incluso nella confezione. 

A caricamento avvenuto compaiono i 
menu di configurazione. Questa avviene 
in ambiente GEM-ST. 

Memory contiene il settaggio del top- 
memory, Cache permette di fissare una 
RAM disk, resistente ai Reset, la cui 
grandezza è funzione della memoria di- 
sponibile. con Printer è possibile sce- 



206 


gliere a quale porta (parallela o seriale) 
collegare la stampante ovvero se si 
utilizza la laser Atari SLM 804, Hard 
Disk permette di installare e formattare 
l'hard disk in maniera condivisa ST- 
MAC, Floppy Disk permette di formatta- 
re un disco in formato Spectre pur 
rimanendo in ambiente GEM, Goodies 
permette l'attivazione dell'emulatore 
del chip sonoro (un piccolo emulatore in 
un grande emulatore!). 

A questo punto è necessario specifi- 
care le risorse di cui è necessario di- 
sporre per fare un uso sensato di Spec- 
tre. Un 1040 ST è il minimo indispensa- 
bile in termini di RAM, un Mega 2 é 
molto meglio. Sul fronte drive è neces- 
sario disporre di un hard disk ed in caso 
non si disponesse di questo diviene 
indispensabile il drive esterno. Personal- 
mente consiglio poco far uso di RAM 
disk; non siamo ancora in condizioni di 
assoluta sicurezza (crash-freell). 

La necessità di avere un hard disk o 
almeno due drive è motivata dal mas- 
siccio uso che il MAC fa delle memorie 
di massa. 

Nell'installazione dell'hard disk è ne- 
cessario avere alcune precauzioni. Il pri- 
mo passo è quello di fissare l'SCSI 
device; se si dispone di un solo hard 
disk è sufficiente annerire il primo qua- 
dratino in alto a sinistra corrispondente 
all'unità 0. Il device 7 è riservato alla 
stampante laser. Stabiliti i device si pas- 
sa alla formattazione vera e propria, Se 
nella originale partizione GEM erano di- 
sponibili 3 partizioni, almeno una di que- 
ste dovrà essere riservata all'ambiente 
MAC, Evidentemente i dati GEM di 
quella partizione (ma soltanto di quella) 
andranno persi. Si può scegliere tra la 
formattazione MFS e la formattazione 


Distributore: 

Eurosoft - Via del Romito IDr 
50134 Firenze - Tel. 055/496455 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



ATARI ST 



Settaggio del Device e Formattai* 


HFS. Quest'ultima è preferibile. A que- 
sto punto è necessario caricare il Sy- 
stem (6.0) ed il Finder (5.2) su HD e 
settare l'Automount. Battendo Return il 
caricamento del S.O. sarà immediato e 
dopo aver premuto F3 comparirà l'icona 
dell'HD. Dopo aver formattato la sola 
partizione relativa al MAC dell’hard disk, 
si passa all'installazione del floppy; pre- 
mettendo che quando sarà disponibile 
la versione 2.0 GCR di Spectre non ci 
saranno più problemi di lettura/scrittura 
in formato MAC. 

Nel settaggio, tramite il menu Floppy 
Disk, consiglio il settaggio del floppy 
sprotetto. Ciò garantisce il più delle 
volte un ottimo automatismo nello 
scambio dei dischi. 

Nel menu Format è disponibile la 
voce «formattazione in modalità MAC», 
ovviamente questa è disponibile solo 
con la versione GCR. 

Nel menu Goodies è possibile defini- 
re la scelta della frequenza del suono, 
ottenuto per emulazione. A 22 kHz si 


ottiene un'emulazione sufficientemente 
buona, ma un appesantimento eccessi- 
vo per la CPU. Poiché il suono non è 
indispensabile nelle più interessanti ap- 
plicazioni professionali (word processor, 
grafica, database....) consiglio di non 


Settaggio per la 
formattazione del 
drive per floppy 


attivare l'emulazione sonora. Nel caso si 
faccia uso di giochi o programmi di 
sintesi musicale conviene, almeno per 
avere una discreta sensazione sonora, 
fissare l'emulazione a 22kHz. Poco si- 
gnificativo il settaggio di 11 kHz. 




MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


207 



ATARI ST 



Formattazione GCR 

Pur essendo uno degli argomenti più 
affrontati nel campo dell’emulazione 
MAC, risulta spesso awolto in un alone 
di mistero. 

NelI'ST la tecnica di formattazione è 
denominata MFM (Modified Frequency 
Modulation) ed è una variante della 
"preistorica» FM. Essa (FM) consiste 
nello scrivere un bit di informazione tra 
due bit di clock (di sincronismo), sosti- 
tuendo al secondo bit di clock un bit di 
informazione si ottiene un raddoppia- 
mento della capacità di registrazione 
(MFM). Chiaramente il bit di clock rima- 
ne solo in testa ai due bit di informazio- 
ne. Per attuare una tale codifica/decodi- 
fica sui bit registrati è necessaria una 
particolare circuitazione che nei drive 
attuali è ottenuta attraverso circuiti PAL 
a scala di integrazione larga (LSI). Atten- 
zione a non confondere questa circuita- 
zione con il controller del drive! Questo 
svolge funzioni di gestione della mecca- 
nica. 

Nel MAC la codifica dei bit di informa- 
zione avviene in modalità GCR (Group 
Code .Recording) in cui un gruppo di 
quattro bit viene trasformato in registra- 
zione in un gruppo di cinque bit (viene 
aggiunto il sincronismo); il processo in- 
verso avviene in lettura. Ovviamente la 
circuitazione di codifica/decodifica è ne- 
cessariamente differente ed è ciò che 
rende incompatibile le due formatta- 
zioni. 

Il suddetto software di gestione è 
implementato in circuitazioni hardware 
per garantire una maggiore velocità di 
gestione ma è ovvio che potrebbe esse- 
re implementato come software sotto il 
controllo della CPU. Questa è stata la 
strada seguita dal lentissimo Transistor 
One. La strada che dovrebbe (ed è qui 
che sono nati problemi di copyright) 
aver seguito Spectre GCR è quella di 
implementazioni in PAL. 


Ready Sei Gol 4.0. 


In Germania comunque sono già di- 
sponibili versioni di Spectre GCR. 

Soltanto come nota informativa vorrei 
citare il chip che permette al MACH la 
lettura di tutti i formati più diffusi. Qual- 
cosa di simile é presente nel mondo ST 
grazie a Discovery. 


Scambio di file 

Non essendo disponibile software in 
formato Spectre è ovviamente necessa- 
rio realizzare comunque uno scambio 
alternativo di file per poter portare il 
mondo MAC sulI’ST. Il primo è quello di 
fare uso attraverso programmi di comu- 
nicazione e banche dati di software di 
pubblico dominio (nel modo MAC rag- 
giunge risultati notevoli), peraltro nel 
pacchetto di Spectre è presente il pro- 
gramma Transverter da utilizzare pro- 
prio a questo scopo. Il secondo è quello 
di convertire il software commerciale (e 
quindi originale) in formato Spectre. A 
parte la legalità di quanto affermato (!?), 
la conversione è tecnicamente possibile 
soltanto con programmi sprotetti e può 
avvenire o tramite cavo seriale ed ovvio 
software di comunicazione, altrimenti 
utilizzando convertitori come Exchanger 
che trasformano dischi in formato MAC 
in formato Aladin e successivamente 
utilizzando il programma PD, Aladin to 
Spectre & Spectre to Aladin. 

Sul fronte scambio di file di lavoro 
provenienti da word processor, da 
spreadsheet ecc., si ricorre oltre al con- 
sueto cavo seriale alle innumerevoli routi- 
ne sviluppate per scambiare dati tra i 
mondi MAC ed MS-DOS. 


L'uso professionale 

Evidentemente nell’uso amatoriale e 
casalingo Spectre non pone problemi di 
alcun genere. È possibile utilizzare i più 
affascinanti programmi del mondo MAC 


come Page Maker 3.0, Free Hand, 
Word, Adobe lllustrator, X-Press, Hyper- 
Card senza nessun serio problema, ma 
nell'uso professionale? 

Non preoccupatevi NON è un «fia- 
sco», anzi permette di lavorare a livelli 
spesso superiori a molti esemplari di 
MAC ma ha di contro un basso conte- 
nuto qualitativo nella stampa ed in ge- 
nerale nella gestione delle periferiche. 

Sul problema della stampa è inutile 
fare allarmismi ingiustificati: Aladin ha 
dimostrato che si possono utilizzare le 
periferiche Atari (in particolare la stam- 
pante laser) con risultati eccellenti. 

Spectre non è ancora in grado di 
raggiungere i livelli di stampa di Aladin 
pur avendo dalla sua un periodo di svi- 
luppo superiore. 

La versione 1 .9F dispone di una beta- 
version del driver per la laser Atari e dà 
risultati ancora poco soddisfacenti sep- 
pur molto incoraggianti. Il problema 
principale non è comunque la sola quali- 
tà ma soprattutto l’affidabilità. Da quan- 
do utilizzo Spectre ho avuto la sgradita 
sorpresa di trovare l'ST in crash esclusi- 
vamente durante o dopo una stampa in 
alta risoluzione. Ho specificato alta riso- 
luzione perché in modalità testo non ci 
sono assolutamente problemi. 

D. Small è ben cosciente di ciò ed ha 
promesso che dopo aver risolto il pro- 
blema della lettura dei dischi MAC, tutta 
la sua attenzione sarà rivolta alla produ- 
zione di driver di stampa di alta qualità 
ed affidabilità. Evidentemente, date le 
premesse dell’hardware disponibile 
sulI’ST, non è possibile utilizzare il soft- 
ware sviluppato per la scheda a colori 
del MACH. Peraltro Spectre si propone 
di emulare pienamente un MAC SE. 

Per quel che riguarda il resto degli 
interessi di un utilizzatore professiona- 
le: funzionamento regolare e veloce dei 
vari programmi, uso efficiente delle me- 
morie di massa e larga compatibilità con 
il software presente e futuro, non ci 
sono problemi. 

All'opera! 

Pur non possedendo un largo archivio 
di software MAC ho avuto l'opportunità 
di utilizzare alcuni programmi come 
Mac Write (con cui sto scrivendo que- 
st’articolo) Free Hand, Ready Set Gol 
4,0. Il word processor va benissimo, le 
stampe sono buone (gli esempi pubbli- 
cati provengono da una stampante a 
nove aghi). Gli unici intoppi provengono 
dalla non perfetta corrispondenza tra i 
tasti ed alcune funzioni (ad es. Delete 
corrispondente a « \ ». l'accento non 
esiste ed è necessario usare l’apostrofo 

Con Free Hand non ho avuto proble- 


208 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


ATARI ST 



M Esempio di slampa in modo grafico con Mac Wrile 


mi di nessun tipo (velocità e stabilità) 
fino al momento di andare in stampa, a 
quel punto a parte il risultato non eccel- 
lente ho avuto la NON lieta sorpresa di 
veder comparire una criptica pagina che 
illustrava i motivi del crash! 

La chiave di lettura della pagina del 
crash è descritta in fondo al manuale, 
per chi volesse (e fosse in possesso di 
discrete informazioni sul LM 68000) 
consiglio vivamente l'approfondimento. 

A proposito di crash, con Shift-Help si 
resetta l'ST, con Shift-Undo il MAC. 

Nelle immagini vengono mostrati al- 
cuni lavori sviluppati sotto Spectre- 
MAC. 


La manualistica 

Sin dalle prime versioni di Magic Sac, 
la manualistica allegata aveva uno stile 
molto discorsivo ed informale; nei ma- 
nuali di Spectre, D. Small non si smenti- 
sce, arricchendo le poche pagine piu di 
aneddoti che di reali consigli. Uno fortu- 
natamente lo mette in evidenza: «Se 


volete sfruttare a fondo Spectre cercate 
di imparare a conoscere il MAC» ed a 
questo scopo di leggere «The Macin- 
tosh Bible». 

Le nuove versioni 

Dalle nuove versioni (in particolare la 
2.0) ci si aspetta molto dalla presenza di 
un ottimo driver (come quello di Aladin) 
per la SLM 804 ad una più efficiente 
gestione del suono (ad esempio come 
D. Small stesso lascia intravedere, fa- 
cendo uso di gadget esterni come ST 
Replay). È invece sicuro che avremo a 
disposizione il dispositivo da collegare 
alla porta ROM che permetterà al drive 
delI'ST di leggere/scrivere dischi MAC. 
Con lo sguardo più verso il futuro c’è da 
aspettarsi la possibilità di gestire l'inter- 
faccia MIDI, le nuove schede grafiche a 
colori (ciò aprirà finalmente le porte al 
nuovo software «colorato» disponibile 
per MACH) ed infine le potenti schede 
acceleratrici (con nuovi processori e 
nuovi clock). 


Conclusioni 

Se qualche lettore ha scelto la breve 
strada di leggere soltanto le conclusioni, 
lo accontenterò con poche battute. 

Il più degli esperti o degli apparenti 
«sapientoni» che girano intorno all'am- 
biente ST. parla di Spectre come di un 
miracolo dell'arte della programmazio- 
ne, gli utenti tradizionali di sistemi DTP 
gridano vittoria per poter usare Page 
Maker su un ST, i programmatori ed 
operatori di applicazioni avanzate spriz- 
zano gioia per la possibilità di utilizzare 
HyperCard. E tutti gli altri? I professioni- 
sti che usano l'ST per applicazioni musi- 
cali non hanno poi molto da guadagna- 
re, altrettanto gli appassionati di vi- 
deogame. 

In generale superati gli ultimi scogli 
dell'emulazione (futuro prossimo!!!) è 
probabile che i lettori di MC che possie- 
dono un ST e leggevano soltanto i miei 
articoli, avranno qualche pagina in più 
da leggere: quelle di Raffaello De Masi 
dedicate al Macintosh! 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


209 



ATARI ST 


Voglia di originali 


ST Mail Box 


Rose e Spine 

Spett.le MCmicrocomputer, 

mi chiamo Massimo Sepioni, sono un 
felicissimo possessore dell 'A tari ST Di- 
spongo di questa soddisfacente mac- 
china dal settembre 1985; sono fra i 
primi italiani ad averla acquistata e ad 
averle dato fiducia per il suo sicuro 
successo nel mercato. Purtroppo però 
anche le rose hanno le spine ; nel caso 
Atari le spine sono principalmente due. 

La prima polemica che faccio non é 
alla macchina, ma all'Atari Italia. 

Conduce una propaganda pubblicita- 
ria misera, sbagliata e quindi sicuramen- 
te poco efficiente. È ridicolo dire «1040 
&T ha in catalogo 857 programmi » (MC 
microcomputer n. 86). quando in realtà 
esistono migliaia di applicazioni per 
TST; il numero di cui dispone l'Atari 
Italia è estremamente irrilevante ed al- 
tamente distruttivo usarlo come pubbli- 
cità. Senza contare poi il fatto che solo 
negli ultimi mesi si è vista qualche 
rivista che « parlasse » seriamente del- 
T Atari ST. 

La seconda spina è il fatto che non 
esiste una rivista interamente dedicata 
all'Atari ST come c'è in molti paesi per 
altri personal computer. Nel gennaio del 
1987 era nata «La Rivista di Atari» edita 
dalla Jackson, ma poi si è vista svanire 
nel nulla per sempre. Non sarebbe una 
cattiva idea se l'Atari Italia si impegnase 
in tal senso, personalmente posso assi- 
curare che si potrebbe parlare di hard- 
ware, software e News in genere per 
oltre 200 pagine al mese. 

Rispondo ora a Massimo Arena di 
Manesseno (MCmicrocomputer n. 87 
pag. 16) che l'Atari ST è il computer che 
cercava, può emulare XT, C64. Amiga, 
Macintosh. Apple II, tutti perfettamente 
funzionanti e molto più veloci degli «ori- 
ginali»; se vuole saperne di più. può 
telefonarmi allo 075/6920337 o scrivere 
in via Dell'Avvenire. 7 - 06078 P. Valle- 
ceppi (PG). 

Concludo questa mia lettera incitando 
la redazione di MC a fare una rubrica 
per Atari tipo AmigaGallery, magari di 
nome AtariGallery e di farmi sapere 
come posso mettermi in comunicazione 
con il sig. Vincenzo Folcarelli per farmi 
pubblicare tre discreti programmi per 
ST prodotti da una picola software 
house perugina. Tali programmi riguar- 
dano un game scritto in Stos, un pro- 


gramma di totocalcio ed uno di astrolo- 
gia scritti entrambi in GFA Basic V.3.01. 

Scusandomi con tutti i lettori e con 
voi della redazione per la mia presunzio- 
ne. vi auguro buon lavoro ed a tutti 
vivissimi saluti. 

Massimo Sepioni 
Ponte Valleceppi (PG) 


Senza dubbio ogni atarista pensa che 
857 programmi siano un numero irriso- 
rio, visto che nella sua biblioteca soft- 
ware (lecita!?), possiede forse migliaia 
di file.PRG. 

Sono uno dei più accaniti sostenitori 
delI'ST come macchina programmabile 
per mille usi e sempre con estrema 
facilità ma è bene chiarire che quando si 
parla di programmi si tende, almeno a 
livello professionale, a filtrare le propo- 
ste serie da quelle non troppo serie. 

A livello dilettantistico (premetto che 
parlo assolutamente in generale), quan- 
do i programmi si acquistano a kg (da 
onesti rivenditori che fanno nella manie- 
ra più assoluta gli interessi dei program- 
matori!!), anche una semplice routine 
compilata diventa un programma. 

L'Atari Italia ha avuto la buona idea di 
produrre un catalogo di 500 pagine che 
contiene 800 titoli di software profes- 
sionale. Il manuale è richiedibile diretta- 
mente alla Atari Italia attraverso la Hot 
Line (02/6196462). 

Se. come lei, molti ataristi hanno tan- 
te notizie, cosa aspettano a metterle a 
disposizione di tutti utilizzando la pre- 
sente rubrica? 

Ricordi che non c'è niente di più 
desiderato della collaborazione con i let- 
tori. 

Sul fronte delI'ST come macchina 
multistandard sono d'accordo solo par- 
zialmente con lei. In alcuni casi si otten- 
gono risultati incredibili (Magic Sac, Ala- 
din, Spectre 128) in altri molto interes- 
santi (XT MS-DOS). Chiaramente mi ri- 
ferisco ai soli emulatori software. 

Per AtariGallery non posso che invita- 
re gli ataristi ad inviare le loro creazioni, 
che. se di qualità, prometto saranno 
pubblicate in questa rubrica, ma perso- 
nalmente qon posso promettere di più. 

I lavori sviluppati su ST possono es- 
sere sempre inviati in redazione per 
essere distribuiti come software public 
domain. Per un giudizio qualitativo sono 
sempre pronto a «recensire» il vostro 
software. 


Spett.le redazione, 

dopo un bel po' di tempo mi sono 
deciso a scrivervi per chiedervi alcune 
coseffe sulla gestione dello spazio Atari 
e su alcuni programmi della Hard & 
Soft; ma andiamo per ordine 

Finalmente la stazione ST si è allarga- 
ta ed è diventata molto interessante, 
però, perché all'Amiga dedicate tanto 
spazio all'hardware e all'Atari proprio 
nulla ? Essendo sia dai tempi del glorio- 
so VIC 20 interessato alle « schedine » 
da attaccare alle varie porte, perché 
ogni tanto non ne studiate qualcuna 
anche per il buon ST? 

Capisco che le leggi di mercato siano 
abbastanza rigide e, anzi, devo dare atto 
a MC di pubblicare tante cose ghiotte 
per TST. ma sento la suddetta esigenza. 

Programmi Hard & Soft: purtroppo ho 
acquistato dal mercato nero i program- 
mi Totoexpert e Totosistemi, con i quali 
Tanno scorso ho realizzato qualche vin- 
cita. anche se irrisoria. 

Il problema è il seguente putroppo 
sul Mega i suddetti programmi non gira- 
no neanche a calci e pertanto vorrei 
sapere da voi se la Hard & Soft ha 
pubblicato la versione per Mega. 

Siccome stavolta ho intenzione di ac- 
quistare i programmi per le vie regolari, 
se potete vi prego di pubblicare l'indiriz- 
zo della Hard & Soft in modo tale da 
potermi mettere in contatto con loro 
(purtroppo in Friuli l'Atari sembra non 
esistere). 

Nel ringraziarvi per la cortese atten- 
zione, spero che mi vorrete perdonare 
se mi sono dilungato troppo e con la 
speranza di avere attraverso le pagine 
della rivista (ogni anno migliore, parola 
di ex abbonato, ex in quanto quando ho 
acquistato TST questi non era trattato 
molto bene; comunque ho deciso di 
rientrare nuovamente nella vostra gran- 
de famiglia e pertanto allego il tagliando 
di abbonamento), l'occasione mi è gra- 
dita per porgervi i miei migliori saluti. 

Francesco De Colle 
San Daniele del Friuli (UD) 


Sullo spazio che la rivista dedica alle 
varie macchine posso soltanto riferirle 
che questo è funzione dei lettori che 
possessori di una certa macchina siano 
anche lettori di MC! Per quel che riguar- 
da i programmi della Hard&Soft le assi- 
curo che non avrebbe avuto problemi 
se avesse acquistato gli originali. L'ulti- 
mo prodotto della HCS (il cui numero di 
telefono è 0744/46658) nel settore «si- 
stemistico» é Opera II un programma di 
notevole qualità con protezione hard- 
ware. 

La ringrazio per la fiducia che ha 
riservato al nostro lavoro diventando 
nostro abbonato. 


210 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


Chiarimenti 


ATARI ST 


Caro (permetti?) Vincenzo, torno a scri- 
vere alla tua bella rubrica per fare un 
appunto riguardo ai programmi Sprite 
(MC n 87) scritti dal sig. Paolo Sbac- 
cheri di Firenze. 

I programmi girano, almeno quello 
che ho provato io, la tecnica da lui 
descritta per evitare lo sfarfallio è giu- 
sta ; ma il modo con cui viene realizzata 
mi lascia un poco perplesso. Per chi 
non lo ricorda dirò che il sig. Sbaccheri 
descriveva un sistema per evitare lo 
sfarfallio degli sprite in movimento. 

Tutto è legato ad una locazione di 
memoria, probabilmente il contatore di 
sincronismo orizzontale o simili, bisogna 
aspettare che in essa vi sia un valore 
superiore a 230-240 e poi muovere lo/ 
gli sprite. Facendo cosi : 

REPEAT 

UNTIL PEEK( 1 6744967)>240 

..routine varie di movimento. 

Tutto questo può essere elegante- 
mente sostituito con il comando 

VSYNC 

..routine vane di movimento. 

VSYNC (Vertical SYNCronism) ferma il 
programma fino all'arrivo del successivo 
comando di sincronismo verticale 

Tutto questo mi fa venire in mente 
una buona norma di programmazione 
che dice di non ricorrere, ove possibile, 
ad indirizzi di memoria assoluti, ma rela- 
tivi. Il motivo risiede nel fatto che molte 
locazioni di memoria, che svolgono de- 
terminate funzioni, non hanno un indiriz- 
zo fìsso, ma può variare a seconda dei 
casi versione TOS. numero di accesso- 
ri caricati in memoria, etc. 

Un esempio è dato dalla pagina vi- 
deo, che non avendo un indirizzo fisso, 
può essere reso noto dalla funzione 
XBIOS (2). 

Facendo riferimento al video tramite 
la funzione descritta si è matematica- 
mente sicuri di far centro. 

Concludo facendovi i miei più cordiali 
saluti. 

Tiziano Danti 


Notizie dai lettori 

Sono da tre anni assiduo lettore di MC. 
e quindi non posso che congratularmi 
con la redazione per l'ottima qualità 
degli articoli. 

In particolare, possedendo un Atan 
Mega ST2. ho apprezzato da sempre lo 
spazio riservato a queste macchine pri- 
ma con Dino Greco ed ora con lei. 

Nello spirito di ST Mail Box. voglio 
dare qualche notizia agli Ataristi. 

Supercharged Easy Draw» è una 
versione del noto programma grafico 
che consente il caricamento di file IMG 
e immagini digitalizzate, esiste da oltre 
un anno sul mercato USA a $ 98,95. 


■ Easy Tools» invece è un accessorio 
che installato in EZ Draw, ne espande le 
capacità ; in particolare ruota oggetti e 
testo di qualsiasi angolo con o senza 
duplicazioni. Le funzioni del toolbox ag- 
giuntivo sono: angulator, inquir, rotator, 
convert, polytext, info. $ 49,95. 

« Touch Up» è un sofisticato pac- 
chetto grafico per la creazione di dise- 
gni bit-mapped, carica e salva file Mac 
Paint. PCX. TIFF oltre i soliti formati, 
può salvare anche in GIF e IFF. Possie- 
de funzioni di B-spline e Bezìer, ruota 
anche testi e in particolare con Clean 
Up ripulisce automaticamente le imma- 
gini digitalizzate dai pixel indesiderati. 
Costa $129,95. 

Tutti e tre i prodotti sono della Mi- 
graph Ine. 200 S. 33 Suite #220. Federai 
I Nay. WA 98003. 

Ancora per la grafica monocromatica 
e per DT. esiste Calamus Outline 
paragonabile a Adobe lllustrator e com- 
plemento di Calamus DT. 

Per quello che riguarda l'emulazione 
Mac è in vendita il nuovo Spectre 
GCR che legge direttamente dischetti 
Mac dal drive Atari senza bisogno di 
Transistor One. al prezzo di $299.95. 
escluse le ROM Mac. Prodotto da Gad- 
get by David Small Ine. 40W. Littleton 
Blvd . # 210-211 Liltleton, CO 80120. 

Non è vero che l'unico Cobo I per ST 
gira sotto emulazione CP/M. La Castech 
Software System, P.O. Box 147 Grand- 
view. MO 64030, produce «Cobol/ 
MST con Edit, Shell Simulazione 
MS.DOS/UNIX. Assembler e compì ter 
68000. Il tutto in GEM per $ 199. 

Con Hyperfont è possibile creare 
font GDOS di qualsiasi grandezza con il 
sistema del disegno outline. gli esempi 
sono molto belli. Costa $ 49.95 della 
Michtron 576, S. Telegraph Pontiac. MI 
48053. 

Riguardo il GDOS. molti lo sostitui- 
scono con «G+plus’i che, pur mante- 
nendo la perfetta compabilìtà. non ral- 
lenta il TOS ed inoltre permette il carica- 
mento dei font a programma avviato. È 
prodotto dalla Code Head Software 
P O. Box 4336 N Hollywood, CA 91607 
per $ 34.95. La stessa ditta produce 

Multidesk» che consente di caricare 
gli accessori di scrivania come fossero 
programmi, ne tiene 32 in un solo menu 
slot. 

L'Atan USA ha annunciato Hyper- 
plan e Wordflair II primo è un 
pacchetto che comprende : uno spread- 
sheet compatìbile con Lotus 123 anche 
a livello dì macro, un database, un pro- 
gramma grafico Supporta Hyperlink 
"..thè final result of a change in a 
wordsheet can be reflected in every 
associated item..», possiede la comple- 
ta implementazione GDOS. 

• Wordflair" invece è un document 
processor che incorpora: un wp con 
GDOS. uno spreadsheet, un pagelayout 
e un programma pamt e draw 


Nel versante MIDI le novità, come 
sempre, sono tante e dì solito ben 
documentate sui mensili del settore A 
tutt'oggi però qualcosa è sfuggito an- 
che a loro. 

L'Atari sta producendo l' Hotz In- 
struments insieme all'Hotz Instrument 
Technology ; si tratta di un rivoluzionario 
controller per strumenti MIDI compieta- 
mente programmabile grazie ad un ST a 
lui collegato. Esso è già utilizzato da 
diversi musicisti e sarà in vendita a fine 
anno. 

Tra i nuovi programmi cito 

« Tweak it> (editor genenco di synth). 

Object mover» (edìtor/librarìan per 
K1000 Kurzweil) 

KCS v. 1,7 » (finalmente in GEM) 

• X-OR Tiger modules »Clix mo- 
dules (orchestrazioni e sincronizzazioni 
audio e video per KCS) 

Editor E-MU Proteus» (marca Op- 
code) 

Edit Track (nuovo sequencer Hybrid 
Arts compatibile con MIDI file tipo 0 e 
1) 

Master Track Pro 3.0 » (Passport De- 
sign). 

La situazione italiana non è ancora del 
tutto rosea per gli ST, infatti all' Atan 
Italia, da me interpellata circa la possibi- 
lità di importare i 3 programmi Mìgraph, 
hanno testualmente risposto. « Non se 
ne parla nemmeno», inoltre sono 3 me- 
si che aspetto le liste che mi avevano 
promesso. 

Comunque ho saputo che c'è qual- 
che speranza per l'importazione di 
G+plus e che a novembre uscirà «Atari 
Music», rivista dedicata al nostro com- 
puter. 

Concludo dicendo di essere d'accor- 
do nel non dedicare molto spazio alle 
applicazioni MIDI, in quando esse sono 
abbondantemente analizzate sui mensili 
musicali, e per cui occorrono competen- 
ze particolari. 

Vorrei invece che fosse dedicata più 
attenzione ai prodotti quale la scheda 
A tari che da sola raddoppia il clock e 
aggiunge il coprocessore matematico ai 
mega ST per il ridicolo prezzo di 
300.000 lire, ed al software professio- 
nale 

Un'ultima domanda: che ne è delle 
nuove ROM con versione aggiornata 
del GEM ? So che in Italia parecchi le 
possiedono 

Teodoro Pace. Pescara 


Lettere come queste arricchiscono la 
rubrica ST M.B. e sono sempre ben 
volute. 

Della scheda acceleratrice se ne è 
parlato nel numero di novembre di MC. 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


211 


APPUNTI DI INFORMATICA 


coordinamento di Andrea de Prisco 


Le architetture pipeline 

di Giuseppe Cardinale decotti 


Fra le varie possibili architetture dei sistemi di calcolo paralleli possiamo 
riconoscere sicuramente tre classi di base: 

Pipeline Computers 
Array Processors 
Multiprocessors Computers. 

Queste categorie sono sufficientemente concettuali in modo da 
consentirci di valutare in maniera virtualmente indipendente dalle singole 
macchine quali implicazioni comporti progettare, programmare e usare tali 
computer. A questo scopo analizzeremo in dettaglio, in questo e nei 
successivi appuntamenti, le suddette classi 


Vettorizzazione 

I Pipeline Computers sfruttano un pa- 
rallelismo temporale eseguendo più 
operazioni «sovrapposte» negli stessi 
intervalli di tempo. Come è stato già 
espresso nel numero precedente e in 
diverse altre occasioni in questa stessa 
rubrica, una pipeline è assimilabile ad 
una catena di montaggio. Faremo tutta- 
via un esempio per fugare ogni dubbio 
residuo e per confrontarla con un'archi- 
tettura von Neumann, tipicamente non 
pipeline. Supponiamo perciò di avere 
disponibili 4 unità di calcolo, chiamati 
PE (Processor Elements), disposte in 
pipeline come in figura 1 . Vogliamo inol- 
tre eseguire un semplice programma 
come questo: 

for (i=0; fa 000) 

{ 

ri [1]=a*b; 
r2[ i ]=rl [i ]+c ; 

r 3 [i]=rZ[i]/d; 
risultatoti ]=r 3 [ 1 ]-f 

} 


Dove l’array è inizializzato a 0 e 
a,b,c,d ed f sono costanti. Come si 
vede facilmente il numero di operazioni 
da eseguire è 1000-4=4000 (escluden- 
do l'incremento e il controllo della varia- 
bile i). Poniamo, per semplicità, che 
tutte le operazioni richiedano un tempo 
costante, t„ Un solo PE che deve com- 
pletare un'istruzione prima di eseguire 
la successiva, porterebbe a termine il 
nostro programma in 4000-t„ calcolando 
un elemento del vettore risultato ogni 
4-t|. Nella struttura a pipeline, invece, 
istruzioni successive sono sovrapposte 
nel tempo, come è evidenziato in figura 
2, dove potete vedere la differenza tra il 
flusso delle istruzioni in un sistema pi- 
peline e in un sistema non pipeline. Il 
parallelismo a cui ci riferiamo in questo 
esempio, è di tipo intraistruzione: un 
processo, il ciclo che vogliamo esegui- 
re, è smembrato in vari task, le istruzio- 
ni del ciclo, eseguite dalla pipeline con 
un parallelismo temporale. Si noti come 
il primo elemento del vettore risultato è 


comunque disponibile (nel nostro esem- 
pio) dopo 4-t„ questo tempo è detto 
tempo di latenza, mentre i successivi 
vengono forniti ogni t„ l’ultimo uscirà 
dopo 999-t,; il tempo complessivo di 
esecuzione dell’algoritmo è perciò di 
4-t,+999-t,= 1003-t,. Questi tempi met- 
tono in evidenza una caratteristica nega- 
tiva nell'architettura pipeline: il tempo di 
latenza cioè il tempo necessario affin- 
ché la pipeline vada a regime o. come si 
usa dire si «instauri» la pipeline, impedi- 
sce che lo speed-up raggiunga il massi- 
mo teorico. In questo caso otteniamo 
uno speed-up pari a 4000-t,/ 
1003-tj=3.988 inferiore seppur di poco 
a 4 che costituisce il valore massimo 
raggiungibile con 4 PE. Si può facilmen- 
te verificare, basta cambiare nel pro- 
gramma precedente il numero di itera- 
zione e rifare i conti, come lo speed-up 
si approssimi al valore massimo, quanto 
più a lungo si mantiene la pipeline a 
regime rispetto al tempo di latenza. In 
figura 3 potete vedere come varia, nel 
nostro esempio, lo speed-up in funzione 
del numero di iterazioni. Il procedimen- 
to appena descritto viene chiamato vet- 
torizzazione dei loop, i calcolatori che 
sfruttano tale parallelismo sono detti 
Vector Processor. È una tecnica molto 
usata su cui è stata basata la generazio- 
ne di supercomputer precedente alla 
attuale. Come abbiamo visto è semplice 
ed efficace, inoltre molti degli algoritmi 
di tipo scientifico prevedono lunghi cicli 
di calcolo. Queste caratteristiche hanno 
spinto a produrre dei linguaggi e dei 
compilatori che facilitassero ed eseguis- 
sero automaticamente la procedura di 
vettorizzazione, come ad esempio il 
VECTRAN (VECtorizing ForTRAN) 

Progetto di una pipeline 

Tuttavia come i più sagaci lettori 
avranno già istituito, l'architettura pipeli- 
ne presenta un grave handicap, che ne 
limita l'uso in maniera determinante: è 
completamente inadatta ad eseguire 
programmi che prevedano molte istru- 
zioni di salto condizionato. L’effetto di 
tali istruzioni è di distruggere la pipeline, 
infatti ciò provoca l'esecuzione di un 



Figura I ■ Pipeline 4 stadi I PE eseguono 4 diverse operazioni negli stessi intervalli di tempo. 


212 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


Stadi di 
pipeline 

3 

£ 

| 

i 

| 

| 

5 

1 

sub. 


- f 

•J12J 

■3131 
- f 

■3141 

•31bl 
- f 


• * • 

div. 


p211J 

p 212J 
/ d 

■213 J 
/ d 

•214 J 
/ d 

•2lbJ 
/ d 

•21 bj 
/ d 


• * •» 

add. 


pili J 

pii 2 J 

plf 31 

■114 J 

•1151 

■lt61 



« • * 

mult. 

. b 

am 
» b 

al3J 

*l 4 b 

albi 

albi 
* b 




• » • 

Passi 

calcol 

1 2 3 >1 

Diagramma 

di 

5 6 7 6 

iazio-tempo per un 

2 

.1 

°t IB 

(cicli di 

upeline computer 

E 

1 

1 

sub. 


1*311 J 




•312 




p313J 

« • 

div. 


/ d 




r 2t 2 
/ d 




/ d 


• • 

add. 


riti 




rii 2 




rll3J 



• • 

mult. 

atti 
» b 




am 
« b 




al 3) 
» b 




• » 

1 2 3 *f 5 6 7 0 1 IB 11 12 Tempo 

Diagramma spazio-tempo per un computer Von-Neumann 


APPUNTI DI INFORMATICA 


to. abbiamo supposto che tutti i PE 
impiegassero lo stesso tempo nell'ese- 
cuzione delle varie istruzioni. Rilasciamo 
ora questa ipotesi, per nulla realistica, e 
valutiamone le implicazioni. Appare su- 
bito chiaro che tutta la pipeline dovrà 
essere sincronizzata con il PE che im- 
piega più tempo ad eseguire i suoi 
compiti. Se cosi non fosse tale PE non 
riuscirebbe a produrre i dati con la stes- 
sa frequenza con la quale li riceve e il 
flusso nella pipeline si interromperebbe. 
Se in una realizzazione pratica imple- 
mentiamo i generici PE che abbiamo 
finora considerato, con dei microproces- 
sori commerciali, per esempio dei 
68000, ci troviamo a fissare due fre- 
quenze di clock di un sistema cosi 
definito. Non é un errore di stampa, in 
effetti dobbiamo tenere conto di due 
temporìzzazioni: una propria dei singoli 
microprocessori presenti in ciascun sta- 
dio della pipeline, che perciò chiamere- 
mo stage clock, e un'altra, detta pipe 

t Figura 2 Esecuzione del programma d'esempio in 
una architettura pipelme e una von Neumann Nota- 
te la riduzione del tempo di calcolo. 


differente segmento di programma non 
prevedìbile a priori con conseguente 
tempo di latenza dovuto all'instaurazio- 
ne di una nuova pipeline. 

Se i salti sono frequenti si perde 
quasi del tutto il vantaggio di avere più 
processori, addirittura la somma dei 
tempi di latenza può diventare prepon- 
derante rispetto al tempo di calcolo 
effettivo cosi da approssimare lo speed- 
up all'unità: in tal caso significa che un 
solo PE è più efficiente della pipeline 
nell'esecuzione di quel programma. 
Questo è il principale motivo che rende 
inadeguati i Pipeline Computers come 
generai purpose computer. Tuttavia la 
architettura pìpeline è lo schema per 
eccellenza delle CPU ad alte prestazio- 
ni. I processori della famiglia 68000, i 
nuovi Intel 80680 e Motorola 88000, 
l'AMD 29000. per non parlare dei DSP 
(Data Signal Processing) o dei processo- 
ri grafici come il NEC 72120, fanno uso 
di pipeline per sovrapporre le fasi di 
fetch ed execute di ogni istruzione. Con 
tale accorgimento, detto prefetch, le 
istruzioni di salto hanno un effetto tanto 
più controproducente quanto più è lun- 
ga la pipeiine. Per questo motivo i più 
potenti microprocessori come l'AMD 
29000 prevedono, in corrispondenza di 
istruzioni di salto condizionato, il pre- 
fecth delle istruzioni delle diverse dira- 
mazioni. 

Nell'esempio che abbiamo considera- 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


APPUNTI DI INFORMATICA 


clock, che scandisce la trasmissione dei 
dati da uno stadio al successivo nella 
pipeline. Lo stage clock è grosso modo 
fissato dal costruttore del componente 
che stiamo usando: se per esempio 
adoperiamo dei 68000 a 16 MHz. sce- 
glieremo lo stage clock poco al di sotto 
di tale frequenza, per sfruttare al massi- 
mo le capacità elaborative del micropro- 
cessore. La scelta invece del pipe clock 
è responsabilità del progettista hardwa- 
re e dipende da quello che si vuole 
ottenere. Se la nostra pipeline costitui- 
sce il «cuore» di un generai purpose 
computer, non sappiamo in generale 
quali cicli di istruzioni verranno vettoriz- 
zati; dobbiamo perciò cautelarci met- 
tendoci nel caso peggiore. Tale situazio- 
ne si verifica quando due stadi contigui 
eseguono uno l’istruzione più breve e il 
successivo quella più lunga dì tutto il 
set. Il pipe clock sara perciò uguale al 
tempo di esecuzione dell’istruzione più 



3 5 


8 I 2 3 4 



Figura 5 Pipeime multifunzionale e relativa tabella di scheduling L ordine dei vari stadi può essere 
nurrangìato per meno di connessioni programmabili La tabella mostra puah task sono allocati negli stadi 
della dipeline per ogni slot temporale 


ri= oxZ' B= bxZ' 



lunga del repertorio del microprocesso- 
re, in tal modo siamo sicuri che la 
pipeline non subirà mai dei guasti dovuti 
a mancanza di sincronizzazione fra i vari 
stadi: ogni stadio attenderà un certo 
numero di cicli, pari alla differenza tra il 
numero dì cicli dell'istruzione più lunga 
e il numero di cicli dell'istruzione che è 
stata appena eseguita, prima di trasferi- 
re il risultato della propria istruzione allo 
stadio successivo. In questa maniera 
però ogni istruzione, anche la più sem- 
plice. diventerebbe lenta quanto la più 
complessa con ovvio scadimento delle 
prestazioni complessive. In tal caso i 
vantaggi derivanti dall’uso di una pipeli- 
ne andrebbero verificati caso per caso. 

Useremo quindi una formula più ge- 
nerale per valutare lo speed-up: 


dove t, (i=0..n) indica il tempo di esecu- 
zione di ciascuna delle n+1 istruzioni 
del programma seriale mentre tmax è il 
tempo fisso di esecuzione delle istruzio- 
ni in pipeline vale a dire il pipe clock. Se 
lo speed-up è maggiore di uno allora 
converrà utilizzare una pipeline per ese- 
guire il programma Tuttavia come le 


Bibliografia 

Hwang K.. Briggs F « Computer Architecture 
and Parallel Processing-, McGraw-hhll. 1988 
Ewinger W . Haan O , Haupenthal E. and Ste- 
mers C , «Modelling and Measurement ol Me- 
mory Access in SIEMENS VP Supercompu- 
ters». Parallel Computing, voi. Il n 3 1989, pp 
361-365. 


214 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



APPUNTI DI INFORMATICA 


statìstiche effettuate su diverse applica- 
zioni e l'esperienza di programmazione 
in Assembler ci insegnano, l'istruzione 
più complicata è in generale quella me- 
no eseguita del set. Ci troviamo quindi 
di fronte ad un controsenso: vogliamo 
incrementare la velocità di esecuzione 
di un programma e per effettuare una 
qualsiasi istruzione semplice, per esem- 
pio un CMP (compare), impieghiamo lo 
stesso tempo di una MULS (moltiplica- 
zione con segno)! 

Pipeline unifunzionale 
e multifunzionale 

Per ovviare a questo problema ci so- 
no due possibilità: pipeline unifunziona- 
le oppure multifunzionale. Queste due 
tipologie rispecchiano due concetti anti- 
tetici e fondamentali della architettura 
dei calcolatori: unità semplici e veloci 
da un lato o unità potenti, ma più lente 
dall'altro. È la stessa disputa, che divide 
programmatori e progettisti, riguardo 
l'approccio RISC e CISC. Una pipeline 
unifunzionale esegue un solo task per 
volta, è caratterizzata da stadi limitata- 
mente programmabili o addirittura spe- 
cializzati nell'esecuzione efficiente di un 
solo tipo di operazione, collegando in 


cascata più stadi che effettuano opera- 
zioni diverse otteniamo un dispositivo 
adatto ad una certa operazione com- 
plessa. Tale architettura risulta semplice 
ed efficiente, i vari stadi specializzati 
saranno scelti con un tempo di esecu- 
zione simile, perciò la logica di controllo 
sarà semplice e la computazione effi- 
ciente. Il prezzo che paghiamo però è 
una perdita di flessibilità infatti tale di- 
spositivo non potrà eseguire compiti 
diversi da quelli per cui è stato progetta- 
to, in particolare la lunghezza della pipe- 
line è fissa perciò non potremo effettua- 
re compiti che usino solo alcuni stadi a 
meno di non rendere «trasparenti» 
quelli non usati, programmando delle 
istruzioni non operative: l'efficienza che 
ne consegue è molto bassa. Tale sche- 
ma è molto usato per i dispositivi che 
eseguono operazioni in virgola mobile, 
in figura 4 potete vedere la pipeline di 
un addizionatore in floating pomt Se 
quindi progettassimo un computer con 
pipeline unifunzionali, necessariamente 
ne dovremmo predisporre più d’una. 
implementando meccanismi di sincroni- 
smo e di collegamento fra di esse. Il 
famoso Cray-1 è basato su un'architet- 
tura di questo tipo, il meccanismo di 
gestione delle varie pipeline è detto 


chaining: le diverse pipeline specializza- 
te vengono collegate opportunamente 
attraverso buffer intermedi ad alta velo- 
cità di accesso in cui vengono deposita- 
ti i risultati intermedi fra l'uscita di una 
pipeline e l'ingresso della successiva. 

Una pipeline multifunzionale, invece, 
presenta degli stadi non specializzati 
che possono essere completamente ri- 
programmati; inoltre, per aumentare la 
flessibilità, si prevedono in genere dei 
multiplexer fra uno stadio e il successi- 
vo in maniera tale che la lunghezza della 
pipeline possa essere modificata a pia- 
cere. La figura 5 mostra uno schema di 
questo tipo; la logica di controllo è 
molto piu complicata rispetto a quella 
della pipeline unifunzionale. La pipeline 
multifunzionale è molto adatta al multi- 
tasking, la sua riconfigurabilità permette 
dì strutturare il flusso dei dati nel modo 
più opportuno. I vari stadi sono allocati 
ai diversi task, collegando e arrangiando 
in qualunque modo gli stadi stessi. Cosi 
per esempio in figura 6. il processo A 
usa il primo e il secondo stadio mentre 
B tutti e tre. In tale maniera l'efficienza 
sarà mantenuta sempre alta poiché è 
possibile far lavorare tutta la pipeline, al 
contrario di quella unifunzionale; tutta- 
via la dipendenza fra i dati, la collisione 
nell'accesso a questi e soprattutto la 
concorrenza nell'allocazione degli stadi 
ai task impediscono che l'efficienza sia 
massima. L'argoritmo di scheduling 
eseguito dall'unità di controllo, deve ne- 
cessariamente tenere conto di quali sta- 
di devono essere allocati ai vari task per 
non interrompere il flusso della pipeline 
(o meglio di tutte le pipeline) e decidere 
il momento, detto slot temporale, in cui 
allocarli inserendo opportuni stadi di at- 
tesa possibilmente all'inizio dell'esecu- 
zione del task. Esistono dei metodi di 
descrizione, attraverso dei diagrammi 
temporali, di questo meccanismo di 
scheduling. ma non risulta che siano 
stati proposti dispositivi commerciali 
che sfruttino, questa politica di alloca- 
zione delle risorse 

Conclusioni 

Abbiamo cosi descritto quali sono le 
principali caratteristiche dell'architettura 
pipeline. In particolare ci siamo resi con- 
to di come le realizzazioni pratiche e le 
esigenze di flessibilità abbiano modifica- 
to il semplice concetto di «catena di 
montaggio» da cui siamo partiti. La 
complessità delle pipeline multifunzio- 
nali in effetti ci porta a considerare 
architetture diverse, ma ugualmente ef- 
ficienti e flessibili che analizzeremo nel- 
le puntate successive. 



Figura 6 - Pipeime multifunzionale multitasking Sono predisposti tanti buffer quanti sono necessari per 
evitare collisioni Ira task stessi. La tabella di scheduling viene espansa quando più task richiedono lo stesso 
stadio nello stesso intervallo di tempo I task collidenti sono allora allocati in differenti slot temporali 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


215 


INTELLIGENZA ARTIFICIALE 


di Raffaello De Masi 


A cosa serve 
un sistema esperto? 

prima parte 


Sebbene all'inizio, come 
abbiamo già visto in una 
puntata precedente, i sistemi 
esperti siano stati concepiti 
per risolvere in teoria qualsiasi 
problema, all'atto pratico, si 
sono configurate alcune aree 
preferenziali d'uso in cui essi 
sono divenuti specialisti; si 
tratta di aree, scusate la 
ripetizione, i piuttosto 
specializzate te non poteva, 
date le premesse, essere che 
così), e queste aree sono 
descritte nella figura della 
pagina a fianco. 

Questa puntata, e la 
prossima, la dedicheremo 
quindi a illustrare le 
caratteristiche specifiche di 
questi campi, le tecniche e i 
lati tipicamente coinvolti del 
sistema, e alcuni esempi di 
come il tutto sia poi stato 
effettivamente realizzato 


I sistemi esperti che eseguono inter- 
pretazione adottano uno o più sensori 
collegati con l'esterno, è il caso ad 
esempio, di un altoforno o di un proces- 
so chimico. È compito quindi di una 
interfaccia leggere e colloquiare diretta- 
mente con un ambiente di lavoro; mag- 
giore sarà la complessità e l'efficienza 
dell'interfaccia, minore sarà la necessità 
di manipolare, direttamente o automati- 
camente, i valori per farli assomigliare 
quanto più possibile a una rappresenta- 
zione simbolica di una situazione del- 
l'ambiente reale. La cosa non è sempli- 
ce né facile, se si considera che si 
maneggiano dati che sono «sporchi», 
essendo non continui, incompleti, so- 
vente non affidabili e sicuri, in parte 
errati (cosa che può essere o no a 
conoscenza dell'operatore). Tutto ciò 
comporta, è il caso di ripeterlo, tecniche 
speciali per estrarre le caratteristiche da 
noi cercate da un fascio di dati, da 
figure, da rappresentazioni schemati- 
che, da suoni o da qualunque altro 
metodo adottabile per rappresentare 
simbolicamente dei dati. Per esemplifi- 
care non potevamo fare un esempio 
senza attingere al campo della medici- 
na. Una regola molto semplificata è 
quella adottata di seguito ed è tratta da 
una pubblicazione già diverse volte ri- 
chiamata su queste pagine (Weys e 
Kulikowsky, A practicai System to desi- 
gning Expert Systems, New Jersey, 
Rowland & Allandel, 1983); il SE di 
nome SPE (ogni sistema ha un nome, 
che sovente richiama le funzioni che è 
deputato ad assolvere) è capace di ana- 
lizzare le curve di un densimetro per 
distinguere tra differenti stati di infiam- 
mazione di un paziente. Un esempio 
piuttosto semplificato e tradotto in ter- 
mini banali (come quelli che seguiranno 
poi) della regola è il seguente: 

• se la curva tracciata è del tipo «gamma 


asimmetrico» e la quantità di «gam- 
ma» è nei limiti normali, 

• allora la concentrazione di gammaglobuli- 
na è in limiti fisiologici. 

I sistemi di interpretazione possono 
analizzare e leggere diversi tipi di dati. 
Ad esempio, la visione, l'interpretazione 
e la comprensione della voce (ultima- 
mente anche dello scritto, area di note- 
vole sviluppo), usano input recuperati 
direttamente dall'ambiente esterno. Si- 
stemi di interpretazione naturale sono 
usi a manipolare invece direttamente 
dati analogici e numerici come dati dif- 
frattometrici provenienti da macchine a 
raggi X. spettri di massa da spettrografi 
e, genericamente, dati magnetici, elet- 
trici e termometrici. Sistemi di analisi e 
interpretazione geologica usano invece 
dati provenienti da log stratimetrici e 
stratigrafici o valori provenienti da anali- 
si di laboratorio o risultati di prospezioni 
sismiche o gravimetriche. 

I sistemi di analisi medica general- 
mente acquisiscono dati ricavati dal mo- 
nitoraggio di pazienti (es. pressione san- 
guigna, battito cardiaco, ecc.), per dia- 
gnosticare disfunzioni funzionali. E an- 
cora. sistemi di interpretazione militare 
usano segnali di individuazione da radar, 
radio, sonar, ecc. per eseguire analisi di 
situazioni e processi di identificazione. 

Tutti i sistemi esperti che eseguono 
previsioni, come quelli appena descritti, 
sviluppano essenzialmente deduzioni da 
situazioni e da segnali a loro forniti. 
Esempi di applicazioni in tal senso sono 
la previsione dei danni determinati da 
certi tipi di insetti alle culture, la stima 
delle richieste, da parte di certi clienti, 
dei quantitativi annuali di petrolio da 
estrarre, la previsione di variazioni geo- 
politiche nella situazione mondiale o 
della possibilità dì conflitto armato in 
base a rapporti dei servizi di spionaggio. 


216 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


INTELLIGENZA ARTIFICIALE 


I sistemi di previsione e i SE ad essi 
collegati talvolta usano modelli di simu- 
lazione, programmi che simulano l'attivi- 
tà del mondo reale, per simulare scenari 
adatti ad accogliere particolari dati in 
input. Queste situazioni potenziali, insie- 
me alla conoscenza dei processi che li 
hanno simulati formano la base delle 
predizioni. I ricercatori di A.I., sotto que- 
sto punto di vista, hanno in effetti note- 
voli difficoltà a creare ambienti di simu- 
lazione tanto completi da essere effetti- 
vamente efficaci per coprire del tutto le 
aree di influenza dei diversi modelli. 

I sistemi esperti che eseguono dia- 
gnosi usano descrizioni di situazioni, 
particolarmente caratteristiche del fatto 
studiato, o campi di conoscenze circa il 
malfunzionamento del sistema. Un 
esempio di deduzione da descrizione di 
sintomi può essere rappresentato dalla 
determinazione delle cause di malattia 
in base ai sintomi descritti dal paziente, 
o dalla deduzione del tipo di guasto 
nella componentistica elettrica e elettro- 
nica di un circuito in base alle variazioni 
o agli errori che tali circuiti mandano in 
output. Ma la vera forza e utilità dei 
sistemi di diagnosi è rappresentata non 
solo dalla possibilità di rilevare guasti, 
ma anche di eseguire il necessario de- 
bug, vale a dire di poter fornire assisten- 
za nelle operazioni di riparazione, manu- 
tenzione o comunque di gestione del- 
l’impianto. Tali sistemi possono essere 
resi interattivi con l'utente, per poter 
affinare i risultati e i dati da manipolare, 
e suggerire gruppi di azioni o tecniche 
operative per la correzione dell'errore, 
del guasto o del malfunzionamento. An- 
cora una volta (e non poteva essere che 
cosi, visto che almeno la metà dei SE è 
orientato in tal senso), il dominio medi- 
co è quello di interesse più specifico, 
tanto che esistono sistemi di diagnosi in 
campo medico che numericamente so- 
no almeno il doppio di tutto quelli svi- 
luppati perle altre discipline. La situa- 
zione. forse anche in base ai brani suc- 
cessivamente in tale campo si sta svi- 
luppando altre direzioni e attualmente i 
maggiori sforzi sono orientati verso ap- 
plicazioni ingegneristiche e sistemi-reti 
di calcolaton. Un esempio di regola per 
la diagnosi in campo medico è rappre- 
sentato appresso. Esso consente (ov- 
viamente qui è stata molto semplificato, 
avendo solo funzione di esempio) a un 
sistema esperto, chiamato MYCIN 
(Shortcliffe, E, H, ComputerBased Con- 
sultation MYCIN, New York. Elseiver, 


1976), di diagnosticare infezioni batteri- 
che in pazienti di un ospedale. La regola 
cosi può essere esemplificata: 

• se il colore deH'organismo è azzurrino 

e la morfologia è rotondeggiante e 
la conformazione dello sviluppo è a 
catena; 

• allora c'è una elevata possibilità (70%) 

che l'organismo sia uno strepto- 
cocco! 

I sistemi esperti capaci di sviluppare 
progetti e disegni sviluppano la configu- 
razione di oggetti su una base di specifi- 
che tipiche proprie di un problema. Un 
esempio è il disegno di schemi di circui- 
ti integrati, o lo sviluppo, in farmacolo- 
gia, di molecole complesse organiche. 
Ma la cosa va anche oltre, in quanto un 
sistema esperto può. in tal senso, simu- 
lare il comportamento di una parte del 
progetto, consentendo le relative modi- 
fiche e contemporaneamente evitando 
costose costruzioni di componentistica 
che dovrebbe poi essere smantellata. 
Ancora, essendo questa fase diretta- 
mente collegata con quella della pianifi- 
cazione, molti sistemi di disegno e pro- 
gettazione sono progettati per autocor- 


reggersi, vale a dire per consentire, in 
limiti prefissati, allo stesso sistema 
esperto di eseguire aggiustamenti sul 
progetto di base per migliorare il proget- 
to stesso e ridurne la componentistica e 
i costi, da una parte, senza trascurare 
l'efficienza globale e il livello dei risulta- 
ti, limite che generalmente viene fissato 
dal progettista e al di sotto del’ quale 
non è consentito scendere. I due campi 
più utilizzati per la progettazione attra- 
verso un SE sono la biologia molecolare 
e la microelettronica, e anche qui come 
al solito, la predominanza di tali campi 
sugli altri è dovuta essenzialmente al- 
l’interesse che il mercato ha nei con- 
fronti dello sviluppo di tali materie (che 
lo sviluppo dei SE sia dominio presso- 
ché assoluto delle leggi di mercato lo 
dimostra il fatto che, nel campo geologi- 
co, campo notoriamente dominio di un 
non elevatissimo numero di professioni- 
sti, siano stati sviluppati fior di SE, es- 
senzialmente in un solo campo, quello 
della ricerca di giacimenti in generale e 
di idrocarburi in particolare). Un esem- 
pio di regola per il disegno di un siste- 
ma esperto nel campo della progettazio- 
ne e del disegno elettronico è mostrato 
appresso. Esso è tratto dall'implemen- 


Categoria 

Problema 

Interpretazione 

Analisi di situazioni attraverso la loro descrizione proveniente 
da sensori 

previsione 

analisi delle conseguenze provenienti da particolari 
situazioni 

diagnosi 

analisi di malfunzionamento da sistemi inferenziali 

disegno 

configurazione e progettazione di oggetti sotto 
determinate specifiche 

pianificazione 

previsione di comportamenti 

monitoraggio 

comparazione di misure e osservazioni con schemi di 
comportamento generale 

debug 

previsione e prescrizione di rimedi a problemi 

riparazione 

sviluppo di piani per fronteggiare malfunzionamenti o 
modifiche 

istruzioni 

studio del comportamento nel caso di diagnosi, debug e 
riparazione 

controllo 

governo del comportamento di tutti i sistemi 


Categorie generiche di applicazione di un sistema esperto Ida Waterman. opera citata). 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


217 


INTELLIGENZA ARTIFICIALE 


tazione di un SE. chiamato XCON, che 
gira su VAX e che consente di interfac- 
ciare questo computer a un bus sincro- 
no ad alta velocità (SBI) fornendogli un 
alimentatore (MacDernott), J„ RI A 
rule-based configurer of Computer Sy- 
stems. Artificial Intelligence, voi 19, 
1982). La regola è così esemplificata e 
costruita: 

• se la più logica operazione da eseguire 

è di assegnare un alimentatore, e 
esiste nel contenitore un modulo 
SBI di qualunque tipo, e la posizio- 
ne che tale alimentatore occupa nel 
contenitore è nota e nel contenitore 
lo spazio per l'alimentalore è vuoto 
e abbiamo a disposizione un ali- 
mentatore dalle caratteristiche desi- 
derate; 

• allora occorre inserire l'alimentatore nel 

contenitore, in corrispondenza dello 
spazio disponibile 

I sistemi esperti che eseguono inve- 
ce pianificazioni predispongono azioni 
attraverso di essi é possibile decidere 
l'intero sviluppo di una azione prima di 
agire. Un esempio può essere la previ- 
sione delle reazioni chimiche necessarie 
e prevedibili coinvolgenti certi compo- 
nenti per sintetizzare un componente 
organico complesso; e ancora prevede- 
re, in campo militare, un piano di difesa 
area, articolato anche in giorni diversi, 
per ridurre la potenzialità di offesa delle 
forze nemiche. Una operazione di piani- 
ficazione in tal senso deve essere capa- 
ce anche di eseguire, se necessario, le 
opportune fasi di «backtracking» vale a 
dire di «ritorno all'indietro» nello svilup- 
po del piano per perseguire strategie 
diverse se i risultati ottenuti fossero più 
o meno dissimili da quelli desiderati. 

II backtracking comunque è operazio- 
ne complessa e costosa, in ordine di 
tempo, per cui è necessario appena 
possibile ricorrervi cum grano salis, l’al- 
ternativa è rappresentata dalla possibili- 
tà di dividere il problema principale in 
subproblemi di dimensioni piu piccole, 
testabili indipendentemente fino alla mi- 
gliore messa a punto e poi inseribili nel 
corpo principale del programma. La più 
comune area di pianificazione di siste- 
ma è la chimica, l’elettrotecnica e il 
campo militare, come avevamo prima 
accennato. Un esempio di regola in tal 
senso è ricavata, ancora una volta, da 
un SE già esistente sul mercato, il TART 
(Callero. Waterman e Kipps, TART: A 


Prototype Expert System for Tactical Air 
Targeting Rand Report R-3096 ARPA, 
Rand Corporation, Santa Monica, CA, 
1984), che pianifica incursioni aeree 
contro aeroporti nemici. La regola espo- 
sta, in particolare, consente di valutare 
la potenzialità di successo di un attacco 
ed è così articolata: 

• se l'aeroporto mostra velivoli sul cam- 

po, e il numero dei velivoli stazio- 
nanti all'aperto è più grande del 
25% del numero totale dei velivoli 
di stanza nel campo stesso, 

• allora un attacco all'aeroporto considerato 

può fornire eccellenti possibilità di 
successo. 

Continuando nella rassegna delle tipo- 
logie operative dei SE. un sistema esper- 
to che esegue monitoraggio di dati com- 
para il comportamento, la condotta di un 
flusso di dati proveniente da un sistema 
con quelli che normalmente ci si aspet- 
terebbe. Un esempio di applicazione 
abbastanza usata è quello di lettura di 
strumentazione che controlla un reattore 
nucleare, destinata al monitoraggio di 
condizioni accidentale, e a fornire la 
necessaria assistenza in caso di manu- 
tenzione o guasto (ne abbiamo parlato 
due puntate fa). I sistemi di monitorag- 
gio, per la loro stessa natura, sono quelli 
piu legati a un fattore principale, rappre- 
sentato dal tempo; essi dipendono sem- 
pre e potremmo dire soltanto da questa 
variabile, e sono, per usare un termine 
anglosassone timesensitive. La tecnica 
più logica e quella universalmente segui- 
ta è rappresentata da una serie di para- 
metri che vengono letti a intervalli di 
tempo regolari, e confrontati con una 
serie di tabelle che rappresentano lo 
standard, anche in funzione appunto, del 
momento della campionatura e lettura. 
Un esempio di regola in tal senso è 
ancora una volta fornito di seguito, esso 
è. in analogia a quanto detto precedente- 
mente, prelevato da un SE, REACTOR 
(Nellson B.P REACTOR: An Expert Sy- 
stem for Diagnosis and Treatment of 
Nuclear Reactor Accidents. AAAI Proce- 
edings. 1982); 

• se lo scambio di calore dal sistema di 

raffreddamento primario al sistema 
secondario è inadeguato e il flusso 
dell'acqua é basso; 

• allora la causa del guasto è dovuta al 

rifornimento dell'acqua, 

I sistemi esperti che seguono opera- 


zioni di debug trovano rimedi soprattut 
to a malfunzionamenti. I campi di appli- 
cazione non sono mai come in questo 
caso molteplici; accoppiamento di mac- 
chine a computer per studiare un parti- 
colare tipo di compito della macchina 
stessa, selezione del livello di manuten- 
zione da adottare e dei tecnici adatti a 
questo, nel caso di errore o malfunzio- 
namento di una rete (elettrica, telefoni- 
ca, ecc.), scelta di una particolare strate- 
gia e procedura di riparazioone, anche in 
funzione dei tempi necessari e delle 
precedenze, per risolvere problemi pre- 
sentati da una macchina o da un siste- 
ma. Molti sistemi di tal fatta sono co- 
struiti in modo da comparare i sintomi 
del malfunzionamento con una serie di 
tabelle elencanti associazioni tra tipi di 
malfunzionamento stesso e nmedi da 
adottare, ciononostante il problema del- 
la scelta del metodo, tranne che in casi 
abbastanza semplici, è ancora piuttosto 
diffìcile da nsolvere e richiede grande 
impegno nella progettazione degli sche- 
mi di scelta dei rimedi e di valutazione 
dell'efficacia degli stessi. I sistemi di 
debug inoltre incorporano generalmente 
anche un sistema di diagnostica dei 
componenti (cosa questa più facile da 
implementare) che permette di «legge- 
re» la causa del malfunzionamento 
Questo è un caso particolarmente co- 
mune nei sistemi esperti medici dove 
un SE diagnostica il malanno e un altro 
prescrive i rimedi e le medicine. 

Ancora una volta passando a un 
esempio, una regola è tratta da ONCO- 
CIN (Tsu|i e Shortcliffe. Graphical Ac- 
cess to Knowledge Base of a Medicai 
Consultation System. Heuristic Pro- 
gramming Project Report HPP-83-6. De- 
partment of Medicine and Computer 
Science, Stanford Univ. Stanford, CA 
feb. 1983): 

• se il paziente e stato sottoposto a che- 

mioterapia e gli esami del sangue 
permettono una diminuzione di do- 
se della terapia stessa. 

• allora la dose corrente diminuita é la dose 

precedente ridotta di quel tanto per 
cui non si ha aggravamento della 
titolazione delle piastrine presenti 

Abbiamo finora esposto solo una pic- 
cola serie di esempi illustranti le possi- 
bilità di accesso a dati governabili da un 
sistema esperto; la serie può continua- 
re all'infinito (continuerà in parte la volta 
prossima). w 


218 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 




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OMPETITIVITA’ 
SPERIENZA 
I S U L T A T I 


Acer: affidabilità, competitività, esperienza, risultati. Acer: un nome a cui affidarsi quando si pretende 
il meglio. Sia dal punto di vista del valore, sia da quello d’impiego. Nel momento di scegliere un perso- 
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c 


di Corrado Giusto&l 


Lo scorso mese ci siamo 
occupati di vedere quattro fra 
i più semplici filtri, poco più 
che esercitazioni teoriche 
sull'argomento. Questo 
mese, come promesso, 
proseguiamo il discorso 
passando però ad occuparci di 
qualcosa di leggermente più 
complesso. Vedremo così altri 
quattro utili tool in grado di 
effettuare semplici 
trasformazioni e sostituzioni a 
livello di carattere nel loro 
standard input 


Filtri (II) 


Il mese scorso, descrivendo in termi- 
ni generali il concetto di filtro, ne azzar- 
dai una rozza classificazione programmi 
spiegando che vi sono filtri i quali agi- 
scono a livello di riga ed altri che agisco- 
no a livello di carattere, così anche 
come ve ne sono alcuni che non muta- 
no il numero complessivo di caratteri 
nel flusso da essi elaborato ed altri che 
invece lo fanno. I filtri di cui stiamo per 
occuparci questo mese, contrariamente 
a quelli che vedremo il mese prossimo, 
operano esclusivamente a livello di ca- 
rattere; tre di essi, inoltre, effettuano 
trasformazioni tali che il numero di ca- 
ratteri prodotto in uscita é differente da 


quello ricevuto in entrata. In ogni caso, 
comunque, i filtri di questo mese lavora- 
no su file di testo per variarne le carat- 
teristiche, in particolare per sostituire 
determinati caratteri con determinati al- 
tri. Inoltre, al contrario dei semplici pro- 
grammi presentati nella puntata prece- 
dente, questi ricevono argomenti sulla 
riga di comando per modificare a secon- 
da dei casi la propria azione. 

I moduli di questo mese 

Prima di entrare nel dettaglio della 
descrizione di ciascun programma ve- 
diamoli prima tutti in linea generale. 



220 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


c 


Sottolineo intanto che tutti e quattro, 
nonostante abbiano una lunghezza assai 
ridotta (il maggiore consta di meno di 
cinquanta linee), svolgono funzioni utili 
e non banali. Un paio di essi hanno a 
che fare con i caratteri di tabulazione 
(TAB) presenti in un file ASCII, per 
convertirli in spazi in diversi modi. Un 
altro provvede ad eliminare successioni 
ripetute di un medesimo carattere ridu- 
cendole ad una sola istanza del caratte- 
re stesso. Un altro ancora effettua una 
sostituzione generica rimpiazzando ogni 
occorrenza di un determinato carattere 
con un altro carattere specificato. Tutti 
compiti assai basilari, dunque, in linea 
con la filosofia dei tool di Unix che 
preferisce l'uso combinato di strumenti 
elementari e specifici all'utilizzo di tool 
«universali» dalle molteplici funzioni. 

Tutte e quattro le trasformazioni ope- 
rate dai filtri di questo mese si rivelano 
utili in svariate situazioni che richiedano 
elaborazioni su file ASCII, ed in partico- 
lare per «postprocessare» file prodotti 
da altre applicazioni. Ed in effetti ho 
scritto questi filtri proprio in base a 
precise esigenze pratiche che mi si so- 
no presentate nel corso degli anni e non 
come semplici esempi per questa rubri- 
ca. Diciamo che II ho preparati sul cam- 
po nel tempo ed ora ve li presento in 
modo organizzato come... distillato di 
esperienza! Scherzi a parte, debbo dire 
che molti fra i miei comandi batch fanno 
uso di lunghe pipeline basate su questi 
(ed altri) filtri preparati da me, i quali 
hanno più volte costituito una pratica ed 
elegante soluzione a molte necessità, 
mie ed altrui, di manipolazione di testi. 
Per la serie: come portare sotto MS- 
DOS un pochino della filosofia Unix e 
lavorare meglio. 

E detto ciò passo senz'altro a com- 
mentare il codice dei quattro listati di 
questo mese. 

collapse 

Come dice il suo nome, collapse 
serva a «collassare» stringhe di caratteri 
trasformando occorrenze multiple di un 
carattere in una sola occorrenza del 
carattere stesso. 

In pratica al programma viene passa- 
to sulla linea di comando un carattere 
del set ASCII; il programma controlla se 
nel suo stdin compaiano stringhe for- 
mate dal carattere in questione ed in 
caso positivo le «collassa» in un unico 
carattere. Le righe dalla 26 alla 29 si 
occupano di inizializzare appunto il ca-, 
rattere «bersaglio» che nel programma 
si chiama chr: esso sarà il primo carat- 
tere a comparire sulla linea di comando 


ovvero il carattere 0 (NUL) nel caso in 
cui la linea di comando sia vuota (tipica- 
mente per errore). 

Il loop while che inizia alla riga 31 è il 
vero cuore del programma: in esso ven- 
gono letti uno dopo l'altro tutti i caratteri 
presenti su stdin comparandoli col ber- 
saglio. In caso di uguaglianza viene ac- 
ceso un flag (n) per ricordare la cosa e 
non viene emesso alcun carattere in 
uscita; in caso contrario si decide inve- 
ce cosa scrivere: se il flag è alzato 
(segno che almeno l'ultimo carattere 
incontrato era un bersaglio) occorre 
emettere una copia del carattere bersa- 
glio, poi in ogni caso si deve scrivere il 
carattere appena letto (che sappiamo 
non essere un bersaglio) e spegnere il 
flag. Tutto qui. 


Vediamo ora alcune annotazioni sul- 
l'uso del programma. La prima è che 
per usare lo spazio (blank) come bersa- 
glio occorre racchiuderlo fra virgolette 
sulla linea di comando. Da ciò discende 
che purtroppo non è possibile usare 
come bersaglio le virgolette perché 
l'MS-DOS le usa come «carattere di 
citazione» e non vi è modo di fargliele 
intendere in senso letterale; un proble- 
ma fastidioso sul piano concettuale ma 
obiettivamente di poca rilevanza pratica. 
Una possibile soluzione consisterebbe 
nel prevedere che sulla linea di coman- 
do venga messo il codice ASCII del 
carattere bersaglio e non il carattere 
vero e proprio; naturalmente tale codice 
dovrebbe essere letto dal programma 
come stringa e poi convertito in un int 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


221 


c 



mediante la funzione di libreria atoi(). 
La cosa funziona ma ha lo svantaggio di 
obbligare l'utente a lavorare coi poco 
mnemonici codici ASCII: invece il pro- 
gramma cosi com'è é molto semplice 
da usare perché il carattere bersaglio 
viene specificato in modo letterale. 

Un’altra annotazione interessante, 
che potrebbe costituire una soluzione 
alternativa a questo problema, è quella 
che riguarda l'assegnazione del default 
al carattere bersaglio. La riga 29 del 
programma si occupa appunto di ciò, 
assegnando al bersaglio un valore pre- 
defmito in mancanza di indicazioni espli- 
cite: attualmente essa assegna un de- 
fault «impossibile» (il carattere nullo. 
ASCII 0) nell’idea che l'assenza di una 
linea di comando sia un evento errato, 
ma nulla vieta che tale default possa 
essere mutato in qualcosa di diverso 
ad esempio il carattere blank (ASCII 32) 
o le virgolette; nel primo caso la man- 
canza della linea di comando avrebbe 
come effetto la compressione dei blank 
(evitando in pratica di costringere l’uten- 
te a scrivere il blank fra virgolette), nel 
secondo caso sopperirebbe all’impossi- 
bilita di specificare le virgolette sulla 
linea di comando stessa. É chiaro che 
ciascuno può adottare una di queste 
soluzioni a seconda della sua sensibilità 
personale. 


detab 

Quello che ho chiamato detab e un 
programma che uso molto spesso. Il 
suo scopo è, come dice il nome, quello 
di sostituire tutti i caratteri di tabulazio- 
ne presenti in un testo con un opportu- 
no numero di spazi bianchi. Naturalmen- 
te tale sostituzione avviene in modo da 
preservare l'apparenza del testo stesso, 
ossia senza mutare le posizioni originali 
di tabulazione. Il numero di spazi corri- 
spondente ad ogni posizione di tabula- 
zione é inoltre specificabile sulla linea di 
comando. A me questo programmino 
risulta assai utile in quanto uso indenta- 
re i miei programmi con tabulazioni po- 
ste ogni 4 colonne anziché ogni 8 come 
consueto, però molti programmi stan- 
dard (ad es. TYPE e PRINT sotto MS- 
DOS) e tutte le stampanti interpretano i 
TAB rigidamente come 8 spazi, cosi per 
evitare disallineamenti nella stampa dei 
listati filtro il sorgente con detab prima 
di stamparlo. (Si, anche i listati pubblica- 
ti In queste pagine sono «postprocessa- 
ti» con detab) 

Il programma in sé é molto semplice: 
il concetto di base è che i caratteri di 
ogni riga vanno contati ed ogni TAB 
deve essere sostituito col numero di 
spazi necessario per arrivare al più vici- 
no multiplo di N colonne, dove N è 


l'intervallo di tabulazione selezionato 
Nel programma tale intervallo è manie 
nulo nella variabile indent che per de 
fault assume il valore 4 (ottimo appunto 
per i listati) ma che può assumere qual 
siasi valore passato sulla linea di co- 
mando (la relativa imzializzazione è nelle 
linee 26 e 27). 

Cuore del tutto e il solito loop while 
che. assieme alla classica getcharO 
scandisce tutto lo standard input un 
carattere alla volta. Nelle linee da 31 a 
34 il contatore della posizione nella riga 
(ctr) viene azzeralo ad ogni inizio riga 
(ossia quando incontriamo un NL che 
segna la fine della riga precedente) o 
viene incrementato. In quelle da 36 a 43 
invece si svolge la gestione della con- 
versione: se il carattere appena letto e 
un TAB si emette in uscita l’opportuno 
numero di spazi, altrimenti lo si scrive 
immutato. Il numero di spazi da scrivere 
e stabilito dal do di riga 38, il quale non 
fa altro che scrivere spazi finché il valo- 
re di ctr non risulti esalto multiplo di 
quello di indent 

minitr 

Sotto Unix esiste un filtro chiamato tr 
(da translate ) che permette di effettuare 
sostituzioni generiche di caratteri in un 
file. Si tratta di un programma molto 
versatile e molto potente che risulta di 
importanza fondamentale in tutti quei 
casi in cui occorra convertire certi carat- 
teri di un file in certi altri Ispirandomi 
dunque a tr ho scritto minitr. che ovvia- 
mente altro non è se non un tr ai 
minimi termini. Chiarisco subito che es- 
so non possiede che la minima parte di 
funzionalità del suo illustre cugino ciò 
nonostante può rivelarsi utile in diverse 
occasioni, e comunque non è troppo 
difficile da ampliare per arricchirne le 
possibilità Cosi con ■ minitr 
tutsce in un file tutte le occorrenze di un 
certo carattere con un altro carattere, e 
ciò nella maggior parte dei casi è tutto 
quello che serve di fare. 

Il programma in sé è semplicissimo, 
per non dire banale: tutta l'elaborazione 
si svolge infatti in sole due linee di C. in 
particolare la 29 e la 30. In esse si 
trovano il consueto loop while che leg- 
ge tutto stdin ed una putchar() l cui 
argomento è condizionato da un opera- 
tore ternario: se il carattere appena 
letto è il nostro bersaglio loldchn viene 
mandato in uscita l’apposito carattere di 
sostituzione (newchr). altrimenti esso 
viene scritto immutato. 

L'inizializzazione dei due caratteri 
oldchr e newchr viene fatta nelle linee 
da 23 a 27 : se sulla linea di comando vi 
sono almeno due argomenti allora il 
primo carattere del primo argomento 


222 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


_c 



viene assegnato ad oldchr ed il primo 
carattere del secondo argomento viene 
assegnato a ncwchar in caso contrario 
entrambi i caratteri vengono posti a 
zero, cosa che in effetti lascia il file 
immutato (meglio, lo sottopone alla tra- 
sformazione nulla). Anche in questo ca- 
so, come per quello del programma 
collapse visto poco fa. chi volesse mo- 
dificare questo default con uno a suo 
avviso piu utile è naturalmente libero di 
farlo. 


tab 

L'ultimo programma di questo mese 
si chiama tab e converte stringhe di 
due o piu blank in un TAB. Tale funzione 
può apparire a prima vista strana ma ha 
in realtà un senso ben preciso. Vi dico 
subito che il programma è nato in segui- 
to ad una specifica esigenza di elabora- 
zione di file di testo sorta nella redazio- 
ne di AUDIOrevilw. ma sembrandomi di 
utilità piuttosto generale ho pensato di 
parlarvene su queste pagine. Dovete 
dunque sapere che i nostri colleghi del 
piano di sotto mantengono un grande 
database contenente nomi e caratten- 
stiche di tutti gli apparecchi ed accesso- 
ri audio Hi-Fi presenti sul nostro merca- 
to. Tale database serve loro per prepa- 
rare la guida mercato mensile nonché il 
ciclopico annuario, e dunque mensil- 
mente da esso vengono estratti nume- 
rosi report che vanno poi composti e 
stampati. Per evitare errori di stampa, 
nonché sveltire le procedure di compo- 
sizione tipografica, la redazione di 
AUDIOreview non manda a comporre i 
tabulati in modo tradizionale ma invia 
alla macchina fotocompositrice i file 
prodotti dal dbms direttamente su sup- 
porto magnetico. Per essere accettati 
dalla fotocompositrice tali file debbono 
essere rigorosamente in formato 
«ASCII chilometrico» (come quelli ri- 
chiesti dall'editor di MC-Link), ossia in 
ASCII puro senza CR/LF a fine riga se 
non dove si deve andare forzatamente a 
capo. Fin qui, ovviamente, niente di 
strano: il dbms in uso ad AUDIOreview è 
in grado di produrre file nel formato 
opportuno. Però i primi tentativi di com- 
posizione diretta da file fallirono perché 
gli allineamenti verticali delle colonne di 
dati non venivano correttamente rispet- 
tati. La colpa, si è scoperto, era del 
dbms che produceva i suoi report sepa- 
rando fra loro i campi con dei blank: il 
loro numero veniva infatti calcolato dal 
programma in modo tale che. sulla carta 
della stampante, le colonne di dati sa- 
rebbero risultate perfettamente allinea- 
te, ma siccome in tipografia gli spazi 
non hanno un'ampiezza assoluta bensì 
dipendente dal contesto, il risultato del- 


la fotocomposizione era completamen- 
te caotico. La soluzione ideale sarebbe 
stata ovviamente quella di poter fare in 
modo che il dbms separasse i suoi 
campi di output semplicemente con un 
TAB. carattere che viene correttamente 
riconosciuto ed interpretato dalla foto- 
compositrice; ma ovviamente non c'é 
stato verso di farlo! La soluzione di 
ripiego, peraltro perfettamente funzio- 
nale, è stata allora la rapida scrittura di 
questo tab 

Esso appunto non fa altro che «postpro- 
cessare» i file prodotti dal dbms per 
renderli adatti alla fotocomposizione, 
sostituendo ogni stringa di due o più 
blank con un TAB. Perché meno due 
blank? Perché un solo blank non signifi- 
ca necessariamente che ci si trovi alla 
separazione di due campi; anzi, non é 
infrequente il caso di campi alfanumeri- 
ci contenenti più parole ovviamente se- 
parate da un blank. 

Il funzionamento di tab, assai sempli- 
ce, è praticamente una variante di quel- 
lo di collapse: anche qui si tratta infatti 
di identificare eventuali successioni di 
un medesimo carattere (in questo caso 
il blank). varia solo l'azione da compiere 
quando si deve emettere il carattere 
risultante. Nel caso di tab occorre infatti 
coniare la lunghezza della stringa di 
blank e poi (riga 27 del listato) condizio- 


nare l'output a tale lunghezza: se la 
stringa conteneva un solo blank lo si 
scrive immutato mentre se ne contene- 
va più di uno si scrive un TAB. 

Non ho altre annotazioni da fare sul 
programma se non notare che. essendo 
il suo compito del tutto fisso ed immu- 
tabile. esso non prevede alcun parame- 
tro sulla linea di comando. 

Concludendo 

Abbiamo visto dunque quattro utili 
tool in grado di operare semplici trasfor- 
mazioni a livello di carattere sui file di 
testo. Il prossimo mese termineremo 
questo excursus nei filtri vedendo altri 
quattro programmi che, al contrario di 
quelli di questa puntata, agiscono sul 
file a livello di linea. Vi dico subito che 
tre di essi sono ispirati ad altrettanti 
famosi tool di Unix (head, tail e uniql. 
mentre il quarto si chiama num e serve 
a numerare successivamente le linee di 
un file (ed é quello che uso per numera- 
re i listati di questa rubrica). 

Ricordandovi infine che su MC-Link é 
disponibile il file FILTRI. ZIP che contie- 
ne i sorgenti di tutti e dodici i filtri 
illustrati m questa serie di tre puntate vi 
rinnovo il consueto appuntamento al 
prossimo mese. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


223 


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Quando 


La volta scorsa abbiamo visto 
cosa è un programma 
residente e abbiamo 
accennato alla sua attivazione 
mediante un interrupt. Ci 
siamo però anche soffermati 
sugli aspetti che rendono 
pericolosa un'attivazione poco 
cauta: dal momento che le 
funzioni del BIOS e del DOS 
non sono «rientranti», si 
possono verificare situazioni 
di blocco del sistema; si può 
arrivare a non poter 
proseguire in altro modo che 
resettando la macchina. 
Occorre quindi essere 
«cauti». Ora vedremo in 
concreto cosa questo voglia 
dire 


TURBO PASCAL 

*^******^^^^* di Sergio Polir v 

si può attivare un TSR 


Avrete modo di constatare che la 
scrittura di programmi residenti non è 
un'impresa banale. La unit TSR ha anzi 
proprio lo scopo di racchiudere in un 
unico file tutte le complicazioni, lascian- 
do a disposizione dell'utente niente al- 
tro che una semplicissima interface 
quattro variabili, una procedura di instal- 
lazione, una funzione da usare in luogo 
della familiare lOResult. 

Ad essa si accompagna però una 
implementation decisamente più com- 
plessa. tanto che saremo costretti ad 
esaminarne i dettagli in più riprese. Per 
questo motivo, la prima cosa che vi 
propongo è lo «scheletro» del file 
TSR.PAS (figura 1); vi invito a conser- 
varlo con cura, in modo da poter poi 
ricostruire il file completo con i vari 
pezzi che vedremo in questa e nelle 
prossime puntate. Ricordo comunque 
che, come al solito, i sorgenti completi 
(TSR.PAS, TSRINT.ASM e TSRDEMO. 
PAS) sono già disponibili su MC-Link nel 
file TSRTP100.ZIP. 

La interface della unit TSR 

Ho cercato di rendere quanto più agi- 
le possibile l’uso della unit (figura 2): 
per le applicazioni più semplici può es- 
sere sufficiente la sola procedura Instal- 
la. Questa ha cinque parametri: Nome 
non è altro che una stringa con il nome 
del programma, che viene usata solo 
nei messaggi che confermano o meno 
l'avvenuta installazione; Prog è un para- 
metro di tipo procedure con il quale 
viene passata la procedura che dovrà 
essere eseguita dal programma resi- 
dente; ID è il byte di identificazione del 
programma, ad uso dell'INT 2Fh; in 
Scan e Shift si passa la combinazione di 
tasti con la quale si vuole che il pro- 
gramma venga attivato. Ad esempio, 
con 

lnstalla(‘DUMP'.Dump.$F 1 ,$3B,8), 

si installa il programma in modo che 
verrà eseguita la procedura Dump ogni 
volta che si premerà Alt-Fi. Se si vuole 
attivare il programma residente con i 
soli tasti di shift (Shift destro e sinistro. 
Ctrl e Alt, i cui codici - 1, 2. 4 e 8 - 
possono anche essere sommati tra lo- 
ro), Scan deve essere zero. Ad 
esempio: 


lnstalla('DUMP',Dump,$F1 .0,6); 

per i tasti Ctrl (4) e Shift sinistro (2). 

Rimandiamo per il momento una di- 
scussione esauriente degli ultimi tre pa- 
rametri; per ora ci limiteremo ad osser- 
vare che la procedura passata in Prog 
sarà, per cosi dire, il corpo principale del 
programma residente: sarà equivalente 
al blocco begin end con il quale si 
chiude un programma normale, dal qua- 
le un programma normale inizia l’esecu- 
zione. C'e una sola regola da osservare: 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


225 


TURBO PASCAL 



i parametri di tipo proc 
essere procedure chiam 
cali, e quindi, per resi 
esempio, Dump dovrà e: 
ta da una direttiva $F+ 
nello stesso file in cui \ 

Installa. 

La funzione ErrorelO v 
quei programmi che v 
guire senza rischi oper 
da disco o di scrittura su disco e stam- 
pante o altre periferiche. È evidente 
che. se abbiamo già sottolineato in pas- 
sato l'importanza della gestione degli 
errori critici in programmi normali, un 
programma residente è anche più esi- 
gente al riguardo: non si può certo 
tollerare che il programma termini in 
modo irregolare in conseguenza di un 
drive aperto o di una stampante senza 
carta, li Turbo Pascal, fin dalla versione 
4.0, consente una qualche gestione de- 
gli errori critici, in modo non completis- 
simo ma certo sufficiente: la funzione 
lOResult ritorna tra gli altri alcuni codici 
di errore (quelli tra 150 e 162) riservati 
appunto agli errori critici. ErrorelO fa 
esattamente la stessa cosa, al punto 
che dovrebbe essere usata proprio co- 
me lOResult e in sostituzione di que- 
sta: ritorna zero se non si sono verificati 
errori, oppure un numero, la cui decodi- 
fica è la stessa che trovate nelle appen- 
dici del manuale del Turbo Pascal 5.x. 
Vedremo in un prossimo appuntamento 
come ciò è stato realizzato, e come 
interpretare certe «stranezze» che capi- 
tano con le versioni 2.x del DOS (lascia- 

comportamenti da attribuire più alle im- 
perfezioni di quelle versioni, superate 
nelle successive, che ad anomalie della 


Un programma residente, cosi come 
non può morire a causa di un errore 
critico, non può neppure terminare per 
un Ctrl-C o un Ctrl-Break; vengono quin- 
di intercettati gli interrupt 23h e 1 Bh, in 




modo che non abbiano altro effetto che 
quello di rendere TRUE, rispettivamen- 
te, le variabili CtrIC e CtrIBreak. Anche 
esse sono nella interface, al fine di 
consentire al programma che «usa» la 
unit TSR di riconoscere queste situazio- 
ni (ne vedremo un esempio quando 
esamineremo il programma TSRDEMO 
PAS). 

Un programma residente può limitarsi 
ad operare con somma discrezione, 
senza alterare il video (pensate ad un 
programma che si limiti a creare un file 
contenente una copia dello schermo), 
oppure può produrre proprie scherma- 
te; in quest'ultimo caso è evidente che, 
quando ne usciremo, dovranno essere 


226 


MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1 990 


TURBO PASCAL 



ripristinate sia l'apparenza del video che 
la posizione del cursore. Per far ciò si 
deve accertare che tipo di video è in- 
stallato e in che «modo» questo si trova 
(i programmi realizzati con la unit TSR 
possono essere attivati solo se sì è in 
modo testo, con 25 righe e 80 colon- 
ne); si deve anche salvare e poi ripristi- 
nare il tutto. Alcune delle variabili usate 
a questo scopo sono dichiarate nella 
interface perché potrebbero tornare uti- 
li anche in altre occasioni: SchedaVideo 
ci dice che tipo di video è installato 
(MDA, CGA. EGA o VGA), MemoriaVi- 
deo contiene una copia del video come 
era subito prima dell'attivazione del pro- 
gramma residente (nel caso si voglia 


registrarne una copia su disco; è pro- 
prio questo quello che fa SNAP.ASM. il 
programma illustrato nella MS-DOS En- 
cyclopedia ). 

Credo possiate riconoscere che non 
c'é nulla di complicato. Vedremo subito, 
invece, di quanti dettagli bisogna occu- 
parsi per la implementation, comincian- 
do dai tema di questo mese: quando si 
può attivare un TSR. 

Fino a che punto il DOS 
è rientrante 

Dire che le funzioni del DOS non 
sono rientranti non è del tutto esatto; 
anche se si tratta di un sistema mo- 


noutente. infatti, il DOS deve comun- 
que gestire situazioni in cui una sua 
funzione viene interrotta da qualcosa in 
modo tale da poter poi essere portata 
regolarmente a termine. Basta pensare 
ai soliti errori critici: abbiamo già visto 
che, quando si scrive una routine da 
associare all'INT 24h. questa può anche 
contenere una fase interattiva di dialogo 
con l'utente, purché vengano usate so- 
lamente le funzioni da 01 h a OCh; ri- 
spettando questa condizione, una routi- 
ne che intercetti gli errori critici può fare 
quello che vuole, senza per questo pre- 
giudicare la corretta prosecuzione del 
programma interrotto. 

Tutto dipende da quelle aree di me- 
moria a cui avevamo accennato il mese 
scorso: le funzioni da 01 h a OCh usano 
un'area chiamata lOStack. quelle da 
ODh in poi usano in genere DiskStack. 
Se si verìfica un errore critico, viene 
assegnato un valore diverso da zero ad 
un flag chiamato ErrorMode, quando 
poi la routine associata all'INT 24h ese- 
gue una delle funzioni da 01 h a OCh, 
queste, trovando un valore diverso da 
zero in ErrorMode, usano un'area chia- 
mata AuxStack invece dell'usuale lO- 
Stack: ciò vuol dire che. se pure l'errore 
si è verificato durante l’esecuzione di 
una di quelle funzioni, l'area lOStack 
non viene alterata dalle funzioni chiama- 
te dalla routine associata all'INT 24h 

Non tutte le funzioni da ODh in poi 
usano DiskStack. Tra le eccezioni, sono 
per noi rilevanti soprattutto le funzioni 
che leggono e impostano l'indirizzo di 
un Program Segment Prefix (PSP), ri- 
spettivamente la 51 h e la 50h, e quella 
che legge l'informazione «estesa» sugli 
errori (59h), disponibile a partire dal 
DOS 3.0. Le prime due si comportava- 
no come le funzioni da 01 h a OCh nelle 
prime versioni del DOS, ma usano lo 
stack del programma chiamante a parti- 
re dalla versione 3.0; la terza usava 
anch'essa in principio lOStack o 
AuxStack secondo il valore del flag Er- 
rorMode. ma a partire dal DOS 3.1 usa 
sempre AuxStack. 

Questa chiacchierata ci serve a vari 
scopi. È chiaro, ad esempio, che non 
potremo attivare un TSR quando il flag 
ErrorMode sarà diverso da zero. Vedre- 
mo anche che, dovendo un TSR preser- 
vare il «contesto» del programma inter- 
rotto, dovrà anche impostare un proprio 
PSP e dovrà farlo in modo da evitare 
l'uso di lOStack ; potremo constatare, 
per altro verso, che la funzione 59h 
pone meno problemi. 

Tutto ciò, inoltre, ci mostra come il 
comportamento del DOS non dipende 
solo dal numero della funzione chiamata 
e dai valori passati nei registri, ma an- 
che da alcuni flag interni. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


227 


TURBO PASCAL 



Il flag InDOS e l’INT 28h 

Oltre a quello appena visto, un altro 
flag di vitale importanza è quello chia- 
mato InDOS. Si tratta di un byte che 
viene incrementato ogni volta che viene 
chiamata una funzione DOS (mediante 
INT 21 h) e decrementato quando que- 
sta termina: esaminando il valore di 
quel byte si può quindi sapere se è in 
corso un'attività del DOS; se InDOS è 
diverso da zero non è prudente attivare 
il TSR. 

Naturalmente le cose non sono cosi 
semplici. In primo luogo, quel byte vie- 
ne sempre azzerato quando si verifica 
un errore critico; ciò avviene perché la 
routine associata all'INT 24h potrebbe 
scegliere di non tornare alla funzione 
che era inciampata nell'errore, e se così 
fosse il flag non verrebbe decrementa- 
to. É questo un altro motivo per tenere 
d'occhio il flag ErrorMode. come del 
resto avevamo già deciso. Ci sono però 
situazioni in cui l'attesa di trovarsi in una 
situazione di «DOS inattivo» potrebbe 
risultare troppo lunga: tutte quelle situa- 
zioni in cui un programma si ferma 
aspettando eventi esterni, quali la pres- 
sione di un tasto da parte dell'utente. 
Se ciò avviene perché sono in azione le 
famose funzioni da 01 h a OCh, c'è la 
possibilità di fare qualcosa: quelle fun- 
zioni infatti «aspettano» mediante un 
loop da cui viene ripetutamente chiama- 
to IT NT 28h. A questo è normalmente 
associato un IR ET. ma vi si può associa- 
re una routine di attivazione del TSR. 

In definitiva, un TSR può essere atti- 
vato se il flag ErrorMode è zero, e se 
anche InDOS è zero o è diverso da zero 
ma si è nel mezzo di una routine asso- 
ciata all'INT 28h. Se anche una sola di 
queste condizioni non è vera, la funzio- 
ne InDOS della unit TSR (vedi la figura 
3) ritorna TRUE a significare che il DOS 
è attivo e non può essere interrotto. 

Un'ultima nota. Quanto appena detto 
comporta che si potrebbe attivare un 
TSR mentre è in esecuzione una delle 
funzioni da 01 h a OCh, e quindi mentre 
é in uso lOStack. La MS-DOS Encyclo- 
pedia non lo dice, ma mi pare evidente 
che il programma residente dovrebbe 
evitare di usare funzioni di quel gruppo, 
per non alterare lOStack. Finché si pro- 
gramma in Pascal comunque non ci 
sono problemi: il Turbo Pascal 5.x. infat- 
ti. usa solo funzioni DOS da OEh e 
superiori. 

Rimane un solo problema: dove an- 
dare a cercare i flag del DOS. Per 
InDOS è tutto facile: ce lo dice la fun- 
zione 34h, che ne ritorna l’indirizzo in 
ES:BX. Quanto all'indirizzo di ErrorMo- 


de, tutto dipende dalla versione del 
DOS; se siamo da 3.1 in poi, il flag si 
trova nel byte subito prima di InDOS, e 
quindi trovato l'uno si trova anche l'al- 
tro; altnmenti bisogna mettersi a scan- 
dire il codice in linguaggio macchina nel 
segmento ritornato in ES dalla funzione 
34h, in cerca di particolari sequenze di 
istruzioni, anch'esse variabili secondo la 
versione del DOS. Il tutto è implemen- 
tato nella funzione CercaFlag (figura 4), 
diligente conversione in Turbo Pascal 
delle routine in Assembler «raccoman- 
date» dalla Microsoft. 

BIOS e 8259 A 

Più semplice il caso del BIOS: non si 
parla di «rientranza» . punto e basta. 
Non rimane altro che sostituire agli in- 
terrupt del BIOS altre routine che ripro- 
ducano il meccanismo del flag InDOS : 
si incrementa un flag, si esegue l’inter- 
rupt originario, si decrementa il flag. La 
unit TSR fa proprio questo, intercettan- 
do gli interrupt 05h. lOh e 13h (rispetti- 
vamente: print screen, I/O su video, I/O 
su disco); vedremo il mese prossimo i 
relativi dettagli. 

Non basta tuttavia fare i conti con 
DOS e BIOS. Oltre agli interrupt softwa- 
re. infatti, ci sono anche interrupt hard- 
ware (08h per il timer, 09h per la tastie- 
ra. ecc.) che vengono gestiti mediante 
un 8259A della Intel: questo inibisce gli 


interrupt che abbiano priorità più bassa 
di quello eventualmente in esecuzione, 
il quale a sua volta, quando termina, 
deve notificarlo all'8259A. Se un TSR 
interrompesse un interrupt hardware, 
ne potrebbe risultare l’inibizione di altri, 
con possibile blocco del sistema. La 
funzione In8259 controlla appunto che 
ciò non si verifichi, che cioè non siano 
in esecuzione interrupt hardware. La 
funzione TSRAltivabile racchiude in sé 
tutti i controlli che abbiamo visto. 

Le prime tessere del mosaico 

Nella figura 3 c'è qualcosa in più 
rispetto a quello che ho cercato di illu- 
strarvi questo mese: c'è tutta la prima 
parte della implementation. che vi pro- 
pongo cosi come é per cercare di ridur- 
re al minimo quel lavoro di ricostruzione 
del file TSR.PAS che vi ho chiesto di 
fare montando i vari pezzi pubblicati ora 
e nei prossimi numeri sullo «scheletro- 
delia figura 1. Ed anche per evitare il 
rischio di allungare troppo il discorso. 
Credo (spero) che i commenti inseriti 
nel listati siano più che sufficienti. 

Vi do appuntamento quindi tra trenta 
giorni, per vedere più da vicino l’inter- 
cettazione degli interrupt del BIOS 
nonché (se lo spazio ce lo consentirà) i 
meccanismi di attivazione di un TSR. 


228 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


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mi trovo a parlare, nella rubrica di Intelligenza 
Artificiale, proprio di interfacciamento dei SE con 
l'esterno) 


Dobbiamo perciò mettere in condi- 
zione la macchina di parlare, colloquia- 
re, scambiare dati e perché no. visto 
che stiamo trattando di linguaggi intelli- 
genti, pareri; si tratta, per certi versi, di 
una operazione abbastanza semplice da 
implementare e da pilotare, ma, al con- 
trario, di difficile organizzazione in que- 
sta particolare branca dell'Informatica, 
dove, a un linguaggio, non viene solo 
richiesto di eseguire manipolazioni e 
dare risposte, ma anche e soprattutto 
di colloquiare in maniera continua, e 
talora in tempo reale, con l'esterno. 
Tutto ciò comporta un'ardua manipola- 
zione delle routine software e probabil- 
mente, il Prolog è il linguaggio che più 
di tutti, nel campo dell' I/O, è chiamato 
a operazioni di notevole complessità e 
di avanzate prestazioni. 

Anche qui, ovviamente, ci intratterre- 
mo in particolare sulle tecniche di base 
del linguaggio per due motivi; primo 
perché, successivamente, quando par- 
leremo in maniera più avanzata e speci- 
fica del Turbo Prolog della Borland, ve- 
ro campione in campo, avremo modo 
di analizzare appieno gli operatori di- 
sponibili, secondo perché la trattazione 
generale da cui ben poche volte ci sia- 
mo discostati finora ci impone di gene- 
ralizzare assolutamente il discorso rela- 
tivo agli operatori; questo, unitamente 


al fatto che abbiamo piu volte menzio- 
nato, che forse mai come nel Prolog i 
discorsi di uniformazione e standardiz- 
zazione del linguaggio cadono nell'as- 
soluto vuoto e indifferenza, porta a ri- 
durre a ben pochi gli operatori qui de- 
scritti, che per forza di cose divengono 
assolutamente standard e molto simili 
a quelli presenti in altri linguaggi. 

Questa precisazione era d’altro canto 
doverosa, visto che, in una discussione 
avuta con un collega analista, col quale 
sto costruendo un sistema esperto de- 
stinato al riconoscimento delle micosi, 
mi veniva fatto notare che quanto ave- 
vo finora esposto in queste mie discus- 
sioni sulle pagine della rivista, non 
compariva molto di più di quello che 
era. appunto, disponibile in altri linguag- 
gi Vero! Ma non si possono servire 
contemporaneamente più padroni; tan- 
to per intenderci, se si adotta il Turbo 
Prolog (giunto in versione 2) gli opera- 
tori di stringa di cui abbiamo parlato la 
vostra scorsa si triplicano addirittura; 
ma d'altro canto sono convinto che a 
questa conclusione erano già giunti i 
miei lettori (che spero rumoreggianti in 
masse oceaniche anche se mi sfiora il 
dubbio che non siano più numerosi di 
una qualsiasi armata Brancaleonel), vi- 
sto che gli operatori descritti, ad esem- 
pio, la volta passata, sono debolucci 


come quelli del più scalcinato Basic o 
Pascal disponibile su uno straccio di 
Commodore 64 o di un Amiga 500. 

Comunque ritorniamo al nostro di- 
scorso! Dicevamo di I/O; Prolog, seb- 
bene disponga nelle sue diverse imple- 
mentazioni di raffinatissime tecniche a 
tal proposito (si tratta dell'area di pro- 
grammazione forse più curata e avan- 
zata del linguaggio, e ne è ovvio il 
motivo), non è comunque interattivo in 
tempo reale, appannaggio, questo, di 
linguaggi ben più dotati e efficienti in 
tal senso; d'altro canto, a costo di ripe- 
terci, diremo che non si tratta di una 
esigenza propria del nostro idioma, i 
cui compiti non sono certo quelli di 
gestire strumentazione, macchine o ro- 
bot; lasciamo a questi compiti linguag- 
gi come il Forth o l'Assembler, molto 
più dotati. 

Gli operatori di I/O 

Come d'altro canto avviene in molti 
altri linguaggi, anche in Turbo Prolog 
sono disponibili una serie di predicati di 
diversa natura, destinati a manipolare 
dati provenienti dalla tastiera o da file 
su memoria di massa, e capaci di dare 
risposte o ridepositare sulla memoria di 
massa stessa i dati rielaborati alla bi- 
sogna. 

Cominceremo. nella nostra trattazio- 
ne. a parlare di operatori standard per 
poi passare a quelli specializzati e. pro- 
babilmente. più specifici per il lin- 
guaggio. 

Gli operatori standard di input 

Tutte le operazioni di output in Pro- 
log sono maneggiate e organizzate dal 
predicato [write]. Attraverso di esso, 
ovviamente utilizzando opportuni indi- 
catori e indirizzatori, è possibile dirigere 
le operazioni di output a CRT, stampan- 
ti e file, o a qualunque altro indirizzo 
(ad esempio una macchina di registra- 
zione o, come accade sovente nei SE 


230 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


TURBO PROLOG 


medici, veri campi d'azione dell'Intelli- 
genza Artificiale, ad attrezzature di ana- 
lisi e controllo). Al contrario della mag- 
gior parte dei predicati Prolog, [write] 
può maneggiare un numero imprecisa- 
to di argomenti; il principio generale è 
che esso semplicemente mostra o 
stampa tutti gli argomenti che lo se- 
guono. 

L'esempio più semplice dell'uso di 
Iwrite] è quello di fargli scrivere una 
stringa sullo schermo; questo è l'indi- 
rizzo di default a meno che non ci 
siano specificatori (li vedremo tra poco) 
che indirizzano le operazioni a un'altra 
periferica. 

Un esempio dell'operazione è; 

Goal: write("hello!") 

hello! True 

Goal: 

La forma generale, come si vede, è 
rappresentata dall'operatore [write] se- 
guito dalla stringa che si intende stam- 
pare: la lunghezza della stringa può es- 
sere qualsiasi, e, proprio in base a 
quanto detto qualche secondo fa, può 
essere rappresentato da più stringhe; 
la cosa è importante specie se si tiene 
conto che ci sono casi in cui occorre 
mischiare valori numerici e alfanumerici 
tra di loro, evitando la seccatura della 
conversione stringa-numeri e viceversa 
che abbiamo visto la volta passata. Un 
esempio può essere rappresentato da: 

Goal : writeC'Salve", "Marinaceli ") 

Salve,Marinacci!True 

Goal: 

o, ancora 

Goal: write("Ho vinto" "A," miliardi alla 
lotteria di Capodanno") 

Ho vinto 4 miliardi alla lotteria di Capo- 

dannoTrue 

Goal: 

Un altro operatore abbastanza comu- 
ne, abbinato a [write] è [ni], dal signifi- 
cato esattamente eguale a quello che 
ha in «C», [new line]; esso ci consente 
di dare un aspetto più pulito e profes- 
sionale al nostro output che sarà del 
tipo: 

Goal: write("Finora la Molinari non ha 
ancora telefonato, meno male!") and ni 


Finora la Molinari non ha ancora teiefo- 

True 

Goal: 

E se volessimo spezzare la stringa in 
più parti? Semplice (ma non troppo); 
sarebbe sufficiente battere: 

Goal: write("Finora la Molinari non ha 
ancora telefonato,") 

Goal: write ("meno male!") and ni 
Finora la Molinari non ha ancora telefo- 

meno male! 

True 

Goal: 

Ma c'è qualcosa che non funziona; 
primo che faticaccia per scrivere qual- 
cosa, secondo, in maniera interattiva, 
vale a dire direttamente dalla tastiera, 
la còsa non funzionerebbe di certo, vi- 
sto che dopo il primo goal la risposta 
sarebbe immediata; avremmo, in prati- 
ca due ordini e due risposte, spezzetta- 
ti nel tempo e ben poco pratici per la 
verità; è possibile rendere tutto più 
compatto ed elegante in maniera chiara 
e pratica adottando una stringa di for- 
mattazione inserita nella stringa stessa, 
|\n], anche stavolta del tutto simile 
come significato all'equivalente in «C». 
Cosi avremo: 


Goal: write ("Buongiorno, \ n Giovanna! 
\n). 

Buongiorno, 

Giovanna. 

True 

Goal: 

C'è da notare che il linguaggio consi- 
dera l'operatore [\ n] come una stringa 
diversa da qualunque cosa le sia accan- 
to; cosi mentre è possibile battere 

Goal: write(salvel) 

salvelTrue 

Goal: 

senza le virgolette, è invece illecito di- 
gitare: 

Goal: write(salve \ n) 

cosa che darebbe un segnale d’errore 
(in Turbo Prolog [errar 10]). 

[write], come prevedibile, non è solo 
utilizzabile per scrivere e mostrare 
stringhe preformattate; di esso ci pos- 
siamo servire per scrivere variabili, che 
possono essere, ovviamente, mischiate 
a stringhe, e così via. 

Ancora un esempio in figura 1 e in 
figura 2 un altro più complesso. 

Utilizzando il semplice predicato |wri- 
te|, l'output non si presenta formattato 
in maniera particolarmente raffinata; 
avremo in uscita una stringa standard, 


Goal: Variabile 1 = "esempio" 
variabile 1 = esempio 
True 

Goal: write( "Questo è un Variabile"!", "di output sullo schermo \ n") 
Questo è un esempio di output sullo schermo. 

Goal: 

Figura 1 


Goal: Variabile 1 = "esempio", Variabile 2 = "più complesso", write 

("Questo è un". Variabile 1, Variabile 2, "di output sullo schermo. \ n"). 

Questo è un esempio più complesso di output sullo schermo. 

Variabile 1 = esempio 

Variabile 2 = più complesso 

1 Solution 

Goal: 

Figura 2 


231 


MCmicracomputer n. 93 - febbraio 1990 


TURBO PROLOG 


giustificata a sinistra, e di grandezza 
normale; ma talvolta può essere oppor- 
tuno scrivere informazioni su periferiche 
grafiche o su disco, opportunamente 
formattate; in questo caso può essere 
opportuno far ricorso a un predicato più 
raffinato, Iwritef J. 

Come il suo più diretto predecessore, 
Iwritef] (letteralmente write-formatted) 
maneggia un numero indefinito di argo- 
menti. ma il primo ha un significato e un 
valore particolare e speciale; la prima 
lettera deve essere il segno del [%], la 
seconda è rappresentata dal segno me- 
no [— 1, solo se si desidera che la stringa 
sia giustificata a destra; la mancanza di 
tale segno (o il segno |+] in talune 
implementazioni), determina il normale 
incolonnamento a sinistra. 

Il campo successivo, opzionale, spe- 
cifica la minima grandezza di campo da 
utilizzare nella stampa, su schermo o su 
stampante, di quanto contenuto nella 
lista di argomenti maneggiati dalla fun- 
zione (predicato) stessa. 

Ancora (ma non ci si spaventi per 
questo, è più complicato da dire che da 
fare), segue un punto |.| e un numero (o 
un gruppo da una a tre lettere). 

Nel primo caso (numero) la cifra indi- 
ca il numero massimo di lettere da 
stampare prelevato dalla stringa stessa 
(o. nel caso di output numerico di nu- 
mero reale, il numero (precisione) delle 
cifre dopo il punto decimale). 

Una lettera (che può essere «f». «e», o 
«g») presente in ultima posizione signifi- 
ca una serie di cose. Il parametro |f| 
(floating) avvisa il sistema di mostrare i 
numeri nella forma fissa decimale, vale a 
dire nel formato standard per il linguag- 
gio; |e| (exponential) mostra i valori in 
forma esponenziale, e infine |g] lascia la 
scelta, a Prolog, di mostrare i risultati 
nella maniera migliore e più consona ai 
quantitativi numerici manipolati al mo- 
mento. 


Gli operatori standard di output 

L’istruzione Iwrite], con le sue diver- 
se implementazioni e variazioni sul te- 
ma, può manipolare in maniera molto 
elastica diversi tipi di dati (caratteri, 
stringhe, stringhe concatenate, simboli, 
variabili, interi, e numeri reali) anche 
variamente frammisti tra loro. La sua 
controparte in input, il predicato |read] 
non gode di tutta questa libertà, e deve 
essere esplicitamente confezionato in 
relazione all'informazione che è destina- 
ta a maneggiare; in altre parole deve 
conoscere il tipo di dati che dovrà ma- 
neggiare. 

Il predicato |read], in Turbo Prolog, ha 
cinque variazioni La sua variazioni più 


flessibile è (readln) (ma che somiglianza 
col «C» !), che legge semplicemente 
caratteri dalla periferica di input corren- 
te fino a incontrare una virgola o un CR 
(la periferica standard di input, ovvia- 
mente, è, in default, la tastiera) 

Un esempio di uso di [readlnl in fase 
interattiva è: 

Goal: readln(Frase). 

A questo punto, dopo aver premuto il 
[returnl non succede proprio niente; ma 
è un niente diverso dalla solita fase di 
stasi della macchina. 

In questa, infatti, è sempre presente, 
all'inizio del rigo, il [Goal] qui il sistema 
mette in fase di attesa, e il cursore si 
pone all'inizio della linea successiva, 
lampeggiando in attesa. Battiamo: 


Questo è un articolo per 
MCmicrocomputer 

Il sistema si risveglia e prosegue con: 

Questo è un articolo per 

MCmicrocomputer 

Frase = Questo è un articolo per 

MCmicrocomputer 

1 Solution 

Goal: 

Facciamo una piccola variazione sul 
tema, battendo: 

Goal: readln (Frase). 

Questo è un articolo, per 

MCmicrocomputer 

Frase = Questo è un articolo 

1 Solution 
Goal: 

E l'articolo [per MCmicrocornputerl? 
Chissà dove è andato a finire, perso nei 
meandri infiniti e tortuosi della macchi- 
na! Molto più semplicemente è sparito, 
in quanto la variabile di input è stata 
soddisfatta direttamente dalla prima 
parte della frase (si noti anche la scom- 
parsa della l.l). Battiamo ancora: 

Goahreadln (Frase 1, Frase 2). 

Questo è un articolo, per MCmicrocom- 

Frase 1 Questo è un articolo 
Frase 2 = per MCmicrocomputer 

2 Solutions 
Goal: 

Questo è solo una delle tipologie di 
[read]; esistono altre quattro forme di 
input. Ireadchar] legge dalla tastiera un 
solo carattere e. come i soliti InkeyS et 
similia di altri linguaggi è utile essenzial- 
mente in operazioni di risposta [si-no] o 
per fermare l'attività di un programma. 
Un esempio potrebbe essere: 


Goal: write ("batti un tasto:"), 
readchar(Tasto). ni, write ("Hai battuto il 
tasto ".Tasto, ni). 

batti un tasto: a (battuto dalla tasliera) 

Hai battuto il tasto a 

1 Solution 
Goal: 

Per leggere numeri Prolog mette a 
disposizione due predicati, praticamen- 
te simili, ma destinati a maneggiare 
forme numeriche diverse, [readintl e 
[readreal], dal significato abbastanza ov- 
vio; il primo legge numeri interi, il se- 
condo numeri reali. L'unica attenzione 
da porre nell'uso di questi predicati é 
che, ovviamente [readintl non può leg- 
gere numeri decimali (ma il contrario è 
possibile). 

Il tutto è abbastanza chiaro negli 
esempi successivi 

Goal; readint(Numero). 

55 

Numero - 55 
1 Solution 

Goal; readint (Numero). 

55.12 

No Solution 

Goal; readreal (Numero). 

55.36 

Numero 55.36 
1 Solution 

Goal; readreal (Numero). 

55 

Numero - 55 
1 Solution 

Questo perché, è appena il caso di 
accennarlo, tutti i numeri interi sono 
anche numeri reali. 

E per finire accenniamo all'ultimo pre- 
dicato di input Ireadterm]. Il suo uso 
non é interattivo, essendo riservato a 
leggere dati conservati su file presenti 
su disco. 

Tramite esso é possibile accedere ad 
una unità di registrazione presente in un 
file; esso maneggia due argomenti, il 
primo stabilisce il dominio dell'oggetto 
da leggere, il secondo il nome della 
variabile in cui il valore verrà riposto, la 
sua forma tipica è: 

readterm (a,B) 

Bene, siamo di nuovo alla fine; ma 
anticipiamo, come al solito, l'argomento 
del prossimo numero. 

Nella discussione abbiamo più volte 
precisato che la periferica standard, di 
default, è la tastiera, ma come si fa ad 
accedere alle altre? E come si fa a 
lavorare su file, che a tutti gli effetti 
possono essere considerati come vere 
periferiche? 


232 


MCmicrocomputer n. 93 - lebbraio 1990 


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ASSEMBLER 80386 


di Pierluigi Panunzi 


Istruzioni di controllo 

sesta parte 


Siamo quasi arrivati al termine 
dell'analisi del set di istruzioni 
del microprocessore 80386, 
almeno per quel che riguarda 
il funzionamento in modo 
reale: terminata questa 
analisi, ci addentreremo infine 
nel mondo del Protected 
Mode, che nel 386 si è 
arricchito di nuove funzionalità 
tra le quali spicca il già citato 
" Virtual 8086 Mode». 

Ma non precorriamo troppo i 
tempi e proseguiamo dunque 
nell'analisi delle istruzioni di 
controllo del flusso di 
programmazione e cioè delle 
istruzioni di salto, 
condizionato o meno 


I salti condizionati 

Evidentemente il 386 non ha appor- 
tato alcun cambiamento al funziona- 
mento logico delle istruzioni di salto 
condizionato, che sono rimaste le stes- 
se fin dai tempi dell'8086: abbiamo 
cioè anche in questo caso le 16 
«jump», ben note, ma che per comple- 
tezza riportiamo in figura 1. 

Come altrettanto ben noto, queste 
istruzioni soffrono di una limitazione in- 
trinseca in quanto consentono un salto 
ad una locazione posta all'Interno di un 
range più o meno 128 (per l'esattezza 
+ 127 e -128) byte rispetto all'indirizzo 
In cui è posta l'istruzione stessa: que- 
sto fatto ha sinora comportato il van- 
taggio di una codifica estremamente 
breve per tali istruzioni (un byte per 
l'opcode ed uno per il cosiddetto di- 
splacement e cioè lo spostamento ri- 
spetto all'indirizzo effettivo), ma d'altro 
canto è stata sempre una limitazione 
nel caso di salti a posizioni più lontane, 
fatto questo che ha sempre richiesto 
l’uso intrecciato di due istruzioni di 
salto. 

Se ad esempio si voleva effettuare il 
salto ad un'etichetta lontana più di 128 
byte (nell’esempio si chiama ETICHI se 
il carry era settato, ecco che bisognava 


sempre scrivere un qualcosa del ge- 
nere: 


JNC SOTTO 
JMP ETICH 

SOTTO: 


Ulteriore problema, a meno di non 
usare delle macro, era quello che ogni 
volta si doveva usare un'etichetta diffe- 
rente per «SOTTO» 

Finalmente dunque con il 386 questa 
situazione è mutata (ed in fondo pote- 
vamo senz'altro aspettarcelo .) in 
quanto ora, accanto alle normali istru- 
zioni di «salto condizionato corto», esi- 
stono le rispettive istruzioni di «salto 
condizionato lungo», dove dunque il di- 
splacement consente di raggiungere 
qualsiasi locazione all'interno del Code 
Segment: in prima analisi dunque po- 
tremo effettuare un salto nell'ambito 
dei canonici 64K byte di un normale 
Code Segment. con un displacement a 
16 bit e non più ad 8. 

Ma non dimentichiamoci che il 386 e 
un microprocessore a 32 bit e come 
tale può gestire informazioni di tale 
grandezza: abbiamo già visto, ma lo 
rivedremo meglio nei dettagli, che an- 
che i segmenti di codice e di dati pos- 



234 


lyiCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


ASSEMBLER 80386 


sono essere formati da quantità appun- 
to a 32 bit ed in particolare un assem- 
blatore per il 386 (Turbo Assembler, 
per citarne uno...) avrà la possibilità di 
definire se un segmento contiene dati 
e/o istruzioni a 16 o 32 bit. 

Ecco che dunque anche il segmento 
di codice potrà essere a 32 bit e perciò 
in questo caso il displacement sarà a 
32 bit: con tali valori il range di indirizzi 
in cui è possibile effettuare il salto an- 
drà tra -2 '31 a +2 '31-1 con il che 
possiamo stare più che tranquilli, in 
quanto tali valori sono nientemeno che 

— 2G +2G-1 dove la «G» sta per 
«Giga»... 

Il tutto ancora una volta avverrà sem- 
pre e comunque all'interno del Code 
Segment e perciò un salto condizionato 
verso una locazione posta in un altro 
Code Segment dovrà per forza di cose 
avvenire ancora nel modo che ben co- 
nosciamo, per mezzo della JMP di tipo 
«inter-segment». 

Nella figura 2 vediamo un esempio, 
redatto per il Turbo Assembler, in cui si 
vedono le tre possibili situazioni: 

— nella prima, in un segmento «nor- 
male», la codifica avviene secondo il 
metodo ben noto e cioè con due byte; 

— nella seconda, che prevede un seg- 
mento normale, ma in ambiente 386 (la 
direttiva .386 serve per far codificare le 
istruzioni secondo le regole e le carat- 
teristiche di tale microprocessore, 
mentre la direttiva USE16 indica quan- 
tità a 16 bit), vediamo che il salto av- 
viene tranquillamente ad una locazione 
posta ad un offset pari a 1238H; 

— nella terza situazione, in cui il seg- 
mento il codice è a 32 bit (grazie alla 
direttiva USE32). il salto condizionato 
avviene alla locazione posta all’indirizzo 
0123456DH (a 32 bit!), ben al di là di 
quanto possiamo immaginare ed il tut- 
to senza alcun errore di sorta. 

In figura 3 vediamo invece lo stesso 
esempio in cui il salto però è effettuato 
ad un'etichetta posta rispettivamente 
all'indirizzo 13H, 15H e 16H, ottenute 
sommando 10H al program counter 
dell'istruzione successiva alla jnz in 



Figura 2 - Esempio di frammento dì programma redatto in Turbo Assembler, per 
mostrare le possibilità di /ump incondizionato in Code Segment « normali ", ed in 
ambiente puramente 386. rispettivamente a 16 ed a 32 bit: si vede dunque come la 
stessa istruzione prevede codifiche differenti 



Figura 3 - Altro esempio di frammento di programma, analogo al precedente dì ligure 2. 
nel quale i salti vengono fatti ad una locazione «vicinai in tulli e tre i casi: come spiegato 
nel testo, la codifica nei tre casi è sempre la stessa e si può notare l'uso di istruzioni 
NOP aggiunte dall'assemblatore stesso 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


235 


ASSEMBLER 80386 



Tabella I - In questa tabella abbiamo riportato tutte le condizioni possibili sia per le 
istruzioni ih .1 / mp condizionalo » che per le nuove istruzioni di SET, per avere sempre 
soli 'occhio quali sono le effettive operazioni logiche sui flag che determinano le 


condizioni 


questo caso vediamo che l'Assembler 
prende alcune decisioni importanti: 

— nel primo caso II tutto va come 
nell'esempio di figura 2; 

— nel secondo e nel terzo caso, relativi 
al 386 «puro», rispettivamente in seg- 
menti a 16 ed a 32 bit, la codifica 
avviene sempre con lo stesso opcode 
e con un displacement ad un byte co- 
me nel primo caso, mentre sono state 
aggiunte delle istruzioni NOP per pa- 
reggiare i conti, 

A questo punto c’è da fare una preci- 
sazione, a proposito di queste NOP: in 
particolare tali byte 90H vengono usati 
dall'Assembler (nella seconda passata) 
per riempire lo spazio che era stato 
riservato all'istruzione di salto nella pri- 
ma passata. 

Comunque mettendo al posto di 


Altre istruzioni di salto 
condizionato 

A questa categoria appartengono al- 
tre istruzioni già ben note: in particola- 
re si tratta delle JCXZ, LOOP, LOOPZ 
e LOOPNZ che sono registrate al solito 
arricchite del funzionamento con i regi- 
stri estesi, 

In dettaglio, l'istruzione. 

JCXZ LABEL 

ora assume anche la forma 
JECXZ LABEL 

che non fa altro che controllare il valore 
contenuto nel registro esteso ECX e 


saltare all'etichetta «LABEL» indicata 
allorché tale contenuto sia nullo. 

Per quel che riguarda le istruzioni 
LOOP, LOOPZ e LOOPNZ c’è da dire 
che non esistono versioni esplicite a 32 
bit per tali istruzioni, ma viceversa le 
stesse istruzioni agiscono in modi diffe- 
renti a seconda che ci si trovi in un 
Code Segment a 16 oppure a 32 bit: il 
primo tipo a 16 bit è quello per il quale 
le istruzioni LOOP agiscono nel modo 
che ben conosciamo, mentre nel caso 
in cui tali istruzioni si trovino in seg- 
menti da 32 bit, continuano ancora a 
funzionare nello stesso modo, con l'u- 
nica differenza che il registro utilizzato 
non è più CX ma ECX 

In modo del tutto analogo il displa- 
cement in questo caso può essere 
espresso solamente con un byte il che 
significa che ancora una volta 1 loop 
possono essere lunghi al massimo 
-128 o +127 byte. 

Un'occhiata ai tempi di esecuzione ci 
mostra che le istruzioni JCXZ e JECXZ 
vengono eseguite in 5 0 10 cicli di 
clock a seconda che, rispettivamente, 
si passi semplicemente all’istruzione 
successiva oppure si effettui il salto 
all'etichetta indicata. 

Per quel che riguarda le istruzioni 
LOOP, c’è da dire solo che ora 1 cicli di 
clock sono 12. in tutti 1 casi visti ed 
indipendentemente dal fatto che ci si 
trovi in segmenti a 16 0 32 bit. 

Nuove istruzioni legate allo 
stato dei flag 

Ecco finalmente 16 nuove istruzioni 
(più i loro sinonimi) che consentono di 


Jnz sotto2 

e simili, l'istruzione 
jnz shon sotto2 

si può fare in modo che l'Assembler 
riservi solo 1 due byte canonici dell'i- 
struzione nella forma più corta, anche 
in ambiente 386 con segmenti a 16 o 
32 bit. 

Chiudiamo con queste prime istruzio- 
ni di salto condizionato dando un'oc- 
chiata ai tempi di esecuzione, che in 
tutti i casi visti richiedono 3 oppure 8 
cicli di clock a seconda se, rispettiva- 
mente, si passa all’istruzione successi- 
va oppure se viene effettuato il salto 
(indipendentemente dal tipo di displa- 
cement utilizzato). 



Figura 4 - Elenco delle nuove istruzioni di « set su condizione » (con 1 loro sinonimi!, 
introdotte con II 386 e particolarmente utili nell'implementazione di linguaggi ad allo 
livello 


236 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


ASSEMBLER 80386 


allargare lo spettro di possibilità del 
386 rispetto ai suoi predecessori: si 
tratta di istruzioni che consentono di 
porre ad 1 oppure a 0 l’operando (rigo- 
rosamente ad 8 bit) a seconda se sia 
verificata o meno la condizione indicata 
dall'istruzione stessa. 

In figura 4 vediamo l’elenco di tali 
nuove istruzioni accompagnate dal loro 
significato: ad esempio l'istruzione 

setz al 

che si legge «set AL if Zero», pone nel 
registro AL il valore 1 se si è in condi- 
zione di «zero» (cioè se il flag di Zero è 
stato settato dalle istruzioni precedenti) 
oppure il valore 0 nel caso contrario. 

Se indichiamo con «x» una generica 
condizione espressa dallo stato di un 
flag oppure dall'OR, o dal NOR di due 
flag, genericamente si può dire che 
l'istruzione SETx pone nel bit meno 
significativo dell'operando proprio il va- 
lore del flag o il risultato dell'OR o del 
NOR di cui sopra: ad esempio l'istru- 
zione 

setng bh 

controlla la condizione «NG» («Not Gre- 
ater»), verificata se il flag di Zero è 
settato oppure se il flag di Segno è 
diverso dal flag di Overflow, e pone 
tale valore nel bit meno significativo di 
BH. 

In formula si potrebbe dire cosi: 
LSB(BH) <- ((ZF = 1) or (SF <> OF)) 

In generale dunque si può sintetizza- 
re il funzionamento della generica istru- 
zione «SETx op» con la formula 

LSB(op) < — biLcalcolalo 

dove: 

— «op» è l'operando ad 8 bit; 

— «x» è la condizione da testare; 

— «bit-calcolato» è il valore che assu- 
me il bit a seguito di una certa opera- 
zione logica, riportata in tabella 1, che 
può essere utile anche per le istruzioni 
del tipo «Jx» viste in precedenza. 

Per quel che riguarda l'operando, ol- 
tre ad un registro ad 8 bit, può essere 
una qualsiasi locazione di memoria, il 
che comporta che può essere indicata 
nell'istruzione con uno qualsiasi dei 
modi previsti dal 386, che usano anche 
i registri estesi: ad esempio in figura 5 
vediamo come ultima istruzione la 



Figura 5 - Esempio di applicazione di istruzioni del npo »set byte su condizione» 


setb tabella[eax+edi*8+4] 

il cui operando è posto ad un indirizzo 
ottenuto a partire dall'offset di «tabel- 
la", aggiungendo ad esso il contenuto 
di EAX, il valore 4 ed il contenuto di 
EDI moltiplicato per 8.. 

In questo caso vediamo pure come 
ne risente la codifica, che prevede l'u- 
so dei modi di indirizzamento propri del 
386 e che fatti i conti portano alla 
codifica su 10 byte dell'istruzione in 
esame: questo è appunto il prezzo (in 
termini di occupazione di memoria) che 
si deve pagare per avere la potenza 
piena del 386. 

Lo stesso discorso però non si appli- 
ca minimamente ai tempi di esecuzio- 
ne delle istruzioni stesse, che si man- 
tengono sempre e comunque a livelli 
incredibilmente bassi: 4 cicli di clock 
per operandi di tipo registro e 5 per 
operandi in memoria, comunque calco- 
lati! 


Le ultime istruzioni di controllo 
del flusso 

A questo gruppo appartengono istru- 
zioni molto ben note e sulle quali ci 
soffermeremo solo per indicarne il no- 
me e le funzioni svolte: si tratta di 
istruzioni alle quali il 386 ha aggiunto di 
suo non tanto qualcosa collegato ai 32 
bit, ma ben altro, relativo ai suoi modi 
di programmazione in modo protetto. 

Solo dopo aver analizzato in dettaglio 
e con calma tutte le sfaccettature delle 
possibilità di programmazione di tale 
microprocessore, potremo cercare di 
capire in particolare perché ad esempio 
una CALL verso un «Virtual 8086 
task», a partire da un «286 task», ri- 
chiede la bellezza di ben 218 cicli di 


clock, mentre se si parte da un «386 
task» i cicli diventano 228. 

A questo punto ricordiamo solo che 
le istruzioni di questo gruppo sono le 
ben note: 

CALL. per chiamare una sub- 
routine; 

JMP, per saltare ad un certo indi- 
rizzo; 

RET, per ritornare da una subrouti- 
ne al programma chiamante; 

INT, INTO e BOUND, rispettiva- 
mente l'attivazione software di un cer- 
to interrupt, l'attivazione dell'interrupt 3 
in caso di Overflow e attivazione del- 
l’interrupt 5 se l'indice di un vettore 
esce dai limiti imposti; 

IRET, per ritornare, al termine del- 
l'esecuzione di una routine di servizio 
di un interrupt. al programma che era 
stato interrotto. 

In tutti questi casi non si parlerà di 
«programmi» generici, ma bensì di 
task e sarà determinante sapere se 
tale task é in ambiente 80386 «puro», 
in «Virtual 8086 Mode» oppure ancora 
in ambiente 286: ricordiamo di sfuggita 
poi l'esistenza di quei «filtri logici» chia- 
mati «Cali Gate», «Trap gate», ecc, 
nonché dei differenti livelli di privi- 
legio... 

Comunque fin dalla prossima puntata 
parleremo di queste caratteristiche del 
386, molte delle quali prendono le 
mosse da analoghe strutture presenti 
nel 286 e che avevamo già analizzato 
nell'ambito della rubrica apposita: i let- 
tori ricorderanno bene che non si tratta 
di argomenti facili da trattare e da com- 
prendere e per tale motivo cercheremo 
di renderli accessibili, magari tenendo 
sotto mano gli articoli relativi al 286. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


237 


MS-DOS 


di Pierluigi Panunti 


Multi-tasking in Time-sharing 
con il Turbo Pascal 

seconda parte 


La scorsa puntata abbiamo 
fornito i primi rudimenti circa 
la programmazione in Multi- 
tasking in ambiente Turbo 
Pascal : prima di proseguire 
dunque lungo questa strada, 
tenendo magari sotto mano il 
numero precedente di MC, 
ricordiamo che l'oggetto della 
nostra analisi è una serie di 
«unit» scritte in TP (dal 
redattore...) relative 
all'implementazione di un 
ambiente Multi-tasking 
semplificato, che può girare 
su qualunque personal su cui 
giri il TP stesso, senza 
richiedere per forza la 
presenza di un 286 o meglio 
di un 386 


I processi 

Ricollegandoci idealmente con quan- 
to detto la scorsa puntata, ricordiamo 
dunque cosa si intende con tale termi- 
ne: più rigorosamente, almeno per 
quello che ci servirà nel prosieguo, un 
processo non è altro che una procedura 
che deve essere eseguibile all'infinito e 
cioè deve essere dotata al suo interno 
di un loop infinito, dal quale non si dovrà 
e potrà mai uscire, pena il blocco totale 
del computer. 

In particolare il «processo» avrà una 
parte iniziale in cui si inizializzeranno le 
variabili locali, dopodiché sarà presente 
un loop infinito, che a scelta del pro- 
grammatore avrà aspetti «formali» dif- 
ferenti. 

La scelta, per quel che riguarda il loop 
infinito, è ricaduta sul gruppo di istru- 
zioni 

repeat 

Icorpo del processo] 
until false; 


Che potrebbe essere tranquillamente 
sostituita con il seguente gruppo di 
istruzioni: 

while true do begin 

[corpo del processo) 

end; 

Caldamente sconsigliate, invece, so- 
no forme legate a definizioni di «label» 
e ad istruzioni di tipo «goto etichetta», 
se non altro per un doveroso rispetto 
verso i programmatori seri in Pascal... 

Comunque, come è facile vedere an- 
dando a disassemblare un programmino 
di prova dotato di loop infinito (con la 
«repeat... until», con la «while... do» ed 


anche con la «goto...»), si ha che in tutti 
i casi la codifica in Assembler risulta 
perfettamente identica e perciò in teona 
non c'è alcuna controindicazione ad 
usare una forma rispetto all'altra, a par- 
te gusti o idiosincrasie personali, 

Ecco che dunque un processo dovrà 
essere implementato nel seguente mo- 
do (si veda la figura 1); 

— indicazione del nome del processo; 

— definizione di const, type, var, pro- 
cedure e function locali al processo, 

— inizializzazione delle variabili locali; 

— ciclo infinito di istruzioni costituenti il 
corpo del processo considerato. 

Sottoliniamo ancora una volta il fatto 
che i processi devono poter girare all’in- 
finito e questa, oltre che una condizione 
necessaria per poter eseguire un certo 
processo in multitasking, diventa pure 
una caratteristica che deve possedere 
un certo insieme di routine per poter 
diventare un processo. 

Cerchiamo di spiegarci meglio con un 
paio di esempi: 

l'output su video di un carattere in 
una certa posizione non è un processo, 
in quanto è una funzione che non può e 
non deve essere eseguita all'infinito (si 
deve mostrare un certo carattere solo 
una volta nello schermo e non certo 
infinite volte): è dunque facile passare a 
tale funzione un parametro che rappre- 
senterà il carattere da inviare in output, 

— l'attesa della pressione di un ta- 
sto può essere viceversa realizzata co- 
me un processo in quanto è facile ren- 
dersi conto che la funzione «scansione 
della tastiera alla ricerca di un tasto 
premuto» può anche durare all'infinito, 
nel caso in cui l'operatore non avesse 
alcuna intenzione o necessità effettiva 
di premere un tasto: l'importante (e 
questo sarà automaticamente realizza- 
to) è che il computer non rimanga li, 
senza fare assolutamente niente, in at- 
tesa della pressione di un tasto; 

— il colloquio con un altro computer 
attraverso la linea seriale è ancora una 


238 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MS-DOS 


volta un processo in quanto si tratta di 
una funzione che prevede il controllo 
della linea seriale istante per istante, la 
memorizzazione dei byte ricevuti e vice- 
versa la bufferizzazione ed il successivo 
invio di quelli da trasmettere. 

Gli esempi a questo punto potrebbe- 
ro essere veramente tanti, e tra l'altro si 
può vedere che in realtà non è nemme- 
no detto che alcune funzioni che non 
sono processi possano essere adattate 
a diventarlo: infatti la procedura di 
output verso il video potrebbe diventare 
un processo (e cioè una routine che 
viene eseguita all'infinito) non appena ci 
si accorge che tale routine potrebbe 
restare li a ciclare su se stessa, in 
attesa di un byte da mostrare sullo 
schermo. 

Bisognerebbe allora in questo caso 
trovare un metodo per passare a tale 
processo il o i byte da mostrare (meto- 
do che ovviamente esiste e su di esso 
torneremo nel seguito), senza però far 
rimpiangere la snellezza e la praticità 
d'uso di una procedura che compie la 
sua funzione solo quando viene chia- 
mata. 

Per concludere dunque non è detto 
che per forza bisogna creare dei proces- 
si a tutti i costi: al limite un paio di 
processi appena, ma con una serie di 
procedure e function ad hoc, possono 
già realizzare un sistemino di tutto ri- 
spetto, in quanto, non dimentichiamo- 
celo, gira in Multi-tasking. 

Mai come in questo caso è necessa- 
ria un'analisi a monte per poter decide- 
re quali delle funzioni sono processi e 


quali invece saranno delle funzioni «nor- 
mali». 


Ancora sullo «stack locale» 

Ritorniamo ancora su questo argo- 
mento per aggiungere alcune conside- 
razioni. 

In particolare ad ogni processo che 
girerà in ambiente Multi-tasking verrà 
associato (durante un'apposita fase di 
inizializzazione) un proprio stack locale, 
inteso come stack sul quale lavora il 
processo in esame e sul quale, come è 
ben noto, vengono salvati i contenuti 
dei registri allorché si abbia un'interru- 
zione: da questo punto di vista il singolo 
processo dunque vede il proprio stack 
(indirizzato, come sempre e naturalmen- 
te, per mezzo della coppia di registri 
SS:SP) come una zona di memoria a lui 
associata (e della quale si dovrà fornire 
l'ampiezza) senza accorgersi dei cam- 
biamenti attuati dallo scheduler. della 
cui opera parliamo tra breve. 

Approfittiamo della situazione per dire 
che ad ogni processo è strettamente 
associato il valore corrente della coppia 
di registri di cui sopra (SS:SP), valore 
che viene memorizzato istante per 
istante in un vettore apposito e gestito 
dal supervisore stesso. 

Il tutto apparirà più chiaro dopo aver 
visto i compiti svolti dal «kernel». 

Lo scheduler 

Con questo termine abbiamo indicato 
una parte fondamentale del sistema 


Multi-tasking in quanto si tratta proprio 
del blocco di istruzioni che supervisiona 
il tutto e che consente di passare da un 
processo all'altro ad intervalli di tempo 
regolari. 

Abbiamo anche detto (e riportato in 
appositi grafici) che ogni processo ha il 
possesso della CPU per un intervallo di 
tempo (detto slice) che nel nostro caso 
è pari a circa 55 msec e cioè esatta- 
mente lo spazio di tempo tra due suc- 
cessivi «clock tick» e cioè due battute 
successive del clock, interno del com- 
puter: fin dai primi PC (e per compatibi- 
lità il tutto è stato mantenuto nei model- 
li superiori) infatti il clock di sistema (a 
partire da 4.77 MHz) veniva diviso per 4 
(con un divisore hardware) e successi- 
vamente dal timer interno per un fattore 
pari al massimo possibile e cioè 65536, 
dando dunque come risultato un perio- 
do di circa 55 msec (relativo a circa 18 
Hz). 

Nei modelli successivi dotati dei più 
disparati clock, opportune divisioni a li- 
vello hardware («prescaling» in gergo 
tecnico) nonché a livello software fanno 
sì che comunque si abbia un «clock 
tick» ad intervalli di 55 msec. 

A partire dunque da un qualunque 
clock viene generato dal timer un inter- 
rupt ogni 55 msec e perciò in risposta a 
tale interrupt viene eseguita una routine 
il cui ruolo principale è di modificare dei 
contatori che servono a mantenere l'in- 
formazione dell'ora e della data: tali 
contatori non servono più laddove esi- 
ste un orologio interno, dotato di batte- 
ria in tampone, e che sovrintende alla 
gestione dell'ora e della data, ma ovvia- 
mente sono stati lasciati per compatibi- 
lità, anche perché usati dal DOS, che 
viceversa per funzionare non deve affi- 
darsi ad un clock che in alcuni modelli 
non esiste proprio... 

Prendendo spunto da quelli che sono 
i criteri alla base della programmazione 
in Multi-tasking con il 286 e con il 386 
(si vedano a tal proposito le rubriche 
rispettive, sempre del medesimo auto- 
re...) ecco che anche in questo caso si è 
sfruttato un principio base legato alle 
seguenti considerazioni, che prevedono 
innanzitutto l'esistenza nel nostro siste- 
ma, oltre al supervisore, di «n» processi 
che vogliamo far eseguire «contempo- 
raneamente». 

Per passare dunque il «possesso» del 
microprocessore e delle sue risorse da 
un processo all'altro, si sfrutta un'appo- 
sita routine d'interrupt (che viene attiva- 
ta ad intervalli perfettamente regolari), 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


239 


MS-DOS 



secondo un meccanismo alquanto sotti- 
le, che prevede il cosiddetto «task-swi- 
tching» 

Per analizzare questo meccanismo, 
supponiamo di trovarci «a regime» e 
cioè in un istante qualsiasi di funziona- 
mento del sistema ed in particolare di 
voler vedere (come al rallentatore ed a 
partire da un istante iniziale) che cosa 
succede per un certo periodo di tempo 

Senza perdere di generalità supponia- 
mo che, proprio in quell'istante iniziale, 
sia in corso di esecuzione uno dei pro- 
cessi, che indicheremo con «A» : è pro- 
prio in questa situazione che il processo 
vede la CPU tutta per sé, senza alcuna 
ingerenza dall’esterno, se non, ad 
esempio, a causa eventuali interrupt dal 
«mondo esterno» provocati ad esempio 
da parte della tastiera o dalla porta 
seriale. Eventi come questi però non 
fanno parte del sistema Multi-tasking, 
ma viceversa sono da considerarsi una 
normale appendice del funzionamento 
dei singoli processi e come tali sono 
gestiti normalmente. 

Ecco che dunque, allo scadere del 
clock tick, deve essere eseguita la 
routine di servizio dell'interrupt del ti- 
mer (INT 8): in questo caso sappiamo 
bene che proprio all'inizio della routine 
di servizio devono essere salvati nello 
stack (con istruzioni PUSH) tutti i regi- 
stri e questo è proprio quello che viene 
fatto... 

In particolare i registri vengono salvati 
nello stack «locale» del processo inter- 
rotto e ciò è di fondamentale importan- 
za: se non fossimo in un sistema multi- 
tasking, allora le istruzioni di POP che si 
trovano subito prima dell'istruzione 
IRET. di termine della routine di servizio 
dell'interrupt. ripristinerebbero corretta- 
mente i registri estraendone i contenuti 
dallo stack (che nel nostro caso è pro- 
prio quello «locale»), dopodiché il pro- 
cesso che era stato interrotto riprende- 
rebbe ad eseguire le proprie istruzioni, 
come se nulla fosse successo. 

Il fatto di essere viceversa irv un am- 
biente Multi-tasking comporta invece 
una grande differenza nel comporta- 
mento della routine di interrupt: que- 
st'ultima, contravvenendo alle regole 
«conservative» ben note che prevedo- 
no il salvataggio ed il ripristino dei regi- 
stri, effettua invece uno stravolgimento 
controllato dei registri in esame ed in 
particolare proprio della coppia SS:SP 
per ottenere appunto il task-switching 

Supponendo dunque di avere prescel- 
to il criterio di far eseguire gli «n» 
processi in sequenza, uno dopo l'altro, 
secondo le regole del cosiddetto «roud 
robìn». ecco che, interrotto il processo 
i-esimo, questo deve essere tempora- 


neamente abbandonato, per passare il 
controllo al processo i+1 -esimo: relati- 
vamente a questo processo il supervi- 
sore conosce esattamente (perché ad 
esso associata) la posizione in memoria 
dello stack locale. 

Per ottenere il task-switching bisogna 
ora: 

— memorizzare il valore corrente della 
coppia SS:SP nel vettore di cui abbiamo 
parlato nel paragrafo precedente (pro- 
prio in corrispondenza dell'elemento re- 
lativo al processo che è stato inter- 
rotto); 

— caricare i registri SS:SP con i valori 
memorizzati in quello stesso vettore, 
ma stavolta relativi al processo da «in- 
nescare»: in tal modo ora lo stack a cui 
tale coppia di registri punta é proprio lo 
stack locale del processo da attivare, 
nel quale (è qui la chiave di volta) erano 
stati memorizzati con delle PUSH tutti i 
registri, proprio in occasione dell'ultima 
volta che quel processo era stato inter- 
rotto! 

— Effettuare le POP per ripristinare i 
registri in esame ed eseguire la IRET: a 
questo punto ci troviamo dunque im- 
mersi nell'ambiente del processo i+1- 
esimo, proprio come se questo proces- 
so fosse stato interrotto temporanea- 
mente da una routine di servizio di un 
interrupt, mentre in realtà nel frattempo 
sono stati eseguiti gli altri «n-1» pro- 
cessi... 

Fondamentalmente è proprio tutto 
qui il nocciolo del meccanismo del task- 
switching. capito II quale si è veramente 
a buon punto. 

Nel nostro caso, in particolare, come 
è stato più volte detto, si sono simulati 


per quanto possibile via software i mec- 
canismi hardware che stanno alla base 
del funzionamento in modo protetto del 
286 e del 386. 

Visto dunque qual è il meccanismo 
che regola il task-switching in una situa- 
zione a regime, rimane da vedere cosa 
deve succedere nella fase transitoria 
iniziale: in questo caso infatti, ripren- 
dendo il ragionamento precedente, ab- 
biamo che nessun processo è stato già 
eseguito e perciò nessuno di essi può 
essere materialmente interrotto dallo 
scheduler in quanto lo scambio dei con- 
tenuti dei registri SS:SP comporterebbe 
effetti disastrosi di blocco del sistema! 

Ecco che dunque deve esistere una 
ben precisa temporizzazione degli even- 
ti, seguita la quale si ha un comporta- 
mento ottimale: tale sequenza di eventi 
avverrà in modo automatico seguendo 
le indicazioni che riportiamo nel seguito 
ed usando in particolare due procedure 
di inizializzazione dei processi e del 
Multi-tasking. 

La definizione di processi 

Dopo aver visto cosa sono i processi 
e come si codificano, passiamo ora ad 
analizzare come si fa a comunicare al 
TPMT la loro presenza e le caratteristi- 
che ad essi legate. 

Ciò si ottiene con la procedura defi- 
neprocess. che accetta tre parametri e 
che viene chiamata nel modo seguente 

defineprocess (processo, stacksize, attivo) 

Ma vediamo il dettaglio dei para- 
metri: 


240 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MS-DOS 


— «processo» è una variabile di tipo 
procedure in quanto deve contenere il 
nome della procedura che rappresenta il 
processo: entrando nei dettagli tecnici, 
la possibilità di passare una procedura 
oppure una function come parametro di 
un'altra procedura richiede innanzitutto 
l'uso della versione 5.0 (o successive) 
del TP e poi, dal punto di vista program- 
mativo, l'uso della direttiva !$F+), la 
quale forza la generazione di procedure 
di tipo far, i cui indirizzi sono composti 
da segment-offset invece che del solo 
offset; 

— «stacksize» invece è una variabile di 
tipo integer che conterrà il numero di 
byte di lunghezza dello stack locale rela- 
tivo al processo che si sta definendo: in 
questo caso il valore può essere impo- 
stato solo per tentativi, lasciando sem- 
pre attiva la direttiva |SS+) (controllo 
dello stack attivo all’ingresso di ogni 
procedura), aumentandolo allorché il 
programma si fermi per un run-time 
errar di tipo «stack size overflow 

— «attivo» é infine una variabile di tipo 
boolean che consente di stabilire se il 
processo in esame deve essere subito 


attivato nell'ambiente Multi-tasking op- 
pure deve rimanere disattivo in attesa di 
un certo evento che lo risvegli. 

A questo scopo segnaliamo che oltre 
al vettore contenente, per ogni proces- 
so, il valore corrente della coppia 
SS:SP, esiste un altro vettore «di stato» 
che contiene l'informazione relativa allo 
stato corrente del processo: attualmen- 
te nel TPMT sono stati implementati i 
seguenti tre stati: 

— «inattivo» (valore nullo nel vettore) 
indicante che il processo non deve es- 
sere seguito; 

— «attivo» (valore uguale ad 1) indican- 
te che il processo è correntemente da 
eseguire e perciò nello slice di tempo di 
sua competenza potrà accedere alle ri- 
sorse di sistema; 

— «in attesa da mailbox» (valore ugua- 
le a 2) indicante che il processo in 
esame è in attesa di un messaggio in 
una mailbox: su questi concetti tornere- 
mo nell'immediato prosieguo in quanto 
ora appesantirebbero notevolmente l'e- 
sposizione. 

Come primissimo assaggio di quello 
che vedremo nelle prossime puntate. 


riportiamo in figura 2 la struttura base di 
un sistema funzionante in Multi-tasking: 
in questo si notano chiamate a procedu- 
re già note ed altre ancora sconosciute. 
Un po' per volta le analizzeremo... 

Con questi concetti terminiamo la 
puntata e diamo appuntamento alla 
prossima, dove parleremo innanzitutto 
di come vengono predisposti all'inizio i 
vari stack locali relativi a tutti i processi 
definiti in modo tale da consentire la 
«partenza» del Multi-tasking: inizieremo 
pure l'analisi delle singole procedure 
che consentono tutti questi mecca- 
nismi. 

Abbiamo già detto che in alcuni casi 
l'analisi risulterà alquanto complessa, in 
quanto richiederà conoscenze sia di As- 
sembler che di TP e per questo motivo 
consigliamo i lettori interessati a dare 
un'occhiata alle caratteristiche «inter- 
ne» del Turbo Pascal, riportate in forma 
veramente ottima in un apposito capito- 
lo, intitolato «Inside Turbo Pascal», del 
manuale d'uso. 


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DIRETTA 


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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


241 




MSX 


di Maurizio Mauri 


L’MSX-Basìc 

quarta parte 


Quando ho iniziato a parlare 
del Basic MSX e in particolare 
dei floating point, tra gli 
argomenti che mi ero prefisso 
di trattare avevo del tutto 
trascurato i numeri interi. 
Avevo pensato che in fondo le 
moltiplicazioni o le divisioni 
sui numeri interi vengono 
svolte con routine abbastanza 
semplici e accessibili anche 
agli improvvisati 
programmatori in Assembler. 
Avevo considerato che tutti i 
linguaggi di programmazione 
per MSX pur nelle loro 
mancanze supportano sempre 
gli integer. Per chi allora 
parlare di questo argomento? 
Eppure, dopo due puntate 
dedicate alle routine del Basic 
che svolgono operazioni sui 
numeri reali, non me la sono 
sentita di far passare sotto 
silenzio le altre routine 
necessarie alle operazioni sui 
numeri interi. 

In effetti queste routine sono 
necessarie anche al più 
semplice programma in 
Assembler; e il doverle ogni 
volta riscrivere, oppure 
includere da una libreria di 
funzioni, non è sempre una 
cosa comoda. In fondo se 
queste routine già esistono 
nella ROM del Basic non c'è 
motivo di non usarle. 

Inoltre, scopriremo fra poco 
che nel BIOS c'è qualcosa di 
più delle classiche quattro 
operazioni 


I numeri interi 

Come già tutti sanno, lo Z80. il micro- 
processore dei computer MSX. pur es- 
sendo una CPU a solo 8 bit (e in epoca 
di computer a 32 bit questo, purtroppo, 
sembra già preistoria) può svolgere un 
limitato numero di operazioni anche su 
numeri a 16 bit. previste, fra l'altro, 
anche nel più vecchio Intel 8080 in cui 
venivano utilizzati i registri doppi (HL, 
DE, BC) soprattutto per tener conto 
degli indirizzi della memoria. Questa ca- 
ratteristica, potenziata sullo Z80, è stata 
però sfruttata anche nei calcoli sui nu- 
meri interi che sono considerati appun- 
to a 16 bit. 

Nella loro più semplice implementa- 
zione i numeri interi sono considerati 
compresi fra gli estremi 0 e 65535, 
escludendo così la possibilità di avere 
dei numeri negativi. In altre parole i 
numeri interi sono cosi considerati unsi- 
gned. In altri casi (e questo è la norma 
nel Basic MSX) viene preso in conside- 
razione anche il segno, tenendone con- 
to tramite il bit più significativo dei 16 


bit a disposizione. Rimangono, per la 
presentazione del numero soltanto 15 
bit. per cui il campo di variazione dei 
normali numeri interi, con il segno, risul- 
ta essere compreso fra -32768 (8000 in 
esadecimale) e 32767 (7FFF in esadeci- 
male). 

Alcune delle operazioni sui numeri 
interi sono facilmente eseguibili già a 
livello di Assembler poiché lo Z80 pos- 
siede istruzioni di somma (con o senza 
carry) o di differenza fra registri a 16 bit; 
però con gli operandi sono sempre visti 
come unsigned. Cosi verificare un 
eventuale overflow (quando la somma 
di due numeri positivi, ad esempio, ri- 
sulta al di fuori del campo permesso) 
richiede sempre dei controlli supple- 
mentari o delle routine aggiuntive. Non 
sono controlli eccezionali, d'accordo, 
ma è pur sempre un grattacapo in più 
per il povero programmatore in Assem- 
bler. 

D'altra parte che anche la semplice 
somma fra due numeri interi con segno 
non sia proprio la cosa più semplice del 
mondo possiamo dedurlo dalla figura 1 . 



242 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MSX 



dove è riportalo il disassemblato della 
routine del BIOS che si occupa di que- 
sta operazione. 

La cosa di rilievo che si riscontra 
analizzando questa routine é che. in 
caso di overflow, invece di dar luogo al 
noto messaggio di errore («overflow»), i 
due operandi vengono convertiti in sin- 
gola precisione e quindi viene eseguita 
l'apposita routine di addizione. Il risulta- 
to viene poi riportato nell'accumulatore 
decimale (DAC); VALTYP (0F663H) vie- 
ne caricato con un codice corrisponden- 
te al tipo del numero. 

Questa corrispondenza è la stessa 
che è indicata su tutti i manuali Basic 
allorché viene illustrata la funzione USR 
e cioè: 2=intero, 3=stringa, 4=singola 
precisione. 8=doppia precisione. Da ciò 
si deduce che tutte le funzioni del Basic 
e non solo la funzione USR. seguono 
sempre le stesse regole. Si veda in 
proposito l'esempio di figura 2 che svol- 
ge una somma di due numeri interi 
richiamando direttamente la routine del 
BIOS. 

Passiamo alla routine di sottrazione 
che ha ben poco di significativo. Il primo 
operando deve essere contenuto nel 
registro DE mentre il numero da sottrar- 
re deve essere passato tramite il regi- 
stro HL. L'unica operazione che viene 
svolta è quella di cambiare il segno del 
secondo operando (contenuto nel regi- 
stro HL) cosicché il calcolo possa esse- 
re svolto richiamando la precedente 
routine di addizione. 

La routine di moltiplicazione è posta 
all'indirizzo 031 93H. Dopo aver fatto il 
valore assoluto dei due operandi conte- 
nuti nei registri HL e DE (e dopo aver 
salvato il precedente segno) viene svol- 
to il prodotto seguendo il classico meto- 
do di shift a sinistra e di somma. Ad 
ogni istante viene controllato un even- 
tuale overflow in seguito al quale é 
effettuata una conversione in semplice 
precisione nella stessa maniera effet- 
tuata nella precedente routine di som- 
ma, Il risultato è riportato in DAC. 

Un'altra interessante routine di molti- 
plicazione è posta all’indirizzo 314AH e 
differisce dalla precedente perché non 
tiene in nessun conto del segno degli 
operandi, che sono perciò considerati 
come unsigned. La cosa è rilevante 
perché il Basic non considera questo 
tipo di numeri. Come mai allora una 
routine del genere in un ambiente in cui 
non è prevista? La risposta è semplice: 
in alcuni casi il Basic ha necessità di 
questi numeri, in particolare quando de- 
ve calcolare la posizione in memoria di 
un elemento di un array; in questo caso 
viene moltiplicato il numero dell'ele- 
mento per la dimensione di ciascun 
elemento (numero di byte occupati) 


senza tener conto del segno degli ope- 
randi Purtroppo, essendo prevista per 
quest'unica evenienza, in caso di over- 
flow viene attivata la routine di errore 
del Basic che riporta il messaggio di 
errore «Subscript out of range». Per 
evitare questo inconveniente senza do- 
ver effettuare difficili controlli preventivi 
sugli operandi, è necessario intercettare 
la routine degli errori come è stato 
spiegato nello scorso numero e cioè 
ponendo una opportuna istruzione di 
salto nell’ hook H ERRO Questa routine 
richiede i due operandi nei registri DE e 
BC e riporta il risultato nel registro DE. 

Purtroppo questa é l’unica routine 
che si occupa degli unsigned ed è una 
grave mancanza in un linguaggio assai 
povero di tipi. 

La routine posta all'indirizzo 31E6H 
effettua la divisione intera fra i due 
operandi contenuti nei registri DE (divi- 
dendo) e HL (divisore) e riporta il risulta- 
to (contenuto nel registro HL) in DAC. 
L'unico controllo che viene effettuato è 
sul divisore che deve, ovviamente, es- 
sere diverso da zero; in caso contrario 
viene attivata la solita routine degli erro- 
ri del Basic che riporta il messaggio 
«Division by zero». 

Questa routine insieme al quoziente 
calcola anche il resto della divisione; in 
particolare all'uscita della routine il regi- 
stro DE contiene il doppio del resto Per 
cui nel caso che sia richiamata da una 


routine in linguaggio macchina vengono 
riportati con un solo calcolo tutte e due 
le grandezze che possono interessare 
(sia il quoziente che il resto). 

Nel caso che questa funzione venga 
richiamata dal Basic può essere riporta- 
ta solo una delle due grandezze (il quo- 
ziente). Se si vuole il resto deve essere 
richiamata la routine all’indirizzo 323AH 
che non fa altro che effettuare di nuovo 
la divisione dei due numeri (richiamando 
la precedente routine), dividere poi il 
contenuto di DE per 2 ed infine porre 
questo risultato in DAC. Abbiamo perciò 
l'inconveniente di dover effettuare due 
volte lo stesso calcolo per ottenere in- 
formazioni che possono aversi con uno 
soltanto 

Le altre routine sui numeri interi 

Oltre alle funzioni suddette, nella ta- 
bella di figura 3, dove sono riassunte 
tutte le routine che interessano i numeri 
interi, troviamo altre interessanti rou- 
tine. 

Un po' inaspettatamente incontriamo 
una funzione di elevamento a potenza 
fra due numeri interi. Inaspettatamente 
perché mentre le quattro operazioni so- 
pra descritte sono d'obbligo, quest'ulti- 
ma la credevamo riservata alle operazio- 
ni su numeri decimali. In realtà questa 
routine non è a sé stante, ma fa parte 
della più generale routine per l'eleva- 


L numeri interi 


314AH 

3167H 

3172H 

3193H 

31E6H 

323AH 

322BH 

2F4DH 

371AH 

371EH 

3722H 

383FH 


DAC = 
DAC = 


DE * HL 
DE \ HL 


DAC = DE MOD HL 
DAC = -DAC 
AF = DE <>= HL 
FBUFFR = BINS (DAC I 
FBUFFR = OCTSIDACI 
FBUFFR = HEXSIDAC) 


DAC = 


DE ‘ 


HL 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


243 


MSX 


mento a potenza dei numeri decimali. 
Ma lavorando in linguaggio macchina o 
anche in altri linguaggi compilati allor- 
ché vi è necessità se ne può tranquilla- 
mente far uso con grande vantaggio in 
termini di velocitò. 

D’altra parte ricordiamo che anche il 
completo Turbo Pascal non possiede la 
funzione per l'elevamento a potenza di 
due numeri reali. Questa funzione deve 
essere costruita usando normalmente i 
logaritmi; ma la velocità che si ottiene 
non é poi elevatissima. Pur con questa 
mancanza, purtroppo, non possiamo uti- 
lizzare la routine della ROM per il Pa- 
scal, poiché i formati dei numeri deci- 
mali non sono compatibili fra di loro (il 
Turbo non usa il BCD). Però nel caso 
che gli operandi siano interi questa 
routine può essere utilizzata con sicu- 
rezza purché non si verifichi un over- 
flow. 

Questa routine richiede la base nel 
registro DE mentre l'esponente viene 
richiesto nel registro HL. In caso di 
overflow gli operandi sono convertiti in 
singola precisione. Il risultato è riporta- 
to, come al solito, in DAC. 

Altre routine che interessano i numeri 
interi sono quelle che si occupano della 
rappresentazione del numero nei vari 
formati (binario, esadecimale. ottale). 





In effetti la routine di conversione ha 
un unico punto di ingresso che si trova 
all'indirizzo 3724H e viene richiamata 
ponendo nel registro B il numero di 
cifre binarie che costituisce la base del 
formato richiesto: 1 nel caso di conver- 
sione in binario. 3 in ottale e 4 in 
esadecimale. Il numero da convertire 
deve trovarsi in DAC e può essere di 
qualsiasi tipo, non soltanto intero, pur- 
ché compreso fra -32768 e 65535 

La prima operazione che viene effet- 
tuata dalla routine è la conversione in 
intero del numero contenuto in DAC 
(tramite la routine CINT, all’indirizzo 
05439H). In questa occasione viene ve- 
rificato il tipo del numero da convertire 
andando a leggere il contenuto di VAL- 
TYP che deve essere perciò preventiva- 
mente definito. 

Nella figura 4 è riportato il listato 
dell’intera routine, notevole per la sem- 
plicità e l’efficacia, da cui ancora una 
volta si è portati a concludere che in 
Assembler molte cose riescono meglio 
che in aìtri linguaggi. 

La stringa ASCII che rappresenta la 
conversione del numero é riportata in 
FBUFFR all'indirizzo puntato da HL. 

Per maggiore chiarezza in figura 5 
viene riportato un equivalente listato in 
Basic. 

La routine non effettua ovviamente la 


244 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


MSX 


conversione in decimale poiché in que- 
sto caso la divisione del numero per la 
base non avrebbe potuto essere effet- 
tuata con dei semplici shift e con tempi 
di elaborazione piu lunghi. Niente di 
grave: la routine adatta allo scopo è 
stata già descritta negli scorsi numeri 
ed è quella posta aH'indirizzo 3299H 

Prima di passare alle altre routine 
qualche considerazione su queste routi- 
ne del Basic che per quanto non siano 
uniche nel loro genere, hanno senz'altro 
qualche cosa che le distingue da quelle 
degli altri linguaggi. 

Tutti i linguaggi di programmazione, 
anche quelli più incompleti come i vari 
compilatori C, hanno la possibilità di 
effettuare calcoli su numeri interi, ma 
con una differenza sostanziale: in nes- 
sun caso viene fatta automaticamente 
una conversione di tipo. Cosi il rigido 
Pascal, nel caso che una moltiplicazione 
fra interi produca un overflow, dà luogo 
semplicemente ad una condizione di 
errore: la conversione deve essere ef- 
fettuata dal programmatore che deve 
prevedere qualsiasi causa di errore. 

Il Basic, invece, non a caso così pove- 
ro di tipi, dovrebbe facilitare il compito 
al programmatore che, si suppone, non 
debba essere molto esperto. Purtroppo 
anche queste facilitazioni non risolvono 
tutti i problemi al programmatore princi- 
piante: infatti nel caso in cui il risultato 
di una di queste operazioni venga asse- 
gnato ad una variabile intera, se è avve- 
nuta la conversione di tipo verrà prodot- 
to sempre un errore (non di overflow. 
ma un «type mismatch»). Vale allora la 
pena di eseguire tutte queste operazio- 
ni supplementari solo per dar luogo ad 
un errore diverso? 

Inoltre tutte queste conversioni auto- 
matiche rallentano notevolmente l’ese- 
cuzione del programma. Pensiamo a 
tutte le operazioni di conversione ne- 
cessarie quando un numero intero vie- 
ne assegnato ad una variabile reale la 
quale poi diventa un operando in opera- 
zioni fra numeri interi. È vero che un 
linguaggio di programmazione deve fa- 
cilitare il lavoro più a noi che al compu- 
ter, ma in questo non si raggiunge un 
eccesso? Ognuno in proposito ha le sue 
opinioni 

Un'altra routine abbastanza utile è 
quella che effettua il confronto di due 
numeri interi ed è situata all'indirizzo 
2F4DH. I due numeri da confrontare 
sono passati tramite i registri DE (primo 
operando) e HL. Il risultato del confron- 
to viene riportato nella stessa maniera 
descritta nel numero scorso a proposito 
del confronto sui numeri reali. In parti- 
colare se il primo operando è uguale al 
secondo, l'accumulatore riporta zero, il 
flag di zero viene settato e il flag di 



carry é resettato. Se il primo operando 
è minore del secondo é riportato in A il 
valore I e vengono resettati i flag di 
zero e di carry. Nel caso invece che il 
primo operando sia maggiore del secon- 
do l’accumulatore viene caricato del va- 
lore OFFH, il flag di carry viene settato 
mentre quello di zero è resettato. 

Le operazioni logiche 

Prima di concludere il discorso sui 
numeri interi non si potevano certo tra- 
scurare le operazioni logiche. Sono sta- 
te lasciate in fondo non perché non 
siano importanti ma soltanto perché il 
Basic dell' MSX non dà modo di utilizza- 
re facilmente le routine che si occupano 
della loro implementazione. 

Le funzioni che fin'ora abbiamo visto 
sono tutte più o meno facilmente sfrut- 
tabili se non con una semplice istruzio- 
ne USR almeno con una routine il lin- 
guaggio macchina poiché hanno tutte la 
struttura di subroutine e non si trovano 
in mezzo ad altre più grosse routine e 
nemmeno pretendono che siano chia- 
mate da una istruzione Basic. 

Le operazioni logiche fanno invece 
eccezione e la loro routine sta nel bel 
mezzo della più grossa routine che si 
occupa della valutazione di una espres- 
sione (che inizia all'indirizzo 04C64H) 
che. come è noto, presenta la complica- 
zione di essere richiamata ricorsivamen- 
te. Proprio cosi, la ricorsività esiste an- 
che in routine scritte in Assembler e se 
ne può immaginare la complicazione. 

Per aumentare poi la difficoltà ad 
ognuna delle routine che esegue l'ope- 
razione logica viene passato un parame- 
tro (nel registro B) che sta ad indicare la 
priorità assegnata all'operatore stesso. 
Anche se non dobbiamo utilizzare que- 
ste routine, tali livelli di precedenza so- 
no di per se stessi significativi anche 
nella normale programmazione in Basic 
e vengono perciò riportati nella tabella 
di figura 6. 

Nella stessa tabella vengono anche 
riportati gli indirizzi delle routine ma che. 
ovviamente, non sono garantiti, nel sen- 
so che potrebbero anche essere diversi 
in macchine diverse o in differenti ver- 
sioni di MSX-Basic. 

In generale ritengo che. nel momento 
in cui servono queste operazioni in pro- 
grammi in Assembler o anche in lin- 
guaggi che non le consentono, sia più 
facile riscrivere interamente queste 
routine, anche per la loro brevità. Tutte 
queste routine sono riportate in figura 
7. 

E anche con i numeri interi abbiamo 
finito. Al prossimo mese per un nuovo 
argomento sempre relativo all'interpre- 
te Basic. ttc 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


245 


SOFTWARE 


a di Andrea de Pris< 


Questo mese due programmi di 
due abili lettori. Il primo, scritto 
nientepopodimeno che in Modula 
2, permette di aggiungere un 
simpatico I poi capirete perché) 
click alla tastiera del vostro 
Amiga. Purtroppo il listato che 
pubblichiamo ha solo valore 
didattico (chissà che non vi venga 
la voglia di provare a lavorare con 
questo interessantissimo 
linguaggio) in quanto per 
funzionare ha bisogno di una 
apposita libreria che. 
naturalmente, non possiamo 
pubblicare. Se poi morite dalla 
voglia di far « suonare » i vostri 
tasti, potete sempre richiedere il 
dischetto in redazione con libreria 
e file eseguibile. 

Il secondo programma è un vero 
e proprio suicidio. Beh, non 
esageriamo: serve 
semplicemente per togliere lock 
al sistema operativo. 
Assolutamente da non utilizzare 
per gioco (raffiche di guru a più 
non posso) ma in alcuni casi può 
salvarci da situazioni sgradevoli 
tipo non riuscire a salvare un file 
perché un altro processo l'ha 
lockato senza sbloccarlo dopo 
l'uso. Un consiglio: dopo aver 
utilizzato tale comando, salvate il 
salvabile e rieseguite il boot della 
macchina, non si sa mai... 


Click 


di Giovanni Chnsten - Zurigo 

Il programma «Click» è un'appendice 
all'articolo del lettore Maurizio Mangrel- 
la, pubblicato sul numero di ottobre di 
MC e dedicato alla Input Device. Non 
aggiungo nulla alla esauriente trattazio- 
ne di Mangrella, ma penso sia di inte- 
resse generale un esempio scritto in un 
linguaggio superiore (nel mio caso Mo- 
dula 2), 

Inoltre, non avendo ancora visto pro- 
grammi scritti in Modula 2 apparire sulle 


MODULE Click; 
(' 


pagine di MC, vorrei mostrare che, al- 
meno nel caso di Amiga, si tratta di 
un'ottima alternativa al C. Nonostante il 
parere di alcuni, Modula 2 è un linguag- 
gio estremamente (lessibile, proponen- 
dosi spesso quale alternativa allo stesso 
Assembler. Nel caso particolare della 
realizzazione di un Handler, secondo 
Mangrella, si deve rinunciare al C. Ma 
non si deve, aggiungo io. rinunciare al 
Modula 2! 

Veniamo quindi al programma. Si trat- 
ta della generazione di un suono ad ogni 
pressione di lasto (normalmente la ta- 
stiera di Amiga è «muta»). Il programma 
gira in background, intercetta i segnali 


CLICK (c) Giovanni Christen 18.10.1989 


aggiunge 'click' alla pressione dei tasti 

cerca di caricare i files (suoni digitalizzati IFF) seguenti; 

click. snl : battuta (carattere) 
click. an"! : spazio 

click. sn4 : shitt - Caps Lock 

Non trova click. snl : produce un breve beep per ogni tasto premuto 


FROM SYSTEM IMPORT ADR. ADDRESS, BYTE, TSIZE, REG; 

FROM Ports IMPORT GetMsg. ReplvMsg, MsgPortPtr; 

FROM PortsUtil IMPORT CreatePort , DeletePort; 

FROM IODevices IMPORT IOStdReqPtr, DoIO, OpenDevice, CloseDevice; 

FROM IODevicesUtil IMPORT CreateStdIO, DeleteStdIO; 

FROM Interrupts IMPORT Interrupt, InterruptPtr. Forbid, Permit; 

FROM Intuition IMPORT Windov, tfindovPtr, IDCMPFlags, IDCMPFlagsSet . ModltylDCMP, 
IntuiMessagePtr, CloseWindov, KindovFlags, WindovFlagsSet ; 
FROM InputEvents IMPORT InputEvenl, InputEventPtr, IEQualifier, IEClass; 

FROM InputDevice IMPORT INDAddHandler, INDRemHandler; 

FROM SimpleNindovs IMPORT CreateVindov; 

FROM AmigaDOSProcess IMPORT Delay; 

FROM AudioTools IMPORT BeginAudio. GetChannel, FinishAudio, NOTA, Suona, 

SAMPLE, LoadSample, FreeSamplc. PlaySample, IoadOK; 

PROCEDURE InputHandlerO: ADDRESS; 

VAR data; POINTER TO CARDINAL; ev: InputEventPtr; 

BEGIK 

ev := ADDRESS ( REG (8) ) ; (* get A0 - tirst event in list *) 

data := ADDRESS(REG(9Ì) ; (* get Al - user defined data pointer *) 

Forbid; 

WITH ev - DO 

IF (ieClass=IEClassRavKev> AND (ieCode- 128> THEN data - :=ieCode END END; 
Permit; 

RETURN ev 
END InputHandler; 


246 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


SOFTWARE 

AMIGA 


VAR win : Windowptr; 

msg : IntuiMessagePtr; 

channel : INTEGER ; 

beep : BOOLEAN; 

dumtuy : LONGINT; 

code : POINTER TO CARDINAL; 
myPort : MsgPortPtr; 
handlerReq ; IOStdReqPtr; 
handlerStutf ; Interrupt; 
snO,snl,sn2,sn3,sn4: SAMPLE; 

BEBIN 

BeginAudio; 

channel : = Oetchannel (31 ; 

ani ;= LoadSampleCclick.sl ' ) ; beep := NOT(loadOK); 

IF IoadOK THE'' sn2:- LoadSamplel 'click. s2' ) ; sn3 :=LoadSample( 'click. s3' ) ; 
sn4:=LoadSample( 'click. s4' ) END; 
win := Creai eVindowt 360, 0,150. 10, IDCMPFlagsSet IClosewindowl . 

NindovFlagsSet I WindovDrag , NindowClose, WindowDept h I , 
NIL,NIL,ADR( 'Click' ) ) ; 

IF win 'NIL THEN 

myPort ;= CreatePort (ADR ( ’ClickPort ' 1 ,0) ; 
handlerReq := CreateStdIO(myPort") ; 

IF OpenDevice(ADR( ' input .device' ), OD, handlerReq, 0D)=0D THEN 
WITH handlerStutf DO 

isNode.lnPri : = BYTE (51) ; 

isData := code; 

isCode := ADR(InputHandler) 

END; 

WITH handlerReq' DO 

ioCommand := INDAddHandler; 
ioLength := TSIZEIInterrupt ) ; 
ioData := ADRIhandlerStnf f ) 


IF DOIO(handlerReq)=0D THEN 
code' : =0D ; 

REPEAT 

Delay(bD); (* controlla 10 volte per sec. •) 

IF code' 0 THEN 

IF beep THEN Suona (channel , la, 3,64,44) (* suona un breve beep •) 

ELSE IF ( (code' '0) AND (code' 64)1 OR (* oppure un sample ! ■) 

((code' 89) AND (code' 95)) OR (code'=74) THEN sn0:=snl 
ELSIF (code" =64) THEN sn0:=sn2 (* 3pace •) 

ELSIF (code"=67) OR (code'=68) THEN sn0:=sn3 (» enter ’) 

ELSIF (code' 95) AND (code‘'99) THEN sn0:=sn4 (' shitt •) 

ELSE code" :=0 END; (* tasto muto ”) 

IF code" 0 THEN PlaySample(channel,snO,l,64) END; 

END; 

code' :=0 END; 

msg := GetHsg (win' .UserPort ' ) (• cerca messaggi IDCHP per win' •) 

UNTIL msg NIL; (* unico messaggio possibile: CloseKindow *) 

ReplyMsg(msg) ; 

handlerReq" .ioCommand := INDRemHandler; 
dummy : =DoIO (handlerReq ) 

END; 


CloseDevice(handlerReq) ; 
DeleteSt dio (handlerReq) ; 
DeletePort (myPort " ) ; 


dalla lastiera e produce (eventualmente) 
un suono. In particolare, se il program- 
ma trova un file di nome click. SI conte- 
nente un suono digitalizzato, lo utilizza 
per i tasti "Che scrivono». Se poi trova 
anche i file click. S2, click.S3, click.S4 li 
utilizza rispettivamente per spazio, re- 
turn, shift. Ad esempio è possibile tra- 
sformare la tastiera di Amiga in una 
Olivetti meccanica... È naturalmente 
possibile utilizzare altri suoni, all'unica 
condizione che rispettino lo standard 
IFF. Consiglio comunque di utilizzare 
solo suoni brevissimi, a meno di non 
avere una battuta molto lenta. Se il 
programma non trova suoni digitalizzati, 
produrrà comunque un breve suono, in 
questo caso alla pressione di ogni tasto. 

Il programma può venire lanciato da 
Workbench o da CLI (in questo caso si 
consiglia di usare -RUN click»). Apre 
una finestra con gadget di chiusura sulla 
barra dei Menu. Utilizza un solo canale 
audio (se lo trova libero, sceglie il nu- 
mero 3), rimanendo compatibile con 
programmi che producono suoni me- 
diante l’audio.device. A conferma della 
capacità di multitasking ho preparato i 
suoni di esempio usando PerfectSound, 
controllandoli contemporaneamente con 
Click. Possono sorgere problemi con 
programmi che utilizzano direttamente i 
canali audio DMA. In genere si tratta di 
giochi che non ammettono il multita- 
sking, oltre ad alcuni programmi musica- 
li poco «AMIGhevoli». 

Passiamo ora ad una descrizione in- 
terna del programma. Dopo aver inizia- 
lizzato il modulo con le utility audio ed 
avere occupato un canale audio libero, 
sono caricati in Chip-RAM i suoni digita- 
lizzati (se non sono disponibili la variabi- 
le logica «beep» assume valore True), 
Quindi viene aperta la finestra di control- 
lo e installato l'Handler (procedura In- 
putHandler). La preparazione dell'Hand- 
ler segue II procedimento già descritto 
da Mangrella. Da notare il valore di 
handlerStuff.isData (indirizzo zona dati 


FreeSample(snl) ; IF NOT(beep) THEN FreeSample (sn2) ; FreeSample(sn3) ; 

FreeSanple(sn4) END; 


FinishAudio; 


END Click. 


É disponibile, presso la redazione, il disco 
con il primo programma pubblicato in questa 
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli altri programmi disponibili 
sono a pag, 263. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


247 


SOFTWARE 

AMIGA 


per l'Handler): viene direttamente pas- 
sata una variabile POINTER TO CARDI- 
NAL, ossia l'indirizzo in memoria di un 
numero intero positivo. 

Il funzionamento dell'Handler è presto 
descritto: controlla se l'InputEvent pro- 
viene da tastiera e se corrisponde alla 
pressione di un tasto (codec 128). Se 
così è, copia il valore di code all'indiriz- 
zo «data» (corrispondente alla variabile 
«code» nel programma principale). 

Il passaggio di parametri allo Handler 
attraverso i registri Al e A2 del 68.000 
non segue ovviamente il formato delle 
procedure compilate (che utilizzano lo 
stack). Il contenuto dei due registri vie- 
ne quindi letto mediante la procedura 
REG(). L'uso del registo DO per il risul- 
tato invece non pone problemi. 

Il programma principale si «sveglia» 

10 volte al secondo, per controllare se 
l'Handler ha modificato la variabile «co- 
de». e in caso positivo produce il suono. 
Quindi controlla se nel Port creato da 
Intuition per la finestra di controllo è 
apparso un messaggio: se cosi fosse, 
questo non potrà essere che un mes- 
saggio della classe WindowClose (è l'u- 
nica attiva!). Quindi procederà alla rispo- 
sta (non è necessario controllare se ci 
sono altri messaggi collegati: non è 
umanamente possibile selezionare il 
gadget di chiusura 2 volte in meno di 1 / 
10"), e alla chiusura di tutto ciò che è 
stato aperto. 

Il programma è stato compilato con 
benchmark-Modula 2. La libreria Audio- 
Tools è uno sviluppo personale, che 
non allego per ragioni di spazio. Volen- 
do utilizzare il programma si dovrà quin- 
di usare la versione precompilata, o scri- 
vere una propria routine per la genera- 
zione del suono. In questo ultimo caso 
sarà possibile scrivere una versione più 
compatta, soprattutto se si vorrà ricorre- 
re al metodo «sporco» (ma tanto «sma- 
nettone») del controllo diretto DMA. Im 
fatti il modulo AudioTooIs si indirizza a 
sonorizzazioni complesse, e inizializza 
automaticamente la memoria per 4 stru- 
menti (comprende un player per formato 
SMUS, un player per suoni digitalizzati 
in doppio buffer, ecc...). lo consiglio 
comunque di richiedere il dischetto con 

11 programma precompilato, che contie- 
ne anche 1 1 -combinazioni- 1 1 di suoni 
digitalizzati (Olivetti manuale, elettrica, 
popcorn, pollaio, flipper, ecc. ecc.). 


Sblocca.C 

di Giuseppe Ghibù - Rìvoli ITO) 


Il programma anche se è piuttosto 
breve è da considerare molto utile. Il 
suo effetto è di rimuovere un LOOK 
associato ad un file. Per chi non avesse 
voglia di andare a consultare la rubrica 
«Programmare in C su Amiga» di MC 
numero 75 e 76 dove si spiega appunto 
cos’è un LOCK legga le seguenti note. 
Un lock, lucchetto appunto, è uno stru- 
mento indispensabile in un ambiente 
multitasking, poiché comunica al siste- 
ma che un determinato file è accessibile 
(es. in scrittura) solamente all'utente 
che ne ha richiesto l'accesso esclusivo. 
Sostanzialmente il sistema assegna 
automaticamente un lock ad un file ogni 
qualvolta lo si apre (Open) e l'accesso a 
quel file rimane negato ad altri task 
finché il programma che lo aveva otte- 
nuto non lo chiude (Close od UnLock). 
Spesso capita che alcuni programmi, 
terminano brutalmente lasciando dei file 
aperti; ora questi file non sono né can- 
cellabili né rinominabili, a meno che non 
si effettui un nuovo boot del sistema; 
questo perché il task del programma è 
terminato ed ha lasciato aperto il lock 
associato al file. Il programma che vi 
presento invece permette appunto di 
rimuovere il lock associato al file rimasto 
aperto e quindi di fare poi quello che si 
desidera con quel file (delete, renarne). 
Nota: è sempre possibile ottenere un 
lock con accesso di sola lettura di un file 
a lock esclusivo (scrittura); è proprio su 
quest'ultima possibilità che si basa il 
programma che ora andiamo ad analiz- 
zare. 

1) Si ottiene anzitutto il nome del file 
da argv [1] e si richiede il lock in lettura 
per questo file; quello che si ottiene è 
un puntatore alla struttura FileLock qui 
schematizzata; 


struct FileLock ( 
BPTR 
LONG 
LONG 

struct MsgPort 
BPTR 

li 


f t_Link ; 
fAKey ; 
fi. Access ; 
fi/ Task ; 
fi_Volume ; 


La funzione Lock() restituisce un pun- 
tatore alla struttura FileLock; il fatto, in 
un certo senso sgradevole, è che que- 
sto puntatore è di tipo BCPL (in pratica 
differisce dai puntatori C per il fatto che 
è shiftato a destra di 2 bit. ovvero è 
diviso per 4). Se si desidera quindi 
accedere ai membri della struttura a cui 
il puntatore punta tramite l'operatore 
«— *», occorre convertire il puntatore 
BCPL in puntatore C, effettuando uno 
shift a sinistra di 2 bit. Nota: occorre 
ricordarsi che il puntatore ottenuto come 
lock deve essere riconvertilo in BCPL 
prima di passarlo alle funzioni Amiga- 
DOS (es. UnLock, Examine, etc); a tal 
fine basterà effettuare una shift a destra 
di 2 bit (> > 2); di tali conversioni si 
occupano le due macro BPTR_TO_C e 
C_TO_BPTR. 

I membri della struttura FileLock sono 
cinque. Il primo. fLLink. è un puntatore 
BCPL ad una struttura FileLock conte- 
nente informazioni di un altro lock aper- 
to nello stesso volume del precedente. 
Seguendo, quindi, tutti questi puntatori 
fino a quando non se ne trova uno 
NULL (il tappo) si possono ottenere tulli 
i lock ancora aperti in un volume; il 
secondo, fLKey, contiene il numero del 
blocco (File Header Block o User Direc- 
tory Block) del volume nel quale risiedo- 
no le informazioni del file associato al 
lock (nome, data, etc). l'elemento fl_Ac- 
cess, contiene invece il tipo di accesso 
del lock (esclusivo o condiviso), l'ele- 
mento fLTask , contiene un puntatore 
alla struttura MsgPort per il task corri- 
spondente; infine l’elemento ILVolume, 
rappresenta un puntatore BCPL alla 
struttura DeviceList, la quale contiene le 
informazioni del volume nel quale si 
trova il file indicato dal lock. 

2) Il lock ottenuto non punterà alla 
stessa locazione per la struttura File- 
Lock del primo lock di quel file, bensì ad 
un'altra; malgrado ciò, i due puntatori 
avranno uguali gli elementi fLKey (lock 
di file uguali hanno uguali il blocco di 
informazioni), 

3) Il programma recupera, tramite l'e- 
lemento fLLink della struttura FileLock. 
tutti i lock aperti dello stesso volume nel 
quale si trova il lock del file richiesto, 
fino ad un massimo di 100 e, dopo averli 
convertiti in puntatori C, ricerca tra que- 
sti quello che presenta lo stesso ele- 
mento fLKey del lock iniziale (n.d.p. 


248 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


SOFTWARE 

AMIGA 


SBLOCCA 


compilare con le -L -0 sblocca. e 



•include "exec/types.h" 

•include "libraries/dosextens.h" 

•include "stdio.h" 

•include "proto/dos.h" 

Idefine BPTR_TO_C(strt,var) ((struct strt *) (BADDR (var) ) ) 

•define C_TO_BPTR(strt,var) ((struct strt *) ( ( (ULONG) var) > >2( ) 

void maini argc.argv) 
char *argv[J; 

int i , k ; /* i * numero di lock "aperti" */ 

struct FileLock *lock[100] , "closelock=NULL; 

printf ("Sblocca c vl.0 1989 by Ghibó Giuseppein") ; 

pnntf C’Uso: Sblocca <file bloccato>\n”) ; 

Exit (RETURNJMC) ; 

/• prende il lock del file da sbloccare »/ 

if ( (lock[0] = (struct FileLock *1 Lock(argv[l] ,ACCESS_READ) )==D0SFALSE) I 
printf ("Errore: %ld\n",IoErr() ) ; 

Exit (RETURN_ERROR) ; 

1 ock[0)=BPTR_TO_C( FileLock, lock [0] ) ; /* lock BCPL -> lock Amiga C */ 

/* assume max 180 lock concatenati */ 
for (i=l;i<lO0ri++) I 

if <(lock[i]=BPTR_TO_C (FileLock, lock[i-l]->fl_Link) ) == NULL) break; 


if (i = 1) I 

printf ("Volume privo di lock\n">; 
lock [0] =C_TO_BPTR (FileLock , lock [0] I ; 
UnLock ( (BPTR) lock[0] ) ; 

Exit (RETURN_0K) ; 


for (k=l;k<i;k++) I 

if (lock[k]->fl_Key == lock[0]->fl_Key) I /* il file e' questo */ 
closelock=lock[k] ; 



if (closelock == NULLI I 

printf ("Il file %s è già libero\n",argv[l] ) ; 
Exit (RETURN_0K) ; 


closelock=C_TO_BPTR ( FileLock , closelock) ; 
lock t01=C_TO_BPTR (FileLock. lock [0] 1 ; 

UnLockl (BPTR) closelock); /« sblocco lock originale file */ 
UnLock ( (BPTR) lock[01); /* sblocco lock copia */ 

printf ("File: %s liberato\n",argv[l] ) ; 


questo piccolo trucco evita di scomoda- 
re altre strutture e funzioni per la ricerca 
del nome a partire dal blocco header). 
Nota: non è necessario consultare 
fLVolume poiché quest'elemento è lo 
stesso per tutti i lock raggiungibili se- 
guendo fLLink. 

4) Una volta trovato II lock cercato, si 
riconvertono i puntatori dei due lock 
associati allo stesso file in puntatori 
BCPL e quindi si effettua una chiamata 
alla funzione UnLockf) che provvedere 
allo sblocco dei lock. 

Come si può notare dal listato il pro- 
gramma è estremamente corto, tuttavia 
occorre usarlo con le dovute cautele; 
poiché esso è in grado dì sbloccare 
qualunque lock di file o directory occor- 
re fare attenzione a non usarlo su file 
effettivamente in uso o sui device logici 
di sistema (c:, devs:,l:,etc.) poiché il 
sistema andrebbe in Guru non appena 
qualche task tentasse di chiudere o fare 
riferimento a lock inesistenti (perché li 
abbiamo chiusi). 

Nota: se il sistema vi darà ancora 
l'errore 202 (object in use) anche dopo 
aver usato il comando SBLOCCA è pos- 
sibile che siano aperti più lock di uno 
stesso file; in tal caso usate il comando 
SBLOCCA finché non sarete avvertiti 
che il file è privo di lock. 

Note tecniche di compilazione: il pro- 
gramma è stato compilato con il Lattice 
C 5.0. Esso fa uso degli include proto, 
nonché dei #pragma contenuti in questi 
include. Come si sa. gli include proto, 
contengono quello che in C viene chia- 
mato function prototypes. ovvero tutte 
quelle direttive che indicano al compila- 
tore il tipo e i parametri di una funzione. 
La direttiva #pragma. invece, come sta- 
bilito dal nuovo standard ANSI, permet- 
te di evitare la chiamata delle cosiddet- 
te stub routine, cioè di quei pezzi di 
codice contenuti nella libreria amiga.lib, 
che provvedono a portare i parametri 
passati ad una funzione dallo stack ai 
registri appropriati, prima di effettuare il 
salto alla funzione vera e propria, I van- 
taggi nell'uso di questa direttiva sono 
sostanzialmente due: il codice risulta 
tanto più veloce quante più funzioni si 
chiamano o quante più volte si chiama 
una sola funzione, inoltre si risparmia 
del tempo durante il linking (oltre ad una 
decina di byte per ciascuna funzione). 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


249 


SOFTWARE 


di Vincenzo Folcarelli 



Questo mese due esempi di 
applicazioni scienti fico- 
simulatorie. 

Lo spunto è la visualizzazione 
grafica dei segreti della 
matematica e della fisica. 

Un nuovo esempio di 
applicazioni «serie» da parte 
di due lettori-programmatori 


Moto Casuale 
("ovvero delI'ST 
ubriaco] 

di Romano Nasi 
Dipartimento di Fisica 
dell'Università di Modena 

Chi, studente di Fisica, non ha mai 
letto o sfogliato i volumi «The Feynman 
Leetures on Physics»? Un testo ecce- 
zionale di un fisico strepitoso e molto 
amato; come insegnante mi è capitato 
spesso di rileggerlo a ripetizione per 
trovare spunti e idee da sviluppare. Ulti- 
mamente, lavorando sul moto brownia- 
no mi sono imbattuto nel famosissimo 


problema del marinaio ubriaco (Voi, I 
Parte II pag, 41-12) Di che si tratta? 

Un marinaio ubriaco esce da un bar e 
fa una serie di passi, ognuno scelto 
secondo un angolo casuale, dopo un 
po' di tempo dove si trova il marinaio? E 
naturalmente impossibile rispondere a 
questa domanda, possiamo solamente 
dire in media di quanto si è allontanato 
dal bar. La matematica che c'è sotto è 
piuttosto semplice e si può utilizzare 
vantaggiosamente per analizzare feno- 
meni diversi come il moto di un grano di 
polline sospeso in un liquido e osserva- 
to al microscopio o la sovrapposizione 
dei fasci di luce provenienti da più sor- 
genti di diversa fase. 

La conclusione a cui arriva Feynman 
è che il valor medio del quadrato della 
distanza dal bar è proporzionale al nu- 
mero di passi compiuti, supposti tutti 
uguali. Se il passo è lungo 1 allora dopo 
25 passi il marinaio disterà, mediamen- 
te, di 51; dopo 36 passi disterà di 61 e 
cosi via. 

Il programma qui presentato e stato 
sviluppato in un paio di pomeriggi col 
solo scopo di verificare se è vero Le 
conclusioni di Feynman vanno sempre 
verificate, non perché sia solito sbagliar- 
si. ma semplicemente perchè è neces- 
sario farlo; fa parte dello spirito del 
testo il fatto di non dare mai niente per 
scontato. É nello spirito del gioco 

Mi sono quindi munito di un compu- 
ter. un Atari ST (ho un MEGAl ma il 
programma non disdegna anche i vec- 
chi 520), e di un linguaggio di program- 
mazione. il GFA-Basic 3.3, che riesco ad 
utilizzare senza particolari problemi, ed 
ho iniziato a sviluppare un semplice 
programma per verificare cosa effettiva- 
mente succede ad una particella (si 
vuole arrivare a comprendere il moto 
browniano) che si muova a caso. 

La simulazione avviene facendo trac- 
ciare un numero prestabilito di segmen- 
ti di lunghezza prefissata e consecutivi, 
secondo un angolo casuale, a partire dal 
centro dello schermo. Dopo l'ultimo 
passo il computer si occupa del calcolo 
del modulo del raggio vettore che mdivi- 


È disponibile, presso la redazione, il disco 
con ì programmi pubblicati in questa 
rubrica. Le istruzioni per l’acquisto e 
l'elenco degli altri programmi disponibili 
sono a pag, 263 





250 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



dua il punto di arrivo rispetto all'origine 
e del relativo quadrato. Basta inserire 
un bel ciclo «for.-.next» e qualche varia- 
bile cumulativa ed ecco che posso vi- 
sualizzare sullo schermo le traiettorie di 
moltissime particelle ed avere alla fine i 
valori medi che mi servono. Il valor 
medio della distanza dall'origine è pro- 
porzionale al numero di passi, a parità 
della lunghezza del passo? Se no. lo è la 
media dei quadrati delle distanze? lo la 
risposta l'ho trovata: chi voglia divertirsi 
a cercarla può farlo agevolmente con 
questo programma, che comunque non 
sforna soluzioni preconfezionate. Ognu- 
no si deve arrangiare, con un sano 
spirito «sperimentale», a dimostrate le 
leggi del moto casuale. 

Il programma 

Non sono un programmatore esperto 
ma ho trovato veramente utile il set di 
istruzioni simil-LOGO che supporta il 
GFA 3.3 (DRAW «comando LOGO»), 
Non c'è bisogno di diventar matti con le 
coordinate cartesiane, correzioni per 
uscite dallo schermo o strane istruzioni. 
Si possono tranquillamente simulare 
tutti i comandi grafici del LOGO e lo 
schermo si trasforma in un foglio pres- 
soché illimitato su cui disegnare con un 
marinaio (o una particella) a cavallo della 
tartaruga. E in coordinate polari si lavora 
benissimo. 

Il programma dopo le doverose pre- 
sentazioni di rito (una immagine di 
Feynman da scanner era proprio indi- 
spensabile...) attende la pressione di un 
tasto per passare al menu, con opzioni 
numeriche (menu grossolano, e sono 
d'accordo, ma attualmente non ho mol- 
to tempo per l'estetica). Le opzioni pos- 
sibili prevedono: l'esame di una singola 
particella, l’esame di più particelle (con 
relativo calcolo dei valori medi che più 
interessano), entrambi i casi precedenti 
supponendo che anche la lunghezza del 
passo sia casuale Scelta una opzione 
vengono nchiesti i parametri fondamen- 
tali e quindi vengono presentate le traiet- 
torie seguite. Successivamente vengo- 





lerici del caso, 
igiare a trascri- 
;ntuali tabelle, 
program- 
ma viene fornito in due versioni una 
per chi usa il monitor monocromatico 
(alta risoluzione) ed una per quello a 
colori o la TV (bassa risoluzione). I sor- 
genti non sono stati compilati, proprio 
per permetterne l’uso più appropriato. 
Sono facilmente modificabili, disponen- 
do dell'interprete, per scrivere diretta- 
mente i dati più interessanti su stam- 
pante, ottenere hard copy su carta o 
floppy, e per tutte le diavolerie che si 
riterranno opportune. 

Sul disco è fornito anche un breve 
messaggio in ASCII che si può facil- 
mente stampare; contiene delle sinteti- 
che istruzioni per l'uso del programma. 
Lo spinto del lavoro è di contribuire allo 
sviluppo di programmi didattici interes- 
santi ed innovativi, che non riducano 
l'utìlizzatore ad un oggetto passivo, ma 
lo considerino un soggetto attivo di co- 
noscenza. lasciandogli la libertà (e il 
dovere) di pensare «con la sua testa» 
invitandolo ad usare corretti metodi di 


Uso del programma 

Le prime due opzioni del menu hanno 
un valore puramente dimostrativo; più 
importanti sono le numero 3 e 4. Di 
queste la prima permette di analizzare il 
moto di più particelle di passo L costan- 
te. Viene richiesto il valore di L in pixel 
(se esagerate la particella uscirà dallo 
schermo ma al programma non importa 
e i dati finali saranno comunque utilizza- 
bili). Viene chiesto il numero di particel- 
le da considerare e il numero N di passi 
da compiere per ciasuna particella. Suc- 
cessivamente il programma mostra le 
traiettorie seguite da tutte le particelle. 
Esaurita la fase grafica e rispondendo 


alla richiesta di continuare vengono 
stampati sullo schermo i valori medi 
della distanza raggiunta dall'origine (il 
centro dello schermo) e del suo quadra- 
to (in pixel e pixel 2 ). Riprovando più 
volte e prendendo nota dei valori otte- 
nuti è possibile dimostrare che, nell'am- 
bito degli inevitabili «errori», il valore 
medio della distanza <R> non è diretta- 
mente proporzioi 
ce lo è <R 2 > c 
quadrato della distanza raggiunta (in co- 
ordinate polari), La costante di propro- 
zionalità è proprio circa L 2 . Se ne può 
concludere (indurre) che la relazione in 
gioco tra le grandezze dovrebbe essere 
proprio del tipo <R 2 > = L 2 * N. Il che è 
esattamente quanto ci si deve aspetta- 
re. Usando comuni fogli elettronici o 
programmi di grafica (come VIP-GEM, 
KSPREAD2. KGRAPH2, DEGAS, ecc.) si 
possono facilmente graficare i valori ot- 
tenuti e trascritti (ripeto, è importante 
che l'utilizzatore sia libero di interpreta- 
re ed approssimare come meglio crede 
i valori ottenuti). 

Con la quarta opzione è possibile poi 
verificare se ciò succede anche renden- 
do L casuale. In tal caso il programma 
richiede gli estremi entro cui può variare 
il valore di L (sempre in pixel) Media- 
mente il valore fornito è pari circa alla 
metà del valore massimo (come può 
essere facilmente verificato con una 
breve routine in GFA-Basic). All'utilizza- 
tore viene lasciato il compito di valutare 
gli errori «sperimentali» in gioco e, ai 
più ardimentosi, quello di ampliare a 
piacere il campo delle possibilità di si- 
mulazione. 

Non essendo gn professionista ma 
volendo continuare nello sviluppo di 
questo software, sarò grato a tutti colo- 
ro che vorranno fornirmi suggerimenti, 
indicazioni, critiche. L'indirizzo a cui ri- 
volgersi é fornito nel file ASCII contenu- 
to nel dischetto. Grazie per l'attenzione. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


251 


SOFTWARE 

ATÀRI 


ST Hopalong 


Void Inp(2) 
End 


. Aa.Bb 
Immetter 


Input " 
•Pa%-Aa 
Input " 
•Pb%-Bb 


i nel programma chiamante 
3 - " : B 


di Luigi Capriotti, Firenze 

Gli aficionados della rubrica «Ricrea- 
zioni al calcolatore», consueto clou di 
ogni numero della rivista «Le Scienze» 
e/o i lettori di MC che non abbiano 
perso il numero di ottobre non avranno 
difficoltà a riconoscere dal nome il con- 
tenuto del programma da me proposto, 
ma a favore dì coloro che ancora non 
conoscessero l'algoritmo del «saltellato- 
re». capace di generare minuziose trine 
e «vecchi merletti», ricordo che il fulcro 
del programma è una particolare trasfor- 
mazione non lineare, dipendente da tre 
parametri, che permette la creazione di 
curiosi e misteriosi intarsi simulati. A 
differenza della celeberrima «creatura» 
di Mr. Mandelbrot, la trasformazione 
non viene iterata su ogni singolo pixel 
dello schermo, ma ogni iterazione forni- 
sce le coordinate del pixel da tracciare; 
basandosi su questo criterio l‘ imple- 
mentazione che è possibile realizzare 
risulta molto più veloce di un qualsiasi 
«Fractal Generator», e questa dinamici- 
tà in molti casi è un fattore che contri- 


buisce decisamente ad accrescere il 
fascino dell'algoritmo. 

L'implementazione in GFA Basic 2.02 
che propongo è ovviamente basata su 
di un uso massiccio dell’interfaccia 
WIMP offerta dal GEM, e dunque 
chiunque abbia manovrato un mouse 
per più di 10 minuti non avrà nessun 
problema ad mterfacciarsi con il pro- 
gramma. Dal punto di vista tecnico ho 


preferito utilizzare un più personale me- 
nu POP-UP anziché ricorrere alla tradi- 
zionale menubar per poter usufruire del- 
la totalità dello schermo per la visualiz- 
zazione del prodotto grafico (anche se si 
poteva fare ugualmente utilizzando la 
menu-bar.. ); ho inoltre ritenuto dovero- 
so non «sacrificare» nessun utente ST 
e dunque il programma funziona sia in 
alta che in bassa risoluzione, e sebbene 
il diffondersi dei colori in bassa risoluzio- 
ne crei un effetto irripetibile, anche con 
la limitazione del bianco e nero in alta 
risoluzione i risultati sono spettacolari 
ed affascinanti. 

Alcune peculiarità tecniche di rilievo a 
mio avviso sono da notare il GFA 2.0 
non consente direttamente il ritorno di 
parametri da parte di una procedura, ma 
ciò non significa che si debba sempre 
ricorrere ad antiestetiche variabili globa- 
li; come nel caso del C infatti si può 
passare come parametro un puntatore 
alla variabile da ritornare e quindi utiliz- 
zare tale puntatore nella procedura per i 
riferimenti e le assegnazioni a tale varia- 
bile; il gioco è fatto! Per chiarire le 
«modalità d'uso», vedere l'esempio nu- 
mero 1. 

Altre particolarità? Per accedere ad 
alcune funzioni grafiche del VDI non 
direttamente implementate in comandi 
Basic non resta che gestire direttamen- 
te i parametri da passare al VDI scriven- 
do i debiti valori nelle apposite tabelle, i 
cui indirizzi base sono forniti dalle varia- 
bili GINTIN e GINTOUT. e quindi chia- 
mare il VDI; tre esempi inseriti nel 
programma sono 2, 3 e 4. 

Infine vorrei accontentare gli amanti 
delle vocazioni utili ma nascoste come 
me che vogliono controllare la frequen- 
za di quadro nei modi a colon delI'ST 
agendo sul LSB all'Indirizzo 0xFF820A si 
può effettuare il toggle da 50 a 60 Hz e 
viceversa, ottenendo una maggiore sta- 
bilità dell'immagine. 


Procedure Gra£_rubberbox l X*. Y%.Pb%. Ph% i 
Dpoke Gintin.X% 

Dpoke Gintin+2. Y* 

Dpoke Gintin+4.I0 
Dpoke Gintin+6.10 
Gemsys 70 

•Pb%-Dpeek (Gintout+2) 
•Ph%-Dpeek(Gintout+4) 


Procedure Graf_growbox(Xa%. Ya%. B1%.H1%. Xn%. Yn%. B2%.H2%) 
Dpoke Gintin.Xa* 

Dpoke Gint in+4 . Bl% 

Dpoke Gintin*6.Hl% 

Dpoke Gintin*8.Xn% 

Dpoke Gintin*10. Yn% 

Dpoke Gint in+12.B2% 

Gemsys 73 
Return 


Procedure Gra£_shr 1 nkbox ( Xa% . Ya% . Bl* . Hl% . Xn% . Yn% . B2% . H2% , 
Dpoke Gintin.XaS 
Dpoke Gintln*2.Yafc 
Dpoke Gintin+4. Bl% 

Dpoke Gint in+6 . Hl% 

Dpoke Gintin*6 . XnSl 
Dpoke Gintin-HO.Yn* 

Dpoke Gint jn«12.B2% 

Dpoke Gintin*14.H2% 

Gemsys 74 


252 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 




AT da 1 .999.000 386 da 2.31 0.000 


MEMORIE ROTANTI 

FDD 1 44 Mb TEAC 
HDD 20 Mb SEAGATE 
HDD 40 Mb 28 MS SEAGATE 

SCHEDE GRAFICHE 

SUPER EGA 640 480 
VGA 800 600 8 bit 256 K ESP 
ULTRA VGA 1024 768 16 bit 
EPSON LX 800 
EPSON LQ 500 

CITIZEN 180 E 

SWIFT 242 


190.000 

349.000 

650.000 


290.000 

420.000 

480.000 

410.000 

592.000 

310.000 


650.000 


INFORMATICA 

D’AUTORE 



CONCESSIONARIA 


LINEA 

1 4" B/N HERC/CGA BASO 1 90.000 

14“ SUPER EGA COL. 640x400 DP 031 650.000 

MULTISYNC VGA 1 024x768 850.000 

MONITOR NEC 2A.3D da 999.000 

VARIE 

MOUSE GENIUS da 60.000 

PLOTTER ROLAND A3/A4 1.600.000 

MODEM 300/1 200 COMP. HAYES 1 38.000 

MODEM 300/1 200/2400 COMP. HAYES 250.000 

NEC LINE 

P 2200 24 AGHI 590.000 

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SOFTWARE 


a di Valter Di Dio 


Ebbene si; puntata ludica! Due 
giochi in Turbo Pascal, anzi, un 
gioco vero e una serie di routine per 
usare una grafica « giocosa » a sedici 
colori sulla CGA. 

Tutti e due i listati sono ovviamente 
troppo lunghi per essere pubblicati, 
inoltre le solite schermate grafiche 
impedirebbero in ogni caso di poter 
copiare i programmi dalla rivista. 
Quindi chi è interessato può 
ordinare il disco con tutti e due i 
programmi, così quando si stanca di 
giocare con BOBO può scriversi un 
nuovo gioco con MGA 1.00, o 
viceversa 


E disponibile, presso la redazione, il disco 
con i programmi pubblicati in questa 
rubrica Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli altri programmi disponibili 
sono a pag 263. 


Bobo 

di Cosimo De Michele - Sava (TA) 

Sono uno studente del terzo anno di 
Scienze dell'Informazione e seguo la 
Vostra rivista sin quasi da quando è 
nata. 

Ho scritto un videogame la cui carat- 
teristica principale è il gioco in coppia. 
Basta, giocare da soli contro una mente 
artificiale, ora potremo misurare i nostri 
riflessi con quelli di un altro umano, 

Questo videogame molto semplice 
nella sua struttura, ma entusiasmante è 
assolutamente nuovo perché consente il 
brivido del duello. 

Ho preso spunto per la creazione di 
questo videogame da uno già esistente 
per il vecchio ma glorioso Spectrum. 

Come linguaggio ho scelto il Turbo 
Pascal per una migliore leggibilità del 
programma e per una trasportabilità ver- 
so altri sistemi, infatti il programma può 
con piccole modifiche funzionare sui si- 
stemi MSX. 

Il programma funziona su sistemi uti- 
lizzanti l'MS-DOS con almeno un drive 
e scheda grafica CGA. 

Il gioco 

I protagonisti sono due. il Bobo A ed 
il Bobo B che possono muoversi solo 
sopra, sotto e sparare, 

La scelta dei tasti si effettua solo 
mediante l'apposito menu; questo per 
la grande varietà delle tastiere in com- 


mercio e della disposizione dei tasti 
speciali (non si possono però usare i 
tasti function). 

Scopo del gioco é aggiudicarsi alme- 
no sei set distanziando l'avversario di 
due set. 

Per vincere un set bisogna realizzare 
almeno 1000 punti colpendo gli sprite 
che appaiono nel canale centrale. 

Se si colpisce la ciambella si ottengo- 
no 100 punti, per il cuoricino 200 punti 
e per la tazza ben 300 punti, 

Il gioco sarebbe stupido se non ci 
fossero delle palline verdi che fanno da 
scudo a ogni Bonus, che vanno dunque 
colpite per prime, 

All’inizio del gioco ce ne sono 10 per 
giocatore, ma ogni volta che si cattura 
una ciambella, un cuoricino o una tazza 
se ne trovano davanti una nuova coppia 

Quindi la difficoltà del gioco consiste 
nella necessità di mettere a punto una 
strategia, infatti non solo sono necessa- 
ri colpo d'occhio e destrezza, come in 
ogni game, ma vanno fatti dei calcoli di 
convenienza. 

È possibile che un Bobo sparando a 
caso vada a colpire le palle verdi avver- 
sarie aiutando il Bobo avversario a to- 
gliersi davanti le fastidiose palle verdi, 

In più bisogna stare attenti a non farsi 
colpire dal Bobo avversario altrimenti si 
perde il 25% dei punti fatti regalandoli 
al Bobo avversario. 

Si può terminare la partita in qualsiasi 
momento premendo il tasto ESC. 

Spero che il gioco prenda anche voi e 
i vostri amici come ha preso me ed i 
miei amici, ... buona sfida. 



254 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


SOFTWARE 

MS-DOS 


Il programma 

Il programma sfrutta la routine TA- 
STIERA di Daniele Micciancio pubblica- 
to su MC 85. 

In questo modo si può rivelare la 
pressione contemporanea di più tasti; e 
dunque il movimento quasi in parallelo 
dei due Bobo. 

Ho cercato di trovare un equilibrio tra 
leggibilità del programma e velocità di 
esecuzione, quindi ai persecutori della 
programmazione strutturata chiedo scu- 
sa per i goto che ho usato. 

Il programma è interamente persona- 
lizzabile. infatti il file di tipo B-SAVE 
«SCREEN1 .PIC» contiene tutti gli sprite 
mentre il file «SCREEN, PIC» contiene il 
campo da gioco. Quasi tutti gli sprite 
hanno una dimensione di 16x16 pixel. 

Questi due file possono essere rea- 
lizzati da qualsiasi editor grafico che 
permetta il salvataggio dello screen in 
modalità B-SAVE, 

Questi due file possono essere rea- 
lizzati da qualsiasi editor grafico che 
permetta il salvataggio dello screen in 
modalità B-SAVE. 

Nota: Il programma è stato scrìtto su 
di un Amstrad PCI 640 funzionante ad 8 
mHz. quindi su un altro computer con 
diversa frequenza di clock, i suoni e le 
musichette verranno alterati, anche se 
la velocità di gioco sarà sempre più che 
accettabile anche a 4.7 MHz. 

MGA 1.00 

di Tommaso Massimo Stella - Lama (TA) 


É un UNIT per Turbo Pascal 5.00 che 
consente di gestire al meglio una parti- 
colare grafica di 160x100 punti in 16 
colori sulla scheda CGA, cosa non nor- 
malmente fattibile con gli strumenti soft- 
ware reperibili sul mercato. 

Il progetto è stato realizzato su Am- 
strad PC-ECD HD20 con scheda grafica 
compatibile EGA/CGA/HERCULES/ 
MDA e microprocessore 8086 a 8 mHz. 

Per il DOS è richiesta almeno la ver- 
sione 3.20. Versioni antecedenti non 
assicurano un perfetto funzionamento 
delle routine. 

La maggior parte delle routine sono 
scritte in Assembly 8086. 

L'avventura MGA 

Tutto è cominciato con la noia morta- 
le provocata dal non far niente nei labo- 



VYYVYV. 



YYYYYY. 






MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


255 


SOFTWARE 

MS-DOS 


ratori delle scuole superiori. 

Un giorno in cui la sopportazione era 
arrivata a limiti fantozziani mi feci pre- 
stare un giochino passatempo, Era 
Round 42 Lanciato in memoria mi 
sembrò un normale arcade game, ma 
premuto Return sulla tastiera, mi si 
presentarono 16 colori contemporanea- 
mente sul video! Non riuscivo a crede- 
re ai miei occhi. Ripresomi dallo shock 
cominciai a giocare e mi appassionai 
a... vedere sfoggiare tutti quei colori da 
una CGA. 

È vero che i pixel avevano dimensioni 
pachidermiche, ma l'effetto colore in un 
game è molto importante specie se si 
tratta di un arcade. La noia scomparvel 
Tornato a casa cercai di capire come 
poteva essere ottenuta quella grafica e 


cominciai a fare delle ipotesi drammati- 
che di incompatibilità con la mia mac- 
china. Provato il gioco sul mio calcolato- 
re (settando la mia IGA nel modo CGA) 
funzionò, solo più velocemente! Dopo 
qualche tentativo con delle OUT qua e 
là nelle porte non riuscii ad ottenere 
nulla e quindi abbandonai l’impresa! 

Tornato dalle vacanze a settembre ho 
deciso di riprovare, questa volta seria- 
mente. Armatomi di MS-CodeView ho 
seguito l'esecuzione di Round 42 istru- 
zione per istruzione (vi posso assicurare 
che seguire migliaia di istruzioni macchi- 
na porta ad un deperimento psico-fisico 
mostruosamente grave) fino ad arrivare 
ad una OUT sospetta! A questo punto 
ho cominciato a segnare i valori che 
infilava il game nelle porte. Al quindice- 


simo valore decisi di smettere. Mia ma- 
dre vedendomi con gli occhi 5 centime- 
tri fuori dalle loro orbite mi diede un 
sano consiglio: «Vai a dormire che e 
meglio». Lo accettai! 

Il giorno dopo ritentai e riuscii a pren- 
dere tutti i 21 (ventuno) valori da OUTta- 
re per SET tare quel particolare modo 
«grafico». L'ignaro (io) non sapeva che il 
peggio doveva ancora venire. Scrissi 
subito un piccolo programmino in Turbo 
Pascal 5.0 per mettere quei valori nelle 
corrispondenti porte della CGA. riusci 
tutto a meraviglia ma il risultato era di 
vedere dei pixel messi qua e là sul 
video senza un apparente ordine. L'o- 
stacolo da superare era quindi riuscire a 
indirizzare un pixel qualsiasi dello 
schermo. 


prograa DEH0JI6A ; 

( 

Program duostrativo della unit UBA che consente di ottenere una grafica 
di 160x100 punti in 16 colori con la scheda grafica C6A 1BH 
(c) 198? by loioaso Hassioo Stella 

versione 1.00 

) 

uses crt.iga ; 


const 

CiarraylO. .15] 
sl:Spritetype=| 


byte=l8,0,l,9,3 

...7.7 

...7.7 

77. . .7 

7.7. . 7 

77.. . 7 

..FFF.FFFFF..FF.F 

...F...F..F.F..FF 

...F...FF...F.... 

F..F...F....F.... 

F..F...F..F.F...F 

•FF...FFFFF..FFF. 


11,2,10,7.15,14,13,05,12,04,06): 


s2:SpriteType=C 0 ' 

• 0 

000 

....40304.... 
0. .4400044. .0' 
4444400044444 
0 .... 000 .... 0 ' 


s4:Sprite!ype=( ' 1116116116111' , 
1611116111161', 
1161114111611 , 
1114111114111 , 
'6611 11C1 1 1166 , 


' 11141CCC14111 ' , 
66U11C1U166' , 
1114111114111', 
1161114111611', 
1616116116161, 

s5:SpnteType=| UUUU1UU' , 
1111111111111 ', 
'immillili . 

• inumimi', 
■mmiiimi', 
immillili', 
•mimiimi', 
•inumimi', 
immillili', 

* immillili y 


i,Ji*,y,k : byte i 

b»_y,LogoOEC,Fire,Astro5hip,UnderShip,!lnderFire, 
Espio, nulla s pointer ; 
be: array[1..7] of pointer ; 
xc •. array[1..7] of byte j 

procedure Fuoco ; 

hibyte ; 

for h:=y-5 dounto 20 do begin 

BetBlocM x*5 , h , x*7 , h*4 , UnderF ire I ; 

PutSpritel x+5,h,Fire) ; 
delay(lS) ; 

PutBlock t x+5, h.UnderFire) ; 
end; 

PutBlocMx,h, Espio); 

Delay (100) ; 

PutBlockls.h, NULLA); 


drscr ; 

lnitHGA(S) ; BorderColor (8) s 


256 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


SOFTWARE 

MS-DOS 


La tecnica 

Mi accorsi che quei pixel che si vede- 
vano non erano altro che le prime due 
linee di scansione di ogni carattere, 
quindi era come se la CGA si trovasse 
in un particolare modo testo ad 80x100 
in cui però i caratteri erano composti da 
sole due righe (come mostra la figura 
1). 

A questo punto basta mettere in ogni 
cella della memoria video il carattere 
mezzo pieno (ASCII 221) per ottenere 
160x100 pixel (figura 2). Infatti il carat- 
tere 221 divide in due le 80 colonne 
perché si può indirizzare sia il colore dei 
pixel accesi che di quelli spenti cioè il 
fondo. Mi ricordai però che per il fondo i 
colori sono solo 8 e quindi per i pixel 


dispari ne avrei potuti indirizzare solo 
tanti. Facendo un esperimento mi sono 
accorto però che con quel modo testo il 
bit più significativo del byte dei colori 
non serve a far lampeggiare i caratten 
ma a rendere il fondo luminoso, perfet- 
tamente come funziona il middle basso 
per i colori dei caratteri. Risolti questi 
problemi ho deciso di scrivere tutte le 
routine piu utili per sfruttare questo tipo 
di grafica forzata. 

Le routine 

Sono 19 e risiedono tutte nella unit 
MGA. I sorgenti sono MGA.PAS ed 
MGA2.PAS. 

Di seguito descriverò brevemente il 
funzionamento delle routine. 


INITMGA (backcol) 

Setta la CGA nel modo semigrafico 
appena descritto con colore fondo 
«backcol». Definisce anche i valori di 
alcune variabili di sistema della MGA. 
L'unica fra queste che può essere utiliz- 
zata è BGCOLOR che riporta il colore di 
fondo iniziale della pagina video. 

SETPOINT (x, y, c) 

Di facile intuizione questa routine ac- 
cende il pixel di coordinate x, y con il 
colore c. 

GETPOINT (x, y) 

Funzione che ritorna il colore del pixel 
di coordinate x. y. 


Def ìneSpntel I7,12,sl .LogoJEC) ; 
DefineSprite(13,0,s2,AstroShip| j 
Def ineSprite|3,5,s3,Fire) ; 

Def ineSprite(13,10,s4,Explo) ; 

Def ineSpritet 13, 10, s5, Nulla); 
FillBox(12,5,151,27,0); 
FlIlBox(10,3,149,25,7>; 
Dra»Text|37,5,n,VDeio H6A); 
Dra»Te«t(20,15,9,4, by JEC Stella' ); 
size:=BlockSize(36,4,44,12); 
for i:=l to 7 do GetHea(ba[i],sìze) ; 
GetHea(ba_V,5ize); 

6etHe»(UnderSlup, 1318*2) i 
6etHea t UnderF ire, 3*5*2 ) ; 

GetBlock (36,40,44 ,4B, ba_V) ; 

GetBlock (36,4,44,12,ba[l]); 

6etBlock (47 ,4,SS,12,ba[2]); 

GetBlock 1 58, 4,66, 12, bi[3] ); 
6etBIock(69,4,77,12,bi[4)l; 
6etBlock|91,4,99,12,ba[5]); 

6etBlock ( 102,4, 110, 12,ba[6] ) ; 
6etBlock(113,4,121,12,bi[7]); 


for i:»l to 10 do begin 
ChangeColor ( x ,y I ; 



randoaize ; 

far i:=l to 100 do begin 

«arandoli 1001+35 ; y:=randoa( 151+60; j:=randoa|15)+6 i k:=randoa|15); 
DraaCirc te(x,y, j ,k); 
end; 

for i:=l to 30 do begin scrol 1 (30,65,1 ) ; scroll (66,99,0) ; end; 
for i:=l to 25 do scroi 1 (2,27 ,1) ; 
x:=12 i j:=2 ; xc[lj:=x i 
for i;=l to 7 do begin 
for y:=0 to 20 do begin 

PutBlock ( x,y,ba_v) ; PutBlock ( x,y+l ,ba[i] ) ; Delay ( 5) ; 
end; 

ine li, 211 ; 

xc£j]:=x ; indi); 

for i:=0 to 15 do DranUnelO.i, 159, i, etili; 

OraxBox (0, 17 , 159,34,0); Piintll, 18, 11; 


PutSpri te ( 141 , 86 , LogoJEC ) ; 

for i:=99 doanto 51 do Scroi 1 (36,i,0) ; 

FillBoi (0,90,159,99,11); 
x;=10 ; y:=2 ; 

Dra*Une|0,89,20,80,x); Dra»Line(20, 80, 50,89, x); Paint(15,85,y); 
DraxLinel 50,89, 100,75, x); DraaLine( 100,75, 130,89, x ) ; Paint|110,89,y); 
DraaLinel 112,80,145,75,1); DraaLxnel 145, 75, 159,80, x > ; Paintll59,87,y); 
Dra»Line(0,90,159,90,10); 

FillBo«(0,95,159,99,3); 

DraaCirclet 15,50,8, 15) ; paint( 15,50, 15) ; 
x;=10; y:=85 ; j:=l ; 
for i:=l to ic[7] do begin 

6etBlock I x , y , i+12 , y+7 , UnderShip) ; 

PutSprite( x ,y , AstroShip) ; 
delayllO); 

if x=xc[j] then begin 
Fooco ; 
inc(j); 

PutBlocklx.y, UnderShip); 
inclx); 
end; 

for i:=36 to 98 do Stroll|i,99,l)j 
for i:=36 doanto 1 do Scroi 1 (0, 1,0) ; 

ChangeColor (8,1); BorderColor ( 1 ) ; 

Dra«*Text(55,l,18,6, ' THE' ) ; 

DraaText ( 55,90,18,14,' END ' ) ; 

Ji=l ; 

for i:=l to 35 do begin 
Scroll (0,50, 1) ; 

BorderColor( j); 

Scroll(51, 99,0); 
inc(j); if j>15 then j :=0 ; 

for h:=l to 3000 do for j:=0 to 15 do BorderColor! j ) ; 

BorderColor) 1); 

Repeat 

Dra»Text(13,90,8,4, 'Preaere un tasto'); 
delay (300); 

Dra«Text(13,90,8,l, 'Preiere un tasto'); 
delay(300); 

Until keypressed ; 
textaode(SO); 


MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990 


257 


SOFTWARE 

MS-DOS 


DRAWLINE (xl, yl, x2, y2, c) 

Traccia una linea da p (xl. yl) a q(x2, 
y2) di colore c. 

DRAXCIRCLE (xc. yc, r, c) 

Traccia una circonferenza di centro p 
(xc. yc), di raggio r e di colore c. 

Questa procedura é cortissima come 
codice e velocissima anche se scritta in 
Pascal. La tecnica utilizzata permette 
una semplicità estrema di tracciamento. 
Vedere il demo per credere. 

DRAWBOX (xl, yl, x2, y2, c) 

Disegna un rettangolo che ha l'angolo 
superiore sinistro di coordinate p(xl, yl) 
e l'angolo inferiore destro di coordinate 
q(x2, y2). c rappresenta il colore. 

FILLBOX (xl, yl, x2, y2, c ) 

Come DRAWBOX ma il rettangolo 
viene riempito con il colore c. 

PAINT (x, y, c) 

Colora, con il colore c. la figura all'in- 
terno della quale è situato il punto p(x, 
y). Questo punto deve essere di colore 
BGCOLOR, in caso contrario il PAINT 
non colorerà nulla. Per colorare una 
porzione già colorata con altro colore 
che non sia quello di fondo, bisogna 
cambiare momentaneamente BGCO- 
LOR per poi riportarlo al suo valore 
normale dopo l'esecuzione del PAINT. 

DRAWTEXT (x, y. Ieri, c, testo) 

Scrive «testo» a partire dal punto p(x. 
y) con colore «c» e spazio «len» tra i 
caratteri. Notare la velocità di questa 
routine. 


BLOCKSIZE (xl, yl, x2, y2) 

Funzione che ritorna le dimensioni in 
byte che occupano i pixel compresi nel 
triangolo di coordinate ss(x1. yl) e 
id(x2. y2). 

[ss sta per superiore-sinistro; id sta per 
inferiore-destro], 

GETBLOCK (xl, yl, x2, y2, BIT- 
MAP) 

Prende il valore dei pixel compresi nel 
rettangolo di coordinate ss (xl, yl) e id 
(x2. y2) e lo mette in BITMAP Questo 
deve essere un puntatore ad una por- 
zione di memoria definita precedente- 
mente con GETMEM di dimensioni de- 
finite con BLOCKSIZE. 

PUTBLOCK (xl, yl, BITMAP) 

Trasferisce sul video alle coordinate 
xl. yl il blocco contenuto in BITMAP, 
precedentemente definito con GET- 
BLOCK. 


DEFINESPRITE 

(b, h, sprite, BITMAP) 

Definisce «sprite» di base «b» e al- 
tezza «h» (max 20x20) e lo trasferisce 
in BITMAP. Questa variabile deve esse- 
re di tipo puntatore ma non c'è bisogno 
di assegnare memoria con GETMEM. 
«Sprite» deve essere di tipo SpriteType 
(definito nella unit). Questa routine è 
molto utile per definire direttamente 
degli sprite senza doverli prendere dal 
video. Se si vuole per esempio uno 
sprite di 4x4 pixel si procede come 
nell'esempio riportato in questa pagina. 

Con questa porzione di programma 
ho definito il mio sprite I caratteri «A» , 
«B», «1», «2», «0» indicano il colore del 



258 


pixel acceso nello sprite. Essendo 15 i 
colori si possono utilizzare i simboli esa- 
decimali da «0» ad «F». Qualsiasi altro 
carattere (nell'esempio il punto «.») ver- 
rà considerato un pixel spento. 

PUTSPRITE (x, y, BITMAP) 

Stessa sintassi di PUTBLOCK. La dif- 
ferenza è che questa istruzione viene 
utilizzata per disegnare sul video gli 
sprite utente. 


BORDERCOLOR ( c ) 

Cambia il colore del bordo con «c». 

SCROLL (yl, y2, direction) 

Fa slittare di una posizione in su (di- 
rection =0); o in giu (direction = 1 ) tutti i 
pixel compresi fra le righe yl e y2. 

CHANGECOLOR (old_c, new-c) 

Tutti i pixel del video di colore old_c 
diventano di colore new_c. 

SAVENSCREEN (name) 

Salva nella directory corrente la pagi- 
na video con il nome «name» 

LOADSCREEN (name) 

Carica dalla directory corrente il file 
«name» e lo scarica in memoria video. 

Il programma demo 

Ho apportato un piccolissimo demo 
che racchiude quasi tutte le routine 
appena descritte (escluse SetPoint. 
GetPoint. LoadScreen e SaveScreen 
che sono comunque di facilissima appli- 
cazione) e che dimostra le capacità cro- 
matiche della CGA in questo modo gra- 
fico/testo che ho chiamato MGA (che 
sta per... BOOO?!?! Mi è venuto cosi e 
cosi l'ho chiamato, quindi a voi l'onere 
di inventare l'acronimo!) 

Nel demo ci sono parecchie istruzioni 
di rallentamento tarate per il mio 8086 a 
8 mHz, quindi per i vecchi PC a 4.77 
mHz si dovranno ritarare i ritardi (sem- 
bra uno scioglilingua) per ottenere effet- 
ti soddisfacenti. Nel demo c’é un tocco 
di megalomania, il mio nome d'arte. 
«JEC» 

Nota, ho testato il programma su 
alcune CGA e nessuna di queste ha 
dato fastidiosi segni di «nevischio» sul 
video. Non ho quindi ritenuto opportuno 
scrivere le routine tenendo conto del 
conflitto della CPU con il raster. Purtrop- 
po sull’M24 il «nevischio» c'è mc 


MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990 


AT 286 16MHz 

80286 INTEL 12MHz OWS 16 operativi 
512Kb RAM esp. a 4 Mb Piastra madre 
SUNTAC-EMS controller per 2Fd e 
2Hd Floppy da 1,2Mb Fujitsu HD da 20 
Mb Seagate Tastiera Ita.102 tasti , sche- 
da video a scelta , monitor monoc 
TUTTO A LIRE. 1.650.000 

386sx 16MHz 

oste ltfMHx OWS ZI operativi 1Mb RAM Piutra 
NHAT-BMS «oatroller por 2FD « 2HD floppy da 1.2 - 
HD 20Mb Seagate Scheda video a aoolta, Moaitor aoao 
ideo,Taideral02u>tiiuliaaa2aeriaIil parallela 

TUTTO LIRE. 2.350. OOO 


AT 286 21MHz 

86 INTEL 16MHz OWS 21 operativi 
1Mb RAM esp. a 4Mb Piastra m; 
NEAT-EMS controller 1:1 2FD e 2HD 
floppy da 1.2 Fujitsu HD da 20Mb 
gate Tastiera Ita.102 tasti , scheda video 
a scelta , monitor monoc. Shadow RAM 
aer bios (bios AMI) Gestore integrato 
per memoria specifiche LIM-EMS , 2 
seriali 2 parallele 

TUTTO A LIRE 1.850.000 


HD 40Mb veloce + Lire 250. OOO 
ED 1.44Mb Epson -t- Lire 150.000 
su tutti i computerà 


38625MHz 

80386 INTEL 20MHz OWS 25 operativi 
1Mb RAM , Piastra madre NEAT-EMS 
controller 1:1 2Fd e 2Hd , Floppy da L2 
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Clock 128 

di Michele Galante - Terranuova Br (ARI 


Queslo divertente programma per C- 
128 permette di visualizzare un orologio 
analogico (cioè a lancette) sulla pagina 
grafica del computer. Inoltre con la pres- 
sione di alcuni tasti si possono cambiare 
facilmente le dimensioni e la posizione 
dell'orologio sullo schermo; vediamole 
insieme: 

+ = ingrandisce l'orologio di 5 pixel 
per raggio; 

- = diminuisce entrambi i raggi di 5 
pixel; 

1 = aumenta il raggio x; 

2 = diminuisce il raggio x; 

3 = aumenta il raggio y; 

4 = diminuisce il raggio y; 

R = introduce i raggi x,y; 

P = introduce le posizioni x.y. 

Con i tasti cursore inoltre si sposta 
l'orologio nelle rispettive direzioni di 5 
pixel per volta e premendo la barra 
spazio si può introdurre l'ora nel formato 
OOMMSS. 

Si consiglia di studiare bene il listato 
per capire come utilizzare nel modo 
migliore le potenti istruzioni grafiche del 
Basic 7.G. 


File Data Maker 
128 

di Michele Galante - Terranuova Br IARI 


Come è risaputo, un qualsiasi file me- 
morizzato su disco è costituito da una 
sequenza dì byte che, nel caso di un file 
sequenziale, rappresentano i codici 
ASCII di ogni singolo carattere: nel caso 


E disponibile, presso la redazione, il disco 
con i programmi pubblicali in questa 
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli altri programmi disponibili 
sonoapag 263. 




260 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


SOFTWARE C-128 


di un programma Basic il listalo tokeniz- 
zato; nel caso di un programma in LM 
rappresentano i vari codici cosi come 
verranno caricati in memoria. 

Il programma proposto per C-128 
permette di convertire un qualsiasi file in 
una sequenza di linee DATA. Vediamo 
come funziona. 

Per prima cosa si introduce il nome 
del file e si indica al computer se si 
vogliono i dati espressi in decimale o in 
esadecimale. Nel caso si scelgano i 
numeri decimali viene chiesto se si vo- 
gliono i numeri tutti della stessa lun- 
ghezza (cioè il 21 sarà rappresentato 
come 021. il 5 come 005 ecc.). A que- 
sto punto si indica la lunghezza massi- 
ma che deve avere la riga Basic ed 
infine se si vuole o meno includere nei 
DATA i due byte relativi all’indirizzo di 
caricamento del file. Questo sarà indi- 
spensabile se vogliamo scrivere un pro- 


gramma che crea un file PRG leggendo i 
DATA contenenti i byte che lo costitui- 
scono, mentre non deve essere utilizza- 
to per usare i DATA con un caricatore di 
programmi LM che li inserisca subito in 
memoria. 

Una volta risposto a tutte le richieste il 
programma comincia a leggere il file e a 
convertirlo in linee DATA. Questa ope- 
razione viene effettuata in modo FAST 
quindi lo schermo comparirà se ci tro- 
viamo in 40 colonne, mentre con le 80 
colonne sarà possibile assistere all'in- 
troduzione delle varie linee DATA nel 
programma. 

A lavoro completato le linee DATA si 
trovano dalla riga 1000 in poi. è quindi 
sufficiente impartire DELETE -999 per 
fare in modo di avere in memoria solo il 
listato contenente le DATA. L’ultima riga 
del listato conterrà la somma di tutti i 
dati e il numero di dati letti. 


01000 A9 93 
01002 20 D2 

01005 A9 3B 
01007 8D 11 
0100A A9 1C 
0100C BD 18 
0100F A9 D8 
01011 8D 16 
0101 A AD 10 
01017 8D 21 
0101 A A9 00 
0101C 85 FB 

010 1E A9 04 
01020 85 FC 

01022 A9 40 
01024 85 FD 

01026 A9 3F 
01028 85 FE 

0102A A0 00 
0102C B 1 FD 
0102E 91 FB 

01030 E6 FD 
01032 F0 13 
01034 E6 FB 
01036 F0 14 
01038 A5 FB 
01 03 A C9 E8 
0103C D0 EC 
0103E A5 FC 
01040 C9 07 
01042 D0 E6 
01044 4C 51 
01047 E6 FE 
01049 4C 34 
0104C E6 FC 
0104E 4C 38 
01051 A9 00 
01053 85 FB 


LDA #*93 
FF JSR *FFD2 
LDA #*3B 
D0 STA SD011 
LDA #*1C 
D0 STA SD018 
LDA #*D8 
D0 STA SD016 
47 LDA *4710 
D0 STA SD021 
LDA #*00 
STA *FB 
LDA #*04 
STA *FC 
LDA #*40 
STA »FD 
LDA #*3F 
STA *FE 
LDY #*00 
LDA < *FD > , Y 
STA (*FB),Y 
INC *FD 
BEQ *1047 
INC *FB 
BEQ * 104C 
LDA *FB 
CMP #*E8 
BNE S102A 
LDA *FC 
CMP #*07 
BNE *102 A 
10 JMP *1051 
INC *FE 
10 JMP *1034 
INC SFC 
10 JMP *1038 
LDA #*00 
STA *FB 


01055 

01057 

01059 

0105B 

0105D 

0105F 

01061 

01063 

01065 

01067 

01069 

0106B 

0106D 

0106F 

01071 

01073 

01075 

01077 

01079 
0107B 
0107E 

01080 
01063 
01085 
01088 
0108B 
0108D 
0108F 
01091 
01093 
01096 
01098 


010A2 

010A5 


A9 D8 LDA 
85 FC STA 
A9 28 LDA 
85 FD STA 
A9 43 LDA 
85 FE STA 
A0 00 LDY 
B1 FD LDA 
91 FB STA 
E6 FD I NC 
F0 13 BEQ 
E6 FB INC 
F0 14 BEQ 
A5 FB LDA 
C9 E8 CMP 
D0 EC BNE 
A5 FC LDA 
C9 DB CMP 
D0 E6 BNE 
4C 88 10 JMP 
E6 FE I NC 
4C 6B 10 JMP 
E6 FC I NC 
4C 6F 10 JMP 
20 E4 FF JSR 
F0 FB BEQ 
C9 20 CMP 
D0 F7 BNE 
A9 15 LDA 
8D 18 D0 STA 
A9 1B LDA 
8D 11 D0 STA 


*D8 


*28 

FD 


(SFB).Y 

• FD 

*107E 

*FB 

*1083 

*FB 

«*E8 

*1061 

*FC 


* 106B 
*FC 

*FFE4 

*1088 

#*20 

*1088 

# S 15 
SD016 
#*1B 
SD011 


A9 17 LDA #*17 
8D 00 DD STA *DD00 
A9 93 LDA #*93 
20 D2 FF JSR *FFD2 
60 RTS 


Listalo Assembler del programma Koala Wew 128 


Koala View 128 

Giancarlo Petrolo - Mentana ( Roma I 


Si tratta di un programma in linguag- 
gio macchina che visualizza le scherma- 
te precedentemente disegnate e regi- 
strate sul disco con il Koala Painter. 

I file creati dal Koala Painter sono così 
organizzati: 

— i primi 8000 byte contengono i pixel 
necessari al disegno. 

— I successivi 1000 byte sono gli attri- 
buti-schermo e vanno allocati nella zona 
di memoria compresa tra 1024 e 2023 
(HEX S0400-S07E7). 

— I successivi 1000 byte sono i dati 
relativi ai colori che vanno trasferiti a 
partire da 55296 (HEX SD800). 

— L’ultimo byte contiene il valore da 
attribuire al colore di fondo alla locazio- 
ne 53281 (HEX SD021). 

Ho strutturato il programma in modo 
tale che la schermata grafica venga cari- 
cata a partire dalla locazione 8192 (HEX 
$2000) solo per motivi di comodità, 


Koala View 128 


10 REM 

15 REM PROGRAMMA PER VEDERE LE 
20 REM SCHERMATE DI KOALA PAINTER 


30 REM CARICARE QUESTO PROGRAMMA 
40 REM E LANCIARLO CON IL RUN 

45 REM CARICARE IL DISEGNO CON 

46 REM LOAD"?PIC '.8 

50 REM DIGITARE SYS 4096 

60 REM 

70 POR X-4095 TO 4262 
80 READ Y : POKE X.Y:NEXTX 
90 POKE 43,0; POKE 44. 32; END 
100 DATA 0,169,147.32.210.255.169.59 
110 DATA 141.17,208.169.28.141.24.208 
120 DATA 169.216.141.22.208.173.16.71 
130 DATA 141,33,208.169.0.133.251.169 
140 DATA 4.133.252.169.64.133.253.169 
150 DATA 63.133,254.160.0.177.253.145 
160 DATA 251.230.253.240.19,230.251.240 
170 DATA 20.165.251.201.232.208.236.165 
180 DATA 252.201,7.208,230.76.81.16 
190 DATA 230,254.76,52.16.230.252,76 
200 DATA 56.16.169.0.133.251.169.216 
210 DATA 133,252.169,40.133.253.169.67 
220 DATA 133.254.160.0.177,253.145.251 
230 DATA 230.253.240.19.230.251,240.20 
240 DATA 165.251.201.232,208.236.165.252 
250 DATA 201.219,208.230.76.136.16.230 
260 DATA 254.76.107.16.230.252.76.111 
270 DATA 16.32.228.255.240.251.201.32 
280 DATA 208.247.169.21.141.24.208.169 
290 DATA 27.141.17.208.169.23.141.0 
300 DATA 221.169.147.32.210.255.96.0 

READY. 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


261 


SOFTWARE C-128 


quindi bisogna caricare a questo indiriz- 
zo la schermata che realmente sarebbe 
caricata a partire da un altro indirizzo: 
per far questo ho spostato tramite il 
programma Basic l'inizio Basic a 8192 
tramite le seguenti istruzioni: 

POKE 43,0: POKE 44,32 
e poi tramite il semplice comando Load 
possiamo caricarla nella zona di memo- 
ria desiderata. 

Quindi per far funzionare il program- 
ma dopo averlo digitato e registrato non 
bisogna far altro che caricarlo, lanciarlo 
con il RUN e quando compare il READY 
digitare: 

LOAD "?PIC....",8. 

A questo punto tramite questo co- 
mando si caricherà la schermata e in 
seguito al READY si dovrà mandare in 
esecuzione il programma in linguaggio 
macchina tramite: 

SYS 4096 

Comparirà la schermata sul video e 
per tornare al Basic si deve semplice- 
mente premere lo spazio. 

Per vederne un'altra si deve ricaricare 
la schermata come sopra e poi far ripar- 
tire il programma in L.M.: ma ATTEN- 
ZIONE non bisogna premere MAI RUN/ 
STOP+RESTORE. 

Questo programma è dimostrativo 
ma, apportando le dovute modifiche, po- 


trebbe essere usato in moltissime appli- 
cazioni. 

Sarà sicuramente utile a chi vuole 
mettere una schermata creata con il 
Koala Painter prima di un programma: 
questo potrebbe essere fatto usando un 
programma in L.M. cosi come è e crea- 
re una routine (in L.M. o in Basic) di 
caricamento della schermata. 

Il programma è poco più di 1 Kbyte 
quindi il tempo di caricamento è sicura- 
mente inferiore al tempo che impiega il 
Koala ad essere caricato: quindi potreb- 
be essere usato da chi vuole vedere 
delle schermate senza aspettare tanto 
tempo. 


Modo 64 in banco 1 

di Luigi Rizza - Torino 

La routine che vi propongo, lunga 
solo 48 byte, permette di avere il modo 
64 mappato sulla RAM del banco 1 
invece che in quella del banco 0 come 


avviene normalmente. Ciò può tornare 
utile quando si vogliono disassemblare 
col monitor interno i programmi, natu- 
ralmente in linguaggio macchina, del 
64. 

Difatti, il banco 1, a differenza di 
quello 0. non viene «sporcato» dall'ini- 
zializzazione del 1 28 lasciando inalterata 
la zona di memoria da +1024 ($0400) a 
+65280 (SFF00). Il programma si esten- 
de da $02000 a $02030, ma può essere 
facilmente rilocato. Per farlo partire da- 
re, da Basic, SYS 8192 (oppure da mo- 
nitor G+8192) e dopo una attesa di 
qualche secondo vi troverete in modo 
64 con l'unica differenza che state «la- 
vorando» sulla RAM 1. 

Listato 

Il programma é in Assembler e deve 
essere introdotto col monitor interno 

Un'ultima nota sulla porta d'I/O 
dell'8502. Essa è sempre locata, per 
l'RDD all'indirizzo 0 (zero) e per l'RIO 
all'indirizzo 1 (uno), ma non è piu utiliz- 
zata per la gestione della memoria, co- 
me avveniva nel 64, in quanto tale com- 
pito è affidato all'MMU. 

Ora le sue funzioni, oltre alla gestione 
delle consuete linee del registratore, 
sono riportate nel seguito: 


Locazione 1 R.I.O. 

BIT 0 (LORAM): 

controlla l'accesso da parte dell'8502 ai 
2 banchi delle RAM colore, sempre 
locata a (+55296M+56295). 

BIT 1 (HIRAM): 

a seconda di HIRAM il VIC visualizzerà 
uno dei due banchi della RAM colore. In 
condizioni normali LORAM e HIRAM 
hanno lo stesso valore. 

BIT 2 (CHAREN): 

controlla l’immagine, vista dal VIC, della 
ROM caratteri. Se CHAREN è a 0 l’im- 
magine compare in ogni banco di 16K. 
se è a 1 scompare. 

BIT 3-4-5 (TAPE): 
come sul 64. 

BIT 6 (CAPS KEY): 
se è a 0 il tasto Caps Lock è abbassa- 
to, se è a 1 è alzato. Tale bit non perde 
la sua funzione anche in modo 64 
Per l'RDD il significato dei bit è sem- 
pre il medesimo, come nel modo 64: il 
bit a 1 configura la porta del RIO come 
una uscita, mentre a 0 la configura 
come un ingresso. 


200B LDAHSE3 
200D STASO 1 
200F LDAH2F 
2011 STASOO 

2013 LDXBSOE 
2015 LDAS2022.X 
2018 STAS0 1 ,X 
201 A DEX 
20 1B BNES2015 

20 1D STXSD030 
2020 JWPS0002 

2023 LDABS7E 
2025 STASFF00 
2028 LDABSF7 
202 A STASD505 
202D JtlP<FFFC> 
2030 - . 


; la porta di I /O 
idei microprocessore 
; locata a <0 e 1 > 

; Viene trasferita 

•da $2023 - $2030 a $0002 
;Tale parte di codice resi 
;da tutti i banchi 

;Si azzera SD030 

;Salta a $0002 per eseguii 


; -Codici 
; RAM 1 


trasferiti 

I/O 


i 0002- . Si i 


262 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



Per l'ordinazione inviare l'im- 
porto (a mezzo assegno, c/c o 
vaglia postale) alla Technimedia 
srl. Via Carlo Perrier 9, 00157 
Roma. 


Elenco del software disponibile 
su cassetta o minifloppy 

Per ovviare alle difficoltà incontrate da molti lettori nella digitazione dei 
listati pubblicati nelle varie rubriche di software sulla rivista, 
MCrnicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi 
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi 
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per 
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene 
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo 
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente 
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrati utilizzando il tagliando pubblicato in 
fondo alla rivista. 




guida computer 


I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati 
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla 
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati 
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo 
distributore. Per acquisto OEM e comunque vendite 
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I 
dati sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data 
di uscita in edicola della rivista. MCmicrocomputer non si 
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni. 
Tutti i prezzi sono IVA esclusa. 


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SHR-915P/021M-M 80286 512K, FD I 2M. HD 20M mon 14" m 
SHR-915P/021V-V 80286 5!2K. ID 1 2M. HD 20M mon 14" a 
SHR-915P/041M-M • 80286 512K, FD I 2M. HD 40M mon 14” m 
SHR-915P/041V-V - 80286 512K. FD 1 2M, HD 40M mon 14” ce 
SHR-915/021E-S 80286 512K. FD 1 2M. HD 20M mon 14" mo. 

SHR-915/041E-M 80286 512K, FD 1 2M. HD 40M mon 14" me 

SHR-9I5/041E-S 80286 512K. FD 1 2M. HD 40M mon 14" col. 

SHR-915V/041V-M • 80286 RAM IM. FD 1 2M HD 40M mon 14" ir 

SHR-915V/041V S - 80286 RAM IM FD 1 2M, HD 40M mon 14 
SHR-915V/091V-M 80286 RAM 1M, FD 1 2M HD 90M mon 14" ir 


SHR-915V/091V-S 80286 RAM 1M, FD 1.2M. HD 90M mon 14" col 
SHR-1 100SX/041V-M 80386 SX RAM IM. FD 1 2M HD 40M mon 14" 

SHR-1100SX/041V S - 80386SX RAM 1M, FD 1 2M HD 40M mon 14" col 
SHR 1 1 00SX/091 V- M - 80386SX RAM 1M FD I2M HD 90M mon 14" 

SHH 1 1 16/041 M-M 80386 RAM 2M, FD 1 2M HD 40M mon 14" monoci. 
SHR-1 1 16/091M-M 80386 RAM 2M, FD 1 2M HD 90M mon 14" monoci 
SHR-1 116/161M-M 80386 RAM 2M, FD 12M HD 160M mon 14" 

SHR-5200/041M-M - 80386 20MHz RAM 2M. FD 1 2M HD 40M mon 14" 

SHR-5200/091M-M come SHR-5200/041 con HO 90M 
SHR-5200/161M-M come SHR-5200/041 con HD 160M 
SHR-5200/341M-M - come SHR-5200/041 con HD 340M 
SHR-1125/071M M - 80386 25MHz RAM 2M. FD l 2M HD 70M mon 14" 
monocr 

SHR- 11 25/1 01 M-M - come SHR-1125/071 con HD I00M 
SHR-1125/16IM-M come SHR 1 125/071 con HD 160M 
SHRT125/341M-M come SHR-1 125/071 con HD 340M 
SHR 1133/101M M 80386 33MHz. RAM 2M, FD 1 2M HD 100M mon 14" 

SHR-1 133234 IM-M come SHR-1133/101 con HO 340M 
SUR I 133/701 M-M - come SHR-1133/101 con HD 700M 


1 195.000 
1 530 000 
1995000 
2995000 
2495000 

2995.000 
3.590 000 

3.990.000 
4 990.000 
4.750 000 

5790.000 
3090000 
4 090 000 
3590000 
4.590000 

3590.000 

3 890.000 

4 590 000 

4 490 000 

5 390.000 

5 290 000 

6190.000 


5.490.000 

6290.000 

6 490 000 
6.690000 

7.590.000 

9290000 


11290000 
11 590.000 
13 190 000 
15290000 

13.990000 
16 990 000 
20900 000 


ACORN 



Coloui Conveller pei digitalizzatore 
Modem Pace Linnel V21/V23 


115000 
144 000 
207000 
494 000 
940 000 
1 259000 
948.000 
562000 
503 000 


ADI 

Dalatec Via De Viti ile Matco, 46 D 00191 Roma 
Telami - Via M Civilali, 75 20148 Milano 


DM 12 - Monitor monocromatico 12' 280000 

DM 14 Momior monocromatico 14" 330 000 

DM 1502 Monitor colore 14" 900000 

DM 2214 Monitor EGA colore 1 300000 


ALLOY 

Delta Sii Viale Aguggiari. 77 21100 Varese 


Relrlever/40: Dack-up ALLOY Interno da 40 Mb per 80286. 80386 e personal 

Systern/2 Model 30 1 050000 

tape Sysiem/2: back-up ALLOY interno da 40 Mb per Personal System/2 

Model 50.60.80 1 150.000 

Relilever/120: back-up ALLOY esterno da 120 Mb per 80286 e Personal 

System/2 Model 30 4 000 000 

Controller IFTFA, del Retriever/120 per XI, Al, 386 e PS/2 Model 30 350000 

Adapier TA/2 adattatole del Reliever/120 per PS/2 Model 50.60.80 350.000 


ALPHA MICRO 

Alpha MicroSystem Italia SpA 

Via Faentina. 175/A - 480 10 Fornace Vaiatimi (RA) 


AMI-JUNIOR - 6800/8086/10 RAM 512K. FD 360K HD 20M mon 14" 6.670000 

AM-1000PC/20 80286/68000 RAM 1M. FD I 2M HD 20M mon 14" 8 790000 

AM-1000PC/40 80286/68000 RAM 1M, FD I 2M HD 40M mon 14" 9 380 000 

AM - 1 0OOPC/70 - 80286/68000 RAM IM. FD 1 2M HO 70M mon 14" 11 180000 

AM-1000PC/20 PLUS 80286/68000 RAM 3M FD I 2M HD 20M mon 14" 12 470 000 

AM- I000PC/40 PLUS - 80286/68000 RAM 3M. FD 1 2M FID 40M mon 14" 13 060.000 

AM-1000PC/70 PLUS 80286/68000 RAM 3M FD12MHD 70M mon 14* 14860000 


AMSTRAD 

Amstrad Sp A - Vie Aguggiari. 77- 21100 Varese 


DELPHI SpA Via della Vetraio. Il 55049 Viareggio tUI) 


A3000 - RAM 1M FD 3.5' f Mouse 1 419,000 

Aicbimedes 310 Base - RAM 1M FD 35" mon monocr ns 640*512 1 990000 

Arcbimedes 310 Coiour come il 310 Base con monitor colori 2 577000 

AicltlmeUes 410/1 Base - RAM IM - FD 3.5" mon monocr ris 1280*976 2 690000 

Atrhlmedes 410/1 Coloni - come II 410/1 Base con mon colori 3.277.000 

Arcbimedes 420/1 Base come 4 410 Base con 2M RAM e HD 20M 3890000 

Archimedes 420/1 Coiour come il 420 Base con mon colori 4 477 000 

Arcbimedes 440/1 Base - come 4 410 Base con 4M e HD 50M 5.690 000 

Arcbimedes 440/1 Coiour come il 440 Base con mon colori 6.277 000 

R140 Workstation RAM 4M HD 50M mon Mulllsync colori 7990,000 

Monitor Arcbimedes MR 587.000 

Monitor Taxan Mulllsync 7701 us 1.400000 

Disk diive aggiuntivo (per 410/1) 305000 

Hard Disk 20M + controller (serie 300) 1 182.000 

Podule Back Piane 95.000 

Ethernet Expansion Card 1 000.000 

Floalmg Poinl Expansion Card 1.350000 

SCSI Atìpici E»pansione Card 750 000 


PC 1512 SD MM A 8086/8 MHz. RAM 512K I FD 360K monda 890.000 

PC 1512 DD MM-A 8086/8 MHz. RAM 512K, 2 FD 360K monocr 1 190 000 

PC 1512 SD MM-CDROM 8086/8 MHz RAM 512K. 1 FD 360K con drive 
interno CD-ROM 550M monocr 1890000 

PC 1512 SD CM-A - 8086/8 MHz, RAM 512K, 1 FD 360K colore 1 190 000 

PC 1512 DD CM-A - 8086/8 MHz RAM 512K 2 FD 360K colore 1 490.000 

PC 1640 SD MD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K 1 FD 360K monocr 1 290000 

PC 1640 DD MD-A ■ 8086/8 MHz, RAM 640K 2 FD 360K monocr 1 590 000 

PC 1640 HD MD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K, 1 FD 360K + HD 30M 

monocr 1 990.000 

PC 1640 SD MD-CDROM 8086/8 MHz. 1 FD 360K monocr 2.290.000 

PC 1640 SO ECD-A - 8086/8 MHz. RAM 640K, 1 FD 360K colore 1 790 000 

PC 1640 DD ECD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K, 2 FD 360K colore 2 090000 

PC '640 HD ECD-A - 8086/8 MHz. RAM 640K. 1 FD 360K F HD 30M col 2 490 000 

PC 1640 SD ECD-CDROM - 8086/8 MHz. RAM 640K monitor colore 2 790 000 

PC 2286 DD 12 MD - 80286/12.5 MHz, RAM IM 2 FD 1 44M monocr 2490.000 
PC 2286 HD 14 CD - 80286/125 MHz. RAM IM 1 FD 1 44M + HD 40M 
monitor colore 3 040000 

PC 2386 HD 12 MD 80386/20 MHz. RAM 4M 1 FD 1 44M + HD 65M 
monitor monocr 5 490.000 


264 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


265 



266 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


267 



268 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



270 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


271 



272 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocompuler n . 93 - febbraio 1990 


273 



274 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 


275 



276 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990 



MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990 


277 



278 


MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990 


-guida computer- 


AT2012/1 

AT4012/1 

WS200I2/I 

SXC2012/I 

SXC4012/1 

SXC8012/1 

ATX4012/1 

AIX8012/1 

ATV4012/1 

ATV1012/4 

TRV0012/4 

TRV8012/4 

LIC2014/I 

LIC4014/I 

MMVOOI2 

MET00I4 • 

MVM0014 ■ 

MVC0014 

MSU00U0 

MSS0001 - 


80286 7/1 5MHz. RAM IM FD 1.2 + HD 20M mon mono 
AT2012/I con HD 40M 

- 80286 7/12MHZ. RAM 1M FD 1.2M 

803865* 16MHz RAM 1M FD 1 2M + HD 20M mon mono 

- come SXC20I2/1 con HD 40M 

- come SXC2012/I con HD 80M 

80386» 16MHz RAM 1M FD 1 2M + HD 40M mon mono 
come ATX4012/1 con HD SOM 
80386/25 25MHz RAM 1M FO 1.2M + HD 40M mon 
80386/25 25MHz RAM 4M FD 1.2M + HD 100M 
80386/25 25MHz. RAM 4M FD 1.2M 

- 80386/25 25MHz. RAM 4M FD 1.2M + HD 80M 
80c 286 12/6MHZ. RAM 1M FD I 44M + HD 20M 
come LIC2014/1 con HD 40M 

12" fosfori verdi 
la TEVA 


I" EGA cc 


Monitor 14" VGA monocromallco 
Monitor 14" VGA colore 
Mouse universale con chip sv 


PCbase - 8088 4,77 MHz 512K RAM 32K ROM 1 FD 3.5" 720K 
D360/base - Drive eslemo 525" 360K 
D720/base - Drive eslemo 3.5" 

/base Hard-Disk 20M 720K eslemo 
PC bil V20 40-5. V20. 512K. 1FD 5,25" 360K 
" ni V20 40-3. V20. 512K. IFD 3.5' 720K 
PCbiI V20 I/3-V20. 512K IFD 35" 720K 
PCbII V20 273-V20. 512K 2FD 35" 720K 
PCbiI V20 20/3- V20, 512 K IFD 3.5“ + HD 20M 
PCbiI V20 1-5. 5I2K 1 FD 5.25” 

PCbiI V20 2-5. 512K 2 FD 5.25” 

PCbiI V20 20-5 512K HD 20M, 1 FD 525 
“ 286 20/5 80286. IM FD 1 2M 

PCbiI 286 20/3 - 80286 IM. FD 1.44M 
PCbiI 286 40/3 - 80286. IM, FD I 44M + HD 20M 
286 20/5 80286. IM. FD 1.2M + HD 20M 
PCbiI 286 40/3 - 80286. IM. FD 1.44M + HD 40M 
PCbiI 286 40/5 - 80286, IM. FD 1 2M + HD 40M 
PCbiI 286SP 20/3. come 286 20-3 con 80286 16 MHz 
PCbiI 286SP 20/5. 80286. 1Mb. FD 12 M + HD20M 
PCbiI 286SP 2/5. 80286. IMI), FD 1.2 M 
PCbiI 286SP 2/3. 80286, IM, FD 1.44M 
PCbiI 286SP 40/5, 80286 IM FD 1 2M+HD20M 
— " 286 2/3. 80286. 1Mb, FD 1 44M 
PCbiI 286SP 40/3 - come 286 40-5 con 80286 16 MHz 
286 Compaci 1-5. LCD. FD 12M 
PCbiI 286 Compaci 1-3, LCO. FD 1 44M 
PCport 286 VGA 20-3 80286 IM. FD 1 44M • HD40M 
PCport 286 VGA 40-3. come 286VGA 20-3 con HD40M 
PCporl 286 20/3 80286 IM FD 1 44M + HD 20M 

PCport 286 40/3 - 80386 IM FD 1.44M + HD 40M 

PCporl 386 40/3 - 80386 2M. FD 1 44M + HD 40M 

PCporl 88 2-3 - 80C88 640K. 2 FD I 44M 

PCporl 88 20/3 802C88 640K. FD 1 44M + HD 20M 
PCbiI 386/20 20-3 - 2M. FD 1 44M + HD 20M 

386/20 20-5 - 2M. FD 1.2M * HD 20M 

PCbiI 386/20 40-3 - 2M. FD I 44M + HD 40M 

PCbiI 386/20 40-5 - 2M FD 1.2M + HD 40M 

PCbiI 386/20 80-3 - 2M, FD 1.44M + HD SOM 

PCbiI 386/20 80-5 - 2M, FD 1.2M +• HD 80M 

PCbiI 386/25 20-5. 80386-20. 2M. FD I 2M + HD 80M 

PCbiI 386/25 20-3. 80386-20, 2M. FD 1.44M + HD 80M 

PCbiI 386/25 40-5. 80386-25, 2M, FD 1 44M + HD 40M 

PCbiI 386/25 40-3. 80386-25. 2M. FD I 44M + HD 40M 

PCbiI 386/25 80-5. 80386-25, 2M. FD 1 2M + HD 80M 

PCbiI 386/25 80-5. come 386/25 80-5 ma con FD 1.44M 

PCbiI 386/SX 20-5, 80386SX, IM, FD 1.2M + HD 20M 

PCbiI 386/SX 20-3. B0386SX. IM, FD 1 2M + HD 40M 

PCbiI 386/SX 40-5, 803865SX. IM. FD 1.2M + HD 40M 

PCbiI 386/SX 40-3 803865SX. IM. FD 1.44M + HD 40M 

PCbiI 386/SX 80-5, B0386SX. IM, FD 1 2M + HD 80M 

PCbiI 386/SX 80-3, 803865SX. IM, FD 1 44M + HD 80M 

PCdue 55 20-3 - 80286, 16 MHz, RAM IM. 1 FD 1 44M + HD 20 

PCdue 55 40-3 come mod 20-3 con HD 40M 

PCdue 65 20-3 - 80386. 16 MHz, RAM I FD I 44M + HD 20M 

PCdue 65 40-3 - come mod 20-3 con HD 40M 

PCdue 65 80-3 - come mod 20-3 con HD BOM 

PCdue 75 40-3 come mod 20-3 con HD 40M 

PCdue 75 80-3 come mod 20-3 con HD 80M 

DS 12 - monitor 12” 

DSP 14 monitor 14" 

CG 14 monitor 14" colore 


5500000 

6500000 

6.900000 

7.000 000 
7400000 
11200 000 
14.500000 

13.800.000 
16 700.000 
6900000 
7 850 000 

330.000 
1300 000 

850000 

1550000 

150.000 

135.000 


980 000 
348.000 
348 000 
935 000 
2 070 000 

2.070.000 

1200.000 

1370.000 
1 870 000 
1200000 
1 370.000 

1 870 000 

2.100.000 

2 100.000 
2600.000 
2600000 
2900000 
2 900000 
2900000 
2900000 

2400.000 

2 400 000 

3.200.000 

2400.000 
3200000 

3.000000 

3 000 000 


5900000 
6800000 
6.800.000 
7 950 000 
7 950 000 
8300000 

8.300.000 
9200000 
9200000 
3.950 000 

3.950.000 

4300.000 
4 300000 
5.200000 
5.200000 

5000.000 

5.600.000 

5400.000 

5900.000 

6700.000 
7 800 000 
8500000 

220 000 
290000 


VGM 14 - monitor 14" 

MSM 14 - monitor 14" paper white nlullisync 
MSC 14 - monitor 14" colore mullisync 
MSC 15 • monitor 15" colore mullisync 
VGC 14 monitor 14" colore VGA 
Scheda video HC 

Scheda video VGA 800 (256K. 800x560) 

Bus MOUSE per PCbiI V20 

Opto MOUSE compatibile MicrosolVPCmouse 

MEC MOUSE compatibile Microsoll mouse 

MEC MOUSE/DUE comp. Microsoft per linea PCdue 

SM 24 M Modem 1200/2400 bps 

SM 120+ Modem 300/1200 bps 

SM 121+ Modem 300/1200 bps Videotel 

SM 24, Modem 1200/2400 bps 

SM 24+ Modem 300/1200/2400 bps Videotel 

SM 12 H+ Modem scheda corta 300/1200 bps 

SM 121 PC* Modem scheda lunga 300/1200 bps. Videotel 

SM 24 H. Modem scheda corta 1200/2400 bps 

SM 24 PC . Modem scheda lunga 900/1200/2400 bps. Videotel 

MM 12. Modem portatile 300/1200 bps 

MM 24 Modem portatile 30Q/1200/2400 bps 

SM 24 1 Modem interno per PCporl 286 VGA. 1200/2400 bps 

PS 12, Modem su scheda per bus MCA. 300/1200 bps 

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D - come AX7067 con HD 330M 
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D - come AX80A7D con HD 150M 
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informazioni telefoniche o scritte) riguardanti gli annunci inviati. 


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) Per gli annunci a carattere 
commerciale - speculativo è 
stata istituita la rubrica 
MCmicrotrade. 

Non inviateli a 
MCmicromarket, sarebbero 
cestinati. Le istruzioni e il 
modulo sono a pag. 289. 

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annuncio. Vedere istruzioni e modulo a pag. 289. Non si accettano prenotazioni 
per più numeri, né per più di un annuncio sullo stesso numero. 
MCmicrocomputer si riserva il diritto di respingere, a suo insindacabile giudizio 
e senza spiegazioni, qualsiasi annuncio dietro restituzione della somma inviata. 
In particolare saranno respinte le offerte di vendita di copie palesemente 
contraffatte di software di produzione commerciale. Per motivi pratici, si prega 
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Annunci gratuiti per richiesta di contatti e scambio di opinioni ed esperienze tra privati. 

□ Microtrade 

Annunci a pagamento di carattere commerciale-speculativo fra privati e/o ditte; vendita e realizzazione di materiali 
hardware e software originale, offerte varie di collaborazione e consulenze, eccetera. Allegare L. 50.000 (in assegno) per 
ogni annuncio (lunghezza massima: spazio sul retro di questo modulo). Non si accettano prenotazioni per più numeri, 
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Scelgo la seguente forma di pagamento: 

□ allego assegno di c/c intestato a Technimedia s.r.l. 

□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n. 14414007 intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9 
00157 Roma 

□ ho inviato la somma a mezzo vaglia postale intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9 - 00157 Roma 
N.B.: non si effettuano spedizioni contrassegno 


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Cognome e Nome 

Indirizzo .......... 

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(firma) 


□ Nuovo abbonamento a 12 numeri 
Decorrenza dal n 


□ Rinnovo 

Abbonamento n 


□ L. 63.000 (Italia) senza dono □ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 5" ’/« 

□ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 3,5" 

□ L. 165.000 (Europa e Bacino Mediterraneo - Via Aerea) - senza dono 

□ L. 230.000 (USA. Asia - Via Aerea) - senza dono 

□ L. 285.000 (Oceania - Via Aerea) - senza dono 
Scelgo la seguente forma di pagamento: 

□ allego assegno di c/c intestato a Technimedia s.r.l. 

□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n. 14414007 intestato a : Technimedia s.r.l. Via C. Perrier, 9 
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Attenzione gli annunci inviali pei le lubriche Micromarket e Micromeetmg il cui contenuto saia ritenuto commerctale- 
speculahvo e gli annunci Microtrade mancanti dell'importo saranno cestinali senza che sia data alcuna specifica comunicazione 
agli autori Per gli annunci relativi a Microtrade. MCmicrocomputer si riserva il diruto di respingere, a suo insindacabile giudizio e 
senza spiegazioni, qualsiasi annuncio dietro semplice restituzione della somma inviata. In particolare saranno respinte le offerte 
di vendita di copie palesemente contraffatte di software di produzione commerciale 

Per motivi pratici, si prega di non lasciare comunicazioni o chiedere informazioni (telefoniche o scritte I riguardanti gli 
annunci inviati. 

Scrivere a macchina. Per esigenze operative, gli annunci non chiaramente leggibili saranno cestinati. 

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compatibile con gli standard indu- 
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evoluti ed affidabili per permettere 
ad ogni stazione di lavoro di portare 
sempre a termine progetti tecnici o 
cicli produttivi. 

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Per sfruttare in pieno ogni software 
applicativo sono necessari anche 
partners che sappiano trovare solu- 
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problemi e sappiano assistere in 
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lo sa e ha sviluppato accordi con i 
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stimenti in «Know-ware», non solo 
per migliorare la sua architettura di 
sistema ma per poter affrontare e 
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del Cliente. Non solo per progettare 
un impianto o per approntare un 
manuale ma soprattutto per mette- 
re a disposizione un sistema globa- 
le capace di integrare le informazio- 
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